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Autore: JoJo    04/09/2010    4 recensioni
Non c'è niente di peggio che vedere la propria vita rubata, pezzo dopo pezzo. Sapere che qualcuno osserva tutto ciò che fai, che punta costantemente i suoi occhi malati osservando ogni minimo particolare. La sua ossessione si trasmette anche alla sua vittima, e gli agenti del BAU questo non possono permetterlo.
Genere: Generale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '49 ways to live'
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Per tutti la vita è come un ritorno a casa: commessi viaggiatori, segretari, minatori, agricoltori, mangiatori di spade, per tutti...

tutti i cuori irrequieti del mondo, cercano tutti la strada di casa.

- Patch Adams


Da qualche parte sopra il cielo della Georgia...

“Non sei un po' grande per giocare a videogiochi del genere, ragazzino?” la voce di Derek gli arrivò gioviale all'orecchio, proveniente dal sedile di fronte al suo.
Poco più in là Rossi scriveva come al solito nel suo misterioso taccuino ed Hotch stava dando l'ennesima lettura al rapporto del caso di cui si erano appena occupati a New Orleans. Emily era totalmente immersa nella lettura di un libro voluminoso e JJ sonnecchiava al suo fianco.
“Beh, c'è un ossimoro di fondo nella tua affermazione e nel modo in cui mi chiami basato sul fatto che...” rispose, mettendo in pausa il gioco ed alzando lo sguardo sul collega.
Morgan non potè impedirsi di far roteare gli occhi “Reid...”
“Me l'ha regalato Alaska.” capitolò quindi il giovane, con un sorriso che spuntò automaticamente sul suo volto non appena pronunciava quel nome.
“La tua ragazza ti ha regalato Puzzle Bubble?” rise l'uomo, divertito.
“Sì. Dice che giocarci accrescerà la mia coordinazione occhio mano.” spiegò il ragazzo, riportando le parole che le aveva detto l'antropologa quando le aveva dato quel regalo.
Per quanto non lo credesse possibile la sua vita con Alaska stava procedendo a gonfie vele. Fino a quel momento, oltre ai reciproci viaggi di lavoro, si erano separati solamente durante le festività natalizie. Lei era andata a passare il Ringraziamento in Alaska, dal padre, mentre lui si era recato come al solito dalla madre a Las Vegas: si erano ricongiunti a Natale, in Kansas, dove avevano passato la festa con l'originale e caotica famiglia dell'antropologa. Aveva rivisto i due brillanti fratellini gemelli di Alaska, aveva fatto la conoscenza della sua bellissima e biondissima madre Olga, finlandese fin nel midollo, e del suo nuovo marito, Karol, un polacco grande e grosso quanto un orso bruno, ma decisamente più affabile.
Fra loro due tutto procedeva alla perfezione, senza neanche una nube ad intaccare il clima perfetto che si era creato fra di loro.
“E' un vero peccato che non eravamo in città quando ha compiuto gli anni...” commentò Morgan, particolarmente in vena di chiacchiere. Erano dovuti partire per quel caso a New Orleans proprio il giorno prima del ventiseiesimo compleanno della giovane.
Spencer si strinse nelle spalle “Dice che non importa. Ha detto che così organizzerà una festa di non-compleanno e che sarà più divertente perchè dice che trova più bello ricevere dei regali in un giorno che non è il compleanno.”
Derek annuì, come se trovasse davvero che quel tipo di ragionamento fosse logico e proprio nel momento in cui stava a chiedere al giovane profiler se le aveva già consegnato i biglietti per Las Vegas che, insieme ad una vacanza il cui scopo principale era farle conoscere la madre di Reid, era il regalo scelto dal collega per la propria ragazza, il suo cellulare iniziò a trillare, diffondendo nel jet l'allegra musica di Hakuna Matata.
Spencer si affrettò a portarsi il telefono all'orecchio.
“Indovina?” trillò Alaska, saltando a piè pari ogni tipo di saluto.
“Indovina cosa?” le fece eco Spencer, un po' confuso da quell'esordio.
Alaska rise, divertita “Quello che devo fare oggi!”
Reid sbattè le palpebre, sotto lo sguardo incuriosito di Morgan “Uhm...non so...Organizzi uno scavo per lo Smithsonian?”
“No.-disse con impazienza- Oggi sarò praticamente una donna d'affari!”
“Una donna d'affari?” ripetè il profiler, scettico.
“Sì!C'è un finanziatore che vuole fare una nuova donazione e la vuole fare proprio al mio reparto. Solitamente di queste cose si occupa Jeff. Ti ricordi di Jeff?L'avevi conosciuto alla cena per festeggiare l'anniversario dell'istituto, quel tipo basso e tarchiato con quel paio di baffi da vichingo!”
Spencer aggrottò la fronte, in seguito alla parlantina svelta della giovane “Sì, credo di ricordare. Come mai non può occuparsi lui di questa cosa?”
“Ha preso la varicella, ci crederesti?- continuò a snocciolare allegra Alaska- Non va mai a prendere sua figlia piccola all'asilo e quando ci va, riesce a prendersi l'unico virus per cui non ha ancora sviluppato anticorpi e per cui non è vaccinato. Tu hai fatto la varicella, Spencer?Io non mi ricordo, credi che sono a rischio di contagio?”
“Non credo, Al.- la rassicurò, curioso di sapere quale fosse il vero nocciolo della questione- Vai avanti, spiegami che devi fare oggi.”
“Incontrerò questo finanziatore e lo convincerò a fare una cospicua donazione al reparto di antropologia!” rivelò, la voce acuita dall'eccitazione.
Spencer sorrise, orgoglioso “Ci riuscirai ne sono certo.”
“Grazie.- la voce di Alaska era incerta, leggermente titubante- Uhm, per puro caso: sai dirmi quali sono i miei appuntamenti di oggi?”
“I tuoi appuntamenti?” Reid era interdetto da quella strana richiesta.
“Sì, quelli sulla mia agenda.- spiegò alla svelta- Te l'ho fatta leggere proprio per emergenze come questa. L'ho persa e credo di avere qualcosa di importante da fare, ma non ricordo cosa.”
“Forse è proprio l'appuntamento con questo finanziatore?” azzardò, alzando un sopracciglio
“No, ricordo esattamente che devo incontrare Mr.Cashman, so luogo ed ora!”
“Ma non ricordi il suo nome...” la punzecchiò, divertito.
“Beccata!-rise Ross- Tu lo sai?”
Reid fece velocemente mente locale prima di parlare “Devi incontrare il signor Gillian.”
“Il signor Gillian!- esclamò tronfia Alaska, battendosi una mano sulla fronte- Ecco perchè quando pensavo a lui continuava a venirmi in mente Gollum!”
“E che cosa c'entrerebbe?” domandò il profiler, non capendo il nesso fra le due cose.
“Gillian...Gollum...- spiegò la ragazza con ovvietà- Sono nomi piuttosto simili, no?”
Reid scosse la testa, un sorriso divertito sulle labbra sottili e in quel momento di distrazione si sentì sfilare dalle mani il cellulare.
Alzò lo sguardo e incontrò il ghigno di Morgan, che stava mettendo la comunicazione in viva voce.
“Quarantanove, smetti di perdere tempo con il ragazzino e parla un po' con me.- la esortò il bell'uomo di colore- Mi fate sentire escluso se fate così!”
“Derek!- esclamò stupita la giovane antropologa, dall'altra parte del filo- Sei anche tu lì?”
“Perchè, dove pensavi che fossi?- Mica pensavi che sarei tornato da New Orleans a piedi.”
“Certo che no.- assicurò Alaska facendo una breve pausa- Ero certa avresti utilizzato il teletrasporto!”
“Spiacente, Quarantanove- continuò Derek, utilizzando per l'ennesima volta quel soprannome da lui adorato- questa volta mi sono adeguato a mezzi più usuali.”
“Ok, visto che sono in viva voce propongo un sondaggio.- esordì con voce frizzante la ragazza, dopo che ebbe esaurito una risatina divertita- Sareste più disposti a sganciare centomila dollari a una donna vestita con un triste tailleur blu oppure con un vestito a pois bianchi?”
“Alaska, l'appuntamento ce l'hai fra mezz'ora!- le ricordò Spencer- Sei ancora a casa a prepararti?”
“Certo che no, sciocchino!Mi sono portata al lavoro un borsone con i vestiti che potrei indossare: così ho più tempo per pensarci, no?”
Morgan inarcò un sopracciglio “Non è molto pratica la cosa.”
“Certo che sì: il borsone è un trolley!” lo contraddisse immediatamente Alaska, con convinzione.
L'uomo scosse la testa, sapendo ormai che discutere con lei non avrebbe portato a niente di buono “Io voto il vestito a pois, non ti ci vedo proprio in un comune tailleur...”
“E' quello che hai preso insieme a Garcia?” si informò quindi Reid, cercando di ricordare.
“Esatto!”
“Anche io preferisco quello.” concordò quindi.
Alaska trillò contenta“Aggiudicato: lo metto subito!”
“Ahia!” piagnucolò, subito dopo che un fragoroso rumore di scatole che cadono arrivò alle loro orecchie.
“Quarantanove, dove sei?” domandò Morgan, allarmato da quel rumore.
“In uno sgabuzzino dello Smithsonian.- borbottò la ragazza mentre si massaggiava la testa- Sto cercando di cambiarmi, ma credo che ci sia un terremoto perchè mi sta crollando tutto addosso.”
“Insieme alle mummie?” chiese di nuovo il profiler, che come al solito non si capacitava di come quella ragazza così svagata e dolce potesse stare per la maggior parte del tempo con cadaveri, scheletri e corpi carbonizzati senza battere ciglio.
“Tranquillo, non hanno occhi.- gli ricordò Alaska- Devo ricordarmi di farle mettere in esposizione: credo che qui dentro si sentano sole...”
“D'accordo, Al.- la interruppe Reid-Credo che sia arrivato il momento di salutarci.”
“In bocca al lupo per il tuo colloquio, Quarantanove.” la salutò Derek
“Crepi il cacciatore.- ribattè l'antropologa con una risata- O per lo meno dimentichi le cartucce del fucile a casa!”
“Ah, Spencer?” si affrettò ad aggiungere prima di chiudere la comunicazione.
“Passa da casa mia quando torni.”
Sul volto di Reid comparve un sorriso dolce, ignaro che per quell'ultima frase della sua ragazza sarebbe stato tormentato da Morgan fino alla fine del volo.

Casa di Alaska Ross. Washington DC.

Reid suonò il campanello per la seconda volta ma, come quella precedente, non ottenne risposta.
Stava per sfilarsi dalla tasca del cappotto il mazzo di chiavi che gli aveva consegnato Alaska, ma non appena appoggiò la mano sulla maniglia la porta si aprì con un cigolio inquietante.
Si fece un appunto mentale di chiedere a Morgan di passare a oliarla: lui non era bravo nelle faccende manuali e l'ultima volta che aveva provato a fare un lavoro in casa aveva combinato un gran disastro.
“Al?” chiamò, mentre appendeva il cappotto e la borsa all'appendiabiti all'ingresso dopo essersi richiuso la porta alle spalle.
Non ottenne nessuna risposta, ma la musica ad alto volume e un profumo dolce e accattivante proveniente dalla cucina erano degli indizi abbastanza concreti riguardo a dove si trovasse la sua ragazza. Sospirò paziente prima di raccogliere una portadocumenti abbandonata tristemente sopra al tappeto ed appoggiarla sul tavolino poco distante. Ancora non capiva come Alaska potesse vivere in quel caos totale: semplicemente abbandonava qualsiasi cosa dove ritenesse fosse più opportuno, senza seguire la logica convenzionale. Non era raro che, in questo modo, perdesse anche le cose più importanti. La casa dell'antropologa sembrava la casa del coniglietto pasquale: ovunque ci si girasse si poteva trovare, in un posto assolutamente inaspettato, un dolcetto di qualsiasi tipo. Spencer sorrise mentre trovava una caramella al miele sul ripiano dove solitamente appoggiava la sua borsa. La scartò piano e se la mise in bocca, mentre osservava la foto di loro due in una delle gite in cui lo trascinava Alaska non appena entrambi ne avevano il tempo: lei rideva spensierata, gli occhi socchiusi e un cappello di paglia calcato in testa, mentre lui sembrava rigido e fuori luogo di fianco a lei, con sullo sfondo uno degli acquari di Atlanta. Ancora si domandava come facesse quella ragazza a trovarlo anche minimamente interessante, ma non appena incrociava i suoi occhi azzurri non poteva che accantonare quei pensieri: erano semplicemente destinati a stare insieme. Non aveva mai creduto a certe cose eppure...in quel momento gli sembrava l'unica spiegazione logica.
“Marco?” sentì chiamare dalla cucina, dalla voce frizzante della giovane antropologa.
Gli sfuggì una risatina prima di rispondere a quel richiamo che faceva parte di uno dei giochi preferiti dell'infanzia di Ross “Polo!”
Spencer non fece in tempo a mettere piede nella cucina che venne travolto dalla ragazza, assieme ad un delicato profumo di torta.
“Mi sei mancato!” gli disse, il volto premuto sul suo petto in un abbraccio da orso.
“Anche tu.”
E quando Alaska alzò il volto sorridente verso di lui, vedendo gli occhi dello stesso colore di un cielo terso illuminati dalla felicità, il significato delle proprie parole colpì il profiler come uno schiaffo.
Reid chinò il viso per lasciare un bacio leggero sulle labbra dell'amata, ma quando si ritrasse la sua espressione era leggermente cambiata.
“Alaska cosa avevamo detto riguardo al fatto di lasciare la porta aperta?” la rimproverò, lanciandole un'occhiata preoccupata.
La giovane non si scompose “Che ti fa risparmiare il tempo di suonare il campanello?”
“Io ho le chiavi.- le ricordò, facendo roteare gli occhi- E poi lo sai che è pericoloso. Se entrasse un ladro?O peggio?”
“Tipo un vampiro?- scherzò Ross, iniziando a parlare velocemente e gioviale- Perchè quelli so che se non vengono invitati non possono entrare nei luoghi chiusi.
E i lupi mannari si sentono prima perchè puzzano di cane bagnato, e inoltre ci sono solo nelle notti di luna piena e poi...”
“Alaska sii seria.” la richiamò Spencer, alzando un sopracciglio e imponendosi di non ridere.
“E' stata solo una piccola dimenticanza. Dottor Reid ha intenzione di mettermi in castigo per questo?” gli sussurrò a fior di labbra, mentre allacciava le braccia attorno al suo collo.
Sul volto del profiler si allargò un sorriso sornione “Dipende...” mormorò, prima di chinarsi leggermente per incontrare le labbra morbide di Alaska ed abbandonarsi ad un bacio appassionato.
Fece scorrere le proprie mani lungo la sua schiena, riuscendo infine a sollevare leggermente il maglione e trovando così un contatto con la sua pelle setosa e calda.
Alaska si mosse contro di lui, cercando di far aderire ancora di più il proprio corpo a quello snello e longilineo del ragazzo. Le sfuggì una risatina quando, dopo avergli mordicchiato il labbro inferiore e posato le mani sul petto per separarsi da lui e tornare alla propria occupazione in cucina, sentì la stretta di Spencer farsi più forte.
“La tua torta si brucia, tesoro.” lo informò, con un sussurro melodico nell'orecchio.
Reid sentì un brivido scorrergli lungo la schiena “Non voglio una torta.- replicò, restio a lasciarla andare- Voglio te.”
L'antropologa rise di nuovo “Abbiamo tutta la sera davanti, Spencer. E poi preparare quella torta mi ha preso tutto il pomeriggio e lo sai che l'ultima volta che ho bruciato qualcosa in cucina la mia vicina ha chiamato i pompieri...”
Spencer annuì, sciogliendo riluttante l'abbraccio, ma non riuscì a non sorridere divertito al ricordo di quella vicenda. Una di quelle tipiche situazioni folli a cui si stava abituando nel vivere sempre più in simbiosi con quella buffa ragazza dagli occhi azzurri e profondi.
La vide indaffarata aprire il forno per controllare la cottura del dolce e, con ancora un sorriso fra le labbra, si sedette comodamente su uno degli sgabelli che attorniavano il bancone della cucina.
Accanto al libro di ricette troneggiava un grosso tomo che per lui aveva un aspetto decisamente familiare.
“Vedo che hai ancora il mio libro.” commentò, alzando un sopracciglio.
“Oh, sì.- disse Alaska, dopo essersi girata con in mano la teglia su cui aveva riposto la torta ancora fumante- L'ho letto oggi nella pausa pranzo.”
Spencer spalancò gli occhi scuri, stupito “Tutto, nella pausa pranzo?”
“No.- rise la ragazza, scuotendo la testa e facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli corvini- Volevo dire che nella pausa pranzo l'ho iniziato a sfogliare ma a pagina cinque mi sono detta: è la mia pausa pranzo, accidenti!Perchè la passo a leggere Kant e non a mettere qualcosa sotto i denti?Così sono uscita per andarmi a prendere un gelato!”
Reid si unì alla sua risata spensierata “Ma perchè hai voluto che te lo prestassi se continui a trovare scuse per non leggerlo?”
Alaska si strinse nelle spalle, appoggiandosi coi palmi al caotico ripiano di marmo “Perchè volevo sapere che cosa stai studiando. Solo che per me è come un linguaggio alieno: capisco le parole prese singolarmente ma quando cerco di capire il significato del discorso, bum!Il mio cervello va in tilt. Non credo di essere abbastanza intelligente per capire quella roba.”
Spencer scosse la testa, sorridendole conciliante “Tu puoi fare tutto quello che vuoi, Al, anche capire Kant.”
“Sei davvero tenace.- sospirò la ragazza, allungando una mano per dargli un buffetto sul braccio- Non capisco come tu ti possa essere convinto del fatto che ho le capacità di capire la filosofia...”
“Perchè lo so.- rispose semplicemente il giovane agente FBI- E poi me l'hai chiesto tu di spiegarti cosa sto studiando.”
“Perchè mi piace il tuo modo di spiegare le cose.- gli rilevò sorridendo-Sei davvero carino quando sei concentrato.”
A quel complimento, uno dei tanti che gli arrivavano inaspettati dalla ragazza e che lo facevano sentire costantemente amato, si ritrovò ad arrossire leggermente, come al solito.
“Morgan vuole sapere quando ti deciderai a festeggiare il tuo compleanno.” disse, cambiando argomento.
Alaska alzò un indice “Il mio non-compleanno!- precisò- Credo che organizzerò una cena quando verrà a trovarmi mio padre dal gelido Quarantanovesimo stato.”
Reid deglutì, preoccupato: non aveva conosciuto il padre di Alaska e i discorsi di Rossi su quanto fosse protettivo e affezionato alla primogenita non contribuivano certo a vivere con tranquillità la prospettiva di quell'incontro.
“Ha deciso quando vuole venire a Washington?”
“Non ancora.- rivelò Ross, prima di continuare a parlare- Dunque, il piano è questo: inviterò alla cena anche tutta la squadra. In questo modo mio padre sarà meno tentato a fare qualcosa di spiacevole all'uomo che sta insidiando la sua bambina.”
“Che..che cosa vuoi dire?” chiese Spencer, leggermente preoccupato.
“Che sei il primo ragazzo che gli presento e lui è leggermente possessivo con me.- spiegò Alaska con una scrollata di spalle- E con leggermente intendo molto. E con possessivo intendo che non esiterebbe a usare il suo fucile da caccia se fosse necessario.”
“In effetti, penso che la presenza di qualche altro agente federale non sarebbe così male.” si affrettò a dire il profiler.
“Visto?In più la presenza di Dave dovrebbe metterlo di buon umore. Dovresti sopravvivere alla serata senza problemi.” concluse, con un gesto vago della mano.
“E' quel condizionale che mi lascia perplesso...” mormorò Spencer.
Alaska rise, sporgendosi verso di lui e lasciandogli un bacio a stampo sulle labbra.
Il giovane sorrise per quel contatto e si ricordò infine di un particolare che aveva notato all'andato “Ah!Ti ho portato la posta, la tua cassetta stava per esplodere: da quando non la controlli?”
“Uhm...una settimana, forse qualche giorni di più.” meditò l'antropologa, picchiettandosi l'indice sul mento.
“Alaska, dovresti ritirarla più spesso.- la rimproverò per niente convinto Spencer- Come fai con le bollette?”
Per tutta risposta la ragazza alzò gli occhi al soffitto “D'accordo, dopo gli darò un'occhiata.”
“Dopo?” ripetè Reid, ben sapendo che nel linguaggio di Alaska quel dopo significava.
“Se non ti fidi allora puoi aprirla tu, così se è importante me lo dici subito.” lo stuzzicò la ragazza, divertita.
Reid annuì, mentre si alzava per recarsi nell'atrio, dove aveva lasciato il mucchietto di lettere “Va bene.”
“Aspetta!” lo richiamò la voce cristallina di Ross, che si era alzata a sua volta per seguirlo.
Spencer aggrottò le sopracciglia, notando lo strano sguardo della giovane “Che c'è?”
“Accidenti, Spencer, sembri davvero esausto.” mormorò seria, facendogli scivolare le mani dal collo al petto.
“Non mi sembra...” ribattè il ragazzo, la fronte corrugata.
“Invece sì.- ribadì Alaska, mentre lo tratteneva con una stretta sui lembi della camicia- Hai assolutamente bisogno di riposare.”
“Ah, sì?- la assecondò Spencer, con un sorriso che gli si allargava sulle labbra- E che cosa mi consiglieresti.”
Alaska gli rivolse un'occhiata maliziosa, avvicinandolo ancora più a sé mentre iniziava a sbottonargli la camicia “Beh, direi che dovresti concederti una bella doccia rilassante...”
“E dopo starò meglio?” sussurrò, mentre assecondava i movimenti dell'antropologa.
“Sicuro.- assicurò Alaska con voce soave- Solo che c'è un piccolo problema.”
“Quale sarebbe?”
“Che sulla terra le risorse d'acqua dolce si stanno esaurendo a un ritmo vertiginoso.- spiegò fingendosi dispiaciuta- Se tu fai la doccia qui poi io non credo di poterne fare un'altra. Sai, mi sentirei troppo in colpa verso l'ambiente...”
Spencer non riuscì a trattenere una risatina prima di parlare “Ho un'idea!E se, sempre per il bene dell'ambiente, ti unissi alla mia doccia rilassante?Risparmieremmo abbastanza acqua?”
“Accidenti!Questa sì che è un'idea geniale!Come ti è venuto in mente?” domandò Alaska, alzandosi sulle punte e iniziando a baciarlo, mentre gli faceva scivolare la camicia lungo le braccia.
“Sai- rispose Reid, interrompendo la frase più volte per lasciare baci languidi alla ragazza- ho un QI...di 187...e mi piace...tenere la mente allenata...”
Alaska gli tappò la bocca con un bacio appassionato e poi gli posò le mani sui lati del viso “Spencer?”
“Mmm?” mormorò il giovane, troppo intossicato dalla sua presenza per poter pronunciare altro.
“Credo che a volte tu parli troppo!” gli rivelò con una risatina, mentre lui l'aveva stretta ancora di più a sé e la stava trascinando insieme a lui nel bagno.

Più tardi Reid faceva ritorno dall'atrio dell'appartamento di Alaska con in mano un voluminoso gruppo di lettere, buste e riviste.
“Al- la chiamò- non avevi detto che avresti controllato la posta?”
In salotto la giovane scosse la testa con convinzione “No, tesoro. Sei tu che l'hai detto!”
Spencer alzò gli occhi esasperato “Potrebbe esserci qualcosa di importante.” riprovò.
“Ora non posso, Spencer.- continuò Ross sorridendo birichina- Sto preparando la cena.”
“Da quanto chiamare il ristorante all'angolo per farsi portare un menù d'asporto è preparare la cena?” la punzecchiò, alzando un sopracciglio mentre varcava la soglia della stanza.
“Da quando quest'azione porta sulla nostra tavola del cibo!” rispose la ragazza, sorridendogli amabile.
Reid sospirò, scuotendo il capo e facendo ondeggiare i capelli castani, prima di sedersi in poltrona e cominciare ad analizzare quella posta.
C'era una lettera da parte di Olga, la madre di Alaska, e una da parte di una sua amica di Baltimora. Poi una serie di cartoline, per lo più di colleghi in trasferta per qualche spedizione all'estero. Come sospettava, in mezzo ad una pila di cataloghi, nuovi menù dei ristoranti da asporto della zona, e campioni gratuiti di shampoo e cosmetici, c'erano anche delle buste di bollette che dovevano essere pagate al più presto.
Stava per avvertire, trionfante, la propria ragazza, quando lo sguardo gli cadde su una grande e pesante busta gialla. A parte l'indirizzo di Ross scritto a macchina su un adesivo bianco incollato in alto a destra, non vi era nessun'altra scritta, di nessun genere.
L'aprì lentamente, facendone scivolare il contenuto sulle gambe per iniziare a farlo scorrere fra le dita.
Man mano che sfogliava quei fogli, sentiva crescere un nodo fastidioso alla bocca dello stomaco.
“Allora?- sentì chiamare, da una voce che gli sembrava ovattata e proveniente da un altro pianeta- Trovato qualcosa che valeva la pena che leggessi prima?”
Alzò lo sguardo su Alaska, che lo guardava sorridente, le mani sui fianchi coperti a malapena dal tessuto leggero della maglietta oversize che indossava.
“Che c'è Spencer?- gli domandò preoccupata, quando riconobbe una sorta di panico negli occhi scuri ed espressivi del ragazzo- Sembra che tu abbia visto un fantasma.”
“Domani vieni a Quantico con me.” sentenziò, facendo tornare lo sguardo da quanto teneva ancora fra le mani.

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Wow!Direi che sono stata straveloce nella pubblicazione del nuovo capitolo, ma forse quello precedente non valeva visto che era solo un prologo, eheheh...Dai, sono contenta che il prologhino vi sia piaciuto, spero che vi piaccia anche la storia vera e propria!:) Prima di rispondere alle recensioni dico un megathanks a takara Luna Viola e Maggie_Lullaby che hanno commentato l'ultimo capitolo di Deadly Wrath: ho adorato le vostre recensioni!:) Soooooooo....Che ne dite di questo primo capitolo?Fatemi sapere!Un bacione e un buon weekend!!JoJo

Giunone : grazie mille di aver letto tutte le mie storie su CM, sono contenta che ti piaccia il mio stile di scrittura!:) Spero che continuerai a seguire questa storia: a presto!Baci

Luna Viola : detto fatto!Dai, che sono stata veloce veloce!Spero il primo capitolo ti sia piaciuto!Besos

Maggie_Lullaby : Wow, millemila domande!....ma io sono cattiva dentro quindi non rispondo neanche a una!mwahahah!Questo capitolo non è affatto inquietante: mi dispiace toglierti l'opportunità di utilizzare una delle tue parole preferite!eheheh!Gracias as usal per i complimenti!Al prossimo capitolo!Kisses


   
 
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