Pochi minuti prima dell’ora che era stata programmata dai due per incontrarsi, il padre si era parato dinnanzi alla fanciulla con il suo solito sguardo imperioso e cupo; affianco a lui c’era la figlia, la sorella della nostra Hinata, che impassibile e fredda rivolgeva un’occhiata alla maggiore. Tale padre, tale figlia; quei due si assomigliavano in una maniera raccapricciante da far gelare il sangue. Hinata sembrava, se accosta al padre, un’estranea o forse una parente, ma occorreva lavorar di immaginazione...Lei era più simile alla madre, i loro capelli e il loro visino era pressoché uguale.
- Hanabi...- seppur continuasse a guardare l’altra figlia, l’uomo si indirizzò alla minore con tono solenne -...conduci tua sorella in quella stanza dove siamo appena stati.-
Hinata rimase immobile a quelle parole e pure quando l’altra ragazza si mosse nella direzione opposta alla loro con passo moderato; non appena anche il padre fece un passo, ma verso la Hyuga maggiore, lei parve destarsi dal suo mondo, sebbene crebbe di sognare quando vide dipingere sul volto del genitore un mite sorriso:
- Vai, io vi raggiungo dopo-
La ragazza si trattenne dallo sgranare gli occhi per lo stupore; vedere il padre sorridere era piuttosto inconsueto e in verità, neanche lei si ricordava se in tutta la sua esistenza aveva mai visto sorridere il padre in quel modo. Tanto è che non volle indugiare oltre e con un cenno del capo si avviò, allontanandosi da quel riso che le gettò inquietudine, solo timore e niente di più.
La sorella si fermò ad un certo punto di fronte ad una porta che da molto tempo era rimasta sbarrata e di cui la giovane si era quasi dimenticata l’origine, come pure la funzionalità della stanza che quella aveva sigillato. Stava per rivolgersi alla ragazzina per domandarle spiegazioni, ma non fece in tempo a tirar fuori il fiato: di già Hanabi aveva spalancato con un leggero sforzo quell’ingresso cigolante che nascondeva un’ampia camera buia, piena di polvere e di ragnatele. L’odore di chiuso e di vecchio inondò le due che a stento riuscivano a sopportarlo; solo dopo aver aperto le ante della finestra semi arrugginita dagli anni e dalla pioggia filtrata, le ragazze poterono tirare un respiro di sollievo: Hinata lo fece apertamente, l’altra solo dentro di sé...non le piaceva mostrarsi umana alla presenza della sorella. Fu così che anche la luce entrò, rendendo tutto meno spettrale e più accogliente. Vi erano una moltitudine di mobili accostati su di un lato della stanza e dietro di loro lo scheletro di un letto, fornito ancora della rete per appoggiarsi il materasso, ma sennò completamente spoglio e arrugginito anche esso. Doveva trattarsi di un letto a baldacchino, antico e impreziosito da rifiniture precise e ben lavorate, ma che pian piano era andato rovinandosi, in quanto nessuno se ne era più preso cura. L’attenzione della maggiore di casa Hyuga rimase principalmente rivolta a quel monumento di bellezza purtroppo deteriorato; però ci pensò la minore a disturbarla e a farle comprendere il motivo di quella chiamata:
- Guarda, è questo...- Hinata non si era ancora voltata completamente verso di lei quando Hanabi scoprì un manichino color muffa da un lungo telo: uno scintillio quasi divino la ipnotizzò subito e la shockò allo stesso tempo; sbarrò gli occhi e distese il viso in maniera impressionante, tanto è che le sue guance scomparvero, mentre un biancore preoccupante le dipinse il volto. Aveva dinnanzi a sé un meraviglioso abito da sposa, niveo, ma forse ancor più della neve, lunghissimo e pieno di merletti finissimi che luccicavano stranamente alla luce solare; dotato di un velo altrettanto lungo che però aveva una tonalità meno appariscente, il suo bianco si avvicinava di più al colore della panna, ma non per questo era meno apprezzabile e meno bello. Era talmente incantevole che non poté ricevere tutti i complimenti possibili dall’incredula Hinata e ne fu così emozionata che quasi si commosse di fronte a quella veste da sogno; però l’evento a cui era collegato non le permise di piangere dalla gioia e neppure di arrossire dalla trepidazione, anzi avvertiva ad ogni occhiata in più che gli rivolgeva una nuova e fitta pugnalata che le stava facendo sanguinare il cuore. Chiuse la bocca attonita cercando di non farla tremare dal pianto e rivolse lo sguardo verso la sorella come per cercare un appoggio a tutta quella massacrante e avvilente situazione. Ma l’altra non fece nulla che potesse risollevarle l’animo, anzi le indirizzò un’occhiata gelida e odiosa che trasmetteva tutta la sua ira e la sua invidia...perchè lei non era che invidiosa, gelosa di quella sorella incapace che nonostante tutti i suoi difetti, tutta la debolezza e la sua inutilità era riuscita ad ottenere il cuore dello Hyuga più forte, più bello e perfetto...a dispetto di lei. Immediatamente le girò le spalle e con tono indifferente a quell’evidente tristezza che l’attanagliava, se ne andò dicendole:
- Papà vuole che lo provi e devi dirgli se ti sta...-
La lasciò sola, socchiudendo la porta. La fanciulla non si mosse da quella stanza per qualche minuto, impietrita nell’osservare quella camera sconosciuta...ma vagamente le sembrava di rimembrare qualcosa...; tuttavia sapeva che non poteva disubbidire e che quindi avrebbe dovuto provarlo, ma non lì, in camera propria, davanti al suo specchio, davanti ai suoi figlioletti coltivati con cura, davanti alla vera luce e all’odore del presente.
Scivolò per il corridoio con quel manto candido, reggendolo con una delicatezza quasi si trattasse delle ali di un angelo e giunse alla meta con il batticuore e con qualche goccia d’apprensione sul mento. Esitò a lungo, guardando il vestito appena disteso sul letto; camminò di su e in giù senza mai togliergli gli occhi di dosso, per infine decidere di aspettare qualche minuto in più, ricordandosi del suo appuntamento ormai dissoltosi nel vento; aveva tempo per provarlo, anche poco prima dell’ora di pranzo, tanto oramai Itachi doveva essersene andato e probabilmente era partito alla ricerca di qualcosa da mangiare... Invece non dovette aspettare oltre per avvertirne la presenza alle spalle, ansimante e ritto aspettò che si voltasse prima di aprire bocca e così...:
- Ehi...cosa è successo?- sussurrò talmente piano che la ragazza non riuscì neppure a sentirlo, ma lui proseguì nonostante lei non gli avesse risposto – Pensavo che fosse successo qualcosa...- l’aria spaventata dell’Uchiha fece fremere il suo piccolo cuoricino abbattuto e la gran voglia di buttarsi da un precipizio per porre fine a quell’incubo la spinse a gettarsi fra le sue braccia:
- Itachi...aiutami....- fu in grado solo di mormorare questo; il tremore delle labbra le impedirono di aggiungere altro. Il moro ne avverti subito l’oscillazione del suo petto, un movimento che proseguiva senza mai cambiar velocità e ciò lo preoccupava.
- Calmati...- le baciò la fronte mentre la stringeva il più forte che poteva contro di sé cercando in quella presa di trasmetterle più fiducia e tranquillità possibile -...ci sono io qui...-
Rimasero a lungo in quella posizione fino a quando lei non si rilassò del tutto e riprese l’autocontrollo. Il calore che gli trasmetteva l’aveva rincuorata e la sua presenza in quel momento la stava rinvigorendo lentamente, facendole riacquistare tanta speranza per un futuro con lui sempre l’uno vicino all’altro. Pure lui avvertì che quel tremolio si era oramai placato e si tranquillizzò anche egli sentendole il respiro non più affannato; ma voltando il capo per sbaglio notò quel candore che si distingueva dalle lenzuola nivee, seppur bianchissime; il brillio dei pizzi era ammagliante e quasi non arrossì pensando che quella veste era dell’amata; un pensiero che fu annerito poco dopo non appena ritornò alla realtà, non appena ricordò che colei che stringeva fra le braccia non era sua, era di un altro; lei non gli sarebbe mai appartenuta veramente, a meno che non l’avesse rapita o avesse eliminato colui che la voleva tutta per sé...
- Grazie per essermi sempre vicino...- durante quegli ultimi pensieri lei aveva alzato il viso dal suo petto e lo guardava con riconoscenza. Lui le sorrise e scosse il capo lentamente:
- Ci sarò sempre...- le disse con tenerezza e non poté far a meno di baciarla per ritrovare in quella maniera anche lui il controllo e di cancellare così l’assurda idea di spargere altro sangue innocente.
La fanciulla era ansiosa e preoccupata
Il gatto pareva voler fare da padrone, minacciava il lupo ed occupava i suoi spazi con presunzione.
La situazione si stava facendo intollerabile,
chissà se presto tra i due animali sarebbe scoppiata una lotta inarrestabile...
Eccomi arrivare alla velocità della luce!!! >_< chiedo perdono per il ritardo...temo di avervi fatto attendere troppo a lungo...
Ma è anche vero che ci stiamo avvicinando alla fine, siamo proprio agli sgoccioli.
Hinata è sempre più vicina al matrimonio ed Itachi sembra essere destinato ad uscire dalla sua vita... cosa succederà?
Scopritelo con il prossimo capitolo!
Vi chiedo ancora perdono per la lentezza, ma vedrò di velocizzarmi... e visto che anche oggi vado di corsa, vorrei che perdonaste la presenza di errorini per questo capitolo (lo avevo riletto tempo fa, ma di solito lo ricontrollo sempre più volte...)
Allora, che dire se non commentate se potete >.< e ci vediamo alla prossima!
Mewpower