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Autore: reb    04/09/2010    5 recensioni
-Come dicevo, questa scena non ti ricorda qualcosa, piccola?- -Di cosa stai parlando?- era ancora troppo spaventata per prestarsi docilmente ai suoi giochetti. -Qui mi hai dichiarato amore eterno, tesoro…- ancora quel tono a metà tra il serio e il faceto. Dio quanto era irritante! Aspetta, amore eterno, ma di che diavolo stava parlando? -Che diavolo vai blaterando, idiota…- Così dolce a volte, la piccola Potter, con quel visino di bambola chi l’avrebbe mai detto che conoscesse più imprecazioni dei suoi fratelli?
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dad, I'm fall in love! Ehm...ops DAD!'
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Mentre a Hogwarts si svolgevano scene degne di una commedia tragicomica, Scorpius si aspettava un attentato mortale dietro ogni angolo per mano del maggiore dei Potter e Lily era ormai rassegnata con la disperazione di un condannato a morte a una sfuriata degna di una benshee appena avesse messo piede a Grifondoro, James Sirius Potter aspettava.

Dopo aver lasciato Al aveva sentito bisogno d’aria. E se James Potter voleva qualcosa, James Potter la otteneva.

Per una volta la vasta esperienza datagli dalla Mappa del Malandrino e dalla centenaria conoscenza di Pix non aveva avuto cattive intenzioni.

Alla faccia di quello che si era ripromesso dall’età di otto anni quando per la prima volta aveva messo le mani sul prezioso manufatto e ne aveva appreso gli insegnamenti. E il suo nuovo credo. Giuro di non avere buone intenzioni.

Così dopo essersi diretto alla Gufiera per spedire una lettera scritta in tutta fretta, James, aveva imboccato un altro passaggio segreto e si era dileguato.

Si trovava così a Hogsmade da quasi due ore, mandando al diavolo le lezioni pomeridiane e rischiando l’ammissione all’Accademia Auror.

Come dotati di volontà propria le sue gambe l’avevano portato alla Testa di Porco e silenziosamente si era seduto al suo tavolo d’angolo, leggermente riparato rispetto alla sala, davanti a un bicchiere vuoto da ormai mezz’ora.

E aspettava. Una persona, una risposta o un altro Whiskey Incendiario ancora non lo sapeva.

 

 

***

 

 

Per qualche strana ragione la Testa di Porco a James piaceva, e non perché il barista, lontano parente dell’ormai defunto Aberforth Silente, serviva alcolici a tutti, studenti minorenni compresi.

La prima volta che era entrato aveva quattordici anni ed era stato spinto dalla curiosità.

Dai racconti dei genitori sapeva che durante l’ultimo scontro con Voldemort quel bar fatiscente e malfamato aveva permesso agli studenti di Hogwarts di salvarsi dopo l’evacuazione e a suo padre di entrare nella scuola insieme a zio Ron e zia Hermione per distruggere l’ultimo Horcrux.

La curiosità era stata sedata dopo pochi minuti, non c’era niente che raccontasse di quel passato glorioso oltre a una targa. Ma qualcosa lo aveva spinto a tornarvi, ancora e ancora.

Quel qualcosa rendeva speciale il bar nonostante fosse meno confortevole dei Manici di Scopa e, paradossalmente, più caro. Quello che provava quando apriva la porta malconcia, sotto quell’insegna ancora dondolante dopo anni, era esattamente quello che lo spingeva a tornare alla Torre di Astronomia durante le notti di luna o nella Foresta Proibita prima di una partita particolarmente impegnativa.

Tutti e tre luoghi ricchi di storia, teatri di battaglie che avevano visto suo padre vincitore ed eroe e che adesso ne ospitavano il figlio irrequieto e confuso.

Forse era quello il motivo per cui anche quel giorno era lì.

Qualcuno particolarmente coraggioso decise di sfidare la nuvola di malumore che aleggiava nefasta attorno al ragazzo e si sedette in silenzio di fronte a lui. Non era raro che gli altri avventori, quelli abituali, avvicinassero i ragazzi di Hogwarts proponendo loro una partita a scacchi magici o, molto più spesso, a improvvisati giochi d’azzardo per spillare loro soldi. Ma quel giorno, James, proprio non era in vena, così non alzò nemmeno gli occhi dal fedele bicchiere vuoto e rimase in silenzio.

-Vengo fin qua nonostante il tempo orribile che c’è a Londra e tu nemmeno mi offri da bere? Ma bravo…- sbottò il nuovo arrivato.

Che James scoprì con sgomento essere una donna. Già l’entrata di una donna, anche vecchia e grassa era salutata con interesse e divertimento alla Testa di Porco, e quella che aveva davanti, il Grifondoro lo sapeva, non era una donna qualsiasi. Dannazione!

Il ragazzo si alzò di scatto prima ancora che finisse la frase, dando contemporaneamente un’occhiata veloce intorno a loro. La frase era stata pronunciata a voce troppo alta per non essere colta anche dagli altri quattro figuri presenti nella sala, da sempre il silenzio era una grande pecca per la Testa di Porco.

-Ehi bellezza! Lascialo stare è solo un ragazzino…-Bene, fantastico!

Bene, fantastico! James non perse un secondo, strinse il polso alla donna ancora tranquillamente seduta di fronte a lui, costringendola ad alzarzi a sua volta e seguirlo.

Fortuna che aveva almeno il cappuccio in testa, quella pazza! Ma tu guarda cosa gli toccava fare, scappare come un coniglio solo perché lei era una sconsiderata…

Ormai avevano raggiunto la porta, stava quasi per aprirla, quando un altro uomo, dalla voce doveva essere anche ubriaco, li fermò. O meglio afferrò lei.

-Hai sentito il mio amico, no? Molla il ragazzino e bevi qualcosa con noi.-

-Lasciami immediatamente, idiota!-

Il tono era talmente irritato che uno Schiantesimo non ci avrebbe messo niente a partite. Ma quel tipo sembrava non capirlo. Infatti continuava a tirare la ragazza verso il bancone ridacchiando come un troll deficiente.

James si arrese, non c’era modo di uscirne indenni. Ma almeno avrebbe scaricato il malumore che i due gli avevano messo addosso in una bella rissa alla babbana. Fu con un ghigno diabolico che si rivolse all’uomo, strofinandosi sadicamente le mani.

-Senti idiota, cosa della parola lasciami non ti è chiara?-

-Cosa hai detto, ragazzino?-

-Te la stai prendendo per l’idiota o perché ti ho dato dell’ignorante analfabeta? O aspetta, magari quella parte non l’avevi capita…-

Nell’aria c’era rabbia e aspettativa. Perfino il proprietario aveva smesso di sistemare i bicchieri per godersi meglio la scena. Accanto all’uomo, ormai e per sempre noto come ignorante analfabeta idiota, si erano schierati anche gli altri tre pronti ad aiutare l’amico nella distruzione dello sbruffoncello.

-Perché non te ne torni a Hogwarts e lasci i grandi a divertirsi, moccioso?-

Qualcosa aveva fatto scattare la ragazza, ancora alle spalle di James, nonostante chiunque con un po’ di sano senso di sopravvivenza sarebbe scappato a gambe levate.

-Credi davvero che verrei a letto con uno di voi? Illuso…-

Gran bella cosa il coraggio dei Grifoni! Probabilmente era la situazione o lo stress accumulato nelle ultime ore, ma quella era la prima volta che James trovava da ridire sulla loro spassionata propensione al suicidio. La situazione stava totalmente degenerando...bene!

Il ragazzo era pronto a parare e rispondere al colpo in arrivo quando una forte pressione alla mano lo tirò indietro, vicino a quel corpo caldo. L’uomo-idiota sbilanciato per il colpo e non trovando più il corpo da colpire si ritrovò a terra subito dopo.

-Andiamo, dai. Non ho tempo da perdere così.-

Ma siamo matti? Da quando loro, lui, si tiravano indietro così? Non sarebbe certo fuggito come un coniglio, accidenti!

Ma come sempre lei l’aveva vinta. Lo stava già tirando per il polso, come prima aveva fatto lui, quando quei maledetti li fermarono di nuovo.

-Carina, sei sicura di non volere un vero uomo?-

-Sono venuta fin qua con un tempo da schifo per il mio ragazzo. Pensi davvero che abbia bisogno di qualcun altro a scaldarmi il letto?-

E con un ultimo sguardo di superiorità a quei quattro poggiò le labbra su quelle di un James talmente sbalordito da sembrare una statua di sale.

Terminato lo spettacolino, che di fatto aveva lasciato tutti di stucco, fece fare una giravolta al suo ragazzo, tenendolo ancora per un braccio e finalmente riuscirono a lasciare quel maledetta bar e andarsene con un sonoro POP.

 

 

***

 

 

 

-Al, sei sicuro di avermi raccontato tutto?-

-Si, te l’ho detto. Ci siamo presi a pungi, il preside ci ha portati nel suo ufficio e una volta fuori lui mi ha mandato al diavolo ed è sparito. Non mi ha detto altro.-

Erano ore che Al rivedeva quella scena. James silenzioso. James che si voltava senza mai guardarsi indietro per poi sparire.

Quello non era il ragazzo che conosceva. Quello non era suo fratello.

E, strano a dirsi per un Serpeverde, ma si sentiva in colpa. Si sentiva in colpa per quello che gli aveva detto anche se convinto di avere ragione.

Ecco cosa succedeva a immischiarsi. Ecco cosa succedeva ad abbandonarsi all’istinto. Ecco cosa succedeva a non soppesare le parole. Ecco cosa succedeva a comportarsi come un Grifondoro!

Il senso di colpa e la preoccupazione la facevano da padrone e vedere Lily preoccupata non faceva che peggiorare tutto. Se lei fosse stata tranquilla allora avrebbe potuto illudersi che tutto andasse bene. Che quello strano James visto qualche ora prima fosse solo il parto della sua immaginazione.

-Sono preoccupata.- sospirò Lily continuando a marciare avanti e indietro per scaricare la tensione.

-Magari è andato a ubriacarsi da qualche parte. Io lo avrei fatto.-

Svaccato svogliatamente su un banco, Scorpius, era l’immagine della noia e dell’irritazione.

C’erano mille modi per rendere interessante una serata. C’erano mille modi in cui avrebbe preferito passarla. Ma nessuno di questi contemplava preoccuparsi per James Potter.

Preoccupato poi, lui non lo era affatto. C’era quasi da riderci al solo pensarlo.

Nel suo modesto parere di Malfoy e ragazzo della sorella di lui più quel pazzo se ne stava fuori dai piedi meglio era. Certo averlo saputo prima, che quel maledetto Grifondoro si sarebbe dato alla macchia, si sarebbe decisamente goduto la giornata invece di farsi trascinare da una parte all’altra di Hogwarts alla sua ricerca. Ecco, quello lo irritava alquanto.

Aveva passato una giornata che rasentava il delirio e non solo per la ricerca infruttuosa in cui l’avevano testardamente coinvolto, ma anche perché dopo l’accurata descrizione di Albus circa lo stato emotivo del fratello si era aspettato un attentato dietro ogni angolo. E invece quello era sparito.

Quindi quella sera poteva dire che si, era molto irritato.

-Ma tu non sei James, Scorpius. Abbiamo controllato al campo di Quidditch?- chiese Al.

-Tre volte.- rispose la sorella mesta.

Già tre dannatissime volte. E quello svitato non si trovava.

Scorpius gli aveva più volte augurato una morte dolorosa e lenta per averlo fatto girare a vuoto tutto il giorno. E quei due mentecatti che dirigevano le ricerche nemmeno avevano voluto usare gli elfi domestici. Perché volevano parlare a Potter.

Parlargli? No, dico parlargli?

Probabilmente avrebbe lanciato loro addosso, nessuno escluso, una Maledizione Senza Perdono. Senza nemmeno sentire un briciolo di rimorso. Mica come Al che si stava consumando dal rimorso, e se glielo avessero permesso anche nell’autoflagellazione, per qualche parola detta in un momento di rabbia. Come avesse fatto a finire a Serpeverde quel Potter era un mistero. Perfino Lily sarebbe stata più affine a quella Casa che non lui. Del primogenito poi nemmeno a parlarne. Sembrava avercelo nel sangue.

-Vi dico che è andato a ubriacarsi.-

Erano ore che Scorpius continuava imperterrito a proporre quell’opzione e non lo faceva solo per potersi ritirare in pace, o andare a fare un giro con la fidanzata, ma anche perché ne era assolutamente convinto. Tutti sanno che affogare i dispiaceri nell’alcool non aiuta a dimenticare, ma fa trovare modi fantasiosi per vendicarsi. Suo padre glielo ripeteva sempre.

Ma dagli sguardi assassini dei due ragazzi non era così che ragionava un Grifone.

-Non lo conosci. Deve essergli successo qualcosa…-

-Già altrimenti sarebbe venuto a cercarci per piantare un casino assurdo…-

Niente, quei due nemmeno lo ascoltavano. Al diavolo! A lui di trovare Potter non fregava niente, era troppo tardi per parlargli visto il modo in cui aveva scoperto di lui e Lily. Stava appunto scendendo dal banco diretto verso una finestra, grazie ai loro infruttuosi giri esplorativi nemmeno una sigaretta prima di cena gli era stata concessa, quando una frase di quei due lo fece scivolare a terra dallo sgomento.

-Lily, secondo me non è nel castello.-

Al pronunciò quelle parole dopo un’attenta riflessione, come trovandosi davanti a una rivelazione mistica.

I due fratelli erano talmente concentrati sulla loro recente scoperta che non si curarono affatto del tonfo causato da Scorpius per la caduta. E nemmeno della sequela di maledizioni che lanciò il ragazzo, ancora a terra e con un’espressione sgomenta in faccia.

Dopo aver praticamente rivoltato la scuola due volte, ancora non aveva preso in considerazione quell’opzione? Lui aveva dato per scontato che Potter fosse uscito da ore, dopo il primo giro di ricognizione e invece Al lo realizzava solo ora.

Ma si può essere così tonti? E vedere anche la ragazza annuire concorde, lo preoccupava ancora di più.

Forse avrebbe dovuto dare retta a suo padre quando gli consigliava di girare al largo dai Potter per preservare la sua salute mentale. E invece si era andato a impelagare fino ai capelli con quella famiglia. Il suo migliore amico era un Potter. La sua ragazza anche. Perfino il suo futuro e sempre più probabile assassino vantava quel cognome.

-Scorpius ma cosa ci fai in terra?-

Non era possibile. Aveva fatto un casino assurdo nel cadere e quei due non se n’erano accorti. Non l’avevano proprio sentito.

Si poteva essere così tonti?

 

 

 

***

 

 

 

Si erano smaterializzati velocemente e adesso camminavano vicini e in silenzio per le strade di Hogsmade, dall’altra parte rispetto alla loro precedente posizione per essere precisi. Erano ormai vicini alla Stamberga Strillante, ancora temuta dopo anni e anni di silenzio.

-Stai bene? Sembri sotto shok.- ruppe il silenzio la ragazza.

-Mi hai baciato…-

Non si era mai sentito parlare James Potter con quel tono, un filo di voce addirittura stentato dovuto per di più solo a un bacio.

Ma chi l’aveva concesso con leggerezza in un momento critico non era una persona qualunque.

Era lei, lei l’aveva baciato, lei aveva detto di essere la sua ragazza. Il mondo doveva essersi improvvisamente capovolto.

-Oddio quante storie per un bacio, Jamie.-

Già quella che lo aveva baciato come se nulla fosse altri non era che Victorie Weasley, sua cugina.

-Che schifo, Vicky!-

-A me lo dici? Ho baciato un ragazzino solo per salvargli la pelle.-

L’atmosfera si stava allentando, come sempre quando erano insieme. Ma vedere che pian piano il ragazzo stava riacquistando il suo spirito combattivo la tranquillizzava.

-Allora, com’è baciare un Potter?-

Ok, forse non era una così gran bella cosa. Con gli anni Vicky non era rimasta l'unica a saper usare il sarcasmo o le battutaccie. James, seguendo il suo esempio, ne era diventato un maestro. Ma quello che potevano riversare addosso agli altri non era niente. Davano il meglio quando erano insieme e avevano una preda comune, che di solito risultava essere Teddy Lupin. Povera anima pia, ancora credeva la fidanzata dolce e zuccherosa come la sorella Dominique. Non che Vicky non lo fosse, ma solo quando era lei a deciderlo. Come in quel momento.

-Smettila di dire cavolate. Come stai?-

-Ma come cavolo fai a…hai letto la lettera per Teddy? Maledetta impicciona, perché non ti fai gli affari tuoi?-

-Volevi davvero ricevere una lettera di Teddy in cui ti diceva di andare a scusarti con Al e Lily oltre che benedire la sua storia con Malfoy?-

La smorfia sgomenta dell’altro valeva più di ogni altra parola. Ma aveva scritto senza pensarci, aveva bisogno di sfogarsi, non aveva però considerato nella foga del momento l’adorabile animo compassionevole di Teddy.

-Lettera che ovviamente non riceverai mai visto che dopo aver letto la tua ho provveduto a farla sparire.-

Come facesse Vicky a capirlo così bene era ancora un mistero, dopo anni. Forse il suo animo da impenitente impicciona non era una così gran brutta cosa.

-In ogni caso non è con te che volevo parlare. E poi presentarti così alla Testa di Porco, ma sei pazza?-

-So difendermi Jamie, ti faccio notare che è grazie a me che il tuo bel faccino è ancora intero.-

La stizza, come la chiamava lui, la faceva diventare buffa. Iniziava a usare lo stesso accento di zia Fleur e da bambina pestava i piedi. Non glielo aveva mai detto perché sapeva quanto fosse permalosa e anche perché non voleva che smettesse. Conoscendola avrebbe fatto violenza su se stessa per evitarlo e a lui piaceva quando lo faceva. Lo faceva sempre sorridere. In realtà Vicky riusciva sempre a farlo sorridere.

E lo fece anche quella volta.

-Lasciamo perdere. Voglio solo dimenticare l’episodio!- e accelerò il passo mettendosi contemporaneamente le mani sulle orecchie come faceva da bambino per il velato accenno al loro bacio. Quello, lo sapeva, faceva sempre sorridere lei.

La ragazza era dietro di lui, camminava tranquilla per le strade della sua adolescenza, dell’adolescenza di ogni mago inglese, senza curarsi di averlo perso di vista dopo una curva e con ancora un sorriso dolce sulle labbra. Sapeva dove erano diretti.

Quando arrivò lo trovò già seduto alla loro panchina.

L’avevano scoperta per caso quando lui era solo al terzo anno. Ricordava quel giorno. Vicky lo andava a trovare una volta al mese e si trovavano sempre a Hogsmade, davanti alla Stamberga Strillante, ma quella volta non avevano appuntamento.

Il destino aveva voluto che anche Jamie fosse al villaggio, illegalmente come nella migliore tradizione Potter, per un rifornimento di scherzi al negozio di George e che si incontrassero.

Lei aveva litigato con Teddy quel giorno e si era ritrovata a passeggiare appesa al braccio di James. Il desiderio di rimanere sola era sfumato grazie alla sua ingombrante e rumorosa presenza. Lui aveva capito che qualcosa non andasse, ma non aveva fatto domande. Solo quando avevano trovato quella panchina dispersa in mezzo al bosco si era decisa a parlare. E per la prima volta aveva pianto davanti a lui, al suo cuginetto pestifero. Al ragazzino che adorava.

-E’ così grave allora?-

In seguito si erano trovati lì ogni volta che era successo qualcosa di grave. Come quando zia Fleur voleva tornare in Francia portandosi dietro tutta la famiglia o quando James voleva smettere di studiare o ancora quando Vicky aveva mandato a monte il matrimonio con Teddy, più per le continue interferenze della madre che per altro.

-Come vanno i preparativi per il matrimonio?-

-Questa è la volta giusta. Mamma ha talmente paura che faccia saltare tutto di nuovo che non vuole sapere nemmeno il colore dei vestiti delle damigelle.-

-Vuoi dire che la sposa non scapperà con il testimone lasciando lo sposo come un deficiente all’altare? Peccato.-

Era successo davvero. Vicky aveva avuto una crisi di panico dopo l'ennesimo consiglio di zia Fleur di non macchiare l'abito e come sedersi senza sguarcirlo e una volta davanti l'altare non aveva retto e se n'era andata. Trascinandosi dietro James, il testimone. Tralasciando la parentesi drammatica della scena, gli invitati più pettegoli avevano addirittura urlato all'incesto, era stato divertente.

-Sai vero che non mi freghi così? Non cambiare discorso.-

Ecco, lo sapeva che non poteva essersela cavata così a buon mercato.

-Cosa vuoi sapere?- sbuffò lui.

-Dalla tua lettera ho solo capito che Al è un idiota e Lily una stupida. Cosa è successo davvero?-

-LilystaconMalfoyeAlhacomplottatoconloroallemiespalle.-

Chiunque altro sentendo la frase appena sospirata, scandita senza riprendere fiato tra le varie parole alternandole però a lievi ringhi, avrebbe fatto una faccia perplessa e chiesto di ripetere. O avrebbe lasciato perdere vista l’evidente reticenza di James. O ancora avrebbe pensato a una ragazzata imbarazzante, visto il soggetto.

Ma Vicky sapeva che quando James aggirava le domande o evitava di rispondere erano le volte in cui andava attentamente ascoltato. Gli altri, invece, sempre così abituati a un carattere rumoroso e allegro, capace di attirare l’attenzione di chiunque, a volte arrogante, nemmeno si accorgevano di quegli attimi in cui il primogenito dei Potter diventava insolitamente calmo e silenzioso. Attimi come quello.

Era arrabbiato, lo vedeva benissimo. E anche deluso. Ma quella delusione non sapeva indirizzarla.

-Sta crescendo, Jamie, e devi permetterli di fare le sue scelte.-

-Lily è troppo piccola per avere un ragazzo e…-

-Non rifilarmi cavolate sul cognome Malfoy perché so che sei troppo intelligente per pensarlo davvero.-

Ci stavano girando intorno, ma metterlo alle strette e costringerlo a parlare non era la soluzione giusta. Non con Jamie. I suoi genitori ancora non l’avevano capito, ma dargli addosso non portava a niente. Nel migliore dei casi non avrebbe risposto nel peggiore se ne sarebbe andato chiudendosi in un silenzio ostinato.

-Papà avrebbe notato qualcosa. Io avrei dovuto capirlo, ma invece ero troppo concentrato su me stesso per vedere lei.-

-E cosa avresti fatto in quel caso? Le avresti impedito di vederlo? Devi lasciarla scegliere, Jamie, non puoi farlo tu. Lily deve essere liberta di prendere le sue decisioni anche se le ritieni sbagliate.-

-Papà lo avrebbe capito.- continuò testardamente.

-Non sei come Harry, Jamie. Non ti è chiesto di salvare tutti.-

Sapeva che quello che lo tormentava riguardava la famiglia, era l’unica cosa che riuscisse a toccarlo tanto. E confonderlo. Ma se prima di vederlo aveva davvero creduto che fosse perché Lily e Al gli avevano mentito ora aveva capito di essersi sbagliata.

Era peggio. E le spezzava il cuore vedere Jamie, il suo Jamie, in quello stato.

Come fargli capire che nessuno si aspettava che prendesse il posto di suo padre? Che nessuno voleva si caricasse sulle spalle un peso simile?

Stava fissando un punto lontano, lo faceva sempre durante i discorsi seri. Forse non fissando in viso il suo interlocutore cercava di distaccarsene. Lui odiava i discorsi seri eppure quando se li trovava davanti non cercava di evitarli.

-Jamie non sei tuo padre. E non sei nemmeno quello di Lily. Sei suo fratello, è giusto che tu le voglia bene, che la protegga, ma non devi pretendere altro da te stesso. È grande abbastanza per decidere da sola.-

Vide James alzare gli occhi verso il cielo e poggiare la testa sullo schienale della panchina. Come se fosse esausto da quella situazione, da quella giornata.E vedere così James la uccideva

E vedere così James la uccideva. Perché era lui quello che la consolava, che la faceva ridere, che la ascoltava. Era lui la sua roccia.

Lei invece era come tutti gli altri. Si era lasciata abbagliare dalla maschera di spensieratezza del ragazzo e non aveva visto quello che provava davvero. E lo aveva lasciato solo ad affrontare tutto quanto.

-Sono un ragazzino viziato, ecco tutto. So che papà lavora così tanto per proteggerci tutti. So quanto sia importante quello che fa. Ma dato lui non c’è sono io a dover proteggere i miei fratelli e non ci riesco.-

Gli prese la mano sperando di fargli sentire il suo affetto e la sua vicinanza. Ma anche il suo orgoglio.

Erano poche le persone che riuscissero a toccarla così tanto. Una di queste era Teddy. L’altra era Jamie, lo aveva capito quando aveva mosso i suoi primi passi e per non cadere le si era appeso alla gonna. Aveva visto quel sorriso sdentato e se ne era innamorata.

E se allora, a sei anni, le faceva solo tenerezza con quelle sue manine cicciottelle e la parole incomprensibili, ora ne era orgogliosa. Perché James stava crescendo e lui nemmeno se ne rendeva conto.

-Non è sbagliato desiderare di averlo più vicino. Ma non devi prendere il suo posto e non devi pensare che non vi voglia…-

Ma lui la anticipò.

-So che papà ci vuole bene, lo so davvero. Ma ho più ricordi di lui come Harry Potter, il Capo del Reparto Auror, che come mio padre. E sembra che in famiglia sia l’unico a pensarla così. Comunque non è questo il punto. Devo prendermi cura dei miei fratelli, ma non riesco a farlo. Ma non lo vedi? Nemmeno sapevo quello che stava succedendo a Lily.-

C’erano così tante cose da dire al riguardo, ma non lo fecero. James sapeva che scoperchiare il suo Vaso di Pandora non avrebbe portato a niente. Per quanto ammirasse e tenesse a Vicky sapeva che parlarne con lei lo avrebbe fatto sentire più leggero, ma avrebbe anche portato a galla pensieri che preferiva dimenticare.

Ma c’era una cosa che lei poteva fare.

Così si alzò in piedi tirando su con lui anche lei. E senza lasciarle la mano l’abbracciò. Senza pensieri o parole, come era sempre stato tra loro. Anche se in realtà era sempre stata Vicky a farlo, lui aveva iniziato da poco a cercare quegli abbracci. Prima li evitava come la morte, perché era un maschio e non era virile lasciarsi spupazzare dalla cugina ogni volta che si incrociavano.

Era una bella sensazione essere finalmente più alto di lei, aveva l’illusione di avere il controllo. Da bambino non riusciva mai a sottrarsi a quegli abbracci stritolatori, ora invece anche se ne aveva la forza lasciava comunque che fosse lei a decidere. Perché era Vicky. Perché era giusto così.

-Immagino che dovrò chiedere scusa.- mugugnò con il viso ancora tra i suoi capelli.

-Credo che dovresti anche parlare con Lily, parlarle ho detto, non urlarle contro, ok? Cerca di capire…-

Era incredibile come a volte riuscisse a stravolgere il senso delle sue frasi.

-Non darò la mia benedizione a questa…cosa.-

Vicky si permise un sorriso. La tempesta era passata. Prima o poi ne avrebbero dovuto parlare, ma non ora. Adesso nella voce di lui non c’era altro che la gelosia e l’indignazione di un fratello.

Sembrava aver capito quale fosse il suo posto.

Rimasero in silenzio ancora un po’. Lei aspettando. Lui pensando a quello che gli aveva detto.

-Dai andiamo, tesoro. C’è un paese qua vicino con il migliore ristorante italiano che il abbia mai visto.-

-Sei impazzito?- chiese Vicky staccandosi da lui per vederlo in viso.

Il sorriso soddisfatto per averla ingannata era abbagliante. Non capitava spesso. Perché ok lasciarle decidere sugli abbracci, ma non c’era da fidarsi troppo del destino. Meglio dargli una mano a volte. O si sarebbe ritrovato con lei appiccicata addosso tutto il giorno. E per quanto Vicky fosse bella, era pur sempre sua cugina.

Lei camminava tranquillamente al suo fianco e l’irritazione nata una volta resasi conto di essere stata giocata non traspariva dai suoi gesti fino a quando lui non mostrò l’intenzione di sciogliere anche le loro mani. Aumentò così tanto la stretta in cui costringeva la mano di James che a morsa, adesso, rasentava il dolore.

-Non sia mai che faccio fare alla mia fidanzata un viaggio così lungo e con il tempo da cani che c’è a Londra senza nemmeno offrirle la cena, ti pare dolcezza?- commentò indolente, rassegnandosi a camminare per mano con lei nelle strade di Hogsmade. Cavoli, però si sentiva un tredicenne così.

-Se qualche stupida ci prova con te al ristorante la schianto, amore.- cinguettò lei contenta.

In tanti anni non l’aveva mai invitata personalmente nemmeno al suo compleanno. Figurarsi a cena.

-Per Morgana, Vicky che schifo! Non chiamarmi mai più amore altrimenti dico a Teddy che mi sei saltata addosso.-

Lei lasciò improvvisamente la sua mano per arpionarsi tre secondi dopo, dandogli giusto il tempo di illudersi di essersi liberato delle sue prese micidiali, al suo braccio. Proprio come una fidanzatina possessiva.

-Ma per favore! Se dopo avermi baciata sei rimasto mezz’ora in contemplazione, ragazzino!-

E continuando a bisticciare come due bambini si smaterializzarono.

Ma si, Hogwarts poteva aspettare. Anche di Al e Lily poteva preoccuparsi la mattina dopo. In quanto a Malfoy ci avrebbe pensato in seguito. Quella sera aveva voglia di stare ancora un po’ con lei. Aveva voglia di ridere e lei ci riusciva sempre, a farlo ridere. Andare al ristorante e fingersi fidanzati sarebbe stato divertente. Anche vedere lei lanciare finti sguardi minacciosi a tutte le ragazze del locale.

Ai problemi avrebbe pensato domani, Albus non l’avrebbe passata liscia per quello che aveva fatto. Piccolo stupido Serpeverde. Ma ora c’era Vicky e voleva stare un po’ con lei.

Al diavolo il resto.

 

 

***

 

 

Che quella fosse una bella mattina era pensiero comune degli studenti di Hogwarts. Insomma il sole era alto nel cielo, gli uccellini cantavano, la festa della sera prima organizzata dai Tassorosso non era stata scoperta e James Potter ancora non era sceso a colazione, per buona pace degli insegnanti e di Gazza, che lo odiava cordialmente.

In pratica il clima era tranquillo e sonnolento, come dovrebbe essere alle otto di mattina. C’erano però tre persone che non la vedevano così.

Lily Potter era una di questi e vantava occhiaie profonde e sbadigli continui. Era rimasta, infatti, in piedi fino all’alba per poter parlare con il fratello maggiore non appena si fosse degnato di ricomparire, fino a quando non aveva ammesso a se stessa che l’idea di Scorpius sull’andare a ubriacarsi da parte di James non era poi così malvagia, ed era andata così pragmaticamente a letto per dormire almeno tre ore.

Scorpius Malfoy, invece, se la passava decisamente peggio. Quella era stata la peggior notte della sua vita. Lo si poteva notare non solo dalla faccia scura contornata da occhiaie e nuvoletta minacciosa sulla testa, ma anche dal contenuto della sua tazza. Lui, infatti, votato al tè del mattino come simbolo del suo status sociale, aveva ceduto nella sua lotta personale contro l’avanzare delle abitudini proletarie per riuscire a rimanere sveglio. E così in soli trenta minuti si era scolato la bellezza di cinque tazze formato gigante di caffè, debitamente corretto, alternandole a ringhi e sguardi omicidi a chiunque lo fissasse.

Così ora, attivo e di malumore come poche volte lo era stato, poteva dedicarsi a quello che aveva eletto suo nuovo sport. Lanciare maledizioni e accidenti al suo ancora per poco migliore amico reo di averlo tenuto sveglio fino alle quattro con auto recriminazioni e paturnie varie. Non contento, poi, Al l’aveva svegliato almeno otto volte per proporgli nuove teorie circa la sparizione del fratello.

Era stato poi sedato, o almeno Scorpius aveva tentato a farlo, verso le sei con una serie di Pozioni Calmanti preparate da Draco Malfoy in persona senza evidenti risultati. Infatti adesso il moro faceva tranquillamente colazione continuando però a blaterare di improbabili omini verdi dediti a rapimenti e riunioni di sociopatici deficienti che definiva sette. Ma almeno aveva smesso di elaborare teorie come quella delle sei, che gli era valsa appunto quel drink potenzialmente letale da un esasperato Scorpius, dove James, distrutto dal tradimento dei fratelli, solo nel momento del bisogno e preda della pazzia aveva deciso di mettere fine alla propria vita affocandosi in una botte di burrobirra.

Lo schifo che pervadeva il biondo si amplificò esponenzialmente, poi, alla vista del nuovo arrivato in Sala Grande.

Il loro personale motivo di insonnia, infatti, era appena entrato con passo tranquillo, sorriso pacifico e viso riposato. Segno che James a dispetto dei pronostici di Al non solo era vivo e in perfetta salute, ma anche riposato.

Al balzò in piedi velocemente afferrando nel contempo Scorpius per la cravatta e, ignorando bellamente il potenziale soffocamento dell’amico, raggiunse quasi correndo il fratello. I due vennero prontamente raggiunti da una Lily versione zombie dando avvio a una scena inconsueta perfino per gli standard della loro scuola.

-Si?- chiese tranquillo il maggiore.

-James eravamo così preoccupati. Mi dispiace per quello che ho detto. Dove sei stato? Non riuscivamo a trovarti. Credevo che avessi deciso di unirti a una setta o…-

Andò avanti a elencare tutti gli scenari sempre più improbabili che la sua mente aveva partorito durante la notte sotto lo sguardo irritato di Scorpius, che ancora si chiedeva come potesse resistere al cocktail tranquillante così impietosamente concesso e ancora in circolo, e quello preoccupato di Lily che ignara delle trame del fidanzato non aveva mai visto in quello stato il fratello.

James, invece, lo fissava tra il disgustato e l’indignato.

-Cosa gli avete fatto fumare?- chiese furente agli altri due senza prestare più la minima attenzione al povero drogato.

-Io non…- provò Lily.

-Idiota.- commentò invece Scorpius senza distogliere l’attenzione da quello che ormai considerava un esperimento scientifico.

-James per quello che è successo ieri…noi volevamo dirtelo, ma…- provò di nuovo Lily.

Che venne nuovamente interrotta. Quello stava diventando un vizio.

-Vuoi davvero parlarne qua?- chiese sdegnato il fratello maggiore mentre l’altro ancora blaterava circa le sue disavventure della notte sotto lo sguardo macchinoso del biondo e nel disinteresse dei fratelli.

James aveva ragione. La Sala Grande, infatti, era stranamente silenziosa e l’immobilità degli studenti era da imputare più a uno smodato interesse nei loro confronti che a un provvidenziale Petrificus di gruppo.

-Allora?- chiese di nuovo Potter una volta raggiunta un aula vuota.

-Volevamo dirtelo, davvero. Ma non sapevamo come. Ho chiesto io ad Al di non dirti niente. Cercavo solo il momento giusto.- Lily non prese nemmeno fiato tra una frase e l’altra, tanta era la foga con cui cercava di spiegarsi.

-Quel momento non esiste.- rispose James lapidario.

Ed era vero. Quale poteva essere il momento giusto per scoprire che la propria sorella aveva il ragazzo?

Il silenzio nella stanza era teso e James troppo calmo. Così calmo e pacato che Lily faticava a riconoscere in lui il proprio fratellone iperattivo ed esagitato.

-Senti Potter…-

Ma Scorpius venne interrotto da James. –Non prendiamoci in giro, Malfoy. Tu non mi piaci. E non per il cognome che porti. Ma a quanto pare piaci a lei…- e accennò con il capo alla ragazza.

Nessuno si aspettava un’uscita del genere. Non da James, almeno. Era troppo tranquillo. Che quegli strambi omini verdi lo avessero davvero rapito?

-Quindi facciamola finita. Non è con me che esci e quindi non ho diritto di replica. Ma se la fai piangere sei morto. Se la fai soffrire sei morto. Se la prendi in giro sei morto. In ogni caso, come vedi, tu muori e a me va anche bene, quindi comportati di conseguenza.-

Lo sconcerto aleggiava nella stanza come una nube tossica, perfino Al era tornato dalla sua landa della desolazione per ascoltare le parole del fratello.

-Quindi ti va bene?- chiese Lily attonita.

Di tutti gli scenari che si era immaginata quello era l’unico che la ragazza non aveva nemmeno preso in considerazione. Sembrava infatti che James avesse appena dato una qualche genere di minacciosa benedizione e quello nessuno se lo aspettava.

-Figuriamoci! Questa…cosa mi fa accapponare la pelle. Ma non sono papà…-

Il tono di James passò dall’indignazione più totale alla sadica soddisfazione già pregustandosi la scena. Era incredibile come, se solo voleva o se ne presentava l’occasione, riuscisse a stravolgere il senso delle frasi altrui.

Scorpius sentendo la neanche tanto velata allusione a Harry Potter sbiancò.

-Comunque questi sono i patti. Ci vediamo.- concluse leggero con uno strano sorriso in volto.

Se ne stava andando senza più considerare nessuno dei presenti, ancora ghiacciati da quella inaspettata discussione in cui a discapito delle più rosee previsioni non erano volati incantesimi,pugni o male parole, ma solo minacce, quando si bloccò e senza nemmeno voltarsi diede il colpo di grazia, ad almeno uno di loro.

-Avevo dimenticato, Malfoy, se la tocchi diventerai il nuovo compagno di giochi di Ruby…che per la cronaca è un coniglio mannaro goloso di ciliegie. Era l’amico immaginario di Al fino ai dieci anni.-

E così Albus era sistemato. Pensò soddisfatto prima di andarsene per poter fare finalmente colazione in pace.

James Sirius Potter quella mattina si sedette al tavolo Grifondoro quando ormai quasi tutti gli studenti se ne erano andati per far fruttare al meglio il loro week end. Quindi in pochi videro quel viso, solitamente allegro, per una volta serio e meditabondo. E preoccupato.

Intanto gli altri tre erano ancora nella stanza. Appena la porta venne chiusa Al cadde a terra con un tonfo.

-Mi domandavo quando avrebbero fatto effetto.- commentò Scorpius accovacciandosi accanto al suo migliore amico finalmente sedato per osservarlo interessato. Realizzando però le parole del fratello di lui, Ruby…ciliegie…amico immaginario…Al…, non fu più tanto sicuro che lo svenimento fosse merito suo. Forse era solamente morto dall’imbarazzo.

Lily invece sorrideva raggiante, senza curarsi dei feriti avendo riportato una vittoria insperata. James lo sapeva. James lo sapeva e non aveva ucciso lei, Al o Scorpius. Il suo ragazzo.

Finalmente non si sarebbero più dovuti incontrare di nascosto, finalmente avrebbero potuto camminare per mano nei corridoi, finalmente avrebbe potuto dire a tutti che Scorpius Malfoy, con quegli occhi argento e i capelli di luna, con quel sorriso bellissimo e così raro, era suo. Suo e di nessun altra.

Avrebbe potuto schiantare tutte quelle sceme che ci provavano con lui.

Un ultimo fuggevole pensiero le attraversò la mente prima di incrociare gli occhi ridenti di lui e gettarsi tra le sue braccia.

Il suo Principe Azzurro era stato declassato a fantasma psicopatico.

 

***

 

 

-Amico immaginario, eh?- chiese divertito Scorpius.

Stavano camminando tutti e tre per i corridoi con Al che si era risvegliato solo dopo quattro Innerva, conservando comunque un’andata strascicata e stanca. Dopotutto gli aveva rifilato alcune tra le pozioni più potenti di suo padre. Anche un paio di Pozioni Soporifere, se non sbagliava, pensò distrattamente il biondo Serpeverde, ammirando però la resistenza dell’amico. Quel cocktail avrebbe steso perfino un Troll.

-Devi proprio farmela pesare così?- risposte Al con voce impastata e il viso completamente in fiamme.

-Dopo la notte d’inferno che mi hai fatto passare? Ovviamente…- rispose distratto l’altro.

Stava camminando a fianco di Al e vicino a lui, stretta al suo fianco, c’era Lily.

I pettegoli stavano rischiando una paralisi al collo pur di vedere meglio la scena. Gli altri, invece, si dedicavano all’allegro malignare. Insomma tutto era nella norma.

Avrebbero montato una storia con i controfiocchi. Ma che andassero al diavolo.

Quello che però i tre non sapevano non era il contenuto di tutti quei bisbigli, ma quello che stavano facendo James e Pix.

-Siamo d’accordo, allora?- chiese il ragazzo.

-Signor si, signor generale-capo.- esclamò l’omino tutto euforico.

-Controllali a vista, allora. Vigilanza costante!-

-Sarà fatto, capo.-

Fu così che l’essere da sempre più avverso al controllo e l’autorità in ogni sua forma, se si esclude la parentesi in cui i gemelli Weasley gli raccomandarono caldamente di far regnare il caos a Hogwarts, accettò l’incarico di sorvegliare e proteggere con qualunque mezzo Lily Luna Potter affidatogli da un fiducioso James Potter, che aveva eletto suo generale-capo, insieme alla carica di Cavaliere del Caos che gli avrebbe permesso di muoversi per il castello armato di gavettoni e elmi lievitanti impunemente. Almeno da parte del Prefetto e del Caposcuola di Grifondoro.

James si strofinò le mani come il peggior cattivo delle favole babbane. Come gli aveva ricordato Vicky la sera prima davanti i cancelli di Hogwarts, tra un abbraccio assassino e l’altro, aveva giurato di non avere buone intenzioni.

E così anche Malfoy era sistemato.

 

 

ANGOLO AUTRICE.

E così ho messo la parola fine anche a questa storia. Quasi mi spiace, mi ci ero affezionata, ma progetto un continuo con un James protagonista, Scorpius e Lily insieme e magari ospiti a Malfoy Manor e Albus che finalmente si scopre Serpeverde. Qua l’ho martoriato per bene. Chissà…

In ogni caso sono riuscita a postare oggi, anche se in ritardo rispetto ai miei pronostici.

Il capitolo non è venuto proprio come avevo programmato. Infatti non era previsto il discorso di James su Harry assente. E nemmeno l’alleanza finale con Pix, ma alla fine ci sono entrambe.

Il problema di James, chiamiamolo così, è dovuto al clima depresso che ammanta casa mia. La mia amica di sempre si trasferisce a Roma. Anzi è appena partita. E dopo anni passati a stretto contatto in un piccolo paesino nel nord della Toscana mi manca già. È per questo che è venuto fuori così. Anche se ho tagliato parecchi pezzi con Vicky e Jamie perché altrimenti diventava lui il protagonista, anche se credo lo sia in ogni caso, e da commedia diventata troppo triste e pesante.

Il primo paragrafo lo dovevo già inserire nel precedente capitolo, ma ho fatto del casino. Come anche nell’impaginazione se si dice così. Infatti ho notato solo l’altro giorno che ha caratteri diversi. Provvederò a sistemarlo se si può.

Che altro dirvi su questo capitolo? Personalmente trovo alcune scene esilaranti, soprattutto i commenti di Scorpius sul suo esperimento scientifico. E ho cercato di far venire fuori la sua natura Serpeverde, anche se non sono sicura di esserci riuscita. Vicky ho voluto inserirla ad ogni costo, riuscendo credo a darle un ruolo importante. Chi ha letto First Kiss magari mi saprà dire se quella Vicky e questa Vicky sono la stessa. Gli altri magari potrebbero leggere quella one shot.

Ruby, l’amico immaginario di Al, è un elogio all’Era Glaciale 3 perché Al mi ricordava troppo Buck, il furetto pazzo e isterico, che combatte con il tirannosauro Ruby, appunto.

L'avvertimento di James a Pix, Vigilanza costante!, è un tributo in chiave ironica a Malocchio Moody.

Comunque bando alle ciancie.

Grazie a chi ha letto lo scorso capitolo, chi ho inserito la storia nei preferiti, nelle seguite o da ricordare.

Infine i ringraziamenti di rito e tanto tanto sentiti a chi ha speso il suo tempo nelle recensioni.

Prettyvitto spero di non averti delusa con la reazione di James. Ma c’è già Harry che svenimenti a parte mette sotto torchio Scorpius in Suicida Orgoglio e non volevo rimarcare la scena. E poi ha assoldato Pix, no? Mi pare anche peggio. Grazie per aver commentato, fammi sapere...

SweetCherry, Jess, ma quanto sei cara? Allora questa volta ho impiegato più tempo, ma non ero proprio dell’umore giusto e infatti questo capitolo non è in linea con il resto della storia, sempre e solo così ironica e leggera, ma mi spiaceva riscrivere tutto (anche perché l’aveva già dovuto fare una volta perché il computer era morto prima che salvassi) e poi, tutto sommato, non mi dispiaceva forse perché adorando così tanto James vederlo così mi faceva tenerezza. Spero la penserai come me. Quelli in questo capitolo che, spero, rendono la storia divertente sono Scorpius versione scienziato e Al povero drogato. In ogni caso mi ha fatto così piacere la tua recensione! Come tutte le altre del resto. Fammi sapere quello che ne pensi!!

Raffaley94, spero di non averti fatto aspettare troppo, tesoro. Allora che mi dici qua di James? Non da fiducia, ma nemmeno la toglie. Insomma si limita ad affibbiare a quei due poveracci il peggior carceriere del mondo! In ogni caso spero di aver reso credibile la motivazione di James, perché ancora non ho letto tutti i capitoli di fila e non sono sicura che regga. Grazie mille per le cose carine che hai scritto, i miei occhi luccicano!! Spero mi farai sapere anche cosa pensi di questo capitolo.

seven, oddio Nadia, ma cosa hai scritto? Quando ho letto la tua superfantastica recensione non credevo ai miei occhi. Mi hai regalato un sorriso, davvero. Che mi dici di questo? Qua Lily è messa un po’ in ombra dagli eventi e dai tre ragazzi e dai loro caratteri forti, anche se Al è mezzo drogato. Come vedi James ha finalmente capito il suo posto e agisce di conseguenza, talmente proiettato nel suo compito che non lascia nemmeno parlare gli altri. Sempre che ne fossero stati capaci. Dopotutto è pur sempre James Potter, no? Non poteva mettersi a discutere a tavolino con loro tranquillamente. E oltre ai fratelli ho cercato di dare un nuovo lato di carattere anche a Scorpius. Diviso tra lo snob e l’interesse scientifico. Lily gelosa, fiera del fratello e desiderosa di mettere in gioco se stessa e il suo amore, di fronte a tutti, è invece appena accennata, ma spero che la apprezzerai lo stesso mentre si ripropone di schiantare qualche ragazza. È la sorella di Jamie dopotutto. Potrei continuare all’infinito a scrivere considerazioni più o meno attinenti alla tua bellissima recensione, ma non voglio rubarti troppo tempo. Aspetto con ansia un nuovo commento, non sai quanto l’ho letta con piacere, Nadia.

Se avete un po’ di tempo fatemi felice e inserite un commento che mi fate felice.

Tanti tantissimi baci.

Rebecca.

   
 
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