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Autore: Rosa di cenere     05/09/2010    1 recensioni
E se all'improvviso la fragile parvenza di normalità che sei riuscita a costruirti in una vita di bugie crollasse a causa di un ragazzo? E se la tua natura di mezza-vampira prendesse il sopravvento? La storia di un amore tormentato tra due razze leggendarie, raccontato da due punti di vista: quello di lei e quello di lui Questa é la prima volta che pubblico una mia storia, e spero solo che sia di vostro gradimento. Vi prego di esprimere il vostro parere in merito, anche se ci fossero commenti negativi (anche se spero di no). Un morso vampiresco dalla vostra Rosa di cenere Ps: Vi pregooooo recensite!
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono tornata!!! Ringrazio le poche ma buone persone che mi scrivono recensioni e che mi spingono a continuare la mia storia... :) Vi adoro, semplicemente... e per ricompensarvi pubblico un capitolo un po' piu lungo del solito... Spero vi piaccia!!!

Per quanto riguarda le persone che leggono la mia storia senza scrivere neanche un piccolo commentino.... :( sono offesa! Scherzo scherzo, pero mi farebbe piacere se qualcuno in piu mi scrivesse qualche parolina...

Vi lascio alla lettura

Un morso dalla vostra vampirizzata Rosa di Cenere

 

 STEPHANIE

 

Sono seduta sul divano del salotto, la testa posata sulla spalla di Jared.

-Allora, parlami un po’ della tua specie … mi hanno sempre affascinato i libri in cui gli uomini, al chiaro di luna, si trasformavano in enormi lupi per sfamare la loro fame di carne umana … mi ricordavano un po’ me stessa … anche se io quando caccio ho di sicuro molta più classe!-

Jared alza gli occhi al cielo e mi scompiglia i capelli con una mano.

-Beh, non vorrei deluderti, ma i veri uomini-lupo non sono nemmeno lontanamente somiglianti a quelli dei libri o dei film dell’orrore …

Ci trasformiamo quando e dove vogliamo, ma se lo facciamo al chiaro di luna la nostra forza viene enormemente amplificata. Inoltre non ci nutriamo di carne umana, anzi.

Siamo i paladini della giustizia, proteggiamo il genere umano dai … “cattivi”.-

Lo scruto, cogliendo ciò che avrebbe voluto dire in realtà.

-Guarda che non mi offendo se dichiari che i vampiri sono i “cattivi”… lo so che non sono tutti buoni come me! E poi nemmeno noi siamo esattamente come ci descrivono gli scrittori … sul fatto della dieta non si sbagliano, ma circolano anche diverse voci errate … - Jared mi fissa, in attesa. –Come ben saprai le leggende narrano che un vampiro possa essere ucciso unicamente conficcandogli un paletto di legno nel cuore.  Primo errore. I vampiri sono immortali, a condizione che non vengano uccisi da un loro simile.

Secondo: la luce del sole non brucia la loro pelle, la rende solo … trasparente.

A me non succede, perché sono per metà umana, ma mio padre, quando viene colpito direttamente dalla luce del sole è … inquietante.

È come se la sua pelle già chiara lo diventasse ancora di più, facendo in modo che il profilo di ciò che cela sia abbastanza visibile. Si possono vedere i muscoli, le vene … brrr…- concludo io, fingendo di rabbrividire.

Lui mi guarda, negli occhi un velo di tristezza a cui non riesco a dare un significato.

-Però la cosa sul vivere in eterno è vera? Cioè … rimarrai bloccata a questa età per l’eternità?-

-Sì, rimarrò ferma all’età apparente di diciotto anni, senza cambiamenti fisici di nessun

tipo. – Abbasso gli occhi, sospirando.

-Non mi sembra che la prospettiva ti alletti molto …- Mi dice Jared, sollevandomi con le dita le labbra, per farmi sorridere.-Perché? Non è forse il sogno di ogni donna poter evitare l’arrivo di rughe e capelli bianchi?-

Io alzo lo sguardo, gli occhi velati da un pianto che sento di non poter trattenere.

-Non sono felice perché io potrò anche vivere in eterno, ma le persone che amo moriranno attorno a me. La mia vita sarà come un albero d’inverno, che vive nonostante il freddo, ma che abbandona tutte le sue foglie, rimanendo solo.- Una lacrima solitaria mi riga il viso.

Jared mi posa la mano calda su una guancia e, con il pollice me la asciuga.

-L’albero sarà anche spoglio, ma ha sempre le sue radici. Non ho nessuna intenzione di lasciarti sola nel freddo dell’inverno!- mi dice con convinzione, guardandomi negli occhi.

-Cosa intendi dire?- chiedo io, che ho appena abbandonato la tristezza per passare allo stupore che le sue parole poetiche hanno suscitato in me.

-Intendo dire, mie carissima Stephanie, che le leggende hanno dimenticato un piccolo particolare … anche i licantropi, come i vampiri, sono immortali, se si trasformano a tutte le lune piene… Finora ho sempre pensato che diventare immortale e perdere tutti i miei affetti non facesse parte del mio destino, ma ora che ti ho incontrata capisco che l’unica cosa che non posso sopportare di perdere sei tu. –

I miei occhi sono spalancati per lo stupore, e la mia testa si muove velocemente da una parte all’altra.

-Non sai quello che dici … non puoi rinunciare alla tua famiglia solo per stare con me.

Apprezzo il tuo gesto, ma voglio che prima tu parli con i tuoi genitori.

Lo so che adesso sei arrabbiato con loro per quello che vogliono farmi, ma dopotutto sono la tua famiglia!- gli sorrido, posando una mano sul suo cuore.

-Lo sai che ti odio quando fai così?- sbuffa. Ma le sue parole vengono contraddette dal sorriso che le accompagna.

 

 

 

                                                    JARED

 

Arrivo davanti al cancello di casa nel momento esatto in cui i lampioni lungo tutta la via si accendono.

Parcheggio il mio nuovo gioiellino nel garage, nascondendola in un angolo. Non è il caso che qualcuno veda il costosissimo regalo della mia ragazza, almeno non prima di sapere che HO una ragazza.

Quando mi richiudo la porta d’entrata alle spalle noto che tutto è stranamente silenzioso. Brutto segno. In sala da pranzo, nonostante siano tutti seduti intorno al tavolo, non vola una mosca.

Quando faccio la mia comparsa sette teste si voltano verso di me, fissandomi.

Mio padre si alza, ma viene tenuto per un braccio da mia madre. Lui scuote la testa e lei lo lascia, abbassando gli occhi, sconfitta.

Quando è a pochi passi da me alza un braccio, come se volesse tirarmi uno schiaffo, ma si ferma a mezz’aria.

-Ti rendi conto del pericolo a cui stai esponendo tutti noi? Ti sembra un gesto saggio … baciare un vampiro?- Il suo corpo è scosso da tremiti sempre più forti, come prima della trasformazione in lupo.

Jack penso, sicuro che sia stato lui a spifferare tutto.

-Stephanie non rappresenta un pericolo per nessuno, tantomeno per voi. E poi è per metà umana.- rispondo io, scuotendo le spalle.

Lui digrigna i denti, sempre meno padrone di se stesso.

-É un vampiro, per l’amor del cielo! Si nutre di sangue, è nemica della nostra specie! Credi che il suo presunto “amore” durerà in eterno? Mi dispiace deluderti, ma probabilmente un mattino si sveglierà e si renderà conto che tu non gli servi più, e allora per te sarà la fine … -

Io mi metto a ridere fragorosamente, e questo suono inaspettato fa sobbalzare tutti.

Ma, quando parlo,  la mia voce è tagliente come la lama di un rasoio.

-Voglio farti una domanda, paparino … E voglio farla anche a tutti voi … -dico, indicando la mia famiglia, allibita, con un ampio gesto della mano. La mia espressione deve sembrare alquanto inquietante, visto che sul mio viso è stampato un sorriso beffardo.

–Se vi dicessero, senza nemmeno conoscerla, che la persona che amate è un mostro, che un giorno vi ucciderà e berrà il vostro sangue … voi ci credereste? La abbandonereste solo perché tutti hanno dei pregiudizi sulla sua diversità?-

Mio padre si calma, e comincia a recuperare la sua calma naturale.

Tutti aspettano il suo giudizio trattenendo il respiro.

-Forse hai ragione, figliolo. Credo che dovremmo conoscere la ragazza, prima di giudicarla … -

Io sorrido, felice per la mia vittoria. - … la inviteremo a cena fuori!-

 

-Cosa …? Ma tuo padre aveva bevuto?- sto camminando con Stephanie nel piazzale della scuola diretto all’aula di matematica. La sua espressione è un misto tra il sollevato e lo sconvolto, e mi fa quasi ridere.

-Attenta … !- le grido io, ma è troppo tardi. Camminando all’indietro Stephanie non ha visto il muretto che divide il posteggio dalla scalinata, e ci è finita sopra in pieno.

Ma la cosa bella è che lei non si sbilancia neanche, ma distrugge completamente l’ignaro ammasso di mattoni, che si sbriciolano come fossero di burro.

-       OPS … -

Io mi metto ha ridere e le dico:

-Domani sera hai intenzione di fare così anche con mio padre?-

 

                                                        STEPHANIE

 

 

Corro, non posso fare altro. I miei muscoli sono tesi per lo sforzo, e ho l’impressione che i polmoni possano esplodermi da un momento all’altro. Il vento mi sbatte in faccia fiocchi di neve gelata, che mi graffiano il viso come tanti piccoli aghi.

Vorrei non sentire lo scalpiccio delle sue zampe  sulla strada, o  il suo respiro affannoso.

Mi volto, e, per l’ennesima volta, questa visione mi raggela.

Un rivolo di bava giallastra gli cola sul fitto pelo marrone e arruffato, dove forma una macchia scura. Le labbra sottili lasciano scoperti denti affilati come rasoi.

Jared. Perché mi sta inseguendo?

Vado a sbattere contro qualcosa di duro, e cado a terra, le gambe all’aria.

Sopra di me c’è mio padre, di spalle, le braccia abbandonate lungo i fianchi e la testa china.

Cerco di avvertirlo del pericolo, ma lui sembra non sentirmi. Così mi alzo in piedi e comincio a tempestargli la schiena di pugni.

Sento l’ululato affamato del lupo avvicinarsi, e non è solo.

Mi accascio a terra piangendo, arrendendomi al mio destino, quando sento una mano fredda posarsi sulla mia spalla.

Mi volto, contenta che mio padre si sia ripreso, ma il sorriso mi muore sulle labbra.

Quello che ho davanti non è l’uomo che mi ha cresciuta, che mi ha amata e fatta sentire speciale. Quello che ho davanti è un mostro.

Gli occhi sono di un rosso acceso, senza pupilla, e sono cerchiati da occhiaie profonde.

Il volto è sfigurato da un sorriso malefico, da cui spuntano due canini affilatissimi.

Non ho nemmeno la forza per lottare, non contro le persone che amo.

In questo momento sono arrivati anche i lupi, che mi circondano, in attesa dell’ordine di attaccare e maciullare le mia infame carne.

Chiudo gli occhi, aspettando un dolore che non arriva. Possibile che la morte possa essere tanto rapida e indolore? Timidamente apro un occhio, poi anche l’altro.

Non sono più sulla strada, adesso mi trovo in una piccola radura innevata.

Davanti a me, seduta a gambe incrociate su una roccia, sta una ragazza.

Se ne sta lì, gli occhi chiusi e un espressione seria sul viso d’angelo.

Non ho mai visto niente di più bello. La sua pelle è bianca come la neve che ci circonda, e il viso, incorniciato da una cascata di capelli biondo scuro, è di una perfezione struggente.

Porta una piccola corona elaborata, in cui sono incastonate diverse pietre.

Il suo vestito, una gonna lunga di velluto, lascia scoperte le braccia magre e il collo, su cui spicca una gabbietta d’argento contenente una perla bianchissima, i cui riflessi argentei sono visibili già dalla mia posizione, legata al collo con una catenina finissima.

-Allora sei tu la prescelta, a quanto pare … - dice, aprendo gli occhi, che si rivelano di un caldo color nocciola. Si alza, e, con portamento regale, viene verso di me.

Non ci sono dubbi sul fatto che sia una regina (o una principessa), ma nei suoi occhi chiari colgo l’indomabilità e la libertà del suo spirito.

Con grazia e leggerezza si inginocchia accanto a me e mi posa una mano sulla guancia.

Rabbrividisco al contatto con la sua pelle, che è ancor più gelata della mia.

-Non devi aver paura, Prescelta, ciò che sta accadendo è solo un piano della Regina Nera per spaventarti, ma non ci riuscirà, vero?- mi sorride, benevola, e io annuisco, incantata.

-Qualsiasi cosa lei ti mostrerà non dovrai mai perdere la fiducia in coloro che ami, mai.

Tu hai l’unica cosa che lei non ha … l’amore. Ha avuto anche lei l’occasione di possederlo, ma la sua brama di potere l’ha accecata a tal punto da renderla indegna di tale sentimento.-

Un ululato spazza via la sensazione di pace, e la paura torna ad attanagliarmi.

- Voglio che tu tenga questo.- dice, sfilandosi la collana e mettendomela al collo. –Per ricordare che i veri amici sono sempre con noi, anche quando sembra che ciò che fanno valga meno di un sogno che si dissolve con la luce del sole .Ricorda però che il colore di questa piccola perla rispecchierà quello della tua anima. Se dovesse diventare nera, allora vorrà dire che la fine è vicina. Ora devo andare, ma ti prometto che ci rivedremo molto presto, Prescelta. – mi scocca un bacio sulla guancia e si incammina verso il fitto del bosco, dove scompare, lasciando dietro di se solo il flebile eco delle sue parole.

Rigiro la piccola gabbietta tra le dita, come se potesse nascondere qualche arcano segreto.

Sono cosí assorta che non mi accorgo dell’arrivo del lupo … almeno finché le sue unghie non si conficcano a fondo nella carne della mia schiena, facendomi urlare …

 

Il mio urlo si protrae per diversi secondi, prima che mi accorga che era tutto un sogno.

Sono sdraiata nel mio letto, ma i cuscini e le coperte sono sparsi sul pavimento intorno a me.

-Amore, va tutto bene? Hai fatto un incubo?- dice una voce alla mia sinistra.

Urlo ancora, ma mi fermo non appena capisco che vicino a me è seduto mio padre.

Mi sta tenendo la mano, ed ha un’aria molto preoccupata.

-Tesoro, va tutto bene, era solo un brutto sogno … - mi accarezza la fronte, come si fa con un bambino piccolo.

Io non dico niente, ma mi metto a sedere. Sotto la maglietta del pigiama, a contatto con la pelle, sento qualcosa di fresco e pesante. Infilo una mano sotto la camicetta e ne estraggo una gabbietta d’argento contenente un’immacolata perla bianca.

Com’è possibile? Quel regalo mi è stato fatto da una donna frutto della mia immaginazione …

com’ è arrivato nella realtà?

Mio padre sta fissando allibito ciò che tengo in mano.

-April…- sussurra.

-Cosa?- chiedo io, improvvisamente attenta.

-Niente, tesoro, solo vecchi ricordi…-

Io mi alzo, stizzita, e mi dirigo alla scrivania, dove, aperto un cassetto, estraggo la fotografia presa dalla stanza dei miei genitori. Gliela sbatto sotto gli occhi.

-Anche questi sono solo vecchi ricordi? Cose di cui non vuoi mettere al corrente tua figlia?- gli urlo in faccia, la rabbia repressa negli ultimi tempi impregnata  in quell’unica frase.

Lui mi guarda con aria sconsolata e mi invita a sedersi accanto a lui.

Io non lo accontento e mi siedo per terra.

-Sapevo che un giorno sarebbe successo ….- sospira, prendendosi la testa tra le mani.-Ebbene, Stephanie, devi sapere che tua madre non è morta mettendoti al mondo, ma è ancora viva … ora è una vampira, e vive con tua sorella, Mirage.- Mirage, sorella, viva. Queste tre parole girano per la mia testa, ripetendosi all’infinito.

-Quando nascesti, dopo la trasformazione, notò che tu e Mirage, insieme, avevate poteri sovrumani,e che lasciarvi insieme sarebbe stato un gravissimo errore.

Così se ne andò, portando con se una parte di me. – la sua espressione affranta mi spinge ad alzarmi da terra e ad andare ad abbracciarlo.

Lui mi sorride e continua a raccontare.

-In quanto ad April … beh, lei è tua zia … mia sorella … -

-Tua … sorella?- dico io. –Tu hai una sorella?-

-In verità quando ero umano ne avevo sette, tra fratelli e sorelle, ma lei è l’unica ad essersi trasformata, gli altri...- scuote la testa, come per scacciare un brutto ricordo.

-Cosa è successo papà? Raccontami tutta la storia, ti prego.- lo supplico, prendendo la sua mano tra le mie.

-Devi sapere, piccola, che io sono nato a Londra, in un quartiere molto povero e malfamato.

I miei genitori erano morti in un incidente ferroviario, e io ero il capo famiglia, essendo il più vecchio … dovevo mantenere tutta la famiglia, e non era facile, visto cha lavoravo come garzone di stalla …

Anche con l’aiuto dei miei fratelli minori, che facevano qualche piccolo lavoretto occasionale, la vita era un vero e proprio inferno, e se riuscivamo a mangiare era una festa.

Un giorno d’inizio novembre io e April, che era la minore di noi (aveva solo quindici anni), uscimmo per cercarle un lavoro.

 Volevo trovare una famiglia benestante da cui avrebbe potuto fare la governante, così, almeno durante l’inverno, avrebbe potuto dormire in un letto caldo e mangiare decentemente.

Ma purtroppo quel giorno non avemmo fortuna, e tornammo a casa, stanchi e infreddoliti.

Non appena  mise piede in casa April lanciò un urlo talmente straziante che non me lo scorderò mai … - il suo corpo viene scosso da un tremito, e io stringo più forte la sua mano nella mia, perché ho capito che adesso viene il peggio.

–Entrai correndo, e quello che vidi mi agghiacciò …

Il pavimento della stanza era un lago di sangue, e i miei fratelli e le mie sorelle erano stesi a terra,  i volti sfigurati dall’orrore e le gole dilaniate. April era rannicchiata a terra, e stava piangendo senza contegno, tremante e spaventata.

Quello che non notammo fu che i corpi, che avrebbero dovuto essere cinque,  erano in realtà sei. Me ne accorsi solo quando uno dei cadaveri alzò la testa e fissò gli occhi rosso sangue nei miei.

Non puoi nemmeno immaginare la faccia di quell’essere.

Occhi rossi, capelli incrostati di sangue lunghi fino alla vita e una bocca con canini lunghissimi sporchi di rosso che risaltavano nel bianco dell’inquietante sorriso.

Non facemmo in tempo a gridare che l’essere si era già avventato su di noi. La nostra fortuna fu che probabilmente era già sazia, così si limitò a morderci e a torturarci.- detto questo si sollevò la maglietta, mostrando segni di morsi e di graffi che non avevo mai visto prima.

-La trasformazione durò una settimana, e ti assicuro che è la cosa più dolorosa che si possa immaginare. Quando mi ripresi scoprii che il sangue di coloro che nella mia vita umana avevo tanto amato rappresentava per me una incredibile tentazione.

Mia sorella si separò da me dicendo che avrebbe creato una resistenza contro quell’orrido essere, e io la lasciai andare.

Per molti anni vissi come un emarginato. Dormivo e cacciavo nel bosco, nutrendomi esclusivamente quando il mio corpo non ce la faceva più…

Ma la mia vita da dannato non aveva un senso. Se proprio dovevo soffrire l’avrei fatto resistendo alla tentazione che il sangue umano esercitava su di me.

E adesso arriviamo a una parte che preferirei dimenticare, ma che so indelebile nella mia memoria… quando presi la mia decisione non sapevo ancora quanto la sete potesse essere forte…

Appena uscito dal bosco, coperto solo da luridi stracci, mi imbattei in una bambina.

Non doveva avere più di otto anni, e saltellava allegra al centro della strada, un cestino di vimini stretto tra le mani paffutelle. Ad ogni passo i suoi riccioli biondi dondolavano, sbattendomi in faccia il suo delizioso profumo.

Appena mi vide si fermò, e, tutt’altro che spaventata, mi sorrise.

“Ciao, io sono Stephanie, e tu? Anche tu sei speciale come la mia mamma?”

Non riuscii a controllare la mia brama di sangue, e la uccisi. Lei aveva fiducia in me, non mi temeva, eppure io l’ho tradita.

Non appena la mia gola smise di bruciare mi pentii del mio orribile gesto.

Quella bambina, inoltre, era una mezzosangue, come te. Sua madre era un licantropo e suo padre un umano, e da allora la nostra specie è nemica di quella del tuo ragazzo.-

-Allora è questa la ragione della tua emigrazione?! È per questo che i licantropi ci danno la caccia!- dico io, quasi urlando.

-Esatto piccola, è cominciato tutto così … -

 

 

  
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