***EPILOGO***
Yasu sistemò il
bagaglio a mano nella cappelliera, ignorando le pretese di Munemasa di
aiutarla, poi sprofondò nel suo posto vicino al finestrino.
“Dio benedica la business class”
sentenziò, godendosi la comodità del seggiolino.
“Sei una ricca ragazzina viziata” la
canzonò lui, chinandosi a sfiorarle le labbra con un bacio.
“Eh già, perché sono io il vecchietto
che se non viaggia comodo si incricca…”
“Touché…” sorrise Katagiri,
sedendosi.
Yasu si allungò verso di lui, poggiandogli la testa sulla
spalla e abbracciandolo. Gli sfregò col naso la guancia e
l’angolo della bocca, cercandogli le labbra. Lui si
voltò accennando un sorriso e ottemperando la dolce
richiesta con un bacio leggero.
“In Giappone” le sussurrò, dovremo
essere un po’ più cauti rispetto agli…
ehm… ultimi giorni”. Inghiottì a vuoto,
ripensando a quei giorni rubati nella meravigliosa Parigi. Vide il
visetto di lei rattristarsi e non sapeva dirle quanto quelle parole
facessero male anche a lui.
“Potevamo restare ancora un
po’…” protestò la ragazza,
imbronciata.
“C’è un limite al numero di aerei che si
può far finta di perdere” commentò lui,
sarcastico.
Yasu rise di cuore. Il primo l’avevano perso sul serio, per
essersi trattenuti più del dovuto nella sua stanza. Ma nei
tre giorni seguenti non c’era tutto
quell’overbooking di cui avevano parlato in giro. Infine
erano tornati a Londra, giusto il tempo per Yasu di riempire un paio di
valigie.
“Prima o poi si deve tornare” aggiunse Katagiri.
“Immagino di sì”.
“Ehi” la richiamò lui, sollevandole il
mento con la mano e avvicinando il volto al suo. “Tutti quei
bei discorsi sul non fuggire e sulle cicatrici valgono anche per te,
signorina. Hai promesso…”
“Lo so” mugolò.
Negli ultimi giorni, Yasu si era sentita come un palloncino, come su
una nuvola. Con un nuovo amore e una delle città
più romantiche del mondo ai suoi piedi, aveva dimenticato
facilmente tutto il resto. Ma Munemasa aveva dato uno strattone al
filo, riportandola a terra. Lo rivedeva appoggiare la cornetta,
chiudendo la chiamata con la quale aveva fissato il volo per Londra.
“E così ognuno torna a casa propria”
aveva mormorato, accigliato.
A Yasu era crollato il mondo addosso: presa da quella specie di
incantesimo che erano stati quei giorni, non aveva assolutamente
riflettuto sul dopo. E sul fatto che lui doveva tornare in Giappone.
“Come la mettiamo?” aveva chiesto Munemasa, di
fronte al silenzio della ragazza. “Per me non è
stata una storiella come un’altra”.
“Neanche per me” si era affrettata a confermare lei.
“Posso parlarti francamente, Yasu?”
“Certo” aveva acconsentito lei, un po’
preoccupata, sedendogli vicina.
“Questi giorni sono stati meravigliosi” aveva
detto, lasciandosi sfuggire un sospiro. “Ma se vogliamo
andare avanti, c’è qualcosa che tu devi fare.
Abbiamo fatto tanti bei discorsi sul non nascondere le cicatrici ma,
temo, che le tue ancora non siano tali. Le ferite sul tuo cuore
sanguinano ancora…”
La ragazza aveva distolto lo sguardo, mentre gli occhi le si erano
riempiti di lacrime.
Katagiri l’aveva tratta a sé, stringendola forte e
carezzandole la schiena, come piaceva a lei.
“Yasu, devi far guarire quelle ferite. Quando saranno
cicatrici, allora, potremmo costruirci sopra il presente e il futuro
che vogliamo. Non piangere, amore mio.” le mormorò
stringendola a sé. “Non voglio forzarti, non
è per me che lo dico. Lo dico per te e, se vorrai, per
noi…”
La voce gli era morta in gola sentendola singhiozzare violentemente
contro il proprio petto. Ma aveva continuato a sussurrarle:
“Devi tornare in Giappone per chiarire e chiudere con
Ken”.
L’aveva lasciata sfogare un po’, poi
l’aveva spinta dolcemente, facendola distendere sulle proprie
ginocchia. “Basta adesso” l’aveva
esortata con un sorriso. “La realtà è
che voglio che tu venga con me in Giappone… non saprei stare
a lungo così lontano da te… adesso”.
Lei aveva sorriso debolmente, asciugandosi le lacrime. Ci aveva pensato
tutta la notte, infine, aveva detto di sì.
Erano volati a Londra, dove erano rimasti un paio di giorni durante i
quali Yasu aveva sistemato le proprie cose e avvertito la famiglia. Sua
madre era stata entusiasta, Genzo, manco a dirlo, un po’
meno. “Lo sapevo che facevi una cazzata” era stato
il suo commento.
“Inoltre…” La voce di Munemasa la
riscosse dai suoi pensieri, riportandola al presente,
sull’airbus diretto in Giappone. Lo vide alzarsi dal
seggiolino darsi un’occhiata intorno. “Qui nessuno
ci conosce quindi, direi, che hai ancora diverse ore per coccolarmi
quanto vuoi…”
“Pensa che culo…”
Lui la guardò male, poi le mise una mano sulla bocca.
“Yasuko Wakabayashi, te la lavo col sapone quella
bocca”.
“Uh, che palle”.
“Yasuko!”
“Smettila! Solo mi madre mi chiama così!”
“Smetto quando tu la finisci di dire parolacce”
“Mi tratti come una mocciosa” sbuffò
lei, sprofondandosi a braccia conserte nel seggiolino.
“Solo quando ti comporti come tale”
ridacchiò lui, dandole un buffetto. Fece una pausa studiata,
poi guardandola di sottecchi, buttò là:
“Avevo anche un regalino per te, ma se non fai la brava
bambin-ahia” protestò ridendo e incassando una
gomitata. “Le maniere forti non ti aiuteranno,
Wakabayashi… non sai che si prendono più mosche
con il miele?”
“Le mosche non lo so… i pipistrelli- anzi i
pettirossi, sì” disse, chinandosi su di lui e
infilandogli le mani sotto la giacca.
“Ahahah queste non sono coccole, è una
perquisizione… ferma, dai mi fai il solletico.
Aspetta…” Liberandosi dalle sue mani,
l’uomo si allungò a prendere qualcosa nel suo
bagaglio a mano, un involto che lanciò fra le braccia di
Yasu.
Felice, la ragazza lo aprì: era una specie di quaderno blu,
rilegato con eleganza: sulla copertina lettere svolazzanti componevano
la parola “Journal”.
Yasu scorse pensosa le pagine bianche. “Ho smesso tempo fa di
tenere il diario”.
“Nel caso ti venisse voglia di scrivere di noi”
disse lui, stringendole la mano, mentre l’aeroplano iniziava
il decollo. Verso il Giappone.
Deluse? Spero di no... il fatto è che questa storia era nata come un "prequel" a un'altra cui lavoro da un po'... spero di farvela leggere al più presto, ma non prima della long per il contest;)
(visto Mela? non me ne sono scordata!)
Grazie a tutti i lettori e i commentatori!
bacini sparsi^^
nene