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Autore: striklash    22/08/2010    7 recensioni
Aprì la porta convinto di trovare Matt a giocare alla Play. -Hai fatto tardi come sempre Mel- gli avrebbe detto tra una risata ed un tiro alla sigaretta. Ma Matt non c’era, la casa era vuota e fredda come l’aveva lasciata. Seconda fic, dopo la prima ho cambiato Nikname, e da KumiJeevas sono passata a Matt :)
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allour, eccomi qui con la mia seconda Fic. Ho cambiato Nick, non mi piaceva il nome così lungo u.u
Non sono pienamente soddisfatta da questa storia, ma voglio crescere per cui ve la presento in attesa di critiche costruttive per migliorare :)
In fondo alla storia ci sono i ringraziamenti alla mia precedente storia e spero che le mie due dolci recensitrici leggano anche qui.
Bacioni
Matt


Bugiardo.
E’ questo che sei.
Un maledetto, fottuto bugiardo.

-Sei sicuro di volerlo fare?
Uno sguardo esasperato e l’ombra di una risata.
-Non c’è altro modo, farò da diversivo mentre tu ti prenderai tutta la gloria.
Un ragazzo biondo alzò al cielo i suoi profondi occhi azzurri. Con lui era impossibile.
-Riesci ad essere serio per 5 minuti?
L’altro si sdraiò sul letto mettendo le mani dietro la testa. La sigaretta in bocca, gli occhialini abbandonati attorno al collo e l’espressione fissa sul soffitto.
-Posso farlo.- disse dopo un po’.- Non vedo un’altra soluzione comunque.-
Il biondo si morse il labbro e distolse lo sguardo. Ne aveva cercate a migliaia di soluzioni diverse, qualunque cosa che potesse essere meno rischiosa.
-Non ti starai preoccupando per me?
Chiese il ragazzo ridacchiando e spegnendo la sigaretta. Si mise di nuovo seduto passando una mano tra i capelli rossi perennemente disordinati.
-Tu non capisci. Abbiamo pochissime possibilità di uscirne vivi..-
Il rosso si alzò dal letto e prese il suo gilet, la testa del biondo scattò a guardare l’orologio. Gli salì un nodo alla gola.
-Possiamo pensarci ancora.. magari..-
Fu zittito dall’indice dell’amico sulle labbra.
-Torno presto Mel, promesso.-

Bugiardo.
Schifoso bugiardo.
Vedo ancora il tuo sorriso mentre uscivi da quella porta.

Il silenzio regnava sovrano.
Mello stava seduto nella stessa posizione da circa 20 minuti, a fissare la porta da cui era uscito l’amico.
Ascoltava il rintocco dell’orologio aggrappandosi ad ogni secondo come se fosse l’ultimo. Poi arrivò anche la sua ora. Si alzò senza tradire alcuna emozione e prese le chiavi della moto.
Uno squillo sul telefono.
“va tutto bene, puoi andare. Matt”
Sospirò sollevato ed uscì più tranquillo.
Ignaro che Matt in quel momento stava in macchina inseguito da una ventina di uomini armati.
Ignaro che Matt sapeva perfettamente che non ce l’avrebbe fatta.
Ignaro che Matt aveva sbandato ritrovandosi accerchiato solo per mandargli quel messaggio.
Ignaro che Matt scendendo dall’auto sorrideva.

Mello strinse il pugno sulla stoffa che teneva tra le mani. Le lacrime sgorgavano copiose dai suoi occhi.
Stringeva i denti talmente forte che avrebbero potuto spezzarsi ma non gli importava.
Era un bugiardo, ora lo sapeva.

Guidava da solo per le stradine di campagna. La ragazza che aveva rapito gli aveva detto quello che voleva ed in quel momento giaceva senza vita nel retro di quel camion che avrebbe bruciato insieme al suo corpo.
Abbandonò il veicolo in fiamme a pochi metri da dove aveva lasciato la moto e guidò verso casa più veloce che poteva.
Voleva rivedere Matt, pieno di graffi e lividi magari, ma con quell’incrinabile sorriso che lui tanto amava e quegli occhi verdi che gli mettevano i brividi.
Non sapeva esattamente quando, come o perché avesse cominciato a provare dei sentimenti per il suo migliore amico, sapeva solo che Matt sarebbe tornato, perché lui glie l’aveva detto, e Matt manteneva sempre le promesse.
Aprì la porta convinto di trovare Matt a giocare alla Play.
-Hai fatto tardi come sempre Mel- gli avrebbe detto tra una risata ed un tiro alla sigaretta.
Ma Matt non c’era, la casa era vuota e fredda come l’aveva lasciata e Mello non riusciva a capire, avrebbe dovuto essere a casa da un pezzo.
Colto da un senso di nausea accese la TV con l’intenzione di ascoltare un telegiornale, ma non ebbe bisogno di cercarlo a lungo.
Edizioni speciali da ogni parte del Giappone trasmettevano la tragedia avvenuta nemmeno un’ora prima.
Mello si inginocchiò davanti alla TV con gli occhi sgranati. Le immagini trasmesse mostravano una macchina rossa al centro di un incrocio, ai suoi piedi un grosso fagotto bianco.
Avrebbe riconosciuto quella macchina ovunque, ed ogni parte di lui urlava che no, non era possibile, che non ci doveva credere, perché quel fagotto bianco non era il corpo senza vita di Matt.
-C’erano molti testimoni presenti alla terribile vicenda- diceva una giornalista- tutti affermano di aver visto una ventina di macchine nere accerchiare il ragazzo che è sceso dalla macchina in completa tranquillità, addirittura sorridente, prima che venisse colpito da un numero incalcolabile di proiettili. Non si sa ancora l’identità del ragazzo, ma si presuppone che avesse a che fare con la mafia, tuttavia è probabile che…-
Mello smise di ascoltare.
La voce della giornalista si affievolì piano lasciando spazio solo ad uno strano silenzio ovattato. Il battito del suo cuore era l’unico rumore che non riusciva ad estraniare, lasciò perdere e si accasciò a terra rannicchiandosi sul pavimento ad occhi chiusi.
Fu in quel momento, in quella calma sovrannaturale che Mello si rese conto che Matt non sarebbe entrato da quella porta, così come si rese conto che non lo avrebbe più guardato, non gli avrebbe sorriso, urlato addosso o preso in giro. Niente battute sarcastiche, niente imprecazioni alla Playstation. Niente.
Fu in quel momento, realizzando che Matt era morto, che Mello ruppe il silenzio urlando con tutta la forza che aveva

Sono passati giorni, ed io sono ancora qui, rannicchiato a terra, incapace di fare qualcosa che non sia necessario a sopravvivere. Ma anche quei bisogni cominciano a svanire.
La gola mi brucia, gli occhi sono gonfi e comincio a perdere la sensibilità degli arti.
Stringo una tua maglietta tra le mani, non so quando l’ho presa, sento solo la stoffa tra le dita ed il tuo profumo che mi solletica il naso.
Decido di alzarmi lentamente, mi sento uno zombie. Ovunque poso gli occhi qualcosa mi ricorda te, e fa male.
Sotto la TV c’è la tua Play, tanto amata un tempo, ora ricoperta da un sottile strato di polvere che andrà ad infittirsi col passare dei giorni, perché non la sfiorerò più nemmeno con un dito.
Dietro di me c’è la tua poltrona, o meglio la nostra, quella che entrambi volevamo. La sera era un continuo picchiarsi per accaparrarsi il posto e alla fine finiva sempre che tu stavi seduto ed io ti stavo in braccio.
In cucina c’è il tuo bicchiere verde. Eri tanto infantile da usare sempre quello, uno stupido bicchiere di vetro verde, ed io non potevo che trovare adorabile quella tua mania quando ti vedevo usare il bicchiere, lavarlo la sera ed usarlo di nuovo la mattina dopo.
A terra ci sono sparsi i tuoi vestiti ed innumerevoli cd. Mi incazzavo sempre tanto per tutto quel disordine, ma in fondo sapevo che non avrei trovato nulla nel mio ordine.
Entro in camera nostra senza rendermene conto, il tuo letto è sfatto, stavamo seduti li a parlare prima che tu te ne andassi.
Non ragiono mentre mi sdraio sul tuo letto e affondo la testa nel tuo cuscino. Il tuo odore è tanto forte come non lo sentivo da giorni e mi brucia dentro dandomi alla testa.
Mi giro a guardare il soffitto, lo facevi spesso ultimamente e non capivo mai perché, non che ora lo capisca, ma ho voglia di farlo.
Lo sguardo, infame, cade su una nostra foto appoggiata sulla scrivania. Mi alzo di scatto e la prendo con le mani che tremano.
Ci sei tu che ridi felice, io sulle tue spalle ti stringo il collo con le braccia facendo finta di strozzarti. Qualche lacrima si infrange sul vetro e mollo la presa come se avessi preso la scossa.
-Bugiardo..-
Mormoro nel buio della stanza.
-Avevi detto che saresti tornato, me l’avevi promesso.-
Sto impazzendo.. lo sento.
Le gambe cedono e mi ritrovo ancora a terra, incapace di muovermi, respirando a fatica, mentre una nuova consapevolezza si fa strada in me.
Sono un bugiardo anche io, perché quando mi chiedevi cosa significavi per me, non ti ho mai detto amore.


Ringraziamenti per "Die With An Angel":

Hel Warlock: Che dire? Quando ho letto la tua recensione non ho potuto fare a meno che sentirmi felicissima ed onorata da tanti complimenti. Sono davvero felice che ti sia piaciuta e seguendo una tua richiesta ho scritto una storia sullo stesso genere e sulla stessa coppia. Tra l’altro anche io vivo per loro, per cui non è stato un grosso sacrificio xP Vorrei provare a scrivere qualcosa di felice ogni tanto, ma ultimamente non è che il mio umore sia dei migliori per cui la comicità non mi sfiora nemmeno col pensiero e dato che nelle mie storie verso i miei sentimenti quello che esce è un mix di depressione e tristezza. Amen, speriamo che col tempo cambi la situazione xP Comunque ancora grazie mille! Spero davvero che leggerai anche questa >.<


Dindi: Carissima addirittura qualche lacrimuccia? Me sentimentale ora piango io Q.Q Sono felicissima che ti sia piaciuta e come ho detto ad Hel spero che leggerai anche tu e che vorrai lasciarmi un altro commento, anche se ti farà schifo, lo apprezzerò xD
Grazie ancora davvero!
   
 
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