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Autore: Neffie    26/08/2010    2 recensioni
Dakota ha 15 anni,e come le sue coetanee dovrebbe pensare ai vestiti, ai ragazzi e ai suoi sogni. Ma Dakota è stata lacerata, uccisa dentro. Tornerà ad essere la ragazza felice di prima?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti miei cari lettori!!! Mi dispiace per l'immenso ritardo, ma l'ispirazione ha faticato a venire xD

Allora, inizio subito col rispondere a qualche recensione:

Karis_93:Non ho parole. Sul serio. Riesci a comprendere Dakota benissimo. Hai subito colto il significato della mia fanfiction in modo brillante! Spero che continuerai a seguirla volentieri!

LalyVolturi:Sei davvero gentilissima! Ogni volta mi fa davvero piacere leggere le tue recensioni! Grazie mille!

Detto questo ringrazio Laura, che è semplicemente unica!

E un ringraziamento speciale va anche a Karis_93 che come ho detto prima, capisce il significato di questa storia benissimo!

Detto questo, buona lettura dell'ultimo capitolo!

E presto ci sarà l'epilogo (:

 

 

Capitolo 5 Discoteca

 

Quella sera, come quasi tutte le sere, ero in discoteca. Anche se nel profondo speravo vivamente di non incontrare Bob.

Ero a fare la fila, e un buttafuori, mio “amico” se così si poteva definire, mi fece entrare facendomi sorpassare la fila tra gli sguardi omicidi degli altri ragazzi in fila.

Entrai nel locale affollato e subito mi avvicinai a Sean, il mio “rifornitore”. Avevo finito la droga, e. così ero sgattaiolata fuori di casa dopo aver preso i soldi di mia madre per pagare Sean

-Hey Seanny!- Dissi piazzandomi vicino a lui che era nel banco del bar.

-Hola Dakota!- Disse sorridendomi.- Cosa vuoi? Offro io!- Disse accennando al bar.

-Mmmh…accetto volentieri una birra,grazie Seanny!- Dissi sorridendo.

-Una birra per la mia amica!- Disse al barista che subito mi riempì un calice e me lo porse.  Ingurgitai la birra in un sorso e sorrisi a Sean che mi guardava stupito.

-Allora?- Domandai- La roba…me ne serve un po’…l’ho finita…-Mormorai evitando accuratamente di farmi sentire da qualcuno.

-Ancora con quella roba?- Disse Sean serio.

Rimasi in silenzio e feci gli occhi dolci.

-Va bene…-Borbottò Sean e mi porse una busta gialla.

-Grazie.-Mormorai intascandola.

-Un'altra birra prego!- Disse Sean.

-Una anche a me!- Dissi.

 

 

 

-Mi sa che abbiamo bevuto troppo!- Dissi qualche minuto dopo con la vista annebbiata e la ridarella acuta.

-Già!!!- Disse Sean in preda al singhiozzo.

Un conato di vomito stava combattendo per uscirmi dalla gola. Mi portai la mano alla bocca e corsi verso l’uscita, il bagno era troppo lontano, e non sapevo quanto avrei resistito.

Corsi verso un vicolo buio e stretto che finiva con una grata e vomitai dietro un cestino dell’immondizia.  Barcollai per ritornare nel locale ma una figura scura mi bloccò e mi spinse verso la grata.

-Ma guarda un po’ chi abbiamo qui…- Era Bob, riconoscevo la voce, e sicuramente era brillo tanto quanto me.

-Lasciami stare…-Mormorai. Ma la presa di Bob mi strinse con più forza le braccia inchiodandomele al muro e iniziandomi a baciare il collo e le labbra.

Stava per risuccedere. Com’era possibile? Attiravo proprio le sventure.

-Hey!!!- Qualcuno urlava. Con mio immenso stupore scoprii che era il professor Swan.- Lasciala immediatamente!- Urlò rivolto a Bob.

Il ragazzo si voltò senza lasciarmi le braccia e guardò con gli occhi spalancati il prof, che si avvicinava minacciosamente a lui.

Ancor prima di poter fiatare, Bob fu a terra, svenuto. Il pugno del professore l’aveva messo k.o.

Il signor Swan prese il telefono e compose un numero.- Polizia?- Disse.- Sì venite subito alla 5th road, un ragazzo ha cercato di aggredire una ragazzina.- E buttò giù senza aspettare la risposta.

Iniziai a tremare convulsamente. Il prof se ne accorse e cautamente si avvicinò. Si tolse la giacca,me la posò sulle spalle e, sorprendentemente mi abbracciò. Un abbraccio stretto e confortante. Iniziai a piangere silenziosamente sulla sua spalla.

Rimanemmo così per un po’ di tempo.

-Vuoi che ti accompagni a casa?- Domandò poi staccandosi cautamente dalle mie braccia.

-No la prego…-Singhiozzai.- Mi porti a casa sua…non…non ce la faccio.-Dissi piano.

-Va bene.-Acconsentii lui senza fare ulteriori domande.

-E la polizia?- Domandai mentre il prof mi fece entrare nella sua vecchia Ford.

-Capirà..-Disse semplicemente.

Il prof mise in moto e partì verso casa sua.

Arrivati scendemmo e mi accompagnò in cucina. Mi fece sedere e mise a bollire l’acqua.

-Allora…Ti va di parlarne?- Domandò lui.

-Sì…-Mormorai piano io.

Non potevo più mentire. Né a me stessa né a nessun altro. Ormai era l’ora di gettare tutto fuori.

E parlai. Strano a dirsi ma parlai. Buttai fuori tutto.

Io, tossicodipendente, anoressica, cleptomane che ha subito più di un abuso, e che stava quasi per riceverne un altro, parlai. In quella notte di maggio parlai ad un professore che a malapena conoscevo.

E sapete una cosa? Dopo mi sentii benissimo.

 

   
 
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