Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Anshiko    21/10/2005    6 recensioni
La protagonista è una ragazza come tante altre, a cui un incontro strano cambierà la vita... Ma siamo sicuri che non sarà lei a cambiare la vita a lui? Mia prima fic "seria" ^^'' Spero vi piaccia... Forse l'idea è un po' sfruttata, ma spero di riuscire a dargli quale tocco originale in più ^^
Genere: Avventura, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Axel dove sei stato

«Axel dove sei stato?» Una voce autorevole fermò il ragazzo mentre stava passando per una caverna illuminata da decine di fiaccole appese alle pareti.

«Cazzo…» bisbigliò. «Oh Sven, non ti avevo visto. Sono stato a fare un giro» gli rispose il ragazzo senza voltarsi e facendo finta di niente, anche se in realtà aveva visto bene l’uomo e aveva sperato di passare inosservato.

L’uomo che aveva parlato dimostrava all’incirca una cinquantina d’anni, aveva il viso scavato e gli occhi sottili, era vestito completamente di nero. Era in piedi davanti a un bivio della caverna, accanto a un tavolo.

«Ti stavo cercando. Sbaglio o il tuo rendimento è calato negli ultimi tempi?» L’uomo fece apparire fra le mani un registro e lo consultò.

«Ho avuto delle cose da fare…» ribatté girandosi e accendendosi una sigaretta.

«Delle cose da fare? Non hai scusanti numero 11686!» gli urlò chiudendo il registro.

Il ragazzo sputò la sigaretta per terra e disse arrogantemente «Ho un nome io! E poi non conta la quantità, ma la qualità! Se vuoi posso andare e in mezz’ora portarti cinquanta anime!»

«Non parlarmi con quel tono, numero 11686. Sai benissimo qual è il compito tuo e degli altri» Sven calmò la voce facendola tornare ad un tono piatto.

«Axel! Chiamami Axel, cazzo! Non mi sembra che voi aveste mai avuto prima dei motivi per lamentarvi di me, se ora ce ne sono non cambia niente. Come si suol dire non casca il mondo se mi concentro su altre cose!» Il ragazzo avanzò di qualche passo schiacciando la sigaretta che nel frattempo aveva continuato ad ardere sul suolo.

«Che cosa? Come osi? Guarda che io-» l’uomo aveva ripreso l’espressione severa che aveva avuto prima e la calma che si era imposto era svanita.

«Lascialo stare» un’altra voce, questa volta più grave e afona della prima, s’intromise fra i due. Un uomo con i capelli bianchi e vestito anch’esso di nero apparve al fianco di Sven. Al contrario di quest’ultimo aveva il viso rotondo e gli occhi grossi, come quelli di una persona gentile.

«Ma Pedos?! Io devo fare il mio lavoro e lui-» Sven si girò verso l’uomo, cercando di nascondere il timore che provava per esso.

«Lo so, lo so. Adesso vai Axel e impegnati. Se non vedrò miglioramenti ci penserò io a punirti a dovere»

Il ragazzo guardò Pedos e poi rivolgendosi a Sven disse «Va bene» poi con il dito medio alzato si allontanò percorrendo i corridoi della caverna, fino a scomparire dalla vista dei due.

«Ma perché mi hai umiliato davanti a lui?» chiese Sven «Dobbiamo mostrarci compatti e uniti!»

L’uomo anziché rispondere si sedette su una sedia che fece comparire dietro al tavolo e si accese la pipa che estrasse dalla tasca.

«Sei troppo indulgente con lui. Dopo quello che ha fatto con quell’umana. Si è insudiciato e tu lo difendi?!» continuò l’individuo.

«So benissimo del patto. Ma trattandolo come fai tu non lo cambierai di certo» inspirando profondamente Pedos si decise a rispondere.

«Hai visto che non ha rispetto per noi? Sembra che a lui sia dovuto tutto Pedos. Lo tratti differentemente anche tu. Vi dovete mettere in testa, tu e lui, che è uno come tanti. Fa parte della massa e con la massa morirà!» fece comparire una sedia anche lui e vi si accasciò sopra, perdendo quell’aspetto rigoroso che lo distingueva dall’amico.

«Non lo tratto diversamente. Mi limito ad osservarlo. Comunque devi ammettere che non è da tutti fare quel che ha fatto lui in così poco tempo»

«Lo ammetto, ma poi guarda dove l’ha portato quel suo desiderio d’essere qualcuno: ha rischiato di morire e si è dovuto unire ad un’umana. Ti rendi conto, ad un’umana!» gli rispose e scuotendo la testa aggiunse «E' come gli altri, se non peggio. Adesso la sua esistenza è legata a quella ragazza. Deve decidersi a rompere il patto. Sta diventando troppo pericoloso. Cosa potrebbe succedere se decidesse di seguire lei? Pedos, quello è troppo irrispettoso, sia di noi Superiori, che degli altri»

«Lo so. Ed è per questo che mi piace. Non credo che romperà così facilmente il patto. Gli piace, è una cosa nuova che lo incuriosisce e niente per ora gli farà cambiare idea» e a bassa voce aggiunse «Niente»

«La sua volontà è forte e potrebbe diventare un regnante, ma se continua così si trasformerà in un debole. Siamo diavoli. Sai anche tu cosa significa ciò» Sven si alzò e se n’andò.

«Andrew» chiamò ad alta voce Pedos appena l’uomo fu lontano.

Il ragazzo accorse alla chiamata del Superiore e appena lo vide si inginocchiò rispettoso.

«Signor Pedos, mi ha chiamato?»

«Alzati pure. Non c’è nessuno qui che ci vede» gli disse lanciando gli un po' di sabbia in testa col piede «Cosa ne pensi di quel che è successo alla festa?»

«Penso che… quella ragazza è carina, ma Axel ha avuto di meglio. Non può innamorarsene» gli rispose aggiustandosi i capelli biondi e sedendosi sulla sedia che aveva lasciato Sven. Puntò i gomiti sulle ginocchia e appoggiò il mento sulle mani.

«La bellezza è una cosa soggettiva Andrew. Magari per Axel quella ragazza vale più di quanto tu pensi»

«Eh? No, assolutamente no! Diciamo che lui si diverte. Poi se succederà qualcosa fra quei due allora…» il tono del ragazzo si fece cupo «forse, ne soffrirà un po', ma solo perché non ha mai provato una cosa del genere»

«Sei saggio, ma tu sai cosa comporterebbe una loro relazione» gli disse giocherellando con le dita sul tavolo «Anthea farà di tutto per fare del male a quella ragazza e allontanarla da lui, ma potrebbe ottenere l’effetto opposto. Controllala e fermala se necessario»

«Signore, perché non ne parla con Axel direttamente?» un ciuffo di capelli gli cadde sulla fronte, probabilmente a causa della sabbia e del poco gel.

«Non servirebbe. Axel sa tutto quello che c’è da sapere. E ciò mi basta»

«Ma… Lui è bravo, è forte e può aspirare ad essere ciò che io non posso neanche sognare di essere. È il mio migliore amico e io farei di tutto per lui. È sbagliato ciò, lo so, ma non posso farci niente» il ragazzo guardò per terra nascondendo gli occhi e il viso all’uomo.

«I diavoli non sono così Andrew, ma tu sei diverso. Sei il giullare di corte, questo tuo carattere allegro e solare capita una volta ogni mille anni nella nostra razza. Ma non te ne devi vergognare, ne devi essere orgoglioso» lo rassicurò.

«Magari la pensassero tutti come lei… Invece vengo anche preso per il culo!» sospirò alzando le mani in segno di rassegnazione e facendo la faccia buffa di chi si sottomette.

L’uomo rise «Grazie Andrew, ora puoi andare» e mentre il ragazzo si stava incamminando verso la stessa parte da cui era venuto Pedos gli chiese «Com’è questa ragazza?»

Il demone si fermò, abbassò lo sguardo e senza girarsi rispose «Non lo so. Strana direi, molto strana» riprese a camminare a quando alzò il viso un leggero rossore apparve sul suo volto.

Il vecchio si mise a ridere e sparì.

 

 

  
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