Ebbene sì, ci siamo! Il tanto atteso capitolo! Ma prima di dirvi due paroline su di lui, vi comunico che ho deciso che posterò un capitolo alla settimana: ogni venerdì avrete l’aggiornamento. E’ stata una decisione sofferta, ma purtroppo non posso farne a meno. Adesso devo seriamente studiare (sennò chi lo passa l’esame di tirocinio? T.T ) e da ottobre riprenderanno i corsi che mi occuperanno gran parte della giornata. Ma non preoccupatevi, la vostra impavida scrittrice (ahah, ma dove? XD ) approfitterà di ogni momento morto per scrivere * faccina eroica *
La parte mielosa da fare entrare in
coma glicemico per questa volta la evito dai :P Vi dico solo grazie per continuare
a leggermi, farmi capire che apprezzate ciò che scrivo. Non sapete quanto
significhi per me <3
Bon, ora parliamo del capitolo :D
Finalmente il tanto (spero xD )
capitolo è arrivato: la festa di Halloween. Vi avviso, in word questo capitolo
mi è venuto lungo 14 pagine, il font era Trebuchet MS grandezza 11. Questo per
dirvi che penso vi ruberà un po’ di tempo leggere XD Oltre a questo…quando
vedrete gli asterischi accanto a dei nomi è perché ho fatto delle precisazioni
che troverete alla fine del capitolo. Cos’altro dirvi? Bhè, sono parecchio
soddisfatta di questo capitolo, ci ho messo veramente tanto a scriverlo (5
giorni). Spero di non deludere le vostre aspettative, è un punto cruciale per
la relazione Alistair&Hermione.
Bhè, a questo punto penso di avervi
detto tutto .-.
Spero commentiate in tanti…altrimenti
vi crucio tutti u.u xD Ok, serietà u.u LoL xD Vi dirò, sono molto insicura di
ciò che scrivo e sapere che ciò che scrivo vi piace…bhè, mi rendete felice (:
Ora vi lascio veramente al capitolo!
Ah, no! Un’altra cosa prima XD Vorrei
chiedervi una cosa: se c’è qualcuno che ama disegnare e a voglia, farebbe dei
disegni su questa fan fiction? Vi ringrazio anticipatamente (anche se nessuno
dovesse proporsi :D ) (:
Buona lettura!!!!
Chapter XIV:
Halloween
“The smile on your face lets me know that you need me,
there's a truth in your eyes saying you'll never leave
me,
the touch of
your hand says you'll catch me wherever I fall.
You say it
best when you say nothing at all”
-
When you say nothing
at all, Ronan Keating –
Finalmente,
il giorno tanto atteso: Halloween era arrivato. Tutto il castello era eccitato,
persino Mastro Gazza era curioso di scoprire cos’aveva architettato Silente.
Tutti i ragazzi, a partire dal quarto anno,
avrebbero partecipato alla festa, mentre quelli di primo, secondo e terzo anno
avrebbero semplicemente partecipato al banchetto, per poi tornare nelle
rispettive Sale Comuni, dove avrebbero festeggiato tra loro. In ogni parte del
castello si potevano vedere ragazze che si consultavano sul vestito, che
chiedevano consigli, si scambiavano matite, mascara o eye-liner resistenti a
tutto.
Seduto sul proprio letto, Eric si piegò per
allacciarsi le scarpe mentre dal bagno giungeva la voce di Alistair. Lanciò un
acuto che avrebbe spaccato persino dei vetri infrangibili da tanto era stonato
e il biondo rabbrividì.
“Al, muoviti! O almeno piantala di cantare,
mi stai uccidendo le orecchie!” Urlò ed in risposta ricevette un altro
terribile acuto.
Scosse il capo, sbuffò, si sdraiò sul letto
puntellandosi con un gomito ed iniziò a sfogliare distrattamente una rivista
sul Quidditch, soffermandosi sulle foto delle Holyhead Harpies.
“Ehy, guarda che se devi giocare con il
piccolo Stan ti conviene farlo stanotte! Tra poco inizia la festa!” Urlò
ancora, sempre più interessato all’articolo sulla squadra interamente
femminile.
“Perché urli?” Chiese Alistair uscendo dal
bagno.
Eric sollevò lo sguardo dalla rivista e lo
guardò: aveva i capelli bagnati, le goccioline d’acqua disegnavano lunghi
percorsi lungo il suo petto, una sottile striscia di peluria scura partiva
dall’ombelico fino a nascondersi sotto l’asciugamano che aveva stretto in vita,
in mano lo spazzolino da denti. Scosse il capo e fece schioccare la lingua.
“Che c’è?” Domandò Alistair, iniziando a
spazzolarsi i denti.
“Mi fai schifo. Non fai sport e non hai un
filo di grasso.” Tornò ad osservare le ragazze mezze nude.
“Guarda che sei tu quello fisicato!” Esclamò
tornando in bagno.
“Sì, ma io faccio sport! Corro, faccio
flessioni, gli addominali e faccio Pluffanuoto!*” Gli ricordò.
“Eh, madre natura è stata generosa con me!”
“Si, vabbè! Però ti vuoi muovere! Voglio
arrivare presto alla festa che devo riempire di Whisckey Incendiario il punch!”
Chiuse la rivista e la lanciò sul letto di Kain.
“Vuoi fare ubriacare tutti?”
“No, mi importa fare ubriacare solo una
ragazza. Ma se tutto va bene non ce n’è neanche bisogno” Sorrise malizioso,
sperando che il suo piano funzionasse.
Alistair sbucò sulla soglia del bagno, l’asciugamano
ancora stretto in vita, l’aria severa.
“Che diavolo hai intenzione di fare?”
“Niente.” Rispose innocentemente il biondo.
“Ti conosco. Chi ti vuoi portare a letto?”
Mise le mani sui fianchi.
“Perché pensi subito male?” Si finse
addolorato e fece tremare il labbro inferiore. “Io sono un angioletto.” Si
disegnò un’aureola sopra la testa compiendo gesti circolari con una mano.
“E io sono una donna.” Borbottò il moro
tornando in bagno.
“Eddai, Al, non fare il moralista!” Allargò
le braccia e le fece ricadere lungo il corpo. “L’abbiamo fatto tutti! Anche tu!
Per caso ti sei dimenticato che l’anno scorso hai continuato ad offrire
Burrobirre corrette a quella ragazza del terzo anno di Tassorosso? Com’è che si
chiamava?” Sorrise al ricordo.
“Non mi ricordo.” Urlò il ragazzo,
sovrastando il rumore dell’acqua che scorreva nel rubinetto.
“Alice Kingston! Sbaglio o l’hai rivoltata
come un calzino?” Domandò ridendo.
“Più che altro è stata lei a rivoltarmi! Mi
ha praticamente violentato!” Si giustificò uscendo dal bagno con indosso solo i
boxer attillati.
“Buona la scusa!” Si accese una sigaretta.
“Comunque, ci sarà anche lei?”
“Uh-uh.” Annuì e si avvicinò al proprio
armadio.
“Che farai se sarà con Sfigato e Pel Di
Carota?”
“Non chiamarli così. Hanno un nome: Potter e
Weasley.” Alistair prese un paio di jeans chiari e tutti strappati. “E non
preoccuparti.” Aggiunse indossandoli.
“Io non mi preoccupo, avrò da fare. Lo dico
solo per te.” Si strinse nelle spalle.
“Eric, si può sapere che diavolo hai
intenzione di fare?” Gli domandò voltandosi verso di lui, un sopracciglio
inarcato.
“Tu non preoccuparti.” Gli sorrise.
“Sì che mi preoccupo. Quando fai così sei
preoccupante. Va sempre a finire che le prendi dal ragazzo di quella con cui
vai a letto.”
“Quando mai?” Roteò gli occhi al cielo.
“Mah, devo per caso ricordarti di Gerald
Knife? Il Corvonero che ti ha schiantato facendoti picchiare la testa? O per
caso Fred Weasley che t’ha rotto il braccio?”
“Lui è stato scorretto! Ha usato un bolide
mentre guardavo gli allenamenti!” Si lamentò.
“Forse non dovevi farti vedere mentre ti
intrattenevi con la sua ragazza. Potevi evitare di fartela sul campo da
Quidditch.”
“Dettagli insignificanti.” Si strinse nelle
spalle.
“Mica tanto.” Prese una camicia a mezze
maniche bianca, la indossò ed iniziò ad abbottonarla. “Di chi stiamo parlando?”
“Non te lo dico!” Sbuffò incrociando le
braccia al petto come un bambino che era stato sgridato per avere mangiato la
cioccolata.
“Eric, per l’amor di Merlino, per una buona
volta vuoi fare l’adulto?” Prese il gilet.
“Non vedo perché dovrei farlo.” Sorrise
divertito.
“Idiota!” Sussurrò Alistair, tornando in
bagno.
“Che vuoi che sia, dai! Ho 17 anni, mi
voglio solo divertire! Ho bisogno di divertirmi!”
“Ho capito, ma non puoi sceglierti una ragazza
single?” Urlò.
“Senti da che pulpito viene la predica!”
Spalancò gli occhi increduli. “Prima che prendessi questa brutta malattia per
la Sangue Sporco eri esattamente come me! Anzi, se non ricordo male, preferivi
se le ragazze erano fidanzate. Dicevi che era una sfida più divertente, che il
brivido della caccia aumentava il piacere!”
“Questo succedeva l’anno scorso. Le cose
sono cambiate.” Gli fece notare uscendo dal bagno.
“Come cavolo di sei conciato?” Gli chiese
scioccato indicandolo.
Alistair si osservò allo specchio: attorno
ai suoi occhi aveva disegnato due grossi cerchi neri e quello sinistro era
attraversato da tre strisce verticali equidistanti, indossava un gilet nero,
una camicia bianca a mezze maniche e dei jeans chiari strappati.
“Perché, che cos’ho di sbagliato?”
“Sembri il cantante delle Sorelle
Stravagarie!”
“Allora sono riuscito nel mio intento.” Fece
un sorriso a trentadue denti ed afferrò la giacca nera che aveva abbandonato
sul letto. “Tu invece? Da che ti sei vestito?”
“Da uno che è stato accoltellato.” Mostrò la
camicia bianca strappata, sporca di quello che somigliava a sangue.
“Parecchio d’effetto, devo dire.” Approvò il
moro, indossando la giacca.
“Lo so, lo so.” Sorrise orgoglioso,
sistemandosi la camicia.
“Ok, io sono pronto.” Disse Alistair.
“Era ora!” Esclamò Eric.
“Dai, andiamo.” Sorrise e mise un braccio
attorno alle spalle dell’amico. “Ci aspetta una grande notte!”
“Assolutamente.” Sorrise malizioso.
Pochi attimi dopo, i due Serpeverde
lasciarono la Sala Comune e si incamminarono verso la Sala Grande. Già prima di
salire la scala che conduceva alla Sala d’Ingresso iniziarono a sentire della
musica a tutto volume. Si guardarono, sentendo l’eccitazione scorrere nelle
loro vene, e si unirono alla piccola folla che si stava accalcando per entrare.
“Ci siamo.” Sussurrò eccitato Eric.
“Sì,
ci siamo.” Alistair sorrise, mise un braccio attorno alle spalle dell’amico ed
insieme entrarono nella Sala Grande.
Entrambi si fermarono, si guardarono attorno
e rimasero a bocca aperta. I tavoli delle quattro Case e quello degli
insegnanti erano spariti, a metà della Sala, sia a destra che a sinistra, erano
stati allestiti due bar che distribuivano le bevande, accanto a loro erano
stati posizionati dei tavoli su cui albergavano piatti pieni di stuzzichini. Le
pareti erano state ricoperte con pannelli neri alternati a pannelli in vetro
dietro cui ballavano alcune ragazze e ragazzi, dal soffitto giungevano luci di
tutti i colori che danzavano per tutta la stanza, muovendosi velocemente, continuando
a cambiare colore. Sparsi qua e là lungo le pareti c’erano alcuni tavolini con
dei divanetti dei colori delle quattro Case, già quasi tutti occupati da
coppiette che si sbaciucchiavano. Al centro della Sala era stato allestito un
palco che ruotava su se stesso, cosicché le Sorelle Stravagarie sarebbero state
ammirate da tutti i ragazzi.
“Questo è il Paradiso!” Esclamò sempre più
eccitato Eric, vedendo il mare di coetanei che si dimenavano a tempo di musica.
“Il vecchio pazzo ha fatto le cose in grande!”
“Wow.” Riuscì semplicemente a dire Alistair,
incantato dallo spettacolo.
Era la festa più bella che fosse mai stata
organizzata a Hogwarts, forse solo il Ballo del Ceppo la superava.
“Dai, andiamo a prendere da bere.” Propose
Eric dandogli una gomitata.
Alistair annuì e seguì l’amico fino ad uno
dei due bar.
“Trevor!” Esclamò Eric salutando il barista.
“Per tutti i Gargoyle! Eric Heartmann!”
Sorrise, si avvicinò al biondo e gli strinse la mano in segno di saluto. “Che
diavolo ci fai qui?”
“Ci studio! Sono all’ultimo anno.”
“Scommetto che sei un Serpeverde, come quel
bastardo di tuo fratello!” Scoppiò a ridere mentre iniziava a preparare un
drink analcolico per una ragazzina del quarto anno.
“Ovvio! Un Purosangue come me dove vuoi che
stia?” Disse orgoglioso.
“Grifondoro?” Sorrise divertito.
“Che insulto!” Fece una smorfia schifata.
Alistair si appoggiò al bancone ed iniziò a
guardarsi in giro, alla ricerca di Hermione.
“Comunque, ti voglio presentare un mio
amico.” Eric indicò con un cenno del capo Alistair. “Trevor, ti presento
Alistair Piton. Alistair, ti presento Trevor Michaelson, un amico di mio
fratello.”
Il moro si voltò leggermente e strinse la
mano del barista.
“Piton?” Inarcò un sopracciglio, senza
lasciare la mano del ragazzo.
“Sì.” Il ragazzo annuì.
“Parente di Severus Piton?” Lasciò la mano
del ragazzo.
“E’ mio padre.”
“Wow!”
“Ehy, scusa mi prepareresti due analcolici?”
Chiese dolcemente Ginny.
“Arrivano.” Annuì ed iniziò ad armeggiare.
“Ciao Weasley.” La salutò Eric, appoggiandosi
al bancone e voltandosi verso di lei.
La rossa lo fulminò con lo sguardo.
“Che maleducazione! Il saluto non si toglie
a nessuno, lo sai?” Piegò la testa di lato.
“A qualcuno lo si può togliere. E tu sei uno
di quelli a cui lo tolgo volentieri.” Roteò gli occhi al cielo, esasperata.
“Dai, cosa ti ho fatto di male?” Domandò
fingendosi addolorato.
“Semplicemente esisti.” Rispose
tamburellando sul bancone.
Alistair scoppiò a ridere.
“Oh, ciao,
Alistair.” Lo salutò la ragazza con un sorriso.
“Ciao, Ginevra.” Ricambiò il saluto,
incredulo. Una Grifondoro che gli rivolgeva la parola? Chiamandolo con il suo
nome, per giunta?
“Perché lui lo saluti?!” Chiese offeso il
biondo.
“Perché lui non è un bastardo come te.”
Rispose prontamente.
“Mi spezzi il cuore.” Si portò una mano al
cuore e fece finta di piangere.
“Eccoti i tuoi analcolici.” S’intromise il
barista.
“Grazie.” Lo ringraziò con un sorriso, li
prese e si allontanò.
Eric la guardò allontanarsi, lo sguardo famelico
fisso sul suo fondoschiena. Alistair si morse il labbro, poi corse da lei.
“Ehy, Ginevra!” La chiamò.
La ragazza si fermò e lo guardò con
espressione interrogativa.
“Senti, per caso Hermione è già arrivata?”
Le domandò.
La rossa lo guardò, cercando di capire se
davvero era interessato a Hermione o volesse semplicemente il suo corpo.
“Non la vedo da nessuna parte.” Aggiunse,
quasi preoccupato. “Mi aveva detto che sarebbe venuta, ma non l’ho ancora
vista.”
Ginny sorrise: era davvero interessato a lei.
“Si stava preparando. Tra poco dovrebbe
arrivare.” Piegò la testa di lato.
“Grazie!” La ringraziò calorosamente
sorridendo sollevato.
“Di niente. Trattala bene, mi raccomando.”
Gli fece l’occhiolino e si allontanò.
Alistair la guardò allontanarsi, poi si
voltò e tornò felice al bar.
“Allora?” Chiese Eric.
“Allora che?”
“Che vi siete detti?”
“Niente.” Si strinse nelle spalle. “Hai
ordinato da bere o no?”
“Ho fatto di meglio.” Sorrise malizioso.
“Oddio, che hai combinato?” Lasciò cadere la
testa sul petto.
“Drink speciali per me e per te. E per pochi
< intimi >.” Gli passò un bicchiere.
Il giovane Piton si tirò su di scatto e lo
guardò intensamente.
“Eric, che diavolo hai in mente?” Gli
domandò sospettoso.
“Niente di speciale.” Rispose con tono
innocente.
“No, tu hai sempre in mente qualcosa!”
Esclamò scuotendo il capo.
“Senti, voglio solo divertirmi un po’, che
c’è di male?” Gli chiese.
“Niente, credo.” Sospirò, strinse il
bicchiere e ne bevve il contenuto in un solo sorso.
Spalancò gli occhi, strinse il bicchiere e
deglutì a fatica, sentendo la gola incendiarsi mentre accanto a lui Eric
scoppiava a ridere.
“Che cavolo c’è qui dentro?!” Domandò,
sovrastando a fatica il suono della musica.
“Roba buona! Che ci hai messo, Trevor?”
“E’ un segreto. Non per altro si chiama
Trevor’s Secret**.” Sorrise e pulì i due bicchieri.
“Bhè, me ne faresti un altro?”
“Certo.” Annuì e pochi attimi dopo Eric
stringeva tra le mani il suo secondo bicchiere.
“A me invece fai un analcolico?” Domandò Alistair,
sentendo improvvisamente caldo.
“Sicuro?”
“Assolutamente.” Annuì convinto, poi si
voltò e riprese a scrutare la Sala Grande mentre Eric iniziò a confabulare con
Trevor, facendo dei cenni all’angolo dei Corvonero.
Scosse il capo e fece schioccare la lingua,
chiedendosi cosa mai avesse in mente l’amico: sicuramente voleva portarsi a
letto la più piccola di casa Weasley. Cosa doveva fare? Dirlo a Hermione? Da
quanto aveva capito erano parecchio amiche.
“Perfetto.” Eric battè le mani soddisfatto.
“Hai pianificato tutto?” Gli domandò
infastidito.
“Assolutamente.” Sorrise maliziosamente.
“Che dici, ce ne andiamo da un’altra parte?”
Alistair si guardò attorno, non la vide ed
annuì.
“Sì, andiamo.”
Afferrarono i due bicchieri che Trevor gli
offriva e si allontanarono, andandosi a posizionare in un angolo da cui
potevano osservare indisturbati tutta la Sala Grande.
“Ehy…” Eric gli diede una gomitata nel
costato.
“Ahia!” Esclamò massaggiandosi.
“Non posso averti fatto male!” Sbuffò. “E
comunque la tua bella è arrivata.”
Il giovane Piton spalancò gli occhi e subito
si voltò verso l’ingresso, rimanendo a bocca aperta e senza parole, mentre
attorno a lui tutta la Sala Grande spariva. Hermione indossava un abito color
rosso fuoco, un rosso che si intonava perfettamente ai suoi occhi e ai suoi
capelli ricci lasciati liberi. Aveva uno scollo a V ricamato che arrivava fino
al seno, mettendolo in risalto, per poi stringersi alla vita; le maniche erano
strette fino al gomito, poi si aprivano, lasciando vedere gli avambracci; la
gonna, lunga tanto da coprire anche le scarpe, era composta da due strati:
quello superiore ricadeva largo, piegato in tante piccole onde, mentre la parte
inferiore era semplice e poco elaborata [per farvi capire: è vestita così: http://www.pastandpresentcreations.com/minaredactual.jpg
]. I suoi occhi erano sottolineati dal sottile strato di matita che vi
aveva applicato e le labbra erano colorate con un timido rosso. Era semplicemente
magnifica, non esistevano parole abbastanza belle per descriverla.
“Sta fermo!” Eric lo afferrò per un polso e
lo riportò al suo posto.
“Cosa?” Chiese spaesato, ritrovandosi con
una mano tesa verso la ragazza.
“Non ti conviene andare ora. Mister-ho-la-cicatrice-più-importante-d’Inghilterra
e Non-ho-soldi-per-un-vestito-decente le stanno facendo da guardia del corpo.”
Bevve un sorso del suo drink. “Ma devo insegnarti proprio tutto?”
“Ma…”
“Alistairuccio, stai buonoccio, okayuccio?”
Lo scimmiottò. “Se vai subito poi ti prende per maniaco.” Gli lanciò una rapida
occhiata divertito. “Oddio, a ben vedere adesso sembri un maniaco.”
“Cosa? Perché?” Gli chiese incapace di
staccare gli occhi dalla ragazza che si era diretta al bar con i due amici.
“Perché non sbatti nemmeno le palpebre e la
guardi come un cane randagio affamato guarda una salsiccia.”
Sospirò e si costrinse a distogliere lo
sguardo, nonostante il suo cuore gli ordinasse di guardarla.
“Sono proprio cotto.” Ammise sussurrando,
passandosi una mano sul viso.
“No, davvero? Non l’avrei mai detto.” Disse
sarcastico il biondo. “Comunque, guarda quella!” Scoppiò in una risatina
cattiva. “Sembra un gargoyle vestito a festa.”
Il giovane Piton guardò la ragazza che Eric
indicava e non potè fare a meno di concordare con lui.
“Un gargoyle, dici? Mah, io direi che
somiglia più ad un troll.” Fece spallucce. “Dai, se sei grassa non metterti
quei diavolo di vestiti attillati! Grigi per di più!” Rabbrividì disgustato. “Fa’
vedere troppa roba brutta quel vestito, assolutamente.”
“Ma scusa, mica è Halloween?”
“Sì.”
“Ecco! Lo fa per noi, per spaventarci.”
Annuì seriamente.
“Speriamo non venga a chiederci <
dolcetto o scherzetto >.”
“Se lo fa la schiantiamo.” Fece spallucce.
“Faremmo un favore al mondo magico.”
Si guardarono e sorrisero divertiti.
“E quello l’hai visto?” Il Caposcuola fece
fatica a non scoppiare a ridere indicando un ragazzo che indossava dei
pantaloncini corti, una canottiera bianca, delle infradito e gli occhiali da
sole.
“Ma che è, hanno aperto le gabbie?” Scosse
il capo schifato. “Che schifo!” Aggiunse sconsolato.
“Allora, Eric, che hai in mente?” Gli chiese
improvvisamente il moro guardandosi attorno.
“Con chi?” Bevve un altro sorso.
“Sai di chi sto parlando.”
“Quello che faccio sempre.” Sorrise
malizioso e guardò verso la zona Corvonero. “Sai, penso che il mio piano si
stia attuando!” Aggiunse. “E adoro questa canzone!” Con una mano fece finta di
suonare una chitarra immaginaria.
“Eric, non fare l’idiota!” Lo rimproverò.
“Fino pochi mesi fa facevi esattamente come
me!” Sorrise sempre più soddisfatto.
“Ma che diav…” Si bloccò, guardando nella
direzione in cui guardava l’amico.
Chiuse gli occhi e si passò una mano sul
viso. Michael Corner, il ragazzo della piccola Weasley, era seduto su un
divanetto e si stava baciando con una ragazza. Una ragazza che ovviamente non
era Ginevra Weasley.
“You’re so Hot! I
don’t wanna be your friend, I wanna fuck you like I never gonna see you again***!”
Cantò a squarciagola sempre più felice.
“Che cavolo hai combinato?”
“Niente.” Sorrise innocentemente.
“Semplicemente ho chiesto a Trevor di dargli da bere qualcosa di forte e…”
Allungò il collo ed indicò la ragazza. “…quella è Amy Coltrane.”
“E allora?”
“E allora ho fatto una scommessa con lei.”
“Che scommessa?” Si prese il viso con una
mano, quasi disperato.
“Ho scommesso che non aveva il coraggio di
infilare la lingua in bocca a Corner davanti alla sua ragazza.” Sorrise
orgoglioso della sua malvagità.
“E che avete scommesso?” Chiese, anche se
non voleva saperlo.
“Che ci sarei andato a letto insieme.”
Rispose come se fosse la cosa più ovvia.
“Spero solo che non li veda.” Sospirò
preoccupato il giovane Piton.
“Troppo tardi, amico!” Esclamò eccitato il
biondo.
Alistair sollevò lo sguardo e subito vide
Ginny, immobile a pochi passi dal Corvonero, la bocca aperta, incredula. Scosse
il capo, si avvicinò ai due e gli versò addosso il contenuto dei bicchieri, poi
si voltò e si allontanò di corsa. Corner si guardò attorno, spaesato,
chiedendosi cosa fosse successo ma non fece in tempo a trovare una risposta che
la Tassorosso aveva ripreso a baciarlo.
“Bene, amico mio!” Eric diede il suo
bicchiere all’amico. “Vado in missione! Vado a consolare quella povera ragazza
che è stata beffata da quel terribile ragazzo!” Si finse addolorato.
“Sei uno stronzo.” Nonostante tutto, non
riuscì a trattenere le risate.
“Ehy, io le offrirò solo la mia spalla su
cui piangere!” Mostrò i palmi delle mani. “E qualche buon drink. Aiuta a parlare.
E soprattutto a togliere le mutande ad una ragazza.” Sorrise e si portò due
dita alla fronte in segno di saluto. “Mi raccomando, esci vittorioso anche tu
da questa serata! Voglio un racconto pieno di dettagli scabrosi e piccanti
sulla tua serata con la Sangue Sporco!” Aggiunse, poi si allontanò di corsa ed
uscì dalla Sala Grande, partendo alla ricerca di Ginny.
Alistair scosse il capo divertito con un
sorriso, si portò il bicchiere alle labbra e ne bevve un piccolo sorso mentre
la sua attenzione venne attirata da Ron, Harry e Hermione. Sedevano in uno dei
tavoli destinati ai Grifondoro, Ron aveva già sbottonato i primi bottoni della
camicia e arrotolato le maniche e in quel momento infilò l’indice nel naso, lo
estrasse e osservò compiaciuto ciò che vi aveva trovato. Alistair fece una
smorfia schifata. Harry, invece, aveva lo sguardo perso nel vuoto, i capelli
più in disordine del solito, era pallido e sembrava sempre più intenzionato a
suicidarsi. Osservò velocemente il suo travestimento e capì che aveva preso i
primi stracci che aveva trovato: banale. Scosse il capo e finalmente lasciò che
il suo sguardo si posasse su Hermione. La ragazza aveva le gambe accavallate,
le braccia incrociate al petto e si torturava nervosamente i capelli, come se
stesse aspettando qualcuno.
Vide Ron chiamare l’amica, sorridere come un
ebete e lanciarle addosso uno dei prodotti estratti dal suo naso. Hermione lo
guardò disgustata, scosse il capo, si alzò e si diresse al bar dove lavorava
Trevor.
Finì il suo drink al volo, abbandonò il
bicchiere su uno dei tanti tavoli e corse al bar, senza mai staccare gli occhi
dalla riccia che aspettava impaziente il suo turno. Si avvicinò a lei, chiuse
gli occhi e cercò di sentire il suo profumo, sfiorandola leggermente. Subito
sobbalzò, spaventata.
“Ciao!” La salutò rapidamente affiancandosi
a lei.
“C-ciao.” Balbettò guardandolo estasiata.
“Trevor, mi fai un
Save Sex On The Lake****?” Chiese sorridendo al barista. “Tu cosa
vuoi?”
“Un Alleypolitan*****.”
“Ci trattiamo bene, eh?” Scherzò passandosi
una mano tra i capelli.
“S-sì.” Non riusciva a non guardare la sua
mano che passava tra i capelli, pettinandoli all’indietro: quanto desiderava
farlo anche a lei.
“Ti stai divertendo?” Le chiese,
appoggiandosi al bancone.
Hermione non riuscì a non lanciare
un’occhiata a Ron e Harry: ora entrambi sembravano volersi suicidare.
“Sì.” Mentì.
“Ecco i vostri drink.” Disse Trevor,
posandoglieli davanti.
“Grazie mille.”
Gli sorrise riconoscente, fece per prendere
i bicchieri, ma il battitore dei Tassorosso arrivò di corsa, diede una spinta a
Hermione e la ragazza finì tra le sue braccia.
“Tutto bene?” Le chiese preoccupato,
posandole entrambe le mani sulle spalle, avvicinandola a sé per evitare che
qualcun altro la spingesse.
“Sì.” Sussurrò a pochi centimetri dal suo
viso, guardandolo dal basso: era più alto di lei di almeno dieci centimetri.
“Sei sicura?” Le scostò una ciocca di
capelli dagli occhi, incantato, trattenendo quasi il respiro.
“Assolutamente.” Posò involontariamente una
mano sul suo petto e sentì il suo cuore battere freneticamente.
“Forse è meglio che ci andiamo a sedere da
qualche parte.” Le sussurrò in un orecchio piegandosi per farsi sentire,
approfittandone per annusare il suo profumo.
“Sì, forse è meglio.” Annuì e a fatica si
staccò da lui.
“Tieni.” Prese i due drink e le passò il
suo.
“Grazie.” Sorrise.
Alistair sorrise a sua volta e, senza
rendersene conto, la prese per mano, come se fosse la cosa più naturale da
fare. Hermione sentì il contatto con la sua pelle e rabbrividì, ma, quando il
ragazzo iniziò a muoversi verso alcuni posti vuoti, strinse la presa e si fece
più vicina a lui. Sentiva il suo corpo emanare calore, il suo profumo le
invadeva le narici mandandola in estasi, La sua stretta le provocava brividi in
tutto il corpo. Era stordita da ciò che provava.
“Va bene qui?” La voce del Caposcuola la
riportò alla realtà.
“Oh, si, perfetto.” Annuì.
“Prima le signore.” Indicò il divanetto e si
inchinò tendendole la mano.
“Grazie, messere.” Abbozzò un inchino,
afferrò la sua mano e si sedette.
Il giovane Piton tirò un po’ su i pantaloni,
si lasciò cadere accanto alla riccia, mise un braccio sullo schienale dietro di
lei e bevve un sorso del suo drink. La ragazza sentì le sue dita sfiorarle la
spalla nuda. Trattenne il respiro e veloce si portò alle labbra il bicchiere.
“Com’è il tuo drink?” Le chiese la prima
cosa che gli passò per la testa.
“Buono.” Ne bevve un altro sorso. “Non
troppo alcolico: proprio buono! E il tuo?” Aggiunse.
“Trevor ci ha aggiunto l’alcool anche se
l’avevo chiesto analcolico.” Sorrise. “Ma è buono.” Strofinò il naso con
l’indice. “Vuoi assaggiare?” Aggiunse nervosamente.
Hermione sembrò pensarci un po’, poi sorrise
ed annuì. Mise la mano su quella di Alistair che stringeva il bicchiere, si
piegò ed assaggiò il drink sfruttando la cannuccia. Si allontanò pensierosa,
passandosi la lingua sulle labbra.
“Buono anche questo!” Esclamò. “Vuoi
assaggiare il mio?”
“Mi sembra il minimo, dopo che tu hai
assaggiato il mio.” Rispose divertito.
La Grifondoro sorrise, gli passò il
bicchiere e le loro dita si sfiorarono. Il Serpeverde si portò il drink alle
labbra e ne bevve un sorso, senza mai staccare gli occhi dai suoi, poi le
restituì il bicchiere.
“Allora, che dici? Ti piace?” Le chiese,
bevendone un sorso.
“No.”
“Come no!” Spalancò gli occhi incredula. “E’
il mio preferito!”
“E’ troppo dolce! Fammi bere un po’ del mio
per levarmi quel gustaccio!” Le fece l’occhiolino e si portò il bicchiere alle
labbra.
“Si vede che sei un uomo! Non capisci
niente!” Lo schernì.
“Eh, non posso essere perfetto. Dopotutto
sono un essere umano.” Si strinse nelle spalle con aria di sufficienza.
< Non sarai perfetto, ma alla
perfezione ti ci avvicini > pensò la ragazza e subito sentì le guance
avvampare.
Il
giovane Piton la guardò, poi distolse lo sguardo e percorse velocemente la Sala
Grande per trovare una distrazione.
“Hermione, guarda là!” Esclamò divertito.
“Che cosa?” Si avvicinò a lui, cercando di
capire in che direzione doveva guardare.
“Là.” Le indicò un punto della sala. “Guarda
la Bulstrode.” Fece fatica a sopprimere una risata divertita.
Inspirò profondamente e le sue narici si
dilatarono, memore della pozione polisucco.
“La vedi?” Le domandò.
“Ora sì.” Si fece più vicina a lui. “Che
cos’ha di strano?”
“E’ completamente ubriaca.” Le sussurrò in
un orecchio dopo quella che gli parve un’eternità. Era così vicina che le
sarebbe bastato sporgersi un po’ per baciarla, per assaporare le sue labbra.
Stava perdendo il controllo, le stava facendo perdere il controllo. Non poteva
cedere, doveva resistere.
“A me sembra normalissima.” Sollevò un
sopracciglio scettica.
“Guardala bene.” Chiuse gli occhi e fece
ricorso a tutto il suo autocontrollo per non afferrarla ed iniziare a baciarla.
“Si sta…” Si schiarì la voce. “Si sta strusciando contro tutti quelli che le
capitano a tiro.” Aprì gli occhi e sorrise.
“E’ vero!” Hermione scoppiò a ridere e si
coprì la bocca con una mano. “Guarda ora!”
Smettere di guardarla costò ad Alistair
un’enorme fatica. Passò una mano tra i capelli e vide che la Serpeverde aveva
afferrato una compagna di Casa del quarto anno, le aveva messo le braccia
attorno al collo ed aveva iniziato a baciarla.
“Non ci credo!” Spalancò gli occhi incredula
e scoppiò a ridere, divertita.
Vedendola ridere così, non riuscì a non
unirsi a lei. Era quella la felicità che si provava nel stare con qualcuno a
cui si teneva? Si sentiva felice, il suo cuore scoppiava di gioia. Solo
sentirla ridere lo faceva star bene. Fu in quel momento che realizzò quanto
forte fosse il suo desiderio di averla al suo fianco.
La riccia posò delicatamente una mano sul
suo ginocchio, inconsapevole delle mille sensazioni che gli stava provocando.
Alistair rimase incantato a guardarla, rapito dalla sua risata cristallina e da
come i suoi occhi brillavano.
“Oh mamma, credo che non ridevo così dai
tempi delle elementari, quando ad un mio compagno di classe andò di traverso
della coca cola e gli uscì anche dal naso!” Disse quando smise di ridere.
Calò il silenzio, si voltò e lo guardò. Era
più bello del solito: i suoi occhi sembravano animati da un qualcosa che non
era in grado di spiegare, sembravano più vivi, più allegri; le sue labbra erano
incurvate in un sorriso e tutto della sua espressione esprimeva tranquillità.
L’aggettivo perfetto per descriverlo era felice.
“Sei bellissima.” Disse Alistair
all’improvviso.
Hermione sbattè le palpebre un paio di
volte, deglutì e distolse lo sguardo.
“Grazie.” Sussurrò arrossendo, mordendosi il
labbro inferiore, sperando con tutta se stessa non notasse quanto l’aveva resa
felice con due semplici parole.
Il Serpeverde sorrise a mo’ di scusa,
sentendosi leggermente in imbarazzo.
“Adoro questa canzone!” Esclamò
improvvisamente la Grifondoro, iniziando a muoversi a tempo di musica.
Il ragazzo sorrise e prese il bicchiere
dalle sue mani.
“Che fai?” Gli chiese stupita.
Posò il proprio bicchiere e quello della
ragazza sul tavolino, si alzò, sistemò i jeans, le porse la mano e le sorrise
entusiasta.
“Ti va di ballare?”
“Assolutamente.” Il suo viso si illuminò,
afferrò la sua mano e si alzò.
Alistair le strinse la mano, la condusse in
mezzo alla pista da ballo, la fece girare su se stessa e poi l’attirò a sé,
facendola ridere.
“Where lived a
country boy name of Johnny B. Goode! He never ever learned to read or write so
well…******” Iniziò a cantare a squarciagola.
La ragazza scoppiò a ridere divertita,
ballando a tempo di musica, dimenandosi sempre di più.
“But he could play
the guitar just like he’s ringing a bell.” Proseguì portando le
braccia in cielo.
“Go, go! Go Johnny
Go! Go, go! Johnny b good!” Urlarono insieme, agitandosi.
Finì la canzone e subito si trasformò in
un’altra ed un’altra ancora.
“Ora si che ragioniamo!” Esclamò spalancando
gli occhi estasiato sentendo le prime note della nuova canzone.
“I gotta feeling*******!” Iniziò la ragazza,
guardandolo intensamente negli occhi.
“That tonight’s
gonna be a good night.” Proseguì lui, un sorriso che si estendeva
anche agli occhi.
“That tonight’s
gonna be a good night.” Portò le braccia al cielo, poi le abbassò
lentamente e le mise attorno al collo del ragazzo.
“That tonight’s
gonna be a good good night! That tonight’s gonna be a good good night!” Cantarono
insieme, sempre più vicini, ignorando completamente il mondo attorno a loro.
Erano soli in tutta la Sala Grande, non
vedevano e non sentivano nessun altro all’infuori di loro stessi.
Iniziarono a saltare cantando a squarcia
gola, i cuori che scoppiavano di felicità. Quando la canzone giunse verso la
fine, l’attirò a se, le mise una mano tra le scapole e l’altra su un fianco, il
cuore che batteva forte e rapido.
“I got a feeling, that tonight’s gonna be a good night,
that tonight’s gonna be a good night, that tonight’s gonna be a good good
night.” Sussurrò nel suo orecchio, tremando per l’emozione.
Lo sentiva davvero, sentiva che quella
sarebbe stata una buona notte, una fantastica notte.
Sorrise, le fece fare un casquet, la strinse
di nuovo a sé e le diede un bacio sulla guancia seguendo il suo istinto.
“Hermione…” Pronunciò il suo nome con
infinita dolcezza.
“Sì?” Domandò perdendosi nei suoi occhi, la
bocca semiaperta.
“Io…io…” Iniziò a dire, poi scosse il capo
con forza e sorrise. “Senti, inizio ad avere sete. Ti va di bere qualcosa?”
“Oh, si, certo.” Annuì la riccia.
“Perfetto.”
I due si presero per mano, andarono al bar
ed ordinarono due freschi e dissetanti analcolici.
“Ora va meglio!” Esclamò soddisfatto e
rinfrescato.
“Decisamente!” Aggiunse lei con un gran
sorriso.
“Hermione?” Si sentì chiamare da una voce
tetra alle sue spalle.
La Grifondoro si voltò di scatto e vide un
Harry scuro in volto che sorreggeva un Ron dall’espressione ebete.
“Harry! Ron!” Spalancò gli occhi, preoccupata.
“Che è successo?”
“Ron ha esagerato un po’ con gli Adios
Mother Wizard********.” Spiegò Harry, senza staccare gli occhi da Alistair,
chiedendosi se fosse sicuro lasciare la sua migliore amica in compagnia di una
Serpe velenosa.
“Io…io….non shono ubbbbbriaco!” Biascicò
facendo un passo verso la ragazza, rischiando di caderle addosso.
“Ehi, attento!” Intervenne prontamente
Alistair sorreggendolo.
“Lasciaaaaaamiiiiii.” Si liberò dalla presa
del Serpeverde. “Non ho bisogno di una shporca Sherpe!” Gli puntò un dito
contro.
Alistair inarcò un sopracciglio, incapace di
nascondere la soddisfazione nel vedere il rosso umiliarsi davanti a Hermione.
“Perché devi sempre rovinare tutto?”
Borbottò sconsolata la riccia portandosi una mano alla fronte. “Harry, ti do
una mano a portarlo a letto.” Sospirò. “Mi dispiace.” Aggiunse tristemente
rivolgendosi al giovane Piton.
“No.” Improvvisamente la sua soddisfazione
sparì. Abbozzò un sorriso che sembrò più una smorfia di dolore. “Non ti
preoccupare. Ti capisco.”
“Alistair…”
“E’ tutto a posto.” Mostrò i palmi delle
mani, per farle capire che non ce l’aveva con lei. Perché il suo nome
pronunciato da lei sembrava musica?
“Non ti preoccupare, Hermione.” Intervenne
Harry.
“Cosa?!” Domandarono all’unisono Alistair e
Hermione.
“Ho detto di non preoccuparti.” Li guardò
entrambi, chiedendosi cosa mai avesse detto di strano.
“Preoccuparmi per cosa?” La riccia non
riusciva a capire.
Alistair trattenne il fiato. Che lo stesse aiutando?
Che il famoso Harry Potter anti Serpeverde gli stesse concedendo il permesso di
stare in compagnia della sua migliore amica?
“Me la cavo da solo.” Si strinse nelle
spalle. “Sfrutterò Dean e Neville, al massimo.”
“Sei…sei sicuro?” Chiese titubante lei,
domandandosi se quello era davvero il suo migliore amico. Che qualcuno l’avesse
confuso? Si rendeva conto che lasciandola sola con Alistair era come
approvarlo?
Harry guardò il Serpeverde, poi sospirò ed
annuì.
“Sì, sono sicuro.”
La Prefetto sorrise raggiante, corse
dall’amico e l’abbracciò stretto.
“Grazie Harry!” Gli diede un bacio sulla
guancia.
“Mioooooneeee.” Biascicò Ron. “E a me non lo
dai? Voglio un baaacioooo!” S’intromise Ron, cercando di placcare l’amica.
“Tu puzzi troppo di alcool!” Lo rimproverò
mettendo le mani sui fianchi, assumendo la sua tipica espressione autoritaria.
Alistair si morse il labbro inferiore,
provando gelosia per quei due.
“Potter.” Si schiarì la voce e si avvicinò
al moro.
“Sì?” Mostrò il petto come se lo stesse sfidando.
“Prima di farlo addormentare sciacquagli il
viso con dell’acqua fredda e dagli qualcosa per la nausea e il mal di testa.
Dovrebbe attenuare i postumi della sbronza.”
“Te ne intendi.” Notò
Harry.
“Abbastanza.” Sorrise, ricordando le varie
sbronze che si erano presi lui ed Eric, e vide che Hermione era stata distratta
da Lavanda Brown. “E grazie.” Aggiunse velocemente.
“Per cosa?” Inarcò un sopracciglio. Lo stava
veramente ringraziando?
“Per la fiducia.” Indicò con un cenno del
capo Hermione. “Non le succederà niente, tranquillo.”
“Sarà meglio per te.” Lo avvertì
minacciosamente ringhiando.
“Di cosa state parlando?” Chiese la diretta
interessata, tornando da loro.
“Niente.” Si affrettò a rispondere Alistair.
“Stavo giusto dicendo che è meglio che lo porti
a letto.”
“Heeeeeeermiooooooooone!” La chiamò quasi
urlando Ron, come se fosse stato interpellato.
“Sì, Ron, ora andiamo a letto, tranquillo.”
Harry roteò gli occhi al cielo e tenne stretto a sé l’amico. “A domani.” Salutò
l’amica con un sorriso e lanciò un’occhiata minacciosa al Serpeverde, poi diede
loro le spalle e si allontanò portandosi dietro il rosso.
“Ti va di andare a prendere una boccata
d’aria?” Propose il moro mettendo le mani in tasca.
“Sì, buona idea.” La ragazza sorrise
entusiasta.
“Perfetto!” Esclamò felice.
Alistair subito la prese per mano, tenendola
stretta, e la condusse fuori dall’affollata Sala Grande. Percorsero velocemente
la Sala D’ingresso, poi uscirono all’esterno.
Come tutta la scuola, anche il cortile interno
e il parco erano stati addobbati in modo impeccabile: erano illuminati con luci
soffuse che donavano al tutto un’atmosfera romantica, pieni di decorazioni
arancioni e nere.
Hermione fece per dirigersi verso l’immenso
parco, ma subito Alistair le strinse la mano.
“Io non andrei da quella parte.” L’avvisò.
“Perché?” Chiese innocentemente.
“Perché a sinistra, verso le serre e gli
orti, ci si va ad appartare per una botta e via. A destra, invece, più verso il
parco, si appartano le coppie di lunga data.” Spiegò, ricordando quante volte
si era appartato tra le serre.
“Cosa?! Seriamente?” Sgranò gli occhi,
incredula.
“Sì, davvero. Non lo sapevi?” Aggrottò la
fronte.
“No!” Scosse il capo. “Tu come fai a
saperlo?” Chiese curiosa.
Il ragazzo avvampò, imbarazzato.
“Bhè, ecco, sì, sai com’è…” Balbettò
arrossendo.
La ragazza buttò la testa all’indietro e
scoppiò a ridere divertita, coprendosi la bocca con una mano.
“Sono un ragazzo, mica un santo!” Borbottò
incrociando le braccia al petto.
Scosse il capo con un sorriso tenero.
“Alistair, non sei un ragazzo o un santo.”
Posò delicatamente una mano sul suo braccio. “Semplicemente sei una Serpe.”
“Vero.” Sorrise orgoglioso, coprendo la mano
con la sua.
Si guardarono, poi scoppiarono a ridere
nello stesso momento.
“Se…se non possiamo andare nel cortile
esterno, dove andiamo?” Chiese asciugandosi le lacrime la riccia.
Il moro arricciò il naso pensieroso, poi
annuì meditabondo, prese per mano la ragazza e la condusse poco lontano.
“Qua direi che è perfetto, no?” Domandò
sedendosi sul muretto di uno degli archi decorativi del cortile interno. “E’ di
suo gradimento, signorina Granger?” Le tese la mano.
“Assolutamente.” Prese la sua mano e si
sedette accanto a lui, senza mai lasciare la presa.
Il ragazzo appoggiò la schiena alla parete,
chiuse gli occhi e sembrò volare lontano. Serrò la mascella e strinse il pugno.
Hermione lo guardò, rapita, chiedendosi dove
fosse, a cosa stesse pensando.
“E’ tutto a posto?” Gli domandò dolcemente.
Spalancò gli occhi, la guardò per qualche
secondo poi sorrise.
“Sì, tutto a posto.” Annuì e con il pollice
disegnò piccoli cerchi sulla sua mano. “Mi ero perso un attimo nei miei
pensieri.”
Avrebbe voluto tanto chiedergli cosa lo
preoccupava, ma pensò non fosse il caso. D’altronde era la prima volta che
passavano così tanto tempo insieme, da soli, senza libri. Lentamente, nella sua
testa, avanzò l’idea che quello era un appuntamento. Il loro primo
appuntamento. Ma era da considerarsi tale anche se non era stato formulato un
invito ufficiale?
“Questo è un appuntamento?” Chiese
all’improvviso.
Il Serpeverde piegò la testa di lato e la
guardò con un sorriso.
“Dato che hai rifiutato tutti i miei inviti
dovevo trovare un metodo per stare con te.” Incrociò le braccia al petto con un
ghigno.
“Sai, sei diverso dagli altri.” Disse dopo
qualche minuto di silenzio la riccia.
“Diverso da chi?” Chiese il moro.
“Dagli altri Serpeverde.” Rispose fissando
la punta delle sue scarpe.
Alistair si strinse nelle spalle, non
sapendo cosa rispondere.
“Posso farti una domanda?” Domandò
titubante.
“Certo.”
“Ecco, non so come chiedertelo…”
“Non pensarci e chiedi, allora.” La
interruppe con un sorriso divertito.
“Tua mamma dov’è?” Arrossì violentemente.
“Se non vuoi dirmelo ti capisco benissimo. E’ che ho sentito tante cose e non
so cosa pensare.” Aggiunse nervosamente.
“Hermione, tranquilla.” La tranquillizzò con
un sorriso dolce. “Prima di risponderti, posso chiederti cos’hai sentito dire?”
“Che è scappata a gambe levate con un altro
mago, che si è suicidata, che è stata uccisa, che è stata rapita. Immagina una
cosa e stai pur certo che l’avrò sentita dire.”
“E dove le hai sentite tutte queste belle
cose?” Inarcò un sopracciglio, leggermente infastidito da quelle voci di
corridoio che sentiva per la prima volta.
“Nella Sala Comune. E da alcuni Corvonero e
Tassorosso.” Rispose timidamente.
“Bhè, sono tutte cose inventate.” Appoggiò
la testa al muro, piegò il ginocchio fissandolo contro il muretto e lo usò come
appoggio per il braccio, lo sguardo che vagava lontano. “Non so molto di lei.
Anzi, a dire il vero non so proprio niente.” Fece una pausa e fu grato a
Hermione che non lo incitò a proseguire. “E’ morta quando avevo 3 mesi.”
Sospirò passandosi una mano tra i capelli.
Hermione lo guardò, commossa, capendo quanto
soffrisse per non avere mai conosciuto sua madre. Vide lo stesso dolore che
vedeva negli occhi di Harry.
“Mi spiace.” Sussurrò appoggiandosi a lui,
mettendo la sua testa sulla sua spalla. “Mi spiace davvero.”
Alistair rimase interdetto per qualche
istante, poi le lasciò la mano e le cinse le spalle con il braccio.
“Non ti preoccupare, è tutto a posto.” La
strinse a sé. “Non puoi farci niente, né io né tu. L’unico che potrebbe far
qualcosa è mio padre, ma non ne parla mai.”
“Sai, a volte dimentico che sei il figlio di
Severus Piton.” Sussurrò chiudendo gli occhi, godendo del calore che emanava il
suo corpo. Era tardi, l’aria era gelida e lei non aveva nulla per coprirsi.
“Sai, non siamo tanto diversi, lui ed io.”
Disse sorridendo con affetto. “E tu invece, che mi dici dei tuoi genitori?”
La ragazza si irrigidì, si allontanò da lui
e mostrò il petto orgogliosa.
“Sono dei dentisti e sono fiera di loro.”
Rispose orgogliosamente, difendendoli.
“Hermione…”
“E se c’è qualcosa che non ti va bene…”
Continuò, ignorandolo.
“Hermione!” Le strinse la mano.
“Cosa?”
“Non ho nulla contro i nati babbani.”
Sorrise dolcemente e mostrò i palmi delle mani.
“Scusa.” Sorrise colpevole. “E’ che s-sei
u-un S-Serpeverde.” Continuò balbettando per il freddo.
Il giovane Piton la guardò preoccupato e
notò che stava tremando.
“Hey, ma tu tremi!” Esclamò.
“N-no, o-ora mi passa.” Abbozzò un sorriso.
“T-tranquillo.”
Alistair scosse il capo, dandosi
dell’imbecille per non averlo notato prima. Si alzò, tolse la giacca e gliela
mise sulle spalle.
“Così va meglio?” Le chiese tornando a
sedersi accanto a lei.
“Sì, molto meglio.” Rispose stringendo la
giacca, chiudendo gli occhi e facendosi un’overdose del suo profumo.
Riaprì gli occhi, sospirò e lo guardò con un
sorriso.
“Sai, secondo me hai sangue babbano.”
Scherzò dandogli una piccola spallata.
“Non penso.” Sorrise tristemente.
“Perché?”
“Mio padre dice che mamma era una
Purosangue.” Si strinse nelle spalle. “E mio padre…mio padre…” Si fermò,
rendendosi conto che non sapeva nulla delle sue origini. L’orologio che aveva
al polso apparteneva al suo bisnonno e quindi aveva intuito che sua nonna fosse
una Purosangue. Ma suo nonno? Non ne aveva la minima idea.
“Tuo padre è Purosangue.” Concluse per lui
Hermione.
“Come fai a saperlo?” Domandò curioso.
“Bhè, amico di lunga data dei Malfoy…” Si
bloccò, chiedendosi se sapeva qualcosa del passato di suo padre.
“Non sono male. Sono simpatici!” Protestò.
“Certo, sono simpatici se hanno a che fare
con dei Purosangue.” Gli ricordò facendo schioccare la lingua.
“Oh, già.” Corrugò la fronte, rabbuiato, ed
abbassò lo sguardo.
“Va tutto bene?” Gli domandò la riccia,
posandogli una mano sulla spalla.
Il moro le sorrise.
“Ora va tutto bene.” Annuì e passò una mano
tra i capelli. “Ora che sono qui va tutto bene.” Sussurrò.
La riccia volse il capo verso di lui,
desiderando che la baciasse. Si avvicinò a lei, fissando le sue labbra, la
bocca socchiusa.
“Forse è meglio che rientriamo.” Propose,
formulando a fatica le parole, sempre più vicino a lei.
“Forse hai ragione.” Concordò lei, incapace
di muoversi.
“Già, forse ho ragione.” Erano sempre più
vicini, sentiva il suo respiro caldo sulla sua pelle.
“Sì.” Sussurrò lei, chiudendo gli occhi.
Alistair fece per chiudere gli occhi,
sollevò una mano per accarezzarle una guancia. E se si fosse scostata? Se si
fosse arrabbiata per quel gesto? Se non volesse che la toccasse? Se avesse
rifiutato il suo bacio? Avrebbe rovinato tutto. E non voleva rovinare tutto.
Voleva stare con lei più di ogni altra cosa al mondo. Un bacio poteva
aspettare.
Lasciò cadere la mano, sorrise e si
allontanò da lei, lasciandola stordita, facendole sentire subito la sua
mancanza.
Hermione chiuse gli occhi e strinse le
labbra, maledicendolo per essersi allontanato.
“Stai ancora tremando.” Le disse aiutandola
a mettersi in piedi.
“Non preoccuparti, adesso passa.” Sussurrò
di fronte a lui. Non poteva certo dirgli che era lui la causa dei suoi tremori.
“Sei sicura?”
“Assolutamente.” Sorrise e lo prese per
mano, avvicinandosi a lui.
Il Serpeverde rimase immobile, stupito, si
rilassò e sorrise, felice, poi, tenendosi per mano, i due rientrarono nel
castello.
“Ci vediamo domani?” Chiese la Grifondoro,
fermandosi in mezzo alla Sala d’Ingresso deserta.
“Cosa?”
“Ci vediamo domani, giusto?” Chiese
nuovamente, nervosa.
“Ovvio, ma perché me lo chiedi ora?” Si
grattò la fronte.
“Bhè, ci salutiamo qui, no?” Spostò il peso
da un piede all’altro.
“No!” Esclamò scandalizzato.
“Come no?” Lo guardò stupita. “Io vado alla
Torre, tu nei Sotterranei!”
“Tu non vai da sola alla Torre!” Protestò.
“Te lo puoi scordare!” Scosse con forza il capo.
“E perché mai?” Inarcò un sopracciglio.
“Perché no! Non ti lascio girare da sola per
il castello, soprattutto…” Guardò l’orologio che aveva al polso. “…alle due di
notte!”
“E’ così tardi?” Sgranò gli occhi,
incredula.
Il moro annuì vigorosamente.
“Sì.”
“Non me ne ero resa conto.” Si ravvivò i
capelli con una mano. “E comunque non c’è bisogno che mi accompagni. Non sai
quante volte sono andata in giro di notte!”
Alistair spalancò gli occhi, pensando a
tutti i pericoli che aveva corso aggirandosi di notte per i corridoi deserti.
“Hai idea dei pericoli che hai corso? Te ne
rendi conto?” La rimproverò.
Hermione inspirò profondamente dilatando le
narici e mise entrambe le mani sui fianchi.
“Potevano aggredirti!” Borbottò in risposta
alla sua occhiata.
La ragazza scoppiò a ridere.
“E chi? Qualche quadro?” Scosse il capo.
“Non lo so.” Si strinse nelle spalle. Non
era il caso che le dicesse cosa facevano i suoi amici alle nate babbane che
trovavano in giro di notte.
“Tranquillo, non è mai successo niente.” Gli
posò una mano sul braccio. “Ma se la cosa ti fa stare tranquillo mi farò
scortare da te, baldo, giovane ed impavido Serpeverde.”
“Mi stai prendendo in giro?” Le chiese
seriamente dopo qualche istante di silenzio.
“Sì.” Rispose annuendo.
“Ok.”
La riccia sorrise, gli prese la mano ed
insieme si diressero verso la Torre di Grifondoro. Rimasero in silenzio, senza
dir nulla, camminando lentamente per i corridoi deserti e silenziosi, le loro
figure illuminate solo dalla pallida luce lunare.
“E così, la Grifondoro indifesa, grazie
all’aiuto del baldo, giovane ed impavido Serpeverde, giunse a destinazione.”
Esordì Alistair, facendola girare su se stessa quando giunsero davanti al
ritratto della Signora Grassa.
“Oh, grazie, mio prode Serpeverde!” Si portò
una mano alla fronte con fare teatrale.
I due si guardarono e sorrisero, divertiti.
“Bhè, è ora che ti restituisca la tua
giacca.” Disse, togliendo l’indumento che le aveva prestato, sentendo una
folata di aria fresca sul collo. “Grazie.”
“Di niente.” Afferrò la giacca e sfiorò le
sue dita, senza mai smettere di guardarla negli occhi.
“Allora buona notte.” Abbozzò un sorriso.
“Sì, buona notte.” Piegò la testa di lato.
“A domani.” Fece un cenno con la mano e gli
diede le spalle.
“A domani.” La salutò, facendo un passo
verso di lei. “A domani.” Ripetè tra sé e sé.
Cosa doveva fare? Doveva fermarla? Baciarla?
Dirle quanto era bella? Quanto l’aveva reso felice in quelle poche ore? Non
poteva lasciarla andare via così.
“Hermione!” La chiamò, correndo da lei
mentre stava per varcare la soglia della Sala Comune dei Grifondoro.
Subito si fermò e si girò, il cuore che
batteva forte, emozionata, la bocca socchiusa e le guance rosse, in attesa di
una sua mossa.
Le si avvicinò, le prese il viso con
entrambe le mani e la guardò negli occhi.
“Grazie di tutto.” Sussurrò con voce
tremante dall’emozione. “E’ stato il compleanno più bello della mia vita.”
“E’…è il tuo compleanno?” Chiese stordita,
distratta dalla sua vicinanza.
“Bhè, era. Il 31 Ottobre è passato.” Rispose
sorridendo, gli occhi che brillavano.
“Sei nato il 31 Ottobre.”
“Sono nato il 31 Ottobre.” Ripetè in un
soffio. “E tu sei stata il regalo più grande che mi si potesse fare.” Le
accarezzò dolcemente la guancia, combattendo con se stesso per non baciarla.
“Grazie di tutto, Hermione Granger.”
Hermione mise le mani sui suoi fianchi,
chiuse gli occhi e socchiuse la bocca. Alistair le scostò i capelli dal viso,
lentamente, si piegò e le diede un bacio leggero sulla fronte, poi su entrambe
le guance.
“Grazie.” Sussurrò stordito, lasciandola
andare.
“D-di niente.” Balbettò riaprendo gli occhi,
un sorriso ebete stampato sul viso.
“A domani, allora.” Il ragazzo mise le mani
in tasca, impacciato.
“Sì, a domani.” Gli diede le spalle e
stordita, confusa, euforica e piena di felicità entrò nella Sala Comune.
Alistair aspettò che il ritratto della Signora
Grassa si chiuse, poi un enorme sorriso comparve sul suo viso.
“Sìììììììììììììììììììì!” Esclamò allargando
le braccia, roteando su se stesso, iniziando a correre per il corridoio.
“Sta zitto!” Lo rimproverarono vari quadri.
“Ops!” Sorrise imbarazzato e si grattò la
nuca. “Scusate.”
Gli abitanti dei quadri lo fulminarono con
lo sguardo, borbottarono qualcosa, si voltarono e ripresero a dormire.
Alistair sospirò e con un grande sorriso
iniziò a camminare. Senza che se ne rese conto, rivivendo ogni singolo istante
della serata passato con Hermione, arrivò all’entrata della Sala Comune
Serpeverde. Disse la parola d’ordine, entrò ed iniziò a canticchiare, felice.
“Alistair.”
Spalancò gli occhi e si fermò
all’improvviso, si voltò e vide suo padre seduto su uno dei divanetti.
“Dove sei stato?” Gli chiese.
“In giro.” Rispose, assumendo un’espressione
seria, cercando di liberare immediatamente la mente, temendo che suo padre
potesse cercare di penetrare nei suoi pensieri per scoprire la verità.
“Lo sai che dovevi rientrare almeno un’ora
fa’.” Lo rimproverò, poi scosse il capo e si alzò.
“Lo so.” Disse freddamente, infastidito dal
suo comportamento.
Severus lo guardò, colpito dalla sua
risposta.
“Hai passato bene il tuo compleanno?”
“Sì.” Non riuscì a trattenere un sorriso,
volando a quei momenti passati con la Grifondoro.
L’uomo inarcò un sopracciglio, chiedendosi
cosa mai fosse successo di tanto speciale per farlo sorridere così. Scosse il
capo, dicendosi che non era il momento di preoccuparsene.
“Come mai sei qui?” Gli chiese il figlio,
sopprimendo uno sbadiglio.
Severus chiuse gli occhi, passò una mano tra
i capelli, li riaprì e lo guardò intensamente.
“Dobbiamo parlare.”
*Pluffanuoto: la nostra pallanuoto :D Mi
sembra uno sport perfetto per uno come Eric.
**Trevor’s Secret: potrebbe essere il nostro
Adios Mother Fucker, però ancora più alcolico e forte xD
***La canzone che Eric sta cantando si
intitola “Hot” ed è di Kid Rock
****Save Sex On The Lake: il nostro caro e
babbano Sex On The Beach analcolico (anche se preferisco quello alcolico io u.u
). Ho pensato di adattare i nomi e dato che c’è il lago a Hogwarts….tadààààà! Ecco il Sex On The Lake xD
*****Alleypolitan: il Cosmopolitan :D
******Il titolo della canzone è “Johnny B.
Goode” e fa parte della colonna sonora di Ritorno al futuro :D
*******Inutile dirlo, il titolo è “I gotta
feeling” e la cantano i BEP *_*
********Adios Mother
Wizard: il nostro Adios Mother Fucker
Ok, odiatemi pure per non averli
fatti baciare :D E per il finale bastardo u.u
Come avrete capito, mi piace fare le cose con calma (almeno con sti due)
e fare finali che lascino col fiato sospeso u.u
A questo punto passo ai
ringraziamenti. Per prima cosa vorrei ringraziare la mia migliore amica (che
legge sempre in ritardo ma la perdono :D Ti voglio tanto tanto bene sorellina
<3 ), mia moglie (che legge sempre per prima tutto ciò che scrivo e mi fa
dei commenti stupendi in msn: grazie moglie mia *.* Ti voglio bene! ) e anche
la mia Clairuccia ( che poveretta sta leggendo tutto ciò che scrivo mentre io
non ho ancora letto niente di suo xD Perdoname XD Giuro solennemente che
leggerò u.u ).
E adesso rispondo ai commenti che mi
avete lasciato sullo scorso capitolo :D
-
MooNRiSinG: eli *.* sono
tornata! E l’ho fatto con un capitolo succulento :D E ora finalmente hai
scoperto cosa succede a Halloween :D Eric è giusto un pelo stron…ma Al lo
considera suo fratello e farebbe di tutto per lui! E per quanto riguarda
Ginny…muahahaha! XD Per maggiori delucidazioni su quanto è successo dovrai
aspettare ancora un po’ u.u
-
Symbolique: siamo tornate *.*
I Serpeverde sono giusto un poco pervertiti, si XD E Halloween l’hai avuto
<3
-
JuliaSnape: eh lo so che adori
Alistair…ma mi spiace è solo di Hermione u.u grazie ancora per i complimenti :D
-
Malandrina94: awwwwwwwwwwww
*.* Grazie mille!!! Spero che con questo capitolo la tua curiosità sia
aumentata ancora *.* Sono contenta che ti piaccia Alistair! Mi fa veramente
piacere che un personaggio inventato da me abbia così tanto successo <3 E
sono ancora più contenta che ti piaccia il mio Severus! Ancora grazie mille
<3
-
Nami_San: waaaaaa, grazie
mille *.* Sono davvero contenta che ti piacciano Eric e Al *.* Effettivamente
Al è bello da togliere il fiato XD Per quanto riguarda il suo passato da sciupa
femmine…Hermione non sa molto di lui e non sa del suo passato da dongiovanni.
Il fatto è che per quanto si sia divertito, la maggior parte delle sue
“vittime” non ha mai detto niente perché erano fidanzate, si vergognavano di
essere usate e ingannate. Diciamo che non era proprio uno stinco di santo xD Ma
come puoi vedere con Hermione è completamente diverso (:
-
Lauletta: ma
grassieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee <3<3<3
-
Dragoon: eh si, Alistair si è
finalmente deciso! Anche se come vedi da questo capitolo ogni tanto ha ancora
qualche indecisione dettata dalla paura di perderla :D
-
Mia85: awww, grazie :D Il mio
principale obiettivo è lasciarvi curiose :D Ed ecco il capitolo che tanto
attendevi :D Spero di non averti delusa (:
-
Neptunia: eh si, Al si sta
proprio rivelando per la Serpe che è :D awwwww, sono contentissima ti sia
piaciuto tanto! Spero proprio che anche questo ti piaccia altrettanto! :D ah,
grazie mille anche per aver recensito la mia ultima one shot, “l’uomo di
Silente” <3<3<3
-
Piperina: Te l’avevo detto che
Eric guadagnava punti *.* E il fattone idiota l’hai detto, è un fattone idiota
u.u Claudius u.u E la sua punizione non è stata eccessiva, praticamente sono 4
anni che Alistair gli dice di non farsi canne in camera XD ad un certo punto
tutti perdono la pazienza u.u Ma povera Ginny xD Il piano di Alistair
ovviamente non è quello di diventare uno stalker, anche se gli riuscirebbe
bene: riesce bene in tutto u.u Awww, in biblioteca sono troppo teneri *-* Ed
ero sicurissima che ci avresti goduto per quella baldracca di una Corvonero u.u
A me succede sempre in metropolitana xD LoL non appena mi sposto da una parte
anche l’altro si sposta nella mia stessa direzione XD Visto? Alla fine sono
stati un po’ da soli *.* E per l’attività fisica…mi spiace xD Niente attività
fisica per loro u.u E ancora per molto molto molto tempo xD E penso che con
questo capitolo tu abbia capito chi vuole portarsi a letto Ginny u.u Se
leggerai questo commento vuol dire che la tua mamma non ha servito la tua testa
per cena *.* a tra poco su fb, darling <3<3<3 xoxo <3
Vorrei anche ringraziare le 31
persone che hanno favorito questa storia, le 19 che la ricordano e le 58 (sottolineo,
58!!! ) che la ricordano. Siete tantissimi! E’ solo grazie a voi che questa
storia sta continuando! Grazie infinite per il supporto che mi date <3
Inoltre, vorrei anche ringraziare le
24 persone che mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti: non sapete quanto
significhi per me!
Bhè, direi che questo è veramente
tutto!!!! Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo :D
A venerdì prossimo (:
elyl