“ Andrè! “
Il ragazzo,
che stava per entrare nelle scuderie, si fermò di colpo.
“ Ditemi
signor generale “
“ Oggi non
devi andare a Versailles, voglio che tu rimanga qui, ho bisogno di te. “
“ Si,
signore “. Cercò di nascondere la delusione. Gli dispiaceva non poter
accompagnare Oscar, ma era un ordine…non poteva certo rifiutare. Sorrise ad Oscar che alzò le spalle,
poi si voltò e andò via.
La guardò
attraversare l’enorme cancello d’entrata del palazzo Jarjaise.
Era
cresciuta Oscar.
Non aveva più
niente della bambina che aveva conosciuto.
Prometteva di diventare molto alta, e poi era snella, fiera. Lui ne
ammirava la lealtà, la forza d’animo e il coraggio. In verità credeva che non
ci fosse nessuna ragazza al mondo come lei. Si, l’ammirava davvero tanto e le
voleva un bene infinito.
Portata a
termine la commissione come gli aveva chiesto il generale, Andrè si affrettò
sulla strada di casa. Il sole era ancora alto, ed essendo una giornata di fine
maggio, faceva particolarmente caldo. Andrè si tolse la giacca marrone e la
ripiegò con cura posandola sulla sella, rimanendo in camicia. Si arrotolò le
maniche fino al gomito, sorridendo. Si
sarebbe sistemato prima di entrare in casa. Aveva nascosto il tesoro nella
tasca interna della giacca. Doveva ammettere, con una punta di orgoglio che
apprezzava moltissimo che il generale si fidasse in quelle occasioni soltanto
di lui. Aveva ordinato da uno dei migliori gioiellieri di Parigi una collana di
diamanti e zaffiri per l’adorata moglie, in occasione del suo compleanno. Il
generale Jarjaise amava ancora molto la contessa sebbene all’apparenza fosse
rigido e freddo, si scioglieva come neve se lei era nelle vicinanze. La
guardava incantato e la seguiva con lo sguardo. In effetti Andrè aveva sempre
notato che si scambiavano spesso e volentieri sguardi e occhiate, come se si
scambiassero messaggi segreti, che capivano solo loro.
Sospirò. Ah
l’amore! Chissà quando sarebbe successo a lui. Ma era presto, lo sapeva, ancora
doveva compiere i diciassette anni. E poi per lui forse non c’era posto per
l’amore. Aveva l’amicizia immensa con Oscar, il legame con la nonna,
forse….forse poteva bastargli…..forse….
Ripensò al
generale, e al fatto che gli era molto grato. Grazie a lui, aveva potuto
studiare con i migliori precettori, poteva mangiare, bere, insomma vivere come
un nobile, o quasi. Anche i suoi vestiti non erano certo quelli di un
attendente qualunque. Sospirò ancora. Si, doveva ammettere di apprezzare
quell’uomo, un po’ burbero, è vero , ma anche molto onesto. L’unica cosa che
non gli perdonava era quella di aver educato Oscar come un uomo. Anche se si
rendeva conto che se così non fosse stato, ella già avrebbe di certo messo su
famiglia, come era naturale per una ragazza della sua età, e lui forse non
avrebbe potuto vederla mai più, men che meno viverle accanto come ora era
libero di fare. Invece così poteva sognare il loro futuro insieme. Invecchiati
(lei sempre splendida però) vicino ad un camino scoppiettante e davanti a un
buon bicchiere di vino.
Si
stiracchiò sorridendo. Ah! Quanto le era mancata quella mattina!
Spronò il cavallo al galoppo per tentare di arrivare presto così da poterla
raggiungere a Versailles.
Ad un tratto
dal folto del bosco, che costeggiava la strada, qualcosa attirò la sua
attenzione.
“Ma che
diavolo succede?” Rallentò improvvisamente, deviando il suo cavallo.
“Oh mio
Dio!”.
C’erano tre
individui con il volto coperto. Avevano aggredito e capovolto una carrozza. Il
conducente giaceva a terra in una pozza di sangue.
Andrè non ci
pensò due volte, sguainò la spada e si mise a urlare come un diavolo.
Uno dei tre
aveva tirato fuori dalla carrozza un giovane che si era piegato in due perché
colpito violentemente. Si accorse che c’era anche una ragazza.
Aveva gli
occhi terrorizzati.
Le avevano
strappato il bel vestito per rubarle la collana e ora sotto la minaccia di un
pugnale stava consegnando un anello a uno dei brutti ceffi.
Andrè si
gettò su uno dei tre che reagirono immediatamente. Combatté contro uno di loro
e gli spezzò la spada. Sembravano dei forsennati. Ma doveva sbrigarsi. Il
giovane, si era accorto, perdeva sangue da una coscia.
Riuscì a
ferire uno di quelli, lacerandogli la camicia e perforandogli il petto e il
braccio. Quello urlò come un animale e gli si buttò addosso. Riuscì a scrollarselo
usando le mani e le gambe, poi individuò uno che stava aggredendo la ragazza,
paralizzata dal terrore. Ma riuscì a fermarlo. Gli infilzò la spada nella
spalla. Questi, senza più un’arma in mano, fuggì nella boscaglia.
Andrè si
voltò per combattere contro gli altri due,
ma anche questi, feriti, se la svignarono con i gioielli. Subito Andrè
corse dal giovane ferito, che si stringeva la gamba. Era stato pugnalato, e
dalla ferita sgorgava sangue scuro.
Andrè si
strappò la camicia e gli legò strettamente la coscia al di sopra della ferita,
poi con dell’altra stoffa cercò di tamponare come meglio poteva. Subito la
candida stoffa si inzuppò di sangue. Non riusciva a capire se fosse stata
recisa l’arteria. Doveva far presto se non voleva che il giovane morisse
dissanguato.
Si voltò
verso la carrozza rovesciata. Non ce l’avrebbe mai fatta da solo a sollevarla.
“Sai
cavalcare?” urlò alla ragazza che lo guardava stralunata.
Andrè ripetè
la domanda urlando più forte. Lei negò con la testa, mentre l’acconciatura alta
in testa crollava miseramente sulle spalle.
“Dannazione!”
Era sotto shock. Le si avvicinò prendendole saldamente le braccia.
“Cerca di
calmarti, ora. Ho bisogno del tuo aiuto. Dobbiamo correre dal dottore, non so
quanto sia profonda la ferita. Devo portarlo a cavallo e tu mi devi seguire. Ce
la puoi fare, ne sono sicuro.” Lei fece segno di si col capo.
Veloce,
Andrè slegò un cavallo dalla carrozza, lo accarezzò per calmarlo. Non aveva la
sella, lui avrebbe cavalcato a pelo, mentre la ragazza avrebbe montato il suo
che era molto docile. Male che vada, se lei non fosse riuscita a tenergli
dietro, lui da solo avrebbe preso la strada di casa.
Sistemò il
giovane, che nel frattempo era svenuto, davanti a lui sul cavallo, poi urlò
“Tieniti
forte!” e giù a rotta di collo verso il dottore più vicino. La ragazza
impaurita si aggrappò con tutte le sue forze alle redini e chiuse gli occhi.
Non doveva cedere al panico: suo fratello rischiava di morire!
Finalmente
arrivarono dal medico: il dottor Lasomme. Andrè prese il ragazzo sulle spalle.
“Bravo
Andrè” gli disse il medico “hai fatto bene a fermargli in questo modo l’emorragia.
La ferita comunque non è troppo profonda, credo che se la caverà. “
Gli batté
una mano sulla spalla. Andrè annuì, serio, e tirò un sospiro di sollievo.
Uscì fuori e
vide la ragazza che non era riuscita a scendere da cavallo e ancora scioccata, mormorava
qualcosa come se stesse pregando. Non aveva versato una lacrima. Era
scarmigliata, lacera e piena di fango. Ma era molto graziosa. Non bellissima,
ma molto carina.
Andrè le
sorrise per darle coraggio, poi tese le braccia per aiutarla a scendere.
“State
tranquilla” disse automaticamente passando a darle del voi “è fuori pericolo.
Il dottore ha detto che se la caverà, anche se non ha ancora ripreso
conoscenza.”
Lei si fece
prendere tra le braccia come una bambina e allora, solo allora scoppiò a piangere.
Il ragazzo la lasciò sfogare, cullandola dolcemente tra le braccia. Era un
pochino imbarazzato.
“Su su,
calmatevi ora, è tutto finito, state tranquilla.” Lei gli singhiozzava ancora
sul petto, Andrè le accarezzò delicatamente i capelli arruffati tranquillizzandola
dolcemente.
“Come vi
chiamate?” le chiese
“Madeleine.”
Mormorò lei “Madeleine De Clermont.”
Andrè sgranò
gli occhi. Erano i cugini di Luigi XVI! Accidenti!
Andò a
prendere la giacca dal cavallo e gliela depose sulle spalle per coprire un po’
dove il vestito era stato strappato. Poi l’accompagnò dal dottore che per
precauzione la visitò, ma non era ferita.
Andrè poi
andò a recuperare la carrozza con un ragazzino che si trovava lì. Quando tornò
il giovane si era svegliato.
“Come vi
chiamate?”
“Mi chiamo
Andrè Grandier, monsieur.” e fece un inchino.
“Vi dobbiamo
la vita Andrè Grandier, siete stato molto coraggioso. Se non foste intervenuto
voi, non oso immaginare cosa sarebbe successo a me e alla mia adorata sorella.”
Andrè
arrossì imbarazzato.
Ora li
riconosceva. Erano figli del cugino del re che era stato a lungo ambasciatore
presso la corte d’Austria. Erano rientrati in Francia da pochi mesi a causa di
una lunga malattia del padre. La ragazza l’aveva vista pochissime volte, mentre
il giovane l’aveva visto spesso partecipare alle battute di caccia con il re e
il delfino.
“Dottore, “
Andrè si rivolse al medico “ possono tornare a casa, o potrebbero sorgere dei
problemi?”
“No, Andrè.
Preferisco tenere qui il giovane almeno stanotte. Semmai dovesse sanguinare la
ferita. La ragazza può ritornare a casa.”
“Va bene. “
Si rivolse
alla ragazzina che abbassò subito lo sguardo.
“Se
permettete” le disse facendole l’inchino “vi accompagno al vostro castello”
Lei annuì
senza guardarlo negli occhi.
Era quasi sera
quando Andrè rientrò a casa. C’erano ad aspettarlo sua nonna ed Oscar.
“Ma dove
diavolo sei stato? Eravamo in pensiero!” Oscar sembrava davvero preoccupata. La
nonna più che altro arrabbiata.
“Mi spiace
Oscar, ho avuto un piccolo contrattempo. Non preoccuparti” si strinse nella
giacca per non far vedere la camicia a brandelli e sporca di sangue, poi
vedendo che le due si avvicinavano minacciosamente a lui, disse
“Ehm…non ho
fame….vado in camera mia” e scappò via. Le due donne si guardarono negli occhi meravigliate.
Tre giorni
dopo, Andrè incredulo aspettava nell’elegantissimo salottino delle stanze
private dell’uomo più potente di Francia.
Si guardò
intorno intimidito da tanto splendore. Non osava muoversi per non rompere
accidentalmente il prezioso vasellame, o versare il contenuto della brocca in
oro massiccio che era posata su un tavolino.
Le Bel, il
fedele servitore del re, l’aveva chiamato discretamente, appena arrivato a
Versailles. L’aveva seguito fino agli alloggi del sovrano, non riuscendo a crederci.
Le Bel lo
fece entrare in un altro salotto, dove il re era seduto su una poltroncina e
leggeva dei documenti. Andrè s’inginocchiò, la testa china.
“Ragazzo!”
tuonò il sovrano “Questo, avrai capito, è un incontro privato. Nessuno deve
saperne niente, hai compreso?”
“Si, vostra
maestà” mormorò Andrè senza alzare il capo.
“Bene.” Da
una porta laterale entrò il giovane conte De Clermont che sorrise ad Andrè.
“Il mio
giovane cugino, mi ha raccontato tutto. Sei stato coraggioso a salvare la sua
vita e quella della contessina. Ora però non devi farne parola con nessuno. Non
vogliamo che si sparga la voce che le strade che portano a Parigi non siano
sicure.”
“Si vostra
maestà”
“Bravo
ragazzo, evidentemente il generale Jarjaise ti ha addestrato bene, altrimenti
non ti avrebbe mai affidato la vita di sua figlia.” e rise bonariamente della
sua battuta.
“Puoi andare
ora ragazzo.”
“Grazie
vostra maestà”
Uscì nei
giardini e si avviò verso la fontana. Immerse le mani nell’acqua fresca e si
bagnò il viso. Era ancora emozionato per l’incontro. Da non crederci!Il re, a
modo suo, l’aveva ringraziato! Alzò gli occhi e la vide. Era Madeleine. La
ragazza gli sorrise arrossendo, poi chinò lo sguardo.
Lui si
avvicinò e s’inchinò “Madamoiselle. Come state?”
“Be…bene
monsieur. E….e voi?”
Le tremava
la voce.
Andrè era
sorpreso, alzò un sopracciglio. Ma cos’aveva quella ragazza? Sembrava
imbarazzata. Mah!
“Mi spiace
di non essere riuscito a recuperare i vostri gioielli” disse.
“Oh! Non ha
importanza davvero. Avete salvato la mia vita e quella di mio fratello e vi
saremo grati per sempre per questo” se possibile arrossì ancora di più.
Poi alzò i
grandi occhi neri e sorrise timidamente. Anche Andrè sorrise trovandola
deliziosa.
Era passato
un mese da quel giorno. Andrè incontrava spesso Madeleine nei giardini di
Versailles, quando aspettava Oscar, egli passeggiava spesso per i sentieri di
cespugli e fiori profumati, e molte volte lei era seduta su una panca di marmo
nascosta da sguardi indiscreti a ricamare.
“Non
dovreste stare da sola qui.” Madeleine sobbalzò
“Scusatemi
se vi ho spaventata” Andrè si avvicinò sorridendo.
“Dicevo…non
dovreste star qui da sola.”
“Oh!
Andrè…siete voi…” un delizioso rossore le imporporò le guance.
Madeleine si
alzò riponendo il ricamo nel cestino. Gli sorrise.
“Sentite
Andrè, domani sera ci sarà un ballo in maschera all’Opèra, voi….voi andrete?”
Andrè ci
pensò su. Si, avrebbe accompagnato come al solito Oscar, anche la principessa
Maria Antonietta vi avrebbe partecipato in gran segreto. Ricordava ancora la
preoccupazione nello sguardo azzurro di Oscar.
“Si
madamoiselle, vi parteciperò.”
“Oh! “ lo
sguardo di Madeleine s’illuminò, poi come se stesse facendo uno sforzo enorme
chiese
“Co…come
farò a riconoscervi?” non lo guardava negli occhi.
“No,
madamoiselle, avete frainteso.” Anche Andrè ora era arrossito.
“Non sarò lì
per ballare. Sarò lì solo per accompagnare il capitano delle Guardie Reali.
Sono il suo attendente ed è mio dovere essere al suo fianco.”
“Oh!
Capisco” si leggeva chiaramente la delusione nello sguardo della ragazza.
Più tardi
mentre tornava a casa con Oscar, Andrè ripensava alla ragazza. Sembrava le
fosse dispiaciuto che lui non avrebbe ballato. Guardò Oscar che era qualche
metro avanti a lui. Fece per parlare, ma poi tacque. Che avrebbe potuto dirle? Se
le avesse raccontato lo strano comportamento della contessina, probabilmente
l’avrebbe preso in giro, ma non gli avrebbe concesso spiegazioni. Lei non si
perdeva in cose futili. Ad un tratto sorrise e le si avvicinò
“Dai Oscar! Vediamo chi arriva prima a casa!” e spronò il cavallo a tutta
velocità.
Oscar rise,
di uno dei suoi rari sorrisi che riscaldavano tutto intorno come raggi di sole.
“Mi dispiace
per te Andrè ma ti batterò come al solito!” e ridendo ancora lo lasciò qualche
metro indietro.
Arrivò prima
lei, come aveva promesso e non seppe perché ma Andrè aveva voglia di ridere e
di cantare. Aveva il cuore che gli traboccava di affetto. Gli venne voglia di
alzarla tra le braccia e farla volteggiare per vederla ridere ancora. Si bloccò
di colpo….ma che cosa stava pensando? Oscar era sua amica, la sua amata
sorella, la persona con cui duellava e faceva a botte. E poi se avesse mai
provato ad alzarla tra le braccia per farla volteggiare, lei l’avrebbe
infilzato come un pollo.
La sera
successiva Oscar era pronta per andare all’Opèra e non vedendo Andrè decise di
andare a prenderlo di forza dalla sua stanza. Era diventato strano negli ultimi
mesi. Mentre le parlava ogni tanto si zittiva come se non sapesse più cosa
stesse dicendo. Ed era sempre un pochino distratto. Lui che era stato sempre
preciso e ordinato nei propri compiti ora appariva con la testa tra le nuvole, un
po’ imbambolato.
Bussò alla
sua porta e non ottenendo risposta entrò. Era buio nella stanza. Ci vollero
pochi secondi per abituarsi all’oscurità.
“Ah, ma sei
qui” Andrè era di spalle appoggiato con le mani alla balaustra del balcone. Il
vento agitava dolcemente la tenda e anche i suoi capelli scurissimi che sotto
la luce della luna avevano dei riflessi blu.
“Oh scusa
Oscar, non ti ho sentito arrivare.” Andrè sorrise “Sono pronto.”
Oscar lo
guardò incuriosita. Un attimo prima sembrava perso in chissà quali pensieri, un
attimo dopo ritornava ad essere il solito Andrè col sorriso pronto sulle
labbra.
Quella sera
Oscar ballò con la principessa Maria Antonietta, che era in incognito, visto
che indossava una maschera che le copriva quasi tutto il volto, un po’ per
tenere alla larga i numerosi spasimanti che le ronzavano intorno, un po’ perché
le piaceva tenerla tra le braccia. Era così dolce e tenera. Aveva quindici
anni, ed era un bocciolo che ancora doveva schiudersi in tutta la sua bellezza.
E poi anche perché ingenua e piena di vita com’era si sarebbe di certo cacciata
in qualche guaio e solo così poteva tenerla d’occhio più da vicino.
Andrè in
disparte le osservava da lontano sorseggiando dell’ottimo vino.
Avevano la
stessa età eppure erano completamente diverse. Tutte e due bionde, con i
lineamenti delicati, Oscar superava già di un palmo la principessa. Oscar era
molto matura nonostante fosse giovanissima. Era responsabile e dedita al dovere
tanto da far invidia a un generale di mezz’età.
E anche se
indossava abiti maschili, era bella. La sua grazia innata e la sua eleganza
oscuravano le altre dame che truccate e ingioiellate affollavano la sala. Lei
si muoveva come una farfalla, portando elegantemente la principessa con sé. E
lei rideva felice. Era straordinaria Oscar e lui era davvero felice di viverle
accanto.
“Oh! Andrè!
Siete qui dunque!” Andrè sbatté gli occhi come svegliandosi da un sogno.
Chinò lo sguardo e incontrò una ragazzina
magra avvolta da un abito color pesca a fiori e una maschera che le ricopriva
il volto. Ma non fu difficile capire che era Madeleine.
“Buonasera
madamoiselle” fece un inchino “vi state divertendo?”
“Fino a un
momento fa no davvero.” E rise imbarazzata coprendosi il volto con un
ventaglio. Come se ce ne fosse stato bisogno.
“Davvero non
ballerete?” chiese lei quasi un sussurro.
Andrè la
guardò sorpreso. “Non…non ho mai ballato per la verità a queste feste.”
In effetti
aveva partecipato con Oscar a centinaia di balli, limitandosi entrambi a
guardare gli altri ballare e divertirsi, e constatare che fosse tutto a posto e
non sorgessero problemi.
“Ma…non vi
piace…o non sapete ballare?” Andrè credette di cogliere persino da sotto la
maschera il rossore di Madeleine.
Fece un
risolino. “No. In verità so ballare e credo che mi piaccia. Ma….ecco non ho
avuto mai la possibilità di invitare nessuno….” Era davvero imbarazzato.
Certamente aveva partecipato alle feste sempre e solo con Oscar, e…bè mica
avrebbe potuto invitare lei….e non solo per la divisa che abitualmente
indossava…..ma non avrebbe potuto comunque…..
Guardò
Madeleine. Sembrava fosse in attesa di qualcosa. Sbatté le palpebre sorpreso.
Lei ora guardava la folla che ballava. Era mai possibile che desiderasse essere
invitata? Andrè guardò un po’ confuso verso Oscar che ancora volteggiava con la
principessa. Sospirò. Neanche lui seppe per cosa.
“Madamoiselle…..”
iniziò timido “ehm…” si schiarì la voce “mi concedereste l’onore di questo
ballo?”
Madeleine si
voltò talmente di scattò che lui pensò di averla offesa, e invece gli occhi neri
brillarono come pura onice.
“Dite
davvero?” si lasciò sfuggire “Ehm…volevo dire grazie monsieur con piacere”.
Era carina
Madeleine e davvero dolce con quella sua timidezza. Andrè si sentiva lusingato
dal suo interesse. Dopo un primo momento in cui entrambi erano un po’ in
imbarazzo, lui prese il controllo della situazione e lei si lasciò andare un
pochino. La tensione fra loro pian piano si affievolì. Lei sorrise teneramente
e lui ricambiò col cuore.
“Quanti anni
avete madamoiselle?” chiese dolcemente Andrè. Gli sembrava giovanissima.
“Ho compiuto
un mese fa quattordici anni”
“Siete
ancora molto giovane”
“Grazie
Andrè, e voi invece?”
“Ne compirò
diciassette a fine agosto”
“Vi posso
chiedere un favore?”
“Oh ma
certamente.” annuì lui
“Mi
chiamereste per nome?” disse lei in un soffio.
Andrè era
stupito, ma sorrise e disse “Sono lusingato e ve ne sono grato perché avete un
nome bellissimo.”
La ragazza
mise un piede in fallo e se non l’avesse trattenuta con tutte e due le braccia
sarebbe andata a finire per terra.
“Oh!
Scusate!” Era arrossita ancora. Andrè la guardò con dolcezza. Sorrise.
Oscar
dall’altra parte della sala osservava la scena. Lo sguardo inespressivo bevve
tutto d’un fiato un bicchiere di vino, poi uscì sull’enorme terrazzo.
Nel periodo
successivo Andrè e Madeleine rafforzarono la loro amicizia. Mentre Oscar
lavorava a Versailles i due ragazzi passeggiavano lungo i sentieri dei
curatissimi giardini. Madeleine gli raccontò che dopo il matrimonio di Jacques,
suo fratello, sarebbe toccato a lei. Non ne era molto entusiasta, perché suo
padre stava vagliando diverse offerte. Rabbrividì al pensiero di un matrimonio
con un uomo che non amava.
“Credo che
sia difficile non volervi bene, Madeleine. Sicuramente vostro marito vi
rispetterà e vi amerà come meritate.” Disse onestamente Andrè.
“Vi
ringrazio di cuore, Andrè. Ma la mia più grande paura è di non riuscire ad
amarlo.”
Andrè non
seppe cosa rispondere. I matrimoni erano combinati e difficilmente la sposa
vedeva il futuro marito prima delle nozze. E raramente era un matrimonio
felice. Il più delle volte dopo che erano nati i figli, sia lui che lei si trovavano
un amante o anche più di uno. Conosceva coppie che si diceva non parlassero
nemmeno più tra loro. Ma non avrebbe mai turbato la piccola Madeleine con
queste cose.
Sorrise e
lei ricambiò.
Nelle due
settimane successive Andrè non vide la sua amica. Un po’ gli dispiaceva, ma
pensò che aveva altro da fare.
Un giorno
era appoggiato a una colonna e osservava da lontano Oscar, quando venne
avvicinato da una donna anziana.
“Monsieur,
vi devo consegnare questo” e gli porse una lettera chiusa in una busta con il
sigillo in ceralacca della famiglia De Clermont.
Sorpreso
ringraziò l’anziana donna e aprì la piccola lettera.
Mio caro amico,
sono disperata e non saprei a chi
altro rivolgermi. Mio padre ha scelto chi sarà mio marito : il conte De
Angoulem!
Andrè rimase
di sasso. Povera Madeleine! Il conte in questione era un uomo dedito al
libertinaggio e al vizio. Sospirò. Era stato scelto perché comunque era
ricchissimo.
Vi prego ho bisogno di parlarvi.
Venite al castello stanotte legherò un fazzoletto al mio balcone. Vi scongiuro
di non mancare.
Madeleine
Era buio. La
luna ogni tanto faceva capolino dalle nuvole. Andrè senza troppi problemi si
arrampicò fino al balcone della piccola Madeleine.
Quando entrò
nella camera stentò quasi a riconoscerla. Lei gli si buttò tra le braccia piangendo.
“Suvvia
calmatevi” disse pazientemente Andrè. Lei singhiozzava.
Aveva i
capelli lunghissimi sciolti. Erano di un bel castano scuro ondulato. I grandi occhi
neri erano cerchiati. Doveva aver pianto per giorni.
“Vi prego
smettete di piangere.” Era veramente penoso vederla in quello stato.
Lei tirò su
col naso. “E’ un vecchio! Mio Dio!”
“Madeleine….”
“Ha
trentotto anni!”
Andrè passò
gran parte della notte a consolarla. Sfinita finalmente lei cadde addormentata
e Andrè decise di andarsene.
“Andrè….” chiamò
lei assonnata.
“Ditemi
Madeleine….”
“Promettetemi
di tornare domani”
Andrè era
titubante. Non gli sembrava giusto, però sospirò e annuì.
“Va bene. Ve
lo prometto.” E sparì nel cuore della notte.
La sera
successiva andò da lei. Sembrava più calma.
“Sono felice
di vedere che non piangete” le mormorò dolcemente.
“Sono felice
che voi siate qui” le parole di lei un sussurro.
Dopo qualche
minuto di silenzio, Madeleine prese le mani di Andrè fra le sue e se le portò
alle labbra. Poi sulle guance. Le labbra tremavano.
Andrè era
immobile, non sapeva cosa fare.
“Andrè….io…. vi amo.”
Andrè era
sconvolto. Non se lo aspettava proprio. Aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì
alcun suono.
“Vorrei…..vorrei
diventare una donna con voi……”
Andrè per un
attimo non respirò tanto grande era la sorpresa.
“Vorrei
donarmi a voi perché siete dolce e gentile.”
“Io….”iniziò
il ragazzo, anche se non sapeva cosa dire.
Lei gli posò
delicatamente le dita sulle labbra per non farlo continuare.
“No, vi prego….non dite niente.”
Sospirò
guardandolo forse per la prima volta direttamente negli occhi.
”So che non
è corretto, ma credo sia giusto donare il cuore e il corpo alla persona amata,
e so per certo che siete voi. Poi sarei disposta a non vedervi mai più e a
vivere solo nel ricordo di un’unica notte con voi.”
“Non…non
posso…” Andrè sembrava distrutto. Aveva le braccia lungo i fianchi.
“Perché,
Andrè? Perché non potete? Non vi piaccio neanche un po’?”
“Oh no! Voi
siete davvero molto bella. E dolcissima.” Le prese le mani fra le sue e le
guardò. Erano così diverse da quelle di lei! Piccole e bianche, come le sue, ma
quelle di Oscar avevano i calli della spada, e le cicatrici delle ferite ed erano
sempre ghiacciate. Quelle di Madeleine erano calde e morbide.
Madeleine si
alzò in punta di piedi e gli posò le labbra all’angolo delle sue. Lui trattenne
il fiato. Chiuse gli occhi e vide davanti a sé Oscar. Splendida nella sua
uniforme bianca. E rideva Oscar, e lo prendeva in giro, e duellava con lui, e
faceva a cazzotti. E beveva e rideva. E gli passava le mani ghiacciate sulla
fronte per vedere se aveva la febbre….il cuore saltò un battito. Sentiva le
farfalle nello stomaco. Ti amo.
Un prato
verde smeraldo, dei fiori rossi e gialli
e un lago, e loro due che crollavano sfiniti dopo essersele date di santa
ragione. Ti amo.
E lei che
rubava una fetta di torta e la nonna li inseguiva brandendo il cucchiaio di
legno. E poi loro due nascosti sulla torretta a mangiarla sporcandosi le mani e
il viso con la crema. E sorridevano complici. E poi silenziosi a guardare il tramonto con i piedi penzoloni
fuori. Ti amo.
Più di me stesso. Più di qualsiasi
cosa al mondo. Ti amo e chissà da quanto.
Mi esplode in petto questo amore e
trabocca e vuole uscire fuori. Ti amo da impazzirne, da stare male,da morirne.
E io morirei per te.
“Andrè?”
Madeleine lo stava fissando. Sembrava guardasse un folle, un pazzo.
Le prese le
mani deciso “Sei una ragazza meravigliosa. E ti meriti tutta la felicità di
questo mondo, ma non posso farlo. Sono suo. Completamente suo. E lei è mia.
Totalmente mia. Non lo sa ancora ma noi ci apparteniamo. Da sempre. Non può
essere altrimenti. “
Aveva
parlato talmente in fretta Andrè che Madeleine a stento riusciva a capirlo.
Lui fece un
immenso sorriso. “E’ straordinariamente chiaro ora. La amo da morire.”
“Non
prenderti gioco di me, Oscar. Giuro che se un giorno sarà necessario darò la
mia vita per te come tu sei stata capace di fare per me ieri…… te lo giuro
Oscar.”
“Oscar sono
arrivate tantissime lettere da Versailles. Tutti sperano che tu ti rimetta
presto e che torni presto a corte.”
La nonna le
consegnò decine di lettere.
Oscar
sorrise “Accidenti!” “Oh ma questa è per te Andrè!” gliela porse con
un’espressione meravigliata in volto.
“Grazie
Oscar”Andrè ancora con gli occhi umidi la prese con le mani tremanti e uscì
dalla stanza.
“Dolce amico,
sono passati tre anni da quella
famosa notte. Ora sono sposata e grazie a Dio mio marito mi ama e anch’io ho
imparato a volergli bene. Credo che siano rari i matrimoni così a corte. Mi
rispetta e mi vizia come una bambina. E non mi fa mancare affetto e calore.
Aspetto il mio secondo figlio, che
sento sarà un maschietto e spero diventi
un giorno coraggioso e forte e capace di amare come ho visto fare ad un solo
uomo, con quell’intensità e quella dedizione.
Non meravigliatevi se vi scrivo solo
ora. Volevo farvi sapere che avevate ragione. Ieri ho capito quanto voi siate
suo, ma anche quanto lei sia vostra.
La spada che ha sguainato contro il
re, la persona più potente di Francia, mi ha fatto capire che per lei siete più
importante che di sé stessa. Nel suo sguardo io ho visto la sua determinazione.
La determinazione di una donna che farebbe di tutto pur di salvare quello che
più di prezioso possiede. Voi.
Ora capisco la vostra tenacia. Non
siete un folle. Voi lo sapete, l’avete sempre saputo che lei è e sarà per
sempre vostra e solo vostra.
Sarete sempre nel mio cuore Andrè. La
vostra dolcezza e i vostri bellissimi occhi mi accompagneranno per tutta la
vita. Pregherò per voi, mio adorato.
Madeleine
“Andrè!
Andrè!” Il ragazzo si voltò. Oscar correva verso di lui illuminata dal sole.
Era bella da togliere il fiato.
Andrè
furtivamente si asciugò le lacrime.
“Non
dovresti essere a letto?” disse con aria preoccupata“Il dottore ha detto che
hai perso molto sangue e che dovresti riposarti”.
“Dai Andrè
non rimproverarmi, almeno tu” gli sorrise “è una bellissima giornata e non mi
va di stare da sola. “
“Ti va se
passeggiamo un po’insieme?” aggiunse sfiorandogli un braccio con la mano.
“Si,
certamente.” Farei di tutto per te amor
mio.