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Autore: Eleris    17/08/2010    3 recensioni
Visibilmente il titolo si riferisce ad Anna and the King. La storia ha preso qualche spunto da lì. "Com’era possibile che fossero passati così tanti anni? E che comunque lei non si pentisse di ogni minimo giorno? Erano stati felici in fondo. Fino a un certo punto… Il tempo era passato inesorabilmente, e lei si era ritrovata a passare i trenta e in più single, quando invece aveva immaginato di passare la sua vita con Ron."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Una finestra spalancata, un raggio di sole che divideva una camera che solo per metà era illuminata.

Una gamba che sporgeva dal letto, e un lenzuolo azzurro che ne copriva la metà.

Finchè non suonò la sveglia.

 

 

 

Hermione era sul punto di usare l’incantesimo Reducto per distruggere definitivamente quell’aggeggio che tante volte aveva usato prima di andare a Hogwarts.  Ma quella mattina si doveva alzare tassativamente prima. Doveva andare a prendere un kit di pozioni, visto che non le era rimasto nemmeno un solo ingrediente per la Tricolozione Lisciariccio, e non poteva proprio rimandare. Per una settimana aveva rimandato il ritorno a Diagon Alley, ma adesso non poteva più.

E’ ciò che succede a rimandare di giorno in giorno le cose da fare: trovarsi a non poter farne a meno, dover essere costretti a far qualcosa.

E così Hermione si diceva che forse avrebbe dovuto farlo spontaneamente qualche giorno prima. E che in effetti, doveva trovare una qualche motivazione per uscire di casa. Così si alzò da letto, cercò di rendere meno gonfi i suoi capelli passandoci una mano di sopra, ma inutile dire che il tentativo fu del tutto inutile.

Prese dall’armadio un pantalone nero, stretto alle caviglie e molto elegante che solitamente usava per il lavoro, le ballerine dello stesso colore e una camicia a maniche corte beige non troppo stretta e dopo aver fatto una doccia si vestì, scese al piano di sotto e si catapultò nel camino senza nemmeno aver fatto colazione: aveva intenzione di andare da Florian Fortebraccio a mangiare uno dei suoi buonissimi gelati.

Si ritrovò nel camino del Paiolo Magico, ne scese velocemente e salutò il barista. Si fermò un po’ a parlare con lui, finchè a un certo punto lo vide mettersi una mano sulla fronte: aveva ricordato qualcosa.

-          Cerchi ancora quel lavoretto, Hermione? –

-          Eh, beh, si Tom … -

-          Beh ecco, mi hanno detto che stanno cercando qualcuno per fare da maestro privato ad un ragazzino, ma non so chi sia. Se vuoi mi faccio dare altre informazioni… -

Mentre Tom parlava, Hermione ci ragionò su: non sarebbe stato male, né troppo impegnativo. Al massimo mezza giornata. Poi con i bambini lei ci sapeva fare, perciò rispose :

-           Wow, grazie Tom! Hai trovato un impiego perfetto! - 

Così il barista, facendo un cenno della mano come a dire che non aveva fatto niente di che, le rispose :

-          Allora ti faccio sapere se ci sono novità, va bene? –

-          Va benissimo Tom. Grazie ancora. –

E con queste parole si congedò.

 

Era per le strade di Diagon Alley, camminava tranquilla finchè non fece un incontro che le stravolse i piani: era Harry insieme a Ginny e James. Il piccolino le corse ad abbracciare i fianchi tirandola verso i suoi genitori che ancora non l’avevano notata. Così si avvicinarono, e quando i due la videro l’abbracciarono calorosamente. Ginny era raggiante. Ormai la pancia cominciava a notarsi, e lei aveva un viso radioso : i pochi chili che aveva preso le avevano fatto parecchio bene. Si avviarono tutti e quattro insieme verso la gelateria di Florian, dove anche James non vedeva l’ora di andare.

Hermione e James ordinarono  un gelato al cioccolato, come sempre. Harry optò per un cono alla frutta, e Ginny si fece portare una coppa maxi con panna, vaniglia, e cioccolato.

-          La bambina ha parecchia fame -  disse alla “ex” cognata come a giustificare un gelato talmente calorico di prima mattina.

Continuarono a parlare e scherzare per parecchio tempo, come se fossero ancora ad Hogwarts, e stessero nella sala comune, aspettando Ron, cacciatosi in chissà quale nuova punizione. Ma le cose erano cambiate. Ron non faceva più parte della sua vita. Non in quel senso. E lei, guardando Harry e Ginny, così felici, così completi, non potè far a meno di chiedersi se prima o poi lei avrebbe trovato qualcuno che l’avrebbe fatta sentire in quel modo: felice di vivere una quotidianità, una routine, una tranquillità confortevole, senza pretese, e soprattutto, senza volerne scappare.

 Si rese conto che era tardi e che doveva fare ancora tante compere, così salutò i tre e si avviò verso la Gringrott, per prelevare dalla sua camera di sicurezza. Ancora i pensieri malinconici non l’avevano abbandonata e camminava con una meta ma non con una vera e propria destinazione: sapeva dove doveva andare ma questo pensiero non le occupava che una piccola parte dei suoi pensieri.  Tutto il resto era concentrato sul fatto che doveva smuovere la situazione, che doveva far qualcosa, sentirsi realizzata, buttarsi a capofitto nelle sue ricerche, far qualcosa per non pensar che il mondo che si stava creando intorno non era altro che una mera illusione e che le era rimasto davvero poco.

Senza rendersene conto si ritrovò davanti alla porta della Gringrott, entrò e andò dal primo folletto disponibile: non aveva bisogno di andare nella sua camera di sicurezza, avrebbe potuto delegare tranquillamente un folletto. E poi, a dirla tutta, dopo la storia del drago, era sempre restia ad andare giù per quei corridoi senza farsi prendere dal panico ripensando a quei momenti. Ron le ripeteva spesso che doveva togliersi quei pensieri dalla testa, e che prima o poi le sarebbe passata, ma lei ancora, a distanza di tanti anni non ci era riuscita.

Nel frattempo il folletto era arrivato, e le aveva consegnato il denaro che lei aveva richiesto. Così dopo aver messo una firma, e averla incantata con la bacchetta per sancirne la veridicità, salutò il folletto, con la cortesia che la caratterizzava e fece per girarsi. Per la seconda volta in dieci giorni sbattè contro qualcuno: non con la stessa forza della volta precedente, ma  si ritrovò rossa e imbarazzata per essere arrivata addosso a qualcuno proprio nel bel mezzo della Gringrott, che a quell’orario mattutino era piena zeppa di maghi. Si ridestò solo quando sentì una voce fastidiosa fare il suo nome :

-          Granger, non sai proprio dove metti i piedi, eh? –

No. Non poteva essere di nuovo lui. Ma cos’aveva, una nuvoletta grigia che le girava sulla testa?

-          Malfoy, che bella giornata che è diventata questa! Sai, mi mancava proprio sbattere contro di te!  Buona giornata. –

Disse la ragazza in modo freddo e visibilmente ironico avviandosi all’uscita della banca velocemente.

 

Aveva finito di fare tutti gli acquisti, e per tempo. Sembrava così strano. Così si avviò verso il Paiolo Magico per salutare Tom e avviarsi verso la Londra babbana : si sarebbe smaterializzata nel parco accanto casa sua. Le andava di camminare un po’.

 

Arrivò a casa, si sedette sul divano accendendo la tv, ma non ebbe il tempo nemmeno di cambiare canale che si ritrovò due gufi ad aspettarla sulla finestra. Il primo portava una lettera di Harry, che la invitava ad andare a pranzare da loro. Il secondo, assolutamente inaspettato, era un biglietto del Paiolo Magico: era Tom .


Hermione cara, ho parlato di te al padre di quel

Ragazzino.

Mi ha detto che vorrebbe incontrarti per parlartene

Di persona.

Chiede se per te va bene giovedì qui al paiolo magico verso le sei di pomeriggio.

Aspetto tue notizie per dargli la risposta.

Tom

 

 

Scrisse velocemente due biglietti: uno per Harry e Ginny dicendo loro che sarebbe arrivata entro un quarto d’ora, e uno per Tom ringraziandolo e dicendogli che per lei andava benissimo.

Doveva veramente ringraziare Tom.

  
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