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Autore: Cherry__Strawberry    03/09/2010    5 recensioni
Bella, appena laureata in giornalismo a Yale, divide un appartamento a New York con la sua migliore amica, Alice, aspirante stilista. Trova lavoro in un giornale di moda. E' contrariata, ma decide che, per arrivare al suo sogno, il New York Times, questa occasione può esserle utile. Un giorno, Alice riceve una telefonata da suo fratello Edward...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti! Eccomi qui con il primo vero capitolo.
Vorrei ringraziare le 16 persone che mi hanno aggiunta alle storie seguite, chi mi ha aggiunta a quelle da ricordare e alle preferite.
GRAZIE!
Un ringraziamento speciale a chi ha recensito il capitolo ^_^


m_aljen: grazie! Spero che il nuovo capitolo ti piaccia :)

giova71: ciao! Ehehehe.... leggi questo capitolo e vedrai che troverà Bella xD Per il resto... dobbiamo un po' aspettare...

vanderbit: grazie per i complimenti :) Certo che Emmett e Rosalie ci saranno. Non si può scrivere una fanfic senza Emmett xD Mi hai preceduta di un capitolo, riguardo a questo argomento :) Sì, Alice è sorella sia di Emmett che di Edward. Non posso dirti più di questo, altrimenti mi metto a sciorinare tutta la storia, scusami!

Buona lettua a tutti :)





Tutto dall’ inizio

Bella’ s PoV

30 Settembre

-No, no e no! Non se ne parla nemmeno! – sbraitai.

-Andiamo, Bella, è un’ ottima occasione per te! – mi rimbeccò Alice, alzando leggermente il suo tono di voce.

-Bella, Catwalk è una delle più importanti riviste di moda di tutta New York, sii ragionevole! Ti può aprire milioni di porte. Non puoi pretendere subito un quotidiano importante come il Times, malgrado la tua bravura. E poi, mi sono impegnata moltissimo per farti avere un colloquio! Almeno provaci!

-Ma Alice, è… è una rivista di moda! – biascicai, in tono sofferente.

Tutto ciò che riguardava lo scintillante mondo dei grandi stilisti decisamente non faceva per me. Era come un universo alternativo.

Però Alice aveva ragione. Quella rivista avrebbe potuto offrirmi tantissime opportunità. Beh, magari potevo iniziare da lì la “scalata” verso quello che era il mio sogno.

Ogni giornalista che si rispetti si è sottoposto ad un minimo di gavetta, e così avrei fatto anch’ io. Anche se mi sarebbe costato lavorare nel bel mezzo di ciò che non sopportavo. E che non sopportava me.

-E va bene. – accettai.

-Sìììì!! – trillò felice Alice, iniziando a battere le mani come una bambina.

-Vedrai, non te ne pentirai per niente! – disse, sorridendomi a trentadue denti.

Annuii, pur non essendone molto convinta.

-Dovranno per forza assumerti, con tutte le buone parole che ci abbiamo messo io e Rose!

Rosalie, era la mia seconda migliore amica.

Avevo conosciuto anche lei al liceo, grazie ad Alice. Rose, infatti, era la sorella gemella del fidanzato di quella gnoma pazza. Come lui era alta, aveva dei lunghi capelli biondi e due occhi dello stesso colore di un cielo sereno.

Guardandola si poteva intuire subito che lavoro facesse: il suo fisico statuario mostrava chiaramente che era una modella.

Lei ed Alice avevano iniziato le loro carriere insieme. La prima, creando abiti; la seconda, indossandoli.

Smentiva però molti luoghi comuni sulle sue colleghe. Oltre ad essere bellissima, infatti, era anche molto intelligente.

Ovviamente, essendo mia amica, aveva parlato bene alla direttrice della rivista di moda che mi aveva concesso un colloquio.

Anzi, iniziai a credere che esso mi fosse stato accordato proprio grazie alle lusinghe di Alice e Rosalie.

1 Ottobre

Quella mattina mi svegliai pochi secondi prima che la sveglia suonasse, facendomi sobbalzare.

Mi alzai di malavoglia dal mio letto caldo, per dirigermi in bagno e concedermi una rilassante doccia.

L’ acqua calda rimosse per un attimo dalla mia mente il pensiero di ciò che stavo per affrontare. Quindi rimosse, momentaneamente, anche il terrore che avevo.

La mia paura non era tanto nel fatto che non mi avrebbero assunta, quanto nell’ ignoto del futuro.

Non sapevo cosa mi aspettasse. Cosa mi sarei ritrovata davanti. Non sapevo ancora niente della mia vita. Il mondo si stava affacciando ai miei occhi solo ora.

E questo mi rendeva ansiosa.

Mi avvolsi nell’ asciugamano e tornai in camera, cercando di scacciare i miei infantili timori.

Mi fermai davanti all’ armadio, con un dubbio asfissiante:

Cosa si indossa per un colloquio per lavorare in una rivista di moda?

Come già detto, quello non era per niente il mio ambiente. La mia filosofia era “comodo è bello”. Completamente in contrasto con tutto ciò che insegna lo stile, quindi.

Mi passai una mano tra i capelli, sempre più dubbiosa.

Decisi di bere un po’ di caffè, magari sarei riuscita a fare qualcosa di più che fissare l’ armadio con gli occhi sgranati.

Avviandomi verso la cucina, notai degli abiti ben ripiegati sul divano

Mi avvicinai, inarcando un sopracciglio, e notai che vi era appoggiato un biglietto.

"Ti conosco meglio di quanto lo faccia tu stessa!

Ho avuto come un flash, ieri sera, prima di addormentarmi. C’ eri tu, muta e immobile davanti al tuo armadio.

Così ho deciso di prepararti cosa indossare, onde evitare problemi a causa del tuo abbigliamento.

Diciamolo, questo è il mio campo.

Chiamami appena esci da lì, voglio essere la prima a sapere come è andata!

Buona fortuna.

Alice"

Alice, sempre la solita! Adesso era anche veggente…

Scossi la testa, sorridendo. Mi era stata davvero di grande aiuto, da sola non avrei saputo come uscirne.

Presi gli abiti tra le mani, per vedere cos’ erano.

Mi ritrovai tra le mani tre indumenti.

Il primo, era una camicetta beige a maniche corte con delle ruches dal ricamo marrone scuro, dello stesso colore dei bottoni.

Il secondo era un bolero, anch’ esso a maniche corte, di una tinta piuttosto scura di marrone. Sotto allo scollo, aveva un piccolo fiocco beige, che richiamava perfettamente il colore della camicetta.

In ultimo, vidi una gonna piuttosto corta, anch’ essa marrone.

Beh, poteva andarmi molto peggio, conoscendo Alice. Avrebbe potuto scegliere dei colori sgargianti e degli abiti strani, ma si era trattenuta, era evidente.

Certo, non amavo l’ idea di dover indossare una gonna, soprattutto così corta, ma dovevo adattarmi.

Devo ricordarmi di dire ad Alice che siamo in pieno autunno. Pensai.

Quell’ idea, però, sembrò un nulla quando vidi cosa c’ era accanto al divano: decolleté con un tacco molto, molto alto.

Deglutii a fatica.

Il mio equilibrio precario non mi consentiva di indossare calzature del genere. E lei lo sapeva benissimo.

Imprecai mentalmente ed andai a vestirmi.

Tutto sommato l’ effetto non mi dispiaceva.

Passai un leggero velo di trucco sul viso e lasciai i capelli sciolti, facendo ricadere i boccoli castani sulle spalle.

Presi un bel respiro ed uscii di casa.

Arrivai alla redazione di Catwalk in taxi.

Era un tipico grattacielo dello skyline newyorkese, con le finestre che sembravano specchi e riflettevano la luce di quel mattino piuttosto assolato.

Controllai l’ orario e mi accorsi di essere perfettamente in tempo, così entrai nell’ edificio.

La visione che mi si parò davanti era sconcertante.

Gente che camminava in fretta, scambiando poche chiacchiere. C’ era chi era intento a parlare al telefono tramite un’ auricolare, chi discuteva con qualcuno, chi trasportava stand di abiti.

La luminosa stanza dalle pareti bianche, sembrava essere grande mezza New York. L’ unica note di colore era data dal tappeto rosso sul pavimento e dagli abiti delle persone che si trovavano lì.

Per un attimo trattenni il fiato, poi decisi di avviarmi verso la reception.

Arrivai davanti al grosso bancone tondo, dietro a cui c’ era una ragazza dai capelli scuri, intenta a digitare qualcosa su una tastiera.

-Mi scusi, sono Isabella Swan, ho un colloquio di lavoro con…

Oh cavolo, come si chiamava il capo redattore? Mi era completamente sfuggito di mente il suo nome.

La ragazza alzò momentaneamente gli occhi dallo schermo del computer, fissandomi in modo annoiato.

-Con il capo redattore. – dissi, salvandomi in corner.

-Bene. – controllò per un secondo un’ agenda accanto a lei – La signorina Stanley la aspetta nel suo ufficio, è al 35° piano.

-Grazie, buona giornata. – dissi, a voce bassissima.

La ragazza annuì velocemente, per poi tornare alla sua precedente occupazione.

Mi diressi verso l’ ascensore, cercando di ignorare l’ ansia che iniziava ad attanagliarmi lo stomaco.

Calma, Bella. Continuavo a ripetermi come un mantra.

Schiacciai il pulsante luminoso con il numero 35, battendo un tacco sulla moquette a causa della tensione.

Con un bip metallico, le porte si aprirono, portandomi davanti alla porta di un ufficio.

Bussai delicatamente, e una voce dall’ interno mi invitò ad entrare.

-Buongiorno. Sono Isabella Swan. Ho un colloqui con la signorina Stanley.

Una ragazza dalla liscia chioma bionda, seduta dietro una grossa scrivania di vetro, si voltò verso di me con un grande sorriso.

Ne accennai uno anch’ io, ma dubitai di esserci riuscita.

-Prego, siediti. Posso darti del tu, vero? Sono Jessica Stanley, la “capa” qui. Chiamami Jess. – disse, parlando a raffica e porgendomi una mano.

La strinsi delicatamente, per poi accomodarmi su una delle poltrone antistanti alla scrivania.

-D’ accordo, Jess. Ehm… chiamami Bella. – dissi, sperando di alleggerire la tensione che provavo.

Lei sorrise, per poi ricominciare a parlare.

-Bene, Bella. Cosa ti ha spinto a voler lavorare a Catwalk?

Ahi. Tasto dolente.

Beh, sai Jess, le mie due migliori amiche hanno fatto di tutto per farmi lavorare qui. Sono molto insistenti ed ho deciso di assecondarle. Ma non potevo certo rispondere così.

-Non lo so, a dir la verità. Il mio istinto mi ha portato qui ed ho deciso di seguirlo. – improvvisai, sperando ci cascasse.

Funzionò.

-Beh, lasciati dire che hai un ottimo istinto, allora! Questa è una delle migliori riviste di moda in circolazione, c’ è una fila di persone che vorrebbero lavorare qui.

Tranne me.

-Dunque, hai delle ottime referenze. Non tutti i giorni Rosalie Hale raccomanda qualcuno. Alice Cullen è ancora agli inizi come stilista, ma avrà un gran futuro. Sono tenuta a dirti che, già quando mi hanno parlato di te, ho deciso di assumerti. Sei proprio la persona che ci vuole, qui! Questa è più una chiacchierata per conoscerci.

Mi sentii leggermente più sollevata. Trassi un respiro di sollievo, lasciando che le mie labbra tese si rilassassero in un sorriso.

-Credo di doverti spiegare in cosa consisterà il tuo lavoro. Vedi, questa rivista esce una volta ogni mese, quindi ogni mese ci si prepara per il successivo. Ogni volta si indice una riunione di tutto lo staff, così si assegnano i vari compiti. Per il resto del tempo, si sta in ufficio o a fare quello che viene assegnato. Tu, essendoti presentata come giornalista, dovresti ricevere ogni volta un articolo su… qualcosa. Per me puoi iniziare a venire qui anche da domani, così ti ambienti un po’, è un posto enorme! La riunione per il mese di novembre si terrà la settimana prossima. Detto questo, sono felice di averti conosciuta. – concluse, senza smettere di sorridere un attimo.

-Grazie. Davvero, non pensavo che mi avreste assunta. Farò del mio meglio.

Lei annuì e mi congedò.

-Ah, Bella?! – mi chiamò, mentre aprivo la porta dell’ ufficio per andarmene.

-Sì?

-Bel look!

Arrossi leggermente, ringraziandola.

Dovevo trovare un modo per ripagare Alice.

Uscii da quell’ edificio leggera come una piuma e sorridendo come una bambina.

Decisi di chiamare la mia migliore amica, come mi aveva chiesto.

Dopo qualche squillo, rispose.

Le raccontai tutto, prima che mi fracassasse il timpano con un acutissimo urlo di felicità. La immaginavo mentre saltellava urlando per la stanza, tanta era la gioia.

Sorrisi.

Era come una sorella per me, anche se a volte mi faceva infuriare davvero.

-Sai che si fa adesso? Dobbiamo festeggiare! Stasera si va a cena tutti insieme e non accetto un “no” come risposta! – disse, sempre più allegra.

Non potevo negarglielo. Non dopo l’ aiuto che mi aveva dato.

Acconsentii, capendo che il “tutti insieme” si riferisse a me, lei, Rose, Jasper ed Emmett, fratello di Alice e attuale compagno di Rosalie.

Tornai a casa quando ormai era ora di pranzo.

Wow, ero sopravvissuta un’ intera mattinata sui tacchi.

Era una vittoria personale.

-Bella!!

La voce squillante di Alice che mi chiamava iniziava ad essere decisamente scocciante.

-Eccomi. – dissi, uscendo dalla mia stanza e trovandomela davanti.

Mi squadrò dalla testa ai piedi con un’ espressione alquanto disgustata in volto.

-Come ti sei vestita?! – mi chiese, con un tono a metà tra il dubbioso e il furioso.

Avevo semplicemente indossato dei jeans ed una maglietta. Cosa c’ era che non andava?

-Qual è il problema? – le chiesi, esponendole i miei pensieri.

-Non penserai di venire conciata così, vero?

Annuii, come se fosse la cosa più normale del mondo.

Lei alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa. Mormorò qualcosa che ricordava vagamente un “Devo fare tutto io!!” e poi si ritirò nella sua stanza.

Dopo meno di un minuto, la vidi uscire di nuovo con un abito in mano. Era un vestitino nero senza spalline, che arrivava poco più su del ginocchio.

-Indossalo. ORA. – ordinò con un’ intonazione che non ammetteva repliche.

Mi cambiai per la seconda volta, indossando l’ abitino datomi da Alice. Lasciai che i capelli mi cadessero tranquillamente sulle spalle e tornai da lei.

Capii che stava per propormi di indossare delle scarpe alte, così bloccai la sua proposta sul nascere, indossando delle semplici ballerine.

Osservai anche il suo abbigliamento. Indossava una blusa piena di volant di un rosa molto acceso, con in vita legato un nastro nero. Poi aveva dei jeans strettissimi e scuri e delle decolleté nere.

Prendemmo le rispettive borse ed uscimmo di casa, dirette al ristorante da lei scelto per l’ appuntamento.

Prendemmo un taxi, che ci portò fino ad un ristorante, sulla cui insegna brillavano luminose le parole “Il Sorriso”. Ristorante italiano. Uhm. Buono.

Il ristorante si trovava su una collina, che affacciava direttamente sulle sponde del fiume Hudson. Anche questo era campo di Alice.

Mentre ci avvicinavamo all’ entrata, sentii una forte voce alle mie spalle che mi chiamava.

Non feci in tempo a voltarmi, che mi ritrovai stritolata da un abbraccio fortissimo. Emmett.

Quando mi lasciò respirare, lo salutai.

Emmett era il prodotto di una fusione tra un orso ed un essere umano.

Malgrado l’ aspetto, però, aveva un cuore d’ oro. Ed era impossibile non divertirsi in sua compagnia.

-Che emozione, la nostra Bellina è diventata una giornalista seria! – disse, con finto tono commosso.

Capii che le malattie mentali erano comuni nella famiglia Cullen.

Arrivò anche Rosalie, che mi abbracciò sorridendo.

Come al solito, era stupenda. I lunghi capelli le ricadevano morbidi sulle spalle ed indossava un vestito rosso porpora, lungo fino al ginocchio, con le maniche piuttosto corte e di pelle nera.

Jasper, invece, si congratulò con una semplice stretta di mano.

Preferivo decisamente la compostezza degli Hale.

Entrammo e ci sedemmo. La sala era molto suggestiva. Sia le pareti che il mobilio tendevano verso colori caldi, creando un’ atmosfera rilassante e familiare. I tavolini erano disposti tutti lungo le due pareti, proprio sotto le varie mensole dei vini. La luce era data da piccole lampadine sul soffitto, che la rendevano piuttosto soffusa. Alice aveva scelto proprio un bel posticino.

Tutta la serata fu incentrata sul mio nuovo lavoro, o meglio, su di me.

Malgrado ciò, mi sentivo la … quinta incomoda.

Per quanto entrambe le coppie, quella sera, fossero tranquille, mi sentivo di troppo.

Certo, le dimostrazioni d’ affetto variavano.

Emmett e Rosalie erano molto più espliciti, mentre ad Alice e Jasper bastava solo uno sguardo per capirsi.

Forse li invidiavo.

Finita la serata, tornammo tutti alle rispettive case.

Io ed Alice ci cambiammo subito, decidendo però di restare sveglie ancora per un po’.

-Quindi inizi da domani? – mi chiese, una volta che entrambe fummo sedute sul divano.

-Credo di sì. Voglio vedere com’ è l’ ambiente.

-Sono così contenta per te! – disse, sorridendo.

Le sorrisi di rimando.

-Alice, non ti ho ancora ringraziato del tutto. Sia per il lavoro che per l’ abbigliamento di oggi…. – dissi, abbassando lo sguardo ed arrossendo.

-Per un’ amica questo ed altro. – disse – E poi vedrai che…

Ma non riuscì a terminare la frase, perché il telefono iniziò a squillare incessantemente.


Notes

Hahahah scommetto che volete uccidermi perché vi ho "appesi" ora xD In ogni caso, non fatelo, altrimenti rimarrete senza il continuo u.u

Chi sarà al telefono?

Chiedo scusa per il colloquio, ho inventato tutto. Non so come ci si comporta in certi casi, dato che per me è ancora presto!

Chiedo venia anche per la mia poca fantasia nella scelta del nome della rivista e per il mio pessimo senso estetico.

Detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto :) Le vostre recensioni sono sempre ben accette!

Abbigliamento Colloquio Bella

Abbigliamento Cena Rosalie - Bella - Alice

Cherry

  
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