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Autore: Tiri_Vispi_Weasley    01/09/2010    4 recensioni
UMANI. Edward,un giovanissimo professore diciottenne insegna alla "Forcks High School" educazione fisica. Un giorno gli arrivò la notizia:una nuova studentessa. Un nuovo "acquisto" per la città era una cosa insolita,e così divento gossip. Be',era gossip anche una famiglia in visita a un lontano parente. Questa ragazza,dai lunghi capelli mori e gli occhi grandi,gli conquistò il cuore. Un amore strano,tra il professore-play boy amato da tutte le studentesse,e tra la ragazza bella e voluta da tutti. Una coppia perfetta.
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Speravo che avesse dimenticato il mio numero,che si fosse scordato di me.
E invece non era così.
Tremante cliccai nel pulsante per aprire il messaggio e perando che avesse sbagliato numero lessi.
"Ciao,piccolina.
Sono in città,vediamoci al bar più vicino.
Non puoi scappare,ti tengo d'occhio.
                                                                                                                                           James"

Mi sentivo male.James era tornato,e voleva me.
Rientrai in casa decisamente pallida e malaticcia.
Non potevo scappare,lui mi teneva d'occhio.
Io sapevo di cos'era capace James,lo sapevo.
Sprofondai nel letto della mia camera,e chiudendo gli occhi ricordai.
Avevo sedici anni,stavo facendo una passeggiata.
Faceva freddo perchè era inverno.
Avevo il cappuccio in ntesta,tanto da fare ombra su tutto il mio viso,e le mani nelle tasche.
Volevo ritornare a casa il più presto possibile,avevo un presentimento.
Sentivo il rumore di una macchina a ogni mio passo,e ogni volta che mi fermavo -non succedeva spesso,comunque-anche quello cessava.
Mi stavano seguendo.
Non potevo correre,sarei scivolata grazie a quelle grosse gocce che m'inzuppavano.
Ero spacciata.
Continuavo a camminare,un po' troppo lentamente per i miei gusti.
Quasi urlai quando sentii una mano sulla mia spalla,e un'altra poggiarsi sulla mia bocca,per non permettermi di respirare.
Mi girai e vidi un uomo di all'incirca quarant'anni,quasi cinquanta.
Capelli biondi,cortissimi e con qualche riflesso bianco.
Una donna più giovane,sulla ventina.
Capelli lunghissimi e rossi.
Avevo paura,molta paura.
Un altro uomo,anzi un ragazzo guidava il camion.
Era bellissimo.
Pelle color cioccolato,occhi castani enormi,muscoli pronunciati.
La donna levò la mano dalla mia bocca e poggio un fazzoletto tra il mio naso e la mia bocca.
Non ebbi neanche il tempo di pensare a cosa stesse accadendo che mi addormentai.
Riaprii gli occhi e mi trovai con una benda legata in bocca,delle corde che mi stringeveno polsi fino a farmi male.
"E' un sogno",pensavo.
"Un brutto sogno".
La stanzetta era piccola,sporca e con qualche telo per terra.
In uno scatolone c'erano tre piatti dove mangiavano.
Non mi rivolgevano la parola,non mi guardavano.
Volevo scappare,ma mi ricordai di essere legata.
Provai ad urlare,forse c'era qualcuno nelle vicinanze.
Ma poi i ricordai che avevo quel fazzoletto nel viso.
Una lacrima calda mi rigò il viso.
Odiavo mia madre semplicemente perchè mi mancava.
Mi mancava sentire le sue urla quando tornavo a casa tardi.
La sua apprensione che avevo sempre detestato.
Il modo in cui mi dava le punizioni,quello deluso quando prendevo un brutto voto,e infine quello orgoglioso di quando prendevo il massimo.
Mi mancava il modo in cui litigavamo,quelle rare volte in cui ci abbracciavamo.
Anche sua madre,mi mancava.
Quella vecchina rugosa con il cuore di diavolo.
Mi macava.
Le rivolevo accanto a me.
Rivolevo il mio papà,il mio Charlie.
La mia migliore amica Emma.
Sì,quella disgraziata famosissima,che però aveva sempre cinque minuti per stare con me.
Mi macavano le risate che ci saremmo fatte insieme,lì.
Perchè anche in una situazione del genere riuscivamo a saper ridere.
Stavo andando al bar,dove c'eravamo dati appuntamento.
C'era anche Rupert.
Che carino quel ragazzo!
Tutto il cast sarebbe venuto dopo.
Invece io ero lì,e mi stavo perdendo Tom Felton.
Passò una settimana,e io ero sempre in quell'angolo,legata e inbavagliata senza magiare e bere.
Continuavano a non guardarmi,a non badare a me.
Come se fossi una macchia nel muro ormai vista e rivista.
Un benedettissimo giorno l'uomo si avvicinò a me.
Notai dopo che aveva una mazza,e incominciava a picchiarmi.
Urlavo,urlavo per dolore,per la sorpresa,per la paura.
Avevo sempre avuto paura di quell'uomo.
Ormai avevo qualche costola incrinata,graffio in ogni stralcio di pelle e sangue.
Il sangue mi aveva inzuppato i vestiti,colava dal naso,dalla bocca,dalle braccia.
Volevo morire.
I capelli tutti incrostati di quel liquido rosso mi cadevano sul viso,e notai la rossa che si avvicinava.
Ad un tratto si fermò,e parve discutere col ragazzo.
Forse voleva continuare lui il lavoro dell'uomo.
No.
Stava femando la donna.
Ormai non sentivo più,il sangue colavà giù dalle mie ovevo orecchie,e gli occhi bruciavano.
Forse ero svenuta,forse svenendo avevo urlato e qualcuno mi aveva sentita.
Non so come ma mi ritrovai in un letto.
Aprii lentamente gli occhi e vidi un soffitto candido,senza neanche una macchiolina.
Non era un soffitto,non avevo aperto gli occhi.
Non potevo.
Sentivo un BIP vicino a me.
Ero in coma.

  
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