The Kunai of Death
-LastBattle: Uzumaki’s Orange Fox VS Uchiha’s Red
Sharingan-
Chapter Fifteen
“Loving Hearts.”
“She made it easy, made it free.
Made you hurt till you couldn't
see.
Sometimes it stops, sometimes it flows.
But baby, that is how love
goes.
You will fly and you will crawl.
God knows even angels fall.”
*
[Jessica Riddle, “Even Angels Fall”]
Quando
Ino rientrò a casa a tarda sera, tutto era buio e silenzioso e ringraziò gli dei
del cielo per questo. Non avrebbe sopportato di vedere ancora le facce
sofferenti dei suoi genitori guardarla con pietà; non in quella sera, almeno,
perché il suo viso era più provato del solito e gli occhi lucidi sicuramente non
aiutavano nell’effetto complessivo.
Dopo
essere uscita da casa di Choji, era rimasta per almeno un’ora a camminare senza
meta per le strade del villaggio, mettendo a punto nella sua testa almeno dieci
diversi modi per andarsene da Konoha nel minor tempo possibile e senza lasciare
traccia. Adesso che Shikamaru sapeva del suo bambino, lei avrebbe fatto meglio a
togliere le tende e a non farsi più vedere fino alla fine dei suoi giorni, se
teneva almeno un po’ alla sua dignità e alla reputazione non solo sua, ma anche
di Nara e fidanzata.
Ma
come volevasi dimostrare e come a sottolineare la sua vigliaccheria, alla fine
aveva capito che non avrebbe mai avuto il coraggio di andarsene mollando tutto,
amici e familiari, e di rifarsi una nuova vita. Chissà come l’avrebbe presa il
buon vecchio Inoichi Yamanaka, quando lei, tutta saltellante, gli avrebbe detto
“Sai papà, sono innamorata di Shikamaru.
Sì, proprio quel Nara. E dato che lui è fidanzato, abbiamo iniziato una storia
di sesso clandestina, col risultato che adesso sono incinta. Adesso dovrei dirlo
a mamma, credi che se la prenderà?”
Decisamente,
doveva trovare una soluzione. L’aborto era la via più facile tecnicamente
parlando, ma moralmente era una pessima idea. Se poi come coscienza si ritrovava
Choji, la faccenda era praticamente impossibile.
Ino
entrò nella sua stanza lasciando le luci spente, in questo modo non si accorse
della figura di Sakura seduta sul suo letto.
«Sei
tornata tardi.» l’apostrofò lei con lo stesso modo che usava sua madre. La
bionda sussultò, mettendosi istintivamente una mano sul ventre leggermente più
gonfio.
«Ti
è andato di volta il cervello, Fronte Spaziosa? Che ci fai
qui?!»
Sakura
le sorrise appena, abbassando lo sguardo sulle mani che spiegazzavano la sua
gonna. Ino non potè vederlo, ma le guance della ragazza presero un insolito
colorito rosso.
«Vedi…
è successo qualcosa un mese fa. Non te l’ho raccontato perché avevi già i tuoi
problemi, ma adesso ho bisogno di confidarmi con
qualcuno…»
«Mica
è successo qualcosa di grave?» chiese allora apprensiva Ino, sedendosi accanto
all’amica sul letto, che emise in piccolo cigolio.
«No,
non è grave. Almeno per me no. Diciamo che è inaspettato,
ecco…»
«Credimi:
a meno che tu non sia incinta, niente è più inaspettato per una come
me…»
«Ehm…»
Sakura
non potè fare a meno di mettersi una mano sulla bocca per non ridere, mentre il
volto di Ino prima si irrigidiva, poi impallidiva ancora di più. I suoi occhi
azzurri si sgranarono e osservarono increduli l’amica dai capelli
rosa.
«Sei
incinta, Sacchan?»
«Sì,
Ino.»
«Ma
proprio incinta incinta?»
«Già.»
«Sei
sicura?»
«Ho
fatto il test.»
«Oh.»
Entrambe
si guardarono, una divertita, l’altra sconvolta. Ino si mosse a disagio sul
proprio letto, riordinando le idee in testa: talmente presa dai suoi problemi,
non si era nemmeno accorta che la sua amica avesse un ragazzo. Perché ce
l’aveva, vero?
«E,
come dire, il padre del marmocchio è…?»
«Naruto,
ovviamente.»
«Ovviamente,
certo. Insomma, è palese, voi due avete sempre avuto un rapporto speciale, dopo
la definitiva pazzia di Sasuke…»
«Ino…»
«E
sì, tu lo tratti male, ma in fondo anche i cazzotti che riceve possono essere
considerati manifestazioni di affetto. Insomma, tu non sei un tipo molto dolce e
delicato…»
«Ino,
non prenderla così…» Sakura la osservava impotente, mentre la bionda si era
alzata lentamente per intraprendere un monologo tutto suo.
«E
poi Naruto non è così male, ha mille difetti ma anche un gran cuore. E’
spigliato e indubbiamente divertente; carino a modo suo. Non è il mio tipo, ma
se piace a te…»
«Ti
prego…»
«Mi
rammarico solo del fatto che non mi hai mai detto niente, che stavate insieme
eccetera eccetera. Non me lo aspettavo, tutti tranne lui ecco e…
e…»
Ino
si fermò nel centro della stanza, come colta da un’illuminazione divina. Tornò
sui suoi passi, avvicinandosi a Sakura che cominciava seriamente ad avere paura
della reazione dell’amica. Gli occhi azzurri di Ino puntarono quelli verdi
dell’amica, che in quel momento ebbe la certezza di essere in
trappola.
«COME
SAREBBE A DIRE CHE NARUTO E’ IL PADRE? COME FAI A ESSERE INCINTA? FINO A UN
MINUTO FA CREDEVO CHE TU FOSSI ANCORA VERGINE! MA TI SEI DEL TUTTO AMMATTITA
FRONTE SPAZIOSA?!»
Sakura
deglutì sonoramente, cominciando a guardare da tutte le parti, tranne che in
direzione di Ino.
«Non
ti agitare tanto, non ti fa bene…»
«La
cosa che non mi fa stare bene è questa situazione! Sono incinta di un ragazzo
che ha già una fidanzata, siamo nel bel mezzo di una guerra, non ho più il
coraggio di guardare mio padre in faccia, Choji è più coscienzioso del solito,
tu sei incinta e di Naruto! Come faccio a non agitarmi? Dimmi che ti sposi la
prossima settimana e siamo a posto!»
«La
stai vedendo nel modo sbagliato…» provò allora Sakura invitando Ino a rimettersi
seduta.
«E
tu la vedi troppo facilmente! Sembri quasi contenta di aspettare un
bambino!»
Sakura
sbuffò, rendendosi conto che effettivamente quello non era un buon momento per
restare incinta: era sbagliato il tempo, ma non l’atto in sé. A differenza di
ciò che Ino poteva dire o pensare, lei non aveva alcun timore di crescere dentro
di sé il figlio del ragazzo che amava; era giovane, insicura e nella vita doveva
fare e vedere ancora molte cose, ma tutto questo era passato in secondo piano,
dal momento in cui aveva visto le due tacche blu sul test di gravidanza. Non
riusciva proprio a vedere quel bambino, il suo bambino come una cosa negativa. Al
contrario, era ciò di più prezioso che Naruto avesse potuto donarle. E dato che
non c’era certezza in un suo ritorno, avrebbe protetto la loro creatura a
qualsiasi costo nel caso le cose fossero andate male.
A
quest’ultimo pensiero, Sakura scosse violentemente la testa, eliminando
quell’ipotesi dalla sua mente e concentrandosi nuovamente su Ino che una volta
calmata, la guardava di sottecchi, aspettando una spiegazione o qualcosa di
simile.
«Hai
già deciso come lo chiamerai?»
«Non
essere sciocca, Ino. Tutta questa tua acidità si è sviluppata con la
gravidanza?»
«Invece
tu l’idiozia ce l’hai dalla nascita.»
«Scusa?»
«Choji
mi ha raccontato. Lo avete detto a Shikamaru.»
«Dovevamo
farlo, lui-»
«Dovevate? Secondo cosa? Non vi avevo
pregato di tenere la bocca chiusa, dannazione?»
«Era
a pezzi! Sembrava un morto che camminava! Non so che cosa tu gli abbia detto
quando vi siete mollati, ma certamente non gli ha fatto granché
piacere!»
Ino
stizzita si voltò dall’altra parte, ripercorrendo a malincuore quel pomeriggio,
quando lo aveva sbattuto fuori casa, dicendogli che non lo amava più. Non
metteva in dubbio il fatto di averlo ferito, lui non l’amava probabilmente, ma
sicuramente le voleva un gran bene e sentirsi rivolgere quelle parole ostili non
doveva esser stata una passeggiata.
«Invece
io non sto a pezzi, vero?» sussurrò flebilmente, tornando a guardare Sakura
negli occhi.
«Non
sto dicendo questo.»
«Domani
mattina avevo prenotato la visita per l’aborto. Dove credi che troverò adesso il
coraggio di presentarmi?»
Sakura
non le rispose, vedendo gli occhi dell’amica che lentamente diventavano
lucidi.
Arrivati
a quel punto, aveva perso tutte le parole, non sapeva più che cosa dirle, come
rincuorarla, come farle vedere le cose in positivo. Ino era rimasta incinta da
un ragazzo che era già impegnato, non era successo come a lei; Sakura aveva la
certezza che se Naruto fosse tornato, alla notizia del bambino si sarebbe un po’
preoccupato, ma certamente non l’avrebbe abbandonata. Sarebbe scoppiato a ridere
e avrebbe farfugliato qualcosa del tipo “Adesso sei costretta a stare sempre con me
Sakura-chan!”, lei gli avrebbe risposto che più di una dichiarazione
sembrava una minaccia e Naruto di rimando avrebbe riso più
forte.
Ino
non aveva le sue certezze e non aveva un principe azzurro che l’aspettava a casa
e che le avesse giurato amore eterno.
C’erano
solo lei e il suo bambino.
Sakura
stava per metterle un braccio intorno alle spalle, pronta ad accogliere le
lacrime di Ino che non avrebbero tardato ad arrivare, quando un rumore strano
fece sobbalzare le due ragazze.
Si
guardarono negli occhi spaurite per qualche secondo, mentre il rumore si faceva
sentire nuovamente; Sakura si voltò verso la finestra spalancata della stanza di
Ino, riducendo gli occhi a due fessure strette.
«Viene
da fuori» disse sicura.
Ino
si alzò traballante, avvicinandosi con cautela e prendendo un kunai dalla
scrivania. Erano in tempi di guerra, poteva davvero essere
chiunque.
Nel
momento esatto in cui una sua mano raggiungeva la tenda per scostarla, una
sagoma sbucò dal nulla sul davanzale, facendo squittire la bionda che ritrasse
immediatamente la mano, come scottata.
Sakura
la raggiunse, riconoscendo l’ombra di un codino buffo.
«Shikamaru?!
Che diavolo credevi di fare!»
Il
ragazzo non rispose, scendendo dal davanzale, stupito di trovare Haruno con
Ino.
«Entrando
dalla porta… non volevo svegliare l’intera casa» spiegò calmo, puntando i suoi
occhi scuri sulla figura esile di Ino, che si era nascosta dietro Sakura.
La
ragazza dai capelli rosa si sentì ad un tratto di troppo, messa così
all’improvviso in mezzo a due fuochi, ma non voleva nemmeno lasciare Ino da
sola. Non sapeva se l’amica se la sentiva di affrontare Shikamaru, non dopo
quello che si erano dette.
«Vai
pure Sakura, me la cavo da sola» disse Yamanaka, come se le avesse letto nel
pensiero.
Haruno
sospirò, lanciò uno sguardo significativo a Shikamaru, abbracciò Ino più del
dovuto, prese le sue cose e se ne andò in silenzio, lasciando la stanza in un
silenzio talmente pesante che poteva risultare soffocante.
Ino
camminò verso la sua scrivania, posando il kunai sul piano e meditando a fondo
su quello che avrebbe dovuto dire; si rese conto che il suo cervello non voleva
collaborare a tale azione, era talmente confusa e spaventata, che non riusciva a
formulare un pensiero coerente. Cosa avrebbe dovuto fare? Cosa si aspettava lui
da lei, in quel momento?
«Mi
spiace, se ti ho fatto spaventare» iniziò Shikamaru, non muovendosi di un
millimetro dalla sua postazione.
Ino
prese un gran respiro e si girò, non guardandolo però negli occhi. Non si
sentiva ancora pronta per affrontarlo direttamente. Si poggiò alla scrivania,
incrociando le braccia al petto, come a difendersi da qualcosa, o
qualcuno.
«Saltiamo
i convenevoli. So che lo sai e ciò non cambia le cose. Cosa
vuoi?»
«Vorrei
sapere perché me lo hai tenuto nascosto, ad esempio. Potrei chiederti del perché
mi hai cacciato fuori dalla tua vita, perché mi hai detto quelle cose, perché mi
hai trattato come uno stupido, facendomi sentire un’autentica schifezza.
All’inizio ho addirittura pensato di aver combinato qualcosa e sai che non
sarebbe la prima volta che faccio danno; un gesto o una frase sbagliata, potevo
aver fatto di tutto senza rendermene conto. A questo punto sono solo confuso, ho
sentito tante cose da persone diverse, per una volta voglio ascoltare e credere
solo a quello che uscirà dalla tua bocca; ma prima ancora di questo voglio
sapere se mi ami, Ino. E non voglio bugie»
Ino
si mise a piangere in silenzio, senza singhiozzi o mugugni sommessi, con le
lacrime che le bagnavano le guance e che la facevano sentire una vera stupida.
Il suo aspetto doveva essere orribile in quel momento.
«Ti
amo» gli rispose soltanto, guardandolo finalmente negli occhi, incatenando i
loro sguardi.
Shikamaru
sembrò rilassarsi, aveva l’impressione che tutto il mondo avesse preso un’altra
sfumatura, un colore più vivo, più caloroso, un tono decisamente più
armonioso.
Solo
in quel momento si sentì autorizzato a fare un passo verso la ragazza,
diminuendo la distanza che li separava.
Ma
Ino, seppur fragile in quel momento, capiva che se lo avesse avuto ancora più
vicino avrebbe spento definitivamente il cervello e avrebbe dato retta solo a
quello che le diceva l’istinto. Alzò una mano davanti a sé, imponendogli di fare
un altro passo.
«Ti
amo, ma questo non cambia la nostra situazione. Ho deciso di abortire perché
tutto questo è sbagliato, non ha niente che funzioni, fin da quando è iniziato.
Tu hai una fidanzata e non voglio che la lasci a causa mia, per un nostro
errore. Io non voglio farti pena, non chiedo la tua pietà, non voglio niente da
te, davvero. Voglio solo che mi lasci stare e che mi lasci fare ciò che sento.
Io ho voluto la nostra relazione, io ho acconsentito a diventare la tua amante,
io risolvo il problema; chiedo solo di essere lasciata in pace,
Shikamaru.»
Ino
respirò forte, prendendo aria da discorso che aveva appena fatto, soddisfatta di
sé in qualche modo. Era riuscita a togliersi dal cuore quello che voleva dire da
una vita.
Shikamaru
sembrò analizzare ogni parola che aveva sentito, rimanendo in silenzio per
diversi secondi, mentre l’ansia divorava i nervi di Ino. Le si avvicinò ancora,
ignorando deliberatamente le sue intimidazione a starsene
lontano.
Le
prese il volto fra le mani e la baciò.
*Lei
l'ha reso facile, l'ha reso libero.
Ti ha fatto soffrire fino al punto di non
vedere.
A volte si ferma, a volte scorre.
Ma piccola, così è come va
l'amore.
Volerai e striscerai.
Dio sa che pure gli angeli
cadono.
Note
dell’autrice o pseudo tale:
Sono
imbarazzata dal ritardo mostruoso che ha avuto questo capitolo. Sul serio, sono
affranta e sconcertata.
E’
un po’ ormai che passo il mio tempo a rivedere le mie vecchie storie e giusto
stasera mi sono ritrovata tra le mani questo capitolo, che era già stato
iniziato, ma non concluso. Ho deciso di finirlo, povero, mi faceva
pena.
Questa
storia ormai ha diversi anni, da quando l’ho iniziata il mio stile è cambiato,
io sono cresciuta in tutti i sensi e anche i miei personaggi. Ciò non toglie che
desidero davvero finirla, anche se nel mezzo ci sono incongruenze o errori. KoD
è la mia bambina.
Chi
continuerà a seguirla, non potrà che farmi felice, gli altri, se hanno
abbandonato strada facendo (e non li biasimo) avranno lo stesso la mia simpatia.
Sono
pigra e me ne dispiaccio infinitamente.
Lee