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Autore: gemini    26/06/2003    6 recensioni
Tre ragazze decidono di partire per un viaggio, per capire meglio se stesse e cosa vogliono realmente dalla loro vita...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly, Yayoi Aoba/Amy, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ON THE ROAD

 

CAPITOLO QUATTORDICI: CAPITOLO FINALE

 

Siamo giunti alla conclusione di questa storia…e devo ammettere che questo mi rende un po’ triste. Ho cominciato a scrivere questa ff a luglio, e con il passare del tempo mi sono affezionata sempre più a questi personaggi, fino a sentirli quasi vivi e reali…in loro ho trasposto molte delle mie emozioni, delle mie paure e delle mie esperienze, e probabilmente tutto ciò che è accaduto a me in questi mesi ha in qualche modo avuto un riflesso anche nelle loro avventure. Per questo motivo ho deciso, dato che, mentre ancora scrivevo il capitolo 12 già sentivo la loro mancanza e avevo in mente tanti modi di continuare le loro avventure…di scrivere un seguito! ^___^   Spero che questa notizia faccia contento qualcun altro oltre che me ^____^

Un’altra cosa: visto che non l’ ho mai fatto in tutti questi mesi, e che ho visto invece che molti autori lo fanno, ho deciso di mettere in questo capitolo il famoso disclaimer:

Non sono l’autrice di Capitan Tsubasa (purtroppo! Sigh!) e tutti i personaggi di questa meravigliosa serie non appartengono a me, ma al maestro Yoichi Takahashi e alla rispettiva casa editrice, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro (purtroppo, visto che le mie tasche piangono! ^__^). I personaggi che non appartengono alla serie originale sono una creazione della sottoscritta, e come tali appartengono a me ^____^

Chiedo scusa per gli errori nei riferimenti geografici, considerateli delle licenze poetiche ^___^

I ringraziamenti a tutte le persone che mi hanno aiutato in questi mesi li ho lasciati alla fine del capitolo ^___^

Ora smetto di annoiarvi con le mie chiacchiere, e vi lascio all’ultimo capitolo di “On the road”!!

BUONA LETTURA!!

 

Ancora non riesco a crederci…Yayoi è qui davanti a me…dopo che per tanto tempo l’ho cercata…proprio ora che avevo perso le speranze di riuscire a ritrovarla…

E’ stato il momento forse più bello della mia vita. Non avevo mai provato sinora un’emozione così forte, una felicità così totale e completa, nemmeno il giorno in cui mi dissero che i miei problemi al cuore erano definitivamente risolti e che potevo tornare a giocare a calcio tranquillamente. La gioia che avevo provato allora svanisce letteralmente di fronte a quella che ho provato pochi istanti fa, quando ho scorto il suo viso, che riconoscerei tra mille, in mezzo alle facce anonime che popolano questo autogrill. Lei è qui…tutto quello che ho desiderato, che ho pregato che si avverasse in questi giorni, è finalmente successo…l’ho ritrovata. Le mie preghiere sono state esaudite. E adesso sono qui, a pochi passi da lei, come paralizzato…sento il mio cuore battere come un tamburo, così forte da farmi quasi male, e la mia gola si è fatta improvvisamente secca. Vorrei correre da lei, abbracciarla forte per non lasciarla più andare via, gettarmi ai suoi piedi e pregarla di darmi una seconda possibilità di renderla felice…e invece sono come bloccato. Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo, ai giorni in cui mi sono reso conto di amarla, e non trovavo il coraggio di andare da lei e confessarle i miei sentimenti. I giorni in cui non riuscivo a dirle due parole di fila senza impappinarmi, in cui non riuscivo a guardarla senza arrossire, in cui di fronte a Yayoi mi sentivo come un bambino al suo primo giorno di scuola. Adesso mi sento esattamente come allora. Non trovo il coraggio di avvicinarmi a lei e parlarle. Ho paura di non riuscire a trovare le parole adatte per farle capire quello che sento, per esprimerle tutto l’amore che provo per lei…Come quella volta, ho paura di essere rifiutato. E stavolta sarebbe ancora più terribile…perché adesso ho ancora più bisogno di lei. In questi giorni che siamo stati lontani, ho avuto prova mille volte di quanto Yayoi sia importante per me. Indispensabile. Senza di lei, niente per me avrebbe più significato. Forse nemmeno giocare a calcio, forse nemmeno diventare un calciatore professionista. Ho capito che Yayoi è tutta la mia vita. E’ la sorgente da cui traggo la forza per andare avanti ogni giorno, per affrontare le piccole gioie e i piccoli dolori che la vita pone sul mio cammino. Com’è bella…non riesco a staccare gli occhi da lei un solo istante…devo assolutamente andare da lei…devo parlarle…devo convincerla che insieme possiamo ancora essere felici…

 

Jun. Di fronte a me. A pochi passi da me. Stavolta non è un sogno. Stavolta non è il suo sosia perfetto. E’ lui, in carne ed ossa. Il ragazzo che amo, che ho sempre amato e che non smetterò mai di amare. Il mio cuore è come impazzito, e temo che da un momento all’altro esploderà. Le mie gambe sono diventate improvvisamente molli, e sono sicura che se adesso mi alzassi in piedi, non mi reggerebbero. Ho chiuso e poi riaperto gli occhi mille volte per sincerarmi che non fosse un sogno, ed ora ho la certezza che non lo è. E’ la pura realtà. Il destino ha voluto che io e lui ci ritrovassimo qui, in questo autogrill sulla strada di casa. E ne sono felice, immensamente felice. Adesso che lui è qui davanti a me, ho la conferma di quanto desideravo rivederlo…di quanto avevo bisogno di specchiarmi ancora una volta nei suoi occhi. Vorrei correre da lui e chiedergli perdono per essermene andata via in quel modo, per averlo fatto soffrire…vorrei spiegargli perché l’ho fatto, e dirgli che adesso ho capito che fuggire non serve a niente, che solo insieme possiamo risolvere i nostri problemi, ora e in futuro. Ma ho paura. Sono terrorizzata. Ho paura di guardarlo negli occhi e di leggervi solo rabbia e rancore nei miei confronti. Ho paura che non ne voglia più sapere di me. Ho paura che non capisca i miei motivi, che non voglia capirli. Ripenso al passato…a quando l’ho visto per la prima volta, innamorandomene praticamente subito…a tutto il tempo trascorso cercando di trovare il coraggio di vincere la dannata timidezza e rivelargli che lo amavo, senza riuscirci…a tutte le volte che bastava che lui si avvicinasse, che mi sfiorasse appena, per bloccare tutte le parole che volevo dirgli e per mandarmi il viso in fiamme…mi sento esattamente come allora. Confusa, innamorata e spaventata. Si è alzato dal suo tavolo…si sta avvicinando, viene verso di me…Le mie gambe iniziano a tremare, tutto il mio corpo sta tremando. Inspiro profondamente e cerco di rilassarmi, ma è inutile. Non riesco a placare quest’ansia che sta iniziando lentamente ad assalirmi…Abbasso lo sguardo…non riesco a guardarlo negli occhi…ho paura di ciò che potrei leggervi dentro…

 

Jun si è alzato in piedi. So cosa ha intenzione di fare… si sta avvicinando al tavolo a cui sono sedute le ragazze, sicuramente ha intenzione di parlare con Yayoi. Immagino anche come debba sentirsi in questo momento. E’ lo stesso modo in cui mi sento io. Sono teso e nervoso come mai in vita mia, felice e spaventato al medesimo tempo. E’ stata una sorpresa ritrovarmi Yoshiko di fronte, qui, in questo autogrill…era l’ultima cosa a cui pensavo. Ironicamente, la sorte ha deciso che le ritrovassimo proprio ora che avevamo deciso di ritornare a casa, dopo giorni passati a cercarle in giro per il Giappone. E’ stata una gioia immensa, incredibile…mi sono sentito come rinascere. Le sofferenze dei giorni passati sembrano così lontane, il buio in cui ho brancolato dal giorno che lei è partita si è dileguato nel nulla, ed il sole è tornato a splendere in cielo…Tutto ciò che desidero al mondo è a pochi passi da me, la felicità è di fronte a me ed io devo solamente tendere la mano ed afferrarla. La felicità…oppure il dolore? Già, perché chi mi assicura che Yoshiko si ancora innamorata di me? Chi mi assicura che le cose torneranno come prima? Che saremo felici di nuovo, insieme, io e lei? Nessuno al mondo può darmi questa garanzia. Ci sono tante cose che ci dobbiamo dire, tante cose di cui dobbiamo parlare…così tante che io non so nemmeno da che parte cominciare. Devo chiederle perdono per non essermi accorto del suo disagio, per non averle dato il sostegno di cui aveva bisogno, per non aver capito che non era felice…e poi…voglio chiederle cosa la rende insoddisfatta, cosa l’ha spinta ad allontanarsi da me senza dirmi nulla. Respiro profondamente. E’ tutto così difficile…ho quasi paura di affrontarla. Assurdo…proprio io…che in campo sono coraggioso come un leone…che non esito un istante a continuare a giocare anche se sono infortunato…tremo come una foglia al pensiero di affrontare la ragazza che amo. Eppure non è stato così difficile quel giorno all’aeroporto, quando l’ho rincorsa perché non potevo permettere che partisse senza conoscere i miei sentimenti…ma allora ho solamente seguito l’istinto. Allora non ho pensato a nulla, se non al fatto che rischiavo di perderla per sempre. Forse devo fare così anche stavolta…seguire il mio istinto e lasciare che sia il cuore a parlare al mio posto…

Rivedere Hikaru è stata un’emozione così intensa…così profonda. Tutto il mio essere ne è sconvolto. Solo adesso mi rendo conto che in questi giorni mi è mancata una parte di me…la mia essenza vitale. Lui è la mia linfa vitale. Solamente lui è in grado di trasmettermi una miriade di emozioni con un solo sguardo, con una sola occhiata…è sempre stato così. Il suo viso, i suoi occhi…che bello rivedere i suoi occhi fissi su di me…che bello rivedere quella sua espressione così tenera e dolce che, io lo so, ha solamente quando guarda me. Mi sono data un pizzicotto sulla mano, per assicurarmi di essere sveglia…e lo sono. Non è un sogno. Finalmente adesso mi sento meglio. La mia angoscia, le mie paure, si sono come placate…adesso ho la certezza che andrà tutto bene. Lui è qui, con me…il destino ci sta dando la possibilità di chiarire definitivamente tutte le cose che ci hanno fatto soffrire in quest’ultimo periodo. Dobbiamo solamente parlare…spero tanto che lui voglia ascoltarmi e comprendermi. Spero tanto che si renda conto che non me ne sono andata per un capriccio passeggero, ma per un motivo veramente serio…Devo riuscire a trovare le parole giuste per esprimere i miei sentimenti, anche se è difficile. Devo trovare dentro di me il coraggio, senza lasciarmi sopraffare dalla timidezza e dalla paura…Mi ripeto che andrà tutto bene, che il nostro amore ha la forza sufficiente ad affrontare tutti gli ostacoli…continuo a ripeterlo come se fosse una sorta di formula magica, mentre mi alzo in piedi. Voglio andare da lui…voglio parlare con lui, guardandolo negli occhi…Vedo che lui sta facendo la stessa cosa. Si sta alzando in piedi, e il suo sguardo è rivolto verso di me. Ci stiamo guardando negli occhi come se esistessimo solamente noi due dentro questo autogrill…

 

Sanae…Sanae…Sanae…Il suo nome è l’unico pensiero che la mia mente riesce a formulare. Sanae è qui davanti a me. Le mie preghiere sono state ascoltate. I miei desideri sono stati realizzati. Questo è già molto di più di quel che mi merito. La possibilità che avevo richiesto mi è stata concessa. Com’è bella…è bellissima, forse ancora di più di come la ricordavo. Adesso mi sembra di riuscire a guardarla con occhi diversi, di notare mille particolari che prima non avevo notato…com’è caldo il marrone dei suoi occhi…com’è candida e liscia la pelle del suo viso…come sembrano morbide le sue labbra…Desidererei infinitamente stringerla tra le braccia e baciarla…fino a non avere più respiro. Ma so che ancora non è possibile. Prima dobbiamo parlare, chiarirci…prima devo chiederle perdono per essere stato un idiota. Per non averla mai trattata come meritava, per non averle dato il giusto spazio, la giusta considerazione…per averla trascurata a causa del calcio e averla fatta soffrire…per tutti i nostri appuntamenti andati a monte…per non averle mai dimostrato fino in fondo quanto la amo…per tutte le volte che mi sono bloccato davanti a lei, senza riuscire più a baciarla, a toccarla. Spero solo che mi voglia perdonare. Adesso ho capito…ho capito molte cose che prima non mi erano chiare. Ho capito quanto lei sia importante per me…è la cosa più importante della mia vita…persino più del calcio. Se perdessi lei, nemmeno il pallone potrebbe colmare il terribile vuoto che si aprirebbe nella mia vita. Se perdessi lei…solamente il pensiero è insopportabile, sento il mio cuore stringersi in una morsa di dolore, ed il mio cervello rifiutare ostinatamente questa eventualità. Certo, non potrei dare torto a Sanae se si fosse stancata di me…se non volesse più vedermi…se avesse deciso di donare il suo cuore e la sua anima a qualcuno che probabilmente la merita molto più di me…ma non è possibile! Non adesso! Non ora che finalmente ho capito quanto amore io e lei non abbiamo ancora vissuto! Quanta felicità possiamo ancora conoscere insieme! Basta, è inutile starsene qui a rimuginare. E’ finito il tempo dell’indecisione, della paura, dei blocchi psicologici…è finito il tempo delle esitazioni…Ora devo agire, per rendere felice me stesso e soprattutto per rendere felice Sanae…devo agire per impedire che il nostro amore finisca così…

 

Adesso che lui è davanti a me, mi domando come ho potuto, anche solo per un istante, pensare di poterlo rimpiazzare con un altro ragazzo…come ho potuto, anche se solo in un attimo di follia passeggera, pensare che Schneider potesse darmi la felicità che non ero ancora riuscita a trovare con Tsubasa…Sarebbe stato solamente un surrogato. Lui è l’unico uomo che amo, l’unico con cui potrei immaginare di dividere la mia vita, di dividere ogni singola parte di me…E’ come un incantesimo dal quale non riesco a liberarmi…dalla prima volta che l’ho visto, tanti anni fa, a Fujisawa, appartengo a lui…sono schiava di questo amore che è cresciuto giorno per giorno nel mio cuore, diventando sempre più grande…sempre più immenso e smisurato…così smisurato che quasi ne ho paura. Perché lui, invece, non  ha mai ricambiato questo sentimento fino in fondo…non mi ha mai amato incondizionatamente e disperatamente come l’ho amato io…perché il suo vero amore è sempre stato solo il calcio. Per il pallone avrebbe fatto di tutto…non per me. E mille volte mi sono chiesta se lui potesse veramente rendermi felice…e me lo domando ancora. Sento la mia anima divisa in due: da una parte, sono consapevole che quello che Tsubasa mi ha dato fino ad ora non mi basta, non posso accontentarmi solamente delle briciole…non posso, visto quanto lo amo. Non posso accontentarmi di venire al secondo posto, dietro al pallone. Ma dall’altra parte…sono consapevole di non poter vivere senza di lui. Lasciarlo non metterebbe fine alle mie sofferenze, anzi…probabilmente le accrescerebbe, perché la mia vita senza di lui non avrebbe più senso. Ormai sono come una drogata…dipendo completamente da Tsubasa, nonostante ogni volta alla fine rimanga delusa e insoddisfatta…nonostante dopo ogni appuntamento andato a monte mi ripeta che non tollererò mai più una cosa del genere, la volta dopo non posso fare a meno di ricascarci…perché so che, se anche troncassi con lui, il giorno dopo non resisterei alla tentazione di correre da lui e gettarmi tra le sue braccia. Però…non posso andare avanti così. Questo è ciò che ho capito durante questo viaggio. E’ il momento di fare una scelta che segnerà tutta la mia vita, perché presto Tsubasa tornerà in Brasile…ed io dovrò decidere se andare con lui o rimanere qui, e in quel caso rinunciare a lui per sempre. Ammesso che lui mi chieda di andare con lui…Tormentarmi così non serve a niente. Vedo Tsubasa alzarsi dal tavolo, e venire lentamente verso di me. E’ il momento della verità. E’ il momento di scelte che non possono più essere rimandate…

 

YAYOI & JUN

-Yayoi-, sussurrò piano Jun, avvicinandosi al tavolo al quale era ancora seduta la ragazza, con gli occhi bassi ed il volto pallidissimo.

Yayoi sollevò lentamente lo sguardo, fino ad incontrare gli occhi del suo amato. Sentì un fremito percorrerle la schiena al semplice suono della sua voce. Di nuovo l’angoscia venne a serrarle lo stomaco…l’angoscia che da tempo era la sua inseparabile compagna. –Jun…-, mormorò, incapace di trovare altre parole.

Il giovane prese una sedia e si sedette accanto a lei. Erano rimasti soli al tavolo. Yayoi si guardò intorno preoccupata, non riusciva a fissarlo negli occhi. Aveva paura, una paura folle. Jun notò il suo nervosismo, e le prese dolcemente una mano tra le sue. Quel lieve contatto la fece sobbalzare.

-Sono felice di vederti-, disse il ragazzo, cercando di autoimporsi un po’ di tranquillità, e di trovare le parole più adatte. Doveva ad ogni costo impedire al nervosismo di prendere il sopravvento.

La ragazza sospirò ansiosamente. Cercò di sorridere, ma la tensione trasformò il suo sorriso appena accennato in una smorfia nervosa che le contrasse le guance.

-Co…cosa fai da queste parti, Jun?-, domandò Yayoi sentendosi impacciata come una scolaretta, per poi maledirsi un istante dopo per la domanda idiota che gli aveva fatto.

Il ragazzo sentì il suo cuore sprofondare in un baratro. Perché gli chiedeva una cosa simile? Non aveva capito che la stava cercando? Che sarebbe andato fino in capo al mondo per ritrovarla, perché non poteva vivere senza di lei?

-Ti stavo cercando-, ammise tranquillamente, cercando di dissimulare l’agitazione che lo stava letteralmente divorando.

Il cuore della giovane mancò un battito. La stava cercando…l’aveva fatto veramente…era partito alla sua ricerca…si era imbarcato in quell’impresa impossibile e disperata…solamente per amore suo…sentì le lacrime affacciarsi ai suoi occhi senza che potesse fare nulla per impedirlo. Cercò di asciugarsele rapidamente con una mano per impedire che Jun se ne accorgesse, ma fu inutile…Con due dita, il ragazzo le asciugò una lacrima accarezzandole dolcemente una guancia.

-Perché stai piangendo?-, le domandò esitante. Di nuovo quella dannata paura…la paura che lei avesse capito di non amarlo più…di stare meglio senza di lui.

-Mi dispiace…-, sussurrò Yayoi tra le lacrime.

Il cuore del ragazzo minacciò di fermarsi per un istante, e Jun dovette far ricorso a tutte le sue forze per non cedere al panico che lo stava assalendo. –Di che cosa?-, chiese con voce tremante. “Ti prego..non lasciarmi”, pensò tra sé…ma questo non riuscì a dirglielo…

-Mi dispiace tanto-, ripeté Yayoi, rinunciando a frenare le lacrime e scoppiando in singhiozzi.

Jun seguì il suo istinto e, senza preoccuparsi di quali potessero essere le conseguenze, la strinse tra le braccia con tutta la forza che aveva, come a tentare di proteggerla dal suo stesso dolore. La cullò dolcemente come se fosse stata una bambina, accarezzandole piano i capelli ramati. Con un sospiro, Yayoi si abbandonò alla sua stretta, nascondendo il viso nel suo petto. Quanto le era mancato quel contatto…quanto le era mancato il calore del suo corpo, il suo odore inconfondibile, la sua dolcezza, quel senso di protezione che solamente lui riusciva a darle…

-Yayoi…non c’è nulla di cui tu debba dispiacerti…-, le disse con dolcezza.

Yayoi scosse la testa. –Ci sono tante cose, invece…tantissime…- La sua mente tornò indietro agli eventi accaduti negli ultimi tempi…la sua partenza improvvisa, di nascosto…la lettera che gli aveva lasciato sul comodino…l’incontro con Masaro…i consigli di Schuster, che l’avevano spinta a prendere la decisione di tornare a casa e affrontare Jun…

Jun la scostò lievemente da sé per guardarla negli occhi. Yayoi cercò di distogliere lo sguardo, impaurita, ma il ragazzo le mise due dita sotto il mento e, dolcemente ma con fermezza, la costrinse a tenere lo sguardo fisso su di lui.

-Guardami ti prego…qualunque cosa sia successa…e qualunque cosa accadrà in futuro…questo non cambierà i miei sentimenti per te. Io ti amo, Yayoi-, le disse in tono dolce e deciso.

La ragazza sospirò, mentre le lacrime riprendevano a rigarle il viso. Quelle parole le donavano un sollievo incredibile…l’amava…l’amava ancora…non la odiava o biasimava per essere scappata via così, come una ladra…invece di affrontare i problemi insieme a lui…

-Anch’io ti amo…Ti amo tantissimo-, rispose con voce tremante.

Jun le prese il viso tra le mani, sorridendo, e l’avvicinò al suo per baciarla, ma la ragazza scosse il capo.

-Aspetta, ti prego…prima dobbiamo parlare. Ci sono tante cose che dobbiamo chiarire…-, disse la ragazza, allontanandolo fermamente con una mano.

Jun annuì, e lasciò cadere le mani lungo i fianchi.

-Prima di tutto, devo chiederti scusa…per essermene andata via senza dirti nulla. Ora ho capito che ho fatto la cosa sbagliata…che i problemi si devono affrontare in due, e che non è possibile risolverli scappando…-, cominciò Yayoi con un sospiro profondo.

Il ragazzo le prese le mani con ardore. –Sono io a dovermi scusare con te…per non aver mai capito che non eri felice..che c’era qualcosa che non andava…E’ solo colpa mia-, disse intensamente.

La giovane scosse il capo. –No, Jun…quando qualcosa in una coppia non funziona…la colpa non è soltanto di uno dei due, ma di entrambi…Vedi…nemmeno io ho mai fatto molto per farti capire che qualcosa non andava…che c’era qualcosa che mi tormentava, che mi rendeva insoddisfatta…Tante, tantissime volte avrei voluto farlo…ma poi…avevo sempre paura di opprimerti con i miei problemi…e lasciavo perdere-

Il ragazzo sospirò. –Se me ne fossi accorto…ti avrei reso le cose più semplici…-, rispose, maledicendo se stesso per essere stato così cieco, così preso da se stesso da non capire che la ragazza che amava aveva bisogno di lui.

Yayoi annuì. –Sì, probabilmente sì…ma…non puoi scaricare tutte le colpe su te stesso…abbiamo sbagliato in due…Forse non abbiamo parlato abbastanza-

Jun approvò con un cenno del capo le parole della ragazza. –Forse hai ragione…-

-E alla fine…ho preferito andarmene…perché non trovavo il coraggio di affrontare i problemi in faccia…di affrontarli con te…Ma non me ne sono andata per punirti, voglio che tu sappia questo…Non me ne sono andata per colpa tua…Avevo solamente bisogno di capire…capire cosa mi faceva sentire così male, e cosa dovevo fare…per smettere di sentirmi così-, proseguì Yayoi, stringendo forte le mani del ragazzo, come per infondersi con quel gesto la forza di spiegare chiaramente tutto quello che aveva nel cuore.

Jun l’ascoltava attentamente, annuendo. La sua espressione era profondamente seria.

-Yayoi…ora hai capito cosa ti faceva stare così male?-, le domandò.

La giovane rimase silenziosa per un lungo istante, come se stesse riflettendo. Poi annuì lentamente.

-Jun io…come ti ho scritto nella lettera….non sono sicura di riuscire a spiegarlo bene…di riuscire a trovare le parole giuste ma…Vedi, tu sei un ragazzo meraviglioso, pieno di qualità e di forza. Hai affrontato la malattia con grande coraggio e determinazione, e sei riuscito a sconfiggerla. Hai cercato e trovato dentro di te la forza per realizzare i tuoi sogni, per percorrere il cammino verso l’obiettivo che ti sei posto. Io invece…non mi sono posta nessun obiettivo. Non ho mai avuto nessun sogno che riguardasse me, solo me. Ho sempre pensato soltanto a te…e col tempo ho iniziato a chiedermi…se questo fosse giusto. Per me…ma anche per te, per noi. E ho pensato…che forse un giorno ti saresti stancato di avere accanto una donna che non poteva darti niente…che poteva essere solamente la tua ombra…-, non riuscì a proseguire nel suo discorso, poiché Jun la interruppe mettendole una mano davanti alla bocca, e guardandola con occhi lucidi.

-Non dire mai più che non puoi darmi niente…non dire mai più che per me sei solo un’ombra-, le disse con voce ricolma di emozioni. –Chi credi che mi abbia dato la forza di affrontare i momenti difficili? Chi credi che mi abbia dato la forza di lottare per sconfiggere la mia malattia e per realizzare un sogno che per me sembrava impossibile? Credi che se fossi stato solo ci sarei riuscito? Io ne dubito fortemente!-

Yayoi lo guardò con occhi sgranati. –Che…che vuoi dire?-

Jun la guardò intensamente negli occhi. –Che senza di te non sono niente, Yayoi-, disse semplicemente.

La ragazza scosse il capo. –Non è vero…sono io che senza di te non sono niente…-

-Questo non è vero! E lo sai benissimo anche tu! Tu…tu sei una ragazza meravigliosa Yayoi…ed io in questi anni non ho fatto altro che chiedermi cosa avevo fatto per meritarti…cosa avevo fatto per essere così fortunato da avere una ragazza tanto meravigliosa al mio fianco…Delle volte sognavo di perderti…sognavo che ti eri stancata di me…che eri stufa di essere la mia infermiera personale, di accollarti tutti i miei problemi sulle tue spalle…che saresti arrivata a considerarmi un peso-

-No…non avrei mai potuto…non potrei mai…considerarti un peso-, sussurrò la ragazza.

-Tu hai fatto così tante cose per me…mi sei sempre stata accanto…in ogni istante, bello o brutto…sapevo sempre di poter contare su di te. Hai vegliato su di me come un angelo custode, senza mai domandarmi nulla in cambio…-

-Ho avuto il tuo amore in cambio!-, lo interruppe con decisione la ragazza.

-Non abbastanza…non credo di averti dato abbastanza…per ripagare tutto quello che tu hai dato a me. Non mi sono accorto che soffrivi…che avevi questi pensieri a tormentarti…ma credimi…non potrei mai desiderare al mio fianco una donna che non sia tu, Yayoi. Senza di te…non sarei quello che sono adesso. Forse mi sarei arreso alla mia malattia, e adesso vivrei solamente di rimpianti…-

-Questo…non me lo avevi mai detto-, mormorò dolcemente Yayoi.

Il ragazzo sospirò. –Hai ragione…Ma vedi, dopo che tu sei sparita…mi sono reso conto di quanto sei indispensabile per me. Sono stati giorni terribili…era come se mi mancasse l’aria…c’era un vuoto incolmabile dentro di me…e se trovavo la forza di alzarmi dal letto il mattino, era solo perché c’era a sorreggermi la speranza di ritrovarti, e di poterti dire tutte le cose che non ti avevo detto finora…Yayoi…-, con un groppo in gola il giovane le prese il viso tra le mani, -la mia vita…i miei sogni…non contano nulla senza di te. Credimi-

La ragazza annuì, con il viso rigato dal pianto.

-D’ora in poi sarà tutto diverso…noi faremo in modo che sia tutto diverso. Se avremo un problema, un timore…anche una semplice paranoia…ne parleremo e ci rassicureremo a vicenda…-

-Non lo so…Io non ho ancora trovato la mia strada…una strada che sia soltanto mia…-, obiettò Yayoi dubbiosa, sospesa tra il desiderio di lasciarsi rassicurare dalle dolcissime parole di Jun e la paura che, una volta tornata a casa, la sua insoddisfazione e le sue ansie riprendessero a tormentarla.

-Yayoi ascolta…noi siamo una coppia…perciò non esiste una strada che sia soltanto tua…come non esiste una strada che sia soltanto mia…esiste la nostra strada…e non si tratta di trovarla, perché non esiste da nessuna parte…dobbiamo essere io e te a costruirla-, rispose Jun, guardandola intensamente negli occhi.

Yayoi rimase profondamente colpita dalle sue parole…la loro strada…una strada che dovevano costruire loro due, insieme. Era in fondo la stessa cosa che le aveva detto Franz…in una coppia i problemi andavano risolti in due…

-Yayoi…io sono sicuro di voler costruire con te la mia strada…sei la sola donna con cui io voglia condividere il resto della mia vita…ora quello che voglio sapere…è se tu…vuoi costruire la tua strada insieme a me oppure no-, continuò, portandosi alla bocca la mano della ragazza e baciandola dolcemente.

La ragazza si sentì un nodo alla gola. Era così bello ciò che lui le stava dicendo…non si era mai sentita così importante ed amata in tutta la sua vita. Ora capiva, finalmente. Tutto le era chiaro. Non doveva intestardirsi nel ricercare una propria strada, un proprio sogno che riguardasse solo lei e tagliasse fuori Jun, perché non l’avrebbe mai trovato…era impossibile…nel momento in cui le loro vite si erano intrecciate…le loro strade si erano fuse diventando una strada sola. Qualunque scelta avesse fatto Jun riguardava anche lei, e qualunque scelta avesse fatto lei riguardava anche Jun. Era inevitabile. Questo non comportava affatto la sua assoluta dipendenza dal partner…non comportava vivere semplicemente nell’ombra di Jun, senza avere una personalità propria…Lei aveva diritto a costruirsi una propria vita, una propria indipendenza…ma poteva farlo solamente insieme a Jun, come lui poteva costruire una propria vita solamente insieme a lei. Questo perché si amavano, ed avevano scelto di condividere le proprie esistenze.

-Certo…certo che lo voglio!-, esclamò, buttandogli le braccia al collo e stringendolo forte.

Il ragazzo sentì il cuore minacciare nuovamente di esplodergli, ma questa volta per il sollievo e la felicità. La donna che amava era di nuovo insieme a lui…tra le sue braccia…e stavolta non ci sarebbero state più nuvole ad intralciare il loro cammino, ne era sicuro. Insieme avrebbero costruito passo dopo passo la loro felicità.

Le accarezzò dolcemente i capelli e la baciò sulla fronte, sorridendole. Le guance di Yayoi erano ancora rigate dalle lacrime, ma stavolta erano lacrime di gioia. Anche lei ricambiò il sorriso, finalmente radiosa. Le loro bocche affamate si cercarono nuovamente, e finalmente si incontrarono, suggellando con un bacio dolcissimo e carico di passione la promessa di amore e di felicità che i due giovani si scambiarono quel giorno, dopo essersi finalmente ritrovati.

 

YOSHIKO & HIKARU

Hikaru e Yoshiko erano in piedi l’uno di fronte all’altra, immobili. Si guardavano negli occhi in silenzio. Nessuno dei due trovava il coraggio di parlare per primo. C’erano tante, tantissime cose da dire, ma le parole non volevano saperne di uscire.

Hikaru guardava la ragazza che amava con il cuore in gola, cercando di scrutare l’espressione di lei, i suoi occhi, per capire cosa stava pensando in quel momento, per capire cosa stesse provando per lui…se era felice o meno di rivederlo. Ma il suo cuore era troppo in tumulto perché la sua mente potesse ragionare usando un po’ di logica.

Per Yoshiko era la stessa cosa. L’ansia la stava divorando. Avrebbe voluto annullare la rimanente distanza tra di loro buttandosi tra le braccia del suo amato, ma aveva troppa paura per farlo. Se lui l’avesse respinta, il suo cuore sarebbe andato in mille pezzi.

-Ciao, Yoshiko-, disse infine il ragazzo, rompendo l’imbarazzante silenzio che si era creato tra di loro. Cercò di sorriderle esitante.

Yoshiko, altrettanto tesa e imbarazzata, si sforzò di ricambiare il sorriso, ma la sua espressione era tutt’altro che serena e rilassata. –Ciao Hikaru-, sussurrò in tono flebile.

Fu di nuovo silenzio.

Hikaru inspirò profondamente, cercando di calmare i battiti furiosi del suo cuore. Doveva riuscire a rilassarsi a tutti i costi, altrimenti, se fosse rimasto ancora così nervoso e in preda al panico, non sarebbe mai riuscito ad esprimere a Yoshiko ciò che sentiva dentro.

Anche la ragazza deglutì nervosamente, e si passò le dita agitate tra i capelli, attorcigliando una ciocca.

-Senti io…-, esordì Hikaru, abbassando improvvisamente lo sguardo, per paura di non riuscire a sostenere quello di Yoshiko.

-Senti Hikaru…-, disse la ragazza nello stesso momento.

I due arrossirono furiosamente, e tacquero imbarazzati.

“Accidenti…mi sto comportando come uno scolaretto alle prime armi!”, brontolò Hikaru dentro di sé, maledicendo il suo scarso autocontrollo.

“Calmati Yoshiko…calmati, o non riuscirai a dirgli un bel nulla”, si disse a sua volta Yoshiko. Non si era mai sentita così nervosa, nemmeno quando, anni prima, gli aveva regalato la famosa fascetta. Allora tutto le era venuto in modo molto più naturale e spontaneo. Stavolta invece era terrorizzata.

“Andrà tutto bene”, si ripeté come un mantra, cercando con queste parole di tranquillizzarsi, ma purtroppo non le fecero un grande effetto. Le sue gambe non ne volevano sapere di smettere di tremare.

-Dimmi pure-, mormorò la ragazza, alzando timidamente lo sguardo. I suoi occhi ansiosi incontrarono nuovamente quelli di Hikaru, ed in essi vide riflessi i suoi stessi timori…la sua stessa ansia. Questo riuscì a farla sentire un pochino meglio.

Hikaru trasse un profondo respiro. Poi, guardando la ragazza che amava diritto negli occhi, finalmente si decise a parlare. –Perdonami-, disse semplicemente, con un filo di voce.

Yoshiko spalancò gli occhi, meravigliata. Poi si sentì assalire da uno sconfinato senso di colpa. No, lui non doveva chiederle perdono…era lei quella che doveva scusarsi…per non essersi fidata di lui al punto di confidargli i suoi problemi…per essersene andata via senza dirgli niente…per non avergli dato notizie di sé in tutti quei giorni…per aver baciato Levin, la sera prima, sulla spiaggia…

Scosse lentamente il capo. –No, sono io che devo chiederti perdono-, rispose in un sussurro.

Stavolta fu Hikaru a scuotere il capo. Si sentiva anche lui profondamente in colpa, probabilmente ancora più di quanto non si sentisse lei…per non essersi accorto del suo malessere…per non aver saputo renderla felice come desiderava…per Suzuki. Se ripensava a quello che era successo la sera prima nella vasca termale, si sentiva morire di vergogna…per fortuna si era fermato in tempo, altrimenti non avrebbe più avuto il coraggio di guardare la sua Yoshiko negli occhi.

-Tu non hai fatto nulla, Yoshiko…sono io l’idiota. Sono io che non mi sono accorto che stavi male, che avevi dei problemi…che l’incidente ti aveva lasciato dei segni profondi, non nel fisico, ma nello spirito…-, disse.

La ragazza abbassò gli occhi. L’incidente…sì, era stato quello l’inizio di tutto. Ma probabilmente, anche senza incidente, prima o poi sarebbe accaduto comunque. Prima o poi sarebbe giunto il momento in cui avrebbe dovuto decidere di mettere ordine nella sua vita, e di tirare le somme.

-Senti…mi sento un po’ a disagio qui. Che ne dici di uscire di fuori?-, propose, gettando un’occhiata al tavolino, presso il quale Yayoi e Misugi erano intenti a parlare fittamente tra di loro.

Hikaru annuì, ed insieme si avviarono all’uscita dell’autogrill. Si sedettero sulla scalinata di fronte al portone (lo so, non è molto romantico…perdonatemi!NdGemini)

-L’incidente…-, riprese Yoshiko, fissando lo sguardo distante, all’orizzonte, -è stato l’inizio della mia crisi. Mi ha portato a riconsiderare la mia vita con occhi diversi. Tutta la mia vita. Insomma, mi sono ritrovata a pensare che se fossi morta…non avrei lasciato nulla dietro di me….-

-Non è vero!-, la interruppe Hikaru, prendendole appassionatamente una mano tra le sue. –Avresti lasciato un vuoto immenso nella mia vita!-

La ragazza gli sorrise dolcemente, e gli accarezzò affettuosamente le mani. –Questo lo so…ma…vedi…mi sono sorpresa più di una volta a pensare che sarei morta…senza aver concluso niente di importante nella mia vita…lasciando dietro tante cose che avrei voluto o potuto fare…-. Tirò un profondo sospiro, e fissò il suo sguardo sul giovane accanto a lei. –Guardare la morte in faccia…è un’esperienza che ti cambia profondamente. Ti cambia dentro…credo che lo possa capire solamente chi ci è passato. Niente ti sembra più come prima. Ho cominciato a pensare…che un giorno, anche se era stato rimandato…il mio momento sarebbe giunto…e che in quel momento non volevo avere rimpianti. Volevo che la mia vita avesse un senso. Poi pensavo a te…ti osservavo mentre giocavi a calcio…vedevo la tua felicità….la felicità di qualcuno che sta facendo qualcosa che ama, che lo appassiona totalmente…Di qualcuno che è soddisfatto…che ha trovato la propria strada, e che quando morirà non avrà rimpianti, perché avrà vissuto appieno la sua vita…-

-Perché non me lo hai mai detto prima d’ora?-, domandò Hikaru. Non aveva mai sospettato che Yoshiko potesse sentirsi così. Pensava che fosse perfettamente serena e soddisfatta dalla vita che stava conducendo. Ma forse…aveva proiettato in lei la felicità e la soddisfazione che provava lui. Lui era felice e soddisfatto, perché aveva il calcio e la ragazza che amava. E non aveva mai pensato che Yoshiko desiderasse qualcos’altro, che non le bastasse ciò che aveva…ciò che lui le dava.

Yoshiko chinò il capo con aria triste. –Non lo so…all’inizio pensavo che le mie fossero solo fisime…che fossero assurde paranoie dovute allo shock dell’incidente, e che prima o poi le avrei superate, e tutto sarebbe tornato come prima. Invece…questa sensazione non se ne andava, anzi, diventava ogni giorno più forte, e mi tormentava…al punto che non riuscivo più a dormire la notte…troppi pensieri affollavano la mia mente…-

Hikaru era sempre più stupito, e non riusciva a fare a meno di prendersela con se stesso. Quanto doveva aver sofferto Yoshiko nei mesi precedenti…e lui…lui non si era accorto di nulla. Aveva pensato che la sua tristezza fosse qualcosa di passeggero…Magari sarebbe bastata una sola parola, perché lei si sfogasse con lui come stava facendo in quel momento…si sarebbero risparmiati tantissima sofferenza…e invece…

-Osservavo te e la tua felicità…e la volevo anch’io. Volevo anch’io qualcosa che mi appagasse completamente. Sì, c’era il nostro rapporto…-, Yoshiko tacque per un istante, stringendo forte la mano del ragazzo, come a trasmettergli con quel semplice gesto tutto l’amore che provava per lui.

-Ma…a un certo punto…mi sembrava che qualcosa non andasse più bene nemmeno tra noi…c’era un’ombra…le cose non erano più come prima…-

Hikaru trattenne il respiro, mentre l’inquietudine cominciava a serpeggiargli dentro. Cosa voleva dire? La paura che lei volesse troncare la loro storia si fece di nuovo strada nella sua mente…si sforzò di respingerla, ma era difficile…quel pensiero pareva ossessionarlo…Non poteva perdere Yoshiko, non poteva…perdere lei sarebbe stato come perdere se stesso.

-Cosa vuoi dire?-, domandò, con voce flebile e tremante.

-Ero io a non essere più quella di prima, Hikaru…finchè non avessi cancellato dal mio cuore quell’oscura angoscia che mi tormentava…non avrei potuto…-, la ragazza si interruppe, cercando di trovare le parole più adatte per esprimere quello che aveva provato…e la conclusione alla quale era giunta durante quel viaggio.

Hikaru le prese nuovamente la mano, e la strinse forte, fino quasi a farle male. Tutto ciò a cui riusciva a pensare era che non voleva perderla…che non l’avrebbe mai lasciata andare via da lui.

-Ma…i tuoi sentimenti…i tuoi sentimenti per me…Yoshiko…-, c’era una muta preghiera nei suoi occhi e nella sua voce, e Yoshiko sentì il suo cuore stringersi. C’era tanto amore nello sguardo del suo Hikaru in quel momento…

-Ti prego…dimmi che i tuoi sentimenti per me non sono cambiati…-, implorò con voce tremante.

La ragazza sospirò. Lui l’amava…l’amava ancora…non glielo aveva ancora detto a parole, ma i suoi occhi, i suoi gesti…la disperazione che sentiva chiaramente nella sua voce…erano più eloquenti di un fiume di parole.

-Yoshiko…-, pregò ancora lui, terrorizzato. Il silenzio della giovane lo atterriva. Nella sua mente, continuavano a passare mille immagini di Yoshiko che, con sguardo triste e contrito, gli confessava di non amarlo più, di aver deciso che la sua vita sarebbe stata più felice senza di lui.

-No…non sono cambiati…io ti amo ancora…non ho smesso un solo istante-, disse infine Yoshiko, fissandolo con occhi colmi di lacrime e di dolcezza.

Il ragazzo sentì il cuore esplodergli nel petto per la felicità immensa che stava provando in quel momento. Abbracciò fortissimo la sua amata, premendo la guancia contro quella morbida di Yoshiko. La ragazza poteva sentire che in quel momento lui stava piangendo…stava piangendo per la felicità di sapere che lei lo amava ancora…

-Oh Yoshiko…amore mio-, sussurrò con voce rotta, senza riuscire a trattenere i singhiozzi. Aveva pianto poche volte in vita sua, perché detestava le lacrime…le considerava un’inutile debolezza…ma in quel momento non riusciva a trattenerle, e non gliene importava poi granché. Era troppo felice. Qualunque cosa fosse successa, ora loro due erano insieme. Niente e nessuno avrebbe mai più potuto dividerli.

Yoshiko si godette per un po’ il calore rassicurante del suo abbraccio, poi lo scostò delicatamente da sé, e si asciugò una lacrima che le era caduta su una guancia.

-Questo non risolve tutti i problemi, Hikaru…-, mormorò in tono serio.

Il ragazzo si sentì nuovamente gelare. –Ma amore…-, disse in tono supplichevole.

Yoshiko lo interruppe mettendogli un dito davanti alla bocca. Poi gli sorrise dolcemente. –Io…durante questo viaggio…ho scoperto che ci sono tantissime cose che voglio fare nella vita…tanti sogni che mi piacerebbe realizzare…forse sarà impossibile realizzarli tutti…ma almeno ci voglio provare…-

Hikaru annuì, senza capire dove volesse andare a parare con quel discorso.

-Anche tu del resto hai tanti sogni da realizzare no…il calcio, la nazionale…-, proseguì.

-Senza di te non me ne importerebbe niente!-, gridò il ragazzo, che sentiva di essere ormai sull’orlo della follia. Cosa significava tutto questo? Non gli aveva appena detto che lo amava, che non aveva mai smesso di amarlo? Cosa volevano dire ora quelle parole? Che lo amava ma che preferiva stare senza di lui? –Senza di te…oh Yoshiko! In quei giorni dopo l’incidente…mentre tu eri in coma…mi sembrava che il mondo mi fosse crollato addosso. Non mi importava più di nulla…né del calcio, né della nazionale…nessuna vittoria mi avrebbe ripagato per la tua perdita…e il tuo sorriso quando ti sei risvegliata è stato mille volte più importante di qualsiasi stramaledetto gol abbia segnato in tutta la mia esistenza…Se non ci sei tu accanto a me…niente ha più alcun significato! Per questo sono venuto a cercarti! Perché non riuscivo più ad andare avanti senza di te!-

La ragazza lo fissò commossa. Com’erano belle le sue parole…bellissime…ed il fatto che avesse girato mezzo Giappone per cercarla era la dimostrazione d’amore più grande che poteva darle…la felicità che provava in quel momento la stava ripagando per tutta l’angoscia e la frustrazione dei giorni e dei mesi passati. Seguendo l’istinto, e mettendo da parte ogni timidezza ed ogni preoccupazione, lo abbracciò appassionatamente, e premette le labbra contro le sue. Hikaru fu sorpreso da quel gesto repentino e inaspettato, ma anche felice…le mise dolcemente le mani intorno alla vita, e ricambiò il bacio con tutta la passione che sentiva dentro di sé.

Dopo un tempo che a entrambi parve ancora troppo breve, si staccarono dolcemente. Yoshiko sorrideva felice. Hikaru la guardò con aria interrogativa, mentre le scostava una ciocca di capelli dagli occhi.

-Yoshiko…-, mormorò, senza fiato.

Lei lo stava guardando con occhi luminosi e pieni d’amore. –Non mi hai lasciato finire il discorso…-, lo rimproverò dolcemente. –Volevo dirti che…tutti i miei sogni…li voglio realizzare con te al mio fianco…e voglio essere con te quando realizzerai i tuoi…se tu lo vorrai-

Hikaru non disse nulla, aveva un nodo alla gola che gli impediva di parlare. Prese il volto della ragazza tra le mani, e la baciò teneramente.

-Ti basta questo come risposta?-, le domandò alla fine, quando si separarono.

Yoshiko annuì, sorridendo felice. Passò le braccia intorno al collo del ragazzo, e le loro labbra si incontrarono di nuovo, insaziabilmente affamate le une delle altre. Ora che si erano ritrovati…nulla li avrebbe più potuti dividere.

 

e…dulcis in fundoTSUBASA & SANAE

Sanae e Tsubasa erano usciti dall’autogrill, e si erano avvicinati al parcheggio in cui si trovavano le rispettive automobili, per non disturbare gli amici e anche per starsene in pace per conto loro. Sapevano di avere un’infinità di cose da dirsi e da chiarire…ma nessuno dei due riusciva ad aprire bocca per primo. Alla fine, fu Tsubasa, chiamando a raccolta tutto il suo coraggio, che mille volte aveva dimostrato sul campo di calcio, ma che mai era riuscito a sfoderare quando era insieme alla sua ragazza, e parlò.

-Nemmeno una lettera, Sanae…perché?-, le chiese con voce triste. Si pentì immediatamente dopo. Con quelle parole…sembrava quasi che volesse rimproverarla…quando invece, se tra loro c’era qualcuno da biasimare, quello era solo e soltanto lui…era stato lui, con il suo comportamento da perfetto idiota, a spingerla fino a quel punto…

Sanae sospirò, e rimase zitta. Perché glielo chiedeva? Voleva forse dire che non aveva capito perché lei se ne era andata? Ma forse ormai doveva rassegnarsi…doveva sapere com’era fatto…una frana totale per tutto quello che non riguardava il suo amatissimo sport…eppure non riusciva a smettere di amarlo, pensò amaramente. –Non sapevo cosa scriverti-, rispose seccamente.

-E’…per l’appuntamento andato a monte?-, le domandò Tsubasa. Si sentì nuovamente idiota…(perdonami Tsuby! NdGemini). Non era necessario chiederglielo. Lo sapeva già perché se n’era andata. Però…voleva sentirselo dire in faccia da lei…voleva che lei gli urlasse, che lo mandasse al diavolo, che sfogasse tutta la sua rabbia…voleva espiare fino in fondo la sua colpa per tutta la sofferenza che per anni le aveva arrecato con la sua cecità e la sua ottusità.

Sanae sorrise amaramente. –Quello…è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, Tsubasa…le cose non andavano da tempo…forse non sono mai andate come io desideravo…ma tu…tu eri troppo preso dal pallone per accorgertene-.

Il ragazzo sentì una fitta dolorosissima, come se avesse ricevuto una pallonata in pieno stomaco…anzi peggio…la sensazione che provava in quel momento era mille volte più dolorosa che se avesse preso in pieno un Tiger Shot di Kojiro Hiyuga.

-C’è sempre stato solamente il calcio per te…vero Tsubasa? Io venivo dopo…sempre dopo…sempre al secondo posto…Ho sopportato tutto questo per anni…perché ti amavo…e per non impazzire continuavo a ripetermi che dovevo essere felice, perché tu mi amavi…perché ero la ragazza più importante della tua vita…e sono andata avanti così, a forza di briciole. Fino a che non sono arrivata al limite…-, disse Sanae, voltandosi dall’altra parte per impedire che Tsubasa vedesse le lacrime che avevano cominciato a scorrerle sul viso.

Tsubasa si sentiva distrutto. Faticava persino a respirare. Non ricordava di essersi mai sentito così male in vita sua…nemmeno quando Roberto lo aveva abbandonato all’aeroporto anziché portarlo con lui in Brasile come gli aveva promesso. Le parole di Sanae lo colpivano come se fossero state macigni. E alcune in particolare continuavano a ronzargli in testa senza dargli tregua…. “perché ti amavo”…Sanae aveva parlato al passato…cosa voleva dire questo? Che adesso lei non lo amava più? Che si era stancata di accontentarsi delle briciole e che aveva deciso di dire basta una volta per tutte?

Si avvicinò alla ragazza, e le appoggiò le mani sulle spalle. Sanae non mostrò la minima reazione.

-Perdonami-, le sussurrò in un orecchio, in tono disperato.

Sanae esitò per un istante. Non aveva mai sentito la voce di Tsubasa così chiaramente venata di sofferenza… era per lei la disperazione che risuonava nelle sue parole? Ma poi, scosse la testa. Non poteva cedere così. Sarebbe stata infelice di nuovo, e lei era stanca…immensamente stanca. Tsubasa doveva capire che, se le cose fossero continuate com’erano prima, per la loro storia non ci sarebbe stato alcun futuro. Perché lei non poteva accontentarsi delle briciole per sempre.

-Non si tratta di perdonare, Tsubasa…io non ce l’ho con te…Tu non mi hai mai promesso di antepormi al calcio…e nessuno mi ha imposto di tollerare questa situazione così a lungo…sono io che ho imposto tutto questo a me stessa. Ma vedi…-, si voltò, e lo guardò intensamente. –Tu hai il calcio…il pallone è tutta la tua vita, e te la riempie completamente. Ti basta giocare a calcio per essere felice. Io conto poco e nulla per te…-

-Questo non è vero!-, esclamò rabbiosamente Tsubasa.

Sanae sorrise stancamente. –Tsubasa…lo so…lo so che mi vuoi bene, credimi. E’ una cosa che non ho mai messo in dubbio ma…-

-Io non ti voglio bene! IO TI AMO!-, gridò Tsubasa, sul punto di perdere il controllo. Non poteva permettersi di perdere Sanae…non adesso che aveva capito quanto lei fosse importante…non ora che aveva capito che anche il calcio, senza di lei, avrebbe perso ogni significato.

La ragazza chinò lo sguardo, con espressione profondamente triste. Tsubasa non le aveva mai visto così tanta sofferenza incisa sul volto, in tanti anni che la conosceva…e la consapevolezza che quella sofferenza era per lui…lo faceva sentire un verme.

-L’amore…non si deve solamente dire, Tsubasa…si deve anche dimostrare-, sussurrò stancamente.

Per il giovane fu come ricevere un altro poderoso colpo in pieno petto. Ed il fatto che le parole di Sanae fossero vere, lo facevano stare ancora più male…non le aveva mai dimostrato il suo amore. Di questo non poteva darle torto.

-Tsubasa…quando mi hai chiesto di sposarti…sono stata immensamente felice…è stato sicuramente il più bel momento della mia vita ed ero certa che…che finalmente le cose avrebbero cominciato ad andare come io desideravo, speravo…invece…tu hai continuato a comportarti come sempre…a dare la priorità sempre e solamente al calcio…e da allora io ho cominciato a riflettere…a riflettere su come sarebbe stata la mia vita…dopo il nostro matrimonio…- La ragazza si interruppe. Tsubasa aveva lasciato cadere le mani dalle sue spalle, e si era appoggiato al muro dell’autogrill con espressione affranta. Vederlo in quello stato la faceva sentire malissimo, le lacerava l’anima…ma ormai doveva andare avanti, fino in fondo. Doveva chiarire tutte le cose che l’avevano fatta sempre soffrire, non poteva continuare a trascinarsele dietro in eterno. Anche se era difficile e doloroso, per entrambi.

-E….?-, le domandò lui a fatica, sforzandosi di non scoppiare a piangere, di non mostrarle tutta la sua debolezza.

-Vedi…io dovrei seguirti in Brasile…abbandonare la mia patria, la mia famiglia, i miei amici…ma lo farei, lo farei senza problemi…per te…solo che…quello che tu mi hai dato in cambio finora…-, Sanae respirò profondamente. Le parole che stava per pronunciare erano pesanti, lo sapeva bene. Pesanti come il piombo. Ma necessarie. –Quello che tu mi hai dato in cambio finora…è troppo poco per me-

Tsubasa rimase immobile ed in silenzio per un attimo…poi, soffocando un grido, tirò un pugno violentissimo contro il muro…talmente violento che le nocche presero a sanguinargli.

-Sono stato un idiota…un idiota…hai ragione Sanae, hai perfettamente ragione, anzi…Hai sopportato tutto questo fin troppo a lungo…non c’è una sola parola su cui io possa darti torto…Non ti ho mai dimostrato il mio amore…tu mi hai dato tantissimo, ed io invece…ti ho dato poco e niente. Ti ho dato solamente briciole, come dici tu…Briciole del mio tempo, e della mia attenzione…Ho sempre anteposto il calcio a te…e quando eravamo insieme…non ti ho mai dato la considerazione e l’amore che meritavi…mi sento un verme…un idiota…-, disse con voce rotta.

La ragazza rimase sbalordita. Non si sarebbe mai aspettata da lui una simile ammissione di colpa. Aveva pensato che Tsubasa avrebbe negato, come faceva di solito…che le avrebbe ripetuto che non era vero, che lei era importantissima per lui, e che lei e il calcio erano due cose assolutamente distinte e tutt’altro che in competizione…questo era ciò che le aveva ripetuto per anni, tutte le volte che lei tentava di manifestargli la propria insoddisfazione. Invece…Tsubasa riconosceva di avere sbagliato…riconosceva una ad una tutte le sue mancanze…forse quel viaggio era servito anche a lui, per maturare…per capire cose che per anni si era rifiutato di guardare in faccia.

-Tsubasa…-, sussurrò, avvicinandosi a lui.

Il ragazzo si voltò a guardarla. Il suo viso era segnato dalla sofferenza, e Sanae sentì il suo cuore contrarsi violentemente.

-Sanae…perdonami ti prego…lo so che chiedere perdono non basta a ripagarti…però…io ho capito di avere sbagliato…ho capito…e voglio rimediare credimi…ti prometto che d’ora in poi sarà tutto diverso…che io sarò una persona diversa-, le disse, afferrandola nuovamente per le spalle e guardandola con occhi lucidi e quasi allucinati.

Le labbra di Sanae tremavano, ed i suoi occhi erano colmi di lacrime. Non sapeva nemmeno lei cosa era giusto fare…da una parte, la sofferenza di Tsubasa, così autentica, le diceva di lasciarsi andare…le diceva che lui era sincero, e che finalmente le cose sarebbero cambiate…che finalmente lui avrebbe ricambiato il suo amore nella maniera totale che lei agognava da una vita…ma dall’altra parte non riusciva a mettere a tacere quella vocina dietro di lei che la metteva in guardia verso il pericolo di illudersi e poi soffrire di nuovo…di vedere per l’ennesima volta le sue speranze disilluse andare in frantumi, insieme al suo cuore…

-Promesse…le promesse sono solo vuote parole, Tsubasa-, sussurrò, sentendo che il cuore le pesava come un macigno. Dire quelle parole le costava una sofferenza enorme…qualcosa in lei si stava come lacerando…ma doveva proteggere se stessa…era sempre stata troppo fragile quando si trattava di Tsubasa.

Il ragazzo aprì bocca per reagire, per dirle qualcosa ma…proprio in quel momento si udì il trillo di una suoneria familiare. Era il cellulare di Tsubasa. Meravigliato, il ragazzo premette il tasto per accettare la chiamata.

-Roberto?!-, disse poi incredulo, quando udì la voce dell’uomo dall’altra parte del filo.

Sanae sentì il cuore sprofondarle. Roberto…ancora lui…

-Che cosa? In Brasile…tra due giorni?-

Gli occhi della ragazza si inumidirono, mentre l’antica sofferenza tornava ad impossessarsi della sua anima. Ecco…sapeva bene cosa sarebbe successo ora…Roberto chiamava sicuramente per qualcosa che riguardava il calcio. E come al solito, Tsubasa non avrebbe esitato un istante…avrebbe dimenticato in un batter d’occhio le sue promesse e sarebbe partito difilato per il Brasile…promettendole che la prossima volta avrebbe pensato a lei prima che al calcio. Ma non ci sarebbe stata una prossima volta…Era finita. Era stanca di illudersi per poi ogni volta ritrovarsi sola, con il cuore spezzato. Non era in grado di lottare contro il vero, grande amore di Tsubasa.

-Ma io…veramente…ho una questione da risolvere qui…non è possibile rimandare?-, domandò Tsubasa in tono quasi implorante. Era l’ultima cosa che gli ci voleva in quel momento…Roberto che gli diceva di tornare urgentemente in Brasile, per un ritiro con la squadra in vista di chissà quale torneo prestigioso…In un altro momento, una proposta simile lo avrebbe riempito di gioia…l’idea del torneo e dei fortissimi avversari che avrebbe potuto affrontare in quell’occasione sarebbe stata abbastanza per mandarlo completamente su di giri…Ma in quel frangente la sua mente era occupata solamente dal pensiero di Sanae, e dalla paura di perderla. Non poteva assolutamente andare in Brasile in quel momento…sapeva che, se lo avrebbe fatto…l’avrebbe perduta definitivamente.

Prese la sua decisione. Era il momento di dimostrare cosa contava veramente per lui.

-Mi dispiace, Roberto, ma dovrete fare senza di me. Io rimango qui. C’è una questione che devo risolvere assolutamente, una questione molto importante-, disse con fermezza.

Sanae ascoltò le sue parole con crescente sbalordimento. Tsubasa…stava sacrificando qualcosa…che riguardava il calcio, il Brasile e Roberto? Per lei? Stava sacrificando tutto questo per lei? Per non perderla? La stava mettendo al primo posto nella lista delle sue priorità?

-No. Non cambierò idea, Roberto. Questa questione per me…è mille volte più importante del calcio-, affermò Tsubasa con decisione, e pronunciò queste ultime parole guardando Sanae diritto negli occhi.

La ragazza sentì le lacrime fare capolino dai suoi occhi…l’ennesima volta che piangeva per Tsubasa…ma stavolta…erano lacrime di felicità. Non poteva credere a quanto aveva appena udito…si diede un leggero pizzicotto in una mano per aver la certezza di essere sveglia, e di non stare facendo solamente un bel sogno. Il ragazzo chiuse la comunicazione, e la guardò con occhi splendenti e pieni d’amore.

-Come vedi Sanae…le mie promesse…non erano solo vuote parole. Io ti amo…sei tu la cosa più importante per me…-, le disse.

Non furono necessarie altre parole. Sanae gli sorrise raggiante, e corse verso di lui, gettandogli le braccia al collo e baciandolo con foga. Tutto quello che aveva sempre desiderato si stava finalmente avverando…i suoi sogni stavano diventando realtà.

Tsubasa la strinse forte tra le braccia, accarezzandole con dolcezza i capelli e disseminandole baci lungo tutto il viso. La ragazza gli sorrise, e le loro labbra si incontrarono di nuovo.

-Sai che pensavo?-, le disse lui, passandole le mani lungo la schiena.

-Cosa?-, mormorò Sanae, con la testa appoggiata sul petto di lui, assaporando le magnifiche sensazioni che il contatto con il suo amato le regalava.

-Perché non continuiamo la vacanza? Io e te…da soli?-, suggerì Tsubasa, arrossendo lievemente.

Anche Sanae arrossì, e sorrise felice, abbracciandolo più forte. –Penso che…sia una bellissima idea!-, disse al colmo della gioia.

-Potremmo andarcene…non so, dove vuoi tu!-

-Mmm…il problema sarà trovare due stanze libere-, fece pensierosa la ragazza.

-Chi ha detto che…ci servono due stanze? Secondo me ne basta una-, disse Tsubasa facendo appello a tutto il suo coraggio, e arrossendo vivacemente quando realizzò il significato di quanto aveva appena detto.

Anche Sanae divenne color porpora, mentre i suoi occhi si allargavano per lo stupore. Veramente Tsubasa…intendeva dire quello che aveva appena detto?

-Ehm…Tsubasa…dici sul serio?-, indagò cautamente.

Il ragazzo era ancora viola per l’imbarazzo, ma annuì sorridendo. Poi la fissò negli occhi con sguardo serio e dolcissimo. –Voglio fare l’amore con te, Sanae- (oddio! Mi è impazzito Tsuby! O forse finalmente si è svegliato!! Suoniamo le campane!NdGemini), disse osservandola intensamente.

Sanae rimase per un attimo in silenzio, confusa e sbalordita. Poi sorrise, mentre tutto il suo corpo si rilassava. –Anch’io lo voglio-, disse tranquillamente.

Tsubasa la guardò con amore, e poi si chinò a baciarla nuovamente. Fu un bacio lunghissimo e pieno di passione, e quando si staccarono entrambi gli innamorati avevano le guance in fiamme.

-Penso che dovremo comunicare agli altri la nostra idea di proseguire la vacanza, non trovi?-, disse Sanae, cercando di ricomporsi.

Tsubasa annuì, prima di avvicinare nuovamente il proprio viso a quello della ragazza. –Sì…ma abbiamo tempo-, disse, unendo nuovamente le loro labbra.

Sì, avevano tempo per tutto. Tutto il tempo del mondo. Perché ora erano insieme, ed i loro problemi erano finalmente risolti. Ora dovevano pensare soltanto alla nuova meravigliosa vita che li aspettava, e che avrebbero vissuto insieme.

 

FINE

 

E così, la fanfic è finita! Sigh! Un po’ mi dispiace, sapete?!

Adesso, è giunto il momento dei RINGRAZIAMENTI.

Innanzitutto, un ringraziamento speciale va a mio fratello Luca, che è stato il mio primo lettore e il mio primo critico, che mi ha spronato a scrivere questa ff e che mi ha dato tanti suggerimenti su come farla proseguire! SEI UN MITO! ^___^

Poi: a Erika, che è stata la prima a pubblicare la mia ff sul suo sito; a Barazchan, Memi, Fedechan, Sansy, Monica (Sweetsanae) e Laura per i complimenti che mi hanno fatto ad ogni capitolo, per l’incoraggiamento ed il sostegno che mi hanno dato in tutto questo tempo e per la loro amicizia; a Claudia e Pan che hanno pubblicato la mia ff sui loro siti; a Emeraldas10, Mallpsg, Tyara,Yuechan, picozza1978@libero.it, e Luxy (con ancora tanti complimenti per la sua bellissima ff VALZER) per aver commentato la mia ff, a Egle e Lory che so l’hanno apprezzata, agli staff di www.manga.it, www.manganet.it e www.fanfiction.it che mi hanno permesso di pubblicare la mia storia sui loro siti.

Infine, a tutte le persone che conosco e a cui voglio bene, a due persone speciali che mi hanno ispirato in particolare (anche se forse non leggeranno mai la mia ff! ^__^) e a tutte le persone che hanno letto la mia ff! ^____^

Prima di salutarvi, ho un ultimo favore da chiedervi (so che sono una palla, ma siate pazienti!!)…mi piacerebbe tanto ricevere un commento sul finale da TUTTE le persone che hanno letto la mia ff! Per sapere se l’avete apprezzato (come spero!) o se invece vi ho deluso (e in questo caso vi chiedo umilmente perdono!) Vi ringrazio tanto! Non ho parole per esprimere a tutti voi la mia gratitudine! Senza di voi, non sarei riuscita a scrivere questa ff!

Vi do appuntamento alla mia nuova ff e al seguito di “On the road”! ^___^ Un bacione a tutti!! Vi voglio un casino di bene!!!!! E ancora GRAZIE!!!!

 

 

 

 

  
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