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Autore: ElderClaud    17/08/2010    3 recensioni
Cosa può succedere in una sola notte? Può semplicemente limitarsi ad una serata di festa fatta di luci, suoni, ed emozioni? Può semplicemente trattarsi di una serata di gala con tanti scheletri nell'armadio?! No, non questa notte, e non con loro.
Una raccolta che è nata in un momento improvviso, diversi episodi e diversi momenti (da situazioni comiche a drammatiche), tutti ambientati in una sola notte.
~ Desire 1 [IchiHime]
~ Desire 2 [Shinigami e Vizard]
~ Desire 3 [???]
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Arrancar, Espada
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era da maggio che non aggiornavo!
Comunque, ce l'ho fatta a scrivere questa oneshot. È la prima volta che parlo dei Vizard (quasi tutti ci sono, eccetto Hacchi) e di Shuhei Hisagi, qui nella parte di un ragazzo padre.
Al solito, parto con gli avvertimenti che qui è presente del cross dressing (ossia di uomini che si vestono da donne) ma tutto a livello demenziale. A differenza della prima oneshot, questa ho cercato di puntarmi più sul lato comico che introspettivo.
Vi auguro buona lettura, e spero nel vostro giudizio (positivo e non)
Al solito, ringrazio Loucylla per il betaggio!


Desire Number 2 “make a good impression” (Vizard and Shinigami)


“Dove sono le patatine?!”
“Sul tavolino...”
“Sul tavolino dove? È pieno di roba...”
“Vicino alla pizza, dai Shinji, lo sai!”
“Uff, la tua cafonaggine è storica, Kensei”
“La volete piantare tutti e due? Non riesco a sentire un accidente”

Tre uomini.
Tre uomini attendevano che il tempo scivolasse via dall'orologio appeso al muro, seduti con fare svogliato su di un divano sporco di briciole e macchie strane, guardando una partita di calcio attraverso un vecchio televisore pieno di polvere e ninnoli vari.
Tre uomini che convivevano in quell'indecenza di appartamento, passando le serate tutte nello stesso identico modo.
L'ultimo ad aver parlato, con tono aspro nonostante l'evidente pigrizia di attendere una determinata ora, era stato il più giovane della compagnia presente in quel piccolo appartamento pieno di fin troppi coinquilini.
“Hisagi, vaffanculo”
“Si Shuhei, vai a quel paese”
il ragazzo apostrofato in malo modo da quei due suoi inquilini tutt'altro che angelici, borbottò verso di loro l'ennesima parolaccia prima di sprofondare maggiormente su quel divano sfondato.
Tutta la stanza, il soggiorno, era inondato dall'unica luce offerta dallo schermo colorato con i suoi programmi noiosi e dall'audio antiquato. Era come se al posto della classica sfera a specchietti di una discoteca, ci fosse quel vecchio catorcio a rendere più colorato l'ambiente.
Ma nessuno dei tre aveva tempo, e motivazioni, di sistemare quel vecchio appartamento squallido.
Campavano di lavoretti part-time di giorno, mentre alcuni come Yumichika e Ikakku – pure loro inquilini di quell'appartamento – lavoravano solo di notte riuscendo così, tutti quanti, a gestirsi sui turni di riposo per sfruttare i pochi letti presenti e pagando l'affitto per quel buco di appartamento.
Pochi letti che non appartenevano in modo fisso ad ognuno di quei ragazzi, eccetto un solo letto addossato ad un muro, pieno di pupazzi e libri per bambini, dalle lenzuola sempre pulite.
Almeno quello non andava toccato, dato che li ci dormiva il figlio di Shuhei.

Storia bizzarra questa. E Kensei la rimembrò nell'esatto momento in quel moccioso, dall'età ormai di quattro anni, gli passò davanti tutto allegro con un trapano a pile tra le manine.
Esattamente come tutti i presenti li in mezzo, ignorò la figura del piccoletto dai capelli sbarazzini, limitandosi unicamente ad avvertire il padre del piccolo, di quello che stava accadendo. Ma sempre e comunque, con tono svogliato e disinteressato.
“Hisagi, tuo figlio ha un trapano in mano”
“Figliolo... Mettilo giù...”
Non vi era molta convinzione nella voce paterna e nonostante dalla cucina arrivò uno squillante “si babbo”, nessuno era disposto a credere al bimbo.
Muguruma un tempo era decisamente più critico nei confronti di Shuhei, e se il bambino ora viveva con il padre e non in un posto ben peggiore tipo una casa famiglia, era perchè lui lo aveva convinto con le buone.

Shuhei era sempre stato un idiota e per quanto alle volte ce la mettesse davvero tutta, alla minima difficoltà, se si ritrovava da solo era totalmente perduto.
Bene, esattamente quattro anni fa, il ragazzo con la faccia da schiaffi peggiore della sua, aveva fatto la cazzata di intrigarsi in una relazione clandestina con una donna sposata. Ricca per giunta. Moglie di un giudice per di più.
Aveva notato spesso che il ragazzo faceva fin troppi straordinari come elettricista. E che spesso saltava gli allenamenti in palestra che si era prefissato con lui – l'unico ad avere un lavoro valido come istruttore di boxe li in mezzo, era Muguruma – solo ed esclusivamente per andare a trovare la sua bella. Ci vollero un paio di birrette per fargli sputare fuori il rospo e, a momenti, quasi si mise a piangere per essere stato così meschino da tradire il segreto che aveva sigillato con quella donna.
Kensei ricordava i volti stupiti dei ragazzi – da quello contratto dallo stupore di Ikakku, fino all'elegante perplessità di Yumichika – dato che nessuno li si aspettava che il “piccolo Shuhei” fosse così tanto scaltro, oppure così tanto coglione se si guardava nell'ottica del pugile.
Hisagi ebbe comunque ancora modo di piangere, quando quella donna, dopo non essersi fatta vedere per ben quattro mesi, gli consegnò quasi come un pacco postale il frutto del loro peccato.
Lei di quel bambino “non ne voleva sapere” perchè a quanto pare lei “amava ancora il marito” e per tanto se era rimasta incinta, era solo per colpa dell'elettricista che si scopava quando il marito non era in casa.

Un'altra persona smidollata assieme a Hisagi per lo scettico Kensei, che ben pensò di “aiutare” il suo allievo a prendere una decisione che, per paura, non avrebbe affatto preso.
Ragazzo, o prendi in casa quel moccioso e ti comporti da uomo una volta tanto, oppure queste nocche si stamperanno a vita sul tuo bel faccino!”
Diamine, le minacce erano ciò che riuscivano meglio a Muguruma. Ed incredibile ma vero, lo aveva convinto con così tante belle parole a prendersi le proprie responsabilità.
Chiaramente, dato che alla fine erano un gruppo di maschi disorganizzati che non sapevano farsi nemmeno una lavatrice, la creatura venne allevata da una presenza femminile. Almeno per i primi due anni di vita.

Mashiro Kuna era una loro vicina di pianerottolo. L'unica ad essere onesti. E a Kensei non andava particolarmente a genio la ragazza.
Era una tappetta scalmanata che sprizzava energia da tutti i pori, risultando per lui – dai rinomati fragili nervi – veramente irritante e alle volte ingestibile. Tuttavia rimase sorpreso, come tutti gli altri ragazzi, della sua offerta di fare da levatrice al marmocchio.
E sarà stata una rompiscatole finché si voleva, una che ascoltava la radio a tutto volume esasperandoli ma alla fine, in quel mestiere era davvero capace. Il pugile non aveva mai visto nessuno così paziente come lei ai pianti incessanti di quel moccioso; alla neutralità con cui gli cambiava il pannolino e alla incredibile pazienza nel dargli da mangiare.
Schivando fulminea i cucchiaini di omogenizzato che lui tirava a destra e a manca. Anzi, trovando pure divertente quel gioco infame.
Infame perchè toccava spesso e volentieri a Hirako pulire casa, dato che lui essendo un tipetto con l'evidente puzza sotto il naso, non sopportava di vedere troppe macchie in giro.

Il breve giro di pensieri dell'uomo, venne però interrotto da un gran fracasso proveniente dalla cucina.
Un rumore, preceduto prima dal baccano di un trapano che andava a forare un muro, seguito poi da quello di una mensola che cadeva portandosi dietro tutto il pentolame di casa. Padelle, pentole, mestoli di rame e pure qualche bicchiere che si infrangeva. Tutto nell'arco di pochi secondi.
Ma nessuno dei presenti, volle preoccuparsi di quell'ennesimo disastro. Continuando a guardare svogliati la televisione.
Solo dopo un po', Hisagi si interessò della cosa, pur continuando a guardare l'elettrodomestico come gli altri coinquilini.
Yo, figliolo. È tutto a posto?”
“Si babbo!”
Dalla voce della creatura si poteva capire che non si era fatto nulla, un po' meno forse si poteva dire dell'arredamento della cucina. Un ennesimo disastro che portò Shinji Hirako a sbuffare seccato.
“Diamine Shuhei, perchè non insegni un po' di bon-ton a quella peste?”
“Shinji... Fatti gli affari tuoi che è meglio. Bontton... Ma senti questo...”
“Guarda che sono due frasi separate! E avremo bisogno di sfoggiare bon-ton a raffica stasera!”
“Ma cari miei – si intromise improvvisamente il pugile – se continuiamo a starcene qui a non fare un cazzo, dubito che andremo a questo festino
“È una festa di gala Kensei!! Una festa di classe! P-possibile che voi due siate così trogloditi da non comprendere la differenza tra...”
“Shinji, ci saranno gnocche e droga a fiumi da Aizen questa sera. Dubito che ci sia poi così tanta differenza! Cazzo!”

In effetti non aveva tutti i torti.
L'ex socio in affari di Hirako infatti, Sosuke Aizen, era noto per i suoi metodi amministrativi piuttosto spicci, per non dire quasi illegali.
E parecchio tempo fa i due erano, appunto, soci in affari nel gestire quello che era uno tra i palazzi più eleganti e antichi della città. Fu dunque un brutto colpo per Shinji essere liquidato con disarmante e stavolta legale, facilità dal caro Aizen.
In poco tempo il biondo perse tutto. Soldi e un lavoro che gli dava più che la semplice pagnotta da mangiare. Divenne insomma, un poveretto a tutti gli effetti, trovandosi in un appartamento assieme ad altri scansafatiche.
Incredibile la forza che possono avere l'astuzia di una mente criminale, che ben conosce la legge e la sa usare a suo totale piacimento.
Tuttavia, nonostante anni di silenzi, quella sera era successo che l'ex socio di Shinji aveva espresso desiderio di riappacificarsi con lui per tutti i torti inflitti.
Cosa insolita, cosa davvero molto insolita per uno come Aizen. Che ti chiedeva “scusa” solo per, magari, pugnalarti meglio in mezzo alle scapole. I ragazzi avevano ammonito Shinji a non dar retta a quella lettera dalla bella grafia, dove con toni morbidi si invitavano i presenti a tale festa e dove si sarebbe visto una fornitura di abiti da gala da parte di Aizen stesso.
Una consegna a domicilio che tardava ad arrivare però.
Ma nonostante l'ovvia trappola tesa, Shinji consapevole aveva comunque accettato. Sotto lo sguardo scettico dei suoi compagni, si era limitato a scrollare le spalle con noia e a pronunciare:
Tanto, più in basso di così non possiamo cadere. E poi conoscendolo, gli daremo più soddisfazione non assecondandolo che a fare l'incontrario. E poi... Ragazzi, c'è il sushi gratis!”
Più che mostrare il proprio culo sfondato e fare la figura dei pagliacci, a convincerli fu il fatto di mangiare a gratis roba che a stento potevano permettersi. E cosa non da poco, adocchiare pollastre belle come dive.
Nel caso di Shinji, solo il cibo.
Ma ancora una volta, a interrompere la quiete dei tre uomini furono dei versi spaventosamente aggressivi provenienti direttamente dal pianerottolo.
Di norma, nessuno dei presenti si sarebbe scomodato a voltare la testa verso la porta, tuttavia quel frangente si dimostrò particolarmente insolito.
Perplessi, Shinji, Kensei e Shuhei, guardarono la vecchia porta dai tanti catenacci che letteralmente vibrava ad urla di odio e di imprecazioni varie. Magari poteva essere l'ennesima lite tra vicini, ma quella voce – accompagnata da una più pacata che con noia invitava alla calma – i tre la conoscevano bene.
Una voce che si apprestò ben presto ad avere un corpo, quando, in barba ai tanti catenacci, la porta venne letteralmente spalancata da un calcio pieno dì odio e risentimento.
“'Fanculo ai catenacci...” borbottò Kensei.
Ikakku Madrame quando ci si metteva era davvero un gran coglione. Il peggiore di tutti nonché grande attaccabrighe assieme al suo amico esteta Yumichika.
Un ragazzo decisamente effeminato presente alle spalle di Madrame, che in silenzio e con le braccia incrociate, lasciava che l'amico sbollisse i suoi bollenti spiriti urlando come un folle.
“Quell'infame! Quel porco bastardo vuole fotterci!! vaffanculo Shinji! Io non ci vado a sta' cazzo di festa con questa roba schifosa!!”
tra le mani, il ragazzo dalla testa più lucida di una palla da bowling possedeva uno scatolone scartato di fresco la cui bolla citava chiaramente il loro indirizzo. Con gran fatica poi, Ikakku sbatté con rabbia suddetto scatolone nel bel mezzo della stanza, attirando così del tutto l'attenzione degli amici.
“Madarame, lavati la bocca quando parli...”
“Vaffanculo Shinji, ok?!”
“Ikakku, temo che Hirako abbia ragione. Ti stai scaldando per nulla. E quando fai così sembri solo una scim...”
“Taci tu! Io questa roba non la indosserò mai! Forse a te piacerà... Ma io per la cronaca sono un uomo!”
Una battuta che doveva sembrare seria e autoritaria, scatenò invece una parziale ilarità in Ayasegawa. Portandolo a portarsi una mano in bocca per soffocare le crescenti risate.
“Ma smettila! Sei talmente uomo che le donne scappano da te. E poi vieni a spiare nel mio cellulare quante amiche ho!”
la rabbia montò ancora nel corpo di Ikakku, divenendo paonazzo di rabbia.
“Q-questo non è vero! Sbirciavo solo i giochini che hai e...”
“Adesso piantatela!! E diteci cosa c'è che non va!!”
Ancora una volta, la voce stentorea di Kensei ebbe la meglio sullo starnazzare degli altri. Zittendosi tutti, l'attenzione finalmente venne catalizzata sullo scatolone incriminato.
“Va bene... Vuoi sapere che cosa c'è che non va? Allora eccoti servito, stronzo!”
Con rabbia repressa, Ikakku dette un calcio al contenitore di cartone, facendolo ribaltare e svuotare del suo preziosissimo contenuto.
Ciò che catalizzò l'attenzione dei presenti in quel preciso momento, non fu tanto il gesto d'ira del ragazzo, ormai ampiamente giustificato, quanto per l'osceno contenuto di dubbio gusto.
Aizen aveva detto che a fornire a loro abiti da gala ci avrebbe pensato lui stesso. Ed evidentemente, quello che i due ragazzi avevano trovato in portineria una volta tornati dal lavoro, era il famigerato pacco che il buon imprenditore aveva spedito loro.
Ma all'interno, con sommo disgusto dei presenti, vi erano solo squallidi abiti che di femminile avevano solo lo spauracchio.
“Mio... Dio...”
“Esatto Shuhei, questa merda ce l'ha spedita Aizen per farci fare la figura dei coglioni!”
Ora era tutto chiaro, dannatamente più chiaro. E le parole di Madarame non parvero più così senza senso tipiche di una bestia priva di controllo.
Più di una faccia schifata si stampò sul volto dei presenti, mentre con cautela esaminavano quegli abiti indegni addirittura per una drag queen consumata, constatando che erano tutto meno che indumenti usciti da una lavanderia.
Al gruppo di perplessi uomini si aggiunse poi la figura del figlio di Hisagi, che parve essere l'unico a trovare belli quelle schifezze da bordello di serie “C”.
“Mio dio – borbottò sconvolto Yumichika – sono veramente orrendi. Sono senza classe e questo materiale è scadente! Ikakku... Senti qui che stoffa orribile”
“Genio, tienimi quella roba lontano! Non mi metto questo schifo per nulla al mondo!”
Alla fine dei conti e dopo una rapida occhiata, solo un paio di indumenti si potevano definire degni di essere chiamati tali.
Un abito da geisha, già in mano a Yumichika purtroppo, ed un altro scuro da gothic lolita anche quello sfortunatamente già indicato dal moccioso al padre.
Che cosa dovevano fare a quel punto? Metterseli?
Onestamente, in molti li erano decisamente contrari ad indossare quelle schifezze che puzzavano di muffa, persino lo stesso Kensei ribolliva di rabbia nello stropicciare un abito rosa con le sue grandi mani.
“No... Sentite! Direi di lasciar perdere perchè...”
Allora ragazzi, vogliamo andare?!”

Nonostante ormai i ragazzi avessero decretato l'annullamento alla festa, sconfortati più che mai per quell'ennesima presa per il culo da parte di un destino avverso, Shinji se ne uscì con qualcosa che li lasciò tutti – ma proprio tutti – a bocca aperta per lo stupore misto a shock.
Il biondo, nel frattempo che quei perditempo discutevano sconvolti per quei vestiti orrendi, si era cambiato d'abito indossando un orrendo costume da popstar con tanto di microfono accessoriato.
Un abito da scena decisamente orrendo, dai pizzi audaci di un intenso color fucsia e dai tanti cuoricini ricamati, indosso ad una persona slanciata come lui e decisamente maschile, donavano una idea totalmente errata di essere umano.
“Ma per che cazzo... Ti sei conciato a quel modo?!”
A sbottare indignato, spezzando così un gelido silenzio interrotto solo dalle piccole risate del bambino, ci pensò ancora una volta un irritato Ikakku.
Ma Shinji, che si limitò in un primo momento a scrutare con noia i presenti, fece spallucce prima di parlare.
“Beh, non andare alla festa sarebbe proprio quello che Aizen vorrebbe da noi. E lo dimostra il fatto che ci abbia spedito questa.... Roba, ecco. Mettendoceli e andandoci, gli dimostreremo il contrario. E io non ho nessuna intenzione di farmi inchiappettare... Non da lui... Si ecco... Avete capito no? E poi questo abito si addice ai miei splendidi capelli!”
A quelle parole si portò con stizza una mano tra i suoi lunghi capelli dorati, smuovendoli come una diva seccata dalla presenza ingombrante di troppi paparazzi.
Più di una faccia perplessa si evidenziò tra i presenti, mentre i minuti di silenzio si susseguivano e il povero Shinji iniziava a puntellarsi sui tacchi alti per il nervosismo crescente. Per quanto lo nascondesse con uno sguardo ebete al punto giusto.
Ma dopotutto, dopo un lento e contorto pensiero che costò più di un nervo, i ragazzi constatarono che alla fin fine Hirako aveva ragione.
“Direi... Direi che Aizen ci ha infinocchiato tutti quanti, quindi sarebbe da vigliacchi non andarci... Che ne pensate ragazzi?”
Fu Shuhei a parlare, anche se con un tono di perplessità nella voce un po' traballante. Ma le sue mani erano ben strette su quell'abito notato in precedenza, quasi timoroso che uno degli altri ragazzi potesse sfilarglielo via dalle mani.
Solo Ikakku e Kensei si ritrovarono ancora disgustati da quella scelta. Ma dato che persino Yumichika indossò quell'abito da geisha in perfetto silenzio – serio come un guerriero che si mette l'armatura – riluttanti alla fine cedettero a vestirsi da transessuali.

Era uno schifo, era davvero un autentico schifo. Ma quel lavoro sporco andava comunque fatto.
Quindi, nonostante tutte le profanazioni mentali che Kensei si ripeteva mentalmente gonfio di rabbia, con una certa fatica riuscì ad entrare nel suo abito rosa da fatina (a Ikakku invece, era toccato un candido abito da sposa).
Era la rabbia cieca quella che lo portava a stringere convulsamente la bacchetta di plastica sbrilluccicosa con tanto di stellina che si illuminava, tuttavia arrivato a quel punto non poteva fare altro che aggregarsi al gruppo di straniti – incazzati – ragazzi e andare alla festa.
Che poi, si ripromise mentalmente di sputare almeno un centinaio di volte nel ponce del cocktail appena avuta l'occasione. Oltre che farla pagare a Shinji riempiendolo di botte si intende.
Ma per quel momento, tutti i presenti si apprestarono tra velate polemiche e i soliti inconvenienti – tipo “ricordarsi le chiavi” o “i soldi per la metro” - uscirono un po' per volta dall'appartamento senza curarsi di chiudere la porta.
E senza curarsi del bambino presente al suo interno.
“Ohi ragazzi! Ehi... Shu... Shuhei! Il moccioso?!”
Perplesso, Muguruma chiamò a gran voce Shuhei per il pianerottolo delle scale, senza però che il ragazzo gli desse retta. Troppo impegnato a lamentarsi con gli altri che a fare il padre come dovrebbe.
“Fottuto idiota...” mugugnò ancora il pugile, sempre più scuro in volto.
Osservando di scorcio la porta aperta dell'appartamento, vide chiaramente il moccioso che tutto allegro gironzolava per casa con un estintore rosso tra le mani. Stringendoselo forte al petto come un pupazzo, non osava immaginare cosa ci avrebbe fatto con quello.
Per questo, non volendo avere altri disastri sulla coscienza, oltre all'umiliazione di essere conciati a fatina, volle assicurarsi che qualcuno badasse al marmocchio. Andando così a bussare alla porta di Kuna che distava da loro di due passi. Urlando a dei ragazzi ormai distanti però, di non lasciarlo indietro e di aspettarlo.
Dopo almeno tre potenti sferzate ad una porta che non si decideva ad aprirsi – ritrovandosi ben presto con le nocche doloranti – ad aprire finalmente al giovane pugile ci pensò una ragazza alta quanto uno scricciolo e due piedi.
Mashiro era una ragazza minuta, dal gusto di vestire un po' retrò e con una energia e forza che alle volte lasciava davvero impallidire. Nessuno lo avrebbe mai detto ma quelle esili braccia nascondevano una forza pari quasi a quella di Kensei, altra motivazione questa che la portava a mostrarsi un po' “antipatica” al ragazzo.
Per giunta, cosa che lo fece irritare non poco e principale causa del suo pestaggio ad una porta, la giovane aveva due cuffiette di una radiolina attaccata alla cintura con musica a tutto volume per la gioia dei suoi timpani.
“Ohi Kensei!! Che bello, perchè sei qui? E perchè sei vestito così?? Vai ad una festa? Un party? Mi vuoi invita...”
Le strappò di dosso le molli cuffiette scuro in faccia, attirandosi così una sua silenziosa attenzione un po' crucciata.
“Il solito antipatico!”
“Sentimi bene, ho bisogno di un tuo... Favore estremo!”
“Che favore pervertito? Perchè sembri proprio un pervertito vestito così... Vai ad una festa di pervertiti?”
“Ohi!! Sen... – si bloccò appena in tempo prima di dirle su in modo spiacevole, aveva bisogno di lei per il bambino – …Stammi a sentire, ho bisogno che tu badi al bambino mentre noi siamo fuori. Per favore Mashiro”
Le parole uscirono fuori dalla sua bocca a fatica. E tanto più che il silenzio si prolungava, tanto il nervoso di Kensei cresceva a causa di una sciocca che lo fissava e non rispondeva.
“Stare dietro a Shuhei junior? Roger! Nessun problema!”
La risposta affermativa venne data con un perfetto saluto militare, che nonostante tutto portò sollievo all'orrenda fatina. Ora poteva rincorrere i ragazzi giù per la tromba per le scale, tentando di non inciampare a causa dell'ingombrante vestito e giurando vendetta verso Aizen e Shinji per la bella trovata di quella sera.
Avrebbe mangiato sushi fino a vomitare, garantito.

[…]

Una sferzata di vento caldo portata dall'ennesimo vagone in corsa, si abbatté tra le colonne di cemento della stazione metropolitana, smuovendo gli abiti autunnali delle persone in attesa sulla banchina come una piccola tempesta.
Rōjūrō “Rose” Ōtoribashi accolse quella nuova folata tossica con un lieve disgusto che gli fece arricciare le labbra e allargare le narici, in un gesto impulsivo.
Un puzzo insopportabile di olio da motori bruciato e aria viziata che gli solleticò il naso e gli scompigliò i lunghi capelli biondi, lo portarono a voltarsi verso il bianco muro piastrellato della stazione per smorzare l'ennesimo starnuto. Il gesto non venne quasi calcolato da nessuno dei presenti, tanto abituati alle allergie di Rose da non farci più tanto caso.
Solo Love Aikawa si voltò verso l'amico per constatare il suo stato di salute, pur sapendo che non vi era nulla da temere.

Ohi, è tutto a posto lì...?”
Ahhh.... Stavo meglio prima, invero
Staremmo tutti meglio, se quei buffoni arrivassero in orario una volta tanto!”
A interrompere i due uomini, ci pensò una ragazzina poco più che maggiorenne che rispondeva al nome di Hyori Sarugaki.
La giovane, dall'abbigliamento insolitamente punk composto da una gonna a scacchi rossoneri e da parecchie borchie, portava in grembo quello che era un vistoso trombone dorato, con una certa stizza.
Accanto a lei ma in piedi invece, una giovane donna si rigirava tra le mani un flauto con disinteresse, mentre in tutta tranquillità si leggeva quello che era un libro dai contenuti espliciti.
Non faceva mistero Yadomaru Lisa, di apprezzare e guardare in sito pubblico materiale dall'ovvio contenuto erotico.
Era materiale che lei reputava semplicemente affascinante e niente di più, nonostante i suoi amici arricciavano il naso e le davano il più delle volte della pervertita.

In ritardo o no – concluse l'intervento la donna, chiudendo di scatto il libro – sono curiosa di vedere quale regalo Aizen ha fatto a quelli...”
In un modo o nell'altro, anche loro avevano avuto a che fare con Aizen e con le sue trappole. Anche se non direttamente come Shinji, avevano fatto parte del vecchio staff amministrativo, prima di venir segati via di punto in bianco.
Poi dopo anni di silenzi, il vecchio capo si era fatto risentire spedendo loro delle lettere, in cui li si invitava alla sua rinomata serata di gala per un'ufficiosa riconciliazione.
Peccato che ad ognuno dei presenti li in quella banchina di cemento, il sommo Sosuke avesse spedito strumenti musicali ignoti per i più.
Avrebbero potuto lasciar perdere e risparmiare i soldi per quel viaggetto assurdo, ma fu Shinji stesso a convincerli ad accettare. Anzi, che sarebbe stato peggio declinare l'invito dandogli così maggiore soddisfazione, invece che mostrargli tenacia e farlo innervosire di brutto.
Ad ogni modo, si erano dati appuntamento in quella stazione. E il ritardo era già mostruoso.

Ma... Ma magari sono a piedi”
Oh, via Rose! Se vogliono, quelli il culo lo sanno muovere eccome!”
Hyori, sei decisamente sboccata per la tua età. Poi non mi sorprende che i maschi ti fug...”
Taci, cappellone!!”

A quella voce così prepotente, Love non poté fare altro che allargare lievemente le braccia spazientito,chiudendo li la discussione. In effetti non doveva essere bello tenere in braccio un trombone gigantesco, oppure la sua acidità era dovuta ad una perenne crisi ormonale. Chissà.
Ma era la cugina di Shinji, quindi se era anche così, una parte della colpa apparteneva anche a quel deficiente ritardatario.
“Però sono comunque curioso di vedere cosa Aizen ha dato a loro... Io che me ne faccio di una viola senza corde? Andiamo... È ridicolo”
Il biondo estrasse dalla custodia nera quella che era una raffinata viola in cedro scuro. Rose era bravo a suonare il violino e comunque era un musicista versatile. Aveva avuto occasione di provare svariati strumenti, dal pianoforte al clarinetto, ma uno strumento a corda senza corda... Quello no.
“E io cosa dovrei dire di questo banjo?”
In risposta, Love sollevò con fare scettico la piccola chitarra, non attirando troppa attenzione tra gli amici esasperati. Di tutta risposta invece, ci fu un avvenimento tanto aspettato quanto insolito.
Dall'ingresso 2B scesero finalmente quelli che erano i loro amici, attirandosi addosso le peggio occhiate dalla gente circostante sia sulla gradinata che sulla banchina. Diretti, quasi spediti, verso un gruppo di conoscenti ignari.
“Ragazzi... Guardate un po' chi sta arrivando”
“No... Cazzo, ditemi che quello non è Shinji!!”
“Invece sembra proprio essere tuo cugino, vestito da pervertito per giunta”
Sembra che la cosa non ti dispiaccia neanche un po' Lisa, aggiunse mentalmente Love senza però intromettersi nella discussione. Ma sia lui che Ōtoribashi erano abbastanza pietrificati dal disgusto nel vedere i ritardatari conciati come dei transessuali falliti.
Solo quando quei mentecatti furono abbastanza vicini, Love decise di indignarsi con Hirako e Kensei.

Ma come... Come caspita vi siete conciati?! Che avete nella testa?!”
C'è che abbiamo ricevuto gli abiti da Aizen, grande genio! Ti pare che io mi metta questa merda addosso?!”
N-no, tu magari no Kensei – Love puntò lo sguardo su Shinji che ricambiò stizzito – ma si può sapere perchè diavolo ve li siete messi?! Siete ridicoli!”
Non mettere il coltello nella piaga Aikawa! Indossare questi tacchi è un tormento... Ma non voglio darla vinta ad Aizen!”
Shinji si mosse a disagio sui tacchi alti di quelle scarpe laccate di rosso, senza però risultare del tutto convincente a chi era presente.
Lisa si limitò a riaggiustarsi gli occhiali, Rose a soffiarsi il naso e Hyori infine, a sbottare incazzata.

Ma voi siete pazzi! Pezzo di deficiente di un cugino! Come hai potuto conciarti a quel modo?! E i tuoi amici poi a fare altrettanto!”
Squadrò per bene tutti gli altri presenti che ormai parevano essersi abituati a quegli abiti schifosi.
Da Yumichika vestito da geisha intento a sventagliarsi in faccia un po' di aria fresca con un raffinato ventaglio, a Shuhei conciato da gothic lolita impegnato a grattarsi i capelli con noia, fino al pelato del gruppo conciato da candida sposa. E a lui poi si rivolse, con tono tutt'altro che educato.

Te poi perchè di sei messo quella giarrettiera in testa, eh? Sembri un pervertito!”
Una cosa? – Ikakku storse il naso a quelle parole ingiuriose, prima di replicare spazientito – no guarda ragazzina, ti stai sbagliando! Questa è una coroncina di pizzo e...”
Una coroncina che si mette di solito sulle cosce. Sai, alcune mie amiche se la mettono...”
A interromperlo con una punta di ilarità, fu la geisha che poco prima si stava facendo gli affari suoi con una espressione a dir poco snob in faccia, mentre ora se la stava sghignazzando sotto i baffi a ricordo dell'episodio avvenuto in appartamento.
L'ennesimo affronto che Madarame ricevette quella sera, ritrovandosi ben presto ad urlare rosso in faccia ad un amico che non la smetteva di ridere come un beota.
Per tal motivo, ignorando quei due che discutevano per conto loro, Shinji volle togliersi lo sfizio di fare una domanda al gruppo di improvvisati musicisti.

Beh, comunque.... Com'è che a voi Aizen ha dato quella roba? Perchè è stato lui a darvela vero?”
Sì, è stato lui, ci ha dato degli strumenti in base al nostro temperamento emotivo, almeno questo era ciò che diceva il biglietto. Ma non comprendo il motivo del perchè io abbia un flauto...”
Dette quelle parole Lisa si portò il flauto sotto il naso, come a volerlo annusare per studiarlo meglio.
Uno strumento in apparenza fatto in avorio e finemente cesellato, poteva anche trattarsi solo di una imitazione scadente. Ma non aveva importanza, era il simbolo che era importante.
Per i presenti, Lisa con quel flauto poteva farci solo una cosa...

Si però a me ha spedito questo coso ingombrante! Un trombone! Che me faccio io di sto' schifo? Non lo so usare! E come fa a rappresentarmi??”
Hyori si alzò in piedi dalla panchina metallica con un po' di fatica, portando in avanti lo strumento musicale ancor più incazzata di prima. Il cugino, di tutta risposta, piegò di lato la testa con espressione ebete.
“Magari te lo ha dato perchè sei dannatamente chiassos...”
Non fece in tempo ad ultimare la frase, che la ragazza, incazzata nera, gli dette un calcio ad una gamba al grido di “vaffanculo” con tutta la potenza dei suoi piccoli polmoni. Shinji si piegò in due dal dolore, iniziando a berciarle addosso e contribuendo così all'aumentare il caos nel gruppo e le occhiate strane dei passanti.
“Insomma – sbuffò Hisagi ormai esasperato da tutto quel casino – Aizen vuol far fare la figura degli imbecilli anche a voi...”
“Invero, a me ha dato uno strumento senza corde. Dovrei sentirmi umiliato?!”
“E io conciato da gothic lolita che devo dire? Guarda qua, ho pure l'ombrellino di pizzo nero accessoriato!”
Aprì l'ombrello davanti ai presenti per dare mostra delle sue vere parole, riscuotendo comunque qualche “carino” di consolazione.

“Se non altro la viola ha più dignità di un banjo” Borbottò Aikawa osservando Rose e Hisagi parlottare per gli scomodi doni ricevuti.
Kensei a quelle parole un pò risentite sbuffò seccato, anche perchè avrebbe voluto lui ricevere uno strumento, piuttosto che girare con quella roba assolutamente vergognosa. Attirandosi sguardi tutt'altro che desiderati di persone e di pervertiti.
“Love... Davvero, non so più cosa pensare e non so se mettermi a piangere o a ridere – si massaggiò l'attaccatura del naso con l'indice e il pollice prima di continuare – ma ormai siamo partiti per la tangente quindi vale la pena andarci suppongo”
Era una situazione assurda, ed era chiaro che quella sera il loro fato si sarebbe compiuto. Nella buona e nella cattiva sorte, avrebbero ancora una volta lottato per cambiare le cose anche se appariva come una missione persa in partenza.
“E comunque, ohi ragazzi! Da... Dannati bastardi! Smettetela di spennarvi! La metro è già arrivata!!”
Il pugile, sempre e comunque si ritrovava a a doversi sgolare per farsi sentire da quelli che parevano più dei pecoroni che un branco di amici di vecchia data.
Aveva ragione lui. E anche se con un po' di fatica, tutti si accorsero del vagone arrugginito che solcava le rotaie della stazione fino rallentare e fermarsi sbuffando gas come un vecchio drago.
E per quella volta, quasi in silenzio, entrarono nel mezzo mescolandosi alla calca delle persone di ritorno a casa dopo una giornata di lavoro, in perfetto silenzio come se stessero attraversando il fiume dello Stige.

Ci sarebbero andati alla festa. Ma con un unico desiderio nascosto che a stento, a causa della troppa vergogna, nessuno riusciva ad esternare come si deve. Perchè troppo assurda era la scena di un gruppo composto da musicisti squallidi e attrici volgari qual era il loro.

Qual era il desiderio nascosto dei presenti? Cercare di fare bella figura nonostante tutto.

   
 
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