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Autore: La_Spynn    19/10/2005    0 recensioni
Non avete mai sognato di "cadere" in un FF, giocandoci? Vivere nuove avventure, conoscere i personaggi che aforate... E se potesse accadere davvero? Ahahah! Ecco qua, è una fic un po’ strana, scritta in pochissimo tempo! Mi E’ uscita proprio di getto! Non so, se vi piace magari potrei fare altri capitoli, perché mi sono divertita molto a scriverla!
Genere: Avventura, Azione, Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spira’s Life… it’s not so easy

Spira’s Life… it’s not so easy!

Un Mistero per Tre Detectives – Parte Prima

 

Salve! Sono davvero felice che questa fic vi sia piaciuta e che Annik vi sia simpatica!

In effetti avevo quasi paura che vi risultasse odiosa… meno male non è stato così!

Beh, adesso comincio… un ciao!

 

Annik sorrise, aprendo le braccia, come a voler accogliere il caldo sole che, quel mattino, illuminava il cielo celeste. Accanto a lei, Rin ammirava la città avvicinarsi rapidamente, dal ponte della nave, nervoso e decisamente offeso.

<< Non sarai ancora arrabbiato perché ti ho fatto comprare il biglietto invece che farmi assumere come mozzo e far viaggiare gratis entrambi, spero… >> sospirò, socchiudendo gli occhi. Non voleva che il caratteraccio del suo boss rovinasse quella giornata, altrimenti perfetta.

Il motivo per questa sua euforia era semplice. Luka. Andavano a Luka.. Magari non esattamente Luka, più che altro Casa del Viante della Via Mihen, ma per raggiungere il negozio/ albergo di Rin, sarebbero per forza dovuti passare per la città e lei avrebbe convinto il suo capo a fare un giretto on giro.

<< Niente affatto >> borbottò, ma la ragazza capiva fin troppo bene che non era così. Forse per gli occhi brillanti d’ira, la fronte aggrottata e la piega offesa delle labbra. O, più probabilmente, perché non aveva fatto altro che ripeterglielo da quando erano saliti in nave.

<< Ok, come ti pare >> d’accordo, le pagava lo stipendio, ma non per questo doveva sorbirsi sempre e comunque i suoi capricci. Il suo sorriso si allargò, mentre la città si ingrandiva, facendo così aumentare la sua eccitazione. Si sentiva come quando sua madre la accompagnava alla fiera. Felice, piena di aspettative…

<< Comunque >> cominciò Rin << Mi stupisce che il tuo pseudo- ragazzo non sia venuto… >>

<< Non è il mio “pseudo- ragazzo” >> esclamò Annik, arrossendo vistosamente << Non è neppure il mio ragazzo! E’ solo un amico! >> terminò, chiudendosi in un ostinato silenzio e appoggiando i gomiti al parapetto della nave. << E, per la cronaca, non sono affari tuoi! >>

<< Certo che lo sono, soprattutto se fraternizzi con la concorrenza >> ripeté Rin, per la centesima volta da quando lei si era, casualmente, lasciata sfuggire che andava a fare un giro sul Chocobo con Ganz. << E comunque, mi dovresti ringraziare. Quel tipo potrebbe interessarsi solo agli incredibili segreti che solo io custodisco! >> sorrise lui, scrutando con i bizzarri occhi verdi a spirale, tipici degli Albhed, la grande città, famosa per i grandi incontri di Blitzball che vi si tenevano ogni anno.

<< Appunto, se li custodisci solo tu, io che c’entrerei? E poi, che razza di segreti potrebbe custodire un vecchio bacucco come te? >> domandò, fingendosi scocciata. In realtà, queste attenzioni quasi paterne che il suo capo aveva per lei, le facevano piacere. Dopotutto, su Spira, non aveva parenti e, senza nessuno che si prendesse cura di lei e le desse consigli su tutto, si sarebbe sentita un po’ sola.

<< Ehi, cosa intendi giovincella? Posso ricordarti che è questo bacucco che ti paga lo stipendio! >> fece lui, appoggiando entrambe le mani ai fianchi, un sorrisetto astuto sul volto.

<< Hai ragione, non sei un bacucco >> ammise la ragazza, chinando il capo.

<< Volevo ben dire >> annuì lui, soddisfatto.

<< Tu sei un vecchio bacucco! >>

<< Cosa? >> esclamò lui, tirandole un piccolo schiaffetto sul capo.

<< Oh, avanti, Rin, stavo solo scherzando! >> inclinò la testa, ridendo allegra.

<< Ora me ne vado a dormire un po’ >> commentò, allontanandosi a grandi passi, offeso.

Stava per aprire la porta che portava sotto- coperta, quando un vecchio marinaio, abbronzato dal sole, scese dall’albero maestro, urlando << Tra cinque minuti si scende! >>

 

Luka era ancora più bella di quanto la ricordasse. La gente, tanta gente, quanta lei, abituata alla tranquilla vita nella Piana della Bonaccia, non ne aveva mai vista, non su Spira almeno, edifici, per lei così bizzarri, eppure dotati di quel fascino misterioso, che avrebbe potuto ammirare a bocca aperta per giorni e giorni. E, ovviamente, il Blitzball. Lei non lo avrebbe mai ammesso ad anima viva, ma il suo più grande sogno era quello di imparare a giocare a Blitzball. Difficile, in apnea lei non ci sapeva stare per neppure un minuto, però se fosse stato un sogno facilmente realizzabile, beh, non sarebbe stato un vero sogno.

<< Entriamo, Rin, ti prego! >> esclamò, tenendo il suo boss per un braccio e tentando, inutilmente, di trascinarlo verso il bar in cui, in FFX per lei, tre anni prima per tutti gli altri, l’Invocatrice Yuna era scomparsa, rapita da alcuni Albhed che non volevano che sacrificasse la sua vita per terminare il Pellegrinaggio. << Ti supplico, ho sete, ho fame, mi fa male la pancia, devo andare in bagno! >>

<< Annik... ti prego… sei imbarazzante… >> cercava di ignorarla lui, continuando a camminare, fingendo di non conoscere la ragazza, mentre la maggior parte dei passanti li fissavano, stupiti.

<< Ti prego, Rin! Andare in quel bar è il mio più grande sogno! >> chissà se era ancora come durante FFX o avevano modificato qualcosa, se il barista era ancora quel buffo uomo che ricordava bene, oppure era cambiato…

<< Wow, ragazza, pensavo che avessi ispirazioni un po’ più alte… >> sospirò il suo capo, imbarazzato.

<< Ok, magari “più grande sogno” è un po’ un’esagerazione… >> ammise la ragazza.

<< Se è così, allora, puoi andarci un’altra volta >> sorrise l’Albhed, ricominciando a camminare, più in fretta di prima, lasciando dietro a se una Annik con la leggera sensazione di essere stata imbrogliata.

Era da parecchi minuti che camminavano, quando Annik cominciò a chiedersi il perché di quella improvvisa gita a Luka. Dopotutto, senza un certo guadagno, Rin non si sarebbe mai mosso dal suo comodo negozio nella piana della Bonaccia. E, senza un motivo ben preciso e importante, non avrebbe mai fatto muovere lei, dato che, in sua assenza, la Casa del Viante rimaneva chiusa. Fino a quel momento nessuno di quei pensieri aveva sfiorato la sua mente. In effetti, nessun pensiero, se non un “Vado a Luka, vado a Luka, vado a Luka…” l’aveva sfiorata. Scrutando però l’espressione del suo datore di lavoro, cominciò però a chiedersi cosa ci fosse davvero sotto.

<< Ehm… Rin? >> lo chiamò lei, troppo incuriosita per stare zitta, come la sua parte più saggia le suggeriva.

<< Che c’è? >>

<< Come mai questo viaggio? Voglio dire, il Campionato di Blitzball comincerà tra due settimane, lo Sferatiro va benissimo… che bisogno c’è, allora, di andare alla Casa del Viante? >>

<< Beh… vedi… ci sono alcuni problemi… >>

Oh- oh.

<< Che genere di… problemi? >> la parola che più odiava, se pronunciata da Rin. O da un insegnante di matematica.

Lui si fermò di scatto, incrociando le braccia, come se stesse cercando di riordinare i suoi pensieri. Erano sulle lunghe scale che, da Luka, portavano alla via Mihen. Questo voleva dire che erano perennemente percorse da persone, che non gradivano affatto che qualcuno bloccasse la strada per riflettere.

Ovviamente, Annik non glielo fece notare. Credeva che fosse ancora un po’ offeso per la storia del “vecchio bacucco”.

<< Vedi… accadde un anno fa, prima che tu cominciassi a lavorare per me >> si avvicinò al parapetto, ammirando la città, dall’alto. Lo stadio, in lontananza. Il mare all’orizzonte. << Ci sono stati numerosi problemi con alcuni automi sulla Via Mihen… sfortunatamente Yuna, Rikku, la sorella di Fratello, e un’altra hanno deciso di indagare, beh, in realtà glielo avevo chiesto io… e hanno scoperto che ero stato io a manometterli… >>

Si, ricordava bene quanto quella particolare missione, in FFX2, l’avesse fatta penare. E non aveva neppure ben capito perché Rin avesse fatto una cosa simile… e ora avrebbe potuto chiederglielo dal vivo!

<< Giuro che se mi chiedi perché l’ho fatto di mando a vendere neve sul Gagazet >> frenò la sua euforia lui. << Il problema, ora, è che sta succedendo di nuovo… automi impazziti e via dicendo… ma nessuno mi vuole aiutare, perché credono che la colpa sia mia! >> esclamò, voltandosi verso di lei.

<< Tipico esempio della storia di Pierino e il lupo… >>

<< Che? >>

<< Niente, niente >>

<< Quindi, ho pensato… chi, se non una mia fedele commessa potrebbe aiutarmi? >> sorrise lui.

<< Davvero? E chi è la fortunat… >> la verità le cadde addosso come un macigno. << IO? IO?? >>

<< Esatto. Vedrai, non sarà troppo difficile! >> sorrise nuovamente, avviandosi verso la Famosa Via.

<< Ma… ma… Rin! Io non sono una detective! Non riuscirò mai a… >>

<< Sciocchezze! E poi non dovrai fare tutto da sola! Ho contattato delle altre persone, che credo abbiano abbastanza acume – e costino abbastanza poco – per aiutarti! >> salì gli ultimi gradini, con saltelli degni di un bambino di otto anni. << Ecco i tuoi colleghi per i prossimi giorni! >> esclamò, indicando due figure, che lo stavano aspettando da parecchio tempo, viste le facce annoiate.

Se non avesse saputo che l’avrebbero presa per scema, Annik si sarebbe messa ad urlare.

Il primo lo conosceva fin troppo bene, dato che lo vedeva sempre alla Casa del Viante della Piana della Bonaccia. Un inconfondibile Compagno, con i tipici capelli biondi e occhi verdi a spirale, la salutò con un sorriso radioso. Il secondo… capelli color oro e occhi azzurri, strani abiti, pantaloni con una gamba più lunga dell’altra e assurde scarpe da ginnastica gialle…

<< TIDUS! >> urlò, correndogli accanto e cominciando a stringergli la mano, ignorando allegramente Compagno << Ohh, è bellissimo incontrarti! >>

<< Ehm… noi ci conosciamo? >> domandò il biondo Blitzer, inclinando il capo.

<< Ehm… si! No… cioè… un po’ >>

<< ? >>

<< Ti ho visto giocare a Blitzball! Sono una tua grandissima fan! Mi fai vedere il Tiro di Jecht n° 3? >>

<< Se lo dici tu… magari più tardi, ok? >> sorrise lui, orgoglioso e sentendosi quasi a Zanarkand, dove tutte le volte che usciva di casa trovava un’accoglienza simile.

<< Bene. Vedo che vi conoscete già… quindi… METTETEVI ALL’OPERA! >> ordinò Rin, con un sorriso non molto convinto sul volto. Chissà se quei tre avrebbero risolto il problema…

<< Certo, Rin! Da adesso puoi chiamarmi Sherlock Holmes! >> sorrise la ragazza.

Sguardi stupiti dai tre abitanti di Spira. Tidus fu il primo a parlare.

<< Sei strana, sai. La cosa però mi piace… almeno la gente smetterà di guardare ME come se fossi pazzo!>>

<< Ehm… grazie… >>

<< Io direi di cominciare >> propose Compagno, incrociando le braccia al petto.

<< E se trovate O’aka in giro… uccidetelo! Anche se è il fratello di quel tuo pseudo- amico… >> sbuffò il suo capo, come sempre preoccupato per la concorrenza.

<< Non è il mio pseudo- amico, è il mio ragazz… >> Annik assunse un colore a metà tra lo scarlatto ed il viola prugna. L’aveva imbrogliata, maledetto Rin << Cominciamo o no? >> strillò quasi.

<< Si, muoviamoci! >> fece il blitzer, entusiasta come suo solito.

 

I tre, abbandonati da Rin, che si era recato alla sua Casa del Viante, stavano percorrendo la Via Mihen, guardandosi intorno con attenzione. I robot che avevano attaccato la gente erano già stati messi fuori uso, quindi la maggior parte delle prove era scomparsa con loro, aveva detto, saggiamente, Compagno.

<< Si, ma, insomma, che cosa dovremmo cercare? >> sospirò Tidus. Dopo l’entusiasmo iniziale, era bastato poco al ragazzo per capire che la loro missione non era affatto facile come era sembrata all’inizio.

<< Forse… testimoni oculari? >> provò la ragazza, scuotendo il capo. << Quanto vorrei chiedere aiuto a quelli di C.S.I. … >> sbuffò sonoramente.

Tidus le regalò un sorriso a trentaquattro denti. << Lo sai, io e te potremmo diventare grandi amici! >>

<< Avanti, chiediamo in giro >> propose compagno. I tre annuirono all’unisono, per poi correre in direzioni differenti, ad interrogare i passanti.

<< Mi scusi, signore! >> Annik si avvicinò ad un giovane dall’aria annoiata, che passeggiava lentamente per la via. << Mi scusi! >>

<< Si? >> sbatté le palpebre, guardandola.

<< Lei era per caso qui, quando gli automi di Rin sono impazziti? >>

L’espressione del giovane cambiò. << E’ stato… è stato orribile! >> si poteva leggere la paura, sul suo volto. << Erano così tanti, tutti cercavano di colpirmi ed uccidermi… io… io… >>

<< Ma… sa per caso cosa possa aver causato il guasto? >>

<< E come potrei! Ero stato tutto il giorno a Luka, per accogliere gli Neo- Yevoniti appena giunti da Kilika… che figura abbiamo fatto! Penseranno che la nostra sia una città di Filo- Automisti! >> scosse il capo, come se cercasse di riordinare i suoi pensieri. << E’ meglio che vada a bere qualcosa. Addio >> disse, allontanandosi. La ragazza sospirò. I Neo- Yevoniti di Kilika li ricordava bene da Final Fantasy X- 2. Tra tutti, le erano sembrati i più integralisti, probabilmente a causa del continuo conflitto con la Lega della Gioventù, che aveva stabilito sull’isola una delle sue basi più importanti. Chissà perché erano venuti fino a Luka… scosse il capo. Domanda stupida. Per protestare. Dopotutto gli Automisti avevano occupato il Tempio di Djose, importante sede di culto di Yevon.

A Tidus non era andata meglio. L’unica ragazza che aveva tentato di avvicinare, si era rivelata una specie di ameba appiccicosa, nonché fan degli Aurochs. Compagno era, invece, incorso nelle ire di un paio di vecchiette, Yevonite convinte, che avevano dato a lui e a tutti gli Albhed la colpa dei grandi problemi di Spira. Al secondo tentativo, l’Albhed, era stato più fortunato. Un ragazzino gli aveva detto che gli Neo- Yevoniti si erano accampati per la notte vicino alla Casa del Viante, senza entrarci né comprarvi nulla, in segno di protesta contro la razza dagli occhi a spirale. E che, tutti loro, avevano giurato di aver visto una figura muoversi nella notte, dirigendosi verso ai controlli degli Automi.

<< Ricapitoliamo, quindi. Gli Yevoniti arrivano e si accampano. Vedono il misterioso colpevole, ma ovviamente non avvertono nessuno. Cos’hanno detto su di lui o lei? >>

<< Non si sa. Le persone a cui abbiamo chiesto non sono testimoni diretti, ma semplicemente hanno sentito voci e pettegolezzi >> Compagno scosse il capo << Anche per questo tutti hanno subito tutti pensato a Rin. Una figura solitaria… >>

<< Penso che dovremmo concentrarci più sui nemici del boss. Lui ha spergiurato che la colpa non è sua… questa volta. >> disse Annik << Eliminando dall’elenco O’aka, che ha un alibi di ferro, dato che è rimasto una settimana nella Piana della Bonaccia per le Gare di Chocobo>>

<< Nemici… Rin è una persona particolare, ma dubito abbia molti nemici. Se escludiamo O’aka, chi ci rimane? >> osservò Tidus.

<< Voi Albhed andate d’accordo tra di voi, vero Compagno? >> chiese la commessa della Casa del Viante.

<< Certo, siamo sempre stati molto uniti… anche se…forse… no, impossibile >>

<< Impossibile? Da quando sono su Spira ho imparato che la parola impossibile non esiste… >> il Blitzer lo guardo con i suoi occhi cerulei, che brillavano di determinazione.

<< Beh, lui e Gippal hanno sempre avuto un certo attrito… >> ammise, abbassando il capo.

<< E Gippal, capo degli Automisti, costruisce i robot… >>

<< Annik, non possiamo accusarlo solo per questo motivo… >> scosse la testa il biondo ex- guardiano. << Non lo conosce bene, anzi, non lo conosco affatto, ma non mi sembra giusto accusare qualcuno senza prove… >>

<< E poi Gippal è Gippal. Insomma… uno degli uomini più potenti di Spira, con centinaia e centinaia di persone ai suoi comandi… >> lo sostenne Compagno. << E poi, se si sapesse che noi Albhed abbiamo cominciato a farci dispetti tra di noi come bambinetti… cosa accadrebbe…? >>

<< Non lo so >> la ragazza alzò gli occhi al cielo. << Forse… forse dovremmo andare a Djose. Per interrogare quei Neo- Yevoniti e Gippal. Vedremo poi, cosa fare >>

<< Mi sembra una saggia idea. Quando partiamo? >> sorrise Tidus, che aveva già riguadagnato la sua allegria.

<< Che domande… subito! >> disse Annik, un’espressione determinata sul volto.

 

 

 

 

  
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