Capitolo XIX
Ore 10.30 –
Mosca, Casa di Dimitri
<< Quando si
svolgerà di preciso la Mosca-Cherepova? >>
chiese Irina, seduta al tavolo della cucina. Xander
stava in piedi vicino alla finestra, con le braccia incrociate, e guardava
Dimitri con gli occhi azzurri impassibili. Il russo aveva l’aria svogliata di
chi si trova nell’ultimo posto in cui vorrebbe stare.
<< Tre
settimane >> rispose con la voce strascicata, << Quattro al
massimo. Di solito dura tre giorni, i tre che precedono il Natale. Ma potrebbero anche decidere di farla slittare, in ogni
caso: sono le Sentinelle, e la stessa Lince, a decidere quando deve avere
luogo… >>.
Xander annuì, mentre
Irina si rendeva conto che mancavano almeno tre settimane alla gara: avevano ancora il tempo di mettersi d’accordo su tutto, ma
in special modo potevano prepararsi meglio di quando
aveva sperato.
<< Come si
svolge? >> chiese Xander.
<< Ci sono
tre tappe da mille chilometri circa ciascuna, ma possono comunque variare
>> spiegò Dimitri, rigido, << Al termine di ognuna si arriva a un
albergo o a un rifugio, si stila la classifica degli arrivi e si passa la notte
lì. Non sono permessi navigatori satellitari o cose del genere: all’inizio
della gara viene consegnata una cartina, uguale per
tutti, dove sono indicati i punti da raggiungere. Non sono ammessi trucchi né
scorciatoie, perché viene installato un trasmettitore
su ogni auto che consente di monitorare il percorso e i suoi piloti >>.
<< In poche parole
saremo controllati >> commentò Xander, a bassa
voce.
<< Vince chi
arriva primo alle tre tappe? >> domandò Irina.
Dimitri scosse il
capo. << No. Anche in questo caso sono le Sentinelle e la Lince a
decidere: minor tempo impiegato, percorso più breve, piazzamento all’arrivo.
Ogni gara è valutata con un parametro diverso >>.
<< Sembra
interessante… >> mormorò Xander. Sembrava
stesse rimuginando qualcosa.
Irina annuì. In
effetti, quella gara aveva l’aria di essere entusiasmante:
non si basava solo sulla velocità o la bravura al volante, ma anche
sull’intelligenza e la furbizia. Sicuramente sarebbe stato diverso da qualsiasi
altra competizione avesse mai preso parte, e si annunciava forse come la più
bella.
<< Che auto
userete? >> chiese Xander, rivolto a lei. Alla
parola “userete” la sua voce aveva avuto un’inflessione.
<< La Punto,
naturalmente >> rispose Irina, tranquilla, << O pensi
sia il caso di usare una delle tue? >>. Guardò Dimitri.
Il russo fece un
cenno di diniego. << No, siamo costretti comunque a usare la tua >>
rispose, << Sei tu che devi incontrare la Lince, io ti faccio
solo da secondo pilota. L’ideale sarebbe usare la mia Lancer,
ha la trazione integrale ed è più sicura sul ghiaccio… Tu hai intenzione di
usare quel rottame? >> aggiunse alla fine, guardando Xander.
<< Non
sarebbe un rottame se i tuoi connazionali mi fornissero un meccanico >>
ribatté lui, arrabbiato, << Cercherò di farmi dare un’auto adatta… Hai
qualche consiglio? >>. Era palesemente ironico.
Dimitri il tono
risentito di Xander, segno che non aveva voglia di
discutere più di tanto con lui, e Irina si ritrovò a pensare di volerlo
ringraziare: non poteva passare tutto il tempo a cercare di calmare i loro
animi.
<< Chi è il
tuo secondo pilota? >> chiese il russo, a dir la
verità poco interessato.
<< Non so se
la conosci… >> rispose Xander, e Irina colse
una strana nota di disagio, nella sua voce, << Nina Kraracova
>>.
La faccia di
Dimitri rimase di ghiaccio, ma Irina si accorse di un
impercettibile mutamento nella linea della sua bocca: un velato, invisibile
sorrisetto. Ormai che lo conosceva, le era chiaro: sapeva benissimo di chi si
stava parlando, a differenza di lei.
<< Lo
conosci? >> domandò Irina, interessata.
<<
Dimenticavo che San Pietroburgo è zona sua… >> mormorò Dimitri, quasi a sé stesso, << Avrei dovuto immaginare che fosse stata
lei, a farti partecipare… Sì, la conosco. Con lei non avrai problemi a vincere…
>>.
Irina studiò la sua
espressione, notando che sembrava divertito, e la sua voce era velata di ironia. Non capì perché aveva usato quel tono.
<< Sai
qualcosa di lei? >> chiese, per indagare su quella misteriosa ragazza.
<< Niente che
sia importante >> ribattè Dimitri, secco,
<< La conoscono un po’ tutti… Ha fatto il giro dei letti di metà della nostra città. L’altra metà non era di suo gradimento…
Una troia >>.
Irina sussultò di
fronte al tono sprezzante e pieno di odio con cui pronunciò quella parola,
nemmeno si trattasse della persona più subdola della terra. Doveva pensare
davvero quello che aveva detto…
Un attimo dopo
collegò la sua frase con quello che aveva saputo nelle ultime ore, e cioè che
avrebbe fatto la seconda pilota di Xander,
e le venne naturale rivolgere lo sguardo verso di lui. Il suo cervello iniziò a
lavorare su uno scenario che, per quanto lei fosse tollerante e poco
possessiva, non le andava assolutamente a genio. E il dubbio in cui stava in
quel momento non la aiutava a tranquillizzarsi di certo. Xander
scosse le spalle con noncuranza, come a voler sorvolare su quel commento, ma le
rivolse uno sguardo che diceva: “Poi ne parliamo”. Irina tacque e cercò di
scacciare dalla mente i cattivi pensieri, per concentrarsi sulla missione.
<< Piuttosto,
credo sia meglio decidere chi di noi debba vincere >> disse lui.
Dimitri gli gettò
un’occhiata quasi irritata.
<< Perché, tu
credi che sia facile vincere? >> domandò, canzonatorio.
Irina notò
l’occhiata di fuoco di Xander, e pregò che non
litigassero: chissà perché le era appena venuta in mente la sera al Black Diamond e Dimitri sul ring…
Non che dubitasse di Xander, ma non era certa che in
uno scontro fisico avesse la meglio.
<< Vincerà
chi lo merita >> disse lei, per porre fine alla questione.
<< Già
arrivare alla fine della Mosca-Cherepova non è una
cosa semplice >> intervenne Dimitri, << Figuriamoci vincere. Le
regole sono ferree: l’auto non può essere cambiata né modificata durante il
tracciato, nemmeno in caso di gusto. I rifornimenti non sono liberi,
ma vincolati alle stazioni che verranno designate. Il clima è rigido, si
rischia di rimanere a piedi per un errore piccolissimo. Ci si può perdere. E si
può anche morire, se è per questo >>. Incrociò le braccia, quasi
compiaciuto dell’ultimo possibile evento che aveva menzionato.
Irina rimase in
silenzio; Xander non fece una piega.
<< In ogni
caso, siamo tenuti a partecipare >> disse, minaccioso, << E se uno
di noi due riesce a vincere, è sicuramente meglio
>>.
Irina fiutò la
tensione di Xander in quel momento: era chiaro,
voleva essere lui ad avere la possibilità di incontrare la Lince e di portare
avanti la missione, primo perché molto probabilmente
riteneva tutto troppo pericoloso per lei, secondo perché non si sarebbe
lasciato battere in una situazione del genere, né da lei né da nessun altro.
<< Xander… >> disse, cauta, << Io credo che sia
meglio non pianificare niente… Vincerà chi deve vincere
>>.
Si guardarono negli
occhi per un momento, e Irina si sentì stranamente in colpa. Sentiva di aver
fatto qualcosa di molto subdolo e meschino nei suoi confronti, ma sapeva che
forse era la scelta migliore: se non avessero deciso a priori, Xander avrebbe avuto l’illusione di poter vincere, cosa che
era molto probabile, ma nemmeno lei non aveva la certezza di perdere. La
“titolare” della missione era lei, e spettava a lei andare avanti, anche perché
era quella che aveva più possibilità di incontrare la Lince, ma non poteva
sbatterlo in faccia a Xander in quel modo: non
l’avrebbe presa bene, e non voleva ferirlo. E soprattutto, non voleva litigare
di nuovo.
<< McDonall… >> iniziò lui, incerto.
<< McDonall ci darà la sua opinione >> disse Irina,
<< Gli chiederemo se per lui va bene, o se preferisce che tra noi due uno
abbia la precedenza. Credimi, è meglio così. Oltretutto, sarebbe sospetto se ci
ritrovassimo in un testa a testa e uno dei due
lasciasse vincere l’altro, soprattutto quando faremo finta di non conoscerci
>>.
Xander sembrò colpito
dalla sua frase, come se non si aspettasse un ragionamento del genere da lei.
Da vera agente.
Irina sorrise, per
fargli capire che era serena, nel fare la sua proposta, ma in realtà qualcosa
dentro di lei strideva in maniera sinistra… Sentiva che quella era la decisione
migliore, che anche lei aveva diritto ad aspirare alla vittoria quanto lui, ma nel contempo pensava di avergli fatto quasi un torto…
<< Ragiono
sempre più come un’agente dell’F.B.I., vero? >>
chiese, fintamente divertita.
Xander annuì, e Dimitri
sembrò pensare lo stesso. Nessuno dei due si accorse però che il sorriso le era
morto sulle labbra velocemente come era nato.
<< Bene
>> fece Xander, sedendosi al tavolo, <<
Quindi abbiamo tre settimane di attesa davanti. Cosa farete, nel frattempo? >>.
<< Ci
prepareremo per la gara >> rispose rapidamente Dimitri.
<< Per tutto
questo tempo? >> domandò Irina, stupita. Tre settimane a preparare solo
la gara, per quando difficile fosse, le sembravano un po’ eccessive, ora.
Il russo fece una
smorfia.
<< Dobbiamo
preparare l’auto, e ciò significa controllare tutto, dal motore ai bulloni
delle ruote >> disse, seccato, << E cambiare tutto quello che è
necessario, anche perché dopo non sarà più possibile. Poi c’è la parte
migliore: dobbiamo sapere chi ci troveremo contro, e farci amico qualcuno che
potrebbe tornarci utile, oltre che cercare di sapere qualcosa in anticipo sulla
gara >>. Lanciò un’occhiata eloquente a Irina, come a dire che lei sapeva
che c’era dell’altro che li avrebbe tenuti occupati per tre settimane: Vladimir
Buinov.
Irina si diede
dell’idiota e rimase in silenzio.
<< Vuoi dire
che c’è la possibilità che qualcuno sappia in anticipo qualcosa sulla gara?
>> fece Xander, dubbioso.
<< Certo…
Sicuramente qualcuno dei Referenti si farà scappare qualcosa, che sia di
proposito o ingenuamente >> rispose Dimitri, << E’ sempre successo,
succederà anche questa volta >>.
Dallo sguardo del
russo, Irina capì che aveva in mente qualcosa, ma non fece domande.
<< D’accordo
>>. Anche Xander sembrava insospettito. Guardò
Irina. << Chi ti guarderà l’auto? >>.
<< Bé,
pensavo… >> iniziò lei.
<< Io
>> la interruppe Dimitri, << Ci penso io alla macchina >>.
Xander sembrò
infastidito. << Non credo che tu possa definirti un meccanico… >>
disse.
Dimitri gli gettò
un’occhiataccia.
<< Intanto io
non ho mi sono mai fatto preparare le auto da una squadra di meccanici, come
fai tu >> ribatté. << Nemmeno ai tempi della Black
List >>.
Irina si tese come
una molla, innervosita.
“Ma allora lo fanno apposta a
provocarsi in continuazione! Ma non possono comportarsi come
due adulti?”.
Prima che Xander potesse ribattere qualcosa, si alzò in piedi e lo
afferrò per un braccio.
<< Senti,
telefoniamo a McDonall e parliamo con lui >>
disse, per riconciliare la situazione, << Così ci togliamo tutti i
problemi, ok? Per me va bene se Dimitri vuole occuparsi della mia macchina, non
ci sono problemi, ma se lui pensa sia meglio di no, troviamo qualcun altro.
Andiamo a prendere il portatile, vieni >>.
Lo trascinò nella
sua stanza, lasciando Dimitri per qualche momento da solo a sbollire la sua
irritazione. In effetti, anche lei era infastidita dal comportamento dei due, e
non vedeva l’ora che la smettessero e che quella riunione finisse.
<< Cos’è
questa storia che ti fa pure da meccanico? >> chiese Xander,
guardandola frugare sotto il letto, appena furono nella sua stanza.
Irina alzò gli
occhi al cielo.
<< Non mi
sembra che possa essere così pericoloso che metta le mani nella mia auto, visto che ci salirà anche lui >> ribatté lei, <<
E comunque ne parliamo con McDonall… Tu puoi farmi un
favore? La smetti di provocarlo, visto che già lui non è un tipo
particolarmente affabile? >>.
Xander sembrò sbalordito
dalle sue parole.
<< E io adesso dovrei adattarmi a lui? >> fece,
incredulo.
Irina tirò fuori il
pc portatile, rivolgendogli un’occhiata di fuoco.
<< Sì
>> ribatté, secca, << Visto che io sto
cercando di adattarmi a voi due. Andiamo, per favore >>.
Tornò in soggiorno
e nel giro di qualche minuto preparò la postazione per la
video conferenza, sotto lo sguardo di Xander e
Dimitri che avevano smesso di parlarsi. Una volta che McDonall
fu pronto ad ascoltarli, Irina gli spiegò rapidamente qual’era
la questione, e attesero che arrivasse anche White prima di decidere.
<< Per quanto
riguarda la gara >> disse il Vicepresidente, serio, << Ritengo che
l’idea di Irina sia la migliore: andrà come deve andare.
Date il vostro meglio e chi deve vincere vincerà.
Anche se devo essere sincero che sarà un problema, se a vincere sarà lei,
agente Went: mi sembra molto difficile che passi
inosservato a Boris Goryalef, in quel caso. Ma è un
problema che affronteremo quando si verificherà…
>>.
Irina ebbe la netta
impressione però che McDonall si augurasse di non
doversi trovare in quella situazione… Possibile che confidasse nella sua, di
vittoria?
<< Possiamo
sempre arrestare Boris prima del termine della gara >> ribatté Xander, << Su di lui abbiamo abbastanza informazioni
da inchiodarlo in cella per il resto della sua vita… Anche se so che potrebbe
essere controproducente >>.
<< Infatti
>> convenne White, che stava di fianco a McDonall,
<< Per il momento, lasciamo le cose come stanno.
Vogliamo la Lince, prima di tutti. Le faremo arrivare un’auto adatta, visto che i russi sembrano carenti, da quel punto di vista…
>>.
Xander sorrise alla
notizia.
<< Bene, mi
fa piacere >>.
<< Quanto
alla tua macchina… >> iniziò McDonall,
guardando Irina, << So che hai sempre avuto il tuo amico Maximilian come meccanico, ma
credo che in questo caso tu non possa avvalerti di lui >>. Sorrise.
<< Possiamo fornirti un team di esperti, pronto a fare tutte le modifiche
necessarie, oppure puoi indicarci qualcuno di cui ti fidi abbastanza… Dimitri,
so che ti sei offerto per fare da meccanico. Credi di averne le competenze?
>>.
<< Ne so
abbastanza per fare le modifiche necessarie >>
rispose, << E in ogni caso qui c’è un tipo italiano che può fornirci i
pezzi migliori in caso di bisogno, oltre che di un’eventuale consulenza. E poi
sarebbe più verosimile che di questo si occupassero dei piloti clandestini,
come si aspettano tutti >>. Scoccò un’occhiata a Xander.
<< Irina?
>> fece interrogativo McDonall.
<< Per me va
bene >> rispose lei. Sentì Xander tendersi come
una molla per contenere il disappunto.
<< D’accordo.
Allora questo è tutto >> fece il Vicepresidente, poi qualcuno entrò nel
campo visivo e gli sussurrò qualcosa nell’orecchio. Lui annuì, preoccupato, e
aggiunse: << Sono costretto a lasciarvi, ho
un’emergenza. Ci sentiamo al più presto per gli aggiornamenti >>.
La video conferenza
venne chiusa, e Irina rimase a guardare lo schermo nero, in pensiero. McDonall le aveva dato ragione su tutti i fronti, e sapeva
che Xander doveva esserci rimasto male: molto
probabilmente non se lo era aspettato. Lo guardò, ma lui non sembrava
particolarmente sorpreso per come erano andate le
cose.
<< Sembra che
io stia passando decisamente in secondo piano…
>> mormorò, divertito.
Irina tirò un sospiro di sollievo: forse non si era offeso.
<< Pensi di
riuscire a ottenere qualche informazione? >> domandò Irina, <<
Riguardo alla gara >>.
Xander sogghignò, come se
stesse pensando a qualcosa di molto divertente.
<< Credo di
sì… >> disse, << Credo proprio di sì… >>.
Ore 11.00 –
Londra
William girò il
contenuto del suo bicchiere, pensieroso. Era seduto nell’enorme soggiorno di
casa di Richard, davanti a un camino acceso e con la pioggia che scrosciava
oltre le finestre oscurate dalle tende. Il Lord e Daniel erano seduti di fronte
a lui, il tavolino di pregiato vetro a separarli, l’ambiente reso quasi
ovattato dal mobilio importante.
<< Quindi l’F.B.I. mi sta cercando… >> disse lentamente, quasi a
se stesso, << Mi sta cercando, ma non lo vuole far sapere in giro…
>>.
<< Mio
fratello ha detto che è stata diramata l’allerta a tutti i
dipartimenti di polizia degli Stati Uniti, e che hanno chiesto la
collaborazione degli sbirri europei >> disse Richard, << Quindi è
sicuro che ti staranno alle calcagna, appena sapranno dove sei… Per il momento
però il tuo travestimento ha funzionato >>.
William si accese
una sigaretta, continuando a far lavorare il cervello.
Went non era stato
messo sulle sue tracce, quindi era chiaro che non sapeva della sua fuga: se mai
fosse venuto a conoscenza del fatto che era di nuovo
in libertà, sarebbe stato il primo a cercare di riacciuffarlo. E questo lo
insospettiva molto…
<< Di Dimitri
sai qualcosa? >> chiese.
Richard si versò un
altro po’ di liquore, mentre Daniel sembrava distratto da uno strano
soprammobile a forma di cavallo.
<< Anche per
lui è stata diramata un’allerta, ma solo a livello nazionale >> rispose,
<< Forse pensano che non riesca a lasciare gli Stati Uniti, come hai
fatto tu. Oppure non lo ritengono abbastanza pericoloso… >>.
William scosse il
capo. No, non credeva a nessuna delle due ipotesi: Dimitri era pericoloso, e
sicuramente aveva già lasciato gli Stati Uniti. Poteva scommettere che si
trovava già in Russia, sotto la protezione di suo zio Boris…
Non sapeva se i
russi erano al corrente del fatto che era stato lo
stesso Dimitri a tradirlo e farlo rinchiudere in carcere, quindi non poteva
dire se lo stavano aiutando consapevolmente oppure no. Poteva telefonare a
Boris e chiedergli se l’ex Mastino era lì, ma avrebbe potuto metterlo in
allarme, ed era sicuro che i russi tra lui e Dimitri avrebbero
certo favorito Dimitri, anche se lo aveva tradito.
<< Questa
storia non mi piace >> disse, << Ho bisogno di qualcuno che abbia
contatti stabili con Mosca e i suoi abitanti… Devo sapere cosa sta succedendo
da quelle parti >>.
Richard sembrò
pensarci un momento.
<< Posso
chiedere a un mio vecchio amico >> rispose alla fine, << Spesso va
in Russia per trattare alcuni carichi di armi che fa importare illegalmente da
Mosca… Potrebbe sapere qualcosa >>.
William annuì,
scrollando la sigaretta nel posacenere di cristallo.
<< Bene,
voglio incontrarlo il più presto possibile >> disse, << Poi mi
serve un hacker, il migliore che hai. Deve trovare
Irina >>.
Richard sembrò a
disagio, e Daniel lasciò perdere il soprammobile, le
orecchie dritte.
<< Forse non
è una buona idea… >> iniziò l’inglese, che molto probabilmente sapeva la
storia per intero, e altrettanto bene conosceva i problemi che Fenice gli aveva
creato.
William lo zittì,
notando che Daniel sembrava interessato: non sapeva che era stata Irina a
tradirlo, quella che lui aveva sempre sbandierato come la sua ragazza, e lui
non ci teneva ancora a farglielo sapere. Finchè lui
stesso non avesse deciso il destino di Fenice, Irina doveva rimanere un’entità
sconosciuta e velata di mistero, come era sempre stata
per tutti.
<< ‘Sta zitto e cercami quell’hacker >> ringhiò,
<< Nel frattempo io mi trovo un’auto. Cos’hai in
garage? >>.
Richard cambiò
immediatamente espressione. << Ehi, non ti puoi fregare una delle mie
macchine! >> protestò, al pensiero di veder ridotta la sua adorata
collezione di Aston Martin.
William si alzò,
innervosito per la faccenda di Irina. Non amava usare auto che non erano sue, o che non considerava tali, ma in quella
circostanza era una delle poche alternative che aveva, e provvisoriamente
poteva accontentarsi.
<< Dammi le chiavi.
Se trovo qualcosa di mio gusto, lo prenderò in prestito >> disse,
leggermente più conciliante, << E se sarò contento di come mi hai
aiutato, te lo restituirò anche >>. Ghignò, per suggellare le sue parole.
Sapeva che,
nonostante non avesse più il potere di una volta, Richard aveva sempre un certo
timore, nei suoi confronti. Ma chi non ne aveva, in
fondo, soprattutto ora che stava dimostrando che nemmeno una cella di massima
sicurezza poteva fermarlo? Non gli avrebbe rifiutato un favore, un po’ perché
comunque i loro rapporti erano sempre stati buoni, e un po’ perché l’inglese
doveva avere anche un po’ di paura: era ben conscio che la strage dei narcos messicani era opera sua.
Richard sbuffò, poi
gli tese un mazzo di chiavi e gli fece cenno di andare, e forse per dissimulare
il suo palese nervosismo di verso un bicchiere di liquore e iniziò a
sorseggiarlo. Mentre uscivano dalla stanza, gli rivolse un’ultima occhiata.
<< Visto che ti sto dando una mano, lasciami almeno la One-77
>> disse, funereo.
William fece un
sorrisetto, ma lo lasciò nel dubbio. Quell’auto non doveva essere male, e doveva essere anche piuttosto costosa… Avrebbe deciso una
volta in garage.
Mentre
attraversavano i sontuosi corridoi della villa, Daniel gli stava dietro come un
cane da guardia, nemmeno lo stesse scortando. William
non si era ancora pentito di averlo portato con sé, nonostante questo avesse
raddoppiato i costi per la fuga: fino a quel momento aveva dimostrato di stare
ai patti, e anche in Messico, quando gli aveva ordinato di fare fuori un paio
di suoi vecchi amici, aveva svolto tutto in fretta e come piaceva a lui. In
più, non faceva troppe domande. Nonostante tutto, però, sapeva che prima o poi si sarebbe liberato anche di lui, una volta
chiarito qual’era il suo piano definitivo.
Arrivati davanti
alla porta del garage, Daniel si schiarì la voce mentre lui infilava le chiavi
nella toppa, poi disse, cauto: << Mi è parso di capire che i tuoi amici
non siano molto contenti di rivedere la tua ragazza… >>.
William aprì la
porta, mentre sentiva una punta di irritazione
portarlo a fare un’altra smorfia. Non lo guardò, mentre rispondeva con voce
neutra, ma passò in rassegna le Aston Martin
parcheggiate nel locale ben illuminato dai neon.
<< Irina è
sempre stata molto pericolosa. Molto più di quanto tutti si aspettavano.
Nessuno l’ha mai vista di buon occhio, perché odiavano il
fatto che una ragazza fosse molto più forte di loro… La temevano, in
qualche modo >>. Sorrise al pensiero: una ragazza che faceva paura, che
metteva soggezione negli altri era perfetta per lui, soprattutto perché lui era
l’unico che poteva tenerla a bada. Aveva sempre pensato quello, da quando
l’aveva vista scalare la Black List.
<< E quel Went? >> fece Daniel. Voleva apparire disinteressato,
ma non ci riuscì.
<< Quel Went presto pagherà per quello che è riuscito a fare
>> rispose ringhiando. << Lui e la sua Ferrari 458 >>.
Daniel non aggiunse
altro, segno che era abbastanza soddisfatto dalla risposta. William gli gettò
un’occhiata, irritato ma conscio del fatto che Daniel stava intuendo che il
rapporto tra lui e la sua Fenice non era idilliaco come lui lo voleva
dipingere. Alla fine non gliene fregava nulla di quello che pensava o che
avrebbe pensato, ma preferiva tenere per sé la loro
tormentata storia.
Passò in rassegna
le auto che risplendevano sotto i neon, cercando qualcosa che gli piacesse.
Tutte Aston Martin, come c’era da aspettarsi da
Richard: una DBS rossa, una Vanquish argentata, una
DB9 blu… C’era anche una Rapide nuova nuova,
nero petrolio. E in un angolo la One-77, che doveva
essere il suo ultimo acquisto, azzurro metallizzato, dallo strano taglio dei
fari e dal costo decisamente spropositato. In più, una Bentley Continental GT
che stonava con il resto ma che comunque faceva la sua bella figura.
<< Cristo Santo, ma questo quanti soldi ha? >> fece Daniel,
passando una mano sulla carrozzeria della DBS.
William ghignò,
avvicinandosi alla One-77 per esaminarla da vicino.
<< Non hai mai visto il mio, di garage >> disse, << Avevo Lamborghini,
Porsche, Mercedes, BMW… Una Pagani Zonda, anche. Ma forse non sai nemmeno che
macchina è… >> aggiunse all’ultimo, fintamente sprezzante. Era una mezza
vendetta per le domande di prima.
Daniel lo guardò
male.
<< L’ho vista
in foto, una volta >> ribatté, << Immagino fosse quella distrutta
che campeggiava sui giornali il giorno della tua cattura… >>.
William cambiò
espressione, irritato al pensiero della bruciante sconfitta subita a opera di Went.
<< Sì, era
quella… >> ringhiò, << E verrà sostituita
al più presto da una Bugatti Veyron… >>.
Daniel strabuzzò
gli occhi. << Ma cosa più di due milioni di
euro! >>.
William sorrise,
mentre per un attimo pensò di prendere per davvero la One-77,
lasciando Richard a bocca asciutta. Poi decise che si sarebbe accontentato
della Vanquish argentata.
<< Infatti non la comprerò >> disse, raggiungendo l’auto
prescelta per salire a bordo, << Da questo momento in poi, hai l’incarico
di trovare una Bugatti Veyron… Io mi occuperò di
fargli cambiare proprietario >>.
Ore 10.00 –
Mosca, Casa di Dimitri
<< Mi
raccomando, fai il bravo e non cacciarti nei guai >> disse Irina con tono
affettuoso a Xander, mentre gli dava l’ultimo saluto
prima di lasciarlo salire in auto, in garage, << Quando arrivi mandami un
messaggio, se puoi >>.
<<
E tu non fare troppo la furbetta in mezzo a questi russi >> ribattè Xander, cingendole la
vita con le mani, << Vedrò di fare un altro salto prima della Mosca-Cherepova >>.
Se quella non fosse
stata l’ultima volta che lo vedeva con sicurezza prima della gara, Irina si
sarebbe lasciata andare a uno sbuffo di disapprovazione, ma si trattenne. Non
c’era verso di farglielo capire: l’avrebbe sempre trattata come una bambina.
<< Ok… Però
non ti preoccupare per me, sto bene, come vedi >> disse lei, << E
non penso ci sia bisogno che tu venga. Anche se
preferisco averti qui, che tra le mani di quella Nina… >>. Sorrise.
Avevano lasciato in
sospeso il discorso relativo alla russa, perché alla
fine Irina non aveva avuto il coraggio di affrontarlo, e lui forse nemmeno. In
più, sentiva che quello sarebbe stato un terreno piuttosto insidioso, e non
voleva correre il rischio di un’altra lite. Ora, però, che Xander
era in partenza, capì che era meglio togliere ogni dubbio e mettere in chiaro
le cose.
<< Xander… >> disse piano, mentre la stringeva tra le
braccia, << Senti, riguardo a quella ragazza… >>.
Lui sembrò
percepire la sua preoccupazione, e apparve divertito.
<< Quella
Nina non vale nemmeno la metà di quando vali tu
>> disse.
<< Non è
quello… >> sussurrò Irina, fissando la sua spalla, senza avere il
coraggio di guardarlo negli occhi, << Fino a oggi non ci avevo mai
pensato, ma mi sembra logico credere che non sia la prima ragazza con cui hai a
che fare in missione… >>.
<< Cosa vuoi dire? >> domandò Xander, ma Irina era sicura
che avesse capito benissimo cosa intendeva: voleva solo un po’ prenderla in
giro.
<< Non sono
stupida >> ribatté, << E sai cosa voglio dire. Non mi impiccio nel tuo lavoro, non l’ho mai fatto, ma… ma se…
se devi andare a letto con qualcuna che non sia io, vorrei solo saperlo prima e
direttamente da te, ok? >>. Non c’era accusa nella sua voce, ne rabbia, ma solo un po’ di imbarazzo e timore: ci aveva
pensato e ripensato, e aveva capito che doveva farsene una ragione se mai fosse
accaduto. Chiedeva solo di essere messa al corrente,
nient’altro.
Xander le alzò il viso e
le stampò un bacio sulle labbra, prima di soffiarle in faccia un “Ti amo”
sussurrato così bene che le fece venire i brividi.
<< Non è mai
successo, e non succederà mai, ok? >> aggiunse,
stringendola tra le braccia come se non la vedesse da anni, << Secondo te
perché quando ci vediamo non faccio altro che
mangiarti con gli occhi, e non solo con quelli? >>.
Irina sorrise e lui
fece altrettanto. In un attimo, tutta la sua paura era svanita e si chiese
perché mai gli fossero venuti in mente certi pensieri… Gli stampò un altro
bacio, poi lui la lasciò andare e salì sulla Porsche, sotto la luce dei neon
del garage.
<< Ci vediamo
presto >> disse, afferrando il volante.
Irina si abbassò,
appoggiando le mani sulla portiera.
<< Fai buon
viaggio >>.
Xander annuì e partì
lentamente, raggiungendo la rampa che portava di sopra. Irina lo guardò andare
via con un po’ di tristezza, ma non potè fare a meno
di pensare che anche quella era andata: Xander e
Dimitri avevano convissuto senza arrivare a litigare, anche se il disprezzo
reciproco era stato palese per tutto il tempo. Il russo non era venuto nemmeno
a salutarlo, e Irina non lo biasimò: Xander lo
additava sempre come un possibile traditore, mentre lui si stava dando da fare
ad aiutarla.
Era strano
pensarlo, ma si rendeva conto che solo al momento dell’addio il loro rapporto
le era sembrato quello di sempre. Per tutto il soggiorno di Xander, l’atmosfera era stata impercettibilmente ma
chiaramente diversa…
Si voltò di scatto
quando sentì qualcuno entrare nel garage, e vide Dimitri aggirarsi con aria
funerea tra le sue auto. Niente saluti per Xander, da parte sua, forse perché si erano già detti
quello che avevano da dirsi nel loro breve incontro “privato” di mezz’ora
prima. La guardò e disse: << Devo vedere la tua macchina >>.
Irina annuì e si
avvicinò alla Punto, parcheggiata nello spazio vuoto, e disattivò la chiusura
centralizzata.
<< Che cosa
dobbiamo cambiare? >> chiese.
<< Ora
vedremo… Apri il cofano >>.
Irina aprì il
cofano, lasciando libero il motore della Punto, che in realtà era quello di una M3, come ricordava la scritta cromata. Guardò
Dimitri abbassarsi per esaminare i componenti,
controllare il livello dell’olio e lo stato delle candele, cose che lei sapeva
fare benissimo. Aggrottò la fronte quando vide che tutta la lamiera interna era
stata modificata per ospitare un motore diverso dall’originale.
<< Mi ero
sempre chiesto come diavolo avevi fatto a rimetterla
in strada dopo che Challagher te l’aveva bruciata
>> mormorò, << Il motore di una M3… >>. Forse stava quasi
ridendo, non riusciva a capirlo perché non vedeva la sua faccia. << E’
stata un’idea del tuo meccanico? >>.
<< No, l’idea
è stata mia >> rispose Irina, << Lui si è solo occupato della parte
tecnica. Anche se prima mi aveva dato della pazza >>.
Dimitri si voltò a
guardarla per un momento, ma non disse niente. Anche questa volta, sul suo volto
balenò l’ombra di un sorriso.
<< Ha fatto
un ottimo lavoro >> ammise, << La struttura avrebbe potuto cedere,
ma vedo che è tutto in ottimo stato… >>.
Irina sorrise al
pensiero della faccia di Max due anni prima, quando lo aveva costretto a quella
follia. Ora non se ne pentiva.
<< Però ci sono delle cose da modificare >> aggiunse
Dimitri.
<< Cosa?
>>.
<< I liquidi
>> rispose il russo, << Vanno bene per le
temperature fredde, ma ne conosco un tipo che è più indicato. E le gomme… Credo
siano meglio quelle chiodate, ma ci conviene aspettare di sapere qualcosa sul
tracciato… >>. Sembrava parlare più con se stesso, che con lei, a dir la verità.
<< Hai detto
che potrebbe trapelare qualcosa sulla gara >> disse Irina, ricordando il
discorso del giorno prima, << Cosa intendevi?
Qualcuno potrebbe anticiparci qualcosa? >>.
Dimitri si alzò e
la guardò: aveva l’aria divertita, anche se si intravedeva
appena.
<< Tutti
fanno finta di non sapere nulla, all’inizio della gara >> disse, <<
Ma in realtà non c’è mai nessuno che parte completamente impreparato. Dipende
solo chi si conosce e quanti soldi si hanno a disposizione, o di che capacità
persuasiva si è dotati… Potremmo anche riuscire a ottenere la mappa completa
del percorso, se volessimo >>. Incrociò le braccia, ora serio.
<< E questo
grazie alla tua influenza, immagino >> ribatté
Irina con un mezzo sorriso.
Gli occhi di
Dimitri brillarono. << Forse… Devo prima parlare con Boris>>
rispose, << Le regole più o meno sono sempre le
stesse, ma voglio essere sicuro dei vincoli a cui saremo sottoposti >>.
Irina annuì. Aveva
la strana impressione che ci fosse qualcosa di diverso, in Dimitri… Forse il
fatto che Xander se ne fosse andato lo rendeva meno
nervoso.
<< Ci daremo
il cambio alla guida? >> chiese.
<< Per quanto
io non abbia mai guidato un’utilitaria italiana, sì
>> rispose Dimitri, con una punta di disprezzo verso la Punto. Irina
ritirò immediatamente il suo pensiero precedente.
<< Non è
un’utilitaria >> ribatté, infastidita, << E stai
tranquillo che nemmeno lei è contenta di farsi guidare da te… >>.
Dimitri si girò di
nuovo a guardarla, ma nei suoi occhi non c’era rabbia per il
fatto che gli aveva risposto in malo modo: sembrava profondamente e
inspiegabilmente divertito dal suo tono.
<< Cosa c’è?
>> chiese bruscamente Irina quando si accorse con un pizzico di
apprensione che il russo non le staccava gli occhi di dosso, e sembrava quasi
trapassarla da parte a parte. Per un attimo le ricordò William.
<< Non sei
quella che ricordo, Fenice >> disse alla fine, e sembrava serio.
Irina rimase
interdetta per un momento, studiando la sua espressione. Si chiese che ricordo
potesse mai avere di lei, stupida ragazzina alla mercé di Challagher.
<< Nemmeno
tu, Dimitri >> soffiò in risposta, capendo
all’istante che si erano conosciuti davvero solo in quell’ultimo periodo.
Lui sembrò pensare
la stessa cosa, ma si limitò a dire: << Metti in moto, andiamo da Dan
>>.
Ore 16.00 –
San Pietroburgo
<<
Bentornato, Mark >> disse con tono suadente Nina, mentre sedevano allo
stesso bar nel quale si erano incontrati l’ultima volta, << Come è andato il tuo viaggetto? >>. I suoi soliti
capelli boccolosi erano lisci, quel giorno.
Xander si strinse nelle
spalle, fintamente noncurante, gettando uno sguardo alla sua tazzina di caffè
vuota.
<< Bene
>> rispose, << Ho trovato un’auto che fa al caso mio, quindi per la
gara non dovrei avere problemi >>.
Nina sorrise.
<< Hai pensato a quello che ti ho detto? >> chiese, << Al
fatto di essere la tua seconda pilota? >>. Le sue unghie smaltate che
ticchettarono sul tavolo.
Xander annuì. Certo che
ci aveva pensato, soprattutto nel momento in cui era venuto a
conoscenza del fatto che Dimitri sarebbe stato il secondo pilota di
Irina… E un piano si era formato nella sua mente mentre tornava da Mosca, lungo
l’autostrada fredda e deserta.
<< Sì, ci ho
pensato >> rispose, << Ma io ho un problema, e per
poter partecipare alla Mosca-Cherepova devo
risolverlo >>.
Nina assunse
un’espressione interessata, appoggiando il mento sulla mano ingioiellata e
puntando i suoi occhi azzurri sul suo volto.
<< Di cosa si
tratta? >>.
Era da folli, lo
sapeva, ma non aveva un altro piano per partecipare alla gara e garantirsi un
minimo di copertura: non aveva parlato ancora con nessuno della sua idea, ma
sentiva che era l’alternativa migliore. Sperava solo
che la bionda ci cascasse e non facesse troppe domande.
<< Conosci
Boris Goryalef? >> chiese lui.
Nina diventò ancora
più interessata, mostrando un luccichio negli occhi.
<< Certo… E’
uno dei Referenti >> rispose lei, << Oltre che lo zio di… >>.
Si interruppe, come se avesse appena detto qualcosa di
imbarazzante.
<< Non mi interessa di chi sia zio >> disse velocemente Xander, visto che tanto in realtà sapeva tutto, << Il
problema è che ho una questione in sospeso con lui, e se mi vede rischio di
rimanerci secco… Gioca in casa, e avrà i suoi scagnozzi ad aiutarlo. Se sa che
sono qui, e che partecipo alla Mosca-Cherepova, me li
sguinzaglierà dietro… >>. Le rivolse un’occhiata eloquente per farle
capire che non c’era da scherzare.
Nina aveva gli
occhi ridotti a fessure, più per la curiosità che per il sospetto, però. << Che genere di questione? >>.
<< Soldi e
un’auto >> rispose Xander evasivo, <<
Niente che possa essere considerato grave, ma non posso
farmi vedere da lui. Se vuoi essere la mia seconda pilota,
dovrai sostituirmi quando ci sarà la possibilità che possa incontrarmi con lui…
>>.
La faccia della
russa sembrava insospettita, ma alla fine si aprì in un sorriso palesemente
divertito.
<< Quanto mi
piace questa storia… >> disse alla fine, eccitata, << Sì, ti aiuterò. Goryalef e la sua
famiglia non mi sono mai andati a genio, quindi non ci
sono problemi. Ah, a proposito… Non eri tu che volevi una prova della mia
bravura al volante? >>.
Xander annuì.
<< Bene,
allora ti aspetto domani sera >> disse Nina,
<< C’è una gara, e siamo entrambi iscritti… Vediamo se quando correrai
contro di me dubiterai ancora delle mie capacità >>.
Nina sorrise,
rivolgendogli un’occhiata molto, molto eloquente.
<< Però lasciami vincere >> aggiunse lei, alla fine.
Xander rise.
<< Che auto
userai? >> domandò.
Nina sbattè le ciglia. << E’ una sorpresa… Dì un po’, che
fine ha fatto la tua bella collanina? >>. Accennò al suo collo.
Xander portò
istintivamente la mano al petto, anche se sapeva di non avere più il ciondolo
di Irina e la sua fedina d’oro bianco. L’aveva tolta consapevolmente e dopo una
lunga riflessione mentre tornava da Mosca, con la consapevolezza che se mai
Irina lo fosse venuto a sapere, forse ci sarebbe
rimasta male. Però lo faceva per la missione, non perché ce
l’aveva con lei: visto che doveva gareggiare con Nina, era meglio che se
la facesse amica, e lei doveva essere molto contenta nel credere che in qualche
modo avesse troncato i suoi rapporti con quella che era la sua ragazza.
Assunse
un’espressione infastidita, poi si produsse in un sorrisetto.
<< Non sono
un tipo che la tira per le lunghe >> rispose, << A volte è meglio
chiudere e andare avanti >>. Sorrise, gettandole un’occhiata che voleva
dire tutto e niente.
La bocca contornata
dal rossetto di Nina mostrò i suoi denti bianchissimi in tutto il loro
splendore, segno che apprezzava la notizia, come si era aspettato. Qualcosa in
fondo al suo cuore gli diceva che avrebbe dovuto sentirsi profondamente in
colpa, ma qualcosa glielo impediva.
<< Anche io sono per le relazioni brevi ma intense >>
ribatté la ragazza.<< Ma non disdegno nemmeno di essere una utile consolatrice… >>.
“Quanto è esplicita, questa ragazza… Non ci sono più
abituato” pensò.
Però doveva ammettere che era divertente avere a che fare con lei: aveva quel
non so che di provocante che non vedeva da tempo.
Irina non era così, e non voleva certo che lo fosse, ma quello era il genere di
comportamento che induceva per forza al gioco…
<< Intanto
vediamoci per la gara >> disse serafico, << Non ho
detto di essere già disponibile… >>.
Nina scoppiò in una
risata argentina, melodiosa come sapeva esserlo la sua
voce. Si alzò, recuperando la sua costosissima borsetta, e gli rivolse un cenno
di saluto.
<< D’accordo,
americano >> disse, << Io però lo sono
sempre, disponibile… >>. Ammiccò e se ne andò, lasciandolo a pagare il
conto della loro consumazione.
Una volta fuori dal
bar, Xander risalì sulla Porsche sgangherata,
chiedendosi perché mai provasse quella strana simpatia nei confronti di Nina:
aveva capito il genere di ragazza che era, Dimitri era stato molto esplicito, eppure
era come se sotto sotto le perdonasse la sua
debolezza, cioè quella di infilarsi nei letti dei ricconi russi. Forse in fondo
non era poi nemmeno tanto vuota, magari nascondeva un
carattere molto diverso da quello che mostrava alla gente… Di esempi ne aveva
visti tanti, nella sua vita, Irina per prima.
Già, Irina…
Il suo breve
soggiorno a Mosca non era andato come aveva sperato, a parte la breve parentesi
finale: anche questa volta avevano discusso, in modo piuttosto nervoso, e non
capitava mai così spesso. Di solito, se accadeva, era solo uno dei due ad
arrabbiarsi, mentre l’altro cercava di mediare e nel giro di mezz’ora era di
nuovo tutto a posto, perché erano grandi abbastanza da capire che non valeva la
pena portare il muso per le sciocchezze su cui litigavano… Questa volta, invece,
nessuno dei due aveva voluto abbandonare la propria posizione, nessuno dei due
sembrava voler mediare, forse perché pensavano entrambi di essere nel giusto.
“Irina, io comincio
a non riconoscerti più”.
La frase gli era
uscita spontanea in quel momento di sconforto, ma sarebbe stata una bugia dire
che non era così: davvero, certe volte non la riconosceva,
non vedeva più l’Irina con cui era abituato a vivere, sempre pacata, dolce,
tranquilla. Di solito si lasciava convincere, ragionava e arrivava alla sua
stessa conclusione; questa volta, sembrava aver chiuso qualsiasi canale di
comunicazione con lui. Sembrava un’altra, una sconosciuta.
“O forse in realtà sai bene chi è…”.
Fece una smorfia.
No, si stava sbagliando, sapeva chi aveva di fronte: era l’Irina
che aveva conosciuto due anni prima, Fenice, quella che lo aveva attratto con
la sua aria irraggiungibile e misteriosa, forte, temibile, fragile e indifesa
al tempo stesso. Era stato il suo sguardo, carico di tristezza ma anche di
determinazione, a trafiggergli il cuore… Poi aveva scoperto la verità, e da
quel momento aveva creduto che Fenice in realtà fosse solo una maschera dietro
la quale Irina si barricava per non mostrare la vera se stessa. Ora, in quel
momento, a quattro anni di distanza, si rendeva conto di aver sbagliato.
Fenice non era una
maschera, era un pezzo di Irina che tornava a farsi vivo. Con tutto quello che
comportava.
Forse, in tutta
sincerità, ritrovare quell’Irina, quella che sfidava senza paura piloti molto
più grandi di lei, lo spaventava un po’. Significava doverla conoscere di
nuovo, significava scoprire che non era davvero quella
con cui aveva vissuto per due anni…
Afferrò il
cellulare per scacciare quei pensieri, e cercò velocemente il numero di White.
Doveva fare in modo di avere la sua nuova auto il
prima possibile, visto che doveva gareggiare di nuovo, e la Porsche non
sembrava proprio in condizione di farlo.
<< Agente Went, qualche novità? >> fece White, dall’altra parte
della linea.
<< No,
nessuna, a parte che ho accettato la proposta della Kraracova
>> rispose lui, << Mi farà da secondo pilota nella Mosca-Cherepova, e credo potrà darmi una notevole mano, visto che sembra conoscere bene la gente di qui… >>.
Sentì White
produrre un grugnito. << Se lei la ritiene una buona idea… >>
commentò, << Ma faccia attenzione, abbiamo fatto
ricerche su di lei, ed è la figlia del Primo Ministro: avrà un sacco di gente a
controllarla, e potrebbero mangiare la foglia… >>.
<< D’accordo,
farò attenzione >> disse Xander, << Ma ho
telefonato perché ho bisogno della mia auto il prima
possibile, e domani sera ho una gara: la Porsche non ce la fa a farne un’altra
>>.
<< Non credo
che riusciremo a far arrivare la sua auto entro domani sera >> disse
White, << Non può rimandare? >>.
<<
Assolutamente no >>.
White sospirò.
<< Ok, Went, siccome sappiamo entrambi che i
russi non le forniranno l’auto che vuole… >> disse, << Posso
autorizzarla a entrare nel primo concessionario che trova e staccare un
sostanzioso assegno a nostro nome per avere la sua
auto, ma non mi faccia pentire di averlo fatto >>.
Xander sorrise. <<
Dipende… Posso entrare in qualsiasi concessionario? >> chiese, intendendo
con “qualsiasi” uno di auto di lusso.
<< Quello che
vuole, agente, ma veda di non esagerare >>
rispose White, intuendo i suoi pensieri.
Xander ringraziò e poi lo
salutò, chiudendo la telefonata. Mezz’ora dopo si fermava in quello che era un
vero concessionario Ferrari, con tanto di F430 esposta all’entrata di un bel
giallo canarino. Fu subito notato da un uomo in giacca e cravatta che non
aspettava altro se non servire un nuovo facoltoso cliente. Lo lasciò camminare
tranquillo nel locale, ammirando i diversi modelli in vendita, e soffermando lo
sguardo su quello che poteva fare al caso suo: una 599 GTO, rosso fiammante con
il tetto in color carbonio, una belva dalla potenza straordinaria, forse
maggiore della sua 458 Italia.
Quando l’uomo notò
il suo interesse verso l’auto esposta davanti alla vetrina, in bella mostra ma
irraggiungibile per molti, si fece avanti, schiarendosi la voce. Xander lo guardò, e prima che iniziasse a parlare, disse:
<< Inglese, per favore >>.
L’uomo fece un
sorrisetto, poi parlò con un accento russo molto spiccato: << Non siete di queste parti, immagino >>.
<< No
>>. Xander scosse il capo, << Le
specifiche tecniche di questa >> aggiunse, facendo un cenno verso la 599.
<< Motore
v12, seimila di cilindrata, 661 cavalli… >> rispose il russo,
compiaciuto, << Può interessarle? >>.
Xander sorrise. <<
Certamente… Andrebbe ad aggiungersi alla mia 458…
D’accordo, la prendo >>.
Il sorriso dell’uomo
si allargò ancora di più di fronte alla sua scelta rapida e decisa.
<< Se vuole
accomodarsi… Le illustrerò le possibili personalizzazioni >>. Gli indicò
una scrivania con due sedie, di fronte a una California azzurra.
Xander diede una pacca alla
599, sentendo il metallo freddo sotto le dita.
<< No, non
credo lei abbia capito >> disse, << Io voglio proprio questa
>>.
L’uomo lo guardò,
forse senza capire per davvero. Xander tirò fuori il
libretto degli assegni, un mezzo sorriso sul volto. Lo aprì e si impossessò di una delle penne poggiate sulla scrivania.
<< Quanto
vuole? >>.
Spazio Autrice
Allora… Anche
questo capitolo poco significativo, ma prometto
questo: il passato di Dimitri è ormai vicino. Vediamo come procede la storia, e
quanto lunga diventa, ma presto saprete.
Per il resto, se
volete lasciare qualche commento è bene accetto.
Elypar: Ciao! Non ti preoccupare se non riesci a recensire
sempre, anche se lo fai ogni tanto a me fa piacere
comunque. Credo che tu sia una delle poche che continua a tifare per Xander, perché mi pare di aver capito che il pensiero del
momento è che Dimitri e Irina abbiano un “intreccio sentimentale”… Anche se
devo dire che hai ragione: ne hanno davvero passate tante, e sarebbe un peccato
che le loro strade si dividessero… Eh eh,
poi ci si mette pure Nina, che gironzola come una gattina ed è chiaro il suo
obiettivo sia Xander. La domanda è: chi dei due, tra Xander e Irina, cederà per primo? Mistero… Continua a
seguirmi, e lo scoprirai! Un bacio!
Marty89: eh sì, i nostri due fidanzatini hanno
problemi di comunicazione… Tuttavia non me la prenderei così
tanto con Xander: un po’ viziato lo è, ma la
sua presunzione deriva dal fatto che lui fa l’agente dell’F.B.I. da molto prima
di Irina e quindi ha naturalmente più esperienza. Forse si sta comportando più
come un papà che come un compagno, ma non lo fa con cattiveria, anche se è
profondamente sbagliato. Lo capirà, prima o poi. Dimitri,
sì, è sempre più affascinante… E la cosa preoccupata il
nostro Xander, chiaramente… Si vedrà. Un bacione!
Smemo92: sì, volevo narrare il primo incontro tra
lo Scorpione e il Mastino, per far capire che Dimitri non ha mai avuto paura di
nessuno, né all’inizio ne alla fine. Aiuta a comprendere
la personalità del russo che, diciamola tutta, comincia ad avere un certo
fascino e anche Irina se ne inizia ad accorgere. Ed
una delle preoccupazioni di Xander, cosa che lo rende
particolarmente nervoso… Sono decisamente tutti abbastanza confusi. Compreso
William, che però sarà il primo a schiarirsi le idee, vedrai.
E non sarà per niente piacevole. Grazie per i complimenti e un bacione grande!