Eternal
Moonglow
capitolo 03:
Agonia
Bella
Il mio
corpo era dominato da un dolore che non mi lasciava via di fuga,
nemmeno se
provavo a concentrarmi per cercare di sopportarlo, usando tutte le mie
forze.
Si era fuso con la mia carne, mi era penetrato nelle mie ossa, le
stesse ossa
che sentivo andare in pezzi come il resto di me. Quella sofferenza mi
aveva
annebbiato, lasciandomi senza forze. Ero precipitata in un baratro
nero, in cui
non vi era nulla se non il dolore.
Eppure, allo stesso tempo ero perfettamente lucida, in grado di
ricordare gli
ultimi avvenimenti.
Ma ciò non faceva che provocarmi altro dolore.
Vedevo il viso perfetto di Edward che implorava il mio perdono.
Vedevo la delusione straziante e la rabbia negli occhi di Jacob, mentre
mi
diceva addio.
Vedevo il ghigno mostruoso di Victoria, a pochi centimetri da me, che
già si
stava pregustando la mia morte per mano sua.
Ecco perché ero lì, in mezzo a quella tortura.
Victoria mi stava uccidendo. Stavo morendo.
Morivo, ma non me ne importava niente. Nulla avrebbe avuto
più importanza da
quel momento in avanti, perché non c’era Jacob. La
vampira che continuava a
infierire contro il mio corpo, anche se non lo sapeva, mi stava facendo
un
regalo.
Non avrei sopportato di vivere senza Jacob. Era tutto finito, ormai.
Improvvisamente, l’oscurità davanti ai miei occhi
si diradò pian piano, e
un’ombra indistinta mi aleggiò di fronte. Strinsi
le palpebre e le riaprii,
trovandomi il viso di Victoria a pochi centimetri di distanza. Mi stava
tenendo
per il bordo della giaccone, spingendo il mio corpo contro qualcosa di
ruvido e
duro, probabilmente la corteccia di un albero.
Sentivo il mio respiro affannato e riempire lo spazio che separava i
nostri
volti.
Chinò la testa da una parte, piegando le labbra in un
sorriso maligno,
spietato, e mostrò i denti, lustrandosi i canini con la
punta della lingua.
Vedevo già il mio corpo straziato da un veleno al sapore di
vendetta.
«Addio, Bella», mormorò, ringhiando
sulle ultime sillabe in prenda
all’impazienza.
Il panico che scaturì da quelle parole fece nascere un grido
in fondo alla mia
gola, che uscì senza che potessi impedirlo. Urlai, per un
secondo. Poi persi i
sensi, all’improvviso, e tutto si fece buio.
Di nuovo, non c’ero più. Ma stavolta era diverso.
Non capii se Victoria aveva già iniziato a torturarmi, a
lacerare più parti di
me che poteva. Ero in uno stato di incoscienza totale: come se sapessi
che
esistevo ma in realtà non esistessi. Come se la vampira
stesse infierendo
contro un corpo vuoto, il mio, e io non avvertissi nulla. O il cielo mi
aveva
graziato, o ero già morta.
Così era quella, la morte... Un oceano infinito di buio,
immenso, senza inizio
né fine. Era arrivata così velocemente che me ne
ero a mala pena resa conto.
Sembrava un’anestesia, o uno svenimento. Era una sensazione
veramente assurda:
mi sentivo incosciente, ma sapevo di esserlo, ne ero consapevole. Non
sentivo
niente, non provavo nulla: freddo, dolore, paura… Era un
nulla totalmente privo
di emozioni.
Il tempo sembrava essersi fermato, e non riuscii a rendermi conto di
quanto
tempo passai in quello stato.
Ma ad un certo punto, in quel nero sconfinato, qualcosa
iniziò a cambiare.
Inizialmente avvertii un dolore leggero ma pungente in un punto
imprecisato del
mio non-corpo, che sembrava corrispondere al polso.
Cercai di muovere il braccio per scacciare quel fastidio, ma non feci
in tempo
a provare a muovere un muscolo – mi sentivo così
pesante – che il dolore si
intensificò immediatamente.
Il taglio – immaginai fosse un taglio –
iniziò violentemente a bruciarmi, e dal
dolore mi mancò il fiato. Sembrava che avesse preso fuoco,
un fuoco che dai
margini di quello squarcio scivolò nel sangue, come se
venisse risucchiato
dalle vene. Il tutto nel giro di pochissimi secondi.
Cercai di riprendere il controllo dell’altra mano, per
provare a bloccare
quell’incendio che continuava la sua corsa per propagarsi in
tutto il braccio,
ma non ci riuscii. Ma, all’improvviso, il dolore
raddoppiò, lasciandomi
spiazzata: i focolai si moltiplicarono, facendo arrivare quella
sensazione
orribile da più parti all’interno del mio corpo.
Era un dolore così intenso, così bruciante e
immenso, che avevo l’impressione
che il volume del mio corpo si fosse quadruplicato: alta come una
montagna ed
estesa come una radura. Di certo, tutto quel fuoco non poteva essere
contenuto
in uno spazio esiguo come me… Era troppo, troppo
grande… Poco a poco, con
l’aumentare dell’incendio e la sensazione di essere
messa al rogo, ritornai ad
avere cognizione di me. Mi scoprii improvvisamente lucida e urlante.
Stavo
urlando, disperata, stravolta, straziata. Mi sentivo sola, in mezzo a
quelle
fiamme crudeli che mi stavano masticando… e probabilmente
era così, perché per
quanto gridassi – chiaro segno che volevo essere aiutata
– nessuno stava
venendo per strapparmi a quell’inferno.
Fatemi morire!, avrei voluto implorare, ma una
fiammata sconvolgente che
sentii avvampare dai polmoni me lo impedì, col risultato che
le mie grida
aumentarono di intensità. Tenevo gli occhi serrati, come se
le lingue di fuoco
mi avessero incollato le palpebre al bulbo oculare, ma sapevo benissimo
che,
anche se avessi avuto la forza di aprirli, avrei visto il nero spessore
delle
tenebre che mi avevano inghiottita. Le orecchie mi fischiavano, anche
loro
bruciavano, ma in mezzo a quel silenzio assordante sentii qualcosa. In
maniera
ovattata, ma lo sentii, sotto le mie grida.
Era una voce calda, roca, familiare e intrisa di tormento.
Era la voce di Jacob.
«Bells, amore,
sono qui».
Sentii gli occhi gonfiarsi di lacrime, e il cuore che stava bruciando,
scoppiare.
Jake, il mio sole. Amore mio… Lui c’era, era
lì, al mio fianco, come sempre.
Volevo vederlo, vedere il suo volto e parlargli, ma il buio e le fiamme
non me
lo permettevano.
Ti sento, amore mio. Parlami, ti prego…,
lo supplicai, in un pensiero
muto.
Parlò di nuovo. «Presto finirà
tutto, te lo giuro».
Sto andando a fuoco, Jake. Ti prego, aiutami.
«Resisti, amore mio».
La voce di Jake si perse e l’assenza improvvisa della sua
voce mi spaventò. Le
sue parole sfociarono in un eco sordo che si dissolse nel nulla.
No, Jacob! NON LASCIARMI!, gridai mentalmente,
mentre quella sofferenza
insostenibile aumentava di intensità, sconvolgendomi.
Precipitai di nuovo
nella, completamente inghiottita dalle fiamme.
Non mi sentivo più padrona del mio corpo, né
stavo capendo cosa mi stesse
succedendo.
Dolore, dolore, dolore.
Era rimasto solo quello, ormai. Forse ero già morta, e mi
trovavo nel mio
inferno. Forse la voce di Jacob l’avevo solo
immaginata… Probabilmente era
stata la reazione disperata del mio inconscio per contrastare il dolore
e la
solitudine, per farmi un po’ di forza.
Pensai al viso di Jacob, mentre le mie urla continuavano a rimbombare
in quel
nulla soffocante e pieno di tormento, e mi lasciai andare, sconfitta.
Sentivo la mente annebbiata da quello strazio incandescente, e
l’unico, ultimo
pensiero che riuscii a produrre rimbombò nel nulla, mentre
perdevo conoscenza
affondando in un dolore infinito.
La vita è difficile,
l’eterna dannazione
ancora di più.
Jacob
Ti rendi
conto
dell’enorme cazzata che hai fatto, Jacob? ringhiò
Paul, iniziando a tremare.
Lo guardai, duro. Non ho fatto una
cazzata Paul. Cioè, forse sì… ma
c’era in ballo la vita della ragazza che amo,
e ho fatto la cosa che ritenevo più giusta.
Dici bene, Jacob, sbuffò Jared. Hai. Hai
fatto tutto tu, senza interpellarci!
Non c’era tempo.
Con un cenno, Sam rimise Paul e Jared al loro posto, poi
parlò.
Il tuo comportamento non è in alcun
modo
giustificabile, Jacob Black, e la tua incoscienza è davvero
deplorevole,
assentì Sam, in tono grave. Jared
ha
ragione: fai parte di un branco, e prendere iniziative per conto tuo
non è
accettabile. Siamo tutti affezionati a Bella, Jacob, ma il patto
è alle
fondamenta della nostra alleanza coi vampiri, e tu l’hai
mandato in malora con
le tue stesse mani. Hai spezzato l’equilibrio, e ora
scoppierà una guerra.
Mi scaldai, iniziando a tremare. Una
vita umana è meno importante di uno stupido patto?
ringhiai, furioso. Mi piacerebbe vedere cosa
avresti fatto tu
se al posto di Bella ci fosse stata Emily.
Si sentì punto nel vivo, ed emise un suono basso, minaccioso.
Dimmelo, Sam, avresti davvero lasciato
che Emily morisse per onorare qualcosa di fittizio? Non credo proprio.
Smettila immediatamente, Jacob.
Schioccai con la lingua, sprezzante. No,
non smetto niente! E’ vero, avrei dovuto parlarvene, e mi
dispiace, ma sono
contento della scelta che ho fatto, e sono grato a quei vampiri per
aver
salvato la vita a Bella.
Preferisci una banda di schifosi succhiasangue al tuo branco, alla tua
famiglia? sbottò Jared, gli occhi spalancati.
Embry e Quil mi guardavano
con compassione, ma un leggero velo di condanna lo notai anche nei loro
occhi
scuri.
Non preferisco niente a nessuno. Ma mi
chiedo come posso considerarvi una famiglia se mi puntate
così il dito contro
solo perché ho lasciato che le salvassero la vita.
Certo, a una che ti tradisce con uno di loro! Abbiamo visto tutti
cos’è
successo, Jacob, abbiamo visto come Bella si sia comportata da stronza,
osservò Paul, acido.
Che cazzo centra? Avrei dovuto lasciarla
morire per una cosa del genere?
Non lo so cosa avresti potuto fare…
ma
ora che l’hai salvata, pensi davvero di aver migliorato le
cose? Lei è una
succhiasangue, tu sei un licantropo: tra voi non potrà mai
funzionare. Quindi,
praticamente, hai mandato a puttane il patto per niente!
Le sue parole mi colpirono veloci come un proiettile che mi
penetrò il
cervello. Aveva ragione, dannatamente ragione.
Sì, è vero, ma non conta
niente: lei è
viva, più o meno, e questa è la sola cosa che
conta. Se dovessi rifarlo, lo
rifarei dieci, cento, mille volte. Molto probabilmente se ne andranno e
la
porteranno con loro, e non causerà problemi a nessuno, se
è la sua presenza a
Forks – visto che è una neonata – che vi
preoccupa. Va bene così. Il patto non
vale nulla rispetto alla vita di Bella.
Le loro menti liberarono pensieri di discordanza totale,
misti a rabbia e
incredulità.
Non posso ignorare ciò che hai
fatto,
Jacob, intervenne Sam, scuro in viso. Hai
combinato tutto questo senza il parere dell’alfa. Hai
concesso loro una deroga
al patto, ma non ne avevi il diritto, mi accusò.
Appena finì di pronunciare queste parole, mi
ritornarono in mente il
discorso di Carlisle, la deduzione di Edward. Rimisi ogni dettaglio al
suo
posto.
Sam si stava sbagliando di grosso: io potevo. Avevo il pieno diritto di
agire
come avevo fatto,
lui era nel torto.
Io ero il vero alfa, l’unico che avrebbe potuto prendere realmente una decisione del genere.
Ciò che mi spettava di diritto
era troppo importante in quel momento, e fu come se mi piombasse
addosso
nell’istante esatto in cui producevo quel pensiero. Era la
chiave per risolvere
quel macello nel modo più pacifico possibile.
Sentii le catene invisibili che mi legavano a Sam e alla sua
autorità
spezzarsi, nello stesso istante in cui avvertivo una nuova forza
crescere
dentro di me.
Sapevo
cosa fare e nessuno, nemmeno Sam, poteva osare contraddirmi.
Bella
Il peso che mi aveva schiacciato fino a quel momento, spingendomi
giù in mezzo
alle fiamme e privandomi di ogni consapevolezza di me stessa,
iniziò a
dissolversi pian piano.
Ero sospesa ancora nel rogo, ignara di quanto tempo fosse passato
– se fosse passato
– e anche il dolore
immenso era rimasto.
Però non mi sentivo più soffocare: d’un
tratto, fu come se ricominciassi lentamente
a riavvicinarmi con il mondo al di fuori di me, che sembrava essersi
allontanato anni luce, per un lasso di tempo infinito.
Il contatto che riuscì a penetrare lo spesso strato di
tenebre da cui ero stata
avvolta fu un tocco caldo, che sfiorò la mia mano destra.
Inizialmente leggero,
sentii quel calore avvolgere tutta la mano, e mi sorprese il fatto che
riuscii
a distinguerlo e separarlo dalle fiamme che ardevano al di sotto della
mia
pelle.
Quel tocco tiepido mi ricordò qualcosa, e quel qualcosa fece
scattare nel mio
cervello una risposta che uscì, automatica, dalle mie labbra
serrate.
«Jacob».
Fu tutto quello che dissi, in un sussurro spezzato, prima di venire
risucchiata
di nuovo dalla solitudine e dal nulla.
Prima che il fuoco che mi stava incendiando crescesse ulteriormente di
intensità, rispendendomi nuovamente all’inferno.
In una tortura della quale non riuscivo a scorgere la fine.
Angolo
autrice.
Ho pochissimo tempo, perciò sarò breve.
Finalmente sono riuscita a pubblicare dopo un sacco di tempo!
Sono davvero
felice, e spero che vi piaccia questo capitolo narrato da entrambi i
nostri
piccioncini :D
Questo pezzo è stato veramente un parto… ma
superato questo scoglio, sono certa
che la scrittura e la pubblicazione dei prossimi capitoli
filerà più o meno
liscia ^^
Di materiale ne ho parecchio, in vacanza ho scritto davvero tanto!
Vorrei ringraziare di cuore Erika (Saorio)
che mi ha
dato veramente degli ottimi consigli *_*
Ringrazio chiunque abbia letto, recensito, messo tra preferiti, seguiti
e “da
ricordare”… Insomma, tutte le persone che mi
seguono e che apprezzano la mia
storia! :)
Ora, ahimè, torno a studiare per gli esami a settembre =_=
fatemi un in bocca
al lupo! >< (Ovviamente il lupo deve essere Jacob *Q*)
…
Okay xD
Grazie di cuore, ancora! <3
Un bacio,
Bea :3
Ps: http://www.formspring.me/BlackieGloom
Adoro
quest’affare! *_*
Perciò, fatemi pure tutte
le domande che volete, di ogni tipo… ma non chiedete troppi
spoiler, mi
raccomando ù_ù