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Autore: Elpis Aldebaran    22/08/2010    7 recensioni
CHAPTER SIXTEEN
«Non è Jiraya» sussurrò appena Gaara, attirando l’attenzione di Naruto.
«Ho tenuto sotto controllo l’entrata dell’edificio per due ore e non l’ho visto, deve essere qualcun altro».
E con quel qualcun altro intendeva il Suono. Nessuno sapeva che erano lì, quindi la lista dei loro possibili visitatori si accorciava di molto.
Dopo alcuni minuti, qualcuno fece saltare la porta del piccolo appartamento.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Neji Hyuuga, Shikamaru Nara, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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The Kunai of Death

-LastBattle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red Sharingan-

 

 

 

 

 

Chapter Fifteen

“Loving Hearts.”

 

 

 

 

 

 

“She made it easy, made it free.
Made you hurt till you couldn't see.
Sometimes it stops, sometimes it flows.
But baby, that is how love goes.

You will fly and you will crawl.
God knows even angels fall.” *

 

[Jessica Riddle, “Even Angels Fall”]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando Ino rientrò a casa a tarda sera, tutto era buio e silenzioso e ringraziò gli dei del cielo per questo. Non avrebbe sopportato di vedere ancora le facce sofferenti dei suoi genitori guardarla con pietà; non in quella sera, almeno, perché il suo viso era più provato del solito e gli occhi lucidi sicuramente non aiutavano nell’effetto complessivo.

Dopo essere uscita da casa di Choji, era rimasta per almeno un’ora a camminare senza meta per le strade del villaggio, mettendo a punto nella sua testa almeno dieci diversi modi per andarsene da Konoha nel minor tempo possibile e senza lasciare traccia. Adesso che Shikamaru sapeva del suo bambino, lei avrebbe fatto meglio a togliere le tende e a non farsi più vedere fino alla fine dei suoi giorni, se teneva almeno un po’ alla sua dignità e alla reputazione non solo sua, ma anche di Nara e fidanzata.

Ma come volevasi dimostrare e come a sottolineare la sua vigliaccheria, alla fine aveva capito che non avrebbe mai avuto il coraggio di andarsene mollando tutto, amici e familiari, e di rifarsi una nuova vita. Chissà come l’avrebbe presa il buon vecchio Inoichi Yamanaka, quando lei, tutta saltellante, gli avrebbe detto “Sai papà, sono innamorata di Shikamaru. Sì, proprio quel Nara. E dato che lui è fidanzato, abbiamo iniziato una storia di sesso clandestina, col risultato che adesso sono incinta. Adesso dovrei dirlo a mamma, credi che se la prenderà?”

Decisamente, doveva trovare una soluzione. L’aborto era la via più facile tecnicamente parlando, ma moralmente era una pessima idea. Se poi come coscienza si ritrovava Choji, la faccenda era praticamente impossibile.

Ino entrò nella sua stanza lasciando le luci spente, in questo modo non si accorse della figura di Sakura seduta sul suo letto.

«Sei tornata tardi.» l’apostrofò lei con lo stesso modo che usava sua madre. La bionda sussultò, mettendosi istintivamente una mano sul ventre leggermente più gonfio.

«Ti è andato di volta il cervello, Fronte Spaziosa? Che ci fai qui?!»

Sakura le sorrise appena, abbassando lo sguardo sulle mani che spiegazzavano la sua gonna. Ino non potè vederlo, ma le guance della ragazza presero un insolito colorito rosso.

«Vedi… è successo qualcosa un mese fa. Non te l’ho raccontato perché avevi già i tuoi problemi, ma adesso ho bisogno di confidarmi con qualcuno…»

«Mica è successo qualcosa di grave?» chiese allora apprensiva Ino, sedendosi accanto all’amica sul letto, che emise in piccolo cigolio.

«No, non è grave. Almeno per me no. Diciamo che è inaspettato, ecco…»

«Credimi: a meno che tu non sia incinta, niente è più inaspettato per una come me…»

«Ehm…»

Sakura non potè fare a meno di mettersi una mano sulla bocca per non ridere, mentre il volto di Ino prima si irrigidiva, poi impallidiva ancora di più. I suoi occhi azzurri si sgranarono e osservarono increduli l’amica dai capelli rosa.

«Sei incinta, Sacchan?»

«Sì, Ino.»

«Ma proprio incinta incinta?»

«Già.»

«Sei sicura?»

«Ho fatto il test.»

«Oh.»

Entrambe si guardarono, una divertita, l’altra sconvolta. Ino si mosse a disagio sul proprio letto, riordinando le idee in testa: talmente presa dai suoi problemi, non si era nemmeno accorta che la sua amica avesse un ragazzo. Perché ce l’aveva, vero?

«E, come dire, il padre del marmocchio è…?»

«Naruto, ovviamente.»

«Ovviamente, certo. Insomma, è palese, voi due avete sempre avuto un rapporto speciale, dopo la definitiva pazzia di Sasuke…»

«Ino…»

«E sì, tu lo tratti male, ma in fondo anche i cazzotti che riceve possono essere considerati manifestazioni di affetto. Insomma, tu non sei un tipo molto dolce e delicato…»

«Ino, non prenderla così…» Sakura la osservava impotente, mentre la bionda si era alzata lentamente per intraprendere un monologo tutto suo.

«E poi Naruto non è così male, ha mille difetti ma anche un gran cuore. E’ spigliato e indubbiamente divertente; carino a modo suo. Non è il mio tipo, ma se piace a te…»

«Ti prego…»

«Mi rammarico solo del fatto che non mi hai mai detto niente, che stavate insieme eccetera eccetera. Non me lo aspettavo, tutti tranne lui ecco e… e…»

Ino si fermò nel centro della stanza, come colta da un’illuminazione divina. Tornò sui suoi passi, avvicinandosi a Sakura che cominciava seriamente ad avere paura della reazione dell’amica. Gli occhi azzurri di Ino puntarono quelli verdi dell’amica, che in quel momento ebbe la certezza di essere in trappola.

«COME SAREBBE A DIRE CHE NARUTO E’ IL PADRE? COME FAI A ESSERE INCINTA? FINO A UN MINUTO FA CREDEVO CHE TU FOSSI ANCORA VERGINE! MA TI SEI DEL TUTTO AMMATTITA FRONTE SPAZIOSA?!»

Sakura deglutì sonoramente, cominciando a guardare da tutte le parti, tranne che in direzione di Ino.

«Non ti agitare tanto, non ti fa bene…»

«La cosa che non mi fa stare bene è questa situazione! Sono incinta di un ragazzo che ha già una fidanzata, siamo nel bel mezzo di una guerra, non ho più il coraggio di guardare mio padre in faccia, Choji è più coscienzioso del solito, tu sei incinta e di Naruto! Come faccio a non agitarmi? Dimmi che ti sposi la prossima settimana e siamo a posto!»

«La stai vedendo nel modo sbagliato…» provò allora Sakura invitando Ino a rimettersi seduta.

«E tu la vedi troppo facilmente! Sembri quasi contenta di aspettare un bambino!»

Sakura sbuffò, rendendosi conto che effettivamente quello non era un buon momento per restare incinta: era sbagliato il tempo, ma non l’atto in sé. A differenza di ciò che Ino poteva dire o pensare, lei non aveva alcun timore di crescere dentro di sé il figlio del ragazzo che amava; era giovane, insicura e nella vita doveva fare e vedere ancora molte cose, ma tutto questo era passato in secondo piano, dal momento in cui aveva visto le due tacche blu sul test di gravidanza. Non riusciva proprio a vedere quel bambino, il suo bambino come una cosa negativa. Al contrario, era ciò di più prezioso che Naruto avesse potuto donarle. E dato che non c’era certezza in un suo ritorno, avrebbe protetto la loro creatura a qualsiasi costo nel caso le cose fossero andate male.

A quest’ultimo pensiero, Sakura scosse violentemente la testa, eliminando quell’ipotesi dalla sua mente e concentrandosi nuovamente su Ino che una volta calmata, la guardava di sottecchi, aspettando una spiegazione o qualcosa di simile.

«Hai già deciso come lo chiamerai?»

«Non essere sciocca, Ino. Tutta questa tua acidità si è sviluppata con la gravidanza?»

«Invece tu l’idiozia ce l’hai dalla nascita.»

«Scusa?»

«Choji mi ha raccontato. Lo avete detto a Shikamaru.»

«Dovevamo farlo, lui-»

«Dovevate? Secondo cosa? Non vi avevo pregato di tenere la bocca chiusa, dannazione?»

«Era a pezzi! Sembrava un morto che camminava! Non so che cosa tu gli abbia detto quando vi siete mollati, ma certamente non gli ha fatto granché piacere!»

Ino stizzita si voltò dall’altra parte, ripercorrendo a malincuore quel pomeriggio, quando lo aveva sbattuto fuori casa, dicendogli che non lo amava più. Non metteva in dubbio il fatto di averlo ferito, lui non l’amava probabilmente, ma sicuramente le voleva un gran bene e sentirsi rivolgere quelle parole ostili non doveva esser stata una passeggiata.

«Invece io non sto a pezzi, vero?» sussurrò flebilmente, tornando a guardare Sakura negli occhi.

«Non sto dicendo questo.»

«Domani mattina avevo prenotato la visita per l’aborto. Dove credi che troverò adesso il coraggio di presentarmi?»

Sakura non le rispose, vedendo gli occhi dell’amica che lentamente diventavano lucidi.

Arrivati a quel punto, aveva perso tutte le parole, non sapeva più che cosa dirle, come rincuorarla, come farle vedere le cose in positivo. Ino era rimasta incinta da un ragazzo che era già impegnato, non era successo come a lei; Sakura aveva la certezza che se Naruto fosse tornato, alla notizia del bambino si sarebbe un po’ preoccupato, ma certamente non l’avrebbe abbandonata. Sarebbe scoppiato a ridere e avrebbe farfugliato qualcosa del tipo “Adesso sei costretta a stare sempre con me Sakura-chan!”, lei gli avrebbe risposto che più di una dichiarazione sembrava una minaccia e Naruto di rimando avrebbe riso più forte.

Ino non aveva le sue certezze e non aveva un principe azzurro che l’aspettava a casa e che le avesse giurato amore eterno.

C’erano solo lei e il suo bambino.

Sakura stava per metterle un braccio intorno alle spalle, pronta ad accogliere le lacrime di Ino che non avrebbero tardato ad arrivare, quando un rumore strano fece sobbalzare le due ragazze.

Si guardarono negli occhi spaurite per qualche secondo, mentre il rumore si faceva sentire nuovamente; Sakura si voltò verso la finestra spalancata della stanza di Ino, riducendo gli occhi a due fessure strette.

«Viene da fuori» disse sicura.

Ino si alzò traballante, avvicinandosi con cautela e prendendo un kunai dalla scrivania. Erano in tempi di guerra, poteva davvero essere chiunque.

Nel momento esatto in cui una sua mano raggiungeva la tenda per scostarla, una sagoma sbucò dal nulla sul davanzale, facendo squittire la bionda che ritrasse immediatamente la mano, come scottata.

Sakura la raggiunse, riconoscendo l’ombra di un codino buffo.

«Shikamaru?! Che diavolo credevi di fare!»

Il ragazzo non rispose, scendendo dal davanzale, stupito di trovare Haruno con Ino.

«Entrando dalla porta… non volevo svegliare l’intera casa» spiegò calmo, puntando i suoi occhi scuri sulla figura esile di Ino, che si era nascosta dietro Sakura.

La ragazza dai capelli rosa si sentì ad un tratto di troppo, messa così all’improvviso in mezzo a due fuochi, ma non voleva nemmeno lasciare Ino da sola. Non sapeva se l’amica se la sentiva di affrontare Shikamaru, non dopo quello che si erano dette.

«Vai pure Sakura, me la cavo da sola» disse Yamanaka, come se le avesse letto nel pensiero.

Haruno sospirò, lanciò uno sguardo significativo a Shikamaru, abbracciò Ino più del dovuto, prese le sue cose e se ne andò in silenzio, lasciando la stanza in un silenzio talmente pesante che poteva risultare soffocante.

Ino camminò verso la sua scrivania, posando il kunai sul piano e meditando a fondo su quello che avrebbe dovuto dire; si rese conto che il suo cervello non voleva collaborare a tale azione, era talmente confusa e spaventata, che non riusciva a formulare un pensiero coerente. Cosa avrebbe dovuto fare? Cosa si aspettava lui da lei, in quel momento?

«Mi spiace, se ti ho fatto spaventare» iniziò Shikamaru, non muovendosi di un millimetro dalla sua postazione.

Ino prese un gran respiro e si girò, non guardandolo però negli occhi. Non si sentiva ancora pronta per affrontarlo direttamente. Si poggiò alla scrivania, incrociando le braccia al petto, come a difendersi da qualcosa, o qualcuno.

«Saltiamo i convenevoli. So che lo sai e ciò non cambia le cose. Cosa vuoi?»

«Vorrei sapere perché me lo hai tenuto nascosto, ad esempio. Potrei chiederti del perché mi hai cacciato fuori dalla tua vita, perché mi hai detto quelle cose, perché mi hai trattato come uno stupido, facendomi sentire un’autentica schifezza. All’inizio ho addirittura pensato di aver combinato qualcosa e sai che non sarebbe la prima volta che faccio danno; un gesto o una frase sbagliata, potevo aver fatto di tutto senza rendermene conto. A questo punto sono solo confuso, ho sentito tante cose da persone diverse, per una volta voglio ascoltare e credere solo a quello che uscirà dalla tua bocca; ma prima ancora di questo voglio sapere se mi ami, Ino. E non voglio bugie»

Ino si mise a piangere in silenzio, senza singhiozzi o mugugni sommessi, con le lacrime che le bagnavano le guance e che la facevano sentire una vera stupida. Il suo aspetto doveva essere orribile in quel momento.

«Ti amo» gli rispose soltanto, guardandolo finalmente negli occhi, incatenando i loro sguardi.

Shikamaru sembrò rilassarsi, aveva l’impressione che tutto il mondo avesse preso un’altra sfumatura, un colore più vivo, più caloroso, un tono decisamente più armonioso.

Solo in quel momento si sentì autorizzato a fare un passo verso la ragazza, diminuendo la distanza che li separava.

Ma Ino, seppur fragile in quel momento, capiva che se lo avesse avuto ancora più vicino avrebbe spento definitivamente il cervello e avrebbe dato retta solo a quello che le diceva l’istinto. Alzò una mano davanti a sé, imponendogli di fare un altro passo.

«Ti amo, ma questo non cambia la nostra situazione. Ho deciso di abortire perché tutto questo è sbagliato, non ha niente che funzioni, fin da quando è iniziato. Tu hai una fidanzata e non voglio che la lasci a causa mia, per un nostro errore. Io non voglio farti pena, non chiedo la tua pietà, non voglio niente da te, davvero. Voglio solo che mi lasci stare e che mi lasci fare ciò che sento. Io ho voluto la nostra relazione, io ho acconsentito a diventare la tua amante, io risolvo il problema; chiedo solo di essere lasciata in pace, Shikamaru.»

Ino respirò forte, prendendo aria da discorso che aveva appena fatto, soddisfatta di sé in qualche modo. Era riuscita a togliersi dal cuore quello che voleva dire da una vita.

Shikamaru sembrò analizzare ogni parola che aveva sentito, rimanendo in silenzio per diversi secondi, mentre l’ansia divorava i nervi di Ino. Le si avvicinò ancora, ignorando deliberatamente le sue intimidazione a starsene lontano.

Le prese il volto fra le mani e la baciò.

 

 

 

 

 

 

 

*Lei l'ha reso facile, l'ha reso libero.
Ti ha fatto soffrire fino al punto di non vedere.
A volte si ferma, a volte scorre.
Ma piccola, così è come va l'amore.

Volerai e striscerai.
Dio sa che pure gli angeli cadono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice o pseudo tale:

Sono imbarazzata dal ritardo mostruoso che ha avuto questo capitolo. Sul serio, sono affranta e sconcertata.

E’ un po’ ormai che passo il mio tempo a rivedere le mie vecchie storie e giusto stasera mi sono ritrovata tra le mani questo capitolo, che era già stato iniziato, ma non concluso. Ho deciso di finirlo, povero, mi faceva pena.

Questa storia ormai ha diversi anni, da quando l’ho iniziata il mio stile è cambiato, io sono cresciuta in tutti i sensi e anche i miei personaggi. Ciò non toglie che desidero davvero finirla, anche se nel mezzo ci sono incongruenze o errori. KoD è la mia bambina.

Chi continuerà a seguirla, non potrà che farmi felice, gli altri, se hanno abbandonato strada facendo (e non li biasimo) avranno lo stesso la mia simpatia.

Sono pigra e me ne dispiaccio infinitamente.

 

Lee

 

 

 

   
 
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