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Autore: Lhea    29/08/2010    3 recensioni
[Seguito de “Il gioco dello Scorpione”]
Sono passati due anni da quando lo Scorpione è finito dietro le sbarre, due anni da quando Irina è tornata a essere una ragazza normale e due anni da quando tutto nella sua vita ha iniziato a prendere la giusta piega… Ma si sa che il passato è sempre difficile da dimenticare, e lei lo sa meglio di tutti.
Il passato si può nascondere, si può rinnegare, si può anche cercare di dimenticarlo, ma non si può cancellare. Perché rimane lì, a ricordarti ciò che sei stata e ciò che sei diventata; rimane lì a farti capire cosa hai perso e cosa hai guadagnato… Il passato torna. E quando torna, un motivo c’è sempre.
E se all’improvviso Fenice tornasse? E se all’improvviso se le venisse offerta la possibilità di correre ancora per una giusta causa, di passare dalla parte “giusta” e coniugare due cose che non aveva mai pensato di poter riunire? E se all’improvviso si rendesse conto che alla fine il suo passato non lo hai mai dimenticato, che ha sempre vissuto all’ombra di ciò che era stata?
Questa volta Irina deve fare una scelta che può cambiare definitivamente il suo mondo, il suo modo di vedere e di vivere… Una scelta che la dividerà da tutto e da tutti, e che sarà la sua unica possibilità per lasciarsi veramente il suo passato alle spalle. Per poi scoprire che in due anni molte cose cambiano, comprese le persone che hanno fatto parte della sua vita.
Questa volta, il passato torna per sconvolgere tutti, per dimostrare che si cade e ci si rialza; per dimostrare che si perde e si vince; per dimostrare che il bene e il male sono solo due visioni relative… Per dimostrare che alle volte le parti si invertono, e ti mostrano quello che veramente c’è da vedere.
[Nota dell’autrice: lasciatemelo dire: questo non sarà il solito seguito. Se torno, torno per stupirvi… E’ una promessa]
POSTATO ULTIMO CAP + EPILOGO
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione'
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Capitolo XIX

Capitolo XIX

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 10.30 – Mosca, Casa di Dimitri

 

<< Quando si svolgerà di preciso la Mosca-Cherepova? >> chiese Irina, seduta al tavolo della cucina. Xander stava in piedi vicino alla finestra, con le braccia incrociate, e guardava Dimitri con gli occhi azzurri impassibili. Il russo aveva l’aria svogliata di chi si trova nell’ultimo posto in cui vorrebbe stare.

 

<< Tre settimane >> rispose con la voce strascicata, << Quattro al massimo. Di solito dura tre giorni, i tre che precedono il Natale. Ma potrebbero anche decidere di farla slittare, in ogni caso: sono le Sentinelle, e la stessa Lince, a decidere quando deve avere luogo… >>.

 

Xander annuì, mentre Irina si rendeva conto che mancavano almeno tre settimane alla gara: avevano ancora il tempo di mettersi d’accordo su tutto, ma in special modo potevano prepararsi meglio di quando aveva sperato.

 

<< Come si svolge? >> chiese Xander.

 

<< Ci sono tre tappe da mille chilometri circa ciascuna, ma possono comunque variare >> spiegò Dimitri, rigido, << Al termine di ognuna si arriva a un albergo o a un rifugio, si stila la classifica degli arrivi e si passa la notte lì. Non sono permessi navigatori satellitari o cose del genere: all’inizio della gara viene consegnata una cartina, uguale per tutti, dove sono indicati i punti da raggiungere. Non sono ammessi trucchi né scorciatoie, perché viene installato un trasmettitore su ogni auto che consente di monitorare il percorso e i suoi piloti >>.

 

<< In poche parole saremo controllati >> commentò Xander, a bassa voce.

 

<< Vince chi arriva primo alle tre tappe? >> domandò Irina.

 

Dimitri scosse il capo. << No. Anche in questo caso sono le Sentinelle e la Lince a decidere: minor tempo impiegato, percorso più breve, piazzamento all’arrivo. Ogni gara è valutata con un parametro diverso >>.

 

<< Sembra interessante… >> mormorò Xander. Sembrava stesse rimuginando qualcosa.

 

Irina annuì. In effetti, quella gara aveva l’aria di essere entusiasmante: non si basava solo sulla velocità o la bravura al volante, ma anche sull’intelligenza e la furbizia. Sicuramente sarebbe stato diverso da qualsiasi altra competizione avesse mai preso parte, e si annunciava forse come la più bella.

 

<< Che auto userete? >> chiese Xander, rivolto a lei. Alla parola “userete” la sua voce aveva avuto un’inflessione.

 

<< La Punto, naturalmente >> rispose Irina, tranquilla, << O pensi sia il caso di usare una delle tue? >>. Guardò Dimitri.

 

Il russo fece un cenno di diniego. << No, siamo costretti comunque a usare la tua >> rispose, << Sei tu che devi incontrare la Lince, io ti faccio solo da secondo pilota. L’ideale sarebbe usare la mia Lancer, ha la trazione integrale ed è più sicura sul ghiaccio… Tu hai intenzione di usare quel rottame? >> aggiunse alla fine, guardando Xander.

 

<< Non sarebbe un rottame se i tuoi connazionali mi fornissero un meccanico >> ribatté lui, arrabbiato, << Cercherò di farmi dare un’auto adatta… Hai qualche consiglio? >>. Era palesemente ironico.

 

Dimitri il tono risentito di Xander, segno che non aveva voglia di discutere più di tanto con lui, e Irina si ritrovò a pensare di volerlo ringraziare: non poteva passare tutto il tempo a cercare di calmare i loro animi.

 

<< Chi è il tuo secondo pilota? >> chiese il russo, a dir la verità poco interessato.

 

<< Non so se la conosci… >> rispose Xander, e Irina colse una strana nota di disagio, nella sua voce, << Nina Kraracova >>.

 

La faccia di Dimitri rimase di ghiaccio, ma Irina si accorse di un impercettibile mutamento nella linea della sua bocca: un velato, invisibile sorrisetto. Ormai che lo conosceva, le era chiaro: sapeva benissimo di chi si stava parlando, a differenza di lei.

 

<< Lo conosci? >> domandò Irina, interessata.

 

<< Dimenticavo che San Pietroburgo è zona sua… >> mormorò Dimitri, quasi a stesso, << Avrei dovuto immaginare che fosse stata lei, a farti partecipare… Sì, la conosco. Con lei non avrai problemi a vincere… >>.

 

Irina studiò la sua espressione, notando che sembrava divertito, e la sua voce era velata di ironia. Non capì perché aveva usato quel tono.

 

<< Sai qualcosa di lei? >> chiese, per indagare su quella misteriosa ragazza.

 

<< Niente che sia importante >> ribattè Dimitri, secco, << La conoscono un po’ tutti… Ha fatto il giro dei letti di metà della nostra città. L’altra metà non era di suo gradimento… Una troia >>.

 

Irina sussultò di fronte al tono sprezzante e pieno di odio con cui pronunciò quella parola, nemmeno si trattasse della persona più subdola della terra. Doveva pensare davvero quello che aveva detto…

 

Un attimo dopo collegò la sua frase con quello che aveva saputo nelle ultime ore, e cioè che avrebbe fatto la seconda pilota di Xander, e le venne naturale rivolgere lo sguardo verso di lui. Il suo cervello iniziò a lavorare su uno scenario che, per quanto lei fosse tollerante e poco possessiva, non le andava assolutamente a genio. E il dubbio in cui stava in quel momento non la aiutava a tranquillizzarsi di certo. Xander scosse le spalle con noncuranza, come a voler sorvolare su quel commento, ma le rivolse uno sguardo che diceva: “Poi ne parliamo”. Irina tacque e cercò di scacciare dalla mente i cattivi pensieri, per concentrarsi sulla missione.

 

<< Piuttosto, credo sia meglio decidere chi di noi debba vincere >> disse lui.

 

Dimitri gli gettò un’occhiata quasi irritata.

 

<< Perché, tu credi che sia facile vincere? >> domandò, canzonatorio.

 

Irina notò l’occhiata di fuoco di Xander, e pregò che non litigassero: chissà perché le era appena venuta in mente la sera al Black Diamond e Dimitri sul ring… Non che dubitasse di Xander, ma non era certa che in uno scontro fisico avesse la meglio.

 

<< Vincerà chi lo merita >> disse lei, per porre fine alla questione.

 

<< Già arrivare alla fine della Mosca-Cherepova non è una cosa semplice >> intervenne Dimitri, << Figuriamoci vincere. Le regole sono ferree: l’auto non può essere cambiata né modificata durante il tracciato, nemmeno in caso di gusto. I rifornimenti non sono liberi, ma vincolati alle stazioni che verranno designate. Il clima è rigido, si rischia di rimanere a piedi per un errore piccolissimo. Ci si può perdere. E si può anche morire, se è per questo >>. Incrociò le braccia, quasi compiaciuto dell’ultimo possibile evento che aveva menzionato.

 

Irina rimase in silenzio; Xander non fece una piega.

 

<< In ogni caso, siamo tenuti a partecipare >> disse, minaccioso, << E se uno di noi due riesce a vincere, è sicuramente meglio >>.

 

Irina fiutò la tensione di Xander in quel momento: era chiaro, voleva essere lui ad avere la possibilità di incontrare la Lince e di portare avanti la missione, primo perché molto probabilmente riteneva tutto troppo pericoloso per lei, secondo perché non si sarebbe lasciato battere in una situazione del genere, né da lei né da nessun altro.

 

<< Xander… >> disse, cauta, << Io credo che sia meglio non pianificare niente… Vincerà chi deve vincere >>.

 

Si guardarono negli occhi per un momento, e Irina si sentì stranamente in colpa. Sentiva di aver fatto qualcosa di molto subdolo e meschino nei suoi confronti, ma sapeva che forse era la scelta migliore: se non avessero deciso a priori, Xander avrebbe avuto l’illusione di poter vincere, cosa che era molto probabile, ma nemmeno lei non aveva la certezza di perdere. La “titolare” della missione era lei, e spettava a lei andare avanti, anche perché era quella che aveva più possibilità di incontrare la Lince, ma non poteva sbatterlo in faccia a Xander in quel modo: non l’avrebbe presa bene, e non voleva ferirlo. E soprattutto, non voleva litigare di nuovo.

 

<< McDonall… >> iniziò lui, incerto.

 

<< McDonall ci darà la sua opinione >> disse Irina, << Gli chiederemo se per lui va bene, o se preferisce che tra noi due uno abbia la precedenza. Credimi, è meglio così. Oltretutto, sarebbe sospetto se ci ritrovassimo in un testa a testa e uno dei due lasciasse vincere l’altro, soprattutto quando faremo finta di non conoscerci >>.

 

Xander sembrò colpito dalla sua frase, come se non si aspettasse un ragionamento del genere da lei. Da vera agente.

 

Irina sorrise, per fargli capire che era serena, nel fare la sua proposta, ma in realtà qualcosa dentro di lei strideva in maniera sinistra… Sentiva che quella era la decisione migliore, che anche lei aveva diritto ad aspirare alla vittoria quanto lui, ma nel contempo pensava di avergli fatto quasi un torto…

 

<< Ragiono sempre più come un’agente dell’F.B.I., vero? >> chiese, fintamente divertita.

 

Xander annuì, e Dimitri sembrò pensare lo stesso. Nessuno dei due si accorse però che il sorriso le era morto sulle labbra velocemente come era nato.

 

<< Bene >> fece Xander, sedendosi al tavolo, << Quindi abbiamo tre settimane di attesa davanti. Cosa farete, nel frattempo? >>.

 

<< Ci prepareremo per la gara >> rispose rapidamente Dimitri.

 

<< Per tutto questo tempo? >> domandò Irina, stupita. Tre settimane a preparare solo la gara, per quando difficile fosse, le sembravano un po’ eccessive, ora.

 

Il russo fece una smorfia.

 

<< Dobbiamo preparare l’auto, e ciò significa controllare tutto, dal motore ai bulloni delle ruote >> disse, seccato, << E cambiare tutto quello che è necessario, anche perché dopo non sarà più possibile. Poi c’è la parte migliore: dobbiamo sapere chi ci troveremo contro, e farci amico qualcuno che potrebbe tornarci utile, oltre che cercare di sapere qualcosa in anticipo sulla gara >>. Lanciò un’occhiata eloquente a Irina, come a dire che lei sapeva che c’era dell’altro che li avrebbe tenuti occupati per tre settimane: Vladimir Buinov.

 

Irina si diede dell’idiota e rimase in silenzio.

 

<< Vuoi dire che c’è la possibilità che qualcuno sappia in anticipo qualcosa sulla gara? >> fece Xander, dubbioso.

 

<< Certo… Sicuramente qualcuno dei Referenti si farà scappare qualcosa, che sia di proposito o ingenuamente >> rispose Dimitri, << E’ sempre successo, succederà anche questa volta >>.

 

Dallo sguardo del russo, Irina capì che aveva in mente qualcosa, ma non fece domande.

 

<< D’accordo >>. Anche Xander sembrava insospettito. Guardò Irina. << Chi ti guarderà l’auto? >>.

 

<< Bé, pensavo… >> iniziò lei.

 

<< Io >> la interruppe Dimitri, << Ci penso io alla macchina >>.

 

Xander sembrò infastidito. << Non credo che tu possa definirti un meccanico… >> disse.

 

Dimitri gli gettò un’occhiataccia.

 

<< Intanto io non ho mi sono mai fatto preparare le auto da una squadra di meccanici, come fai tu >> ribatté. << Nemmeno ai tempi della Black List >>.

 

Irina si tese come una molla, innervosita.

 

Ma allora lo fanno apposta a provocarsi in continuazione! Ma non possono comportarsi come due adulti?”.

 

Prima che Xander potesse ribattere qualcosa, si alzò in piedi e lo afferrò per un braccio.

 

<< Senti, telefoniamo a McDonall e parliamo con lui >> disse, per riconciliare la situazione, << Così ci togliamo tutti i problemi, ok? Per me va bene se Dimitri vuole occuparsi della mia macchina, non ci sono problemi, ma se lui pensa sia meglio di no, troviamo qualcun altro. Andiamo a prendere il portatile, vieni >>.

 

Lo trascinò nella sua stanza, lasciando Dimitri per qualche momento da solo a sbollire la sua irritazione. In effetti, anche lei era infastidita dal comportamento dei due, e non vedeva l’ora che la smettessero e che quella riunione finisse.

 

<< Cos’è questa storia che ti fa pure da meccanico? >> chiese Xander, guardandola frugare sotto il letto, appena furono nella sua stanza.

 

Irina alzò gli occhi al cielo.

 

<< Non mi sembra che possa essere così pericoloso che metta le mani nella mia auto, visto che ci salirà anche lui >> ribatté lei, << E comunque ne parliamo con McDonall… Tu puoi farmi un favore? La smetti di provocarlo, visto che già lui non è un tipo particolarmente affabile? >>.

 

Xander sembrò sbalordito dalle sue parole.

 

<< E io adesso dovrei adattarmi a lui? >> fece, incredulo.

 

Irina tirò fuori il pc portatile, rivolgendogli un’occhiata di fuoco.

 

<< Sì >> ribatté, secca, << Visto che io sto cercando di adattarmi a voi due. Andiamo, per favore >>.

 

Tornò in soggiorno e nel giro di qualche minuto preparò la postazione per la video conferenza, sotto lo sguardo di Xander e Dimitri che avevano smesso di parlarsi. Una volta che McDonall fu pronto ad ascoltarli, Irina gli spiegò rapidamente qual’era la questione, e attesero che arrivasse anche White prima di decidere.

 

<< Per quanto riguarda la gara >> disse il Vicepresidente, serio, << Ritengo che l’idea di Irina sia la migliore: andrà come deve andare. Date il vostro meglio e chi deve vincere vincerà. Anche se devo essere sincero che sarà un problema, se a vincere sarà lei, agente Went: mi sembra molto difficile che passi inosservato a Boris Goryalef, in quel caso. Ma è un problema che affronteremo quando si verificherà… >>.

 

Irina ebbe la netta impressione però che McDonall si augurasse di non doversi trovare in quella situazione… Possibile che confidasse nella sua, di vittoria?

 

<< Possiamo sempre arrestare Boris prima del termine della gara >> ribatté Xander, << Su di lui abbiamo abbastanza informazioni da inchiodarlo in cella per il resto della sua vita… Anche se so che potrebbe essere controproducente >>.

 

<< Infatti >> convenne White, che stava di fianco a McDonall, << Per il momento, lasciamo le cose come stanno. Vogliamo la Lince, prima di tutti. Le faremo arrivare un’auto adatta, visto che i russi sembrano carenti, da quel punto di vista… >>.

 

Xander sorrise alla notizia.

 

<< Bene, mi fa piacere >>.

 

<< Quanto alla tua macchina… >> iniziò McDonall, guardando Irina, << So che hai sempre avuto il tuo amico Maximilian come meccanico, ma credo che in questo caso tu non possa avvalerti di lui >>. Sorrise. << Possiamo fornirti un team di esperti, pronto a fare tutte le modifiche necessarie, oppure puoi indicarci qualcuno di cui ti fidi abbastanza… Dimitri, so che ti sei offerto per fare da meccanico. Credi di averne le competenze? >>.

 

<< Ne so abbastanza per fare le modifiche necessarie >> rispose, << E in ogni caso qui c’è un tipo italiano che può fornirci i pezzi migliori in caso di bisogno, oltre che di un’eventuale consulenza. E poi sarebbe più verosimile che di questo si occupassero dei piloti clandestini, come si aspettano tutti >>. Scoccò un’occhiata a Xander.

 

<< Irina? >> fece interrogativo McDonall.

 

<< Per me va bene >> rispose lei. Sentì Xander tendersi come una molla per contenere il disappunto.

 

<< D’accordo. Allora questo è tutto >> fece il Vicepresidente, poi qualcuno entrò nel campo visivo e gli sussurrò qualcosa nell’orecchio. Lui annuì, preoccupato, e aggiunse: << Sono costretto a lasciarvi, ho un’emergenza. Ci sentiamo al più presto per gli aggiornamenti >>.

 

La video conferenza venne chiusa, e Irina rimase a guardare lo schermo nero, in pensiero. McDonall le aveva dato ragione su tutti i fronti, e sapeva che Xander doveva esserci rimasto male: molto probabilmente non se lo era aspettato. Lo guardò, ma lui non sembrava particolarmente sorpreso per come erano andate le cose.

 

<< Sembra che io stia passando decisamente in secondo piano… >> mormorò, divertito.

 

Irina tirò un sospiro di sollievo: forse non si era offeso.

 

<< Pensi di riuscire a ottenere qualche informazione? >> domandò Irina, << Riguardo alla gara >>.

 

Xander sogghignò, come se stesse pensando a qualcosa di molto divertente.

 

<< Credo di sì… >> disse, << Credo proprio di sì… >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 11.00 – Londra

 

William girò il contenuto del suo bicchiere, pensieroso. Era seduto nell’enorme soggiorno di casa di Richard, davanti a un camino acceso e con la pioggia che scrosciava oltre le finestre oscurate dalle tende. Il Lord e Daniel erano seduti di fronte a lui, il tavolino di pregiato vetro a separarli, l’ambiente reso quasi ovattato dal mobilio importante.

 

<< Quindi l’F.B.I. mi sta cercando… >> disse lentamente, quasi a se stesso, << Mi sta cercando, ma non lo vuole far sapere in giro… >>.

 

<< Mio fratello ha detto che è stata diramata l’allerta a tutti i dipartimenti di polizia degli Stati Uniti, e che hanno chiesto la collaborazione degli sbirri europei >> disse Richard, << Quindi è sicuro che ti staranno alle calcagna, appena sapranno dove sei… Per il momento però il tuo travestimento ha funzionato >>.

 

William si accese una sigaretta, continuando a far lavorare il cervello.

 

Went non era stato messo sulle sue tracce, quindi era chiaro che non sapeva della sua fuga: se mai fosse venuto a conoscenza del fatto che era di nuovo in libertà, sarebbe stato il primo a cercare di riacciuffarlo. E questo lo insospettiva molto…

 

<< Di Dimitri sai qualcosa? >> chiese.

 

Richard si versò un altro po’ di liquore, mentre Daniel sembrava distratto da uno strano soprammobile a forma di cavallo.

 

<< Anche per lui è stata diramata un’allerta, ma solo a livello nazionale >> rispose, << Forse pensano che non riesca a lasciare gli Stati Uniti, come hai fatto tu. Oppure non lo ritengono abbastanza pericoloso… >>.

 

William scosse il capo. No, non credeva a nessuna delle due ipotesi: Dimitri era pericoloso, e sicuramente aveva già lasciato gli Stati Uniti. Poteva scommettere che si trovava già in Russia, sotto la protezione di suo zio Boris…

 

Non sapeva se i russi erano al corrente del fatto che era stato lo stesso Dimitri a tradirlo e farlo rinchiudere in carcere, quindi non poteva dire se lo stavano aiutando consapevolmente oppure no. Poteva telefonare a Boris e chiedergli se l’ex Mastino era lì, ma avrebbe potuto metterlo in allarme, ed era sicuro che i russi tra lui e Dimitri avrebbero certo favorito Dimitri, anche se lo aveva tradito.

 

<< Questa storia non mi piace >> disse, << Ho bisogno di qualcuno che abbia contatti stabili con Mosca e i suoi abitanti… Devo sapere cosa sta succedendo da quelle parti >>.

 

Richard sembrò pensarci un momento.

 

<< Posso chiedere a un mio vecchio amico >> rispose alla fine, << Spesso va in Russia per trattare alcuni carichi di armi che fa importare illegalmente da Mosca… Potrebbe sapere qualcosa >>.

 

William annuì, scrollando la sigaretta nel posacenere di cristallo.

 

<< Bene, voglio incontrarlo il più presto possibile >> disse, << Poi mi serve un hacker, il migliore che hai. Deve trovare Irina >>.

 

Richard sembrò a disagio, e Daniel lasciò perdere il soprammobile, le orecchie dritte.

 

<< Forse non è una buona idea… >> iniziò l’inglese, che molto probabilmente sapeva la storia per intero, e altrettanto bene conosceva i problemi che Fenice gli aveva creato.

 

William lo zittì, notando che Daniel sembrava interessato: non sapeva che era stata Irina a tradirlo, quella che lui aveva sempre sbandierato come la sua ragazza, e lui non ci teneva ancora a farglielo sapere. Finchè lui stesso non avesse deciso il destino di Fenice, Irina doveva rimanere un’entità sconosciuta e velata di mistero, come era sempre stata per tutti.

 

<<Sta zitto e cercami quell’hacker >> ringhiò, << Nel frattempo io mi trovo un’auto. Cos’hai in garage? >>.

 

Richard cambiò immediatamente espressione. << Ehi, non ti puoi fregare una delle mie macchine! >> protestò, al pensiero di veder ridotta la sua adorata collezione di Aston Martin.

 

William si alzò, innervosito per la faccenda di Irina. Non amava usare auto che non erano sue, o che non considerava tali, ma in quella circostanza era una delle poche alternative che aveva, e provvisoriamente poteva accontentarsi.

 

<< Dammi le chiavi. Se trovo qualcosa di mio gusto, lo prenderò in prestito >> disse, leggermente più conciliante, << E se sarò contento di come mi hai aiutato, te lo restituirò anche >>. Ghignò, per suggellare le sue parole.

 

Sapeva che, nonostante non avesse più il potere di una volta, Richard aveva sempre un certo timore, nei suoi confronti. Ma chi non ne aveva, in fondo, soprattutto ora che stava dimostrando che nemmeno una cella di massima sicurezza poteva fermarlo? Non gli avrebbe rifiutato un favore, un po’ perché comunque i loro rapporti erano sempre stati buoni, e un po’ perché l’inglese doveva avere anche un po’ di paura: era ben conscio che la strage dei narcos messicani era opera sua.

 

Richard sbuffò, poi gli tese un mazzo di chiavi e gli fece cenno di andare, e forse per dissimulare il suo palese nervosismo di verso un bicchiere di liquore e iniziò a sorseggiarlo. Mentre uscivano dalla stanza, gli rivolse un’ultima occhiata.

 

<< Visto che ti sto dando una mano, lasciami almeno la One-77 >> disse, funereo.

 

William fece un sorrisetto, ma lo lasciò nel dubbio. Quell’auto non doveva essere male, e doveva essere anche piuttosto costosa… Avrebbe deciso una volta in garage.

 

Mentre attraversavano i sontuosi corridoi della villa, Daniel gli stava dietro come un cane da guardia, nemmeno lo stesse scortando. William non si era ancora pentito di averlo portato con sé, nonostante questo avesse raddoppiato i costi per la fuga: fino a quel momento aveva dimostrato di stare ai patti, e anche in Messico, quando gli aveva ordinato di fare fuori un paio di suoi vecchi amici, aveva svolto tutto in fretta e come piaceva a lui. In più, non faceva troppe domande. Nonostante tutto, però, sapeva che prima o poi si sarebbe liberato anche di lui, una volta chiarito qual’era il suo piano definitivo.

 

Arrivati davanti alla porta del garage, Daniel si schiarì la voce mentre lui infilava le chiavi nella toppa, poi disse, cauto: << Mi è parso di capire che i tuoi amici non siano molto contenti di rivedere la tua ragazza… >>.

 

William aprì la porta, mentre sentiva una punta di irritazione portarlo a fare un’altra smorfia. Non lo guardò, mentre rispondeva con voce neutra, ma passò in rassegna le Aston Martin parcheggiate nel locale ben illuminato dai neon.

 

<< Irina è sempre stata molto pericolosa. Molto più di quanto tutti si aspettavano. Nessuno l’ha mai vista di buon occhio, perché odiavano il fatto che una ragazza fosse molto più forte di loro… La temevano, in qualche modo >>. Sorrise al pensiero: una ragazza che faceva paura, che metteva soggezione negli altri era perfetta per lui, soprattutto perché lui era l’unico che poteva tenerla a bada. Aveva sempre pensato quello, da quando l’aveva vista scalare la Black List.

 

<< E quel Went? >> fece Daniel. Voleva apparire disinteressato, ma non ci riuscì.

 

<< Quel Went presto pagherà per quello che è riuscito a fare >> rispose ringhiando. << Lui e la sua Ferrari 458 >>.

 

Daniel non aggiunse altro, segno che era abbastanza soddisfatto dalla risposta. William gli gettò un’occhiata, irritato ma conscio del fatto che Daniel stava intuendo che il rapporto tra lui e la sua Fenice non era idilliaco come lui lo voleva dipingere. Alla fine non gliene fregava nulla di quello che pensava o che avrebbe pensato, ma preferiva tenere per sé la loro tormentata storia.

 

Passò in rassegna le auto che risplendevano sotto i neon, cercando qualcosa che gli piacesse. Tutte Aston Martin, come c’era da aspettarsi da Richard: una DBS rossa, una Vanquish argentata, una DB9 blu… C’era anche una Rapide nuova nuova, nero petrolio. E in un angolo la One-77, che doveva essere il suo ultimo acquisto, azzurro metallizzato, dallo strano taglio dei fari e dal costo decisamente spropositato. In più, una Bentley Continental GT che stonava con il resto ma che comunque faceva la sua bella figura.

 

<< Cristo Santo, ma questo quanti soldi ha? >> fece Daniel, passando una mano sulla carrozzeria della DBS.

 

William ghignò, avvicinandosi alla One-77 per esaminarla da vicino. << Non hai mai visto il mio, di garage >> disse, << Avevo Lamborghini, Porsche, Mercedes, BMW… Una Pagani Zonda, anche. Ma forse non sai nemmeno che macchina è… >> aggiunse all’ultimo, fintamente sprezzante. Era una mezza vendetta per le domande di prima.

 

Daniel lo guardò male.

 

<< L’ho vista in foto, una volta >> ribatté, << Immagino fosse quella distrutta che campeggiava sui giornali il giorno della tua cattura… >>.

 

William cambiò espressione, irritato al pensiero della bruciante sconfitta subita a opera di Went.

 

<< Sì, era quella… >> ringhiò, << E verrà sostituita al più presto da una Bugatti Veyron… >>.

 

Daniel strabuzzò gli occhi. << Ma cosa più di due milioni di euro! >>.

 

William sorrise, mentre per un attimo pensò di prendere per davvero la One-77, lasciando Richard a bocca asciutta. Poi decise che si sarebbe accontentato della Vanquish argentata.

 

<< Infatti non la comprerò >> disse, raggiungendo l’auto prescelta per salire a bordo, << Da questo momento in poi, hai l’incarico di trovare una Bugatti Veyron… Io mi occuperò di fargli cambiare proprietario >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 10.00 – Mosca, Casa di Dimitri

 

<< Mi raccomando, fai il bravo e non cacciarti nei guai >> disse Irina con tono affettuoso a Xander, mentre gli dava l’ultimo saluto prima di lasciarlo salire in auto, in garage, << Quando arrivi mandami un messaggio, se puoi >>.

 

<< E tu non fare troppo la furbetta in mezzo a questi russi >> ribattè Xander, cingendole la vita con le mani, << Vedrò di fare un altro salto prima della Mosca-Cherepova >>.

 

Se quella non fosse stata l’ultima volta che lo vedeva con sicurezza prima della gara, Irina si sarebbe lasciata andare a uno sbuffo di disapprovazione, ma si trattenne. Non c’era verso di farglielo capire: l’avrebbe sempre trattata come una bambina.

 

<< Ok… Però non ti preoccupare per me, sto bene, come vedi >> disse lei, << E non penso ci sia bisogno che tu venga. Anche se preferisco averti qui, che tra le mani di quella Nina… >>. Sorrise.

 

Avevano lasciato in sospeso il discorso relativo alla russa, perché alla fine Irina non aveva avuto il coraggio di affrontarlo, e lui forse nemmeno. In più, sentiva che quello sarebbe stato un terreno piuttosto insidioso, e non voleva correre il rischio di un’altra lite. Ora, però, che Xander era in partenza, capì che era meglio togliere ogni dubbio e mettere in chiaro le cose.

 

<< Xander… >> disse piano, mentre la stringeva tra le braccia, << Senti, riguardo a quella ragazza… >>.

 

Lui sembrò percepire la sua preoccupazione, e apparve divertito.

 

<< Quella Nina non vale nemmeno la metà di quando vali tu >> disse.

 

<< Non è quello… >> sussurrò Irina, fissando la sua spalla, senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi, << Fino a oggi non ci avevo mai pensato, ma mi sembra logico credere che non sia la prima ragazza con cui hai a che fare in missione… >>.

 

<< Cosa vuoi dire? >> domandò Xander, ma Irina era sicura che avesse capito benissimo cosa intendeva: voleva solo un po’ prenderla in giro.

 

<< Non sono stupida >> ribatté, << E sai cosa voglio dire. Non mi impiccio nel tuo lavoro, non l’ho mai fatto, ma… ma se… se devi andare a letto con qualcuna che non sia io, vorrei solo saperlo prima e direttamente da te, ok? >>. Non c’era accusa nella sua voce, ne rabbia, ma solo un po’ di imbarazzo e timore: ci aveva pensato e ripensato, e aveva capito che doveva farsene una ragione se mai fosse accaduto. Chiedeva solo di essere messa al corrente, nient’altro.

 

Xander le alzò il viso e le stampò un bacio sulle labbra, prima di soffiarle in faccia un “Ti amo” sussurrato così bene che le fece venire i brividi.

 

<< Non è mai successo, e non succederà mai, ok? >> aggiunse, stringendola tra le braccia come se non la vedesse da anni, << Secondo te perché quando ci vediamo non faccio altro che mangiarti con gli occhi, e non solo con quelli? >>.

 

Irina sorrise e lui fece altrettanto. In un attimo, tutta la sua paura era svanita e si chiese perché mai gli fossero venuti in mente certi pensieri… Gli stampò un altro bacio, poi lui la lasciò andare e salì sulla Porsche, sotto la luce dei neon del garage.

 

<< Ci vediamo presto >> disse, afferrando il volante.

 

Irina si abbassò, appoggiando le mani sulla portiera.

 

<< Fai buon viaggio >>.

 

Xander annuì e partì lentamente, raggiungendo la rampa che portava di sopra. Irina lo guardò andare via con un po’ di tristezza, ma non potè fare a meno di pensare che anche quella era andata: Xander e Dimitri avevano convissuto senza arrivare a litigare, anche se il disprezzo reciproco era stato palese per tutto il tempo. Il russo non era venuto nemmeno a salutarlo, e Irina non lo biasimò: Xander lo additava sempre come un possibile traditore, mentre lui si stava dando da fare ad aiutarla.

 

Era strano pensarlo, ma si rendeva conto che solo al momento dell’addio il loro rapporto le era sembrato quello di sempre. Per tutto il soggiorno di Xander, l’atmosfera era stata impercettibilmente ma chiaramente diversa

 

Si voltò di scatto quando sentì qualcuno entrare nel garage, e vide Dimitri aggirarsi con aria funerea tra le sue auto. Niente saluti per Xander, da parte sua, forse perché si erano già detti quello che avevano da dirsi nel loro breve incontro “privato” di mezz’ora prima. La guardò e disse: << Devo vedere la tua macchina >>.

 

Irina annuì e si avvicinò alla Punto, parcheggiata nello spazio vuoto, e disattivò la chiusura centralizzata.

 

<< Che cosa dobbiamo cambiare? >> chiese.

 

<< Ora vedremo… Apri il cofano >>.

 

Irina aprì il cofano, lasciando libero il motore della Punto, che in realtà era quello di una M3, come ricordava la scritta cromata. Guardò Dimitri abbassarsi per esaminare i componenti, controllare il livello dell’olio e lo stato delle candele, cose che lei sapeva fare benissimo. Aggrottò la fronte quando vide che tutta la lamiera interna era stata modificata per ospitare un motore diverso dall’originale.

 

<< Mi ero sempre chiesto come diavolo avevi fatto a rimetterla in strada dopo che Challagher te l’aveva bruciata >> mormorò, << Il motore di una M3… >>. Forse stava quasi ridendo, non riusciva a capirlo perché non vedeva la sua faccia. << E’ stata un’idea del tuo meccanico? >>.

 

<< No, l’idea è stata mia >> rispose Irina, << Lui si è solo occupato della parte tecnica. Anche se prima mi aveva dato della pazza >>.

 

Dimitri si voltò a guardarla per un momento, ma non disse niente. Anche questa volta, sul suo volto balenò l’ombra di un sorriso.

 

<< Ha fatto un ottimo lavoro >> ammise, << La struttura avrebbe potuto cedere, ma vedo che è tutto in ottimo stato… >>.

 

Irina sorrise al pensiero della faccia di Max due anni prima, quando lo aveva costretto a quella follia. Ora non se ne pentiva.

 

<< Però ci sono delle cose da modificare >> aggiunse Dimitri.

 

<< Cosa? >>.

 

<< I liquidi >> rispose il russo, << Vanno bene per le temperature fredde, ma ne conosco un tipo che è più indicato. E le gomme… Credo siano meglio quelle chiodate, ma ci conviene aspettare di sapere qualcosa sul tracciato… >>. Sembrava parlare più con se stesso, che con lei, a dir la verità.

 

<< Hai detto che potrebbe trapelare qualcosa sulla gara >> disse Irina, ricordando il discorso del giorno prima, << Cosa intendevi? Qualcuno potrebbe anticiparci qualcosa? >>.

 

Dimitri si alzò e la guardò: aveva l’aria divertita, anche se si intravedeva appena.

 

<< Tutti fanno finta di non sapere nulla, all’inizio della gara >> disse, << Ma in realtà non c’è mai nessuno che parte completamente impreparato. Dipende solo chi si conosce e quanti soldi si hanno a disposizione, o di che capacità persuasiva si è dotati… Potremmo anche riuscire a ottenere la mappa completa del percorso, se volessimo >>. Incrociò le braccia, ora serio.

 

<< E questo grazie alla tua influenza, immagino >> ribatté Irina con un mezzo sorriso.

 

Gli occhi di Dimitri brillarono. << Forse… Devo prima parlare con Boris>> rispose, << Le regole più o meno sono sempre le stesse, ma voglio essere sicuro dei vincoli a cui saremo sottoposti >>.

 

Irina annuì. Aveva la strana impressione che ci fosse qualcosa di diverso, in Dimitri… Forse il fatto che Xander se ne fosse andato lo rendeva meno nervoso.

 

<< Ci daremo il cambio alla guida? >> chiese.

 

<< Per quanto io non abbia mai guidato un’utilitaria italiana, sì >> rispose Dimitri, con una punta di disprezzo verso la Punto. Irina ritirò immediatamente il suo pensiero precedente.

 

<< Non è un’utilitaria >> ribatté, infastidita, << E stai tranquillo che nemmeno lei è contenta di farsi guidare da te… >>.

 

Dimitri si girò di nuovo a guardarla, ma nei suoi occhi non c’era rabbia per il fatto che gli aveva risposto in malo modo: sembrava profondamente e inspiegabilmente divertito dal suo tono.

 

<< Cosa c’è? >> chiese bruscamente Irina quando si accorse con un pizzico di apprensione che il russo non le staccava gli occhi di dosso, e sembrava quasi trapassarla da parte a parte. Per un attimo le ricordò William.

 

<< Non sei quella che ricordo, Fenice >> disse alla fine, e sembrava serio.

 

Irina rimase interdetta per un momento, studiando la sua espressione. Si chiese che ricordo potesse mai avere di lei, stupida ragazzina alla mercé di Challagher.

 

<< Nemmeno tu, Dimitri >> soffiò in risposta, capendo all’istante che si erano conosciuti davvero solo in quell’ultimo periodo.

 

Lui sembrò pensare la stessa cosa, ma si limitò a dire: << Metti in moto, andiamo da Dan >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 16.00 – San Pietroburgo

 

<< Bentornato, Mark >> disse con tono suadente Nina, mentre sedevano allo stesso bar nel quale si erano incontrati l’ultima volta, << Come è andato il tuo viaggetto? >>. I suoi soliti capelli boccolosi erano lisci, quel giorno.

 

Xander si strinse nelle spalle, fintamente noncurante, gettando uno sguardo alla sua tazzina di caffè vuota.

 

<< Bene >> rispose, << Ho trovato un’auto che fa al caso mio, quindi per la gara non dovrei avere problemi >>.

 

Nina sorrise. << Hai pensato a quello che ti ho detto? >> chiese, << Al fatto di essere la tua seconda pilota? >>. Le sue unghie smaltate che ticchettarono sul tavolo.

 

Xander annuì. Certo che ci aveva pensato, soprattutto nel momento in cui era venuto a conoscenza del fatto che Dimitri sarebbe stato il secondo pilota di Irina… E un piano si era formato nella sua mente mentre tornava da Mosca, lungo l’autostrada fredda e deserta.

 

<< Sì, ci ho pensato >> rispose, << Ma io ho un problema, e per poter partecipare alla Mosca-Cherepova devo risolverlo >>.

 

Nina assunse un’espressione interessata, appoggiando il mento sulla mano ingioiellata e puntando i suoi occhi azzurri sul suo volto.

 

<< Di cosa si tratta? >>.

 

Era da folli, lo sapeva, ma non aveva un altro piano per partecipare alla gara e garantirsi un minimo di copertura: non aveva parlato ancora con nessuno della sua idea, ma sentiva che era l’alternativa migliore. Sperava solo che la bionda ci cascasse e non facesse troppe domande.

 

<< Conosci Boris Goryalef? >> chiese lui.

 

Nina diventò ancora più interessata, mostrando un luccichio negli occhi.

 

<< Certo… E’ uno dei Referenti >> rispose lei, << Oltre che lo zio di… >>. Si interruppe, come se avesse appena detto qualcosa di imbarazzante.

 

<< Non mi interessa di chi sia zio >> disse velocemente Xander, visto che tanto in realtà sapeva tutto, << Il problema è che ho una questione in sospeso con lui, e se mi vede rischio di rimanerci secco… Gioca in casa, e avrà i suoi scagnozzi ad aiutarlo. Se sa che sono qui, e che partecipo alla Mosca-Cherepova, me li sguinzaglierà dietro… >>. Le rivolse un’occhiata eloquente per farle capire che non c’era da scherzare.

 

Nina aveva gli occhi ridotti a fessure, più per la curiosità che per il sospetto, però. << Che genere di questione? >>.

 

<< Soldi e un’auto >> rispose Xander evasivo, << Niente che possa essere considerato grave, ma non posso farmi vedere da lui. Se vuoi essere la mia seconda pilota, dovrai sostituirmi quando ci sarà la possibilità che possa incontrarmi con lui… >>.

 

La faccia della russa sembrava insospettita, ma alla fine si aprì in un sorriso palesemente divertito.

 

<< Quanto mi piace questa storia… >> disse alla fine, eccitata, << Sì, ti aiuterò. Goryalef e la sua famiglia non mi sono mai andati a genio, quindi non ci sono problemi. Ah, a proposito… Non eri tu che volevi una prova della mia bravura al volante? >>.

 

Xander annuì.

 

<< Bene, allora ti aspetto domani sera >> disse Nina, << C’è una gara, e siamo entrambi iscritti… Vediamo se quando correrai contro di me dubiterai ancora delle mie capacità >>.

 

Nina sorrise, rivolgendogli un’occhiata molto, molto eloquente.

 

<< Però lasciami vincere >> aggiunse lei, alla fine.

 

Xander rise.

 

<< Che auto userai? >> domandò.

 

Nina sbattè le ciglia. << E’ una sorpresa… Dì un po’, che fine ha fatto la tua bella collanina? >>. Accennò al suo collo.

 

Xander portò istintivamente la mano al petto, anche se sapeva di non avere più il ciondolo di Irina e la sua fedina d’oro bianco. L’aveva tolta consapevolmente e dopo una lunga riflessione mentre tornava da Mosca, con la consapevolezza che se mai Irina lo fosse venuto a sapere, forse ci sarebbe rimasta male. Però lo faceva per la missione, non perché ce l’aveva con lei: visto che doveva gareggiare con Nina, era meglio che se la facesse amica, e lei doveva essere molto contenta nel credere che in qualche modo avesse troncato i suoi rapporti con quella che era la sua ragazza.

 

Assunse un’espressione infastidita, poi si produsse in un sorrisetto.

 

<< Non sono un tipo che la tira per le lunghe >> rispose, << A volte è meglio chiudere e andare avanti >>. Sorrise, gettandole un’occhiata che voleva dire tutto e niente.

 

La bocca contornata dal rossetto di Nina mostrò i suoi denti bianchissimi in tutto il loro splendore, segno che apprezzava la notizia, come si era aspettato. Qualcosa in fondo al suo cuore gli diceva che avrebbe dovuto sentirsi profondamente in colpa, ma qualcosa glielo impediva.

 

<< Anche io sono per le relazioni brevi ma intense >> ribatté la ragazza.<< Ma non disdegno nemmeno di essere una utile consolatrice… >>.

 

“Quanto è esplicita, questa ragazza… Non ci sono più abituato” pensò. Però doveva ammettere che era divertente avere a che fare con lei: aveva quel non so che di provocante che non vedeva da tempo. Irina non era così, e non voleva certo che lo fosse, ma quello era il genere di comportamento che induceva per forza al gioco…

 

<< Intanto vediamoci per la gara >> disse serafico, << Non ho detto di essere già disponibile… >>.

 

Nina scoppiò in una risata argentina, melodiosa come sapeva esserlo la sua voce. Si alzò, recuperando la sua costosissima borsetta, e gli rivolse un cenno di saluto.

 

<< D’accordo, americano >> disse, << Io però lo sono sempre, disponibile… >>. Ammiccò e se ne andò, lasciandolo a pagare il conto della loro consumazione.

 

Una volta fuori dal bar, Xander risalì sulla Porsche sgangherata, chiedendosi perché mai provasse quella strana simpatia nei confronti di Nina: aveva capito il genere di ragazza che era, Dimitri era stato molto esplicito, eppure era come se sotto sotto le perdonasse la sua debolezza, cioè quella di infilarsi nei letti dei ricconi russi. Forse in fondo non era poi nemmeno tanto vuota, magari nascondeva un carattere molto diverso da quello che mostrava alla gente… Di esempi ne aveva visti tanti, nella sua vita, Irina per prima.

 

Già, Irina…

 

Il suo breve soggiorno a Mosca non era andato come aveva sperato, a parte la breve parentesi finale: anche questa volta avevano discusso, in modo piuttosto nervoso, e non capitava mai così spesso. Di solito, se accadeva, era solo uno dei due ad arrabbiarsi, mentre l’altro cercava di mediare e nel giro di mezz’ora era di nuovo tutto a posto, perché erano grandi abbastanza da capire che non valeva la pena portare il muso per le sciocchezze su cui litigavano… Questa volta, invece, nessuno dei due aveva voluto abbandonare la propria posizione, nessuno dei due sembrava voler mediare, forse perché pensavano entrambi di essere nel giusto.

 

“Irina, io comincio a non riconoscerti più”.

 

La frase gli era uscita spontanea in quel momento di sconforto, ma sarebbe stata una bugia dire che non era così: davvero, certe volte non la riconosceva, non vedeva più l’Irina con cui era abituato a vivere, sempre pacata, dolce, tranquilla. Di solito si lasciava convincere, ragionava e arrivava alla sua stessa conclusione; questa volta, sembrava aver chiuso qualsiasi canale di comunicazione con lui. Sembrava un’altra, una sconosciuta.

 

“O forse in realtà sai bene chi è…”.

 

Fece una smorfia. No, si stava sbagliando, sapeva chi aveva di fronte: era l’Irina che aveva conosciuto due anni prima, Fenice, quella che lo aveva attratto con la sua aria irraggiungibile e misteriosa, forte, temibile, fragile e indifesa al tempo stesso. Era stato il suo sguardo, carico di tristezza ma anche di determinazione, a trafiggergli il cuore… Poi aveva scoperto la verità, e da quel momento aveva creduto che Fenice in realtà fosse solo una maschera dietro la quale Irina si barricava per non mostrare la vera se stessa. Ora, in quel momento, a quattro anni di distanza, si rendeva conto di aver sbagliato.

 

Fenice non era una maschera, era un pezzo di Irina che tornava a farsi vivo. Con tutto quello che comportava.

 

Forse, in tutta sincerità, ritrovare quell’Irina, quella che sfidava senza paura piloti molto più grandi di lei, lo spaventava un po’. Significava doverla conoscere di nuovo, significava scoprire che non era davvero quella con cui aveva vissuto per due anni…

 

Afferrò il cellulare per scacciare quei pensieri, e cercò velocemente il numero di White. Doveva fare in modo di avere la sua nuova auto il prima possibile, visto che doveva gareggiare di nuovo, e la Porsche non sembrava proprio in condizione di farlo.

 

<< Agente Went, qualche novità? >> fece White, dall’altra parte della linea.

 

<< No, nessuna, a parte che ho accettato la proposta della Kraracova >> rispose lui, << Mi farà da secondo pilota nella Mosca-Cherepova, e credo potrà darmi una notevole mano, visto che sembra conoscere bene la gente di qui… >>.

 

Sentì White produrre un grugnito. << Se lei la ritiene una buona idea… >> commentò, << Ma faccia attenzione, abbiamo fatto ricerche su di lei, ed è la figlia del Primo Ministro: avrà un sacco di gente a controllarla, e potrebbero mangiare la foglia… >>.

 

<< D’accordo, farò attenzione >> disse Xander, << Ma ho telefonato perché ho bisogno della mia auto il prima possibile, e domani sera ho una gara: la Porsche non ce la fa a farne un’altra >>.

 

<< Non credo che riusciremo a far arrivare la sua auto entro domani sera >> disse White, << Non può rimandare? >>.

 

<< Assolutamente no >>.

 

White sospirò. << Ok, Went, siccome sappiamo entrambi che i russi non le forniranno l’auto che vuole… >> disse, << Posso autorizzarla a entrare nel primo concessionario che trova e staccare un sostanzioso assegno a nostro nome per avere la sua auto, ma non mi faccia pentire di averlo fatto >>.

 

Xander sorrise. << Dipende… Posso entrare in qualsiasi concessionario? >> chiese, intendendo con “qualsiasi” uno di auto di lusso.

 

<< Quello che vuole, agente, ma veda di non esagerare >> rispose White, intuendo i suoi pensieri.

 

Xander ringraziò e poi lo salutò, chiudendo la telefonata. Mezz’ora dopo si fermava in quello che era un vero concessionario Ferrari, con tanto di F430 esposta all’entrata di un bel giallo canarino. Fu subito notato da un uomo in giacca e cravatta che non aspettava altro se non servire un nuovo facoltoso cliente. Lo lasciò camminare tranquillo nel locale, ammirando i diversi modelli in vendita, e soffermando lo sguardo su quello che poteva fare al caso suo: una 599 GTO, rosso fiammante con il tetto in color carbonio, una belva dalla potenza straordinaria, forse maggiore della sua 458 Italia.

 

Quando l’uomo notò il suo interesse verso l’auto esposta davanti alla vetrina, in bella mostra ma irraggiungibile per molti, si fece avanti, schiarendosi la voce. Xander lo guardò, e prima che iniziasse a parlare, disse: << Inglese, per favore >>.

 

L’uomo fece un sorrisetto, poi parlò con un accento russo molto spiccato: << Non siete di queste parti, immagino >>.

 

<< No >>. Xander scosse il capo, << Le specifiche tecniche di questa >> aggiunse, facendo un cenno verso la 599.

 

<< Motore v12, seimila di cilindrata, 661 cavalli… >> rispose il russo, compiaciuto, << Può interessarle? >>.

 

Xander sorrise. << Certamente… Andrebbe ad aggiungersi alla mia 458… D’accordo, la prendo >>.

 

Il sorriso dell’uomo si allargò ancora di più di fronte alla sua scelta rapida e decisa.

 

<< Se vuole accomodarsi… Le illustrerò le possibili personalizzazioni >>. Gli indicò una scrivania con due sedie, di fronte a una California azzurra.

 

Xander diede una pacca alla 599, sentendo il metallo freddo sotto le dita.

 

<< No, non credo lei abbia capito >> disse, << Io voglio proprio questa >>.

 

L’uomo lo guardò, forse senza capire per davvero. Xander tirò fuori il libretto degli assegni, un mezzo sorriso sul volto. Lo aprì e si impossessò di una delle penne poggiate sulla scrivania.

 

<< Quanto vuole? >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Allora… Anche questo capitolo poco significativo, ma prometto questo: il passato di Dimitri è ormai vicino. Vediamo come procede la storia, e quanto lunga diventa, ma presto saprete.

Per il resto, se volete lasciare qualche commento è bene accetto.

 

Elypar: Ciao! Non ti preoccupare se non riesci a recensire sempre, anche se lo fai ogni tanto a me fa piacere comunque. Credo che tu sia una delle poche che continua a tifare per Xander, perché mi pare di aver capito che il pensiero del momento è che Dimitri e Irina abbiano un “intreccio sentimentale”… Anche se devo dire che hai ragione: ne hanno davvero passate tante, e sarebbe un peccato che le loro strade si dividessero… Eh eh, poi ci si mette pure Nina, che gironzola come una gattina ed è chiaro il suo obiettivo sia Xander. La domanda è: chi dei due, tra Xander e Irina, cederà per primo? Mistero… Continua a seguirmi, e lo scoprirai! Un bacio!

 

Marty89: eh sì, i nostri due fidanzatini hanno problemi di comunicazione… Tuttavia non me la prenderei così tanto con Xander: un po’ viziato lo è, ma la sua presunzione deriva dal fatto che lui fa l’agente dell’F.B.I. da molto prima di Irina e quindi ha naturalmente più esperienza. Forse si sta comportando più come un papà che come un compagno, ma non lo fa con cattiveria, anche se è profondamente sbagliato. Lo capirà, prima o poi. Dimitri, sì, è sempre più affascinante… E la cosa preoccupata il nostro Xander, chiaramente… Si vedrà. Un bacione!

 

Smemo92: sì, volevo narrare il primo incontro tra lo Scorpione e il Mastino, per far capire che Dimitri non ha mai avuto paura di nessuno, né all’inizio ne alla fine. Aiuta a comprendere la personalità del russo che, diciamola tutta, comincia ad avere un certo fascino e anche Irina se ne inizia ad accorgere. Ed una delle preoccupazioni di Xander, cosa che lo rende particolarmente nervoso… Sono decisamente tutti abbastanza confusi. Compreso William, che però sarà il primo a schiarirsi le idee, vedrai. E non sarà per niente piacevole. Grazie per i complimenti e un bacione grande!

 

 

  
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