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Autore: Eleris    25/08/2010    4 recensioni
Visibilmente il titolo si riferisce ad Anna and the King. La storia ha preso qualche spunto da lì. "Com’era possibile che fossero passati così tanti anni? E che comunque lei non si pentisse di ogni minimo giorno? Erano stati felici in fondo. Fino a un certo punto… Il tempo era passato inesorabilmente, e lei si era ritrovata a passare i trenta e in più single, quando invece aveva immaginato di passare la sua vita con Ron."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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“Ok.

Io lo chiamo problema serio.

Cosa, ma dico… COSA ho fatto? O meglio, cosa NON ho fatto? Perché non gli ho tirato uno schiaffo?”

Anche se tutto le aveva detto il contrario, Hermione non poteva in nessun modo negare a sé stessa che era stata una tentazione fortissima. Voleva baciarlo, sentire la consistenza delle sue labbra, il  sapore della sua bocca, il suo modo di muoversi su di lei… “Ok basta, questo è decisamente troppo” si disse la ragazza, più per autoconvinzione che per reale senso di disgusto o qualunque altra cosa potesse essere stata.

 

 

 *****

Era nel salottino privato, seduto sul divano, con in mano un bicchiere pieno di vino elfico. Se qualcuno lo avesse visto in quelle condizioni avrebbe sicuramente pensato che fosse un alcolizzato, e per di più depresso. Tratteneva il bicchiere con una mano, mentre con l’altra si teneva la testa, facendo forza col gomito sulla coscia. Cosa gli era preso? Oggettivamente, se ci pensava, aveva fatto quello che più gli veniva meglio: sedurre. Ma soggettivamente, aveva fatto una gran cazzata. La Granger? Perché lei? L’uomo seduto sul divano non poteva far a meno di pensare che in fondo lui non ne era dispiaciuto, anche se avrebbe voluto che fosse così. Aveva pensato che avere la Granger, avrebbe permesso a suo figlio di avere un’insegnante continua, invece, ahimè, aveva fatto scappare anche lei.

Con le altre insegnanti, non aveva potuto far a meno di provarci: sceglieva accuratamente bellissime purosangue per potersele portare a letto, oltre che per insegnare a suo figlio. Ma ogni nuova ragazza finiva per  fantasticare – troppo, a detta di Draco -  sull’uomo affascinante che era, e così,  non poteva far altro che licenziarle. Quando aveva visto la Granger che si avvicinava a quel tavolo al Paiolo Magico, comprendendo che era lei che cercava il posto per insegnante… beh, aveva pensato per una volta, interamente a suo figlio: sarebbe stata una magnifica insegnante, per quanto rimanesse una mezzosangue. L’idea che lei insozzasse la sua “umile dimora” non lo aveva abbandonato, ma in fondo, la donna avrebbe bilanciato il tutto con la sua grandissima preparazione e intelligenza. Inutile negare che era così. Per di più, per quanto dipendesse da Draco, sarebbe stato un impiego continuativo nel tempo e Scorpius forse avrebbe imparato sul serio qualcosa.  Ma non aveva mai immaginato uno sviluppo simile.

 

Da quando aveva sbattuto Astoria fuori di casa, era passato da un letto a un altro. Non che con Astoria fosse stato un santo, ma comunque aveva avuto l’accortezza di non farsi mai scoprire. Non per rispetto, ma perché questo avrebbe compromesso la presunta devozione della moglie. Invece lei, era stata  così sciocca, così ingenua, da incontrarsi con il suo amante a Hogsmeade. Con tanti posti, nell’Inghilterra babbana, proprio lì? Era così sciocca da pensare che lui non la facesse pedinare? Dal momento in cui Draco aveva saputo che sua moglie non era fedele come pensava, aveva progettato una vendetta crudele: non solo la trattava come l’ultima delle donne, la ignorava – sessualmente e non - , ma oltretutto si premurava che lei vedesse le sgualdrine che lui portava in casa. Ovviamente, finchè lei non lo bloccò, quel mattino, per dirgli che non ce la faceva più. Fu a quel punto che lui arrivò a consumare quella vendetta così  a lungo attesa: le spiegò che sapeva tutto di lei e Theodore Nott, le intimò di sparire dal paese per il bene del suo amante, e le vietò di portare con sé Scorpius.

A lungo andare, anche  Astoria comprese che non portare con sé Scorpius era una buona idea:  avrebbe vissuto nella ristrettezza economica di una donna misconosciuta da suo marito e dalla sua famiglia, senza affetti e senza le sue abitudini, e per di più con un uomo che non era suo padre.

Draco non era mai stato un cattivo padre per Scorpius. Di certo, non come Lucius lo era stato per lui. Ovviamente, sarebbe stato impossibile che Draco fosse un padre affettuoso col piccolo di casa Malfoy, ma si interessava di ciò che riguardava il figlio, senza fargli mancare niente, soprattutto l’affetto. E proprio per questo motivo, gli permetteva di andare a trovare sua madre a Parigi ogni volta che voleva.

 

 *****

 

Hermione si alzò, il mattino dopo, completamente intontita. Aveva chiuso occhio il minimo indispensabile: piuttosto che concentrare i suoi pensieri su “quel lurido Serpeverde sfacciato”, preferì concentrarsi fino alle due del mattino sulle proprie ricerche. Perché quella sera aveva avuto un’intuizione: c’era qualcosa che non gli tornava. Aveva confrontato diverse rune, e aveva notato che c’erano discordanze riguardo all’uso improprio della trasfigurazione tra le culture celtiche e quelle precolombiane. Sembrava quasi che gli incas facessero riferimento alla possibilità di trasformare gli oggetti in metalli preziosi. Così , non riuscendo a chiudere gli occhi senza avere davanti l’espressione sexy e ammaliante di “quella sporca serpe”, preferì finire la traduzione delle rune Incas. E si convinse che davvero avessero scoperto – tanti anni prima di Flamel – un qualcosa di simile alla pietra filosofale. Andò a dormire soddisfatta quella sera, ma passò una mezz’ora abbondante prima che riuscisse a sprofondare nel sonno.

 

 

 *****

 

Erano le 8 e trenta. Dal portone principale non si vedeva nessuno all’orizzonte.

8 e 35. “Ancora niente. “

8 e 40. “Maledetta mezzosangue.”

8 e 45. “Giuro che la licenzio.”

8 e 48. “Adesso salgo, prendo Scorpius e giuro che glielo porto a casa sua a studiare.”

8 e 50, per i corridoi: “che poi perché? Per quella specie di bacio a stampo?”

 

Fu quando arrivò nello studio che il mento rischiò di cadergli a terra. Ma durò tutto una frazione di secondo. Diventò se possibile ancora più furioso.  La mezzosangue era lì. Aveva usato la metropolvere. Intelligente, come sempre: aveva sicuramente ipotizzato che lui l’avrebbe aspettata al portone principale. Ma ciò che lo innervosì di più fu sentirlo salutare con quel freddo e stranissimo – Buongiorno signor Malfoy. –  Ma era uscita pazza?  Cos’era quel tono con lui? Non doveva permettersi! “Ora giuro che …”   

- che cosa? –gli disse una vocina nella sua testa.

– cosa hai intenzione di fare Draco? -  e quella vocina aveva la voce della strega – di nome e di fatto -  della Granger.

E fu a quel punto che si rese conto anche che la vocina che sentiva – e ciò significava che stava veramente uscendo di senno – lo aveva chiamato Draco. E la mezzosangue non lo avrebbe mai fatto….

oh,Lo aveva fatto...

E l’avrebbe portata a farlo ancora. Di questo era certo.  

-           Bungiorno anche a te, Hermione. –  Le disse con malizia. Fu il turno della riccia di arrossire. Aveva compreso il tono. “Un punto a mio favore” pensò Draco. E con queste parole fece per girarsi e andarsene.

  
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