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Autore: orkaluka    24/08/2010    1 recensioni
La solitudine di un'anima alla deriva, in un corpo suo che appertiene a qualcun'altro. Attenzione: durante il racconto si alterneranno tre narratori, tutti in prima persona
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Mi vestii e mi lavai, alle sette e mezza ero pronta, uscii con calma, mi aspettavano venticinque minuti a piedi.  Il nostro corpo era alto, atletico, prosperoso, i nostri capelli scurissimi, neri come il carbone e i nostri occhi erano ancora più bui. Tutti ci dicevano che eravamo bellissime,una di quelle bellezze che si vedono nei film o sulle copertine di riviste di gossip, o ancora sulle passerelle degli stilisti più famosi. Dobbiamo ammettere che abbiamo sempre accentuato il nostro fascino con maglie aderenti e minigonne quando il tempo lo permetteva. Quel giorno faceva caldo,il sole risplendeva in un celo azzurrissimo, libero come non mai dalle nuvolette bianche che a volte in giornate come quelle disegnavano strani animali in cielo .Con la nostra  sacca in spalla ci sentivamo benissimo, in forma smagliante . Quel giorno ci sarebbero state all’inizio due ore di chimica, in seguito due ore di storia e poi il pomeriggio libero, lo avremmo passato a goderci il magnifico sole.

Ti piace molto il sole vero?

Si e a te la pioggia, ti calma sempre.

Monica aveva sempre amato la pioggia, a volte la facevo felice rintanandomi nello spazio che occupava solitamente e lasciandola ad osservare la pioggia, a percepirla, le piaceva spalancare le braccia sotto un acquazzone e lasciare che le gocce le scorressero sul viso e poi l’avvolgessero completamente, offuscando il mondo intorno a lei, rendendolo irreale, come se in realtà la vita si racchiudesse tutta in quell’attimo, in pochi secondi, perché poi la sensazione spariva e noi ci ritrovavamo esauste ma felicissime.

Giunsi a scuola in perfetto orario, come sempre avevo impiegato 25 minuti esatti ad arrivare. La scuola era piccola, il paesino in cui abitavamo era piccolo, di conseguenza anche il liceo era piccolo e contava pochi studenti, più o meno quattrocento persone. All’incirca ci conoscevamo tutti, se non per nome di vista sicuramente. Noi poi eravamo molto conosciute, la popolarità non ci mancava e questo non solo tra gli studenti, ma anche tra i professori. A scuola ci aspettavano tre amici mi intrattenni a chiacchierare con loro, Monica ogni tanto commentava nella mia mente. Ad un certo punto dalla porta entrò un ragazzo alto, con capelli scuri e occhi chiarissimi, un ragazzo che io reputavo bello, anzi bellissimo, aveva un anno più di me. Dire che mi piaceva sarebbe un eufemismo, ma eravamo soltanto amici, almeno in quel momento. Lanciò uno sguardo intorno a se poi, quando mi ebbe notata, ci raggiunse. “Buongiorno Claire, Come stai stamane?” Il mio cuore accelerò i battiti anche se non lo detti a vedere “Io perfettamente e tu?”  “Molto meglio ora che ti ho vista”

Sfrontato.

Bellissimo, dai Monica in fondo è simpatico

“Mi chiedo se queste frasi le utilizzi solo per me o per tutte le altre tue spasimanti.” Gli dissi.

Hahaha, ottima risposta Claire se potessi ti darei il cinque.

La risata di Monica non era facile da scatenare. Sorrisi furbescamente. “Quali spasimanti?” Scoppiai a ridere. Lui mi rispose sorridendo. Ci avviammo verso la mia aula, non ero per nulla agitata a causa dell’esperimento. Ci fermammo davanti alla porta dell’unica aula di chimica presente in tutto il liceo. “agitata per l’esperimento?” mi chiese. Notai che eravamo vicinissimi, il mio cuore accelerò ancora i battiti, per fortuna si rispose da solo, io probabilmente avrei balbettato. “Non devo neanche chiederlo vero?” Le sue labbra erano invitanti, vicinissime, sussurravano cose che non capivo più, il suo sorriso si fece accattivante, poi, spezzando l’incantesimo, suonò la campanella. “Allora io vado. Oggi vieni al parco con me?”. Ogni giorno andavamo al parco insieme, parlavamo, ridevamo e facevamo una passeggiata. “certo come sempre.” Per fortuna avevo ripreso l’utilizzo delle parole. Entrai in aula tranquillamente, tutti si girarono a sorridermi, tranne Jennifer ovviamente, che chissà perché mi odiava. Mi sedetti in un posto lontano da tutti, in fondo all’alula, voltata di spalle rispetto alla classe.

Concentrati Claire se non vuoi prendere un’insufficienza.

Certo Monica, come vuoi.

Estrassi dalla cartella solo la penna e la calcolatrice, non mi serviva nient’altro. Il foglio dei quindici problemi era già pronto sul banco. Mi misi a lavorare con calma, senza fretta.

Finii molto prima del tempo, ma non mi importava, era uno di quei pochi momenti nelle nostre vite in cui potevamo parlare e basta, questo poteva accadere perché per le persone intorno a noi poteva sembrare che mi stessi concentrando su un problema particolarmente difficile.

 

Questa storia è un po’ particolare, ma spero che vi piaccia. Se avete qualche consiglio su come migliorarla o volete commentarla vi prego di recensire. Fa sempre piacere avere dei pareri altrui. Al prossimo capitolo!

                                                                                                                                                              Luka

  
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