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Autore: cerere    30/08/2010    1 recensioni
Cosa penserà la gente al mio funerale? Ho provato ad immaginarlo in questa One-Shot
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: non posseggo questa storia ne il soggetto. i crediti vanno al Socio.

sto solo sfruttando l'errore casuale del Socio per rendere la storia un po piu completa.

aggiungo quindi semplicemente il punto di vista di Joan nell'ipotetica (si spera per sempre) situazione giustappunto descritta nel capitolo precedente.

Enjoy.

 

PS: l'ho buttata giu cosi, quindi siate clementi se fa schifo.

 

 


dire che mi sentivo male era dire poco.

stavo peggio.

mi sentivo... com'è che mi sentivo? ah, si.

mi sentivo morire.

ecco, si. avevo iniziato a morire dal momento in cui avevo saputo della morte di Tony.

non appena mi resi conto che Tony avrebbe sicuramente fatto una battuta sul mio stato d'animo coerente alla fine che aveva fatto lui, mi sentii ancora peggio ma non potei fare a meno di sorridere. percepivo ancora come reale il suo essere un Grande Idiota Patentato, in fatto di battute, e questo scavo un po piu a fondo la voragine immensa che mi si era aperta nel petto.

li, proprio dove prima c'era una bella palla morbida e calda avevo l'impressione che ora ci fosse soltanto un abisso dentro il quale sprofondare.

non riuscivo a sentire nulla a parte il vuoto. senza contare che la gente nella mia testa urlava piu che mai.

non esattamente una bella sensazione, diciamo cosi.


matt aveva provato a chiamarmi piu volte ma avevo sempre evitato di rispondere. avevo paura che potesse in qualche modo incolparmi per quello che era successo. non aveva mai visto di buon occhio la relazione quasi malsana che intercorreva tra me e Tony, e non volevo rendergli conto dei catastrofici risultati proprio ora.

il fatto è che non avrei dovuto convincerlo ad andare a quel matrimonio.

quello che si dice senso di colpa del sopravvissuto.

 

i giorni seguenti al... fatto (rifiutavo anche solo di dare un nome all'orrore che era capitato) li avvertii come una lastra di ghiaccio sulla quale scivolavo senza inerzia.

non c'erano ostacoli all'orizzonte del dolore.

 

pensieri frammentari si rincorrevano nella mia testa, con un incalzante motivetto di violini in sottofondo simile a quello contenuto nella versione Acoustic di The Kill Live in MTV. non riuscivo ad elaborare nulla di piu di semplici pensieri sconnessi.

nulla che potesse assomigliare anche solo vagamente ad un'orazione funebre o qualunque altra cosa utile in tali circostanze.

si rivelo utile il discorso assurdo che facemmo una volta riguardo alle rispettive morti.

quel giorno ci promettemmo che se fossi morta io, lui si sarebbe curato di cremarmi, donare i miei organi e spargere le mie ceneri a Ljungby, sul luogo dell'incidente di Cliff Burton dell'86. se invece fosse morto prima lui, avrei dovuto semplicemente leggere una cosa stupida che lui butto giu sedutastante e farmi le trecce.

chi avrebbe sparso le mie ceneri ora?, era tutto quello che riuscivo a pensare.

poteva anche sembrare egoistico, come pensiero, ma era il riassunto piu preciso che potessi fare per tracciare i contorni della mia sofferenza.

ora che se n'era andato chi avrebbe tenuto i miei segreti? chi avrebbe lottato per me? chi mi avrebbe ascoltato per ore?

ma soprattutto, chi avrebbe guardato i miei pensieri e detto: "Joan, dovrei essere io". 

  
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