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Autore: cloe cullen    29/08/2010    21 recensioni
"Ma stanotte ho deciso di accontentarti...farò l'amore con te Bella..." Ambientata dopo che Edward lascia Bella in New Moon...ma se prima di lasciarla avessero condiviso un'esperienza che avrebbe cambiato le loro vite per sempre? come reagirà Bella? Edward tornerà da lei...? Leggete in molti!!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap boccy Ehm..ehm..salve..!!! ^^ ok sì ritardo. Ahahahah scusate girls devo dare questi tre esami (che non passerò mai ma sorvoliamo) e quindi sono un pò (cioè un casino) incasinata. Un casino incasinata...mmmm che italiano mamma mia ahahah. Ok vi lascio al cap senza altri indugi...scusate per l'avviso che ho dovuto mettere, cercherò di fare in modo che non ce ne siano altri fino alla fine della storia che, se mi do una mossa, dovrei riuscire a finire entro fine settembre.
^^
Vi invio un mega bacione SMACK
Xo Xo Cloe
P.S= Grazie delle meravigliose recensioni *____* Continuate pure così!! LOL
P.PS.= Qst capitolo lo dedico a una persona molto speciale, una ragazza simpaticissima e una scrittrice super dotata di talento che la settimana scorsa ha avuto una piccola crisi. C ti vogliamo un fantastilione di bene e ti veneriamo perchè le tue storie sono F.A.N.T.A.S.T.I.C.H.E!!!! COSA CHE ORMAI HANNO APPURATO TUTTI TRANNE TE  -_-" ahahahah  ;)

BELLA

Mi guardai attorno, sentendo chiaramente un fruscio nel bosco che mi circondava, ma il rumore proveniva proprio da un punto alle mie spalle.

“Tranquilla Bells, sarà un semplice cervo. Qui è pieno” Charlie mi rivolse un sorriso sincero e ritornò a concentrarsi sulla superficie chiara dell’acqua.
“Un cervo, certo. Come no..” borbottai. Evitai, però, di aggiungere che probabilmente il cervo in questione era stato la merenda di mio marito. Marito che ero certa al 500% che fosse li intorno a tenermi d’occhio.
Si sentì un altro fruscio rapido di foglie, quasi come se qualcosa fosse passato così velocemente da sollevarle o ci fosse appena stato un forte colpo di vento.
Ma di vento io non ne vedevo neppure l’ombra.
Ci avrei scommesso che, paranoico com’era, avrebbe subito pensato che la mia decisione di andare a pesca con Charlie avrebbe comportato per forza qualche tragedia: una mia caduta in acqua, oppure che l’amo si infilasse in un mio occhio per sbaglio o…
Beh, non che conoscendo il mio passato (e presente a dirla tutta) di sfortune non sarebbe potuto succedere qualcosa di simile, però sentirmi osservata era una strana sensazione. Un po’ mi faceva sempre piacere quando lui si preoccupava per me..e un po’ mi sentivo a disagio anche se sapevo benissimo che, corretto com’era, non si sarebbe mai messo ad ascoltare le mie conversazioni con papà.
Mi lasciai comunque sfuggire un grugnito di disapprovazione mentre la barca su cui eravamo seduti galleggiava tranquilla nel pomeriggio assolato (stranamente) di Forks.
“Bell..ma che hai? Continui a  girarti? Hai davvero paura dei rumori? Sei diventata fifona..” sogghignò Charlie.
Incrocia le braccia sopra la pancia. “Non ho affatto paura.”
“Sarà ma ti comporti come se ti aspettassi di vedere spuntare qualcosa dagli alberi”
Perché in effetti mi aspettavo che succedesse esattamente una cosa simile: magari Edward, tutto sbrilluccicante a torso nudo mentre cacciava…
Scossi il capo, arrossendo.
Che ti prende Bella? Pensare certe cose con tuo padre a pochi centimetri..
“Sai sono davvero contento che tu sia potuta venire. L’ultima volta che sono riuscito a trascinarti a pesca avevi sì e no..10 anni”
Sì, e chissà perché?
“Beh sai..la scuola..” deviai l’argomento, per niente desiderosa di rivelargli che stare in equilibrio precario su una barchetta ad aspettare ore ed ore di prendere un pesce puzzolente per niente felice di farsi prendere, non era quello che io consideravo puro divertimento.
Ma glielo avevo promesso pochi giorni prima e ci tenevo ad essere di parola. Oltretutto non mi dispiaceva passare del tempo con papà, anche se avrei optato di più per guardare un film seduti sul divano.
Stavo appunto per proporgli di lasciar perdere e andare a cena quando, improvvisamente, sentii qualcosa tirare con forza la canna da pesca che reggevo tra le mani.
“Uhm..credo che si sia impigliata in qualcosa..” mugugnai prima di capire che non si era affatto impigliata in qualcosa.
“Cavolo, cavolo papà.. papà aiuto non riesco a tenerla..”
Prima ancora che finissi la frase sentii le mani di Charlie sostituirsi con le mie, cercando di trascinare dentro la barca un…un pesce?
Cioè io avevo preso un pesce? Un pesce era davvero stato così stupido da abboccare alla mia canna da pesca?
Evidentemente sì, visto che ora una specie di enorme pesciolone viscido si dibatteva come un pazzo davanti a me.
Oddio…poverino.
Io l’avevo preso e io l’avevo condannato a morte. A finire la sua esistenza in un forno contornato da patate..
Oh no no no..cercai di concentrarmi su pensieri più positivi perché sapevo perfettamente che se avessi continuato a pensare così in negativo i miei ormoni mi avrebbero certamente condotta al pianto.
E non volevo farlo.
Insomma…non di certo per un pesce.
Evitai di guardare la povera creatura finchè non fu chiusa al sicuro nel contenitore pieno di ghiaccio e Charlie decise che era ora di avviarci a cena.
Per fortuna non mi chiese di cucinare il pesce ma, come era nei piani, ci ritrovammo a mangiare una grossa bistecca alla tavola calda giù in città. Era certamente una vita che non mangiavo lì con papà e fu piuttosto piacevole anche se, ovviamente, tutti ci conoscevano e tutti gettavano occhiate sin troppo casuali alla mia pancia.
Ma quando, dopo aver finito il pasto papà chiese a Nancy, la cameriera, di portarmi il succo di mora che prendevo sempre da bambina, sentii il sorriso nascermi spontaneamente dalle labbra.
Erano anni eppure…eppure ancora se lo ricordava.
Probabilmente se fossi stata una ragazza diversa l’avrei abbracciato li davanti a tutti, ma questa non ero io e preferii invece prenderlo sotto braccio quando, dieci minuti dopo, ci ritrovammo nel parcheggio, diretti verso le nostre auto.
“E’ stata una bella serata” mormorai
“Già, è stato bello fare qualcosa insieme. Mi sono sentito felice” confessò
Annuii.
“A proposito di felicità. Quando dovrebbe arrivare questo nuovo piccolino?” Mi sfiorò leggermente la pancia.
“Uhm..beh settembre in teoria..” borbottai. In realtà vista la gravidanza accelerata il parto sarebbe dovuto essere a luglio..ma Charlie e mamma avrebbero dovuto credere che avessi avuto un improvisso parto prematuro, come io e i Cullen avevamo stabilito.
“Beh, hai ancora un po’ di tempo per prepararti, e poi ormai hai fatto pratica coi gemelli”
“Sì infatti..direi tanta pratica..” ridacchiai facendo scattare la serratura della volvo.
Papà mi diede un ultimo bacio prima di allontanarsi verso l’auto della polizia e, quando mi ritrovai a guidare quasi mi scese una lacrima per il dispiacere di averlo lasciato. Stupidi ormoni: non era mica come se abitasse lontano. Potevo vederlo ogni giorno se volevo…
Parcheggiai l’auto nel vialetto, notando che l’unica luce ancora accesa era quella in camera nostra.
Entrai facendo molto piano ma non sentii nessuno scendere al piano di sotto. Forse Edward stava avendo dei problemi a mettere i piccoli a letto..
Afferrai un pigiama ancora da stirare in lavanderia e optai per una rapida ma necessaria doccia nel bagno del piano inferiore, non volendo disturbare il probabile sonno dei bimbi. Constatai con rammarico che i costosi vestiti che Alice mi aveva costretto a indossare per una cosa come andare a pesca erano ormai impregnati dell’odore di pesce. Totalmente assurda quella ragazza…. E ancora più assurdo che esistessero degli stivali di gomma di marca di tutte le tonalità della scala cromatica, che costavano più di 200 dollari e che avevo dovuto mettere.
Mah..
Mi ripulii del fastidioso odore e, quando mi sentii soddisfatta, mi infilai il pigiama di cotone e mi diressi al piano di sopra desiderosa solo di sprofondare a letto, possibilmente dopo aver ricevuto qualche bacio da mio marito.
Quando aprii la porta della nostra stanza, però, capii subito perché lui non era corso al piano di sotto ad accogliermi.
Era sdraiato sul nostro letto, con la scena leggermente posata sulla tastiera e i bimbi…Non riuscii trattenere il sorriso quando vidi la posizione in cui erano messi.
Eddy era sdraiato vicino a Edward e teneva il visino premuto contro il fianco del padre mentre Lizzie dormiva con il capo poggiato sulla pancia di Edward, i capelli completamente sparsi ovunque. Entrambi erano avvolti in copertine di lana.
“Ciao” sussurrò dolce “Alla buon ora. Sicura di aver passato la giornata con Charlie e non con un tuo amante?”
Risi. “Come se non mi avessi spiata”
Gattonai fino a raggiungere il suo petto e vi posai un leggero bacio, prendendo a giocherellare coi capelli dei bambini. Sembravano due angioletti così presi dal loro riposo, completamente immersi nel sonno. Le loro boccucce fini, i loro capelli sottili. Sfiorai il loro profilo e mi resi conto che , per quanto fossi stata felice con papà, non era come quando ero con loro. Con Edward ed i bimbi…nella nostra casa.
“Ho lasciato i bimbi con Esme solo qualche oretta” si giustificò “Giuro che ti ho guardata solo quando eri..sulla barca. Conoscendoti pensavo a qualche tragedia imminente..”
Ridacchiò ma quando non risposi mi fece sollevare il viso e le nostre labbra si sfiorarono. “Voglio solo che le mie principesse siano al sicuro..”
Mmmm… quando faceva il marito così dolce non riuscivo proprio a resistergli. Aspetta…aveva detto principesse?
“Ti ho detto che per me è un maschio…” gli ricordai.
“E io ribadisco che secondo me è una bimba..”. Ah, era così ostinato! Tutte le volte che pensavo al bambino mi immaginavo un piccolo Edward in miniatura magari coi suoi occhi verdi e i suoi capelli di bronzo ma lui invece…continuava a dire che sarebbe stata una bimba.
Ne era certo ormai.
E infatti..
“…sarà una bimba bella come la mamma…”
“Mmmm” lo fissai sospettosa “non è che tutti questi complimenti sono una tattica per convincermi a restare a casa domani vero?
“Funzionerebbe?”
“No”
“Bella…”
“Edward…” lo bloccai prima che potesse iniziare con una predica. “Ti prego ne abbiamo  già discusso. Devo vedermi con gli altri in biblioteca per un paio d’ore. Un paio d’ore Edward…non ti fidi di me?”
Ok, usare la tattica degli occhioni tristi era una cosa da non fare ma…a mali estremi.
Edward alzò gli occhi al cielo.”Così non giochi pulito però..”
“Ok ok” mi scusai “ma per favore devi capire che devo parlare con gli altri della presentazione di cime tempestose per l’esame.”
“Ho controllato prima la tua parte. E’ molto buona.”
“Ma devo integrarla con quella degli altri. Non possiamo presentarci quel giorno senza averne mai parlato insieme…ahia..”
Immediatamente mi portai le mani allo stomaco, prendendo un lungo respiro.
“Bella..” Edward  si raddrizzò leggermente dai cuscini su cui era poggiato.
Elisabeth si stiracchiò leggermente. Mi poggiai al suo fianco, posandomi un dito sulle labbra.
“Si sta solo muovendo..” sospirai battendomi una mano sulla pancia. Avevamo iniziato a sentirlo muoversi dentro di me da quasi una settimana e, come i suoi fratellini, sembrava piuttosto…impetuoso.
Riuscivo a gestire la cosa ma oggi era stato molto tranquillo e ora mi aveva colta semplicemente alla sprovvista.
Mi stesi meglio al fianco di mio marito e lui posò la mano sul mio pancione carezzandolo piano. “Ehi piccolina..fai stare tranquilla la mamma…”
“O piccolino..” sorrisi scuotendo il capo. Non avevo intenzione di ricominciare a discutere, tanto avrebbe vinto lui,
“Riesci a sentire che ..pensa?”
“Te l’ho detto, non sono veri e propri pensieri coerenti..più che altro sensazioni. Adesso mi sembra che..voglia muoversi ma non abbia abbastanza spazio”
Aggrottai le sopraciglia. “Scusa piccolino…”
“Ehi piccolina. Cerca di fare la  brava. Quando verrai fuori avrai un sacco di spazio per muoverti e giocare. Papà te lo promette…”
Mi voltai e posai le labbra sulla sua guancia, mentre trattenevo a stento uno sbadiglio.
“Ora dormi amore..”
“Mmm giusto e poi domani devo svegliarmi presto per venire all’università con te..” aggiunsi io.
Lo sentii ringhiare e quasi mi venne da ridere. A volte era vero..lo mandavo fuori di testa.
“Notte” borbottò.
“Notte” sussurrai accoccolandomi contro il suo fianco e posando un capo sulla testolina dei bimbi. “E..Edward”
“Sì?”
“Non azzardarti a disattivarmi la sveglia o ti uccido”


“Direi che una A non ce la leva nessuno” Ashley battè le mani entusiasta, nel solito modo che la caratterizzava e che la faceva assomigliare terribilmente ad Alice.
Ci alzammo dal tavolo e avvertii l’orologio del complesso centrale battere le dodici in punto. Cavolo il tempo era volato e non mi ero neppure accorta che ormai era ora di tornare a casa.
“Ormai abbiamo abbastanza materiale” disse Taylor, lanciandomi un’occhiata veloce “Quindi penso che non sia più necessario incontrarci. Specialmente tu Bella..”
Gli lanciai un’occhiataccia. “Mi sembri Edward..”
“Beh aveva ragione. Saremmo anche potuti venire noi a casa tua.”
“Ragazzi per favore. Ora sto bene. Per cui non c’era alcun motivo che non venissi” replicai “e con questo l’argomento è chiuso.”
Bill mi prese sotto braccio. “Ehi piccola B già siamo arrabbiati perché non ci avevi detto che ne avresti scodellato un altro.” Diede un leggero colpetto alla pancia “Ma ti perdoniamo. Però se ti diciamo che non devi fare sforzi e non ti devi preoccupare, tu non farai sforzi, intesi? O ti dobbiamo legare al letto?”
Improvvisamente scoppiò a ridere come se avesse pensato a qualcosa di estremamente divertente.
“Ah, ora che ci penso probabilmente a legarti al letto ci pensa già il tuo maritino. Ahahaah”
“Bill!” strillammo insieme io e Ash ma scossi il capo divertita mentre uscivamo dalla biblioteca. Tutta la loro allegria mi metteva di buon’umore.
“Non parlerò della mia vita sessuale con te” borbottai “e poi, se comunque vogliamo dirla tutta, siamo sposati, non ci sarebbe nulla di male..”
“Ah allora è vero..coda di paglia B?” esultò Bill ridendo come un pazzo.
“Bella ti prego, non parlare, ti stai scavando la fossa da sola”  Ora anche Ashley stava praticamente morendo dal ridere. Oddio, avevo quasi detto che Edward mi aveva legata al letto…che imbarazzo..
Non che non fosse vero ma…
Lanciai un occhiata al cielo grigio piombo, quando oltrepassammo le porte centrali.
Gemetti..no, aveva iniziato a piovere e io dovevo aspettare Edward per quasi un’ora. Questo significava che non mi restava altro da fare che chiudermi in biblioteca a leggere. Forse dopotutto avrei dovuto affrontare il dolore della morte del mio adorato pick up e accettare una macchina nuova.
Respirai l’aria umida e afosa, …avrei tanto preferito un po’ di sole.
“Sicura che non vuoi un passaggio a casa?” Taylor stava aprendo l’ombrello per la sorella e per lui mentre io rimanevo sotto la tettoia coperta.
Scossi il capo. “No, preferisco tornare a casa con Edward”
Bill mi lanciò un’occhiata eloquente. “Preferisce essere legata alla macchina con Edward..”
Mi fece una linguaccia e corse sotto la pioggia, verso la sua auto salutandoci con la mano, prima che potessi pensare a qualcosa da replicare.
Diventai ancora più rossa mentre mi avvicinavo ad abbracciare i miei altri due amici che, notai, avevano iniziato a litigare.
Questione: i capelli di Ashley.
“Ash non è colpa mia se l’ombrello si è rotto. Facciamo una corsa. Non è una tragedia”
“Non è una tragedia? Dico io ma sai che sono andata ieri dal parrucchiere?” esclamò lei sconvolta
Scossi il capo: quella era una battaglia che Tay non avrebbe mai vinto e, ormai, avrebbe dovuto saperlo.
Proprio in quel momento, mentre ero intenta ad osservare i miei amici la mia attenzione fu catturata da un bambino. Era vicino ad una ragazza e stava piangendo. Subito mi accorsi del perché: la sua palla rossa stava rotolando via da lui, verso i gradini sotto la pioggia.
Non era molto lontano da me e, inconsciamente, percorsi quei pochi passi sotto l’acqua per afferrarla prima che iniziasse a rimbalzare giù dalle scale.
Era a pochi centimetri da me, l’avevo quasi presa…
E proprio in quell’istante successe qualcosa. Il bambino, dentro di me, scalciò, forte.
Mi posai una mano nel punto che aveva colpito, esattamente sotto il seno sinistro.
Immediatamente un ondata di vertigini seguita dal buio fu l’unica cosa che riuscii a percepire.


Qualcosa di freddo mi sfiorava la pelle della fronte. In un punto in cui sentivo dolore: un dolore non molto forte ma insistente e pulsante.
Ahia..
Tentai di aprire gli occhi e, nonostante, la forte luce li tenni aperti.
Questo grazie solamente a chi vidi al mio capezzale: Edward.
“Ciao..” mormorai.
Lui prese un profondo respiro come se un grosso peso gli si fosse tolto dalle spalle e, in un secondo, le sue labbra furono sulla mia fronte.
“Dio, stai bene, stai bene…” cantilenò e sapevo che, se fosse stato umano, sarebbe scoppiato in lacrime.
Si allontanò solo lo spazio necessario per poter parlare guardandomi negli occhi. “Cosa ricordi?”
“Mmm” sussurrai sforzandomi “C’era la palla di un bambino, io volevo prenderla, poi ho…perso l’equilibrio e…e basta..”
“Hai sbattuto la testa contro il corrimano delle scale” mi spiegò “ E ti hanno dato sei punti sopra il sopraciglio.”
“Ormai ho perso il conto di quante volte mi hanno ricucita” ridacchiai nonostante il dolore ma il mio sorriso non si rispecchiò sulle labbra di Edward.
Le sfiorai con le mie dita.
“Non sai..Dio credevo di morire quando ti ho vista li a terra. Tenevo sotto controllo i pensieri dei tuoi amici ma, comunque per uscire dall’aula mi ci sono voluti alcuni minuti e poi ti ho vista lì con tutto quel sangue..”
“Scusa” risposi senza pensare “Ti ha dato molto fastidio?
Lui mi guardò come se avessi detto una cosa totalmente incomprensibile e non sapesse se ridere o prendere a testate la parete.
“Ovviamente quella era l’ultima cosa a cui pensavo amore mio” Mi baciò nuovamente la fronte. “Ma ero terrorizzato per te e il bambino..”
Le mie mani corsero subito alla mia pancia, dove sentivo chiaramente il bimbo muoversi.
Quindi stava bene, vero? Non avevo sbattuto o..
Le mani di Edward corsero a coprire le mie.
“Sta bene, credimi..tu hai perso un po’ di sangue però perciò voglio che stai sdraiata e non ti agiti”
Annuii, felice di sentirlo muoversi dentro di me. “E’’ è stato tranquillo tutta la mattina e poi quando mi sono chinata ha scalciato e…mi sono sporta troppo. Mi ha colto alla sprovvista, ecco..”
Edward mi fissò pensieroso ma, prima che potesse parlare, lanciò un’occhiata alla porta.
“E’ il medico, vuole scambiare due parole con me. Visto che è amico di Carlisle sono riuscito a convincerlo che è stato solo un calo di pressione e che non c’era bisogno di una visita ginecologica..”
“Ok..”
“Torno subito.”
Edward mi diede un altro bacio, questa volta più profondo, sulle labbra e dopo avermi sorriso uscì, lasciando però la porta aperta.
Riuscivo a vederlo mentre parlava nel corridoio con un uomo di mezza età.
Ero concentrata su loro due e quasi non mi accorsi di Ashley che entrava e si gettava su di me abbracciandomi.
“Ash..ma cosa..?”
“Oddio Bella mi hai fatto morire!” Sentii il suo volto bagnato sulla mia spalla “Ma cosa ti salta in mente?Prima stai bene e poi mi giro e ti vedo stesa per terra. Oddio perché non me lo hai detto? Ti avrei tenuta d’occhio, ti avrei aiutata..”
“Ashley, ma di cosa parli?”
“Taylor mi ha detto tutto” mi spiegò lei, sollevando il volto e fissandomi con gli occhi carichi di lacrime “Del fatto che hai avuto un’inizio di gravidanza difficile, che hai avuto dei problemi con Edward e..e che ti ha detto della mia famiglia..”
Annuii. “Mi dispiace tanto per tua madre. Avrei voluto parlartene ma non volevo turbarti.”
“Oh Bella!” le sue braccia furono di nuovo attorno al mio collo “Avresti dovuto dirmelo invece. Ormai il passato è passato e anche se ancora ci sto male  ma…ma tu sei mia amica e puoi, anzi, devi dirmi tutto.
La vidi fregarsi gli occhi per ricomporsi.”Adesso come procede la gravidanza?”
“Bene” cercai di tranquillizzarla. “Davvero, è stato un calo di pressione. Non centra nulla coi miei problemi di salute. Ma comunque ora le cose vanno molto meglio. E’ tutto sotto controllo Ash”
Le sfiorai il viso. “Ti prego fammi un bel sorriso e non angosciarti per me.”
Avrei voluto poterle dire di più ma visto che non era così cercai velocemente di cambiare argomento.
“Alla fine te li sei bagnati i capelli”
Entrambe scoppiammo a ridere.
“Grazie per essere rimasta qui finchè non mi sono svegliata”
“Stai scherzando? Non sarei riuscita ad andare da nessuna parte” rispose baciandomi la guancia “Ma ora c’è il tuo maritino e so che con lui sei in ottime mani. Dovevi vedere com’era preoccupato… quanto ti ama.”
“Lo so”
Ashley si alzò in piedi e si sistemo i capelli umidi in una coda. “Adesso è meglio che vada. Taylor vorrà sapere come stai e per mia disgrazia devo andare al lavoro.”
“Ok..”
“Ma prima un ultimo abbraccio” si buttò di nuovo su di me stritolandomi e, prima di spostarsi e permettermi di respirare di nuovo sentii le sue labbra posarsi sul mio orecchio “Bella, solo perché tu lo sappia…a volte soffro per la mamma ma…ma sono molto orgogliosa di lei. E sono molto orgogliosa anche di te..”
“Grazie..” balbettai stringendola e sentendo gli occhi pungermi fastidiosamente “Sono certa che lei è orgogliosa di te”
Annuì e dopo avermi dato altri baci e avermi fatto promettere di chiamarla almeno una volta al giorno uscì dalla stanza.
Subito Edward rientrò. All’apparenza era tranquillo ma io capivo che la tensione che aveva accumulato in quel giorno lo distruggeva ancora. Abbozzai un sorriso stentato, ricacciando le lacrime che erano spuntate durante la mia conversazione con Ashley.
Presi un lungo respiro. “Quanto male me la sto ancora passando?”
“Non essere assurda” si avvicinò e si sedette al mio fianco e, senza che dovessi chiederglielo, strinse il mio capo contro il suo petto.
Scoppiai in lacrime prima ancora di rendermene conto.
“Sono una..una stupida.”
“Non è vero”
Mi pulii con rabbia il viso. “Una stupida frignona con gli ormoni impazziti oltretutto. Una stupida che non riesce nemmeno a fare uno scalino senza rischiare di ammazzarsi”
“Bella, ora forse sei troppo dura. Entrambi sappiamo che hai la stessa coordinazione di Eddy..” Avvertii le sue labbra arcuarsi in un sorriso contro la mia guancia, cercando di risollevarmi un po’ l’umore. “Ma prima mi hai detto che hai perso l’equilibrio anche per un altro motivo.”
Scossi le spalle. “Te l’ho già detto. E’ come per i gemelli. Quando si muove…mi destabilizza..”
“Sicura che..magari non è anche leggermente più forte?”
Aveva lanciato la domanda molto casualmente e cercai di non leggere nella sua voce la benché minima traccia di accusa.
“Ok..forse è..è anche un po’ più forte”
Edward sospirò e immediatamente mi sentii morire, mentre una nuova ondata di lacrime premeva contro i miei occhi.
“Per favore no..non è colpa sua non…”. Non sapevo neppure bene cosa stavo per dire. Non smettere di amarlo? Non prendertela con lui?
“Bella no” Edward si alzò dal mio fianco e si inginocchiò di fronte a me, prendendo il mio viso nelle sue mani. “Lo so che non è colpa di nostro figlio.”
Abbassò il capo, posandolo sulle mie gambe. La sua bocca fredda a contatto col mio pancione. “Bella lo amo. Fidati di me..”
Annuii, sentendomi in colpa e ancora più stupida per aver frainteso le sue parole.
“Voglio solo che siate entrambe al sicuro fino al parto” continuò “E questo significa solo una cosa: che per questo periodo dovrai cercare di…”
“..stare il più possibile a letto o seduta. Non vogliamo altri incidenti” mormorai “lo so, lo so.”
“Vorrei prendere su di me tutto questo..fastidi..se potessi farti stare meglio..”
Scossi il capo. “No, è per il nostro bambino. O bambina” aggiunsi per risollevare l’umore della stanza “Sono piccoli sacrifici. Mi limiterò a venire all’università per l’esame e a sistemare il nostro progetto via telefono.”
Edward si alzò in piedi e iniziò a baciarmi il viso. Strinsi le braccia attorno al suo collo, avvicinandolo.
“Ti amo perché sei la donna più forte che abbia mai conosciuto” Strofinò il naso contro il mio. “ma ora sei anche la donna più stanca che abbia mai visto. E quindi senza proteste ti porto dritta a casa..”
“Proteste?” domandai “Scherzi? Voglio uscire da qui il più in fretta possibile”
Aiutata da Edward mi rivestii velocemente e riuscii anche a convincerlo a farmi arrivare alla nostra auto su una sedia a rotelle, decisamente meno esagerata rispetto alla sua idea: portarmi in braccio fin nel parcheggio. Cosa che, però non riuscii a impedirgli di fare una volta arrivati a casa. Riuscì ad aprire la porta e a depositarmi con facilità nell’ingresso. Ma, anche se ero sulle mie gambe, un braccio di Edward non lasciava mai la mia vita.
Esme scese dalle scale e mi abbracciò. Le raccontai in breve quello che era successo e le chiesi dei bambini. Con un sorriso mi disse che era riuscita a farli addormentare solamente lasciandoli nel nostro lettone.
Non potei fare a meno di ridere. Lo sapevo che alla fine avrebbero preso il vizio grazie a Edward.
Dopo averla salutata e ringraziata per tutto, io e Edward ci dirigemmo al piano di sopra ed entrammo piano piano in camera. I miei due angioletti erano addormentati abbracciati nel mezzo del grande letto.
“Vuoi che li porti di là?” Edward sussurrò al mio orecchio.
Scossi il capo. “No, voglio abbracciarli stanotte. Voglio sentirli vicino..”
Edward mi carezzò la guancia e mi baciò dolce. “Ora spogliati..”
“Pensieri sconci Mr Cullen?”
“Noo” ridacchiò “Voglio solo vederti sdraiata ,sei distrutta.”
Annuii sciogliendomi dalla sua stretta.
Lui mi riagguantò in un nano secondo.
“Amore lo so che sei preoccupato ma per nessuna ragione al mondo ti lascerò entrare in bagno con me mentre faccio pipì..” borbottai.
“Non sarebbe nulla che non ho mai visto..”
“Edward, no” ribadii imbarazzata.
Lo vidi alzare gli occhi al cielo ma mi lasciò libera dalla sua morsa.
“Non preoccuparti” dissi posando entrambe le mani sul pancione “Ora è tranquillo. Credi che..”
Annuì ancora prima che io finissi la frase “Sì, sta dormendo penso..”
Abbassò il capo e diede una carezza e un bacio al mio ventre.”Buonanotte piccola..”
“Torno subito “ sussurrai sorridendo e chiudendomi la porta del bagno alle mie spalle.
Iniziai a spogliarmi velocemente, desiderosa solo di immergermi nel confortevole tepore del nostro letto.
Ripensai alla giornata appena trascorsa e a tutto quello che aveva portato. Ora dovevo stare davvero più attenta. Il bambino cresceva, era forte e non potevo rischiare di far male a me o a lui anche solo accidentalmente e…
Mentre mi sfilavo il top, rimanendo nuda dalla vita in su i miei occhi scorsero qualcosa nel riflesso sullo specchio davanti a me.
Qualcosa che non ci sarebbe dovuto essere, sul pancione, proprio sotto il mio seno sinistro. Qualcosa che stonava contro la mia pelle pallida.
Trattenni il respiro.
Una grossa e scura macchia violacea
   
 
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