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Autore: senseless    02/09/2010    1 recensioni
Solo qui posso. Pulsare. Terremoti intorno, non posso sentirmi -nel vivere. Solo qui posso. Coprirmi di tende dorate e baciarla, la mia sola voce.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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9 Agosto

 

Se questo computer non smette di cancellare ciò che scrivo, potrò arrabbiarmi davvero. Non solo arrabbiarmi -mi conosco-, so che potrei far seguire a quest'evento dall'apparenza così casuale -scrivo, e cliccando un tasto sbagliato, l'intero testo è cancellato-, un evento del genere, so che potrei farlo seguire da innumerevoli pensieri, catene appassionate di affermazioni e sensazioni pronte a gettarmi nel baratro dell'insicurezza esistenziale in pochi minuti, molto meno del tempo che ci vuole per uscirne -non che sia lento il processo che ce ne fa uscire, sembra anzi che quello sia coincidenza, un evento esterno alla vita che in un attimo ti prende e ti tira su, dicendo: ecco, non è poi tanto male, quest'inferno- il punto è che intanto potresti starci, in quest'inferno, e non pensare ad altro per tanto -secoli, immagino. Allora ritento, riprovo ad aprire una pagina bianca, ancora provo a battere le dita su di essa, sperando che sia la volta buona, e che quello che scrivo non vada perduto. Non che quello che scriva sia importantissimo, non lo è, sono solo pensieri, pensieri di un adolescente, e i pensieri di un adolescente sono tra le cose meno importanti per il mondo, questo lo so –è, solo, che non voglio perderli. Voglio salvarli in una cartella, e conservarli. Entrare ed uscire da quella cartella, mi sembra, è un po' come sentire un cuore pulsare. Quello è il mio cuore, voglio dirmi. Se devo essere sincero, per quanto questo possa abbassare la mia immagine al livello emotivo di un insicuro, e poiché poco mi interessa di questo, è così. Scrivere è spingermi a vivere. E' uno dei modi per farlo, ed è così mio, che non posso rinunciarci.
Nemmeno in questa stanza,

nemmeno in questo disordine.

Posso giustificarmi, certo -non rientro a casa da due giorni, e l'ultima volta che l'ho fatto non ero lucidissimo, ed ero in compagnia di Alessio, e camminavo in modo strano -già questo-, me lo ricordo, ci appoggiavamo l'uno all'altro, e se non ci baciavamo e perché eravamo davvero stanchi, e siamo stati il tempo di metterci qualcosa nello stomaco -cucinare, in quelle condizioni, un'impresa- e per dormire, dormire di un sonno difficile, difficile ed infinito -spesso mi svegliavo, e guardando il soffitto e la luce dalla finestra, sentivo che fosse il momento della mia ascesa -Dio mi sta richiamando a sé-, solo che poi chiudevo gli occhi e mi trovavo costretto -e nemmeno reticente a causa del sonno- a salutare Dio, la luce dalla finestra, ed Alessio -la cui presenza, pur non provandola con i miei occhi stanchi, potevo immaginare.

Non so se è questa una vera e propria giustificazione per quello che è successo. Un ragazzo dovrebbe prendersi cura della sua stanza, e più in generale forse dovrebbe sballarsi di meno e non trascinare con sé il suo ragazzo, ma questo è quanto. Moralizzare sul passato non cambia nulla. Quel che posso fare è ricordarmelo.

Ricordarmi dei due giorni che ho passato in giro con lui mi fa stare un po' meglio. Alessio ha la mia età, come me frequenta il quarto anno di liceo e come me -e come chiunque abbia un po' di sensato, vivo, giovane nichilismo- ama girare, interessarsi poco della scuola, frequentare locali o dimenticarsene, e vagare tra giardini e boschi in coppia. Dormire due notti di seguito sull'erba, amarci come vorrei sia sempre possibile, non stancarsi d'incontrarsi, occhi negli occhi -volerlo fare, volerlo. Quando provi sensazioni del genere non puoi tornare a casa. Quando provi sensazioni del genere non hai più una casa -sei la tua casa, e ne sei così fiero -lui è la tua casa, e ne sei così fiero -vi ucciderebbe, la vera casa, e non puoi lasciarlo fare.

Sono tornato perché ho pensato mia madre avesse il diritto, o meglio il dovere, di vedermi una volta ogni tanto. Sono qui da due ore, e non ci siamo ancora incontrati. E' pomeriggio e potrebbe stare benissimo a lavoro. La vedrò prima di uscire, stasera. Lo spero. Almeno. Spero davvero di vederla.

 

 

10 Agosto

Ho avuto in fretta la possibilità di riscrivere su questo portatile, che meraviglia.

Il mio cuore avrà più motore di quel che era strettamente necessario.

Non fa niente che mia madre sia stata poco interessata, ieri, a me. Che sia tornata, stanca, mi abbia salutato e m'abbia dato un po' di soldi chiedendomi velocemente, come va?, come fossimo coinquilini. Potrebbe aiutarmi, elevare la mai individualità ad un tale livello.

So che non posso pensarla così. La sera al Iron Pub ho bevuto tanto da dimenticarmelo, però -i baci di Alessio sono serviti da contorno pregevole per un dannato angelo dal mio valore. Sono tornato solo per lasciarle un biglietto. Starò qualche giorno da Alessio. Ci vediamo al più presto. Ciao, tuo figlio. L'ho scritto in corsivo. Tuo figlio. Chissà se le dirà qualcosa.
Dovrei crescere, vorrei non essere già cresciuto. Non è difficile da capire,

solo, qualcuno che mi ascolti?
Non so se esistono davvero dei credenti, ma penso che se esistessero, non sarebbero poi così distanti da chi credente non lo è. Tutti ci sforziamo di guardare e parlare ed urlare a qualcuno che non ci ascolta. Forse è meglio che quel qualcuno non esista, che quel qualcuno non abbia la possibilità di leggerci ogni giorno, ad alta voce, la cantilena della disillusione.

  
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