Crossover
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Autore: Orfeo della Lira 2    07/09/2010    4 recensioni
Un colpo di stato. Un principe in fuga. Un'Organizzazione misteriosa. Una guerra all'orizzonte. L'oscurità più buia. Nel buio, la speranza. Saprà Eldolas rispondere alla minaccia dell'oscurità?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Videogiochi
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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@Princess_Dadi: Grazie mille, spero continui a piacerti :3
@Nyxenhaal89: Grazie mille, e non preoccuparti, la croccopapera è dalla mia XD
@Cipotta91: Grazie mille, vedo che Ezio è piaciuto a molti XD

Capitolo 5: Echi di guerra.
Re Fado cavalcava alla testa di cinque cavalieri. Dopo una lunga ed estenuante cavalcata, Jehanna era in vista. Situata proprio al centro di un’oasi, era una cittadina lussureggiante ed accogliente. Gli abitanti non temevano la sete, grazie al lago che si trovava all’uscita nord, né il caldo, in quanto le case erano tinteggiate di bianco. Il palazzo regio era una grossa piramide a gradoni, finemente decorata. La città delle dune bianche, come veniva chiamata, a causa della sabbia del piccolo deserto che si estendeva intorno la città. Tale deserto era anche una buona difesa: i cavalli venivano rallentati di molto, nullificando eventuali cariche, e la fanteria arrancava. Tuttavia, Jehanna era caduta, presa da quello che, in fondo, non era che un pugno di uomini: appena duecento soldati avevano posto fine alla lunga imbattibilità della città delle dune bianche. Fado e la sua scorta cavalcò nella città semi-distrutta. Entrò nel palazzo regio, trovando ad aspettarlo i vari regnanti: Jiol, in qualità di re di Akaneia che parlottava con Ganondorf, re di Hyrule. Scorse seduto su una sedia il marchese Uther di Ositia, imponente nella sua altezza, affiancato dal marchese di Pherae Elbert, che si passava una mano tra i folti baffi rossi, e l’anziano marchese Hausen di Caelin, che tossicchiava a causa della sua cagionevole salute.
Jiol si volse verso il nuovo arrivato.
“Ben arrivato, mancavate solo voi.”
“Smettila con quel falso sorriso Jiol, so benissimo cosa vuoi ottenere da noi.”
Il regnante di Akaneia accusò il colpo, ma si limitò a rispondere di seguirlo nella sala del trono.
“Dove sono Pent, Mansel e Vigarde?”
“Lord Pent non verrà.”si intromise Ganondorf”Gli altri due ci aspettano.”

Si sedettero ad un lungo tavolo. A capotavola sedevano Jiol e Ganondorf, mentre gli altri sovrani sedevano ai lati. Mansel, il pontefice di Raust, osservò con disprezzo Ganondorf, mentre Vigarde si ravvivò i suoi capelli lilla. Jiol prese la parola.
“Come sapete, vi ho chiamato per un motivo molto semplice. Voglio la resa, incondizionata, di tutti voi, o i nostri eserciti marceranno sulle vostre terre.”
Ci fu un mormorio di dissenso.
“Questa richiesta non è accettabile. Siamo disponibili a firmare un patto di non aggressione reciproca, ma nulla più.”
“Lord Elbert”fece Ganondorf”Lei è quello che meno di tutti dovrebbe parlare. Il suo esercito, se tale lo vogliamo chiamare, è uno sputo di uomini raccattati qua e là.”
“Ma il mio può benissimo distruggervi in appena due giorni.”si intromise Vigarde”E so che l’esercito di Ganondorf è a pochi giorni di marcia da Graze.”
Il re di Hyrule serrò i denti.
“Avanti, avanti, siamo ragionevoli.”disse Jiol”Una resa incondizionata, mi basta una firma di ognuno di voi, e portate a casa la pelle, non avete speranza contro i nostri soldati. E questa è la prova.”concluse, indicando alle sue spalle il panorama di Jehanna devastata.
“Non ci faremo intimidire!”sbottò Uther, alzandosi di scatto, facendo cadere la sedia.”La lega di Lycia marcerà su Akaneia, e sarò io stesso ad ucciderti!”
“Temo che dunque la cosa non si possa risolvere così facilmente.”disse Jiol, squadrando un ad uno i componenti di quel convegno.” In tal caso, la vostra utilità è pari a zero.”
Ad un cenno d’intesa, Ganondorf schioccò le dita, e la stanza venne invasa da una decina di soldati.
“Cosa significa questo?”chiese Vigarde.
“Uccideteli.”
I soldati si gettarono contro i loro obbiettivi. Mansel fu il primo a cadere, seguito da Elbert, mentre Uther e Vigarde, agguantata un arma dai nemici, lottavano strenuamente per difendersi. Un colpo di lancia superò le difese del marchese di Ositia che, rabbioso, lanciò la sua contro Jiol, che la afferrò prima che potesse colpirlo. Ormai a terra giaceva solo un moribondo Vigarde. Ganondorf gli si avvicinò, sovrastandolo.
“Addio, imperatore. Domani prenderò la testa di suo figlio.”
“Ly… On…”fece in tempo a dire l’imperatore, prima che reclinasse la testa da un lato e spirasse.
Zelgius apparve sulla porta.
“Occupati di rimandare i corpi alle loro famiglie.”ordinò il re di Akaneia”Non sarebbe divertente se non si difendessero.”
Zelgius fece un inchino, per poi dare disposizioni ad una decina di soldati.

Zelda migliorava a vista d’occhio. Stava recuperando in fretta tutta la forza che aveva un tempo. Dapprima riusciva a creare solo una piccola sfera di fuoco, ma grazie all’allenamento di Morva ora riusciva a creare un globo grande quanto una testa umana. Anche con l’arco era migliorata, riuscendo a colpire perfettamente al centro ogni bersaglio che le veniva posto davanti. Tuttavia, se con le basi se la cavava bene, con le armi che avrebbero sconfitto definitivamente Ganondorf era ancora in alto mare. La freccia di luce, l’unica arma oltre alla Spada Suprema in grado di poter esorcizzare il male, era un incantesimo di alto livello. Anni e anni di studio occorrevano per impararlo, e non tutti erano in grado di usarlo. Era un incantesimo per pochi. Dalla sua creazione, si diceva che solo due persone fossero in grado di usarlo. Una di queste era, naturalmente, Zelda. Si concentrò al massimo, focalizzando poi la sua attenzione sulla freccia incoccata nel suo arco. Lasciò la presa, e il dardo saettò contro il suo bersaglio. L’ennesimo insuccesso. Morva assisteva all’allenamento immobile. Ogni tanto suggeriva qualcosa, ma si limitava a quello. Dopo l’ennesimo tentativo andato a vuoto, Zelda si buttò all’indietro, esausta. Morva allora le si avvicinò, aiutandola a rialzarsi.
Molte ore erano passate, ed ormai era giunto l’imbrunire.
“Credo che sia giunta ora di riposarsi.”
La principessa lo guardò negli occhi.
“I Goron dipendono da noi. Non posso fermarmi ora.”
Morva scosse la testa.
“Deve arrivare alla battaglia in forze. È inutile che riesca a creare una freccia di luce, se poi non è in grado di sostenere una battaglia.”
La principessa si trovò costretta a dargli ragione. Si allontanò allora nei cunicoli del castello, ritirandosi nelle sue stanze.

“La Torre di Valni.”annunciò Ezio.
Davanti a loro, in una piccola radura, si innalzava una torre altissima.
“È… Maestosa.”commentò Marth.
“Andiamo.”li esortò Ezio.
I tre obbedirono. Dopo svariate ore, passate a cavalcare, sarebbe stato un sogno tornare in piedi. Si diressero all’ingresso della torre. Legarono i cavalli ad un albero lì vicino, ed entrarono. Un ampio salone si estendeva davanti loro. Un pilastro centrale reggeva la struttura, insieme ad una fitta serie di colonne. Il pavimento era ornato con delle mattonelle blu, e alle pareti erano appese numerose torce. Ezio procedeva speditamente, mentre i tre principi non erano a loro agio. Quella torre aveva un aria sinistra. Tuttavia, appena notarono che non c’era nulla di cui preoccuparsi, seguirono il giovane assassino. Salirono un paio di piani, prima che Ezio li fermò con la mano, entrando in una stanza, chiusa da una tenda rossa. Ne uscì subito dopo, facendo cenno ai tre di entrare. Si trovarono in una piccola stanza quadrata, dove al centro sedeva un altro assassino. Era vestito come Ezio, ma si notava che era più vecchio, e gli mancava un dito.
“Salute e pace, principi”esordì”Il mio nome è Altair Ibn-La'Ahad, maestro degli assassini.”
“Ci ha convocato per qualcosa di urgente, vero?”chiese Ephraim.
“È così.”disse Altair, greve”Questa guerra è solo il preludio a qualcosa di molto più grande.”
I tre furono sgomenti a questa notizia.
“Qualcosa di più grande?”ripetè Eirika.
Altair annuì.
“Credo sia meglio istruirvi a cosa andate incontro.”Altair prese fiato”Voi conoscerete di certo la guerra conosciuta come ‘Lo Sterminio’, giusto?”
I tre annuirono.
“Bene. Dopo tale guerra, il mondo si trovava sull’orlo della rovina. La razza degli Elfi fu quasi completamente sterminata dagli umani, che vedevano in loro una minaccia, ed i draghi esiliati in una dimensione lontana. Una grande oscurità ormai era calata sul pianeta. Questa oscurità inizio piano piano a corrompere la più grande forza esistente: il Cuore. Ad un certo punto, i Cuori furono completamente corrotti dall’oscurità. Con questo processo, gli uomini perdono il proprio Cuore, così come il proprio corpo e la propria anima. Dal Cuore corrotto, nasce una nuova creatura. Essa è oscurità pura, guidata solo dall’istinto e dalla propria fame per ciò che hanno perso. Essi sono gli Heartless.”
“Quindi”chiese Marth”Un Heartless non ha un cuore, giusto?”
“Esattamente. Gli Heartless vagano cercando di saziare, invano, la loro fame di cuori. Se un Heartless riesce ad estrarre un cuore da un petto, si genera un altro Heartless. Tuttavia, se un Heartless ruba un Cuore forte, da esso si genera un Nessuno. Essi sono essenzialmente un guscio vuoto, tenuto insieme dall’oscurità. Stando alle informazioni che abbiamo raccolto fin’ora, tredici Nessuno hanno mantenuto una forma umana. Essi comandano tutti gli altri. In generale, indossano una lunga tunica nera.”
Marth sobbalzò.
“Si fanno chiamare Organizzazione XIII.”
“E questo cosa ha a che fare con la guerra?”
“L’esercito di Jiol è formato sia da uomini che da Heartless. Quello di Ganondorf, interamente da Heartless.”
Un cupo silenzio calò nella stanza.
“L’Organizzazione ha fornito loro questi Heartless.”
“Ma a quale scopo?”domandò Eirika.
“L’Organizzazione ha due obbiettivi: la conquista del mondo, ed uno ancora più importante. I Nessuno non provano emozioni. Vogliono riottenere il loro Cuore.”
“Non mi pare un obbiettivo così sbagliato.”commentò Eirika.
“Certo, non lo è. Ma per riottenere il loro Cuore, è necessario che si riesca ad evocare il Potere Supremo.”Altair fece una piccola pausa.”Il potere di Kingdom Hearts.”
“Kingdom Hearts?”ripetè Ephraim stupito.
“Il regno dei Cuori. Una volta evocatone il potere, l’Organizzazione potrà riavere ciò che vuole. Ma c’è un alto prezzo da pagare: per interessare Kingdom Hearts, occorrono migliaia, milioni di Cuori. E per liberare un Cuore prigioniero e farlo affluire in Kingdom Hearts, hanno bisogno degli Custodi del Keyblade.
“Keyblade.”mormorò Marth.
“L’arma più potente di tutte. Questa guerra è volta a far sprofondare immondo nell’oscurità, in modo che i Custodi vengano risvegliati. E allora, l’Organizzazione riotterrà ciò che vuole. E dominerà incontrastata il mondo.”
“Cosa dovremmo fare?”chiese Marth.
“Purtroppo, questa guerra non può essere evitata. Dovete trovare i Custodi, ed avvisarli di questo pericolo. Devono distruggere l’Organizzazione.”
“Ci chiede di trovare un ago in un pagliaio.”commentò Marth.
“Tuttavia, deve essere fatto. La salvezza di Eldolas è nelle mani dei Custodi.”
I tre si guardarono, ed annuirono.
“Lo faremo, Altair.”disse Ephraim con decisione.
L’assassino sorrise.
“Molto bene. Ora seguitemi, ho dei regali per i principi di Renais.”

I cinque salirono ancora. Arrivarono all’ultimo piano, il ventesimo, dove al centro della sala circolare, vicino il pilastro centrale, vi era un piccolo altare. Sopra, troneggiavano una lancia ed uno spadino. Altair si avvicinò ai due giovani.
“I vostri braccialetti.”
“Come?”chiese Eirika.
“I vostri braccialetti. Posateli sull’altare.”
I principi di Renais fecero come ordinato, e si tirarono indietro. Dapprima non successe nulla, ma dopo un po’ i braccialetti iniziarono a brillare, sempre più forte, finché non vennero avvolti da una luce arancione, e si sollevarono. Ruotarono intorno ad una piccola orbita, prima che anche le due armi iniziarono a brillare della stessa luce. In un attimo, il bracciale di Ephraim si era attaccato intorno alla lancia, mentre quello di Eirika intorno allo spadino. Altair avanzò verso le due armi, prendendole in mano e porgendole ai principi.
“Siegmund, la lancia delle fiamme”disse, consegnando la lancia ad Ephaim”E Sieglinde, lo spadino del tuono.”disse, mentre dava ad Eirika l’arma.
I due guardarono meravigliati quelle armi, di una bellezza straordinaria. Sentivano la loro potenza scorrere dentro di esse. Si meravigliarono della loro maneggevolezza e della loro velocità.
“Guarda guarda, i bambini hanno nuovi giocattoli”
Nel mezzo della sala, attraverso un varco oscuro, si materializzò un uomo vestito di nero.
“L’Organizzazione XIII!”urlò Eirika.
“Infatti.”rispose quello, gesticolando.”Io sono il numero VIII, il Soffio di Fiamme Danzanti. Il mio nome è Axel. A-X-E-L, l’avete memorizzato?”disse, scoprendosi il cappuccio, rivelando dei capelli rossi, ‘a porcospino’, con le sopracciglia più corte del normale. Due occhi verdi fissavano i presenti, e sotto di essi erano presenti due segni simili a gocce nere.
“Allora, chi di voi è Marth?”chiese.
Dopo che non ottenne nessuna risposta, abbassò sconsolato le braccia.
“Allora credo di dovervi uccidere tutti.”
Schioccò le dita, e la stanza venne coperta da un muro circolare di fiamme. Axel posizionò le braccia orizzontalmente, mentre delle fiamme le attraversavano, fermandosi davanti i palmi aperti. Iniziarono a girare vorticosamente, fino a quando non assunsero la forma di due dischi di metallo, con due assi in mezzo per facilitarne la presa. L’interno era rosso, e otto punte circondavano la parte esterna. Rivolse un ghigno ad i suoi avversari, che già avevano le armi in pugno.

“Oh… Che mal di mare.”Rennac stava aggrappato al parapetto della nave.
“Gwahaha, mezza calzetta!”lo prese in giro Dozla.
L’Arachel gli fu accanto ed, alzando lo scettro, il ragazzo venne avvolto da una luce verdastra. In men che non si dica si sentì meglio.
“Grazie”disse lui.
L’Arachel gli diede una forte pacca sulla spalla, ridendo.
“Ma non c’è di che!”
“Ma chi me l’ha fatto fare?”chiese Rennac.
“La tua devozione verso di me?”rispose la ragazza.
“Era una domanda retorica.”
Era passata una giornata. Le due navi, cariche di soldati, avanzavano alla volta di Porto Kiris. In due giorni avrebbero raggiunto Renais, o almeno così si augurava L’Arachel.
La ragazza si posò sul parapetto.
“Ah… Ephraim.”

La Brigata dell’Alba era giunta nel suo nascondiglio. Esso si trovava in un piccolo passo di montagna, non molto lontano da Altea. Si trattava di un forte abbandonato.
“Siamo tornati.”disse Ike.
In una stanza, più grande delle altre, stavano quattro persone, una ragazza e tre ragazzi. La ragazza era vestita con una tunica viola, lunga fino alla vita, dei leggins neri, infilati in stivali avana, allacciati fino sotto il ginocchio con stringhe rosse. Aveva dei lunghi copri - braccia neri, su quello sinistro aveva un fiocco rosso, mentre su quello destro aveva due bracciali. Indossava una lunga sciarpa blu, lunga fino al ginocchio. Aveva i capelli d’argento e gli occhi gialli. Il secondo era un ragazzo dai capelli verdi e gli occhi gialli. Indossava una aderente maglia nera smanicata, che lasciava scoperto l’ombelico, sopra cui indossava un corto gilet verde sbracciato. Aveva due copri – braccia azzurri, sopra i quali indossava delle mitene di cuoio. Indossava lunghi pantaloni avana, infilati in stivali di un colore giallino, sopra i quali indossava delle uose di cuoio. Portava una cintura e, trasversalmente, una fondina per un coltello e altre tre più piccole. Indossava anche una lunga sciarpa bianca. Il secondo era biondo, coi capelli un po’ lunghi e aveva gli occhi azzurri. Indossava una corta tunica azzurra, aperta all’altezza della vita, un paio di pantaloni bianchi inseriti in un paio di stivali color ruggine. Indossava due mitene, e a tracolla portava una faretra ed un arco. Il terzo aveva dei capelli a caschetto blu e gli occhi azzurri. Indossava una maglia a maniche corte grigia, con una croce di stoffa sul davanti, e sulle spalle aveva due copri spalla in acciaio. La mano sinistra era bendata, mentre alla destra aveva un copri – braccia bendato. Indossava lunghi pantaloni blu, infilati in alti stivali grigi, con delle piccole ghette nere. Stava lucidando una katana. Mia gli accollò anche la sua.
“Ike”chiese la ragazza”Lucia sta bene?”
Ike annuì e si spostò, facendo entrare la ragazza.
“Micaiah, Leonardo, Zihark, Sothe, mi fa piacere rivedervi.”
L’arciere, Leonardo, sorrise, Sothe, il ragazzo con i capelli verdi, salutò con una mano, mentre Zihark continuò a pulire la sua katana.
Shinon entrò nella stanza, con Rolf al suo fianco.
“Fra tre giorni è il grande giorno, eh?”
Zihark annuì.
“O la va o la spacca.”
Anche Rhys entrò, insieme alla ragazzina.
“Mist”disse”dobbiamo fare ancora un po’ di pratica.”
La ragazza annuì allegra.
“Dobbiamo essere pronti, fra tre giorni attacchiamo il castello.”disse Ike.
Il gruppo annuì. Dovevano giocare d’astuzia: erano in netto svantaggio numerico, ed equipaggiati come meglio potevano, ma non potevano certo competere con un vero esercito.
  
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