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Autore: Dreaming_Archer    17/08/2010    4 recensioni
Questa non è una storia che si trova sui libri. Nessuno ha mai parlato di come la grande casa degli Svevi si sfaldò, come si concluse il regno cominciato dal Barbarossa. Ebbene, così: Anno 1267, un ragazzo di appena quindici anni, Konrad, viene incoronato Re Corrado V di Svevia. E' l'ultimo Hohenstaufen che può prendere la corona, l'unico rimasto. Konrad va incontro al suo destino, e prepara un'incursione in Italia per sanare i secolari conflitti tra Guelfi e Ghibellini. Tra intrighi, tradimenti, e battaglie, la triste storia dell'Ultimo Re di Germania.
Genere: Avventura, Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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L'ultimo Re - capitolo 5 L'ultimo Re

Capitolo 5

20 ottobre 1267 – Verona, Italia settentrionale

La gente si inchinava al passaggio dell’imperatore. Gli uomini lo guardavano con ammirazione, notando la giovane età del loro sovrano, ma anche con timoroso riguardo, sapendo quanto era importante quel ragazzo sbarbato.

La città era completamente in festa, rallegrata dall’arrivo del re. Anche il re stesso era contagiato da quell’euforia generale. Gli sembrava che la sua spedizione fosse cominciata con una buona stella: forse avrebbe sconfitto l’Angioino.

Arrivavano cittadini e nobili da molte città delle vicinanze. Konrad aveva anche conosciuto Martino Della Scala, un capitano di ventura veronese, che gli aveva giurato fedeltà, e insieme a lui i signori di Padova, Vicenza, Mantova, Ferrara, Brescia e Bergamo, che si dichiararono Ghibellini e pronti ad aiutarlo. Konrad si sentì scaldare il cuore davanti a tutte quelle promesse. Ciò che desiderava era che qualcuno gli giurasse fedeltà, per poter capire cosa fare, e per aver conferma di fare la cosa giusta.

Stava osservando la città di Verona al tramonto, dal suo balcone sulla torre del Palazzo del Comune. Non aveva più paura, adesso era sicuro che la sua campagna sarebbe finita bene. Gli uccelli volavano alti nel cielo limpido, stagliando le loro figure scure contro la forte luce rossastra del tramonto. Konrad spinse il suo sguardo oltre la città, oltre le irregolari mura che la circondavano. Era una sera così limpida, e la torre così altra, che i suoi occhi riuscivano a vedere il profilo di una città in lontananza. Non sapeva quale fosse il suo nome, e nemmeno conosceva a menadito la geografia di quelle terre, ma era certo che non tutte le città gli avevano giurato fedeltà. A ovest, oltre l’orizzonte, e a sud, alle sue spalle, covavano i nemici, ne era sicuro. Quei pensieri incrinarono la sua felicità.

Alzò lo sguardo e evitò di pensarci, guardando verso la corona di punte innevate a nord. Quanto avrebbe voluto poter riuscire a guardare oltre, dove si trovava sua madre, che era rimasta a Landshut. Gli feriva il cuore sapere che lei era in pensiero per lui, e che era da sola al castello. Tutto doveva essere estremamente cupo e silenzioso senza lui e Federico. Anche se non l’avrebbe mai ammesso, perché era troppo orgoglioso, sua madre gli mancava, e in un certo senso anche la pace e la tranquillità di Landshut. Prima avrebbe dato di tutto pur di partire, e andarsene, mentre adesso il suo paese era lontanissimo al di là di quelle rosee montagne, e lui, come il suo cuore, non capiva più niente: era o non era felice di essere lontano? Quella terra pianeggiate, rigata da lunghi corsi d’acqua, gli sembrava come non mai estranea. I luminosi fiumi, che brillavano come oro colato alla luce del tramonto, sembravano tristi lacrime che rigavano un viso liscio e chiaro. Era come se proprio lui stesse piangendo.

Per fortuna, alla sue spalle comparve Luigi, che lo distolse da quei pensieri. Per un attimo osservò il paesaggio, fianco a fianco col nipote. << Ho brutte notizie. >> Esordì. Non parlò per un po’, aspettò che il ragazzo metabolizzasse la notizia.

<< Lo so. >> disse Konrad, ma riprese subito, accorgendosi che la sua voce era più cupa di quanto non volesse. << Credo di avere capito … >> Guardò Luigi negli occhi. << Non abbiamo tutte queste città dalla nostra parte, giusto? >>

Luigi sospirò. << Ancora peggio, temo. >>

Lo sguardo di Konrad si fece subito ansioso.

<< Il papa ha unito una Lega di città Guelfe. >> Spiegò Luigi. << Piacenza, Cremona, Milano, Lodi, Como, Vercelli, Novara, Parma, Modena, Reggio … sono solo alcune. Sarà arduo farti attraversare la penisola. >>

Konrad abbassò lo sguardo. << Dovevo immaginarlo … >> borbottò, poi la sua attenzione si focalizzò sul fiume, che scorreva placido dividendo a metà la città. << Ma potrei andare via mare, insieme ad alcuni cavalieri. Le città nemiche non possono bloccare il mio esercito se non ci sono io alla testa. >>

<< Buona idea. >> Assentì Luigi, posandogli una mano sulla spalla. << Ma c’è un altro problema, forse più grave. >>

Konrad lo guardò con gli occhi spalancati. Non si era mai immaginato tutti i problemi che avrebbe dovuto affrontare. << Cosa? >> domandò scoraggiato.

<< I soldi che ci hanno dato i nobili di Germania stanno finendo. >> Sospirò. << E ci stanno già abbandonando. I mercenari brontolano, vogliono la prima parte della paga. >>

Konrad si allontanò di qualche passo, si appoggiò alla balaustra. << Maledetti figli di Satana. Prima mi hanno esaltato per venire qui e poi, alla prima possibilità, se ne vanno. >> Strinse i pugni, deciso a non cedere. << Era proprio quello che temevo … >> Aggiunse a voce più bassa. Alcuni lo avevano già tradito, e non si erano ancora scontrati con l’Angioino. Konrad non si era mai sentito così male. Tradito, beffato dai suoi stessi sudditi, che invece gli dovevano rispetto e riverenza.

Luigi lo prese di nuovo per una spalla.

<< Abbiamo subito bisogno di fondi, ma non ne abbiamo … >> Borbottò il ragazzo.

Lo sguardo di Luigi si indurì. << A meno che non ce li procuriamo. >> Disse, serio.

Konrad si fece pensieroso. Lo sguardo dell’altro non gli piaceva per niente. << Io mi fido di te, zio. >> Disse. << Ma cosa hai in mente? >>

Luigi si voltò per andarsene. << Ti ricordi per caso dove Federico tiene le carte da gioco? >>

***

Tre mesi dopo – Verona

Federico e Konrad stavano osservando i ponti sul fiume Adige, dopo una lunga giornata a cavallo.

<< Hai notizie del duca, tuo zio? >> chiese Federico, che era sempre molto serio.

Konrad invece si voltò vero di lui, e sospirò. << Mi ha scritto un biglietto un paio di settimane fa, da Mantova. >> Raccontò. << Ha fatto il giro della pianura giocando in tutte le osterie di tutte le città. Ha detto di aver raccolto un buon gruzzolo. >> Poco a poco tornò a sorridere. << La sua astuzia ha giocato con lui. Cambiava città prima che potessero riconoscerlo, ma ormai dovrebbe essere sulla strada di ritorno. >>

Federico storse la bocca. << Come ha fatto a vincere tutti i soldi che ci servono con le carte? >>

Konrad tornò a guardare il fiume. << Qui in Italia le puntate sono più alte: se si vince, si vince alla grande; se si perde, si perde tutto. >>

Federico scosse la testa.

<< Ma Luigi ha avuto anche fortuna. >> Continuò Konrad. << Un vecchio marchese, all’ultima mano, ha puntato addirittura la sua terra, perché ormai non possedeva più nulla, e Luigi ha vinto. Ma il marchese non poteva non avere la terra, così Luigi si è fatto scambiare in denaro quel terreno. Ora ha molti soldi. >>

Anche Federico si ritrovò a sorridere, ma notò invece che l’amico era serissimo. Gli chiese cosa avesse, ma Konrad non rispose subito. << So che ha fatto una cosa illegale, per questo se n’è andato di nascosto, ma non posso non essere un po’ amareggiato. >> Guardò Federico negli occhi. << Ha fatto di tutto per aiutarmi, è stato un vero re. >>

L’amico dovette trovare alla svelta un modo per consolarlo. << Ma tu non avresti potuto farlo! Se non ti avessero visto a Verona per mesi, tutti si sarebbero chiesti che fine avesse fatto l’imperatore! Credimi, è meglio così. >>

Konrad però era poco convinto. << Ma io non sto facendo nulla per il Regno. >> Obiettò.

<< Avrai tempo per riscattarti, vedrai … >>

Il loro discorso fu interrotto bruscamente dal rumore degli zoccoli di un cavallo al galoppo in avvicinamento.

<< E’ la seconda volta che Luigi ci arriva incontro al galoppo. >> disse Konrad, mesto. << E non sono quasi più sicuro che sia un bene quando succede. >>

***

Marzo 1268 – Vado, presso Savona

Pur non avendo tutti i denari che progettava prima della partenza, ora Konrad aveva a disposizione quasi tremila mercenari, insieme agli aiuti considerevole di Pisa e Pavia. Luigi aveva deciso di tornare a Landshut da sua sorella, perché il viaggio di tre mesi nella pianura lo sveva spossato, così solo Konrad e Federico adesso stavano ammirando le dieci galee che i pisani gli avevano messo a disposizione. Erano troppo poche per trasportare tutte le sue milizie, ma Konrad già da quando era a Verona sapeva cosa avrebbe dovuto fare una volta giunto a Vado.

Si voltò verso Federico, che guardava ammirato il mare Ligure che si agitava intorno alle navi. Gli sarebbe mancato, Federico. Ormai Konrad restava da solo, a compiere quel viaggio. << Le nostre strade si devono dividere. >> Esordì, cercando di controllare il tremore della propria voce. << Tu devi guidare le truppe a sud, io sono un pericolo per voi. I nemici sono sulla strada, io attirerei le loro balestre … capisci? >> osservò Federico, che lo guardava con i suoi occhi castani velati di lacrime.

<< Me la caverò, Frederick. >> Disse, in tedesco. << Ci rivedremo a Pisa, tra poco più di un mese. >> Konrad continuava a parlare, come se stesse cercando di convincere sé stesso e partire, e non Federico. L’altro continuava a guardarlo, con un’espressione indecifrabile.

<< Sei il mio unico amico. >> Mormorò Konrad. << Non ti lascerei mai solo in una strada pericolosa. Ci rivedremo. >>

Federico guardò Konrad dall’alto in basso. << Non è per me che mi preoccupo. >> Alzò gli occhi al cielo. << Ma per questo sbarbatello biondo che la Provvidenza mi ha affidato. >> Tornò a guardare Konrad, e cercando di sdrammatizzare era riuscito a sorridere.

<< Me la caverò. >> Ripeté il ragazzo.

<< Lo spero. >> scherzò Federico. << Altrimenti ti verrò a cercare, e ti farò molto male … >>

Konrad rise, contagiando anche Federico, poi lo abbracciò stretto.

<< Aufidersen, Bruder. >> Gli disse Federico, guardando andare.

Arrivederci, fratello.

***

ciao!!

allora? siamo arrivati a metà della storia, ormai... e che ne dite, vi piace? spero proprio di sì...

Tracywelsh: ciaoo!! grazie della recensione.. spero che questo capitolo ti sia piaciuto come l'altro!!

Hivy: eddai, basta dire che Konrad è stupido!! poverino, ha 15 anni e deve fare il re... è semplicemente umano e ha i suoi dubbi... Pesante questa volta il commento malefico sui nobili di Konrad... ma non me ne fai passare una! Sei incredibile! comunque, grazie dei complimenti... le parti che piacciono a te sono anche le mie preferite!! spero che questo capitolo ti sia piaciuto!!

Nemesis 18: ciaoo!! grazie dei complimenti! mi fa molto piacere sapere che voi lettrici (sembra una rivista tipo Vanity Fair... ahah XD) troviate il personaggio molto vicino, era quello che volevo!! spero ti sia piaicuto questo capitolo...

grazie mille a tutte, al prossimo capitolo! ciaooo

  
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