Capitolo 1- We will never sleep, cause sleep is for the weak. And we will never rest, 'till we are fucking dead!
Dicembre.
Domenica mattina. Ore
9:30.
“We
will never sleep, ‘cause sleep is for the weak.
And
we will never rest, ‘till we are fucking dead!”
Fu
l’urlo del cantante dei Bring
Me The Horizon a svegliarmi di soprassalto dal sogno stupendo che stavo
facendo:
Sono
sull’altalena del parco sotto
la luce del tramonto, con le cuffie alle orecchie ascolto la mia
canzone
preferita, immersa nei pensieri. Alle mie spalle arriva lui, mi ruba le
cuffie
e inizia a correre. Lo rincorro fino a che inciampa e finisco per
cadergli
addosso sull’erba del prato. Mi fa il solletico, e iniziamo a
rotolarci
nell’erba e a ridere come due ragazzini piccoli. Ci alziamo,
passeggiamo mano
nella mano per il parco fino a che non cala la notte. Ci sediamo su una
panchina, mi prende il viso tra le mani, mi guarda negli occhi, mi
bacia.
Che
cosa stupenda. Quel sogno ero
abituata a farlo da circa due anni, ma ogni volta che lo facevo era
come se
fosse la prima.
Con
gli occhi ancora chiusi,
allungai il braccio sul comodino e con la mano cercai a tentoni il
pulsante per
spegnere la sveglia.
Avrei
accettato con piacere di
rimanere ancora a letto per prolungare quel sogno
all’infinito, ma subito mi
tornò in mente che giorno era.
«AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!»
scesi urlando dal letto. Presi
in mano
il cellulare e chiamai di corsa Valeria.
«Pronto?»
rispose
lei col la voce di una che stava ancora dormendo profondamente.
«AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH»
urlai.
La poverina sussultò e si svegliò definitivamente. «Oh mamma, Nikki, CALMATI!»
«Ma
oggi è, oggi
è...»
ero così agitata che non riuscivo nemmeno a dirlo.
«OGGI
È IL GRANDE GIORNOOO!»
continuò lei urlando.
«Sii! Ehi bagascia, dovresti già essere qui, lo sai vero?»
«Sto arrivandoo!»
Riattaccai.
Finalmente
il giorno tanto atteso
era arrivato...
Corsi
in bagno super eccitata. Mi
feci una doccia, mi lavai i denti e cercai di pettinare i miei capelli,
che
assomigliavano più a un nido di uccelli.
Quando
tornai in camera la mia
migliore amica mi stava già aspettando seduta comodamente
sul letto.
Si
chiama Valeria, e per lei sarei
disposta anche a strapparmi il cuore dal petto.
Quella
ragazza così piccola, era
un concentrato di energia e simpatia. Era sempre stata presente,
disposta a
difendermi e a starmi ad ascoltare. Una delle poche persone che mi
conoscevano
veramente, una delle poche che non mi reputava una pazza esaurita.
Bassa e paffutella, aveva i
capelli lunghi fino alle spalle, leggermente mossi, di un castano
brillante. E
gli occhi vispi mi guardavano impazienti di cominciare il mio makeover.