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Autore: Dark Magic    03/09/2010    5 recensioni
Dodicesima one shot. E’ ambientata in New Moon, sui pensieri di Edward quando vanno via da Volterra.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: New Moon
- Questa storia fa parte della serie 'Frammenti'
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Luce nell’oscurità

Paura.

Stato in cui un uomo è preso da sentimenti potenti e profondi, sentimenti in grado di destabilizzarlo, renderlo succube dei suoi incubi peggiori. Peccato che io non sono un uomo. Impossibile per un vampiro provare paura, perché egli è indistruttibile, al di sopra della morte stessa, tanto temuta dagli uomini, ma cercata da me stesso fino a qualche ora fa’. Credevo di aver perso la stella che illumina il mio cammino su questa terra, invece ora è qui tra le mie braccia, fredde e dure come il marmo.

Ancora una volta, il pericolo, insieme alla morte, è venuto a bussare alla sua porta, e lei senza esitazioni l’ha aperta con coraggio, quel coraggio che mi è mancato quando le ho detto addio. Tra i due, il meno coraggioso sono io. Io non avrei mai retto a tutto questo. È unica, e ha lottato per salvare entrambi. Cosa ho fatto per meritarmi questo essere puro e forte d’animo? Ho ucciso, rubato, mentito, eppure lei è qui.

Con me.

Se avessi saputo prima che con la mia partenza avrei scatenato tutto questo, non l’avrei mai abbandonata.

Abbandonata…

Che stupido che sono stato. Credere che la sua sfortuna sia una conseguenza del nostro stare insieme. Anche senza di me ha rischiato la vita diverse volte. Forse ancor di più di quando le sono stato affianco. La mente di Alice mi ha mostrato molte cose che mi hanno ferito nel profondo, soprattutto il momento in cui lei torna a casa dopo il tuffo dalla scogliera; un volto sciupato, stanco ed affaticato, più bianco della mia pelle, quasi trasparente. Un volto che non deriva da quel tuffo, ma dalla mia lontananza. Un volto che i miei familiari e gli stessi Volturi hanno visto in me, quando ho saputo che non era più in questo mondo.

Ora sono in pace, nonostante la sete mi divori. Io non sento più il mostro dentro di me, sono riuscito a sconfiggerlo. Dovevo affrontare questa prova estrema, questo dolore che mi ha lacerato dentro, affinché superassi il desiderio che ho del suo sangue. Ho vinto, e ne sono soddisfatto. Ma c’è un dubbio che mi assale. Solo lei può liberarmi da questo oblio. Devo sapere se ho ancora una flebile speranza che lei possa perdonarmi per quello che le ho fatto. Ho giurato a me stesso tempo fa’ che non le avrei fatto più del male, ma l’ho ferita dentro. Non si tratta di ferite fisiche quelle che le ho inflitto, ma ferite dell’anima che non posso curare come quella che si è procurata alla sua festa. Sono ferite che nonostante il tempo, non guariranno facilmente, e le uniche cose che le posso offrire per il momento, sono le mie scuse. Non saranno molto, ma spero che lei possa darmi una seconda possibilità per farle capire che ormai non esiste più un mostro a separarci, il mio mostro, e nemmeno la mia natura. Finché lei vivrà, io vivrò, se mi vorrà al suo fianco starò con lei, finché il suo cuore batterà ancora. Appena avrò la possibilità, la raggiungerò ovunque sarà. Ma non la trasformerò per il mio egoismo, non posso farle questo. Per il momento siamo insieme, e mi godo quest’istante con te in braccio, alle porte dell’inferno in cui ti ho trascinato.

Siamo qui nella sala d’aspetto di questo palazzo, testimone di grandi atrocità: gente in massa a cui è stata sottratta la vita solo per soddisfare questi mostri che non sono in grado di tenere chiusa la loro malvagità. Esseri che sicuramente erano malvagi quando erano ancora umani.

«Aspettate che faccia buio» e se ne va.

Demetri ci ha condotti fuori dalla sala principale e adesso insieme a Bella ed Alice, aspetto il tramonto, così da lasciare queste mura che trasudano di morte. Destino che voglio evitare per il momento, dopo averla ritrovata.

I pensieri di Gianna, la segretaria dei Volturi, mi arrivano come un altro colpo di frusta, ricordandomi del mostro che rappresento. Fissa la mantella grigia che indosso. Vorrebbe essere al mio posto, indossare quella mantella ed essere immune alla morte. Solo l’immortalità le interessa, non capisce che oltre a questo diventerà un’assassina. Che pensieri sciocchi, ma d’altronde è questo ciò che desidera ogni essere umano. Ma la mia mente è concentrata sulla salute di Bella, che in questo momento è pallida e tremante. Tutta colpa mia.

«Stai bene?» le chiedo in un sussurro. La mia voce è piena di angoscia e timore, non sopporto di  doverla vedere in questo stato. Sono io, solo io a dover soffrire per tutto.

«Falla sedere prima che crolli… è a pezzi» la voce di Alice mi riscuote dai miei pensieri melodrammatici che fanno parte del mio carattere. Un sibilo, simile a quello di un serpente, esce dalle labbra di Bella. Un sibilo di paura.

«Sssh, Bella, sssh» la faccio accomodare al mio fianco, lontano da quella donna infida. I suoi pensieri mi infastidiscono.

«Penso sia una crisi isterica. Prova con uno schiaffo» ancora una volta, Alice riporta l’attenzione su Bella. Quello che mi ha detto mi fa male solo a pensarlo. Darle uno schiaffo, ma è impazzita! Non potrei mai darle uno schiaffo, farei del male anche a me. È un pensiero inconcepibile. Quella pazza di mia sorella!

«Va tutto bene, sei al sicuro, va tutto bene» le dico. La prendo in braccio e cerco di coprirla con la mia mantella, anche se non vorrei. C’è ancora addosso l’odore di Felix, e questo mi fa arrabbiare. Non voglio che lei abbia un qualche legame con loro, voglio dimenticarli per quanto sia possibile.

«Tutta quella gente» la sua voce, per quanto sia terrorizzata, è come un balsamo per le mie orecchie. L’unica voce che vorrei ascoltare per sempre.

«Lo so» non avrei voluto che assistesse a quella prova di malvagità. Non ho potuto evitarle di sentire le urla strazianti di quelle persone; avrebbero messo paura a chiunque. Forse adesso avrebbe capito il vero pericolo che corre stando al mio fianco, e mi lascerà. Non devo pensarci ora. Per adesso sono con lei, la riporterò a casa, e sarà lei a decidere di un possibile futuro insieme.

«È orribile» finalmente hai capito, amore mio.

«Certo che lo è. Speravo non ti toccasse assistere» ancora mia la colpa. Perdonamise puoi. La sento poggiare la testa sul mio petto e scacciare quelle lacrime che non è riuscita a fermare. Intanto la donna si avvicina con sguardo preoccupato. Peccato che sia tutta scena, è il suo ruolo che richiede la sua professionalità in ogni momento, non lo fa perché teme per la salute di Bella.

«Posso esservi utile?» non mi sorprendo del fatto che non avverto paura in lei standomi vicina. È abituata a stare con loro, per cui io sono innocuo se sto a stretto contatto con Bella.

«No» con tono freddo la congedo e lei riprende la sua postazione.

«Sa cosa succede qui?» ovvio che lo sa.

«Sì, sa tutto»

«Sa che un giorno la uccideranno?»

«Sa che è una possibilità» riesci a capire fino a che punto si spinge la stupidità umana? La sua espressione sorpresa mi fa capire che non ha capito cosa pensa di ottenere. Strano, lei fino a poco tempo fa’ voleva la stessa cosa.

«Spera che decidano di tenerla con loro»

«Vuole diventare come loro?» ed impallidisce. Tu, invece? Cosa volevi diventare a settembre?Annuisco e le lancio un’occhiataccia, per farle capire che diventare un mostro non è una cosa di cui andarne fieri.

«Com’è possibile? Trascinano intere comitive in quella stanza terribile e lei vuole unirsi a loro?» non rispondo, ma devo aver fatto una smorfia. Lei crede che i mostri siano solo loro, io sono diverso. Anch’io ho ucciso. Perché continua a vederci in maniera diversa? Anche lei ha rischiato restandomi accanto. Restiamo a fissarci per un tempo che a me sembra infinito, troppo tempo divisi. Devo recuperare, il tempo cambia le persone anche se di poco, ma non voglio perdermi nulla.

«Oh, Edward» e ricomincia a piangere. Non sopporto vederla piangere, mi sento soffocare.

«Cosa c’è?» e di nuovo l’ansia mi assale. Comincio ad accarezzarla per cercare di calmarla. Si aggrappa alle mie spalle e mi dice:

«È davvero così assurdo che mi senta felice in questo momento?» a quelle parole il mio cuore, per quanto morto, torna a vivere. La sua felicità è la mia, solo più forte, perché l’amo immensamente. La stringo più forte a me.

«Capisco esattamente cosa intendi… abbiamo tanti motivi per essere felici. Prima di tutto, siamo vivi» questo è il mio primo pensiero. Saperla viva e al sicuro.

«Sì. È già qualcosa» per me è tutto.

«E siamo insieme» altra cosa importante. Non mi sarei più allontanato da lei. Anche se mi avesse rifiutato, avrei vegliato su di lei nell’oscurità. Annuisce alle mie ultime parole senza rispondere, come se le mie parole l’avessero infastidita.

«E con un po’ di fortuna, saremo vivi anche domani»

«Speriamo» dice con voce incerta.

«Le prospettive sono piuttosto rosee… tra meno di ventiquattr’ore rivedrò Jasper» esclama soddisfatta Alice. Mi dispiace che per colpa mia ha rischiato di farsi uccidere. Adesso anche lei è nel mirino dei Volturi: Aro non si arrende facilmente, e lei lo ha capito.

Non riesco a non guardare il suo viso: è così bella, non mi sarei mai stancato di guardarla. Ad un certo punto alza la mano e con le dita sfiora le mie occhiaie e notando la sua stanchezza, le dico:

«Sembri davvero stanca»

«E tu assetato» osservando i miei occhi scuri come la notte. Stringo le spalle.

«Non è niente» ed è vero. Non m’importa della sete, posso attendere.

«Sei sicuro? Se vuoi mi siedo accanto ad Alice»

«Non essere ridicola… non sono mai stato così padrone di quel lato della mia personalità come in questo momento» dico accostando il viso al suo. Mentre la osservo decido, insieme ad Alice, come lasciare la città. Lei sarebbe uscita e avrebbe rubato un’auto che ci avrebbe permesso di lasciare la città indisturbati.

«Cos’era quel discorso sulle cantanti?» mi chiede Alice.

«La tua cantante» dico con tono melodioso.

«Esatto»

«È il nome che danno a chi scatena l’effetto che fa a me il profumo di Bella. L’hanno chiamata la mia “cantante”, perché il suo sangue canta per me» e lei ride. La mia cantante, un nome appropriato per la mia musa, la mia luce nell’oscurità. Ogni tanto la bacio in ogni parte del viso, tranne sulle labbra. Devo aspettare e sperare nel suo perdono.

Dopo un po’ di tempo arriva Alec con il suo tipico atteggiamento pacato, ereditato dagli insegnamenti di Marcus.

«Ora siete liberi di andarvene… vi chiediamo soltanto di non trattenervi in città» ci tengono tantissimo a questa città, o forse è meglio dire che tengono di più all’anonimato?

Con freddezza, gli rispondo: «Non sarà un problema» sorride in modo antipatico, e se ne va. Poi la voce di Gianna ci comunica:

«Seguite il corridoio dietro l’angolo a destra e prendete il primo ascensore… l’ingresso è due piani più in basso, sulla strada. Arrivederci» Alice le lancia un’occhiataccia, offesa. Sa benissimo come uscire. È una vampira veggente, la strada la saprebbe comunque. E così usciamo finalmente da lì. La città è immersa nel buio della notte, così possiamo passare inosservati, ma non posso fare a meno di notare la festa e i mantelli rossi che la caratterizzano.

«Ridicolo» appena noto degli esseri umani con canini di plastica. Non sanno che la loro città ospita quelli più spaventosi e antichi.

«Dov’è Alice?»

«È andata a riprendere le tue cose dove le ha nascoste stamattina»

«Ruberà anche una macchina?» non mi sorprende più la sua onestà, perciò sorrido.

«Non finché non saremo usciti» mi accorgo di quanto sia sfinita e la sorreggo. La conduco verso la macchina che Alice ha “momentaneamente” acquistato, e mi siedo nel sedile posteriore con lei stretta al mio fianco.

«Mi dispiace… non avevo molta scelta»

«Va bene lo stesso, Alice… non si può sempre avere una 911 Turbo» e sorrido. Le piace davvero quella macchina.

«Penso che me ne procurerò una legalmente. Era favolosa»

«Te la regalo per Natale» questo è il minimo che posso fare. Ci ha salvato la vita ad entrambi.

«Gialla» dice sorridendo. Mi volto verso Bella.

«Ora puoi dormire, Bella… è finita» di questo, ne sono sicuro. I Volturi non verranno a cercarci molto presto, ma in ogni caso l’avrei nascosta a loro.

«Non voglio dormire. Non sono stanca» sempre testarda, proprio come me. Premo le labbra contro il suo orecchio.

«Provaci» scuote la testa.

«Sei sempre la solita testarda» e per tutto il tragitto verso l’aeroporto di Firenze resta sveglia, lottando contro la stanchezza. Sull’aereo ordina una Coca, sapendo che lei tollera poco questa bibita, la rimprovero.

«Bella»

«Non voglio dormire… se chiudo gli occhi, vedrò cose che non vorrei vedere. Avrò gli incubi» si riferisce alle persone uccise per soddisfare la sete di quei mostri. A queste parole non so cosa rispondere e resto in silenzio. Riuscirà mai a perdonarmi per tutto il male che le ho fatto?

All’aeroporto di Seattle, ad attenderci, ci sono i miei familiari. Tutti i loro pensieri sono rivolti a noi. Ci sono Esme, Carlisle e Jasper.

Jasper rasenta la felicità estrema. Alice gli corre incontro e appena raggiunto, restano a guardarsi intensamente. Anch’io l’ho fatto con Bella. Il loro amore è simile al nostro: un amore senza confini.

In Esme avverto gioia e sollievo. Ho ritrovato mio figlio. Questo, la sua mente ripete. Un figlio che non ha esitato a togliersi la vita, non curandosi dei suoi sentimenti, né di quelli di Carlisle. Non merito il loro amore, troppo grande e profondo. Mia madre abbraccia Bella. Se potesse, si metterebbe a piangere.

«Grazie, davvero» e poi abbraccia me.

«Non osare mai più infliggermi una pena simile» mi dice in tono furioso e tremante.

«Scusa, mamma» e sorrido per scusarmi.

«Grazie, Bella… ti siamo debitori» scusami Carlisle. Sei stato la mia luce prima dell’arrivo di Bella, e adesso ti faccio questo.

«Macché» ormai non ragiona più.

«Dorme in piedi… riportiamola a casa» insieme ad Esme la sorreggo e la conduco verso il posteggio dove trovo Emmett e Rosalie ad attenderci. Sento i pensieri di quest’ultima: solo rimorso alberga nella sua mente. Esme, avvertendo la mia tensione, intercede per lei.

«Per favore, no… è distrutta» odia vedere i suoi figli litigare, vuole una famiglia unita.

«Ben le sta» per colpa sua, oltre me, avrebbero rischiato anche Bella ed Alice. Il dolore che ho provato quando mi aveva detto quelle parole è stato impresso nella mia mente, come un marchio. Un amore in cui lei non ha creduto fin dal primo istante, perché troppo egoista per accorgersene.

«Non è colpa sua» perché difendi anche lei, Bella?

«Concedile la possibilità di scusarsi… noi andiamo con Alice e Jasper» non è tempo diconcessioni, mamma. Deve capire che il mondo non ruota intorno a lei e al suo egoismo.

«Per favore, Edward» la voce di Bella mi fa desistere dal commettere atti di cui poi mi pentirei, anche se fossero solo parole. Emetto un sospiro e mi avvio con Bella verso l’auto.

«Edward» dice Rosalie con voce timorosa.

«Lo so» purtroppo la rabbia è tanta. Mi serve tempo per perdonarla.

«Bella?» vuole scusarsi anche con lei, anche se non cambia di molto l’opinione che ha di lei.

«Sì, Rosalie?» dice con voce esitante. L’ha sempre temuta a causa della sua bassa autostima che io ho contribuito, di certo, ad abbassare notevolmente. Che stupido!

«Mi dispiace tanto. Tutto questo mi ha fatto sentire malissimo, ti ringrazio di cuore per il coraggio con cui hai salvato mio fratello dopo ciò che ho combinato. Ti prego di perdonarmi, se puoi» le sue scuse sono sincere, lo sento.

«Ma certo, Rosalie… in fondo non è colpa tua. Sono stata io a tuffarmi da quel maledetto scoglio. Certo che ti perdono» ormai è stanca e non si rende conto nemmeno di quello che dice.

«Finché non torna lucida, non vale, Rose» dice ridendo Emmett.

«Sono lucida» vuole sempre averla vinta. Che testona, ma la amo anche per questo.

«Lasciala dormire» e dopo le mie parole, finalmente sento il suo respiro farsi regolare, segno che sta dormendo. Dopo un po’ di tempo, arriviamo di fronte la casa del capo Swan, che appena riconosce la macchina si precipita fuori.

 

«Bella!»

«Charlie» dice ancora mezza addormentata.

«Sssh… va tutto bene. Sei a casa, al sicuro. Ora dormi» le dico in un orecchio. Ha bisogno di dormire.

«Non riesco a credere che tu abbia il coraggio di mettere piede qui» mi urla suo padre. Nella sua mente si rincorrono immagini di Bella, mentre io non c’ero. Immagini di un essere umano più simile ad uno zombie. Cosa ti ho fatto, amore mio?

«Smettila, papà» solo io la sento.

«Cosa le è successo?» e nella sua mente scorrono immagini di vari tipi di incidenti in cui lei può incappare.

«È soltanto stanchissima… la lasci riposare»

«Non osare darmi ordini! Ridammela. Toglile le mani di dosso» mi merito tutti i suoi insulti. Ancora una volta l’ho deluso, proprio come sua figlia. Ha paura che la riduca di nuovo in quello stato. Non lo farò più. Cerco di passargliela, ma Bella si aggrappa alla mia camicia.

«Smettila, papà… prenditela con me» di nuovo a proteggermi. Non merito tanto, amore mio.

«Puoi starne certa… entra subito» leggo nella sua mente una punizione simile agli arresti domiciliari. Qualunque cosa pur di tenermi lontano da sua figlia. Per lui sono il male. Ha ragione, solo sua figlia non ci crede.

«Va bene. Lasciami andare» così l’aiuto ad alzarsi, ma subito la riprendo prima che si schianti al suolo, troppo debole e stanca per camminare.

«Lasci almeno che l’accompagni di sopra… poi me ne vado»

«No» urla Bella, di nuovo l’incubo del mio abbandono. Non andrò più via , Bella. Mi avvicino al suo orecchio e le sussurro:

«Non sarò lontano» così la prendo in braccio e la porto di sopra. La distendo sul suo letto e mi allontano, promettendo un’altra volta a me stesso e a lei che sarei tornato. Molto presto. Ho ritrovato la mia luce nell’oscurità più profonda in cui sono caduto nei miei cento anni d’esistenza.

   
 
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