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Autore: KazeToHi    27/08/2010    4 recensioni
Dal primo capitolo: Peccato che lei non avesse la minima intenzione di uscire con qualcuno. E, partendo da questo presupposto, si chiese per l'ennesima volta cosa ci facesse lì. Ancora non poteva crederci. Già, Sango l'aveva portata in un locale per incontri. E come se non bastasse, l'aveva mollata a quel tavolo, dicendo che dividendosi avrebbero avuto molte più possibilità... possibilità per cosa, poi? Fanfiction scritta per il compleanno di roro. Auguroni, amora!!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

 

Sango guardò svogliatamente il ragazzo seduto davanti a lei. Era la tipica persona che non aveva alcuna voglia di trovarsi in quel posto, né allora né mai. Decise comunque di tentare di intavolare una conversazione, era ben consapevole di non doversi fidare della prima impressione.

Allora…”, cominciò, dopo un lieve colpo di tosse, “io mi chiamo Sango. Piacere di conoscerti…”. Attese, con la mano tesa, una risposta dall’altra parte del tavolo. Il ragazzo spostò gli occhi ambra su di lei, facendo una smorfia. Era completamente sbragato sulla sedia, le mani nelle tasche dei larghi jeans, i lunghi e ribelli capelli argento che ricadevano morbidamente sulle spalle e sulla schiena. Non rispose. Sango prese un respiro profondo, ritirando la mano con lentezza fino al bordo del tavolino rotondo.

“Senti”, cominciò quindi lei, “tu non hai voglia di stare qui e io non ho voglia di osservare l’arredamento della sala circondata da un imbarazzante silenzio. Quindi che ne dici se chiacchieriamo spensieratamente per questi dieci minuti? Così una volta terminati tu passerai ad un altro tavolo e andrai a rendere la serata difficile ad un’altra persona. Che ne dici?”.

Tzé!”, si limitò a sbuffare il ragazzo, “se ti va di parlare fa pure, per me è indifferente”. Sango assottigliò gli occhi, decisamente infastidita.

“Bene, posso farlo, ma almeno mi faresti l’onore di dirmi il tuo nome?”, domandò incrociando le braccia, “O preferisci che ti chiami mezzo demone molto scorbutico? O ancora peggio! Ragazzo affascinante dalle orecchie adorabili e pucciose-oddio-fammele-toccare!”. Terminò facendo una vocina tenera e fissando le orecchiette bianche sulla testa di lui, sbattendo gli occhioni ametista prima di fissarli decisamente perplessa sul ragazzo.

Uhmm”, mugugnò lui.

“Giuro che lo faccio”, minacciò lei, “non ti vedrò mai più per il resto della mia vita, indi non me ne vergogno”. Calò un breve silenzio, il silenzio che precede la resa.

Inuyasha”, borbottò infine il mezzo demone, voltandosi dall’altra parte.

“Bene Inuyasha, devi sopportarmi ancora per… sei minuti”, precisò, osservando l’orologio della sala, “parli tu o parlo io?”.

Domanda inutile, pensò poi la ragazza. Intavolò una conversazione molto banale sulle imminenti feste di natale e sul fatto che ancora non aveva fatto neppure un regalo.

Infine suonò la campana. Inuyasha si alzò e passò al tavolo accanto, sedendosi nel medesimo modo e ricominciando il medesimo silenzio. Sango non invidiò affatto la povera malcapitata che se lo ritrovava davanti. Certo non ti aspetti di trovare persone simili in un locale di Speed Dating. Kagome non voleva certo venire con lei ma non si era lamentata. Si volse a guardarla e notò che anche lei lo stava facendo. L’amica inclinò la testa di lato e fece una faccia molto annoiata, alludendo all’uomo che si era seduto in quell’istante davanti a Sango. Lei lo osservò: non sembrava brutto, quindi Kagome alludeva sicuramente ai contenuti della loro futura conversazione.

E aveva ragione. Dieci infiniti minuti di dettagliata descrizione del football.

Sango sopportò a lungo le spiegazioni dell'uomo, chiedendosi dove Kagome avesse trovato la pazienza di non ficcargli in bocca la brocca d'acqua al centro del tavolino. Quando suonò nuovamente la campana quasi le sembrò di essersi svegliata da un incubo.

Si susseguirono altri uomini: alcuni interessanti ed altri no, alcuni imbarazzati ed altri che erano evidentemente dei maniaci sessuali desiderosi di dire esplicite frasi piccanti, nella speranza che la loro interlocutrice fosse interessata al medesimo argomento. Sango ridacchiava in maniera quasi isterica prima di portare altrove la conversazione ogni volta.

All'ennesimo suono della campana – e all'ennesimo 'a mai più rivederci' che Sango certo non si vergognava a dire – si avvicinò un ragazzo dall'aria simpatica, carino ma in qualche modo anonimo. Aveva capelli castani e occhi verde foglia, ma forse era un po' troppo piccolo per lei.

“Buonasera”, esordì il giovane, portandosi dietro la sedia, “mi chiamo Hojo, piacere di fare la sua conoscenza”. Sango sorrise, era eccessivamente formale, forse in maniera quasi fastidiosa.

“Siediti, su!”, disse lei dandogli del tu, “La sedia non ti mangia mica!”.

Il ragazzo arrossì imbarazzato, ma quando fece per portarsi davanti alla sedia in questione una mano lo fermò, prendendolo per il gomito.

“Ehi, scusate”, disse l'uomo che lo aveva bloccato, “non è che potrei sedermi io qui?”.

“Veramente...”, cominciò a replicare Hojo, decisamente confuso.

“Guardate, vi dirò la verità”, sussurrò poi l'uomo, “la ragazza del tavolo dove mi stavo sedendo ha detto che vuole conoscervi, ma mi ha fatto promettere di non dirvelo! Ora non vorrete certo recare una simile offesa ad una fanciulla sì dolce è delicata! Convenite con me?”.

C-convengo?”, domandò il ragazzo più confuso di prima.

“Ma certo che convenite”, terminò l'altro annuendo deciso, “e allora prego andate! Terrò calda questa sedia per il vostro ritorno, tra dieci minuti!”. Detto ciò lo spinse via nella direzione dell'altro tavolo e, con un gesto fluido, si sedette al tavolo di Sango, che aveva assistito incredula alla scena.

Miroku Houshi, piacere di fare la vostra conoscenza” disse poi l'uomo, tendendo la mano.

“Quella ragazza aveva davvero chiesto di Hojo?”, domandò lei, ignorando la mano e non presentandosi. Lui sorrise, scansando la frangia scura dal volto. Sango notò che aveva i capelli legati in un piccolo codino, inusuale per un uomo di quella età.

“No, non lo aveva fatto”, rispose Miroku con sincerità, “ha importanza?”.

“Direi di sì!”, disse lei scocciata, “Il suo comportamento non è stato affatto corretto”.

“Non posso certo negarlo”, ammise lui, sorridendo – un sorriso stupendo –, “ma vede, signorina, dopo averla vista certo non potevo resistere ancora a conoscerla. Il suo fascino abbaglia gli occhi di tutti i presenti del locale, i miei compresi”.

Sango non riuscì ad evitare di arrossire. Forse perché quell'uomo era riuscito a farle un complimento senza risultare volgare come i precedenti, o forse perché quel complimento proveniva da un uomo veramente molto bello.  Uno di quegli uomini fuori dagli schemi e che adesso la fissava con dei profondi occhi blu oceano.

“Allora signorina”, continuò Miroku, sicuro di aver fatto centro e di aver conquistato il diritto di stare seduto a quel tavolo, “vuole farmi l'onore di conoscere il suo incantevole nome?”.

Sango”, rispose la ragazza, ancora con le guance color porpora.

“Vuol dire corallo, vero? È l'attuale colore del vostro volto, Sango”, ridacchiò lui. La ragazza arrossì ulteriormente, distogliendo lo sguardo. Notò che a Kagome era toccato il turno del mezzo demone figlio dell'allegria. Non poté che compatirla, prima di concentrarsi nuovamente sul suo interlocutore.

“Se crede che mi senta a disagio si sbaglia”, cominciò lei, “non è la prima volta che vengo ad uno Speed Date e non mi faccio abbindolare dai complimenti!”.

“Lei si sente a disagio eccome”, ribatté Miroku, sicuro di sé in maniera quasi fastidiosa.

“Non è ve-”, fece la ragazza, ma lui la fermò con un gesto della mano, prima di appoggiare tranquillamente i gomiti sul bordo del tavolo e lasciare che la mano destra sorreggesse il mento.

“Continua a darmi del lei nonostante prima sia stata proprio lei a prendere l'iniziativa con quel ragazzo, dandogli del tu. Vuole mantenere le distanze da me, quindi. Inoltre è la prima volta che viene ad uno Speed Date. Ha mentito per fare la spavalda ma mentre lo faceva guardava continuamente a sinistra, segno che si trattava di una bugia”. Sango arrossì ulteriormente, incapace di rispondere a tono alle supposizioni esatte del ragazzo.

“Non deve sorprendersi”, continuò lui, sorridendo, “studio criminologia e sono abituato ad analizzare le persone”.

“Quindi crede di sapere tutto di me?”, domandò Sango, stavolta infastidita dall'altezzosità di quella sentenza.

“Certo che no!”, rise Miroku, felice di aver finalmente attirato la sua attenzione, “Ma sarei ben lieto di sapere qualcosa dalle sue labbra, Sango. Perché non mi parla un po' di lei?”.

“Posso rigirarle la domanda?”, chiese la ragazza, cercando di tirarsi indietro ribaltando la situazione.

“Beh, invero su di me non c'è molto da dire”, cominciò lui, poggiandosi allo schienale della sedia, “Ho 26 anni e studio criminologia da 7 anni. Tra tre potrò conseguire la mia laurea e cominciare la mia carriera nel mondo della criminalità, dalla parte dei buoni ovviamente”.

“Curioso studiare ancora a ventisei anni”, commentò lei, ritenendola una cosa decisamente stupida.

“Alcuni corsi di laurea sono decisamente lunghi, e anche a motivo direi”, ribatté lui con tranquillità, “perché, tu non hai studiato, Sango?”.

Ecco, era sicura che avrebbe cominciato a darle del tu. Ma in fondo la conversazione non stava prendendo una brutta piega, perché non dargli corda?

“Sì, ma ho preso una laurea breve”, rispose infine, giocando con una ciocca della sua lunga coda, “ho un negozio di famiglia e lavoro lì”.

“Un negozio? Che tipo di negozio?”, chiese Miroku curioso.

Un… un negozio di armi”, ammise infine la ragazza, leggermente a disagio. L’uomo strabuzzò gli occhi e Sango desiderò di non averlo mai detto.

“Però affitto anche camere!”, si affrettò quindi a dire, cercando di portare altrove il discorso. La campana suonò nuovamente e Miroku sorrise.

“Dimmi che possiamo continuare questa conversazione”, la pregò lui facendo gli occhi dolci. Sango ci pensò un attimo. In fondo si trattava solo di andare a bere qualcosa insieme, non era nulla di pericoloso. E lei era cintura nera di 4° grado di Jujitsu.

“E va bene… Miroku”, concesse infine, alzandosi e prendendo il cappotto viola. Il ragazzo sorrise raggiante e la accompagnò all’uscita, mentre il povero Hojo osservava la scena da lontano.

“Ho la macchina parcheggiata laggiù”, disse Miroku, prendendo Sango per la vita e accompagnandola. La ragazza fece una smorfia ma non si divincolò. In fondo la stava solo abbracciando, nulla di inusuale.

“Potremmo andare a piedi”, propose lei, sentendosi a disagio a salire sul mezzo di uno sconosciuto.

“Suvvia, non devi sentirti a disagio!”, esclamò lui aprendole la portiera. Maledetto corso di criminologia, pensò Sango con un certo odio. Odio che aumentò pochi secondi dopo. Non le serviva essere una criminologa per capire che la mano di Miroku non era scivolata accidentalmente sul suo sedere.

La ragazza si voltò di scatto e rimase a fissarlo con un sorrisino inquietante.

Miroku”, disse rimanendo immobile.

Sango”, rispose lui confuso, prima di vedersi arrivare una cinquina sul volto. Cinquina decisamente forte dato che il segno rosso apparve immediatamente e il dolore non fu indifferente.

“Grazie e arrivederci, criminologo dei miei stivali!”, sibilò Sango prima di voltarsi e incamminarsi furente verso casa, non molto lontano da lì. Acchiappò con rabbia il cellulare e scrisse a Kagome un breve messaggio:

Per via di una cosa spiacevole che ti spiegherò a casa sto tornando lì. Non fare troppo tardi e non preoccuparti! Ti aspetto

 

Miroku sorseggiava lentamente il suo cocktail, osservando le ragazze nel locale. Ormai era tardi e le migliori si erano già scelte un partner con cui passare la serata. Inoltre con quell’enorme segno rosso sulla guancia, cosa che lo faceva sentire osservato da fin troppe persone, era difficile che una ragazza carina si lasciasse abbordare senza temere di essere incappata in un maniaco o un’attaccabrighe.

Una ragazza con la coda alta gli passò accanto, la osservò con la coda dell’occhio.

Sango è più bella”, sussurrò, notando una lieve somiglianza tra le due. Già, una ragazza decisamente imprevedibile e che non riusciva affatto ad analizzare bene. Lo affascinava questo suo lato diffidente, dolce e al contempo violento. Ma tanto non la avrebbe più vista, quindi poteva anche togliersela dalla testa.

Il telefono squillò e Miroku rispose immediatamente.

“Pronto?”.

Idiota, dove ti sei cacciato? Mi serve la tua auto!”, rispose una voce scorbutica dall’altra parte del telefono.

“Ciao anche a te Inuyasha! Ti voglio bene anch’io amico”, disse Miroku ridacchiando, “Comunque sto al locale di fronte allo Speed Date, mi raggiungi?”.

Non hai capito, mi devi venire a prendere! Quella maledetta si è fatta accompagnare fino a casa e non mi va di tornare indietro con questa cosa di colore imbarazzante attorno al collo!”.

“Toglila”, rispose Miroku, pur non capendo che alludeva alla sciarpa color ocra di Kagome. Inuyasha rimase in silenzio, arrossendo, finché Miroku non parlò nuovamente. “Comunque bravo mio caro! L’hai portata a casa, eh?”.

N-Non è come pensi!”, urlò Inuyasha dall’altra parte, “L’ho accompagnata alla porta e anzi quella stupida con cui sei uscito mi è stata a fissare come un ebete per tutto il tempo!”.

“Sì, sì! Dicono tutti cos… Cosa hai detto?”, domandò infine incredulo.

Che l’ho portata alla porta”.

“Dopo!”, sbuffò Miroku infastidito, “Chi c’era a casa con lei?”.

La ragazza con cui sei uscito”, rispose Inuyasha confuso, “Sento? Sanmo?”.

Sango”, lo corresse l’altro in un mormorio.

Sì, abita lì credo. Comunque vuoi venire o no? Fa fre- … Non fa freddo ma mi sto annoiando!”.

“Arrivo. Ma tu non scordarti il nome della strada dove abita per nessuna ragione al mondo!”, si raccomandò Miroku prima di riagganciare.

Sango cara”, sussurrò, lasciando i soldi del cocktail sul bancone, “credo proprio che ci rivedremo”.

 

 

 

 

 

Tanti Auguri alla Rocchan! *o* Ecco il secondo e ultimo capitolo di questa storia a quattro mani! =P È Ary che vi parla e che continuerà a parlarvi ancora, se l’ispirazione non fugge >__> Finalmente io e la Emi siamo riuscite nuovamente a scrivere insieme, il compleanno della Roro può unire i nemici e riportare alla luce storie inaspettate e ispirazioni fuggite XD

Sperando che la storiella vi sia piaciuta invoco un inno in onore della Rocchan! Ù.ù

*saltella via canticchiando ♪ Tanti auguri a ! Tanti Auguri a ! ♫*

  
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