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Autore: LauraStark    19/08/2010    1 recensioni
Introduzione modificata. E' vietato l'uso del tag br all'inizio e/o alla fine dell'introduzione.
Rinoa81, assistente amministratrice.

I protagonisti sono i figli del magico trio e di altri personaggi presenti nella saga di Harry Potter, e questa FF parlerà di avventure e amori che attendono questa New Generation. E' la prima volta che scrivo una FF su HP ma spero che possiate apprezzarla :) l'inizio del nuovo anno scolastico apre questa storia e i nostri giovani eroi dovranno cavarsela tra guai, nuovi professori poco simpatici e sfide che metteranno alla prova i rapporti tra i vari protagonisti.. non voglio svelarvi altro.. per il momento, vi auguro buona lettura!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti ^^
Va bene, capita l'antifona, sta storia sta avendo successo zero, mi arrenderò ai fatti xD ma siccome io sono una persona molto antipatica, continuo a pubblicare capitoli, oh u.u ah tra l'altro il mio word ha continuato a funzionare benissimo, così ora ho già tre capitoli conclusi che aspettano solo di essere pubblicati xD
By the way, dopo questo aggiornamento, tornerò a pubblicare solo dopo il mio compleanno, che se vi interessa è il 1° settembre (Si beh, come regalo potreste leggere e commentare, no? *-*) Perchè solo dopo quella data? Boh così, tanto per. Ogni tanto un treno mi passa sulla testa e divento improvvisamente scema *_* comunque, ciancio alle bande, per chi è interessato, buona lettura, sennò ciccia XD
Ricordatevi che vi amo sempre e comunque o/

CAPITOLO SETTE



“Ho capito bene?” chiese in un sussurro Albus al fratello, che guardava il nuovo professore con occhi sgranati.
“Non può essere.. insomma, non è possibile, giusto?” Rose cercava di essere razionale.
“Evan Wright.. Black.” Disse Lily, non riuscendo a credere alle sue stesse parole “Ma suo padre.. chi sarebbe?”
“Se fai due conti e lo guardi bene, direi che è inevitabile dire che suo padre è Sirius Black. Il padrino di papà.” Fu James a rispondere, che non riusciva a staccare gli occhi dall’uomo. Suo padre aveva mostrato loro delle foto del suo defunto padrino, e il professore gli assomigliava davvero tantissimo. Era molto attraente, senza ombra di dubbio, nonostante dovesse avere una quarantina di anni. Lineamenti aristocratici ma gentili, riccioli scuri, profondi occhi grigi e un sorriso amichevole. Aveva spalle ampie e un fisico asciutto, il tutto fasciato da un maglione grigio, un paio di pantaloni scuri e un mantello nero come la notte. Tutti in sala l’avevano accolto con un applauso, i più non ricordando nemmeno il nome della nobile Casata dei Black, ma qua e là vi erano stati dei sussurri stupiti, com’era accaduto nel gruppo Potter - Weasley.
“Per tutti i mutandoni di Merlino!” mormorò Hugo, la polpetta infilzata nella forchetta ancora a mezz’aria, gli occhi fissi sull’uomo “Sembra proprio Sirius Black.”
“Credete che papà lo sappia?” domandò Lily, mordendosi il labbro.
“Se volete sapere la mia” cominciò Rose “Nemmeno Sirius lo sapeva. Di avere un figlio intendo.”
Si accorsero che tutti avevano ripreso a mangiare e chiacchierare, mentre Evan Black si era seduto tra Vitious e Hagrid, il quale lo stava fissando con tanto d’occhi, indeciso se dirgli qualcosa o meno.
“Credo che farò un salto alla guferia.” Annunciò James, alzandosi da tavola “Credo che papà dovrebbe saperlo.” Detto questo si allontanò, non accorgendosi che il fratello e la sorella si erano alzati per seguirlo. Uscito dalla Sala Grande, sentì i passi dei due dietro di sé e si voltò.
“Che fate voi due?” chiese senza fermarsi.
“Mi sembra ovvio no? Veniamo con te.” Disse tranquillamente Lily.
“Non ce n’è bisogno. So ancora scrivere una lettera, sai?”
“Oh lo so. Ma so anche che hai una strana malattia chiamata ‘ingigantire i fatti’, quindi sei da tenere d’occhio.” Annuì seria. James la fulminò con uno sguardo, mentre Albus si limitò a cercare di trattenere un sorriso. Arrivati alla guferia, si misero a cercare Chester, il gufo reale di James. Non era difficile da trovare: era completamente nero, tranne per la testa candida, che spiccava in mezzo a tutti quei colori scuri.
“Come diavolo si fa a chiamare un gufo Chester? Non smetterò mai di chiedermelo.” Sussurrò Lily ad Albus, che sghignazzò, mentre James aveva appena trovato il volatile.
“Ciao campione! Devi consegnare una lettera a papà, okay?” per tutta risposta, il gufo stridette e gli becchettò un dito. Il ragazzo si voltò verso i fratelli “Avete una pergamena e una piuma?”
“Certo Jamie, io vado in giro con pergamene nelle mutande e piume d’oca infilate nel..”
“Albus, per Merlino! Che immagine orribile!” lo bloccò sua sorella, disgustata.
“Per tua informazione, stavo per dire ‘infilate nell’orecchio.” la guardò con le sopracciglia alzate e un’aria spazientita.
“Bene, se avete finito, voi due.” Disse James. Estrasse la bacchetta e formulò un Incantesimo d’Appello.
Accio Pergamena e Piuma!
In pochi secondi, una pergamena e una bella piuma d’oca nera arrivarono nella guferia. Lily, con i suoi riflessi da Cercatrice, li acchiappò per prima.
“Ehi! La lettera la scrivo io, dammi qua!” esclamò il fratello, contrariato.
“Jamie, io ho una scrittura molto più chiara della tua, e una padronanza dell’inglese assai migliore, nonostante abbia tre anni meno di te.” Gli disse con un sorrisino. Quello fece una smorfia e prese a borbottare, guardando la sorella appoggiarsi ad uno scaffale e mettersi a scrivere. Dopo qualche minuto porse a James la lettera. Albus gli si affiancò per leggerla.

Caro papà, Qui a Hogwarts sta andando tutto bene, le lezioni procedono a meraviglia e il freddo si avvicina sempre di più. Anche Al e Jamie stanno bene e ti mandano i loro saluti.
Ti scrivo perché questa sera è arrivato un nuovo professore. Ti spiego: la professoressa Graham, di Trasfigurazione, ha dovuto abbandonare la scuola per motivi personali e, a quanto pare, non tornerà. E fin qui, dirai, che c’è di strano? Bene, quello che è strano è il nome del sostituto. Ora, per favore, assicurati di essere seduto sulla tua comoda poltrona e di non avere nulla in mano. Si chiama Evan Wright Black. E assomiglia tremendamente a Sirius. Non so se lo sapevi o meno, che aveva un figlio che ha più o meno la tua età, ma noi volevamo comunque fartelo sapere. Ci sentivamo in dovere di farlo, in effetti.
Aspettiamo una tua risposta. E, per favore, non fare cose avventate tipo presentarti a scuola in pigiama, okay?
Ti voglio bene
Lily.


“Direi che va bene.” disse Albus, annuendo.
“Potevi anche mettere i nostri nomi, comunque.”
“Oh ti prego Jamie, smettila di fare il bambino e togliti quel broncio dalla faccia!” gli disse la sorella, esasperata. Il fratello gli fece una linguaccia, ripiegò la lettera e la legò alla zampa del suo gufo.
“Vola a casa e consegnala a papà. Non portargliela in ufficio, per carità! O rischia un infarto al lavoro.” Il gufo tubò affettuosamente e spiccò il volo, le grandi ali dispiegate contro il vento freddo di Ottobre.
“Dai, torniamo in Sala Grande. Io non ho ancora mangiato il dolce, e non ho intenzione di perdermelo!” esclamò James, massaggiandosi la pancia.
Quando rientrarono, i tavoli erano già stati sgombrati e gli studenti stavano cominciando ad alzarsi. James cominciò a lamentarsi del suo mancato dolce, mentre Albus corse verso Rose: lui non era un Prefetto, ma faceva volentieri compagnia alla cugina mentre si assicurava che gli che gli studenti tornassero nel Dormitorio. Lily, non sopportando un minuto di più il fratello che continuava a lagnarsi, scappò verso Hugo e Lucy.Rimasto solo, il più grande dei Potter si voltò verso il tavolo Corvonero, intravedendo i biondi capelli di Sofia. Quella voltò lo sguardo verso di lui, regalandogli un sorriso. James rispose al gesto,unendosi poi ai suoi compagni Grifondoro, ripensando al tempo che avevano trascorso insieme quel pomeriggio, bevendo Burrobirra e chiacchierando del più e del meno. Giunto in Sala Comune, il sorriso non l’aveva ancora abbandonato.

Il giorno dopo, i primi ad assistere ad una lezione di Evan Black furono quelli del terzo anno di Grifondoro e Tassorosso. Lily cercò di sedersi il più vicino possibile alla cattedra, ritrovandosi così in prima fila. Hugo la seguì, sedendosi accanto a lei e chiedendole perché mai si fosse messa così vicino alla cattedra: lei aveva sempre odiato stare nei posti davanti.
“Perché voglio inquadrare questo presunto figlio di Sirius. Insomma, potrebbe sempre essere un impostore, no?” disse lei con un nota di incertezza. Il cugino inarcò un sopracciglio.
“Oh andiamo Lils, ma l’hai visto in faccia? E’ uguale a Sirius Black! Noi non l’avremo mai conosciuto, ma le foto non mentono.” Disse il ragazzo, fermamente convinto. Lily fece per rispondere ma sentì la porta aprirsi e il professore entrò in aula, con un sorriso stampato in faccia.
“Buongiorno a tutti.” La sua voce era molto profonda, ma aveva una sfumatura calda, gentile. Gli studenti risposero al saluto all’unisono, ma Lily non si unì. Era troppo concentrata sul volto dell’uomo.
“Come credo sappiate tutti, sono il professor Evan Wright Black e sostituirò la professoressa Graham fino a tempo indeterminato. Spero che il mio metodo non differisca troppo dal suo.” aggiunse, sempre sorridendo “Bene, la mia collega mi ha lasciato il programma e mi ha fatto sapere dove siete arrivati. A quanto pare, per oggi avreste dovuto esercitarvi nell’Incantesimo Lapifors. Qualcuno sa dirmi di cosa si tratta?” chiese con un’occhiata a tutta la classe. Qualche mano si alzò timidamente in alto, tra cui quella di Lily. Il professore le fece un cenno, invitandola a rispondere.
“Il Lapifors è un incantesimo che viene utilizzato per trasfigurare oggetti, o persone, in conigli.”
“Esattamente. È in grado di metterlo in atto, signorina..?”
“Potter. Lilian Potter.” Vide un lampo di riconoscimento negli occhi dell’uomo quando pronunciò il proprio nome. La giovane sostenne per un po’ il suo sguardo, poi afferrò la bacchetta e effettuò l’incantesimo, trasfigurando una tazza in un perfetto coniglietto bianco.
“Benissimo, signorina Potter. Venti punti per Grifondoro.” Le rivolse un sorriso cordiale, al quale Lily rispose cortesemente. La lezione procedette tranquilla e il professor Black si rivelò molto bravo e assai meno sfiancante della Graham. Una volta conclusa l’ora, Lily fece per uscire con i suoi cugini ma cambiò idea.
“Andate avanti, vi raggiungo subito.” Disse loro con un sorriso. Hugo la squadrò per un attimo, facendo scorrere lo sguardo da lei al professore, poi scosse la testa e uscì, affiancato da Roxanne. Lily si avvicinò al professore, che in quel momento le dava le spalle. Diede un lieve colpo di tosse, e quello si voltò.
“Oh Lilian.” Le disse con un mezzo sorriso “Dimmi pure.”
“Non vorrei sembrarle sfacciata..”
Ma sicuramente lo sembrerò pensò con un sorrisino.
“Volevo chiederle se per caso lei non sia figlio di Sirius Black.” Disse senza girarci troppo attorno. Non era una vera domanda, perché Lily sapeva che Sirius era suo padre. Semplicemente, voleva sentirselo dire. Il professore rimase interdetto, forse un po’ stupito dal comportamento di quella, all’apparenza, brava e dolce ragazzina. Aprì bocca per rispondere, ma Lily non ebbe mai una risposta, perché la porta dietro di loro si aprì con un tonfo. La ragazza voltò velocemente la testa, fulminando con lo sguardo chi si era intromesso: incontrò i brillanti occhi verdi di suo padre.
“Lily, non dovresti essere a lezione?” chiese Harry alla figlia. Per tutta risposta, Lily tornò a guardare il professore e gli fece un sorriso innocente.
“Già, dovrei proprio! Arrivederci, signore.” Si mise a tracolla la borsa e passò di fianco al padre, ignorando lo sguardo che le stava lanciando. Si chiuse la porta dietro e rimase qualche minuto a pensare se rimanere ad origliare o meno. Poi decise che non era il caso: sicuramente suo padre se lo sarebbe aspettato e avrebbe fatto un Muffliato alla porta o qualcosa del genere. Sbuffando e buttandosi all’indietro i capelli, la ragazzina si avviò verso l’aula di Difesa Contro Le Arti Oscure.

Quando aveva ricevuto la lettera da sua figlia, stava facendo una tranquilla colazione con Ginny prima di recarsi al lavoro. Il gufo di James aveva cominciato a becchettare impaziente il vetro della finestra. Harry si era alzato per aprirgli e quello, per tutto risposta, aveva arruffato le penne e teso la zampa, impaziente. Una volta slegatagli la lettera, il volatile si era fiondato sulla tavola, vicino a Ginny, in cerca di qualcosa da mangiare. Era turbolento e travolgente proprio come il suo padrone.
“Cos’ha combinato Jamie stavolta?” gli aveva chiesto la moglie, tenendo tra le mani una tazza fumante di the caldo. Harry si era nuovamente seduto a tavola, aveva aperto la lettera, notando subito la calligrafia piccola e ordinata di sua figlia.
“Non è di James, l’ha scritta Lily.” E, detto questo, le poche righe scritte da sua figlia gli avevano fatto perdere qualche battito. Ginny doveva essersi accorta che il colore aveva abbandonato il suo volto, perché gli aveva chiesto con tono preoccupato se andasse tutto bene. Non ricevendo una risposta, la donna gli aveva tolto la lettera di mano, facendo scorrere velocemente lo sguardo sulle parole. Quando aveva alzato lo sguardo per dire qualcosa, o almeno provarci, Harry si era già alzato e si stava abbottonando il cappotto.
“Dove credi di andare?” gli aveva chiesto minacciosa.
“Devo andare là Ginny. Devo vederlo, parlargli.. sapere se Sirius lo sapeva ma me l’ha sempre nascosto..”
“Harry, capisco che tu sia sconvolto, è una notizia piuttosto inaspettata.. ma non puoi fiondarti a Hogwarts senza preavviso, e senza esserti fermato a pensare almeno un attimo. E il lavoro poi!”
“Beh, sono o non sono il capo della sezione Auror? Manderò un gufo avvertendoli che oggi non posso andare, che è successo un imprevisto a scuola. Il che è vero, dopotutto.”
“Ma.. Aspetta Harry!” Ma lui non aveva lasciato finire la moglie: le aveva dato un veloce bacio sulla guancia e si era smaterializzato. Probabilmente tornando a casa lo aspettava una bella strigliata.
Arrivato davanti alla scuola, non aveva avuto problemi ad entrare e, incontrando fortunatamente la McGranitt nei corridoi, le aveva riferito il motivo per cui si trovava lì.
“I tuoi figli non potrebbero assomigliarti di più, Potter.” Disse la Preside, chiamandolo per cognome come usava fare ai tempi in cui insegnava all’uomo “Sempre ad immischiarsi in affari che non li riguardano. Comunque al momento il professor Black sta tenendo lezione, quindi dovrai aspettare che finisca. Suppongo tu ricordi dove si trovi l’aula.” Detto quello, la McGranitt si era allontanata lentamente, appoggiandosi ad un bastone. Ormai non era più quella di una volta, l’età si faceva sentire, e non poco.
Harry, arrivato davanti all’aula, aveva atteso che finisse l’ora di lezione. Aveva osservato tutti gli studenti uscire, intravedendo i capelli rossi di Hugo, ma non quelli di Lily. Aveva aspettato qualche secondo, poi era entrato, vedendo sua figlia e il professore parlare. Quello che aveva scritto Lily nella lettera era vero: era così simile a Sirius che ebbe quasi l’impressione di trovarsi davanti al suo fantasma. Aveva lasciato uscire la figlia dall’aula e ora erano lì, a osservarsi cauti. Fu l’altro a rompere il silenzio.
“Lei dev’essere Harry Potter.” Disse tranquillamente, infilando le mani in tasca.
“Così pare. E, a quanto mi è stato detto, lei dovrebbe essere Evan Black.”
“Evan Wright Black. Ma sì, sono io. Immagino che lei voglia sapere la stessa cosa che mi ha chiesto poco fa sua figlia Lilian.” C’era una nota divertita nel suo tono. Harry alzò un angolo della bocca, pensando alla sfacciataggine di sua figlia.
“Le chiedo scusa, ogni tanto Lily è un po’ impulsiva.”
Chissà da chi ha preso..
“Non c’è problema, capisco la sua curiosità. Anche se non l’ha mai conosciuto, immagino che essendo sua figlia abbia sentito molto parlare di mio padre.” Ammise infine il professore.
Harry se lo sentiva dentro che era la verità, ma sentirsi dire che l’uomo che aveva davanti era davvero il figlio di Sirius, lo scombussolò non poco.
“Quindi.. quindi è vero?” chiese dopo qualche secondo.
“Sì, era mio padre, ma non l’ho mai conosciuto. E ho saputo di lui solo recentemente.” Il suo tono era calmo, cordiale, ma Harry vi percepì una nota amara.
“Se volete accomodarvi” disse indicando con la mano una sedia “Vi offrirò una tazza di the e vi racconterò quel che so.. e lei potrebbe ricambiarmi il favore.” Aggiunse con un sorriso enigmatico.
“Certamente. Per iniziare, potremmo darci del tu.” E dicendolo gli porse la mano. L’altro la fissò per un istante, poi l’afferrò in una stretta decisa. Harry si accomodò su una sedia vicino alla cattedra ed entro breve si ritrovò con una tazza di the fumante.
“Il tuo nome però mi è famigliare” disse Harry, fissando il liquido scuro “Evan Wright.. hai frequentato Hogwarts, immagino.”
“Certo. Ero un Grifondoro, come te, ma non abbiamo mai parlato molto. Tu sei arrivato che io frequentavo il quarto anno e, diciamocelo, i ragazzi più grandi raramente si interessano ai nuovi arrivati. Certo, tu eri il Bambino Che E’ Sopravvissuto, e ovviamente eri sulla bocca di tutti. Ma, personalmente, preferivo spendere il mio tempo con gli amici e dietro le ragazze.” Disse ridacchiando. Harry lo imitò, pensando che anche Sirius, da quanto sapeva, era stato così da giovane.
“Quindi, come hai scoperto che Sirius era tuo padre?” lo incitò Harry. Evan si mise più comodo sulla sedia.
“L’ho scoperto solo quattro mesi fa, il giorno che è morta mia madre. Poco prima che il suo cuore cessasse di battere, mi disse che aveva bisogno di parlarmi di una cosa molto importante che riguardava il mio vero padre. L’unica figura paterna con cui avevo mai avuto a che fare era stato il suo compagno, Roger Walker, morto qualche anno fa. Comunque, mi raccontò che quando era all’ultimo anno di Hogwarts, ebbe una sorta di storia con Sirius Black, uno dei giovani più popolari e desiderati della scuola. Non fu una cosa duratura, Sirius pose fine alla storia dopo un paio di mesi, dicendo che aveva troppi pensieri per la testa e non voleva nulla di serio. Ma, a quanto pare, in quei due mesi nessuno dei due era stato molto attento, e mia madre rimase incinta. Mancavano solo tre mesi alla fine della scuola, così decise di continuare, tenendo nascosta la gravidanza a tutti, Sirius compreso. Dopo i M.A.G.O. non ebbe l’opportunità di parlare con Sirius, così se ne tornò nel Kent dai genitori, che presero la notizia abbastanza bene. Mia madre era arrabbiata e delusa e decise di dare la colpa a Sirius se era costretta a crescere un figlio da sola. In realtà non lo era: aveva i suoi genitori e un sacco di amici, ma si sentiva ferita e l’unica cosa che poteva fare era proprio quella di incolpare mio padre. Comunque, quando avevo cinque anni, si risposò ed ebbe altri due figli, i miei fratellastri Jane e Austin. Ha avuto una vita felice, anche se dopo quel racconto ho capito perché, alla notizia che Sirius Black era un Mangiamorte, rimase silenziosa e cupa per molti giorni. E anche perché, alla sua morte e alla notizia che in realtà non era un servo di Voldemort, si chiuse in camera a piangere.”
Harry era rimasto in silenzio per tutto il tempo. Fece per parlare ma si accorse che Evan non aveva ancora finito il suo racconto, quindi si portò la tazza alle labbra.
“Quando mia madre finì il racconto, ero così.. sconvolto che abbandonai mia moglie e mia figlia per due settimane. Un gesto stupido, lo so, ma era una scoperta troppo grande. Non sapevo come sentirmi ma, dopo una lunga riflessione, mi resi conto che ero orgoglioso di essere suo figlio. Ricordai di quell’articolo in cui parlavi tu stesso di lui, dicendo che grande uomo era stato e che mai e poi mai avrebbe tradito i tuoi genitori vendendoli a Voldemort. Per questo ho deciso di aggiungere il suo cognome.” Concluse, passandosi una mano tra i riccioli scuri. Harry sorrise a quel gesto: era una cosa che James faceva sempre e, da quanto gli era stato raccontato, anche Sirius e suo padre erano soliti farlo.
“Fai bene ad esserne orgoglioso” disse dopo qualche minuto di silenzio “Lui era la persona più vicina ad essere definita ‘famiglia’ che avessi mai avuto. Gli volevo molto bene , ma purtroppo non abbiamo passato molto tempo insieme. Non quanto avrei voluto almeno. Certo, dirlo di fronte a suo figlio, che non l’ha mai conosciuto, potrebbe sembrare una presa in giro, ma gli anni della mia adolescenza non sono mai stati facili e avere Sirius era un’ancora di salvezza allora. È sempre stato orgoglioso di definirmi il suo figlioccio e ha fatto tanto per me. Ho sognato un sacco di volte di andare a vivere con lui ma non ne abbiamo mai avuto occasione.” Harry era contento di parlare del suo padrino, ma al tempo stesso la cosa lo rendeva malinconico. Gli mancava così tanto, il caro vecchio Felpato.
“E lui.. com’era? Caratterialmente intendo.” Chiese Evan, lievemente imbarazzato. Harry gli sorrise cordiale e restarono un paio d’ore chiusi in quell’aula, accompagnati da the e biscotti, a ricordare l’uomo che Sirius Black era stato.

   
 
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