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Autore: greta1992    19/08/2010    8 recensioni
Mike è fuggito verso Edward. Questo lo so. È dietro di lui e si sta sbracciando per farsi notare da me.
Vuole che io guardi il ragazzo. Infondo, seppure il suo scherzo sia per me di pessimo gusto, non ha tutti i torti. Non posso evitarlo per sempre. Tutta la scuola ne parla, sarebbe impossibile. Per giunta frequenta due dei miei corsi.
Per questo motivo, lentamente, alzo gli occhi verso di lui.
E per la prima volta vedo Edward Cullen.
Dopo che tutta la famiglia di Bella rimane vittima di un terribile incidente, dal quale lei si salva miracolosamene, tutta la sua vita cambia. Ora lei riesce a vedere l'aura delle persone, sentire i pensieri e saperne la storia di chi tocca. Questo dono indesiderato la costringe a isolarsi e a limitare le proprie amicizie. Tutto cambia quando a scuola si trasferisce il bellissimo Edward Cullen. Bella si innamora di lui, ma non solo per il suo aspetto. Perchè Edward riesce a ridurre al silenzio le voci e l'energia nella mente di Bella?
NB: Questa storia riprende la trama del libro "Evermore" di Alyson Noel. È una PRO BellaxEdward.
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo lunghissimo.

Buona lettura.

 

 

Placebo – Song to say goodbye

 

Capitolo 6

 

 

Riempio la mia testa della martellante musica che sono solita ascoltare per il resto delle lezioni.

Ho due lezioni in comune con Edward, letteratura e arte, ma solo alla prima sono obbligata a stargli vicino.

Arte è alla sesta ora, l’ultima prima della fine delle lezioni, e sono felicissima che sia seduto lontanissimo da me, dall’altra parte dell’aula, che per altro è una delle più grandi della scuola.

Se mi sta lontano posso stare tranquilla nella mia stranezza, mentre quando mi è vicino tutto di quello che fa e tutto di come è riesce sempre a sconvolgermi.

È più facile far passare la lezione se lui è lontano di me. Riesco a non pensare, a farmi gli affari miei.

Mentre a letteratura sono costretta a tenere gli occhi e le mani continuamente occupate, perché ho paura di tutto ciò che potrebbe succedere se lo guardassi, o se mi toccasse ancora.

So che in lui c’è qualcosa che non va e che soprattutto in me ci sono molte cose che non sono normali quando mi è vicino.

Tiro un sospiro di sollievo quando finalmente suona la campanella; non sono riuscita a inventare niente per rimandare, anche se sarebbe meglio cancellarla per sempre, la serata di stasera.

Non voglio che venga a casa mia! Non voglio che sappia dove abito.

Mi alzo velocemente, visto che la classe si sta svuotando ed Edward è ancora dentro.

Lui sembra quasi riflettere i miei movimenti; appena muovo un passo, lo fa anche lui.

Mi anticipa alla porta e mentre sto per afferrare la maniglia, lo fa lui, aprendomela e facendo un sorrisino strafottente, come per dire “ah ah, sono arrivato prima di te”.

Ho i battiti del cuore accelerati. Cosa faccio ora? Non voglio neanche guardarlo.

I suoi occhi sono… troppo per me.

Cammino svelta, lontano da lui. Tutto ciò che voglio è che questa assurda attrazione che sento nei suoi confronti smetta. Perché è venuto a Forks? Cosa vuole da me? Voglio che mi lasci stare, voglio stare sola. Voglio che vada via, che vada da Jessica, che lasci stare i miei amici e chiunque abbia dei legami con me.

Tutti mi vedono come un matta in questa scuola. Perché non lo fa anche lui e mi lascia in pace?

Sento gli occhi pizzicare, quindi allungo il passo più che posso.

“Bella!”, lo sento chiamare, “Bella, aspettami!”.

“Scusami, ma vado proprio di fretta”. Il tono della mia voce è acido e lo so. Ma cerco di sputare più veleno possibile in quelle poche parole. Voglio che pensi che sono pericolosa. Non lo sono assolutamente, ma tutto ciò che è sconosciuto e fuori dal comune è pericoloso per la gente.

E io per lui sono una sconosciuta fuori dal comune. Una pazza sconosciuta. Come per tutti gli altri.

“Non voglio rubarti tempo, solo dirti che i tuoi amici mi hanno chiesto di venire a casa tua stasera”, il tono della suo voce è assurdamente carezzevole.

Tengo gli occhi attaccati al pavimento, ferma come una pietra. Sono troppo a disagio.

“Si, me l’hanno accennato”, dico con rammarico evidente.

“Mi dispiace, ma non riuscirò a passare”.

“Ah!”, strillo, tremendamente entusiasta, forse troppo. “Cioè, insomma, mi dispiace. Sei sicuro?”.

Mi aspetto che se la prendi, gli ho appena fatto capire che sono felice che non venga. Mentre lui ride solamente, e la sua risata arriva fino ad illuminargli gli occhi come due bellissimi fari nella notte. La mia notte.

“Si, sono sicuro”, mi risponde, sorridendo ancora. Se ne va, girandosi un’ultima volta e sorprendendomi a guardarlo andar via.

Abbasso gli occhi quando i suoi gli cercano. Perché lo fa?

Mi rendo conto che mentre parlavamo ci stavamo muovendo e che ora sono praticamente fuori da scuola, nel parcheggio.

Mike è già nella mia macchina, guardandomi con gli occhi ridotti a fessura. So che ha capito qualcosa. E so benissimo che si arrabbierà con me.

Sono io quella che lo sta trattando male. Ma non ho fatto niente per fargli intendere che non lo vorrei a casa mia (cosa tremendamente vera).

Salgo in macchina riluttante, cercando nella mia testa qualcosa da dire per parlare d’altro.

“È inutile che fai quello sguardo da gattina spaurita, Bella”, sibila Mike, “che cosa hai combinato?”.

“Non ho fatto assolutamente niente! Edward ha detto che stasera non può venire, tutto qui”, sussurro, a testa bassa. Ma perché poi? Non è colpa mia!

Tutto qui? Ti sembra cosa da niente? Angela ucciderà prima te, poi me e poi se stessa. Hai appena bruciato la sua possibilità di conquistarlo”, dice, a metà tra il divertito e il melodrammatico.

“Beh, mi dispiace per lei. Ma io non ho fatto niente per convincerlo a non venire. Non ci siamo proprio parlati”, rispondo.

“Forse è proprio per questo. Non ci parli mai, fai di tutto per evitarlo e quando sfortunatamente te lo trovi davanti, non lo guardi neanche per un secondo!”.

“È solo che non mi interessa proprio niente di lui, Mike. Anzi, mi sta antipatico”, mento, abbassando gli occhi.

“Antipatico? Ma se fa di tutto per essere gentile con noi! Sai, Bella, io non ti riesco a capire. Non riesco a capirti eppure sono tuo amico, l’unico insieme ad Angela. Certe volte penso che neanche tu ti capisca. Sei di una bellezza mozzafiato, stravolgente, unica, almeno penso, visto che sono rare le volte in cui ti vediamo senza quegli orribili cappucci sugli occhi. Insomma, perché ti nascondi? Se solo volessi potresti essere la ragazza più bella della scuola e avere tutti ai tuoi piedi. Invece no, fai la reietta”.

“Non faccio la reietta! È solo che non mi piacciono le attenzioni”, mormoro sempre più piano.

“E poi c’è questo ragazzo assurdamente bello, a cui si vede da un chilometro che gli piaci”, mi sembra quasi imbarazzato ora, “a meno che… a meno che tu non sia lesbica. Allora le cose cambierebbero”.

Sbando con la macchina, colta di sorpresa, ma grazie alle mie capacità fuori dal comune, evito di finire fuori strada.

“Cioè, io sono gay. Sono il primo con cui potresti parlarne. Non ti discriminerei mai! Anzi, direi che sarebbe proprio fico”, dice, sorridendo però tremendamente imbarazzato. Succede raramente che lo sia.

“Non sono lesbica, Mike. Chiudiamo subito questa storia, eh? Solo perché Edward non mi piace, questo non vuol dire che non mi piacciano tutti i ragazzi. Non c’è solo la bellezza nel mondo; ci deve essere attrazione, complicità, per far scattare la scintilla”.

Come due occhi unicamente color oro che riescono a farmi tremare, un tocco freddissimo che riesce a far zittire il mondo e tirarmi fuori dai miei problemi, come un salvagente che mi salva da acque scure e troppo profonde per me.

“Allora cos’è che ti frena?”, chiede quasi a se stesso, prendendosi il mento fra due vita e iniziando a pensare furiosamente. “Ah! È per via di Angela?”.

“No”.

Stringo furiosamente il volante, maledicendo il semaforo. Perché il rosso dura cosi tanto? Voglio arrivare velocemente a casa di Mike e farlo scendere, cosi questa storia finirà.

Ma poi lui continua e io capisco di essermi tradita da sola, rispondendo cosi velocemente.

“Dovevo capirlo subito! Quella cazzata dell’attrazione era davvero grossa. Bella, stammi a sentire. Hai la possibilità di perdere la verginità con il ragazzo più bello e affascinante della scuola, o forse dell’intero pianeta. Ieri ho cercato su internet delle foto di modelli, e nessuno era bello come lui. Ti rendi conto da cosa stai scappando? Per cosa poi? Perché Angela si è prenotata? È una cosa da bambini, cara”, cerca di convincermi.

“È ridicolo”, bisbiglio, scuotendo la testa.

“Vorresti dirmi che hai già perso la verginità? Con qualche spogliarellista sexy?”, mi prende in giro, e si vede da un miglio che si sta divertendo un mondo.

Alzo gli occhi al cielo e rido, mio malgrado.

Si gira verso di me e mi guarda in modo strano; “spero con tutto me stesso che Angela si renda conto di che amica speciale sei”.

**

 

Alla fine la serata salta completamente.

Uno dei gemelli prende la febbre, costringendo cosi Angela a rimanere a casa con lui, visto che i genitori lavorano tutto il giorno.

Mike viene trascinato dal padre a vedere la partita di baseball. Obbligato a indossare la maglia della squadra preferita dal padre e a urlare nomi che non conosce e che legge su un depliant che davano all’ingresso. Per aiutarlo a superare senza traumi quelle due ore allo stadio, gli prometto che avrei massaggiato con lui tutto il tempo che voleva, cosi da distrarlo.

Appena dico a Sabine che non sarebbero venuti i miei amici, lei si mette a fare un sacco di telefonate per annullare i suoi programmi e prenotare in un lussuosissimo ristorante appena fuori città.

So che Sabine farebbe qualsiasi cosa per vedermi indossare uno dei tanti abiti che mi regala quasi quotidianamente. Perciò, quasi come un silenzioso ringraziamento per ciò che ogni giorno fa per me, entro nel gigantesco armadio, fatico a dire che sia mio, mi metto un vestitino azzurro regalatomi da lei e i sandali che ci ha abbinato. Svuoto il mio zaino e metto le poche cose che mi porto sempre dietro nella piccola pochette oro.

“Sarebbe ora che iniziassi a vestirti sempre cosi, sorella”.

Faccio un salto di mezzo metro e mi volto verso Riley.

“Mi hai spaventata a morte”.

“Lo so, ma è troppo divertente coglierti di sorpresa”. Scuoto la testa, soprattutto quando la vedo indossare il mio stesso vestito e le mie stesse scarpe; il tutto le sta decisamente troppo grande, visto che è tre anni più piccola di me e molto più bassa.

“Credi che Jacob ti avrebbe voluta se ti fossi messa quelle orrende felpe? Ah, a proposito di Jacob, sai che ora sta con Rachel? Hanno fatto quasi tutto, ma ora stanno litigando di brutto. Ogni tanto lui la chiama col tuo nome e lei va su tutte le furie. È ovvio che lui pensi ancora a te, ma come si dice, il passato è passato, no?”. Chissà come fa a sapere sempre tutto di tutti. E poi perché mi dice queste cose? Non mi interessa niente del mio passato.

Vado davanti allo specchio, sciolgo i capelli e metto un po’ di lucidalabbra, l’unico cosmetico che ho, un cimelio della mia vecchia vita.

“Non che non ne sia felice, ma come mai questo drastico cambiamento”, mi chiede, squadrandomi dalla testa ai piedi.

“Sabine mi porta fuori a cena; l’ho fatto per farle un piacere e farle credere che i suoi regali mi piacciono. Mi pare si chiami ‘La vecchia Italia’, o qualcosa del genere”, bofonchio.

“Uh, che posto sciccoso! Vedrai che ti piacerà. O almeno, la mia vera sorella sarebbe andata fuori di testa”.

Vecchia sorella. Quando smetterà di criticarmi, cercare di farmi impazzire? Sento la testa che mi scoppia.

“Come fai a conoscere già il posto, eh?”, le urlo, improvvisamente furiosa.

Pretende di entrare di soppiatto nelle mie giornate, rendermi felice e arrabbiata allo stesso tempo, spiattellarmi aneddoti che non mi interessano affatto sui miei vecchi amici.

Perché mi fa questo?

“Allora, quand’è che inizierai a far parte dei V.I.P del paradiso? Quand’è che mi dimenticherai e inizierai a divertirti?”, le chiedo, con tono ironico.

Ma sul suo volto spunta una faccia cosi arrabbiata da farmi fare un passo indietro.

Ho detto qualcosa di cattivo volontariamente, come lei lo fa con me. Non sono una persona particolarmente vendicativa. Ma quant’è ormai che va avanti questa storia?

Da quando si sta divertendo con me?

Mentre sto per scusarmi, il suo sguardo improvvisamente cambia.

“Mamma e papà ti salutano”.

E non la vedo più.

 

**

 

Il viaggio per arrivare al ristorante dura circa mezz’ora e io non faccio altro che pensare a Riley.

Ho sempre chiesto notizie dei miei genitori, ma lei è sempre scomparsa prima che io riuscissi a sapere qualcosa.

Mi stava solo prendendo in giro? Si stava solo continuando a divertire?

Ricordo tutte le litigate quando mi urlava che non mi avrebbe detto niente su di loro.

Ogni volta che la pregavo di poter vedere mamma e papà come vedevo lei, si rabbuiava e se ne andava, sparendo per settimane.

Quando Sabine parcheggia la macchina e vedo dove ceneremo, mi rendo conto che lo ‘sciccoso’ di Riley è decisamente un eufemismo.

Questo posto è lussuoso a dir poco.

Il ristorante si trova dentro un hotel a cinque stelle nel centro di Port Angeles. Non che la città in sé sia una metropoli, ma evidentemente è abbastanza grande e frequentata da avere questo posto.

Insomma Sabine, stai portando tua nipote depressa a mangiare fuori per farle sentire l’aria di città, non stai per ricevere una proposta di matrimonio!

Ci sediamo in un tavolo al centro della sala; la tavola (con tutte le tremila cose che ci sono sopra) è oro. Tutto sprizza lusso, bellezza, soldi.

Mia zia ordina una bottiglia di vino per sé e una d’acqua per me.

Insieme scegliamo cosa mangiare, scambiandoci solo poche parole, e appena posiamo il menù, puntualmente arriva un cameriere, molto simile ad un pinguino, per ordinare.

Quando va via, Sabine si mette una mano fra i corti capelli biondi e gli sistema poi dietro le orecchie.

Sembra molto mio padre mentre quando lo fa; lui era solito ravvivarsi i capelli cosi e ha passato questa cosa anche a me.

Abitare insieme a Sabine, vedere i tratti comuni che ha con mio padre, mi costringe a ricordare continuamente la mia vecchia vita. È come un promemoria perpetuo, o una tortura perpetua.

È impossibile con lei davanti non fare un paragone con la mia vecchia vita, quando a tavola eravamo in quattro e non si stava mai un secondo zitti, tanto che la mamma era obbligata ad alzare il volume delle tele per poter sentire le notizie.

Erano tempi felici. Io ero felice.

“Allora, Bella. Come vanno le cose? La scuola? Gli amici? Tutto bene?”, mi chiede lei, sorridendo.

Vederla sorridere è il colpo di grazia. Eppure lei e mio padre non erano gemelli, ma mi sembra quasi lo siano.

Forse sono io che cerco in lei mio padre.

Sabine è una bravissima avvocatessa e su questo non c’è dubbio, soprattutto per lo stile di vita che può permettersi, che possiamo permetterci, ne è la prova indiscussa.

Il suo problema è con non è proprio capace di chiacchierare. Sa tenere a bada dodici persone in tribunale, ma non un’adolescente.

Allora le sorrido, e dico solamente: “Tutto bene, grazie”.

Okay, forse faccio schifo anch’io in queste cose.

Vedo che abbassa gli occhi e sospira; mi prende la mano, ma prima che riesca solo ad aprire bocca mi sono già alzata dalla sedia.

“Vado un secondo in bagno”.

Quasi faccio cadere una sedia, mentre corro via per il lungo corridoio da cui siamo venuti, sfioro volontariamente una cameriera, cosi da sapere perfettamente dove si trova il bagno.

È venerdì sera e l’hotel è pieno, visto che viene festeggiato un matrimonio.

Passo al fianco di una decina di invitati totalmente ubriachi e le loro aure sono cosi asfissianti, cosi intaccate di alcool, che inizia a girarmi la testa.

Cerco di non pensare ai capogiri, alla nausea; passo davanti a una decina di grossi specchi incorniciati d’oro, nei quali in ognuno vedo mostrare Edward Cullen.

Per aprire la pesante porta del bagno sono costretta ad appoggiarmi completamente sopra di essa e spingere con tutte le poche forze che mi rimangono.

Negli ultimi mesi sono rimasta chiusa nel mio guscio, gli occhi protetti dalle felpe e le orecchie dalla musica.

Ma se esco allo scoperto sono vulnerabile, terribilmente vulnerabile.

Finora ho cercato di non pensare alla situazione in cui sta vivendo Sabine.

Però quando poco fa ho toccato la sua mano, sono stata investita dalla crudele verità.

Sabine è sola. È sola quanto lo sono io e, ancora come me, non ha superato il trauma di perdere il fratello e parte della sua famiglia nell’incidente.

Come lei è un continuo promemoria per me, io lo sono per lei.

È stato facile non pensare a lei, visto che non ci vediamo molto spesso. Lei ha il lavoro, io la scuola.

Durante il week-end io sono rinchiusa in camera mia con i miei amici o fuori casa.

Forse l’egoismo mi ha sommerso, impedendomi di vedere come io non sia l’unica a soffrire di questa situazione.

Appena concepisco la cosa, mi riavvio verso la sala, determinata a far sentire Sabine un pochino meglio.

Non posso legarmi troppo a lei, naturalmente.

Sono e rimango un fenomeno da baraccone. Parlo con i morti e sento i pensieri altrui.

Sono troppo strano, troppo rovinata. Non posso permettermi di portare qualcuno con me nel fondo della vita.

Mi siedo lentamente, sorridendole, cercando di trasmetterle tranquillità: dovrò esserle sembrata matta ad andarmene via cosi.

“Allora, hai per le mani qualche caso interessante?”, le chiedo.

E da li, la serata procede tranquilla. O almeno procede.

 

**

 

Mentre Sabine paga la cena e va verso il parcheggiatore per sistemare le cose e riprendere la macchina, io rimango ad aspettarla all’entrata dell’hotel.

Sono cosi concentrata a sentire il disastro che si sta tenendo tra la sposa e la damigella d’onore, che faccio un salto di mezzo metro quando sento una mano ghiacciata toccarmi.

Appena lo guardo negli occhi sento le gambe tremare e il corpo andare in fiamme.

“Stai benissimo”, mi dice, guardandomi con occhi strani, fermandosi sui fianchi, sul seno e sulle gambe. Guarda anche i capelli, è la prima volta che li vede sciolti, la mia bocca e gli occhi.

Sento le guance andare in fiamme; non so cosa rispondere, quindi abbasso gli occhi e sorrido timidamente.

“Quasi non ti riconoscevo senza cappuccio. Ma direi che è un piacevole cambiamento. Ti è piaciuta la cena? Ti ho vista prima, ma sembravi molto di fretta, non volevo disturbarti”, continua. Sento il suo sguardo addosso.

Allora, quasi sentendomi in diritto di farlo, lo guardo anch’io. Lo guardo nel vero senso della parola. Mi sento come affogare in lui, nella sua bellezza, nel suo profumo strepitoso che riesco a sentire anche da un metro di distanza. È come se fosse fatto a posta per me: è un mix di quelle fragranze che mi fanno impazzire.

Cosa ci fa in questo hotel, di venerdì sera, tutto solo e vestito come un modello?

Il suo modo di vestire è troppo ricercato per un diciassettenne, ma allo stesso tempo sembra perfetto.

“Ho ospiti da fuori città”, risponde, proprio mentre stavo per dare voce ai miei pensieri.

Mentre mi sto scervellando per pensare a cosa dire dopo, arriva Sabine e stringe la mano a Edward, presentandosi. “Io ed Edward andiamo a scuola insieme”, le dico, sperando di placare parte delle sue domande.

Potrei aggiungere tantissime cose, ma dovrei aggiungere dettagli come formicolii alle mani quando mi tocca, poteri spenti di colpo… meglio tralasciare.

“Si è appena trasferito qui dal Nuovo Messico”, aggiungo, sperando che basti fino all’arrivo dell’auto.

“E dove stavi precisamente nel Nuovo Messico?”, sorride lei, guardandolo. Che sia caduta anche Sabine nel calore del suo sguardo?

“Santa Fe”, risponde Edward, sorridendole di rimando.

“Ho sempre voluto andarci; mi dicono sia un posto fantastico”.

“Mia zia fa l’avvocato e lavora tantissimo”, mormoro, concentrandomi nella direzione in cui dovrebbe arrivare la nostra auto. Dieci secondi. Nove, otto, set…

“Stiamo tornando a casa, ma se vuoi venire con noi ci farà molto piacere”, gli propone Sabine.

È impazzita? E soprattutto, come ho fatto a non rendermi conto che stava per dirlo?

Ho la lingua pietrificata. Guardo Edward con occhi sbarrati, pregandolo silenziosamente di rifiutare. Lui risponde: “Grazie davvero dell’invito, ma devo andare anch’io”.

Indica qualcosa alle sue spalle con il pollice; automaticamente mi giro e la vedo.

Una ragazza bellissima, con una lunga lingua di capelli color fuoco. Ha un vestito nero provocante e un paio di sandali con un tacco vertiginoso.

Mi sorride, ma senza alcuna gentilezza.

È buio, ma riesco a vedere chiaramente le sue labbra rosse e lucide piegarsi leggermente. La sua posa, il modo in cui tiene il mento leggermente in avanti, la fronte piana, mi danno la sensazione che vedermi accanto a Edward la diverta molto.

Mi sento insignificante pensando che sia la sua fidanzata, quindi mi giro verso di lui, sorprendendomi però di trovarlo a pochi centimetri dalle mie labbra, con la bocca leggermente schiusa. Il suo profumo è ancora più fantastico di quando credessi.

Mi sfiora una guancia, poi mi sistema i capelli dietro l’orecchio, prendendo da lì un tulipano rosso e porgendomelo.

Il mio ricordo successivo è di me nella mia camera, intenta ad accarezzare i morbidi petali del tulipano. Mi serve per farmi capacitare che misteriosamente un tulipano è spuntato da dietro il mio orecchio e che, soprattutto, la primavera è passata da due stagioni.

Solo quando esco da quella specie di trans, che mi rendo conto che neanche la rossa aveva un’aura.

Incapace di continuare a pensare e farmi domande, appoggio la testa sul cuscino. Mi basta un attimo per cadere in un profondissimo sonno, tanto profondo che quando sento dei rumori nella mia stanza, non apro nemmeno gli occhi.

Riley, senti, so di averti trattato male e di aver urtato la sua sensibilità di ragazzina, ma ora vorrei veramente dormire. Non è stata una giornata facile e non ho voglia di giocare. Perché non ti presenti a un’ora più decente, invece che piombare in camera mia alle…”, apro gli occhi solo per guardare il display della sveglia, “alle 3.45? Potrai presentarti con il vestito da fata che avevo l’halloween dell’anno scorso, quando mi sono baciata con Jacob per la prima volta. Ma ora lasciami solo dormire”.

L’unico problema è che dopo aver detto tutte queste cose sono praticamente sveglia.

Quindi apro definitivamente gli occhi, mi tiro su, fulminando con gli occhi la figura che si è comodamente seduta sulla poltrona azzurra che ho davanti al letto.

“Ho detto che mi dispiace, va bene? Che altro devo dire per mandarti via?”.

“Riesci a vedermi?”, chiede, allontanandosi da lì.

“Certo che ti ve…”. Mi interrompo subito, rendendomi conto che la voce è affatto quella di Riley.

 

 

Questo capitolo doveva essere diviso in due. Ma poi sarebbero venuti troppo corti, quindi ho deciso di gestire cosi la cosa. Spero che non vi abbia annoiate, ma visto che molte di voi hanno chiesto di scrivere di più, magari la cosa vi può far piacere.

 

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Grazie mille ai 7 che hanno recensito (possiamo fare di meglio, no?).

 

 giugiu182 [Contatta]

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 15/08/10, ore 04:45 - Capitolo 5: Capitolo 5

Non ce la posso fare a scrivere quella storia! Non so perché! Mi blocco in una maniera assurda… :S Scusa davvero… ma non so che fare per superare la cosa. Non mi viene neanche da aprire la sua pagina di word. Far parlare Edward e Rosalie… forse è che non so come far andare avanti le cose, non so come potrebbero venire fuori dalla (posso dirlo?) merda che quei due hanno creato. Help.

 

 vanderbit [Contatta]

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 13/08/10, ore 01:20 - Capitolo 5: Capitolo 5

Grazie per aver recensito ogni capitolo, ho apprezzato davvero tantissimo. Anche leggere le domande che spontaneamente si formano nella vostra testa una volta letto il capitolo mi entusiasmano. Grazie. Un abbraccio.

 

 luisina [Contatta]

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 12/08/10, ore 19:54 - Capitolo 5: Capitolo 5

Cara, ho deciso che aspetterò sempre che tu recensisca prima di aggiornare xD può sembrare una specie di ricatto ma non lo è; mi piace troppo leggere cosa pensi, non posso farne a meno! Ho fatto il capitolo trppo lungo? È stato noioso?  Sbizzarrisciti e dimmi tutto quello che pensi. Un bacione.

 

 Aly92 [Contatta]

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 11/08/10, ore 22:34 - Capitolo 5: Capitolo 5

Forse il fatto che nessuno abbia mai pensato a un Mike spiritoso e affidabile lo ha reso antipatico. Ma se ci pensi, anche nella saga, se non fosse per il fatto che è cotto di Bella, sarebbe potuto essere un personaggio simpatico. Grazie per tutti i complimenti, davvero. Spero recensirai anche questo capitolo e mi scriverai cosa ne pensi . un abbraccio.

 

 pinadeipinozzi [Contatta]

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 11/08/10, ore 17:52 - Capitolo 5: Capitolo 5

Ciao! È da molto che segui questa storia? Beh, che tu sia “nuova” o no, sono molto contenta che tu abbia recensito. Grazie.

 

 Dreamerchan [Contatta]

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 11/08/10, ore 16:35 - Capitolo 5: Capitolo 5

Spero che questo lungo capitolo abbia placato almeno in parte la tua curiosità. Ma sospetto che ti siano saltate in mente ancora più dubbi! Mistero!:) un abbraccio.

 

 rodney [Contatta]

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 11/08/10, ore 16:19 - Capitolo 5: Capitolo 5

Cercherò di non sparire di nuovo. Però ti assicuro che non abbandonerò questa storia, quindi anche se per un po’ non vedrai gli  aggiornamenti, tu aspettami. Tornerò sempre! Un abbraccio.

 

Grazie a tutti.

A presto.

  
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