Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: kleines licht    18/08/2010    1 recensioni
" Il dolore era parte di me, mi serviva per andare avanti. Ero diventata qualcosa di irreale, impossibile, immortale e mi era rimasta una sola convinzione a cui attacarmi: i ricordi provocavano dolore. Stavo diventando dipendente dai miei ricordi, mi ci attaccavo con le unghie e con i denti per non cadere."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

15.Lettera

 

Quando riaprii gli occhi, certa di trovarmi nella tetra reggia dei Volturi, la sorpresa mi travolse: mi trovavo su un comodo divano, in una stanza enorme ben illuminata. Tutti i mobili erano bianchi o di colori chiari. Capii in ritardo che mi trovavo nella casa bianca. Senza nemmeno rendermene conto mi ritrovavo in quel posto che dall’inizio avevo chiamato casa. L’interno rispettava lo stile dell’esterno: tutto era arieggiato, enorme e sembrava rendere libero chi ci abitava. Il mio sguardo corse lungo tutta la stanza, fermandomi su un piano. Su un piccolo scalino, rialzato come fosse un trono, giaceva un elegantissimo piano a coda. Meccanicamente mi alzai dal divano, facendo cadere l’inutile coperta che qualcuno mi aveva messo addosso, e andai verso quello stupendo strumento. Un sorriso accese il mio viso quando pensai a chi mi aveva inseganato a suonare: era stata mia nonna. Mia nonna. Solo vedere quello strumento portò alla luce vecchi ricordi: una nonnina gentile, che preparava i biscotti al cioccolato per i suoi nipoti e che, tra una sgridata e un fiore tra i capelli bianchi, suonava allegre melodie nel suo misero piano a mezza coda. Non suonava mai melodie tristi “perchè ingrigirsi la vita?”, mi diceva quando la supplicavo di suonarmi un notturno di Chopin o qualcosa di diverso dalle solite melodie campagnole. A parte la sue tendenza ottimista era la migliore nonna del mondo: mi consolava, mi capiva e sapeva riparare tutto con una torta e un sorriso. Se ne andò troppo presto, lasciandomi pochi mesi prima che conoscessi Edward. Mi piaceva pensare che a lei sarei sembrata più felice, più viva con lui. Alle volte avevo sognato me e il mio amore vestiti eleganti che attraversavamo i campi di grano ormai pronto ad essere colto, diretti alla casa di mia nonna, in un mezzogiorno estivo. Vedendoci si sarebbe alzata dalla sua amata sedia a dondolo, sulla veranda, e ci sarebbe venuta incontro a braccia aperte e con un sorriso sulle labbra. Poi il sogno si popolava e da ogni angolo comparivano dei bambini, tutti bellissimi che andavano in braccio alla nonna urlando. Io e Edward sorridevamo. Una vera famiglia. Una famiglia felice. Ma era rimasto solo un sogno. Un sogno doloroso e irrealizzabile. Un sogno sostiuito da un incubo: io da sola, in mezzo al grano incolto, nel bel mezzo di una notte senza stelle,senza mia nonna ad aspettarmi o Edward al mio fianco. Un senso di vuoto sostituiva l’allegria e al posto dei bambini sentivo solo gufi e urla.

Come caduta in transe avevo raggiunto il piano a coda e mi ero seduta sul seggiolino. La mia mente tornò completamente lucida solo quando le prime note dell’unica melodia che ricordavo iniziavano a riempire l’aria. Non era una melodia serena, come quelle che suonava mia nonna, tuttaltro: era una melodia dolce, ma cupa e triste, ed dietro ad ogni nota nascondeva tristezza e dolore. Non era per questo aggressiva ma struggente, quello sì. Non era una melodia tipica di mia nonna, era una melodia tipica di Edward. L’avevo trovata in un vecchio baule di casa sua quando, poco dopo la sua morte, ero andata a cercare qualcosa di ignoto anche a me stessa. Mi stupii che quel ricordo non avesse mai fatto capolino insieme agli altri. Quella casa, senza i Masen, mi era sembrata soffocante e vuota. Mi aveva fatto paura, come non mai. Ma in quel baule impolverato non avevo trovato solo lo spartito. Insieme c’era una lettera, una dolce lettera scritta a mano su carta pregiata. Chiusi gli occhi e le parole che ormai sapevo a memoria iniziarono a scorrere sulle palpebre, come i titoli di coda che appaiono a film finito.

 

Cara Bella,

se stai leggendo questa lettera significa che avevo ragione: sono morto.

 Non sai quanto mi addolora il fatto di non averti salutata come avrei dovuto. Spero, inutilmente, di poter riparare con questa lettera.

Voglio provare a rispondere a tutte le domande che i tuoi occhi brillanti come le stelle mi avrebbero posto. Non ti ho detto niente

del mio presentimento perchè non volevo preoccuparti, sapevo che saresti rimasta qui e mi avresti visto mentre mi portvano all’obitorio.

Inoltre ho la sensazione che ci rivredremo ma spero di sbagliarmi: non voglio che una dolce anima come te venga all’inferno. Ti stupirai, lo so,

leggendo la parola “inferno”, ma è così. Io ho peccato. Ti ho desiderata mentre appartenevi ancora alla tua famiglia. Ti ho strappata a loro

senza nemmeno corteggiarti come avrei dovuto. Ma come potevo non desiderarti? Come potevo resisterti? Sto peccando anche adesso: cerco di scusarmi di ciò che ho fatto, con scuse peraltro inutili e ridicole. Sono imperdonabile, e per questo dannato. Mentre scrivo questa lettera rivedo i tuoi occhi, che come pezzi di diamante, mi guardano spaesati. Quanto ti ho amato e quanto ti amerò nessuno può capirlo, tantomeno tu. Sì perchè,quando ti vedo con le altre serve, ho la terribile sensazione che tu ingori quanto sei bella e quanto io ti amo. Ebbene si, ti ho spiata ma, ho pensato, se devo andare all’inferno... Non credo che cambierai il tuo giudizio su te stessa nemmeno se ti dico che per me tu sei tutto. Vorrei tanto dire che sei come la mia vita, un bene fondamentale, ma la mia vita è troppo semplice se confrontata a te. Perderti è la cosa più brutta che mai può succedermi eppure sta accadendo.

Ti sto scrivendo dalla mia stanza, illuminata dalla luce di una candela. Se fossi qui con me mi chiederesti preoccupata cosa mi affligge così tanto da rendere il mio sguardo cupo e vuoto, mi accarezzeresti probabilmente e cercheresti di farmi sentire meglio. Il ricordo della tua presenza mi allevia un po’ l’umore, ma solo di poco perchè il ricordo non ti rende giustizia. Non è come averti qui. Mi chiederesti perchè all’inizio della lettera non ho scritto “mia Bella” e io ti direi che è perchè non sei mia, anche se lo vorrei. Certe notti sembra che tu mi stia sognando, mi chiami nel sonno e allunghi la mano finchè non te la prendo e cerco di calmarti. Ripeti sempre il mio nome, ne sono lusingato. Vorrei sapere cosa sogni in quelle notti, ma credo che non avrò quel previlegio. Altre notti sono io a sognarti. Ci immagino a braccetto in aperta campagna. Te, vestita elegante come una vera signora, sorridi al sole e io ti guardo, come faccio sempre: ridendo e sentendomi il più fortunato al mondo. Poi all’illusione si aggiungono i miei genitori e i tuoi fratellini. Tutti ci dirigiamo verso casa tua dove mi inginocchio e chiedo a tuo padre il permesso di prederti in sposa. Mi dispiace che questo non possa accadere realmente. Una notte ti ho sognata vestita di nero, ma eri diversa: non che non fossi bella, anzi, ma eri strana, quasi non umana. Mi guardavi con occhi spaesati, come se non mi riconoscessi. Te lo dico perchè ho paura che questo incubo diventi, un giorno, reale. Sì, hai capito bene, ho paura. Strano vero? Ma cosa dovrei provare se tu non mi riconoscessi. Vorrei che mi ricordassi, non importa se come parte del tuo momento di vita più brutto, perchè l’unica felicità che mi rimane è poter stare in un angolino della tua anima. Ma se vuoi dimenticarmi ti capisco. Non ha molto senso ricordarmi. Questo mio desiderio non può essere esaudito, lo so: nella tua stupenda anima non può esserci posto per uno come me. Mi accontento di portarti con me per sempre, anche quando lascerò questa Terra. E non manca molto, lo sento. Vorrei correre nella tua casa e vederti per l’ultima volta, ma temo soffriresti vedendomi così triste. L’ultima cosa che voglio è ricordarti infelice o preoccupata: voglio ricordarti come quando mi hai salutato, felice e sorridente. Inutile spiegarti quanto tu sei importante in questo momento: sono i tuoi sorrisi che mi tengono attaccato alla vita. I miei genitori si sono spenti poche ore fa, ma ti ho immaginata qui e quel dolore mi ha solo sfiorato. Avrò tempo a sufficienza per piangerli. Invece il tempo di scriverti è ormai finito. Non posso fare altro che augurarti una vita felice, nella speranza di non dimenticare niente di te. Non sai quanto vorrei essere lì ad asciugare le tue lacrime leggendo che sono morto, ma non posso. Mi manchi già. Vorrei anche prolungare questa lettera ma non mi è stato concesso. Ti saluto con un addio che vorrei diventasse un “arrivederci”. Chissà magari mi concederanno di venirti a trovare nella tua stanza in paradiso, se ancora mi vorrai.

Ti ho amato e sempre ti amerò

tuo

Edward

 

Sbattei le palpebre più volte, nel tentativo di scacciare quel ricordo appena riscoperto. Solo in quel momento mi accorsi che Carlisle, Esme, Alice e tutti gli altri Cullen mi stavano fissando allibiti. Senza smettere di suonare li guardai con stupore, poi arrivai a una conclusione ovvia: non volevano che quel piano fosse usato. Era puro arredamento. Mi fermai di colpo. Eppure i tasti sembrano quasi consumati, pensai. Mi alzai dal seggiolino e mi allontanai da quello splendido strumento. -Scusate- mormorai, rimanendo formale -Non credevo...io mi sono fatta prendere dai ricordi..non volevo...scusate- ero imbarazzata e,se fosse stato possibile,sarei arrossita come un pomodoro. Nessuno si mosse a parte me che mi diressi sul divano, sedendomi con naturalezza

-No, no resta...cioè se vuoi...puoi continuare a suonare- mi disse Carlisle,-ercsando di mascherare la sorpresa, mentre mi indicava il seggiolino.

Avanzai fino al piano senza perderli d’occhio.

Fu Esme a rompere il silenzio, mentre mi veniva a mettere una mano sulle spalle, e a incitarmi di continuare -Quella melodia...è la mia preferita!- disse. Poi,  vedendomi confusa, aggiunse con uno sguardo che chiedeva perdono per quello che stava per dire -Edward...la suona spesso- Appena pronunciò quel nome capii il senso del suo sguardo “che chiedeva scusa”. Mi sentii invadere da uan rabbia violenta: chi aveva osato copiare ciò che il MIO Edward aveva scritto? Senza aspettare che qualcuno dicesse qualcosa mi alzai, mi diressi verso la vetrata sul retro e presi a correre nella speranza di sfogarmi. Arrivata al fiume feci un balzo perfetto, senza fermarmi, cercando di metterci tutta la rabbia e la forza che avevo dentro. Poi, per sfogarmi ancor di più, saltai di ramo in ramo, sempre più veloce e sicura. Solo gli animali si accorgevano del mio passaggio e si rifugiavano nelle tane più vicine. Lascia andare i pensieri nelle più diverse direzioni, anche in quelle proibite. Così rievocai immagini che da tempo evitavo: Edward sotto il sole, Jake che mi abbracciava, mia nonna che rideva, i miei genitori affranti, i miei fratellini che piangevano, il vicolo buio dove avevo abbandonato l’umanità, l’arrivo di Demetri, i Cullen piegati sotto il potere di Jane... Non davo limiti, non segnavo confini. Mi sembrò che tutti i lucchetti dei cassetti della mia mente si rompessero, lasciando volare dappertutto ricordi, frasi, volti, risate, lacrime, sogni. Rividi anche la ragazza che avevo visto nei miei sogni umani: una premunizione nel mio dolore e della mia futura natura. Non mi fermai finchè non sentii odore di lupo. Non volevo arrivare a una lotta o ad ulteriore dolore, così feci dietrofront. Facendo quella manovra però non avevo messo in conto la presenza di un’altra persona. Sbattei contro chi mi stava dietro e caddi a terra, sorpresa. -Chi. Sei?- ruggì la presenza di cui non mi ero accorta.

-Non puoi guardare dove...- dissi con veemenza ma mi bloccai, lacerata dal dolore nel vedere chi avevo davanti.

 

 

Eccomi qua ^^ Sono tornata prima dalle vacanze, causa: virus. Dopo 7 giorni di maldipancia e giramenti nel letto sono tornata qui^^

Allora ho preferito prima postare i capitoli e poi salutarvi quindi facciamo un riassuntino degli ultimi 4 capitoli.

Capitolo 12: Bella si rende conto che si sta dimenticando del suo amore, poverina, e che forse Jake non fa per lei (perdonatemi voi che vedete bene Jake e Bella: ho pensato che non è tipico di Bella riuscire a tradire il suo amore^^)

Capitolo 13: il titolo dice tutto "problema Imprinting"! La nostra Bells fugge da Jake =)

Capitolo 14: torna l'"amato" zietto di Bella, Aro, che la rivuole con se ma stavolta non la avrà!

Capitolo 15: (questo appena letto =)) Be qui devo ammetterlo: immaginandomi Edward che scriveva, con la spagnola, alla sua Bella un lettera di addio mi è venuto il magone. E...be sta a voi indovinare chi si trova Bella davanti! Ditemi le vostre supposizioni!

E voi che mi dite? State tutti bene spero =)

Ringrazio tutti coloro che mi seguono, che mi hanno messa nei preferiti, nelle seguite e che commentanto. *stritola tutti*

Un particolare grazie anche a chi legge! Aspetto i vostri commenti

Mille baci ^^

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: kleines licht