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Autore: Vagabonda    24/08/2010    6 recensioni
No, il titolo non è sbagliato. C’è scritto proprio Callen, avete letto bene. Perché così è come Elisabetta chiama all’inizio la più famosa e invidiata famiglia di vampiri. Elisabetta ha molte cose in comune con Bella Swan. Per esempio, è timida come lei, con una particolare predisposizione per catastrofi e un’assoluta mancanza di equilibrio. Un giorno, quasi per caso, il libro Twilight capita tra le sue mani. E lei comincia a leggere, e si ritrova in un mondo incredibile, talmente simile al suo da sembrare quasi lo stesso. Che sia tutta una questione di coincidenze? La ragazza non ne è poi tanto sicura…
Rimasi a bocca aperta, fissando la faccia del volume con un misto di sorpresa e ilarità. La lucida copertina nera ricambiò il mio sguardo, le lettere rosse che parevano dichiarare prepotentemente il loro nome. Twilight lessi.
Fui presa dall’insensata voglia di ridere e un singulto isterico uscì dalle mie labbra serrate. Quando si parla del diavolo…
Ma ero soddisfatta e abbastanza impaziente, quando cominciai a sfogliare le pagine del libro. Finalmente avrei appreso la storia del vampiro più discusso del momento direttamente dalle parole dell’autrice, e non sarei più apparsa una completa ignorante di fronte alle acclamazioni della mia amica.
Non avevo mai pensato seriamente alla mia morte, recitava la prima frase, seguita da molte altre. Sorrisi, afferrando quel libro così improbabile tra le mie mani, e mi sistemai comoda sul sedile. Mi rimanevano ancora pochi minuti di viaggio, ma perché non sfruttarli al meglio? A dir la verità, quel volume mi incuriosiva e non poco, e già le prime parole avevano stuzzicato il mio istinto di lettrice. E poi, non ero forse impaziente di conoscere meglio questo Edward?
Con quei pensieri e la pioggia scrosciante che accompagnava i miei occhi avidi di sapere, cominciai a leggere il libro
Twilight.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Non hai ancora mangiato-
Non alzai nemmeno la testa dal suo petto, gli occhi ancora chiusi, in ascolto del suo cuore.
-Non ho fame-
Sentii la sua mano portarsi sotto il mio mento ed esercitare una leggera pressione. Un po’ infastidita, mi costrinsi a sollevare il capo, fino a portare gli occhi all’altezza di quelli splendidi di lui.
-Io però sì, e anche parecchia!- cercò di scherzare, poi si fece serio -dovresti mettere qualcosa nello stomaco-
Capii che, anche se non l’aveva detto espressamente, era preoccupato per me. Ormai avevo imparato a riconoscere quell’espressione sul suo viso.
Con un’enorme sforzo di volontà, mi tirai sù, al suo fianco -Ora che ci penso, sento un certo languorino- esclamai, cercando di essere convincente.
A quanto pare ci riuscii, e sorrisi anch’io insieme a lui. Ci alzammo e ci incamminammo insieme verso la stazione. Con mia grande sorpresa, mi prese la mano, guardandomi felice. Sorrisi anch’io, contagiata dalla sua allegria.
-Dove vuoi che ti porti?- mi chiese lui, gentile.
-Ehm...dove vuoi!- risposi io, troppo concentrata sulle sue dita intrecciate alle mie per formulare una risposta soddisfacente.
Umberto sogghignò -Conosco un posto molto carino-
Annuii, preferendo tacere. Il cuore mi batteva fortissimo.
Passeggiammo in silenzio fino alla stazione, salimmo la scala e arrivammo ad una piazzetta, costellata da negozietti. Avevo un mare di domande per lui, ma la mia curiosità era mitigata dalla paura che, manifestandola, avrei rotto quel momento magico. Era tutto perfetto, sarei rimasta così per sempre. Ma, infine, giungemmo al piccolo bar e entrando ci sedemmo ad un tavolino dalla candida tovaglia a fiori.
-Che posto carino- commentai, facendo nascere un sorriso sul suo volto. Il mio stomaco fece capolino.
-Si mangia anche piuttosto bene- replicò Umberto, sciogliendo la presa dalla mia mano per accomodarsi di fronte a me.
Mi sedetti un po’ triste, avvertendo prepotentemente la mancanza della sua stretta delicata.
Fortunatamente Umberto non se ne accorse, troppo impegnato a parlare con una graziosa cameriera, sopraggiunta per servirci. Lo sguardo che rivolse a Umberto però, me la fece subito sembrare antipatica. Mi mossi a disagio sulla sedia, le mani che prudevano, vogliose di scacciare quel sorrisetto malizioso dal suo bel faccino rotondo.
-Vado e torno- disse lei, facendo l’occhiolino al mio accompagnatore.
Non mi aveva degnata di uno sguardo. Ma forse era meglio così, non era il caso che notasse la smorfia omicida sul mio viso...
-Tutto bene?- mi domandò Umberto, distogliendomi dai miei pensieri.
Mi sforzai di sorridere, archiviando la lista delle cose che avrei potuto fare alla cameriera con un coltello e una corda. L’avrei ripresa in mano più tardi, mi dissi malefica.
-Certo!- esclamai -piuttosto, volevo scusarmi per prima...non so cosa mi è preso-
Ma alle mie parole, Umberto scosse la testa, serio -Sono io che mi devo scusare, non volevo metterti a disagio col mio comportamento-
Lo guardai, confusa. Ma se era stato così premuroso!
-Ho agito d’istinto, non sapevo nemmeno io quello che stavo facendo- continuò, guardando il tovagliolo vicino alla sua mano -non avrei dovuto avvicinarmi così tanto a te-
Ero scioccata. Era la mia immaginazione, o si stava scusando per aver tentato di baciarmi?!
-Non hai fatto niente di male, sono stata io ad avere una reazione esagerata- replicai con forza.
Umberto non rispose, contunuando ad esaminare con interesse pezzo di stoffa. Sembra assurdo, ma mi stavo seriamente irritando con quel tovagliolo.
Finalmente, dopo quella che mi parve un’eternità, alzò lo sguardo smeraldino, puntadolo su di me.
-Non mi giustificare, non avrei dovuto prendermi tanta confidenza con te-
Non risposi, cacciando indietro le lacrime. Non credevo di possederne ancora, ma la sua risposta gelida ne aveva portate a galla altre. Abbassai lo sguardo per nascondere la mia frustrazione.
-Ti prego, perdonami-
Sbirciai il suo volto, incuriosita dal suo tono. Il bel viso era distorto da una smorfia di rabbia.
-Sono un maleducato, non penso mai prima di parlare!-
Sbattè con forza un pugno sul tavolo, prendendosi poi la testa fra le mano, distrutto. Io, che ero sobbalzata per il suo imprevedibile scatto d’ira, allungai una mano fino a sfiorargli un braccio, incapace di trattenermi.
Lui alzò il capo, i bei occhi verdi liquidi di lacrime. A quella vista, il cuore mi si strinse in petto. Mi sporsi sul tavolo per abbracciarlo, stringendolo a me. Sentivo l’impulso irrefrenabile di proteggerlo. Ormai, lo conoscevo abbastanza bene per poter dire che, sotto la sua corazza luccicante, si nascondeva un ragazzo insicuro e sensibile.
Rimanemmo stretti l’uno all’altra per un paio di secondi, poi Umberto si staccò da me. Ma non si allontanò, prendendomi invece le mani.
-Elisabetta- cominciò, con voce strozzata, ma ferma -quando sono con te, non mi riconosco più. Divento instabile, emotivo, e i miei istinti prendono il sopravvento. Tu mi destabilizzi, mini il mio equilibrio mentale-
Feci per abbassare lo sguardo, ma un suo cenno di diniego mi fece bloccare. Lo guardai negli occhi: sorrideva. Era stanco, provato, ma sorrideva.
-Non è una cosa brutta, come ti viene da pensare. Quando sono con te, mi sento vivo. Mi dai una forza che non credevo di possedere, Elisabetta-
-E non ti dispiace se ti faccio soffrire? Se sono un peso per te?- replicai querula.
Umberto scosse il capo con forza -No! Al contrario, con te sto più che bene- poi mi guardò male -e non ti permettere di dire mai più che sei un peso. Sei leggera come l’aria, Elisabetta, una brezza fresca che mi permette di repirare-
Arrossii, lusingata. Nessuno mi aveva mai parlato così.
Lui allungò una mano, fino a sfiorarmi una guancia incandescente -Solo che a volte diventi un turbine, e io ho paura di perdermi in te...-
Spalancai gli occhi, fissandolo sorpresa. Taceva, immobile.
Ovviamente, in quel momento sopraggiunse la mia amica, con un piatto di ravioli ai funghi e due coche nelle mani. Sorrise a Umberto che, con mio sommo piacere, non staccò un attimo gli occhi dal mio viso, limitandosi a mormorare un “grazie” sottovoce. La cameriera se ne andò impettita, mentre io gongolavo. Uno a zero per Betta, mia cara.
-Mangia, se no si fredda- mi intimò Umberto.
Portai lo sguardo dal piatto fumante davanti ai miei occhi, alla coca stretta tra le sue mani.
-Per te non hai preso niente?- chiesi, sorpresa.
-Non ho fame-
Lo fissai, scettica. Chi era quello che aveva insistito per pranzare?
Addentai un raviolo bollente, scottandomi la lingua. Era buono, e mi accorsi effettivamente di essere affamata.
Umberto notò la smorfia sul mio viso, e mi porse la sua coca, sospirando. Avvampai, prendendola dalla sua mano e bevendo un lungo sorso.
-Se posso, come mai ti ho trovata in un mare di lacrime, questa mattina?-
Sentii la fredda bevanda bloccarsi nella mia gola, mentre un eccesso di tosse spruzzava ovunque il contenuto della mia bocca. Osservai un Umberto fradicio e strabiliato, indecisa se ridere o piangere. Optai per una via di mezzo, accasciandomi esanime sul tavolo, il petto scosso dalle risate e le lacrime agli occhi.
-Miseriaccia, scusami!!-
Lui si passò il tovagliolo sul viso -Tranquilla, senza volerlo mi hai riparmiato la doccia, stasera-
Sorrisi imbarazzata, fissandolo mentre si ripuliva. Sentii lo stomaco chiudersi, quando una sua mano venne passata velocemente tra i capelli biondo cenere. Lui puntò lo sguardo cristallino sul mio viso paonazzo, curioso.
-Stavamo dicendo?- mi affrettai a dire, cercando di evitare scomode domande. Mi pentii subito del mio gesto, quando mi ricordai il suo quesito di poco prima.
-Oh- esclsamai allora. Umberto si sistemò sulla sedia, aspettando la mia risposta.
Mi morsi il labbro inferiore. E adesso che dovevo dirgli?!
Sai, il tuo amico mi aveva appena baciata appassionatamente, ed ero provata da tutti quei faticosissimi strusciamenti, perciò ho sbroccato.
Mmm. No, decisamente no.
D’altronde, non mi andava nemmeno di mentirgli. Mi agitai sul posto, reprimendo l’istinto di correre via a gambe levate. Che situazione di merda.
Forse dovresti dirgli la verità.
Ah cara Bella, sempre così innocente!
Lo dico per te, sai, replicò lei, piccata.
Certo, poi hai intenzione di venire al mio funerale? Replicai, sarcastica.
Lo sai che non ti farebbe mai del male.
Va bene, magari a me no
, concessi, ma a Luca?
Bella taque. Non penso, disse infine.
Proprio adesso che stavamo prendendo confidenza! Mi lagnai.
-Non c’è bisogno che me lo dici, se farlo ti mette così in difficoltà-
Lo fissai, sorpresa e, a dirla tutta, speranzosa.
Umberto sorrise -Non mi importa veramente saperlo, quello che conta è che adesso tu stia bene-
Capivo che la prima parte della sua frase non era del tutto vera, ma mi costrinsi ad ignorare quella bugia. Una piccola menzogna tra di noi non avrebbe rovinato tutto...vero?
E poi, non ero intenzionata a tenergli nascosto per sempre quello che c’era tra me e Luca. Magari solo il tempo di sistemare le cose, di smetterla di appartarmi con lui...
Cercai di sorridergli -Sei stato tu a salvarmi, come sempre- dissi, cambiando discorso.
Ci riuscii -Passavo di lì per caso- rispose subito lui. E fu proprio questo a insospettirmi.
Presi un bel respiro -Mi stavo chiedendo...-
-Basta domande. Adesso mangia- mi interruppe lui.
Lo guardai male.
Sospirò -Facciamo così: un boccone, una domanda-
Mi ficcai una forchettata in bocca, strangolandomi. Umberto rise nervosamente.
Sapevo che lo stavo mettendo a disagio, ma la curiosità che avevo soffocato poco prima stava prepotentemente premendo per venire a galla. E poi, magari, bombardandolo di quesiti ne avrei evitati di scomodi da parte sua.
Inghiottii velocemente -Come fai? A esserci sempre, intendo. Quando io sono in difficoltà, compari sempre tu dal nulla, pronto per salvarmi-
-L’impavido eroe- commentò lui, cercando di distrarmi. Non lo fece.
-Diciamo che hai molta fortuna- rispose infine, con una smorfia. Lui stesso non sembrava convinto delle sue parole.
Feci per parlare, ma mi bloccò con un mano, indicando i ravioli. Ne misi in bocca due, masticando rapidamente. Decisi di ignorare la domanda precedente, passando alla successiva.
-Perchè non c’eri a scuola, la settimana precedente?-
-Ho avuto un...contrattempo-
-Che genere di contrattempo?- replicai inflessibile. Ero decisa a non mollare.
Lui mi fissò penetrante, trafiggendomi con i suoi occhi verdi. Mi stava implorando, e io stavo per cedere. Distolsi lo sguardo, mangiando altri tre ravioli per invogliarlo a rispondere.
Umberto sospirò, sconfitto. Mi preparai alla grande rivelazione che mi aspettavo.
-Certe volte...- cominciò, bloccandosi per guardarmi. Gli sorrisi timidamente, incoraggiandolo a continuare.
-Certe volte sono...strano. Sorprendo perfino me stesso-
-In che senso, strano?-
-Sento le voci-
Mi bloccai, la forchetta pronta per essere imboccata a pochi centimetri dalle labbra. Rimasi così, con il braccio alzato e gli occhi strabuzzati per svariati secondi.
Non era possibile. Forse avevo sentito male. Non poteva essere, non ci cred...
-Ecco, lo sapevo-
Fissai Umberto, confusa.
Lui ricambiò l’occhiata, sofferente -Mi credi pazzo, come è giusto che sia-
Impiegai un minuto buono per capire il senso delle sue parole, sentivo il cervello come atrofizzato. Infine, mi ricossi dal mio torpore, lasciando cadere la forchetta che, andandosi a schiantare sul tavolo, schizzò funghi ovunque.
-No, non penso affatto che tu sia matto, oh no!- esclamai.
Lui mi fissò, sconcertato.
Sospirai -Anche io sento le voci, anzi, una voce sola- ammisi, imbarazzata. Era consolante sapere che anche a lui succedeva, ma ammetterlo per davvero appariva comunque impensabile.
-Una voce? Maschile?- domandò lui, trepidante.
-No, di una ragazza- dissi, arrossendo. Mi pareva impossibile trovarmi seduta in un bar in compagnia di Umberto Moretti a parlare di voci nella testa!
Lui si prese il mento, pensieroso. Lo fissai in silenzio, lasciandogli il tempo di immagazzinare la notizia. Intanto, ammirai la sua bellezza, come non ero ancora riuscita a fare quel giorno. Mentre rifletteva, aveva assunto un’espressione corrucciata, gli occhi fissi sulla tovaglia e le labbra arricciate. Il ciuffo sulla sua testa cadeva scomposto sulla fronte ampia, donandogli un’aura da “bello e dannato”. Deglutii a vuoto, notando con piacere che, dopo il mio ultimo lancio al raviolo, il piatto di fronte a me era rimasto vuoto. Non sarei comunque riuscita a ingoiare un boccone di più.
-Si è fatto tardi- disse Umberto infine, alzando lo sguardo e fissando l’orologio appeso al muro dietro di me.
Annuii, alzandomi e seguendolo verso l’uscita. Feci per tirare fuori il portafoglio dalla borsa, ma a una suo occhiata inceneritrice, rinunciai. Non avevo la forza di protestare.
Pagò, poi ci dirigemmo verso il binario uno.
-Devo prendere il Milano Diretto oggi, ho lasciato la macchina in riparazione- spiegò.
-Cosa è successo?-
-Un piccolo incidente, niente di che-
Lo fissai terrorizzata, ispezionando il suo corpo con gli occhi, in cerca di fratture e contusioni.
Umberto rise, abbracciandomi.
-Non mi sono fatto niente, tranquilla!-
Non risposi, trattenendo il repiro. Il suo profumo mi confondeva, la sua stretta mi destabilizzava. Era sempre così, quando stavo con lui. Il mio corpo partiva per la tangente, e allora chi lo riacchiappava più!
Dalla sua spalla, vidi il pulman avvicinarsi velocemente. Lui si staccò da me e capii tristemente che era arrivato il momento di separarci.
-Non fare quella faccia, mica sparisco per sempre!- mi disse, allegro.
Rimasi confusa da quel suo repentino cambiamento di umore -Con te non si può mai sapere...- borbottai.
Lui sorrise ancora, chiandosi su di me e lasciando un bacio sulla mia guancia bollente -Non ti libererai tanto facilmente di me- mi sussurrò all’orecchio.
Dopodichè, salì sul pulman, e a me non rimase che guardarlo andare via, sorpresa per l’ennesima volta da un suo gesto inatteso.







Okay, non commentate il titolo del capitolo. Non sapevo come chiamarlo!
Ovviamente sono in ritardo come al solito, ma stavolta invece di propinarvi scuse (non sono scuse, sono giustificazioni U.U) sono arrivata a una conclusione: evidentemente, non sono l’autrice che si prepara tutti i capitoli prima e poi li posta e, evidentemente, ho bisogno del mio tempo per scrivere un capitolo. Se poi il capitolo deve anche essere decente, il tempo di preparazione aumenta. E più lungo è, più impiego a scriverlo. Ergo igitur, ho bisogno dei miei tempi da scrittrice lumaca!
Ad ogni modo, questo capitolo doveva essere più lungo e con più avvenimenti. Naturalmente, mi sono dilungata come al solito nella prima parte, e sono stata costretta a rimandare la seconda al prossimo capitolo. Ma forse è meglio così, almeno focalizzate la vostra attenzione solo sulla coppia Umberto/Elisabetta.
Eheh, che capitolo scopiazzato! Penserete. Bhe, insomma, devo essere fedele al nostro amato libro! Ci sono sì e no sei punti ai quali mi sono ispirata partendo da Twilight, ma ovviamente il contesto è diverso, così come i due protagonisti. E non potete dirmi che mancano i colpi di scena!
Grazie infinite ai tesori che hanno recensito, aggiunto la storia tra seguite/preferite, o anche solo letto il capitolo precedente! Mi fa piacere sapere che non mi avete abbandonata, nonostante i miei tempi epici nell’aggiornare :)
Mi sa che il prossimo capitolo lo scriverò dalla mia casina adorata...ebbene sì, anche per me, perenne vagabonda, le vacanze stanno per finire! Adesso quattro giorni in Veneto, e poi Pavia :D
Spero di vedere tanti piccolo funghetti di recensioni spuntare per questo capitolo (no, sembra strano ma non ho fumato roba strana)
Un bacione miei cari, a presto!
Elena




Per rispondere a:


Austen95: Eeeeh lo so, sono “un po’” lenta ^^’’ però il capitolo era bello! Se tifi per Umbe, allora questo sì che ti sarà piaciuto!! xD
Saruxxa: Chissà se Betta troverà davvero la forza di lasciare Luca, e se si metterà con Umbe, e se gli dirà la verità...quanti se, quanti ma! Ma io sono cattiva, e devi aspettare per sapere! xD
Lightofmyeyes: Ciao! Sono davvero contenta che la storia ti appassioni! :D E vedrai che colponi di scena vi aspettano, anche sul fronte Daniele!
DarkViolet92: Eeeh, quante domande! Ormai dovresti saperlo che sono cattiva e non faccio spoiler xD Comunque posso dirti che i Cullen ci saranno, e come vedi anche Umberto sente una voce...chi sarà mai?! Misteeero xD
mione94: Amour mio! Anche tu mi manchi ç_ç Hai visto in che casino mi sono andata a cacciare?? Però questo capitolo mi piace molto, chissà perchè...xD Vedrai tra un paio, cosa succederà...eheh! Ti amo un botto (O.O) di pkok <3
   
 
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