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Autore: Blakie    22/08/2010    5 recensioni
La vita è difficile. L'eterna dannazione ancora di più. Una storia nella storia: cosa sarebbe successo se, in un punto cruciale, le cose fossero andate in modo totalmente diverso? Cosa succederebbe se diventasse impossibile per Jacob e Bella amarsi? [Seguito di Eyes On Fire]
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: New Moon
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- Questa storia fa parte della serie '~ Juliet & Paris' Story'
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Eternal Moonglow

Eternal Moonglow
capitolo 0
3:


Agonia


Bella

Il mio corpo era dominato da un dolore che non mi lasciava via di fuga, nemmeno se provavo a concentrarmi per cercare di sopportarlo, usando tutte le mie forze.
Si era fuso con la mia carne, mi era penetrato nelle mie ossa, le stesse ossa che sentivo andare in pezzi come il resto di me. Quella sofferenza mi aveva annebbiato, lasciandomi senza forze. Ero precipitata in un baratro nero, in cui non vi era nulla se non il dolore.
Eppure, allo stesso tempo ero perfettamente lucida, in grado di ricordare gli ultimi avvenimenti.
Ma ciò non faceva che provocarmi altro dolore.
Vedevo il viso perfetto di Edward che implorava il mio perdono.
Vedevo la delusione straziante e la rabbia negli occhi di Jacob, mentre mi diceva addio.
Vedevo il ghigno mostruoso di Victoria, a pochi centimetri da me, che già si stava pregustando la mia morte per mano sua.
Ecco perché ero lì, in mezzo a quella tortura.
Victoria mi stava uccidendo. Stavo morendo.
Morivo, ma non me ne importava niente. Nulla avrebbe avuto più importanza da quel momento in avanti, perché non c’era Jacob. La vampira che continuava a infierire contro il mio corpo, anche se non lo sapeva, mi stava facendo un regalo.
Non avrei sopportato di vivere senza Jacob. Era tutto finito, ormai.
Improvvisamente, l’oscurità davanti ai miei occhi si diradò pian piano, e un’ombra indistinta mi aleggiò di fronte. Strinsi le palpebre e le riaprii, trovandomi il viso di Victoria a pochi centimetri di distanza. Mi stava tenendo per il bordo della giaccone, spingendo il mio corpo contro qualcosa di ruvido e duro, probabilmente la corteccia di un albero.
Sentivo il mio respiro affannato e riempire lo spazio che separava i nostri volti.
Chinò la testa da una parte, piegando le labbra in un sorriso maligno, spietato, e mostrò i denti, lustrandosi i canini con la punta della lingua.
Vedevo già il mio corpo straziato da un veleno al sapore di vendetta.
«Addio, Bella», mormorò, ringhiando sulle ultime sillabe in prenda all’impazienza.
Il panico che scaturì da quelle parole fece nascere un grido in fondo alla mia gola, che uscì senza che potessi impedirlo. Urlai, per un secondo. Poi persi i sensi, all’improvviso, e tutto si fece buio.
Di nuovo, non c’ero più. Ma stavolta era diverso.
Non capii se Victoria aveva già iniziato a torturarmi, a lacerare più parti di me che poteva. Ero in uno stato di incoscienza totale: come se sapessi che esistevo ma in realtà non esistessi. Come se la vampira stesse infierendo contro un corpo vuoto, il mio, e io non avvertissi nulla. O il cielo mi aveva graziato, o ero già morta.
Così era quella, la morte... Un oceano infinito di buio, immenso, senza inizio né fine. Era arrivata così velocemente che me ne ero a mala pena resa conto. Sembrava un’anestesia, o uno svenimento. Era una sensazione veramente assurda: mi sentivo incosciente, ma sapevo di esserlo, ne ero consapevole. Non sentivo niente, non provavo nulla: freddo, dolore, paura… Era un nulla totalmente privo di emozioni.
Il tempo sembrava essersi fermato, e non riuscii a rendermi conto di quanto tempo passai in quello stato.
Ma ad un certo punto, in quel nero sconfinato, qualcosa iniziò a cambiare. Inizialmente avvertii un dolore leggero ma pungente in un punto imprecisato del mio non-corpo, che sembrava corrispondere al polso.
Cercai di muovere il braccio per scacciare quel fastidio, ma non feci in tempo a provare a muovere un muscolo – mi sentivo così pesante – che il dolore si intensificò immediatamente.
Il taglio – immaginai fosse un taglio – iniziò violentemente a bruciarmi, e dal dolore mi mancò il fiato. Sembrava che avesse preso fuoco, un fuoco che dai margini di quello squarcio scivolò nel sangue, come se venisse risucchiato dalle vene. Il tutto nel giro di pochissimi secondi.
Cercai di riprendere il controllo dell’altra mano, per provare a bloccare quell’incendio che continuava la sua corsa per propagarsi in tutto il braccio, ma non ci riuscii. Ma, all’improvviso, il dolore raddoppiò, lasciandomi spiazzata: i focolai si moltiplicarono, facendo arrivare quella sensazione orribile da più parti all’interno del mio corpo.
Era un dolore così intenso, così bruciante e immenso, che avevo l’impressione che il volume del mio corpo si fosse quadruplicato: alta come una montagna ed estesa come una radura. Di certo, tutto quel fuoco non poteva essere contenuto in uno spazio esiguo come me… Era troppo, troppo grande… Poco a poco, con l’aumentare dell’incendio e la sensazione di essere messa al rogo, ritornai ad avere cognizione di me. Mi scoprii improvvisamente lucida e urlante. Stavo urlando, disperata, stravolta, straziata. Mi sentivo sola, in mezzo a quelle fiamme crudeli che mi stavano masticando… e probabilmente era così, perché per quanto gridassi – chiaro segno che volevo essere aiutata – nessuno stava venendo per strapparmi a quell’inferno.
Fatemi morire!, avrei voluto implorare, ma una fiammata sconvolgente che sentii avvampare dai polmoni me lo impedì, col risultato che le mie grida aumentarono di intensità. Tenevo gli occhi serrati, come se le lingue di fuoco mi avessero incollato le palpebre al bulbo oculare, ma sapevo benissimo che, anche se avessi avuto la forza di aprirli, avrei visto il nero spessore delle tenebre che mi avevano inghiottita. Le orecchie mi fischiavano, anche loro bruciavano, ma in mezzo a quel silenzio assordante sentii qualcosa. In maniera ovattata, ma lo sentii, sotto le mie grida.
Era una voce calda, roca, familiare e intrisa di tormento.
Era la voce di Jacob.
«Bells, amore, sono qui».
Sentii gli occhi gonfiarsi di lacrime, e il cuore che stava bruciando, scoppiare.
Jake, il mio sole. Amore mio… Lui c’era, era lì, al mio fianco, come sempre.
Volevo vederlo, vedere il suo volto e parlargli, ma il buio e le fiamme non me lo permettevano.
Ti sento, amore mio. Parlami, ti prego…, lo supplicai, in un pensiero muto.
Parlò di nuovo. «Presto finirà tutto, te lo giuro».
Sto andando a fuoco, Jake. Ti prego, aiutami.
«
Resisti, amore mio». La voce di Jake si perse e l’assenza improvvisa della sua voce mi spaventò. Le sue parole sfociarono in un eco sordo che si dissolse nel nulla.
No, Jacob! NON LASCIARMI!, gridai mentalmente, mentre quella sofferenza insostenibile aumentava di intensità, sconvolgendomi. Precipitai di nuovo nella, completamente inghiottita dalle fiamme.
Non mi sentivo più padrona del mio corpo, né stavo capendo cosa mi stesse succedendo.
Dolore, dolore, dolore.
Era rimasto solo quello, ormai. Forse ero già morta, e mi trovavo nel mio inferno. Forse la voce di Jacob l’avevo solo immaginata… Probabilmente era stata la reazione disperata del mio inconscio per contrastare il dolore e la solitudine, per farmi un po’ di forza.
Pensai al viso di Jacob, mentre le mie urla continuavano a rimbombare in quel nulla soffocante e pieno di tormento, e mi lasciai andare, sconfitta.
Sentivo la mente annebbiata da quello strazio incandescente, e l’unico, ultimo pensiero che riuscii a produrre rimbombò nel nulla, mentre perdevo conoscenza affondando in un dolore infinito.
La vita è difficile, l’eterna dannazione ancora di più.

 

 

Jacob

Ti rendi conto dell’enorme cazzata che hai fatto, Jacob? ringhiò Paul, iniziando a tremare.
Lo guardai, duro. Non ho fatto una cazzata Paul. Cioè, forse sì… ma c’era in ballo la vita della ragazza che amo, e ho fatto la cosa che ritenevo più giusta.
Dici bene, Jacob
, sbuffò Jared. Hai. Hai fatto tutto tu, senza interpellarci!
Non c’era tempo.
Con un cenno, Sam rimise Paul e Jared al loro posto, poi parlò.
Il tuo comportamento non è in alcun modo giustificabile, Jacob Black, e la tua incoscienza è davvero deplorevole, assentì Sam, in tono grave. Jared ha ragione: fai parte di un branco, e prendere iniziative per conto tuo non è accettabile. Siamo tutti affezionati a Bella, Jacob, ma il patto è alle fondamenta della nostra alleanza coi vampiri, e tu l’hai mandato in malora con le tue stesse mani. Hai spezzato l’equilibrio, e ora scoppierà una guerra.
Mi scaldai, iniziando a tremare. Una vita umana è meno importante di uno stupido patto? ringhiai, furioso. Mi piacerebbe vedere cosa avresti fatto tu se al posto di Bella ci fosse stata Emily.
Si sentì punto nel vivo, ed emise un suono basso, minaccioso.
Dimmelo, Sam, avresti davvero lasciato che Emily morisse per onorare qualcosa di fittizio? Non credo proprio.
Smettila immediatamente, Jacob.
Schioccai con la lingua, sprezzante. No, non smetto niente! E’ vero, avrei dovuto parlarvene, e mi dispiace, ma sono contento della scelta che ho fatto, e sono grato a quei vampiri per aver salvato la vita a Bella.
Preferisci una banda di schifosi succhiasangue al tuo branco, alla tua famiglia?
sbottò Jared, gli occhi spalancati. Embry e Quil mi guardavano con compassione, ma un leggero velo di condanna lo notai anche nei loro occhi scuri.
Non preferisco niente a nessuno. Ma mi chiedo come posso considerarvi una famiglia se mi puntate così il dito contro solo perché ho lasciato che le salvassero la vita.
Certo, a una che ti tradisce con uno di loro! Abbiamo visto tutti cos’è successo, Jacob, abbiamo visto come Bella si sia comportata da stronza
, osservò Paul, acido.
Che cazzo centra? Avrei dovuto lasciarla morire per una cosa del genere?
Non lo so cosa avresti potuto fare… ma ora che l’hai salvata, pensi davvero di aver migliorato le cose? Lei è una succhiasangue, tu sei un licantropo: tra voi non potrà mai funzionare. Quindi, praticamente, hai mandato a puttane il patto per niente!
Le sue parole mi colpirono veloci come un proiettile che mi penetrò il cervello. Aveva ragione, dannatamente ragione.
Sì, è vero, ma non conta niente: lei è viva, più o meno, e questa è la sola cosa che conta. Se dovessi rifarlo, lo rifarei dieci, cento, mille volte. Molto probabilmente se ne andranno e la porteranno con loro, e non causerà problemi a nessuno, se è la sua presenza a Forks – visto che è una neonata – che vi preoccupa. Va bene così. Il patto non vale nulla rispetto alla vita di Bella.
Le loro menti liberarono pensieri di discordanza totale, misti a rabbia e incredulità.
Non posso ignorare ciò che hai fatto, Jacob, intervenne Sam, scuro in viso. Hai combinato tutto questo senza il parere dell’alfa. Hai concesso loro una deroga al patto, ma non ne avevi il diritto, mi accusò.
Appena finì di pronunciare queste parole, mi ritornarono in mente il discorso di Carlisle, la deduzione di Edward. Rimisi ogni dettaglio al suo posto.
Sam si stava sbagliando di grosso: io potevo. Avevo il pieno diritto di agire come  avevo fatto, lui era nel torto.
Io ero il vero alfa, l’unico che avrebbe potuto prendere realmente una decisione del genere. Ciò che mi spettava di diritto era troppo importante in quel momento, e fu come se mi piombasse addosso nell’istante esatto in cui producevo quel pensiero. Era la chiave per risolvere quel macello nel modo più pacifico possibile.
Sentii le catene invisibili che mi legavano a Sam e alla sua autorità spezzarsi, nello stesso istante in cui avvertivo una nuova forza crescere dentro di me.
Sapevo cosa fare e nessuno, nemmeno Sam, poteva osare contraddirmi.

 

 

 

Bella

Il peso che mi aveva schiacciato fino a quel momento, spingendomi giù in mezzo alle fiamme e privandomi di ogni consapevolezza di me stessa, iniziò a dissolversi pian piano. 
Ero sospesa ancora nel rogo, ignara di quanto tempo fosse passato – se fosse passato – e anche il dolore immenso era rimasto.
Però non mi sentivo più soffocare: d’un tratto, fu come se ricominciassi lentamente a riavvicinarmi con il mondo al di fuori di me, che sembrava essersi allontanato anni luce, per un lasso di tempo infinito.
Il contatto che riuscì a penetrare lo spesso strato di tenebre da cui ero stata avvolta fu un tocco caldo, che sfiorò la mia mano destra. Inizialmente leggero, sentii quel calore avvolgere tutta la mano, e mi sorprese il fatto che riuscii a distinguerlo e separarlo dalle fiamme che ardevano al di sotto della mia pelle.
Quel tocco tiepido mi ricordò qualcosa, e quel qualcosa fece scattare nel mio cervello una risposta che uscì, automatica, dalle mie labbra serrate.
«Jacob».
Fu tutto quello che dissi, in un sussurro spezzato, prima di venire risucchiata di nuovo dalla solitudine e dal nulla.
Prima che il fuoco che mi stava incendiando crescesse ulteriormente di intensità, rispendendomi nuovamente all’inferno.
In una tortura della quale non riuscivo a scorgere la fine.



Angolo autrice.
Ho pochissimo tempo, perciò sarò breve.
Finalmente sono riuscita a pubblicare dopo un sacco di tempo!

Sono davvero felice, e spero che vi piaccia questo capitolo narrato da entrambi i nostri piccioncini :D
Questo pezzo è stato veramente un parto… ma superato questo scoglio, sono certa che la scrittura e la pubblicazione dei prossimi capitoli filerà più o meno liscia ^^
Di materiale ne ho parecchio, in vacanza ho scritto davvero tanto!
Vorrei ringraziare di cuore Erika (Saorio) che mi ha dato veramente degli ottimi consigli *_*
Ringrazio chiunque abbia letto, recensito, messo tra preferiti, seguiti e “da ricordare”… Insomma, tutte le persone che mi seguono e che apprezzano la mia storia! :)
Ora, ahimè, torno a studiare per gli esami a settembre =_= fatemi un in bocca al lupo! >< (Ovviamente il lupo deve essere Jacob *Q*)

… Okay xD
Grazie di cuore, ancora! <3


Un bacio,

Bea :3

 

Ps: http://www.formspring.me/BlackieGloom Adoro quest’affare! *_*
Perciò, fatemi pure tutte le domande che volete, di ogni tipo… ma non chiedete troppi spoiler, mi raccomando ù_ù


   
 
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