Sto per morire, io. Io che ero a un passo dal realizzare il mio scopo. Ero così vicina, così vicina, e ora tutto è perduto. La mia corona, il mio amato, i miei figli, la mia stessa vita, tutto si sta allontanando da me. Da me, Gabrielle d’Estrée.

Sono nata nel 1571, un anno prima del matrimonio del mio amante.

Fu per un caso, un caso assai fortunato, che lo conobbi e che poi divenni la sua amante, e madre di tre dei suoi figli. Un caso.

A diciotto anni, nel 1590, durante l’assedio di Parigi da parte dei partigiani di Enrico IV di Navarra, ero al campo con il mio fidanzato, Roger de Bellegrade, uno dei mignon dell’assassinato Enrico III. Lui mi volle far conoscere il re, che s’innamorò pazzamente di me. Impose a Roger di separasi da me. Roger chinò la testa, ma io non lo seguì. Il re, se da giovane era stato piacente, da vecchio, aveva già 36 anni, era ripugnante, era piccolo, secco, trasandato, con uno sguardo lussurioso, e soprattutto puzzava.

E allora lui decise che avrebbe aggirato la mia autorità. Parlò con mia zia Isabelle, e dopo una riunione di famiglia, cedetti alle voglie del re.

In quegli anni Enrico conduceva una vita avventurosa, fatta di assedi e battaglie, così ogni tanto io lo raggiungevo, quasi sempre in un accampamento.

Per aggirare i possibili ostacoli mi face sposare a Nicolas de Liancourt, un vedovo che si prestò a questa farsa in cambio di soldi e benefici.

Poi, con la presa di Parigi, l’incoronazione, e la precedente abiura, iniziai a guardarlo con occhi diversi. Lui orami era il re, e dicevano che volesse ripudiare la regina Margherita,a causa delle infedeltà di lei e della sua sterilità. Io potevo divenire regina. Fu un pensiero improvviso, ma destinato a non abbandonarmi,a che ora che sto per morire penso che potevo diventare regina di Francia.