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Autore: Bay    27/08/2010    4 recensioni
La mia prima ff, siate buoni! La mia idea è di far sviluppare la storia a chi di voi è interessato, magari scriviamo un capitolo l'uno! Aramis ormai è a un bivio: dovrà decidere cosa fare della sua vita, se restare moschettiere o riprendere la sua vita da donna. A quanto pare le due cose sono inconciliabili! Ma un viaggio nel tempo, poco più di 150 anni dopo, e un incontro con una donna che ha rinunciato ad essere tale per volontà di altri, le darà modo di cambiare idea. Queste due donne anche grazie all'aiuto degli uomini intorno a loro, avranno modo di confrontarsi e capirsi, e dare l'una qualcosa all'altra...
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ciao ragazze, vi ringrazio per aver seguito la storia e per averla recensita. Come vi ho detto è la mia prima storia... inizialmente volevo scriverla a più mani, ma adesso ho cambiato idea, perchè la sento come mia... sicuramente prenderebbe un'altra piega rispetto a quella che voglio darle se dovesse scriverla anche qualcun altro... beh, le idee mi vengono man mano che scrivo, quindi magari le vostre aspettative sul seguito non sono proprio soddisfatte! Cmq spero che vi piaccia davvero, ci sto mettendo il cuore. Un saluto a tutte!

 

 

“Come dite? Vestirmi da donna? Ho abbandonato quella vita molti anni fa… Mi fiderò di voi, mi procurerete dei vestiti più consoni, come dite voi, ma vestirmi da donna no.”

“Forse non avete capito. Anche se vi conciaste come un uomo, dubito fortemente che vi scambierebbero per tale.”

“Anche il vostro comandante si veste così, come avete detto che si chiama? Oscar François. Un nome da uomo, eppure è una donna. E non deve esserne a conoscenza nessuno… suppongo.”

“Beh, non è proprio come voi pensate. Oscar è una donna, e lo sanno tutti. Ma non è di lei che vi dovete preoccupare. Ormai molte donne si vestono da uomo, pare essere una moda, non per questo vengono confuse per uomini! Fidatevi di me, ve ne prego.”

E dicendo così, le porse la mano e la fece salire in groppa al suo cavallo.

Si avviarono per Parigi, e Aramis insisté per andare nella sua caserma. Dunque si avviarono in quella che una volta era la caserma dei Moschettieri, ma dove ora risiedeva il Quartier Generale della Guardia Nazionale Parigina. All’ingresso dell’edificio non c’erano più quegli alberi sotto ai quali spesso venivano addestrate le reclute, ma uno spiazzo che sembrava più grande ed enormemente vuoto. C’erano due soldati di guardia, vestiti in modo diverso rispetto a quelli che aveva visto prima, in modo più trasandato, sembravano in confronto dei poveracci. E, pensò, dovevano esserlo per davvero.

Non riuscì a proferire parola quando André le mostrò quel luogo, ma lui decise di portarla in giro per la città, affinché potesse vedere con i suoi occhi come effettivamente fosse cambiata.

Nei pensieri di Aramis si faceva sempre più strada la convinzione che si trovasse davvero alla fine del 1700. Non solo la caserma non c’era più, ma anche i luoghi che conosceva a menadito erano diversi, nonostante la città mantenesse la stessa fisionomia che aveva sempre avuto. Le strade sembravano più larghe, nuovi edifici si ergevano lungo vie che lei non ricordava di avere mai visto. La città sembrava come divisa in due: da una parte il lusso più sfrenato (lo vedeva dalle carrozze e dagli abiti voluminosi e dalle acconciature sofisticate delle dame, sicuramente buffi ai suoi occhi, e dai nuovi edifici), dall’altra la povertà che non aveva mai visto nella sua Parigi. Certo, anche al suo tempo c’erano i nobili e i poveri, ma sostanzialmente, a parte la crisi del sale causata da Maschera di Ferro, i poveri avevano di che mangiare e di che vestirsi. In quella città, sembrava che la gente in qualche modo stesse patendo anche la fame.

Passando per un vicolo piuttosto stretto, ella vide che c’erano dei fogli affissi sul muro: erano quelli di un circo… e riportavano una data: 15 aprile 1779! Allora era vero! André Grandier non le aveva mentito! Si diede un pizzico sul braccio ma capì che era sveglia…

“Monsieur Grandier, quel foglio… la data… non… non ci posso credere…!”

“Ah, quello! E’ uno spettacolo che faranno nei prossimi giorni. Adesso mi credete? Non pensate che dovrei essere io a dubitare di voi?”

“Non so cosa pensare… scusate.” Con queste parole si chiuse in un silenzio profondo.

Era così assorta nei suoi pensieri e nelle sue angosce, che non si accorse che André aveva cambiato nuovamente strada, andando fuori da Parigi.

Si fermò poco lontano per far riposare il cavallo.

 “Non avete niente da dire? Siete rimasta in silenzio tutto questo tempo… In ogni caso, devo tornare nel palazzo in cui abito, devo accertarmi di chi siate veramente e in qualche modo aiutarvi. Sempre se me lo permetterete. Ma vi consiglierei di non andare in giro per la città con questi abiti… E poi, con quello strano cappello piumato!”

Aramis rispose con un moto di stizza: “Sono chi dico di essere, e non vi ho chiesto il vostro aiuto!”

“Certamente, allora tornate da dove siete venuta. E scusatemi se vi ho fatto perdere del tempo prezioso. Addio!”

Così dicendo, fece per rimettersi in sella, ma…

“No, perdonate la mia irruenza. Sono davvero spaesata… Sì, mi rendo conto che avrei… ho bisogno del vostro aiuto. Ve ne prego.”

André si inchinò verso Aramis con un sorriso sincero e le disse: “Sono al vostro servizio, Mademoiselle, adesso vi prego di fare ciò che vi dirò, i miei non saranno ordini, ma solo consigli, da amico.”

E Aramis pensò a quando gli mancavano Athos, Porthos e D’Artagnan. Guardò negli occhi André Grandier e decise che sarebbe stato l’amico che le chiedeva di essere.

Conosceva molto bene la strada che stavano percorrendo, Andrè Grandier. L’aveva fatta centinaia di volte. Si stava recando al Palazzo De Jarjayes, non lontano dalla Reggia. Quando Aramis aveva scorto il gruppo di militari che stava accompagnando i sovrani a Parigi, il giovane aveva ricevuto l’ordine da Oscar di tornare a Palazzo e di aspettarla lì. Avrebbe continuato il suo ruolo di attendente il giorno successivo. André non si chiese il motivo di questa scelta da parte di Oscar. Eseguì gli ordini senza fiatare.

 

Durante il tragitto André si chiese come poteva far entrare Aramis nel Palazzo senza farla vedere… Nonostante fosse il miglior amico di Oscar era comunque un servo, dunque non poteva sicuramente portare ospiti. Inoltre quella strana donna aveva un abbigliamento del tutto inusuale. Non solo era vestita da uomo, ma i suoi abiti venivano indossati nel 600! Doveva crearle un’altra identità. Era l’unica cosa possibile. 

Arrivati a Palazzo André entro velocemente nelle scuderie, visto che non vi era nessuno che potesse vederli. Chiese ad Aramis di aspettarlo lì per qualche minuto, poi tornò con degli abiti di Oscar.

“Per il momento questi saranno più che sufficienti. Dovete però assecondarmi in tutto quello che farò e che vi dirò di fare. Cambiatevi in quell’angolo, starò attento che nessuno si avvicini.”

“Ma sono abiti maschili!”

“Si, ma solo finchè non ci vedrò chiaro. So che devo esservi d’aiuto, ma ancora non so come, datemi tempo!”

Lei si cambiò velocemente: quegli abiti sembravano essere fatti apposta per lei, anche se i pantaloni le risultavano un po’ più lunghi. Sciolse anche i capelli biondi.

“Sono pronta. Ora ditemi cosa devo fare.”

“Stupefacente!”

A prima vista, Aramis sembrava Oscar! Stessi capelli, anche se Aramis li aveva più lisci, stessa andatura altera e fiera, stesso sguardo di fuoco!

“Bene, così non avrete alcun problema ad entrare con me. Adesso seguitemi, camminate accanto a me, non un passo più indietro e non dite una parola. Vi porterò in un posto dove nessuno potrà vedervi. Almeno per il momento, almeno finchè non riuscirò a trovare una soluzione.”

“Farò come mi dite. Siete la mia unica speranza.”

“Bene, andiamo”, le disse, sorridendole in un modo rassicurante.

Si avviarono velocemente all’interno del Palazzo, ma a parte qualcuno della servitù non vi era nessuno, nemmeno Nanny, a quell’ora sicuramente impegnata in cucina, che potesse dare loro disturbo. Il generale era impegnato in una missione fuori città, e non sarebbe tornato che nel mese successivo, e Madame De Jarjayes si era ormai stabilita a Versailles. L’unica padrona di casa rimaneva Oscar. Ma lei sarebbe tornata nel pomeriggio. André avrebbe avuto il tempo di dare un senso alla presenza di Aramis.

 

  
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