Capitolo II
Invisibile
com’era entrato, rivolgendo solo un’occhiata di saluto a Benjamin, il giovane
si dileguò in sala da pranzo, trovandosi solo con la cameriera dagl’occhi vivi,
in quel momento pieni di gioia.
-Fratellone!-
-Ecco
la mia principessa!-
Il
ragazzo la prese senza fatica e la fece girare, facendola accidentalmente
sbattere contro il tavolo la prima volta, facendole colpire un vaso con la
scarpa la terza, facendole girare la testa per la troppa spinta la terza e via
di seguito.
-Kojiro
fermati…ho il mal di mare…-
C’impiegarono
due ore, un sacchetto di carta e delle mentine per terminare la scena.
-STOP!
BUONA!-
**
-E un
piacere conoscerti cara.-
-Il
piacere è tutto mio Lady Price, la ringrazio per l’invito.-
Teneva
lo sguardo basso mentre faceva un leggero inchino, ricevendo uno sguardo di
approvazione da parte del marito, che senza smettere di serrarle la mano
nell’incavo del braccio la portò a conoscere gli altri ospiti.
O
almeno questa era l’intenzione, sennonché appena compì il primo passo la donna
incappò nella sua gonna e cadde a terra, trascinandosi anche l’uomo.
-STOP!-
-Yayoi
stai bene?!-
Jun
accorse dalla ragazza mentre questa sembrava pesce fuor d’acqua.
-Ma
perché non era ambientato in Giappone? Io odio questo coso!-
**
Signori
e signore, vi presento Lady Maki Eve Akanime Connor.-
La donna che entrò non fu
niente che nessuno degl’ospiti aveva immaginato in quei minuti di attesa.
A parte che era un uomo, e per
l’esattezza era Shingo: oltretutto indossava una calzamaglia piena di pailletes
dorata e una parrucca di riccioli neri.
-L’indirizzo c’è l’ho!
Rintracciarti, non è un problema!
Ti telefoneròò…ti offrirò una
serata strana…
Il triangolo no, non l’avevo
considerato!-
La risata fu impossibile da
trattenere.
-STOP!
SHINGO, TORNA IMMEDIATAMENTE A
LAVORO!-
E quella sarebbe stato solo
l’inizio delle cazzate all’interno del set, per la “gioia” della regista.
**
-Trovi
difficile la nostra lingua?-
-Mio
marito ottimo insegnante, lui insegnato me basi e dato libri in inglese.-
-Avete
anche voi un monarca, giusto?-
-Si,
anche noi monarchia: avere re e nobili.-
-E i
samurai?-
-Loro essere guerrieri al
servizio del re e dei nobili. Come vostra guardia reale.-
-…sembri un automa.-
-…Io essere D3-BO e vengo da
galassia lontana…-
E la voce di Maki divenne
robotica mentre le sue braccia e mani si muovevano rigide, tra le risatine di
tutti.
-Io venuta su vostro pianeta
per conquistare nel nome di Dart Fader.-
-STOP!-
-Maki, dobbiamo rivedere quel
film assolutamente…-
**
-Devo
parlare con te e Mary. Vieni, tanto con Maki ci sarà Benjamin. Margareth,
chiamami Mary e dille che l’aspetto nello studio.-
-Subito
signora.-
Il giovane uomo entrò nello
studio con una leggera ansia mentre Helen lo invitava ad accomodarsi sulla
poltroncina in velluto rosso, aspettando la sorella che arrivò subito dopo,
agitata quasi più del fratello maggiore.
A quel punto la donna intrecciò
le mani e le poggiò sul mento, sporgendosi verso di loro e parlando…con un
accento stranamente siciliano.
-Signori, sono qui per farvi
un’offerta che non potrete rifiutare…-
-STOP! Per favore, almeno lei
Helen, potrebbe essere seria?!-
**
-Sapete
qualche canzone inglese Lady Connor?-
La
giovane Lady guardò in direzione di Lady Perton, questa si era accomodata sullo
sgabello del pianoforte a coda del salotto mentre gli altri invitati si erano
messi comodi sulle poltrone, tutti con caffè o liquore in mano.
Lady
Connor ci pensò su…
-Beh,
so “Yellow submarine” dei Beatles a memoria, se le gusta.-
E la
signora effettivamente cominciò a suonare la canzone dei Beatles, a Maki presto
su unirono anche Isabel ed Helen mentre gli altri battevano le mani e
ballavano, anche dietro le telecamere.
Alla
fine del concerto tutti ad applaudire.
-STOP!-
**
-Lei è
bravo a dire le bugie, signor Ross, e lo sono anch’io. Se fosse davvero spinto
da un semplice interesse, le occhiate di fuoco che le sta lanciando mio marito
le avrebbe già trapassato la schiena. Ma sinceramente spero di vederla presto.-
E
dopo la sincera confessione la donna si alzò e…incespicò nuovamente nella
gonna, rischiando stavolta di cadere di faccia.
-STOP!-
-E
porca miseria! Io odio questi abiti!-
Yayoi
afferrò la gonna e cercò di sollevarla, ma diede troppa spinta e la struttura
di stecche la sbilanciò, facendola cadere di culo a terra tra le risate
generali.
-UFFA!-
**