Una città di mare, due giovani uomini e il loro personalissimo senso di giustizia, una "famiglia" in cerca di redenzione. Il tutto condito da azione, sentimento, violenza, e strane domande esistenziali.
Benvenuti al ristorante Buonviaggio.
Genere: Azione, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Aprii gli occhi.
Come ogni mattina la voglia di alzarmi era pari a zero, la
consapevolezza di vivere in un mondo di merda era onnipresente, la
certezza di una giornata fatta dalla solita assurda e malata routine
era assoluta.
Quella mattina in particolare, sapevo che sarebbe stata una giornata di
merda. L’avevo inteso quando, alzandomi, vidi il macello
assoluto nella mia stanza. Masse di vestiti sporchi, alcune delle quali
sembravano avere preso vita propria ed essere diventate esseri
senzienti, occupavano gran parte del pavimento. Sulla scrivania i fogli
sparsi dell’ennesimo “romanzo”
che provavo a scrivere (in quel periodo doveva
essere circa il ventesimo di troppi iniziati e mai finiti) e svariati
fumetti sparsi.
-Gesù, sono un disgraziato.-
Da anni mi ripetevo di fare ordine nel mio stile di vita, di
riorganizzarmi dentro e fuori, da anni, ogni mattina, mi rendevo conto
di essere uno sfaticato del cazzo.
Di buon cuore però.
In bagno, lo specchio rifletteva impietosamente la mia figura
trasandata, con quei capelli dissennati e le occhiaie vistosissime. Se
non altro mi ricordava che avevo avuto la costanza nella vita di
allenare il mio fisico,almeno quello.
Ma più per non finire sotto metri e metri di terra, che per
amor proprio.
Dopo la doccia, uscii dal bagno già completamente vestito,
con un bel paio di jeans e quella camicia nera che mi ero comprato un
paio di giorni fa, assolutamente impeccabili. Il contrasto tra il mio
gusto per il vestire e l’impossibilità di domare i
miei capelli sono sempre stati dei chiari segni che la mia vita
è un eterno contrasto, esattamente come il mio appartamento.
Appena entrati, c’è la spaziosa zona che per
comodità chiamo soggiornucina(Amo inventarmi parole),con
,sulla destra, la zona cucina e un tavolo dove stanno comodamente 4
persone. Sulla sinistra, di fianco all’entrata,
c’è la mia postazione dei sogni, con tutte le mie
consolle per videogiochi, un televisore enorme dotato di un impianto
audio di ultima generazione,con accanto un enorme libreria a 4 piani,
dove in ognuno di essi trova spazio una delle mie passioni.
Al primo piano abbiamo lo spazio film-serie tv.
Al secondo, la mia sterminata collezione di videogiochi.
Il terzo è ricolmo di romanzi, manuali e riviste varie.
Il quarto è interamente dedicato ai fumetti.
Si, sono uno strafottutissimo nerd.
Sulla parete opposta c’è il mio adorato divano,
con il mio portatile appoggiato sopra.
Il tutto è inondato dalla luce che entra dirompente dalla
porta finestra che da sul balcone, accanto alla cucina sulla parete
sinistra.
Tutto rigorosamente in ordine…
La mia tana, la parte di me che amo esporre al pubblico,
poiché da di me l’impressione di un tipo
affidabile e corretto.
Il bagno va da se che ho la decenza di tenerlo sempre pulito.
Non ho idea di cosa penserebbe la gente se la prima cosa che mostrassi
della mia casa fosse il delirio post-atomico della mia camera da letto,
che considero un luogo puramente accessorio.
A distrarmi dai miei pensieri nevrotici ci pensò lo scatto
della serratura della porta di casa, dalla quale entrò come
un profumo portato dal vento l’unica persona che mi fa
sentire apprezzato in questo mondo, mia sorella Serena.
-Hey bestiaccia, sono venuta a fare servizio
lavanderia.-
La amo, ha sempre fatto queste cose per me, semplicemente per partito
preso, mi ha accettato per il pigro disgraziato che sono, e mi aiuta in
quelle faccende domestiche per cui un uomo già è
negato geneticamente, figuratevi un uomo che non ha neanche voglia di
farsi il caffè appena alzato.
-Purrr (una delle mie assurde abitudini, fare le fusa
come un gatto), grazie sorella. Stasera prima di andare via dal
ristorante ci prendiamo due pizze, e le mangiamo qui?-
-Ma insomma!- sbuffò lei
- Non mi porti mai in un posto carino!-
Scoppiai a ridere -Suvvia, non sei mica la mia donna,
non dobbiamo fare la coppietta!-
Aprendo la porta della mia stanza, un espressione afflitta si dipinse
sul suo volto -Vai a lavorare che è meglio. E
fai buoni affari così il ristorante avrà sempre
clienti, ed entrambi avremo un posto di
lavoro…-
-Certo, certo…ma tanto lo sai che il vecchio
ci considera insostituibili!-
Uscii di casa, scesi le rampe di scale, aprii il portone e mi ritrovai
fuori. Inspirai profondamente la fresca brezza proveniente dal mare
poco distante. Mi avviai verso la mia macchina, parcheggiata nel vicolo
a destra del palazzo. Un piccolo spazio dove trovava riposo la mia
bambina, una Chevrolet Impala del ’67 costatami un occhio
della testa, delimitato dalle mura del palazzo e un piccolo muro di
cinta che chiudeva la via dove io e mia sorella abitavamo. Era un luogo
ideale per la macchina, nascosto dalle finestre dei palazzi della zona,
e dai relativi occhi indiscreti. A quanto pare quella notte vi aveva
trovato rifugio anche un senzatetto, rannicchiato in un angolo in fondo
al vicolo. Giusto per sincerarmi che non fosse morto, gli diedi una
scrollata.
-Sveglia amico, è mattino e il sole splende
alto!-
Lui sussultò ed emise un paio di gemiti confusi. Contento di
non aver trovato un cadavere sotto casa, gli augurai una buona giornata
e mi accinsi a salire in macchina. Salvo che la gente a volte
è proprio stronza, perché lo sentii grugnire le
seguenti parole.
-Hey fighetto…dammi…dammi qualche
spicciolo-
Già non amo che la gente si rivolga a me dandomi del
fighetto, ma il fatto che girandomi lo vidi alzarsi a fatica con un
coltello in mano mi fece un tantinello incazzare.
-Oh coraggio, non vorrai mica farmi cominciare male la
giornata vero?- gli dissi con malcelato nervosismo.
E si avvicinava, lentamente, con la verve di uno zombi. E io capisco
che normalmente questo basti per spaventare qualcuno, non è
bello vedere uno spostato che ti minaccia con un coltello, ok, ha i
riflessi di un ornitorinco, ma è pur sempre uno spostato che
ti minaccia con un coltello.
Purtroppo per lui, avere a che fare con queste cose di primo mattino mi
fece incazzare. E con assoluta nonchalance, estrassi un piccolo
coltello da lancio che tenevo nella fibbia della cintura. Il mio gesto
fu rapido e preciso, un ottimo gioco di polso e gomito, il coltello gli
si piantò esattamente tra le sopracciglia. E lui
morì così. COME UNA MERDA.
Sinceramente ho sempre odiato le operazioni di pulizia. E
così, imprecando, aprii il bagagliaio della macchina, e
sepolti sotto un paio di fucili trovai due di rotoli di sacchi di
plastica neri.
Ne presi uno, lo srotolai, staccai un sacco,e lo stesi di fianco al
cadavere. Tolsi il coltello dalla testa dello stronzo, gli distesi le
braccia lungo i fianchi, aggiustai la posizione delle gambe, ripresi il
sacco, e lo infilai dentro come si fa con un cuscino. Molto easy e
pulito. Ma neanche tanto, visto che erano rimaste alcune macchie di
sangue sull’asfalto.
"Beh, io non ho voglia di pulire, non se ne accorgerà
nessuno, credo. Spero."
E con quella speranza caricai la sacca sui sedili posteriori.
Salito in macchina mi si parò davanti una scelta complicata.
Quale Cd avrei messo quella mattina?
Scorsi i titoli: Tribe of force, S&M, L’armata del
metallo, Justice for all, waking the fallen, hypnotize…
Quella mattina decisi che il modo migliore di scaricare i nervi dopo
l’aggressione fosse perdermi nelle note
dell’orchestra sinfonica di San Francisco e dei Metallica,
pura poesia.
Fu così che tra le note di The ecstacy of gold e Master of
puppets arrivai al porto. Sul molo 14 tra i versi dei
gabbiani e l’infrangersi delle onde sulla banchina, Nico, un
signore sulla quarantina, pescava con una calma zen.
Scesi dalla macchina, e infilai gli occhiali da sole. Mi fermai a
guardare il mare leggermente increspato.
-Allora bestia, cosa hai combinato
stamattina?-
Parlava come un padre che chiede al figlio come sia andata a scuola.
-Mi dispiace disturbarla così presto, ma
questo tizio mi ha aggredito e ho avuto la mano…un
po’ pesante.-
Sorrise.
-Beh lasciami qui il carico e ci penso io a
smaltirlo.-
-La ringrazio.-
Dopo avergli consegnato il sacco,risalii in macchina, feci inversione, e guardai nello specchietto
retrovisore il signor Nico che caricava il corpo in spalla, per poi
lasciarlo sulla sua barca. Di lì a poco, sarebbe sparita
ogni traccia del tizio che avevo ucciso quella mattina.
Fischiettando, mi diressi al lavoro.