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Autore: Semplicemente G    23/08/2010    1 recensioni
La famiglia Potter e la famiglia Weasley, sei anni dopo la sconfitta di Voldemort, si troveranno a combattere una forza oscura a loro ignota... distruttiva. Dovranno proteggere tutti, la famiglia... il Mondo Magico. Ma i nostri eroi ci riusciranno? Per scoprirlo basta solo leggere.....
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 11

Capitolo dedicato a R., mio carissimo amico, per avermi dato l’ispirazione per il nome dell’ex moglie di Sackville.

 

Capitolo 11: Natasha Cole

05/03/2005

 

Quella mattina Harry e Ron si alzarono tardi.

Almeno per i loro canoni.

Erano le sette e un quarto quando Ron scese a fare colazione. Seduta al tavolo della cucina trovò Agnes, intenta a parlare con Hermione.

- Buon giorno. – salutò lui stropicciandosi gli occhi.

- Ciao. Come le stavo dicendo Agnes... – Hermione lo salutò e si rituffò a capofitto nella conversazione con Agnes.

- Salve a tutti. – Harry era appena entrato dalla porta della cucina, tenendo per mano Ginny, ancora mezza addormentata.

- Ciao. – salutarono tutti. I cinque si sedettero al tavolo, serviti da Kreacher, che gironzolava in cucina preparando la colazione.

- Mi ci voleva proprio una dormita come questa. Sono secoli che non dormo decentemente. – si lamentò Ron, nascondendo con la mano uno sbadiglio.

- Hai perfettamente ragione. – asserì Harry, sedendosi intorno al tavolo.

- A che ora dobbiamo essere in ufficio? –

Harry si grattò il mento, cercando di connettere il cervello.

- Alle otto. Dovrebbero darci l’indirizzo dell’ex moglie di quel Sackville. Poi dovremo andare a parlarci, per vedere se ha ancora contatti con l’ex marito. – spiegò Harry, sbuffando tra una parola e l’altra.

- Wow, che bella mattinata! – disse Ron sarcastico.

- Cosa ti aspettavi? Tutto il giorno a tirare freccette sulla foto di Sackville? –

Ron quasi si soffocò con il caffé che stava bevendo.

- Non sarebbe male. Me ne faccio stampare una gigante e la appendiamo alla porta. Io voglio le freccette rosse. – aggiunse Ron, sorridendo.

Scoppiarono tutti a ridere, compresi gli elfi domestici.

 

Alle otto, puntuali come un orologio svizzero, Ron e Harry erano nell’ufficio del Capo, pronti per andare a parlare con quella donna.

- Allora, ragazzi. Eccovi la foto e l’indirizzo dell’ex moglie di Sackville. Natasha Cole. Di professione lavorava in un bar a Diagon Alley e in una discoteca Babbana. Non chiedetemi perchè faccia due lavori perchè non ne ho idea. – aggiunse velocemente Roberson.

“Disco-che?” pensò Ron. Alzò la mano fulmineamente, facendo senza volerlo un’imitazione perfetta di sua moglie, quando erano ancora a Hogwarts.

- Si, Weasley? –

- Capo, cos’ è la discotetra o quello che è? –

- Weasley, tua moglie è di origini babbane fatti fare da lei un bel corso di babbanologia. Non l’hai seguita a Hogwarts? –

Ron si maledì in tutte le lingue che conosceva. Due.

- No, signore. Per mia grande sfortuna ho scelto Divinazione. Maledetta bacchetta. Tutta colpa sua. Invece che andare a finire su quella stupida materia per prevedere il futuro, perchè non è andata su Babbanologia? – 

Forse non di rese conto di essere davanti al suo capo e continuò a parlare da solo, come un matto.

- Ron... – mormorò Harry, dandogli una gomitata. Lui sembrò finalmente accorgersi dell’errore commesso: insomma, aveva appena ammesso di aver scelto a caso le materie a scuola.

- Ops... Mi scusi Capo. – mormorò mentre arrossiva sulle orecchie, come al suo solito.

- La Discoteca, Ronald, è un luogo dove i babbani vanno a ballare la sera. C’è la musica altissima e tutti che ballano. Orribile. Mai andarci Weasley.  – disse il Capo Roberson, con una smorfia di disgusto.

- Bene, lasciamo perdere la discoteca, questo è l’indirizzo. Attenzione. Non pensate che sia una passeggiata. E non lasciatevi sfuggire niente di compromettente. Nel caso che lei sia una complice di suo marito, potrebbe andare a riferirgli cosa sappiamo. Già che siamo risaliti a lei è un indizio per loro. Sanno che noi sappiamo parte di quello che loro non vogliono che noi sappiamo. –

- Bel gioco di parole, Capo. – scherzò Ron.

- Ron! – lo riprese Harry, dandogli un’altra gomitata.

“Ma questo non se ne sta zitto?” pensò Harry arrabbiato. Insomma, sei davanti al Capo!

Ron gli soffiò a bassa voce qualche parola e poi si girò verso Roberson.

- Scusa, non sono riuscito a trattenermi. - 

- Grazie, Weasley. Adoro fare questi giochetti. – rise Roberson. Di colpo però la sua risata si trasformò in un’espressione ferissima. - Ora andate e non deludetemi. Voglio sapere cosa ne pensate di quella donna. Io affermo che è uno schianto. –

Roberson non sarebbe mai cambiato, scherzava in ogni situazione. Non era capace di tenere un discorso serio senza inserirci dentro qualche imprecazione o qualche suo giochetto.

Uscirono salutando il Capo e si smaterializzarono immediatamente.

Apparvero al limiti di un boschetto. Davanti a loro c’era una grande villa bianca, in parte nascosta da alcuni grandi alberi. Dava l’idea di essere la casa di persone di una certa classe sociale, con un certo conto bancario alla Gringott. Stavano calpestando un vialetto di sassi bianchi e pochi metri avanti c’era un cancello grigio scuro, che si ergeva davanti a loro.

Ron aveva la bocca spalancata e fissava la villa. Sembrava che gli uscissero gli occhi dalle orbite.

- Cavolo! Questa sì che è una villa di lusso! -

Harry sorrise e annuì.

- Pensa a quanti Galeoni hanno questi in banca. -

L’amico avanzò nel vialetto di ghiaia ridacchiando. Sollevò una mano e si colpì in testa.

- Ci faranno il bagno. Come in quel fumetto che hai comprato a Victoire un po’ di tempo... che c’è lo zio del protagonista che nuota nei dollari... – vedendo l’espressione confusa di Harry, Ron cercò di spiegarsi meglio. – Dai! Quello dove sono tutti delle papere... -

- Paperino! – esclamò Harry battendo le mani.

- Esatto! –

- Non so proprio da dove ti vengano fuori certi paragoni, Ron. –

- È talento naturale. –

Continuarono ad avanzare fino a quando non si trovarono a pochi centimetri dal grande cancello grigio. Da quella distanza il cancello e la casa sembravano ancora più grandi e maestosi. Harry si grattò il mento pensieroso. Come diavolo facevano a suonare il campanello se il campanello non esisteva?

- Ron... –

Si girò verso l’amico ma lui lo interruppe, parlando più velocemente di lui.

- Harry dov’è il campanello? -

- Era la stessa cosa che volevo chiederti io. –

Nessuno dei due sapeva come dovevano entrare.

“Fantastico!” pensò Harry sbuffando leggermente.

- Magari c’è un microfono incorporato! Come i telefilm che guardo io! -

“Ci mancava solo Ron e le sue trovate geniali”

Ron si avvicinò ancora di più al cancello, quasi toccandolo con il naso, e cominciò a parlare.

- Buon giorno! Siamo due agenti Auror del Ministero della Magia. Siamo qui per fare alcune domande alla signora Sackville. -

“Adesso si aspetta che il cancello gli rispondi!”

Ma con grande stupore una voce stanca e rauca gli rispose, biascicando un invito ad entrare.

- Prego. La signorina Cole vi sta aspettando. -

- Grazie. Entriamo subito. – disse Ron come risposta al cancello.

Mai, in tutta la sua vita Harry si era mai ritrovato a parlare con un cancello. Con un manichino sì, quello che c’è all’entrata del San Mungo, ma un cancello. Si voltò verso Ron a bocca spalancata.

- Visto, Harry? I telefilm Babbani servono a qualcosa. -

L’amico cercò di ricomporsi e guardò Ron con un’espressione sbalordita.

- Non dirò mai più niente contro i tuoi telefilm. -

Si voltarono entrambi quando udirono in forte Clang!. Il cancello si stava aprendo, per permettere ai due di entrare nel giardino gigantesco della villa della signorina Cole. Ron oltrepassò la soglia prima delimitata dal cancello con un’innaturale spontaneità. Harry lo seguì, più timoroso dell’amico.

Nel viaggio tra il famoso cancello e la soglia della casa non si rivolsero la parola, ognuno perso nei suoi pensieri. Ad attenderli, c’era un maggiordomo dall’aria altezzosa, impeccabile nel suo vestito nero e camicia bianca. Avrà avuto sui sessant’anni e portava un paio d’occhiali da vista rettangolari.

- Buon giorno siamo... -

- Ronald Weasley e Harry Potter. Chi non sa chi siete voi. – rispose pomposo, non muovendo alcun muscolo, esclusa la mascella.

- Si. – mormorò Ron, scocciato.

- Vorremmo vedere la signorina Cole. – disse Harry, tirando fuori dalla tasca il distintivo con lo stemma del Ministero della Magia e il suo nome.

- Certo. Se volete seguirmi. – l’uomo si fece da parte per farli entrare e richiuse la porta dietro le loro spalle. Davanti a Ron e Harry c’era un lungo corridoio, con un tappeto rosso che lo percorreva interamente. Appesi alle pareti c’erano centinaia di quadri, che raffiguravano degli uomini e delle donne, provenienti da ogni epoca immaginabile.  

- Te lo avevo detto. È una casa di ricconi. – mormorò Ron, all’orecchio di Harry.

- E avevi ragione. –

Il maggiordomo li scortò alla fine del corridoio, facendoli camminare sul tappeto. Ad un certo punto parlò con la sua voce rauca.

- Come mai due agenti Auror vengono a trovare la signorina? È successo qualcosa di grave? -

- No, signor... –

- Frederick. –

- Perfetto. Non si preoccupi per la signorina. Dobbiamo solo farle qualche domanda riguardo ad un nostro importante caso che ci hanno incaricato di risolvere. – spiegò Harry, senza far trapelare niente con il maggiordomo.

- Certamente. Volete lasciarmi i vostri mantelli? – chiese cortese.

- Grazie. – Harry e Ron si tolsero i mantelli e li consegnarono all’uomo. Il signor Frederick scioccò due volte le dite e immediatamente apparve su corse una donna giovane, sui venticinque anni.

- Hilary, portali nel guardaroba. Attenta, sono dei signori Auror. – ordinò il maggiordomo.

- Certo, signor Frederick. – la ragazza rivolse a Harry e Ron un sorriso timido e prese dalle braccia del maggiordomo i mantelli.

- Grazie, signorina. –

- Si figuri, signor Potter. – rispose lei in un sussurro. Rivolse un cenno di saluto ai due e se ne andò più in fretta che poté.

- Prego, da questa parte. – li invitò il maggiordomo. Aprì la porta e li fece entrare in un salotto. Anche questo era bellissimo: quasi tutto era bianco, tranne i mobili, sicuramente di un legno pregiatissimo.

- Attendete qui. La signorina Cole sarà qui a momenti. –

Il signor Frederick si inchinò leggermente e lasciò soli Harry e Ron nella stanza.

Alla loro destra c’era un lungo tavolo con sopra una miriade di soprammobili e una lampada dorata. Davanti a loro due divani bianchi erano posizionati ad angolo retto e di fronte ad essi c’era un tavolino con sopra un grande mazzo di fiori. Al posto della parete c’era una grande vetrata che mostrava lo stesso boschetto dove Harry e Ron si erano smaterializzati quindici minuti prima.

Harry non fece in tempo ad osservare tutta la stanza dei minimi particolari che la signorina Natasha Cole entrò, avvolta in un vestito dorato lungo fino ai piedi che brillava quando i raggi di sole che filtravano dalla finestra lo colpivano. Aveva dei guanti bianchi che le arrivavano fino al gomito e grazie a questi e alle maniche a tre quarti del vestito, non lasciavano intravedere nessun lembo di pelle. Era una donna molto bella, con dei lunghi capelli biondi (“Sicuramente tinti” pensò Ron) e dei vertiginosi tacchi a spillo.

- Buon giorno, signorina Cole. Siamo... –

- Harry Potter e Ronald Weasley. – li interruppe lei.

“Certo che non riusciamo a presentarci senza che qualcuno ci interrompa!” pensò

Harry leggermente scocciato.

- Cosa ci fate a casa mia? – domandò con aria diffidente.

- Possiamo sederci? – domandò Harry, indicando i due divani.

- Oh, certo, che maleducata che sono. Ovviamente. Prego accomodatevi. – li invitò, prendendo posto su un divano. Harry e Ron si sedettero sull’altro e cominciarono a porre qualche domanda alla donna.

- Vede, signorina Cole. Siamo qui per chiederle alcune notizie di suo marito. –

- Ex marito, signor Weasley. Siamo divorziati da tre anni. Mi ha sposata per i miei soldi e io, da cretina, scusate per la parola, me ne sono accorta troppo tardi, quando aveva sperperato quasi metà del mio conto bancario. Non ho mai avuto problemi economici. Ho sempre vissuto nel lusso, e quel lurido verme mi stava rovinando. – sputò fuori la signorina Cole. Il tono che stava usando stonava con la sua bellezza e non sembrava che quelle parole stessero veramente uscendo dalle sue labbra, ricoperte da uno spesso strato di rossetto rosso scuro.

- Quindi, possiamo dire che non vede e non sente più suo marito da un po’ di tempo... –

Lei rise, ma fu una risata finta, piena di rabbia.

- Quel verme lo vedo in tribunale tutti i mesi. Devo mantenerlo io. -

Harry e Ron si guardarono un attimo e decisero di scendere ancora di più nei particolari nella vita della signorina e di suo marito.

- Era a conoscenza dei precedenti penali del suo ex marito? – domandò Ron, senza un briciolo di tatto. Forse non era stata una buona idea sbatterle un faccia una notizia così.

- Si, si! – esclamò lei, infervorandosi. Si alzò in piedi di scatto e cominciò a camminare nervosamente avanti e indietro. – L’ho saputo il giorno prima del matrimonio. Ma sapete, io ero innamorata di lui, in quei lontani cinque anni fa, e ho pensato che non me importava. Era cambiato, era soltanto un ragazzo quando aveva fatto quelle cose. Ora aveva messo la testa a posto e si stava sposando con me. Evidentemente mi sbagliavo. – disse lei con disprezzo. Sembrava che stesse parlando nel minestrone andato a male e non del suo ex marito. Di colpo, la sua espressione cambiò. Sembrò che la rabbia che aveva in corpo fosse sparita in un battito di ciglia e si era trasformata in dolore. Tremante si risedette sul divano, sotto lo sguardo sorpreso di Harry e Ron. Harry lasciò da parte un attimo il blocco degli appunti che aveva per prendere appunti e si sporse verso la donna.

- Signorina, tutto bene? –

- Si. Voi siete qui per scoprire che razza di mascalzone era il mio caro maritino e avete il diritto di sapere tutto. Potrei essere arresta per aver ostacolato le indagini se non vi rivelo tutto quello che so e diciamocelo, non ci tengo proprio. –

- Mi spiace farle rivivere brutti ricordi, ma è il passato. Cerchi di cancellarlo dalla sua memoria. – le consigliò Ron. Lei rise, tetra.

- Lo so. Il problema è che ha lasciato segni indelebili su di me. – mormorò lei, con le lacrime agli occhi.

- Si spieghi. – disse Ron, duro. Harry gli diede una gomitata nelle costole e lui aggiunse. – Per favore. –

- Certo. Già un mese dopo che eravamo sposati, lui cominciò a... a picchiarmi. –

Harry e Ron spalancarono gli occhi e lei se ne accorse. – Che cosa pensavate, che fosse un ragazzo tranquillo? La prima impressione è proprio questa. Quella del bravo ragazzo. –

- Continui, la prego. – la incitò Harry, cercando di non farle sentire la pressione da interrogatorio.

- Prima cominciò a picchiarmi solo quando facevo qualcosa che non andava, poi ogni volta che era di cattivo umore. In sostanza: sempre. Mi ha lasciato questa. – si avvicinò a Harry e Ron per mostrare loro una cicatrice bianca che aveva sulla guancia.

- Non si nota tanto perchè ho fatto un sacco di abbronzature artificiali, babbane, per nasconderle, oppure ora ne sarei ricoperta. – continuò con la voce incrinata dal dolore che stava provando al ricordo di tutti quei momenti.

- Mi scuso per l’abbigliamento, ma era l’unico vestito che avrebbe coperto le cicatrici. Le uniche cicatrici che non sono riuscita a nascondere parzialmente. – disse indicando il suo abito. Si piegò e tirò su in vestito fino a metà coscia. Aveva le gambe completamente devastate, piene di cicatrici. Formavano strani disegni curvi. Natasha guardò anche lei le sue gambe. Ron non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Sapeva che era maleducato, ma era uno scempio terribile.

Lei buttò giù il vestito e cominciò a togliersi i guanti. Sull’ avambraccio sinistro aveva tre segni bianchi che lo percorrevano tutto.

- Questi li ha fatti con la magia. Mentre queste sul viso o sul collo me le ha procurate con le sue mani, per queste ha usato la bacchetta. Io mi difendevo come potevo, non sono mai stata brava a combattere. – disse con un sorriso tirato.

- Non è mai andata al San Mungo? – domandò Ron, rivolgendole uno sguardo dispiaciuto.

- Non mi lasciava neanche uscire da casa. Ogni volta che ci provavo mi beccavo tutti i suoi pugni. Voi... non sapete com’è stato. – la signorina si nascose il viso tra le mani cominciando a singhiozzare. – Era... terribile vivere così. Non... poteva... essere definito... vivere. – disse tra i singhiozzi. – Io rivivo ancora questo trauma. – gridò alzandosi in piedi di scatto, facendo sussultare sia Harry sia Ron. – Io mi sveglio di notte urlando, per un incubo! Ho eliminato tutto quello che era suo da questa casa. Ogni singola cosa. –

- Non ha pensato di chiedere aiuto a qualcuno? –

- No. Ho cercato di superare il trauma da sola, con il mio maggiordomo e Hilary. Ormai non è una dipendente, è una mia amica. Non siamo più padrone e servo. Io cucino e pulisco la casa. Noi facciamo tutto insieme. Sono le uniche persone di cui ho voluto l’aiuto. –

- Non ha paura che ritorni da lei? – domandò Harry. Non era una domanda molto tranquillizzante, ma doveva farla alla signorina.

- Intende non in tribunale? Qui a casa mia? No. So che non verrebbe più qui, ha il suo giro di amici. Se si possono essere definiti così. –

- Cosa intende per “il suo giro di amici”? – domandò Harry riafferrando il blocco degli appunti.

- Quando eravamo spostati usciva tutte le sere e tornava anche alle quattro del mattino. Tante volte sono venuti a cena da noi i suoi amici, mascalzoni quanto lui. Sono sicura che centrino con le Arti Oscure. – affermò lei convinta.

- È sicura di quel che dice? – domandò Harry. – Guardi che ha appena affermato che il suo ex marito fa parte di una compagnia di seguaci delle Arti Oscure. –

- Certo, ne sono sicura. –

- Bene, noi abbiamo finito. Lei si tenga a disposizione, non lasci la città senza il nostro permesso. È possibile che suo marito torni a cercarla. – concluse Harry alzandosi in piedi, seguito da Ron.

- Perchè? Io vi ho raccontato tutto, ma ora voglio sapere perchè lo cercate? Cos’ha combinato questa volta? –

Ron si guardò intorno, mentre Natasha sbuffava.

- Tanto non c’è nessuno... –

- Sospettiamo che suo marito centri qualcosa con quegli attacchi dei Mangiamorte che si sono verificati negli ultimi giorni. – mormorò Ron. La signorina Cole spalancò gli occhi e si portò una mano alla bocca.

- State scherzando! –

- Mi spiace signorina, ma ci sono le prove. Vede in teoria noi non avremmo dovuto dirle niente, ma mi sembrava corretto che lei sapesse. –

La signorina Cole tolse la mano che aveva di fronte alla bocca e cercò di strappare qualche informazione in più ai due uomini.

- Ma posso sapere anche i dettagli? -

- Mi spiace, ma sono riservati. La sua testimonianza è stata preziosissima per noi. La ringrazio di cuore e si tenga a disposizione. Forse la chiameremo per stendere un verbale. – disse Harry avviandosi verso la porta, con Ron dietro di lui. – È inutile burocrazia, ma dobbiamo adempire ai nostri doveri. Arrivederci, signorina Cole. – salutò Harry, uscendo dalla stanza.

- Arrivederci. – rispose lei.

Non appena Harry e Ron furono usciti dalla stanza, apparve il maggiordomo, il signor Frederick.

- I vostri mantelli, signori. – l’uomo porse loro i mantelli e cominciò a camminare verso la porta, per accompagnarli fuori. - Ho sentito la signorina gridare. Tutto bene? -

- Certo, signor Frederick. Abbiamo solo dovuto fare delle domande non troppo piacevoli alla signorina. – rispose stizzito Ron. Quell’uomo proprio non gli piaceva, sembrava Piton in versione settantenne! Anche la camminata... era identica!

Terrificante!

- Capisco. – borbottò lui, sfregandosi il mento. Senza aggiungere un'altra parola, li accompagnò all’uscita. Aprì la porta e fece cenno a Harry e Ron di uscire.

Quando sentì il crack della loro smaterializzazione, mise una mano in tasca e tirò fuori un cellulare. Pigiò alcuni tasti e attese. Dopo qualche secondo mormorò qualche parola:

- Capo Bancroft, abbiamo un problema. Auror. Sono venuti a ficcare il naso. - disse in modo spregevole. Il signor Frederick tornò nella sua stanza continuando a parlare al cellulare, un gesto poco consueto nel Mondo Magico.

Lui però non sapeva che dietro una porta era nascosta Hilary, la piccola cameriera, che si stava tenendo una mano davanti alla bocca e che aveva sentito tutto.

 

Salve a tutti!

Scusate per il ritardo, ma mi sono presa qualche settimana di vera vacanza... senza pensare alle mie storie (non è propriamente vero, ma sono dettagli) e mi sono rilassata... avevo bisogno di staccare un po'... spero che mi perdoniate...

Allora.. d'ora in poi aggiornerò con regolarità, internet permettendo.

Grazie mille a tutti quegli angeli che hanno messo la mia storia tra le seguite, preferite e chi mi ha inserito come autore preferito.

GRAZIE a tutti quanti.

Ora, risposte alle recensioni!!

niettolina: Grazie, cara per tutto il sostegno che mi dai... mi spiace per l'aggiornamento... ma avevo veramente bisogno di staccare. Grazie per leggere così appassionatamente le mie storie. GRAZIE!!! Luna.

Ilaja: Hey!! Bella l'Irlanda... mi piacerebbe andarci!! E così anche mio padre è un artista... mia madre è disperata... Sackville ti piace... ti avverto che lo tratterò molto male nel corso della storia... alla prossima!!

hele: Grazie mille per avermi corretto l'errore!! Ho revisionato tutto il capitolo e l'ho postato corretto. Grazie, era scappato anche alla mia beta!! Grazie ancora!! Ciauu!! Luna

Altair94: Grazie per i complimenti e Agnes... beh... scoprirai cosa succede... non posso dirti niente... I due Auror fuori da casa Potter... Harry provvederà a sistemare tutto... non so bene neanche io se farli buoni o cattivi, per dirla semplicemente. Grazie ancora per i complimenti e al prossimo capitolo!!

 

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Grazie a tutti e al prossimo capitolo!

 

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'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.

 

  
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