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Autore: Danu    24/08/2010    1 recensioni
Lei vive da tutta la vita in un villaggio in mezzo alle montagne. Lui non è mai rimasto in un posto fisso.
Al villaggio ogni primavera arrivano i nomadi e Lydia sa che farebbe meglio a non avvicinarsi per nessun motivo a uno di loro. Ma trascinata dall'esuberanza e la spensieratezza di sua sorella, promesse e matrimoni segreti, attrazioni e nuove libertà, si troverà costretta a scegliere tra un matrimonio senza amore, ma con la certezza di un futuro sicuro, e un sentimento a cui per nulla al mondo vorrebbe rinunciare.
"“Vorrei proprio vedere come reagirebbero, o anche solo sentire cosa direbbero, se ti sapessero fuori la notte da sola nel bosco. Se ti sapessero qui sola. Con me.” Mi guardò con fare allusivo sapendo che avrei capito e che sarei diventata rossa.
“Non ho scelto di venire io qui.” ribattei sulla difensiva non sapendo bene come scusarmi.
“Sì, invece. Non sono io che ti ho chiesto di uscire la notte, anche perché non te l’avrei chiesto.” Lo guardai interrogativa e lui rispose guardandomi con aria accattivante e provocatoria: “Sarei direttamente venuto a prenderti."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sorprendente quanto a volte John potesse essere impaziente. Quella domenica mi aveva convinto che non aveva alcun senso aspettare un altro giorno: voleva chiedere il permesso a mio padre appena tornati a casa.

Mi accompagnò e nonostante cercasse di nasconderlo, era teso come un ragazzino che per la prima volta deve gestire un toro tutto da solo.

Continuò per tutto il tragitto a parlare nervosamente di tutti i programmi che aveva per il futuro. Era sempre stato così tra me e lui: lui parlava e io ascoltavo.

Anche se sapevo che il mio quasi costante silenzio avrebbe potuto infastidire la maggior parte della gente, a lui non sembrava dar problemi.

Non sapevo cosa gli piacesse di me: non ero una delle ragazze più belle del villaggio ed ero così timida che la maggior parte dei giovani non mi notava neanche.

Nonostante fossi quasi invisibile, aveva cercato di avvicinarsi a me con un incredibile determinazione.

Anche se il nostro villaggio non contava più di cinquanta famiglie e John era sempre stato il mio vicino di casa, non avevo mai parlato molto con lui. 

John era il bambino che mi aveva sempre tirato i capelli e che non mancava di spintonarmi ogni volta che gli passavo accanto. Nonostante questo non avevamo mai parlato. Ci eravamo conosciuti per caso, quando si era seduto a poca distanza da me sulla riva del fiume. Si era storto una caviglia e mentre io lavavo i panni, forse per dimenticare il dolore, aveva iniziato a parlare senza fermarsi mai o pretendere che io intervenissi. 

Era stato un incontro così particolare e nuovo per me, che lui aveva conquistato un piccolo cantuccio nel mio cuore. La nostra era sempre stata pura amicizia e lui mi comprendeva come se riuscisse a sentire i miei pensieri. 

Ora eravamo giunti alla proposta di matrimonio. Era stata una grande sorpresa. Avevo risposto sì immediatamente, certa che non ci sarebbero state altre opportunità per me. L’ultima cosa che avrei voluto sarebbe stata restare sola per tutta la vita, esposta alle perfide dicerie degli altri.

Quando arrivammo a casa, John si diresse subito verso la cucina da dove arrivava la potente voce di mio padre. Stava cantando come solo lui sapeva fare. La sua voce era splendida, ma, come diceva mia madre, dovevamo ringraziare il Signore che lui non avesse scelto di diventare un musico. Altrimenti avremmo vissuto per le strade e saremmo presto morti di fame.

Davanti alla porta di legno della cucina, John si girò guardandomi con i suoi occhi azzurri. Sospirò. “Qualunque cosa succeda ci sposeremo, Lydia. Te lo prometto.”

Quella semplice frase, che voleva essere una rassicurazione e a cui non prestai molta attenzione, influì di molto le vicende di quel periodo. Mi aveva fatto una promessa, non potevo sapere che per lui avesse il valore fatale di un giuramento.

Senza aspettare una mia imbarazzata risposta, bussò alla porta mostrandomi i lunghi capelli biondi legati con un cordino. 

Capii che era parecchio nervoso dal rossore sul suo collo, ma non gli dissi niente.

Corsi fino alla mia stanza senza guardarmi indietro.

Charlotte sedeva sul nostro letto osservando con sguardo assorto il soffitto, ma posò i suoi occhi violetti su di me appena misi piede nella stanza.

Subito mi sorrise maliziosa facendo il verso al mio futuro marito. “Qualunque cosa succeda ci sposeremo, Lydia. Te lo prometto. Molto romantico …” Sogghignò.

“Sei solo gelosa.” sussurrai senza guardarla in faccia per non scoppiare a ridere.

Sbuffò. “Non pensi sia banale? Non vorresti trovare l’amore? Quello vero? Ti accontenti di così poco …” 

Si intrecciava i capelli all’indice e i suoi occhi splendevano come quando parlava dei suoi irraggiungibili sogni.

Non sapevo come giudicare l’opinione che Charlotte aveva di John: ripeteva che era banale e noioso, ma a volte aggiungeva che le sembrava sinistro e strano. Forse il suo scetticismo era nato dal fatto che non sembrava comprendere la nostra mite relazione: mia sorella era sempre così passionale, spontanea e spensierata che non riusciva a credere che tra me e John ci potesse essere qualcos’altro oltre l‘amicizia.

“Lo guardi come se fosse una mucca, Lydia. Ti è completamente indifferente.” mi diceva sempre quando cercavo di convincerla dei miei sentimenti per lui. “Non credo che guarderesti l’uomo che ami in quel modo, non pensi?”

Sospirai. “Non trovi l’amore. Impari ad amare, Charlotte. Non è qualcosa da cercare per la stanza.”

Fece una smorfia disgustata. “Mi chiedo se tu imparerai mai, allora. Non ci sei ancora riuscita e sta già chiedendo la tua mano. Credi che per quando sarete vecchi e grinzosi avrai finalmente imparato ad amarlo?”

“Cosa stai insinuando?” mormorai presa in contropiede.

Rise sguaiatamente, ma proprio mentre stavo per chiederle spiegazioni e scuse, lanciò un’occhiata alla finestra e il suo umore cambiò immediatamente.

Si affrettò a spostare le tende dimenticando la nostra discussione e guardò verso i boschi come se ci fosse qualcosa di spettacolare e imperdibile.

Seguii il suo sguardo e notai due uomini, piuttosto giovani da quel che potevo vedere da quella distanza, seduti all’ombra di un albero.

Li riconobbi all’istante. Uno era Aleksandr ed ero certa che fosse lui al quale era dedicato lo sguardo meravigliato e sognante di Charlotte. Ricordo di essermi sentita particolarmente a disagio osservando il modo in cui mia sorella lo guardava. 

C’era una tenerezza e una dolcezza nel suo sguardo che mi faceva dubitare parecchie cose. Nei miei occhi non c’era quella scintilla quando incontravano John e iniziavo a dubitare che l’avrei mai guardato in quel modo speciale.

Ero curiosa: come sarebbe stato? Come mi sarei sentita?

E sapevo anche chi era quell’altro giovane. Era molto lontano e non potevo vedere il suo viso, ma ero certa che fosse il musicista della piazza. 

I due uomini alzarono lo sguardo verso di noi e si alzarono per poi sparire subito dopo in mezzo agli alberi.

“Vieni.” 

Charlotte afferrò la mia mano e un cesto posato vicino al letto. Mi trascinò fuori dalla stanza e giù dalle scale gridando: “Madre, io e Lydia andiamo a raccogliere le fragoline di bosco!”

Senza neanche aspettare una risposta, corse fuori sicura che fosse meglio correre via e poi essere rimproverate al ritorno.

Continuò a correre verso i boschi senza fermarsi, nonostante i miei richiami. La seguii nonostante avessi molto di meglio da fare. 

Ero curiosa e parecchio infantile, ma speravo che seguendo ogni suo passo e sguardo avrei potuto apprendere ad amare John. 

Arrivate al limitare del bosco, si fermò e solo poco dopo mi accorsi che eravamo proprio nel punto dove si erano fermati Aleksandr e il musicista.

Mi guardai attorno per vedere se qualcuno fosse nelle vicinanze pronto a rimproverarci, ma erano tutti probabilmente nelle loro case pronti per mangiare. 

Mi sedetti sull’erba verde dimenticando per un attimo la mia stupida curiosità.

“L’ho trovato!” la sentii esclamare e vidi che teneva in mano un foglietto stropicciato con la stessa euforia che gran parte della gente avrebbe avuto se quel foglietto fosse stato d’oro.

Mi avvicinai immediatamente e lessi da sopra la sua spalla.

 

Vieni stanotte vicino al nostro accampamento.

 

Era molto semplice, nessuna dichiarazione di amore eterno, ma lei ne fu estasiata lo stesso. Strinse il pezzetto di carta al petto e sorrise gongolante.

“Non andrai sul serio.” le dissi.

“Certo. E non provare a spifferare qualcosa a nostra madre.” Era come se i suoi occhi lanciassero fulmini: la sola idea di ciò che avrebbe potuto accadere se io avessi davvero accennato qualcosa del genere ai nostri genitori la faceva infuriare. Mai avrei voluto mandarla in convento ed essere la causa della sua rovina, ma certo non volevo che si esponesse a rischi del genere.

“È  pericoloso! Lotte, tu sai cosa potrebbe succedere!” esclamai arrossendo nonostante tutto.

Lei mi sorrise con arroganza e sarcasmo sapendo benissimo i miei infiniti timori. 

“Non mi accadrà niente che io non mi aspetti.” fu la sua sfacciata risposta.

“Charlotte!” la ripresi con le guance in fiamme. A volte aveva davvero una faccia tosta …

“Su, vieni sciocchina.” mi disse dirigendosi verso il bosco.

“Non torniamo a casa?” chiesi confusa.

“Non senza fragole. Non voglio essere punita nuovamente.”



 

Quando ci avvicinammo al villaggio, John ci raggiunse con un sorriso  e mi prese la mano.

“Mi ha dato il permesso.” disse solo.

Mi ci volle un momento per capire a cosa si stesse riferendo e un altro per digerire la notizia, ma nonostante ciò riuscii a sorridere vivacemente.

Istantaneamente mi accorsi che, anche se ero convinta di volere sposarlo, l’idea non sembrava più eccitante di quanto avrebbe dovuto.

L’osservai chiedendomi se i miei occhi stessero brillando come quelli di Charlotte prima, ma già sapevo la risposta: lo stavo guardando come se lui fosse una mucca e niente di più.

   
 
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