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Autore: Mars34    05/09/2010    0 recensioni
Siate diretti, non voglio complimenti ma critiche vere.
NdAmministrazione: secondo il regolamento, l'introduzione deve contenere un accenno alla trama o una citazione significativa ripresa dalla storia. L'autore deve perciò provvedere a modificare questa introduzione (può contemporaneamente cancellare in autonomia questo messaggio)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Music is my religion.

 

 

Ci sono sogni di tutta una vita, quei sogni da adolescente che non mollerai mai, che inseguiresti ad ogni costo perché ci credi sul serio.

Poi magari un giorno si avvereranno…

…Come è successo a me….

Mi chiamo Sophie, sono italianissima ma ho il cuore fottutamente americano, da sempre…

 

 Capitolo [1]

 

Sophie, un nome americano come se il suo destino fosse già prescritto.

Una ragazza apparentemente con tanti problemi, fottutamente timida e non amava la compagnia, o almeno così faceva vedere ai suoi compagni di scuola perché in realtà,Sophie,era tutt’altra persona.

Amava studiare le lingue straniere, amava il canto e la recitazione era una ragazza che non stava mai ferma, ma prima di tutto amava la musica, sì.

Per lei era tutto, non poteva vivere senza quel “frastuono” come lo definivano i suoi, che la isolava in un mondo tutto suo, dove i suoi sogni diventavano realtà.

Apparentemente questa sembra la classica storia di un’adolescente con mille problemi ed il solito sogno; incontrare il suo idolo. E invece, no. No, Sophie era una ragazza diversa da tutte le altre, il suo sogno non era conoscere il suo idolo, sbavarci addosso o pensare,come alcune sue compagne, di addirittura “sposarlo”.

Non aveva un idolo, amava le band. La band. La sua band preferita che era una delle più famose in quel piccolo borgo di provincia (la provincia di Verona) ma che amava solo per le note, i componimenti e non aveva mai e poi mai pensato di guardare anche il lato “sexy” del cantante, anche se a dire il vero quell’uomo lo era, aveva catturato il mondo con il suo sguardo glaciale.

Che tra l’altro la ragazza odiava, per il modo di mostrarsi alla gente, tipico di tutte le star.

Dunque, Sophie voleva diventare qualcuno, per esprimere le sue emozioni per esprimere tutto ciò che faceva parte di lei, perché solo attraverso la musica riusciva a farlo. Ma per un motivo o per un altro non aveva mai l’opportunità di farlo. Eppure era bravissima, aveva una voce dolce ma allo stesso tempo tagliente, sapeva suonare la chitarra e il pianoforte, ma nessuno mai si è accorto del talento della povera ragazza.

I suoi genitori, due 50 enni ma con la testa “ai tropici” come affermava lei, cioè si comportavano come se avessero la metà degli anni e questo le dava parecchio fastidio, ma doveva accettarlo e doveva anche accettare il fatto che non erano d’accordo su quello che voleva fare della sua vita perché pensavano non ce l’avrebbe mai fatta eppure non avevano mai sentito la sua voce, che riusciva a conquistare chiunque anche il suo gatto Spillo.

Ogni volta che Sophie aveva l’ispirazione per scrivere un nuovo testo, si chiudeva in camera in compagnia del suo gatto, che esastiato dalla voce della padrona rimaneva seduto sul letto a sentirla.

Forse era l’unico che credeva realmente in lei… O forse no… Chi lo sa.

Poi c’erano le amiche di Sophie, che erano quattro, le uniche,inseparabili che non le avrebbe mai barattate con niente e nessuno.

Caterina, Viola, Giulia e Beatrice.

Con una passione che ormai le aveva legate per la vita, la musica.

E quella band per cui andavano matte.

E anche loro con la fisse del cantante, povero Jared.

Ogni venerdì sera era d’obbligo il pigiama party a casa di Charlie, dove Sophie era sempre particolarmente ispirata e scriveva a manetta canzoni e canzoni.

Neanche un artista internazionale ci sarebbe riuscito, come riusciva a Sophie.

Però per quanto Caterina, Viola, Giulia e Beatrice fossero legate alla ragazza non consideravano la bravura di Sophie abbastanza, per percorrere la strada del successo.

E volete sapere cosa pensava, Sophie? Beh, non ci pensava. O semplicemente non le importava.

Infatti affermava “la mia musica è quello che sento dentro, ma di certo nessuno mai capirà ciò che qualcun altro ha nel cuore, è matematico!”

La prendeva con filosofia e tutti si soprendevano come mai non ci soffriva, e non aveva nessuna particolare attrazione per i ragazzi e non perché non le piacevano ma perché se lei non avesse prima “salito le scale di quel palco” non avrebbe mai pensato a nient’altro.

Sophie ci credeva, ci credeva troppo forse ma lei ne era sicura un giorno avrebbe scritto quella canzone che parlava della sua storia, e della sua passione.

La musica per lei era più di uno svago, era un po’ come una religione da seguire.

Magari un giorno chi non credeva in lei avrebbe ammirato la sua bravura su Mtv durante gli EMA.

Pensandoci rise, magari avrebbe battuto la band che dominava l’America e l’Italia.

 

Quella sera Sophie non aveva neanche metà dell’ispirazione di sempre e decise di accendere la tv, e ci trovò l’intervista al cantante della sua band preferita, se la seguì tutta e pensò che comunque per quanto potesse essere umano per lei sarebbe sempre rimasto il classico pallone gonfiato.

Nonostante tutto, seguì l’intervista compiaciuta della sua bravura, ebbene sì quel cantante aveva una voce che aveva catturato Sophie, l’aveva rapita, completamente.

Dopo l’intervista, spense la tv e decise di andare in cucina a salutare suo padre che era appena tornato da un importante riunione a Los Angeles, stettero tanto tempo a parlare, quando intervenne la madre di Sophie e fece una domanda che la ragazza mai e poi mai si sarebbe aspettata; “Ascolta Sophie, io e tuo padre vorremmo fare un discorso piuttosto serio con te.” “certo mamma, ditemi di che si tratta” esclamò S stupefatta “Ecco vedi, tra nemmeno un anno avrai diciotto anni.. “ “e vorremmo sapere cosa vorresti fare dopo il liceo” chiese seria la madre “Beh, voi la sapete, ne abbiamo già parlato ma probabilmente mi direste di no.” Disse rattristata la ragazza “Beh, Sophie, alla fine hai diciotto anni, e se questo è quello che vuoi… “ disse il padre “Ma Josh, non credi che potrebbe essere un errore per Sophie? Cioè ci sono tante cose da affrontare, non mi sembra il caso” Come al solito la signora Hamster aveva sempre un’aria iperprotettiva nei confronti della figlia, non voleva che soffrisse come tutti i genitori del resto. Ma Josh, suo padre intervenne “Charlotte, io penso che Sophie debba decidere da sola, le delusioni poi servono a crescere” ad un tratto Sophie si rese conto che coloro che per una vita intera le avevano sempre sconsigliato di intraprendere quel suo sogno così “folle” la stavano appoggiando “beh, sì Josh hai ragione. Allora Sophie… Che ne pensi se al termine del liceo andassi a stare da tua zia Vicky, così potresti visitare gli Stati Uniti e in più iscriverti a Brodway, che ne dici?” Sophie per un attimo pensò di sognarsi l’intera scena, ma non era così, i signori Hamster erano abbastanza seri, e poi, “cazzo la scuola di brodway… O anche Harvard.” Pensò Sophie. Era tanto indecisa quanto eccitata all’idea.

Ma Sophie accetterà la proposta dei genitori?

Chiese di pensarci tutta la notte, in fondo doveva valutare pur sempre se la sua scelta fosse realmente quella giusta.

 

 

 

  
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