Vorrei ringraziare le 16 persone che mi hanno aggiunta alle storie seguite, chi mi ha aggiunta a quelle da ricordare e alle preferite.
GRAZIE!
Un ringraziamento speciale a chi ha recensito il capitolo ^_^
giova71: ciao! Ehehehe.... leggi questo capitolo e vedrai che troverà Bella xD Per il resto... dobbiamo un po' aspettare...
vanderbit: grazie per i complimenti :) Certo che Emmett e Rosalie ci saranno. Non si può scrivere una fanfic senza Emmett xD Mi hai preceduta di un capitolo, riguardo a questo argomento :) Sì, Alice è sorella sia di Emmett che di Edward. Non posso dirti più di questo, altrimenti mi metto a sciorinare tutta la storia, scusami!
Buona lettua a tutti :)
Tutto
dall’ inizio
Bella’ s PoV
30
Settembre
-No,
no e no! Non se ne parla nemmeno! – sbraitai.
-Andiamo,
Bella, è un’ ottima occasione per te! –
mi rimbeccò Alice, alzando leggermente
il suo tono di voce.
-Bella,
Catwalk è una delle più importanti riviste di
moda di tutta New York, sii
ragionevole! Ti può aprire milioni di porte. Non puoi
pretendere subito un
quotidiano importante come il Times, malgrado la tua bravura. E poi, mi
sono
impegnata moltissimo per farti avere un colloquio! Almeno provaci!
-Ma
Alice, è… è una rivista di moda!
– biascicai, in tono sofferente.
Tutto
ciò che riguardava lo scintillante mondo dei grandi stilisti
decisamente non faceva per me. Era
come
un universo alternativo.
Però
Alice aveva ragione. Quella rivista avrebbe potuto offrirmi tantissime
opportunità. Beh, magari potevo iniziare da lì la
“scalata” verso quello che
era il mio sogno.
Ogni
giornalista che si rispetti si è sottoposto ad un minimo di
gavetta, e così
avrei fatto anch’ io. Anche se mi sarebbe costato lavorare
nel bel mezzo di ciò
che non sopportavo. E che non sopportava me.
-E
va bene. – accettai.
-Sìììì!!
– trillò felice Alice, iniziando a battere le mani
come una bambina.
-Vedrai,
non te ne pentirai per niente! – disse, sorridendomi a
trentadue denti.
Annuii,
pur non essendone molto convinta.
-Dovranno
per forza assumerti, con tutte le buone parole che ci abbiamo messo io
e Rose!
Rosalie,
era la mia seconda migliore amica.
Avevo
conosciuto anche lei al liceo, grazie ad Alice. Rose, infatti, era la
sorella
gemella del fidanzato di quella gnoma pazza. Come lui era alta, aveva
dei
lunghi capelli biondi e due occhi dello stesso colore di un cielo
sereno.
Guardandola
si poteva intuire subito che lavoro facesse: il suo fisico statuario
mostrava
chiaramente che era una modella.
Lei
ed Alice avevano iniziato le loro carriere insieme. La prima, creando
abiti; la
seconda, indossandoli.
Smentiva
però molti luoghi comuni sulle sue colleghe. Oltre ad essere
bellissima,
infatti, era anche molto intelligente.
Ovviamente,
essendo mia amica, aveva parlato bene alla direttrice della rivista di
moda che
mi aveva concesso un colloquio.
Anzi,
iniziai a credere che esso mi fosse stato accordato proprio grazie alle
lusinghe di Alice e Rosalie.
1
Ottobre
Quella
mattina mi svegliai pochi
secondi prima che la sveglia suonasse, facendomi sobbalzare.
Mi
alzai di malavoglia dal
mio letto caldo, per dirigermi in bagno e concedermi una rilassante
doccia.
L’
acqua calda rimosse per
un attimo dalla mia mente il pensiero di ciò che stavo per
affrontare. Quindi
rimosse, momentaneamente, anche il terrore che avevo.
La
mia paura non era tanto
nel fatto che non mi avrebbero assunta, quanto nell’ ignoto
del futuro.
Non
sapevo cosa mi
aspettasse. Cosa mi sarei ritrovata davanti. Non sapevo ancora niente
della mia
vita. Il mondo si stava affacciando ai miei occhi solo ora.
Mi
avvolsi nell’ asciugamano
e tornai in camera, cercando di scacciare i miei infantili timori.
Mi
fermai davanti all’
armadio, con un dubbio asfissiante:
Cosa
si indossa per un colloquio per lavorare in una rivista di moda?
Come
già detto, quello non
era per niente il mio ambiente. La mia filosofia era “comodo
è bello”.
Completamente in contrasto con tutto ciò che insegna lo
stile, quindi.
Mi
passai una mano tra i
capelli, sempre più dubbiosa.
Decisi
di bere un po’ di
caffè, magari sarei riuscita a fare qualcosa di
più che fissare l’ armadio con
gli occhi sgranati.
Mi
avvicinai, inarcando un
sopracciglio, e notai che vi era appoggiato un biglietto.
"Ti
conosco meglio di quanto lo faccia tu stessa!
Ho
avuto
come un flash, ieri sera, prima di addormentarmi. C’ eri tu,
muta e immobile
davanti al tuo armadio.
Così
ho
deciso di prepararti cosa indossare, onde evitare problemi a causa del
tuo
abbigliamento.
Diciamolo,
questo è il mio campo.
Chiamami
appena esci da lì, voglio essere la prima a sapere come
è andata!
Buona fortuna.
Alice"
Alice,
sempre la solita!
Adesso era anche veggente…
Scossi
la testa, sorridendo.
Mi era stata davvero di grande aiuto, da sola non avrei saputo come
uscirne.
Presi
gli abiti tra le mani,
per vedere cos’ erano.
Mi
ritrovai tra le mani tre
indumenti.
Il
primo, era una camicetta
beige a maniche corte con delle ruches dal ricamo marrone scuro, dello
stesso
colore dei bottoni.
Il
secondo era un bolero,
anch’ esso a maniche corte, di una tinta piuttosto scura di
marrone. Sotto allo
scollo, aveva un piccolo fiocco beige, che richiamava perfettamente il
colore
della camicetta.
In
ultimo, vidi una gonna
piuttosto corta, anch’ essa marrone.
Beh,
poteva andarmi molto
peggio, conoscendo Alice. Avrebbe potuto scegliere dei colori
sgargianti e
degli abiti strani, ma si era trattenuta, era evidente.
Certo,
non amavo l’ idea di
dover indossare una gonna, soprattutto così corta, ma dovevo
adattarmi.
Devo ricordarmi di dire ad Alice
che siamo in pieno autunno. Pensai.
Quell’
idea, però, sembrò un
nulla quando vidi cosa c’ era accanto al divano:
decolleté con un tacco molto,
molto alto.
Deglutii
a fatica.
Il
mio equilibrio precario
non mi consentiva di indossare calzature del genere. E lei lo sapeva
benissimo.
Imprecai
mentalmente ed
andai a vestirmi.
Tutto
sommato l’ effetto non
mi dispiaceva.
Passai
un leggero velo di
trucco sul viso e lasciai i capelli sciolti, facendo ricadere i boccoli
castani
sulle spalle.
Presi
un bel respiro ed
uscii di casa.
Arrivai
alla redazione di
Catwalk in taxi.
Era
un tipico grattacielo
dello skyline newyorkese, con le finestre che sembravano specchi e
riflettevano
la luce di quel mattino piuttosto assolato.
Controllai
l’ orario e mi
accorsi di essere perfettamente in tempo, così entrai
nell’ edificio.
La
visione che mi si parò
davanti era sconcertante.
Gente
che camminava in
fretta, scambiando poche chiacchiere. C’ era chi era intento
a parlare al
telefono tramite un’ auricolare, chi discuteva con qualcuno,
chi trasportava
stand di abiti.
La
luminosa stanza dalle
pareti bianche, sembrava essere grande mezza New York. L’
unica note di colore
era data dal tappeto rosso sul pavimento e dagli abiti delle persone
che si
trovavano lì.
Per
un attimo trattenni il
fiato, poi decisi di avviarmi verso la reception.
Arrivai
davanti al grosso
bancone tondo, dietro a cui c’ era una ragazza dai capelli
scuri, intenta a
digitare qualcosa su una tastiera.
-Mi
scusi, sono Isabella
Swan, ho un colloquio di lavoro con…
Oh
cavolo, come si chiamava
il capo redattore? Mi era completamente sfuggito di mente il suo nome.
La
ragazza alzò
momentaneamente gli occhi dallo schermo del computer, fissandomi in
modo
annoiato.
-Con
il capo redattore. –
dissi, salvandomi in corner.
-Bene.
– controllò per un
secondo un’ agenda accanto a lei – La signorina
Stanley la aspetta nel suo
ufficio, è al 35° piano.
-Grazie,
buona giornata. –
dissi, a voce bassissima.
La
ragazza annuì velocemente,
per poi tornare alla sua precedente occupazione.
Mi
diressi verso l’
ascensore, cercando di ignorare l’ ansia che iniziava ad
attanagliarmi lo
stomaco.
Calma, Bella.
Continuavo a ripetermi come un mantra.
Schiacciai
il pulsante
luminoso con il numero 35, battendo un tacco sulla moquette a causa
della
tensione.
Con
un bip metallico, le
porte si aprirono, portandomi davanti alla porta di un ufficio.
Bussai
delicatamente, e una
voce dall’ interno mi invitò ad entrare.
-Buongiorno.
Sono Isabella
Swan. Ho un colloqui con la signorina Stanley.
Una
ragazza dalla liscia
chioma bionda, seduta dietro una grossa scrivania di vetro, si
voltò verso di
me con un grande sorriso.
Ne
accennai uno anch’ io, ma
dubitai di esserci riuscita.
-Prego,
siediti. Posso darti
del tu, vero? Sono Jessica Stanley, la “capa” qui.
Chiamami Jess. – disse,
parlando a raffica e porgendomi una mano.
La
strinsi delicatamente,
per poi accomodarmi su una delle poltrone antistanti alla scrivania.
-D’
accordo, Jess. Ehm…
chiamami Bella. – dissi, sperando di alleggerire la tensione
che provavo.
Lei
sorrise, per poi
ricominciare a parlare.
-Bene,
Bella. Cosa ti ha
spinto a voler lavorare a Catwalk?
Ahi.
Tasto dolente.
Beh, sai Jess, le mie due
migliori amiche hanno fatto di tutto per farmi lavorare qui. Sono molto insistenti ed
ho deciso di assecondarle. Ma non potevo certo rispondere
così.
-Non
lo so, a dir la verità.
Il mio istinto mi ha portato qui ed ho deciso di seguirlo. –
improvvisai,
sperando ci cascasse.
Funzionò.
-Beh,
lasciati dire che hai
un ottimo istinto, allora! Questa è una delle migliori
riviste di moda in
circolazione, c’ è una fila di persone che
vorrebbero lavorare qui.
Tranne
me.
-Dunque,
hai delle ottime
referenze. Non tutti i giorni Rosalie Hale raccomanda qualcuno. Alice
Cullen è
ancora agli inizi come stilista, ma avrà un gran futuro.
Sono tenuta a dirti
che, già quando mi hanno parlato di te, ho deciso di
assumerti. Sei proprio la
persona che ci vuole, qui! Questa è più una
chiacchierata per conoscerci.
Mi
sentii leggermente più
sollevata. Trassi un respiro di sollievo, lasciando che le mie labbra
tese si
rilassassero in un sorriso.
-Credo
di doverti spiegare
in cosa consisterà il tuo lavoro. Vedi, questa rivista esce
una volta ogni
mese, quindi ogni mese ci si prepara per il successivo. Ogni volta si
indice
una riunione di tutto lo staff, così si assegnano i vari
compiti. Per il resto
del tempo, si sta in ufficio o a fare quello che viene assegnato. Tu,
essendoti
presentata come giornalista, dovresti ricevere ogni volta un articolo
su…
qualcosa. Per me puoi iniziare a venire qui anche da domani,
così ti ambienti
un po’, è un posto enorme! La riunione per il mese
di novembre si terrà la
settimana prossima. Detto questo, sono felice di averti conosciuta.
– concluse,
senza smettere di sorridere un attimo.
-Grazie.
Davvero, non
pensavo che mi avreste assunta. Farò del mio meglio.
Lei
annuì e mi congedò.
-Ah,
Bella?! – mi chiamò,
mentre aprivo la porta dell’ ufficio per andarmene.
-Sì?
-Bel
look!
Arrossi
leggermente,
ringraziandola.
Dovevo
trovare un modo per
ripagare Alice.
Uscii
da quell’ edificio
leggera come una piuma e sorridendo come una bambina.
Decisi
di chiamare la mia
migliore amica, come mi aveva chiesto.
Dopo
qualche squillo,
rispose.
Le
raccontai tutto, prima
che mi fracassasse il timpano con un acutissimo urlo di
felicità. La immaginavo
mentre saltellava urlando per la stanza, tanta era la gioia.
Sorrisi.
Era
come una sorella per me,
anche se a volte mi faceva infuriare davvero.
-Sai
che si fa adesso?
Dobbiamo festeggiare! Stasera si va a cena tutti insieme e non accetto
un “no”
come risposta! – disse, sempre più allegra.
Non
potevo negarglielo. Non
dopo l’ aiuto che mi aveva dato.
Acconsentii,
capendo che il
“tutti insieme” si riferisse a me, lei, Rose,
Jasper ed Emmett, fratello di
Alice e attuale compagno di Rosalie.
Tornai
a casa quando ormai
era ora di pranzo.
Wow,
ero sopravvissuta un’
intera mattinata sui tacchi.
Era
una vittoria personale.
-Bella!!
La
voce squillante di Alice
che mi chiamava iniziava ad essere decisamente scocciante.
-Eccomi.
– dissi, uscendo
dalla mia stanza e trovandomela davanti.
Mi
squadrò dalla testa ai
piedi con un’ espressione alquanto disgustata in volto.
-Come
ti sei vestita?! – mi
chiese, con un tono a metà tra il dubbioso e il furioso.
Avevo
semplicemente
indossato dei jeans ed una maglietta. Cosa c’ era che non
andava?
-Qual
è il problema? – le
chiesi, esponendole i miei pensieri.
-Non
penserai di venire
conciata così, vero?
Annuii,
come se fosse la cosa
più normale del mondo.
Lei
alzò gli occhi al cielo,
scuotendo la testa. Mormorò qualcosa che ricordava vagamente
un “Devo fare
tutto io!!” e poi si ritirò nella sua stanza.
Dopo
meno di un minuto, la
vidi uscire di nuovo con un abito in mano. Era un vestitino nero senza
spalline, che arrivava poco più su del ginocchio.
-Indossalo.
ORA. – ordinò
con un’ intonazione che non ammetteva repliche.
Mi
cambiai per la seconda
volta, indossando l’ abitino datomi da Alice. Lasciai che i
capelli mi
cadessero tranquillamente sulle spalle e tornai da lei.
Capii
che stava per propormi
di indossare delle scarpe alte, così bloccai la sua proposta
sul nascere,
indossando delle semplici ballerine.
Osservai
anche il suo
abbigliamento. Indossava una blusa piena di volant di un rosa molto
acceso, con
in vita legato un nastro nero. Poi aveva dei jeans strettissimi e scuri
e delle
decolleté nere.
Prendemmo
le rispettive
borse ed uscimmo di casa, dirette al ristorante da lei scelto per
l’
appuntamento.
Prendemmo
un taxi, che ci
portò fino ad un ristorante, sulla cui insegna brillavano
luminose le parole
“Il Sorriso”. Ristorante italiano. Uhm. Buono.
Il
ristorante si trovava su
una collina, che affacciava direttamente sulle sponde del fiume Hudson.
Anche
questo era campo di Alice.
Mentre
ci avvicinavamo all’
entrata, sentii una forte voce alle mie spalle che mi chiamava.
Non
feci in tempo a
voltarmi, che mi ritrovai stritolata da un abbraccio fortissimo. Emmett.
Quando
mi lasciò respirare,
lo salutai.
Emmett
era il prodotto di
una fusione tra un orso ed un essere umano.
Malgrado
l’ aspetto, però,
aveva un cuore d’ oro. Ed era impossibile non divertirsi in
sua compagnia.
-Che
emozione, la nostra
Bellina è diventata una giornalista seria! –
disse, con finto tono commosso.
Capii
che le malattie
mentali erano comuni nella famiglia Cullen.
Arrivò
anche Rosalie, che mi
abbracciò sorridendo.
Come
al solito, era
stupenda. I lunghi capelli le ricadevano morbidi sulle spalle ed
indossava un
vestito rosso porpora, lungo fino al ginocchio, con le maniche
piuttosto corte
e di pelle nera.
Jasper,
invece, si
congratulò con una semplice stretta di mano.
Preferivo
decisamente la
compostezza degli Hale.
Entrammo
e ci sedemmo. La
sala era molto suggestiva. Sia le pareti che il mobilio tendevano verso
colori
caldi, creando un’ atmosfera rilassante e familiare. I
tavolini erano disposti
tutti lungo le due pareti, proprio sotto le varie mensole dei vini. La
luce era
data da piccole lampadine sul soffitto, che la rendevano piuttosto
soffusa.
Alice aveva scelto proprio un bel posticino.
Tutta
la serata fu
incentrata sul mio nuovo lavoro, o meglio, su di me.
Malgrado
ciò, mi sentivo la
… quinta incomoda.
Per
quanto entrambe le
coppie, quella sera, fossero tranquille, mi sentivo di troppo.
Certo,
le dimostrazioni d’
affetto variavano.
Emmett
e Rosalie erano molto
più espliciti, mentre ad Alice e Jasper bastava solo uno
sguardo per capirsi.
Forse
li invidiavo.
Finita
la serata, tornammo
tutti alle rispettive case.
Io
ed Alice ci cambiammo
subito, decidendo però di restare sveglie ancora per un
po’.
-Quindi
inizi da domani? –
mi chiese, una volta che entrambe fummo sedute sul divano.
-Credo
di sì. Voglio vedere
com’ è l’ ambiente.
-Sono
così contenta per te!
– disse, sorridendo.
Le
sorrisi di rimando.
-Alice,
non ti ho ancora
ringraziato del tutto. Sia per il lavoro che per l’
abbigliamento di oggi…. –
dissi, abbassando lo sguardo ed arrossendo.
-Per un’ amica questo ed altro. – disse – E poi vedrai che…
Ma non riuscì a
terminare la frase, perché il telefono iniziò a
squillare incessantemente.
Notes
Hahahah scommetto che volete uccidermi perché vi ho "appesi" ora xD In ogni caso, non fatelo, altrimenti rimarrete senza il continuo u.u
Chi sarà al telefono?
Chiedo scusa per il colloquio, ho inventato tutto. Non so come ci si comporta in certi casi, dato che per me è ancora presto!
Chiedo venia anche per la mia poca fantasia nella scelta del nome della rivista e per il mio pessimo senso estetico.
Detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto :) Le vostre recensioni sono sempre ben accette!
Abbigliamento Cena Rosalie - Bella - Alice
Cherry