Il nulla. Silenzio. Nient'altro che un freddo, consistente silenzio. Fu come se attorno a lui calasse il sipario, e che l'unica luce proiettata illuminasse solamente la sua figura, lasciando nella penombra tutto il resto degli spettatori. Ma non durò troppo.
« E' morto... Harry hai vinto! Ha vinto, ha vinto! »

E la luce esplose di nuovo, costringendolo a cadere in ginocchio, mentre una miriade di persone si avvicinava a lui, lo sfiorava, gli prendeva una mano, mentre un unico pensiero si faceva strada dentro di lui: aveva ucciso lord Voldemort. Dopo diciassette anni passati in fuga, nel timore, tra sotterfugi, tranelli e magie, forse da quel preciso istante avrebbe potuto avere la sua vita indietro. La vita che aveva sempre sognato, una casa, una famiglia...

«Lasciatemi passare! Oh Harry! »

« Hermione! »

Lei gli si gettò praticamente attorno al collo, stringendolo a sé come non aveva mai fatto in quei sei lunghi anni. Sapeva che era ferito, che era debole, ma non le importava più di nulla... Aveva fatto uno sbaglio, negli anni precedenti, ma non l'avrebbe commesso ancora. Non da quel momento in poi, non con lui.

« Sei ferito... stai bene? Sei.. sei stato eccezionale! Ma ho anche avuto paura, troppa! Infondo però sapevo che avresti vinto, ma il signore osc... Voldemort, era così forte, e tu stavi per cedere... ma... »

Lui la guardò confuso: la testa gli scoppiava, e tutte quelle chiacchiere, tutta quella gente, tutti i corpi privi di vita in quel luogo... insomma ogni cosa gli metteva angoscia. E l'unica cosa che voleva davvero era dimenticare.

« Scusami parlo troppo... immagino che tu voglia solo un po’ di pace, dopo diciassette anni in cui ti è mancata. »

Continuò lei, fermando la raffica di parole e di emozioni che non riusciva più a tenere a freno. Lui si limitò a scuotere la testa, prendendole una mano. Mancava qualcuno, mancava Ron, ma adesso voleva uscire da tutto quel caos.

« Andiamo fuori... »

Propose lui, ed Hermione annuì debolmente, soffermandosi per un istante con lo sguardo sulle loro mani unite. Ma per lui, lei non era altro che un'ottima amica, una sorella forse, oppure una sorta di "fidanzata" del suo migliore amico.

"E anche tu vedevi te stessa così, stupida!"

Si rimproverò nella mente, seguendo Harry che ancora le teneva stretta la mano.

«Qui è meglio. »

Disse semplicemente lui, fermandosi sulla scalinata esterna di quella che era stata la sua scuola per tutto quel tempo, dove tra l'altro non era neanche riuscito a completare gli studi, sempre per salvare tutto il mondo. Perché adesso che ci pensava bene, era questo che aveva fatto fino a quel momento...

«... e alla fine cosa diavolo mi è rimasto? Io... sono contento di quello che ho fatto, di quello che sono diventato. Ma a volte mi chiedo se avrei dovuto essere più egoista. »

Hermione era in piedi davanti a lui, poggiata ad una colonna, mentre Harry era seduto su un gradino, con la testa fra le mani, con la cicatrice che non pulsava più, e si rese conto di non poter davvero pensare quelle cose...

« No scusa, cancella quello che ho detto. Ho fatto quello che dovevo fare... »

Lei lo interruppe, riuscendo perfettamente a cogliere il suo stato d'animo. Del resto, l'aveva sempre fatto, aveva sempre capito.

« E anche quello che volevi... Per Silente, per Sirius, per i tuoi genitori... »
« Si, e anche per Cedric, per Dobby e tanti, troppi altri. »

Hermione lo guardò con tenerezza, mettendosi seduta proprio accanto a lui.

« E per noi. Per me, per Ron, per gli Auror e per il mondo magico. Tu ci hai salvati tutti Harry, tutti quanti. »

Gli prese le mani che gli coprivano gli occhi, e le strinse tra le sue, anche se erano di parecchio più grandi. Aveva dei tagli sulle braccia, e anche lei non era meno ferita. Ma la ferita che più faceva male era il fatto di volerglielo dire e non poterlo fare, perchè lui era convinto che ogni suo gesto, ogni sua carezza e ogni suo abbraccio fossero dei gesti di un'amicizia grande quanto il mondo... e si sbagliava.

«Dov'è Ron?»

Fu Harry a chiederlo, come a voler confermare i pensieri di Hermione. In quella situazione, con i loro volti a pochi centimetri l'uno dall'altro, con le mani stretta tra di loro, lui si chiedeva dove fosse il suo migliore amico.

Hermione si limitò a scrollare le spalle e a lasciargli le mani, allontanandosi un po’ e poggiando la testa tra le ginocchia.

«Non so. Era con me, poi è andato dalla sua famiglia, ma sta bene non preoccuparti.»

Concluse con uno strano sorriso forzato. Ron, e lei... nulla. Si erano baciati, e nel mentre, lei aveva rivisto tante altre cose: quel giorno in treno, quando aveva conosciuto il "famoso" Harry Potter, quando l'aveva rivisto dopo essere stata pietrificata, quando aveva combattuto con lui nella Stamberga Strillante, quando l'aveva visto fronteggiare le prove del Torneo Tre maghi, o quando l'aveva visto piangere di fronte alla morte di Sirius, e a quella di Silente. Si era ricordata della scelta che aveva fatto, quello stesso anno, di rimanere con lui e non con Ron...
« Andiamo da lui? »

Chiese Harry, facendola ridestare dai suoi confusissimi eppure così nitidi pensieri.
« Andiamo da lui. »

Acconsentì lei, guardandolo mentre si alzava e raccoglieva la forza per tornare dentro, per sentirsi dire di quanto era stato bravo e coraggioso, da tutta quella gente che di lui non capiva niente, che non l'aveva mai capito...

Si alzò anche lei, e lo seguì. Lasciò, fuori da quella scuola e dopo quello scontro, l'ultima occasione che aveva avuto per essere sincera con lui e con se stessa. Hermione Granger era innamorata di Harry Potter.