CAPITOLO VENTITREESIMO
IL CORNO DI GONDOR
Poi,
goffamente, Konstantin iniziò ad arrampicarsi lungo il pendio della duna.
Man mano
che procedeva, i rumori della battaglia si facevano sentire.
Sì, beh,
solo uno mezzo addormentato avrebbe potuto ignorarli. O un ubriaco. O uno
scemo.
O
Vanamir, che era tutte e tre le cose contemporaneamente.
Comunque.
Rapidamente,
raggiunse una posizione nascosta, alle spalle degli Orchi.
Si
acquattò fra i cespugli e…
- AHI!!-
Andael
emerse dalle frasche.
- AAAAH!-
strillò la ragazza, tappandosi poi la bocca per non attirare l’attenzione.(??)
- AAAAH!-
rispose Andael, per non essere da meno
- Ma che
ci fai, qui?- sibilò Konstantin, abbassandosi fra i cespugli
- Cercavo
di lanciare l’incantesimo della Pioggia di Lampi e Fuoco!-
- E
allora?-
- Non c’è
niente da fare. Non mi ricordo la formula. Ne ho provate sette diverse, e
l’unica cosa che sono riuscito a fare è stato far svenire quei vermetti
laggiù.-
Tre
piccoli lombrichi, infatti, stavano dormendo saporitamente.
- Andael,
siamo nel bel mezzo di una battaglia! Siamo gli eroi, che diavolo, non possiamo
restare nascosti in un cespuglio solo perché non ti ricordi un incantesimo!-
- Io sono
qui per questo valido motivo. Tu però che scuse hai?-
- Io ho
perso la spada mentre venivo qui. E’ caduta in una fossa.-
- E non
ti ricordi come si torna indietro.-
- E non
mi ricordo come si torna indietro.-
- Meno
male! Mi sono perso anch’io!-
Konstantin
sospirò, affondando la testa nelle frasche.
Andael la
guardò.
Era
bella, intelligente, era simpatica e sveglia (??), frizzante.
Era la
sua anima gemella, all’apparenza.
Ma,
chissà come e perché, non riusciva a sentirsi attratto nei suoi confronti. E
non era perché l’aveva vista mentre cercava di lavarsi i capelli nell’Anduin,
né perché non sopportava la sua minestrina liofilizzata, unico alimento che
Konstantin fosse in grado di cucinare senza dar fuoco a nessuno e senza
friggere l’accampamento…
Andael si
sentiva legato a quella pazza scatenata.
Ma sapeva
di non amarla. La conosceva meglio di chiunque altro, ma non l’avrebbe amata
mai.
- Andael!
A che pensi?-
- Penso…
penso che se strisciamo con calma, possiamo salire su un albero e tirare dei
sassi agli Orchi. Magari nel frattempo mi ricordo l’incantesimo…-
Andael
sbuffò. Konstantin sorrise
- Va
bene, ok. Se non c’è altro modo…-
- Signor
Vanamir?-
Vanamir
rotolò sul fondo della barca.
Sbavava
un pochino, e aveva baciato molto sensualmente uno dei remi.
Sam si
sedette su una roccia, e prese a pulire la sua padella.
Un ramo,
l’ennesimo ramo, colpì con violenza la faccia di Konstantin
- Andael!
Non è un’idea eccezionale, nascondersi sull’albero.-
-
Perché?-
- Perché
è febbraio, e non ci sono foglie! Ci vedranno tutti!-
- Non
preoccuparti, non credo che gli Orchi penseranno che stiamo assieme.-
Konstantin
si bloccò
- Pensi
che mi preoccupi di quello?- esclamò
- Dai,
stavo scherzando! Sei suscettibile, su questa storia dell’innamorarsi!-
- E’
perché non so come trattarvi. Non posso dire a tutti i maschi del mondo “no,
guardate, non provateci con me perché non c’è speranza, perché io sono
perdutamente innamorata del figlio di mio marito cosa che, peraltro, suona
piuttosto ambigua, e soprattutto crudele, perché lui non riuscirà mai ad amare
me”? Andael, non credo che funzionerebbe.-
- Dai,
magari prima o poi, Boromir crescerà.-
Konstantin
si sedette su un ramo, sospirando
- Sarebbe
bello.-
- Dai!
Avete più o meno tutta la vita per decidere se stare assieme o no!-
Konstantin
rabbrividì, ricordando il presentimento.
-… sì…-
mormorò, assorta.
Allungò
un braccio, afferrando il ramo superiore.
Poi il
Corno di Gondor riempì la conca, risuonando nell’aria, facendo vibrare le
foglie secche degli arbusti. Konstantin si spaventò, e cadde dall’albero.
Un Orco
particolarmente addormentato aveva perso il suo gruppo.
Si fermò
sotto un albero, appoggiò a terra l’arco e la rudimentale faretra, ed iniziò a
mangiare una galletta dall’aria verminosa. Fu allora che una ragazza dall’aria
persa gli crollò addosso.
-… signor
Orco?- chiese Konstantin, gentilmente.
Niente.
Il bestione rimase immobile, privo di senso.
-
Konstantin, stai bene?- mormorò Andael, abilmente nascosto dietro ad un nido
(peccato che il nido stesso fosse grande più o meno come la sua fronte, quindi
un nascondiglio piuttosto patetico)
- Sì, sì,
sto bene.-
La
ragazza abbassò lo sguardo. E notò l’arco.
In
quell’attimo, il Corno di Gondor suonò di nuovo.
Beh, se quello non era un segno, un modo di
Mandos (il suo Vala preferito. Nonché il mio. ndautrice) o di Lorien, per
convincerla a darsi una mossa.
- Konstantin,
che vuoi fare?- la chiamò Andael.
Ma la
ragazza era già corsa via, guidata dall’istinto, dall’amore, e da quel casino
immenso che indicava un vicino scontro Orchi contro Eroi.
- Non
posso più aspettare!- strillò Charanna.
Haldir,
esasperato, rinunciò all’idea di finire con calma il turno di guardia.
Bloccò la
fidanzata, tenendola per gli avambracci
- Char,
ormai
- Sì,
beh, ma quando mai quel dannato coso
ha mostrato qualcosa di buono?-
Charanna
imprecò in modo poco signorile.
- Chi te
li insegna, certi termini?- chiese Haldir, incapace di trattenersi
- Temo di
essere stata io.-
Il
Galadhrim sbuffò.
Comodamente
sdraiata su una tettoia sottostante, c’era quell’Elfa.
Da un
po’, era ospite di Galadriel, anche se tutti potevano giurare di non averle mai
viste parlare. Comunque, quella ragazza riusciva a farlo incazzare con
un’abilità più unica che rara.
In quel
preciso istante, stava fumando qualcosa dall’odore penetrante, passandosi
ritmicamente una mano fra i capelli scuri.
Ogni
tanto, giocherellava con una strana ciocca viola.
- Ikar…-
Charanna si sedette sul parapetto, voltandosi verso l’amica -… che ci fai qui?-
“Dato che
Saruman mi ha finalmente contattata e mi ha detto di raggiungere gli Orchi ad
Amon Hen per dare loro una mano –pardon, una zampa – per ammazzare i compagni,
rapire gli Hobbit e rendere inoffensivo Andael, mi stavo preparando per
partire”.
No,
decisamente indelicata.
“Niente,
passavo per di qua e ho pensato di salutarti”
No,
niente di più falso.
- Tuo
fratello mi ha detto quello che hai visto nello Specchio.- disse.
Non era
una vera menzogna.
Celeborn
l’aveva detto a Gwaihir, prima che lui partisse assieme a Gandalf.
E Gwaihir
l’aveva detto a lei. E lei aveva sentito un tuffo al cuore.
Sì. Si
era quasi affezionata alla Compagnia. Non voleva permettere agli Orchi di
ammazzarli tutti. E per questo era andata a cercare Charanna, l’unica nei
dintorni a poterla aiutare, a poter andare con lei a soccorrere gli sventurati
eroi.
- Io…
penso che siano ad Amon Hen.- proseguì – e che siano nei guai.-
Charanna
stette immobile per una manciata di secondi, come valutando la situazione.
Poi si
voltò verso Haldir ed esclamò, trionfante
- Te
l’avevo detto!!-
Tornata
seria, si voltò verso Ikar
-
Dobbiamo andare a salvarli!- esclamò.
Oh,
dannazione. Suonava così maledettamente
eroico!
Ikar ammiccò,
complice come non si era mai sentita
- Salta
su, ragazza.-
Nascosta
alla meglio, Konstantin si accorse che la battaglia stava degenerando.
La
“battaglia”, poi…
Insomma,
quell’esibizionista del suo figliolo
non era proprio capace di tenersi fuori dai guai! Sembrava che l’intero
squadrone Orco si fosse riversato attorno a lui.
- Prendi
la mira…- si ripeté Konstantin, per la centesima volta.
Il piano
era semplice. “Coprigli le spalle, finché non arrivano i rinforzi.”
Era
l’unica cosa veramente utile. Lei, senza spada né picca, sola con un arco
trovato quasi per caso, lei, imbranata come una foca… gli sarebbe stata solo
d’intralcio.
Se
riusciva a comportarsi da bravo arciere, però, aveva qualche speranza di
aiutare.
La mano
le tremava, mentre tendeva l’arco degli Orchi, troppo grosso e robusto per le
sue dita snelle. Rabbrividì, quando vide un Uruk prendere di mira Boromir
- Guarda
bene dove tiri.- si disse
L’Uruk-hai,
sull’altro versante non si faceva altrettanti problemi.
Più
allenato, oltre che più sveglio della media, fece partire il dardo.
Ringhiò,
soddisfatto, quando il colpo raggiunse Boromir
- Ok, signori Valar, se mi avete
mai voluto bene nel corso della mia vita, questo è il momento migliore per
dimostrarlo..-
mormorò Konstantin, stringendo i denti – Fate in modo che io mi ricordi cosa
Haldir ha cercato di insegnarmi e possa fare secco quel maledetto Orco. Qui,
ora, adesso, subito. Per dirla meglio. Hic et Nunc!-
Scoccò la
freccia.
Quella
volò, dritta, per un lasso di tempo interminabile.
Il suo
sibilo si mescolò ad uno strozzato gorgoglio.
E, per la
prima volta, il suo bersaglio si abbatté al suolo.
FINE CAPITOLO
VENTITREESIMO
Santo
Cielo, santo Cielo! Io ancora non ci credo, ma sto per finire anche questo
capitolo della saga di Andael. Come avrò già detto negli scorsi aggiornamenti,
questo episodio ha avuto una sorte un po’ più travagliata del precedente, anche
se mi sta soddisfacendo lo stesso. Sì, beh, sto cominciando ad essere
ripetitiva!
Alla
prossima!
Ringraziamenti
Evening_Star: tu non puoi immaginare quanto la
tua recensione, sempre lì, simpatica e puntuale, mi ridia la carica! Beh, sono
felice di sapere che ti saresti inchinata al fine ultimo, ma sappi che non ce n’è
bisogno! Vogliamo un “e vissero sempre felici e contenti”!!
KISSES!
Char--