Capitolo VII
Scappare era stata l’unica soluzione, la più razionale.
Il cuore batteva veloce, talmente tanto da far diventare la corsa intrapresa quasi mortale. La mano tra i seni era messa lì per paura che quel muscolo, che aveva ripreso a battere con tanta energia, potesse sfuggirle dalla gabbia toracica, così da un momento all’altro.
Senza
accorgersene era giunta nella sua camera, e non capendo come, adesso piangeva
seduta in terra, con le ginocchia strette al petto, unico baluardo contro il
dolore intenso che la stava dilaniando.
Aveva
ricordato ciò che aveva voluto dimenticare con tutta se stessa.
Aveva
ricordato ciò che l’aveva uccisa dentro, ancor prima della fine stessa.
Preda
della follia più nera, con un gesto secco aveva asciugato le lacrime quasi
graffiandosi il viso, come a voler cancellare il percorso di quelle stille
salate. Iniziare a camminare per la stanza era stato il passo successivo dettato
da quella pazzia cui era caduta vittima, ancora una volta.
Le
unghie conficcate nel palmo delle mani le provocano un dolore diverso da quello
che sentiva dentro. Un dolore più sopportabile, meno fastidioso, ma che non
riusciva a distrarla da ciò che ha appena ricordato.
Era
tutta colpa sua, né più né meno. Non doveva rispondere a quel bacio ma non
aveva resistito alla tentazione del Serpente, come era stato per Eva nel
Paradiso Perduto. Non era riuscita a sottrarsi a quella lenta seduzione dettata
dalle labbra di Draco. No, non era riuscita ed adesso soffriva e piangeva, e si
malediceva.
Appena
aveva percepito quelle labbra era stato come tornare in vita.
Un
tuffo nel passato a quando la guerra era solo un ricordo.
Si
erano aperte le porte del tempo e lei ne era stata risucchiata.
-
Hermione…
La
voce di Ginny l’aveva sorpresa riportandola ancora al presente.
-
Tesoro, è successo qualcosa? - Dissimulare la sua ansia era la sola cosa che le
era venuta in mente di fare in quel momento in cui era particolarmente
vulnerabile.
La
giovane Weasley era un osso duro e per nulla da raggirare, non per Hermione
almeno. Gli anni trascorsi in famiglia, l’essere la più piccola di sette
figli, la sola femmina, le avevano forgiato un carattere forte e battagliero. Ciò
che le era capitato ad Hogwarts, invece, l’aveva fatta diventare un’attenta
osservatrice e difficile da ingannare; già una volta aveva pagato per essersi
fidata di una persona che amava, per questo si era ripromessa di non
commettere più lo stesso errore, mai più.
-
Dimmi tu Hermione. È da più di cinque minuti che busso alla porta.
Qualcosa
a cui non era facile sottrarsi ero lo sguardo indagatore di Ginny. Era difficile
sfuggire a quelle iridi castane che ti scavavano dentro, probabilmente neanche
con l’Occlumanzia si poteva sfuggire a quell’analisi così minuziosa.
-
Nulla di preoccupante. Ho solo discusso con Malfoy, come al solito.
E
se c’era una cosa che non si poteva fare con Ginevra Molly Weasley era
minimizzare ciò che lei sapeva essere importante.
-
Sei una pessima bugiarda, Hermione. Ne riparleremo dopo. Adesso scendi di sotto,
ci sono novità a quanto pare.
La biblioteca di Godric’Hollow era talmente ampia da poter contenere
sino ad una ventina di persone, ecco perché quel pomeriggio non sembrava così
affollata. I membri più importanti dell’Ordine della Fenice erano riuniti in
quella stanza ricolma di sapere, conoscenza che in parte era stata sottratta
alla stessa Hogwarts.
Vi
erano tutti, Remus ed una Tonks ormai in avanzato stato interessante che,
nonostante l’imminente maternità, si rifiutava di restare lì con loro e fare
la mongolfiera ambulante come si era autodefinita. La sua capacità di
essere una metamorfomagus era importante al fine di potersi infiltrare, almeno
per brevi periodi, tra le file dell’Oscuro. Ma in quel momento, non era così
importante da mettere a rischio la sua vita e quella della creatura che cresceva
dentro di lei… e questo aveva creato diversi attriti tra Dora ed i membri
dell’Ordine.
Remus
Lupin non riusciva a spostare gli occhi dalla moglie e dal suo ventre ormai
rigonfio. Il senso di colpa per quel figlio sicuramente condannato alla sua
stessa maledizione, non gli facevano vivere con gioia l’imminente paternità;
se poi si pensava alla guerra in corso, era comprensibile il senso di impotenza
e incapacità che lo attanagliavano.
Blaise
Zabini, accanto ad una Ginevra che non toglieva gli occhi da dosso ad Hermione,
non era cambiato poi molto dai tempi di Hogwarts, forse era il solo ad essere
rimasto tale e quale. Sfrontato, arrogante e pronto a colpire alle spalle,
tipica Serpe. Il contrasto cromatico che si creava quando era accanto alla
moglie era qualcosa che risultava piacevolmente fuso in Cordelia, suo orgoglio e
forza vitale.
Minerva
Mc Granitt sembrava ancora più invecchiata dietro gli occhiali dalla montatura
quadrata. Il mantello verde smeraldo era abbandonato su uno dei braccioli del
divano e la sua crocchia era meno ordinata del solito, alcune ciocche sfuggivano
alla stretta pettinatura donandole un aspetto trasandato che mal si sposava con
la postura rigida ma fiera del corpo.
Ed
infine vi era Severus Piton. Più pallido del solito e smagrito come non mai. Il
naso adunco svettava sul viso glabro mentre gli occhi scuri sembravano privi di
vita, come se avessero perso la speranza per il futuro. Severus Piton sembrava
un morto che camminava, soprattutto adesso che Lucius Malfoy aveva ripreso il
suo posto alla destra di Lord Voldemort.
-
Bene ragazzi, adesso che siete tutti qui possiamo pure iniziare.
-
Veramente mancano Neville e Luna.
Hermione
aveva interrotto la sua amatissima insegnante facendo notare ciò che per lei
era ovvio. I suoi due ex compagni di scuola figuravano tra gli assenti in quella
che sembrava davvero una riunione importante, vista la presenza dello stesso
professore di pozioni.
-
Il signor Paciock e la signorina Lovegood non sono qui perché in missione ad
Hogsmeade. Ed ora, se la signorina Granger ce lo permette, potremo iniziare
questa riunione.
La
voce strascicata di Piton aveva risposto a quella che era stata la domanda di
Hermione. La ragazza si guardò bene dal rispondere, non perché temesse il
vecchio insegnante ma semplicemente perché, ormai, era abituata ai modi bruschi
di lui.
Così
la professoressa Mc Granitt aveva iniziato il suo resoconto sulla situazione in
cui versava il Mondo Magico. Era lo stesso resoconto da due mesi a quella parte
ma quella volta c’era qualcosa di diverso, più sconvolgente. Alla fine anche
Hogwarts era caduta, chiusa per mano del Ministero ormai tenuto sotto scacco da
Voldemort stesso. I professori erano stati mandati in esilio, o peggio,
rinchiusi ad Azkaban con l’accusa di alto tradimento nei confronti del mondo
magico. Piton era il solo a poter girare a piede libero proprio perché
schierato dalla parte dell’Oscuro, mentre la professoressa Mc Granitt era una
fuggiasca che si nascondeva dai Dissennatori.
-
Deve esserci un’altra soluzione! Io non posso credere che sia morto!
Le
urla di Lupin avevano strappato Hermione alle sue riflessioni riguardo la
situazione del mondo magico. Quello che nel corso del suo terzo anno era stato
l’insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure adesso era furioso e la luce
sinistra che baluginava nei suoi occhi lo rendeva simile alla bestia che
era in lui; il tocco lieve di Tonks, una lieve carezza sulle spalle curve
dell’uomo, furono sufficienti per placare l’animo inquieto di Lunastorta.
-
Se mi permette professoressa Mc Granitt, io non credo che uccidere Potter sia la
soluzione ai nostri problemi. Il fisico di Riddle è stato distrutto già anni
addietro, ma questo non ha impedito a Voldemort di tornare, più disumano di
prima. È tornato e si è impossessato del corpo dell’unico che, forse, poteva
salvarci. Secondo me è più importante concentrarci sull’essenza di Voldemort
stesso e non su di un corpo. Se riuscissimo a distruggere l’anima sarebbe
impossibile per lui tornare.
Osservava
Draco e si stupiva di come, entrambi, senza confrontarsi, fossero giunti alla
medesima soluzione. Ma come era possibile eliminare Voldemort senza fare del
male ad Harry? Era questo ciò che la preoccupava maggiormente… ma poi
esisteva ancora un Harry? Aveva assistito in prima persona al momento in cui la
boccetta incantata, contenente l’anima dell’amico, era caduta in terra
frantumandosi in mille pezzi e lasciando evanescere il suo contenuto.
-
Sono d’accordo con Malfoy. Anche se dovessimo eliminare Voldemort dal corpo di
Harry, non avremmo risolto un bel nulla anche perché non rimarrebbe che un
involucro vuoto. Dobbiamo trovare un modo, prima di tutto, per far tornare
l’anima di Harry e solo dopo potremo pensare a come liberarci di Voldemort.
Alla
fine aveva dato voce a ciò che covava dentro da mesi.
-
Granger, la cosa più importante è liberarci di Voldemort!
-
Certo! La fai facile tu! Non si tratta del tuo migliore amico, non è così
Malfoy?
-
Poteva trattarsi anche di mia madre, per me non faceva nessuna differenza. Ho le
scatole piene di nascondermi e lottare per sopravvivere giorno per giorno!
-
Malfoy…
-
Adesso smettetela, entrambi!
La
voce imperiosa di Severus Piton mise fine allo scambio di battute che era
iniziato tra i due.
Hermione
stringeva i pugni per evitare di inveire contro quell’essere viscido che
faticava a credere dalla loro parte. Draco, al contrario, sembrava non aver
perso il suo aplomb e per questo lo odiava ancora di più.
-
Credo che sia meglio interrompere adesso questa riunione. È inutile proseguire
con questo stato d’animo. Severus, ti consiglio di restare qui fino a che non
sarai convocato al cospetto di Voldemort, lo stesso vale per lei Signor Zabini.
La signorina Weasley si occuperà della Polisucco Vivacis, mentre io e Remus
cercheremo un modo per far tornare in un corpo vivente lo spirito di un defunto.
Signorina Granger, signor Malfoy voi vi occuperete di trovare un modo per
eliminare, definitivamente, l’anima di Voldemort. Credo che sia tutto. Avete
qualcosa da aggiungere?
-
Professoressa, veramente vorrei essere io ad occuparmi del modo di restituire ad
Harry il suo corpo… avrei iniziato delle ricerche a riguardo.
Ed
effettivamente era così. Aveva studiato le trasmutazioni umane operate dagli
alchimisti ma non era sicura di ciò che sarebbe riuscita ad ottenere. Il
rischio di creare una chimera o di perdere parte di sé era alto, troppo alto
per sperare in un successo.
-
Non credo che sia il caso signorina Granger. Io e Remus abbiamo le conoscenze
sufficienti per sapere che la trasmutazione alchemica non è la soluzione più
logica per riavere con noi Harry.
Era
rimasta sorpresa nell’apprendere che la Mc Granitt fosse a conoscenza delle
sue ricerche e dei risultati a cui era giunta; era stata attenta a portare
avanti il proprio lavoro senza scoprirsi troppo e non trascurando gli incarichi
assegnati, ma, stranamente, non era stata troppo attenta.
-
Come desidera.
-
Bene, adesso è davvero tutto. Potete andare. Mi raccomando, state attenti.
Tutti.
E
come alla fine di ogni riunione Minerva fissava i suoi occhi azzurri su tutti,
raccomandandosi di stare allerta, non per il bene della causa ma per paura di
perdere, ancora, qualcuno a lei caro. Era stanca. Stanca di vedere gli altri
morire e rimanere spettatrice di tante atrocità.
Ad
uno ad uno tutti avevano lasciato la biblioteca, le ultime furono Hermione e
Ginevra. Quando fu finalmente sola, Minerva Mc Granitt riuscì a gettare parte
della mascherare che indossava e fare in modo che l’angoscia, per quello che
stava accadendo al suo universo, venisse allo scoperto. Non pianse, non si
disperò, solo il pugno stretto attorno alla bacchetta e gli occhi chiusi in
cerca di un ricordo lieto, di una persona in particolare strappatele troppo
presto, erano espressione del suo turbamento. Il tutto durò solo pochi secondi,
poi, la professoressa Mc Granitt tornò al suo posto, relegando Minerva in un
angolo del suo inconscio.
- Granger, dobbiamo parlare.
Quello
era il momento meno indicato per parlare, soprattutto con lui. Era arrabbiata
per tutto quello che era successo quella mattina.
Era
arrabbiata per quel bacio che si erano scambiati nei vicoli di Notturn Alley.
Era
irata per le sensazioni provate.
Era
furiosa per i ricordi tornati a galla senza preavviso.
E
per finire era indiavolata per quello che le aveva gentilmente chiesto la
Mc Granitt: mandare a Morgana il suo lavoro. E dire che si era impegnata
parecchio – come sempre dopotutto – per scoprire come poter far tornare
Harry nel suo corpo ma alla fine i suoi sforzi erano stati vani dato che il
compito che le era stato affidato era completamente diverso. La cosa più
tragica? Dover lavorare in coppia con Malfoy.
Un
Malfoy che tra le altre cose si ritrovava a volerla comandare a bacchetta, come
se lei fosse stata una strega facile da comandare. Idiota.
-
Non adesso Malfoy.
Sperando
nella sua buona stella perché, per quella giornata ne aveva abbastanza di
scontri con lui, iniziò a salire le scale che l’avrebbero condotta verso la
sua stanza ed un meritatissimo
riposo.
-
Adesso.
No.
Decisamente la sua buona stella era andata, sì andata anche lei da Morgana! Non
quel giorno ma già da un pezzo!
Odiava
le imposizioni ed odiava gli ordini. In quel momento odiava pure Malfoy, come se
avesse avuto bisogno di un motivo reale per odiarlo. Il solo fatto che lui gli
stessi stringendo i polsi in quella maniera era un motivo più che valido per
schiantarlo.
-
Dimmi Malfoy, della frase Non.Adesso. cosa non ti è chiaro?
-
Seguimi. Adesso.
Perché
doveva avere a che fare con un imbecille simile? E perché il suddetto imbecille
doveva necessariamente scortarla fisicamente fino alla sua camera da letto. Dove
per sua non si intendeva sua di lei ma sua di lui.
-
Ho capito, non occorre essere così cafoni!
-
Così mi ferisci. Per un Malfoy essere cortese è nella propria natura!
-
Allora si vede che tu sei l’eccezione che conferma la regola. Un troll di
montagna sarebbe mille volte più cortese di te!
-
In passato la pensavi diversamente…
Ed
il tono suadente con cui aveva pronunciato la parola “diversamente” aveva
mille accezioni, tutte negative.
La
porta della camera di Malfoy, ora era davanti a lei e per un attimo le sembrò
davvero di essere tornata indietro, nel passato. Ma fu giusto un attimo perché
poi la nuova Hermione ritornò al suo posto, al presente. Un presente che le
imponeva di abbassare la maniglia di quella porta ed entrare nella stanza di
lui, nella stanza del suo peccato originale.
-
Il passato è un tempo andato Malfoy che per fortuna non torna più.
-
E se tornasse?
-
Se tornasse eviterei di commettere determinati orrori.
-
Orrori? Un tempo non li avresti definiti in questa maniera.
-
Un tempo in cui non ero altro che una stupida ed ingenua ragazzina.
L’angolo
dell’autrice
Buon pomeriggio a tutti!
Sì, sono proprio io con un nuovo capitolo, dopo quanto? Dopo 5 mesi pieni! Sono imperdonabile e non cerco giustificazioni. È stato un periodo travagliato dove la scrittura è stata l’ultima delle mie preoccupazioni.
Non interpretate questa affermazione come una mancanza di rispetto verso
voi che leggete e commentate, non è questo quello che voglio trasmettere solo
che… ho avuto problemi più importanti.
Anche
se è la revisione di una vecchia storia ho deciso di modificarla un po’. Sto
cercando di dare maggiore spazio ad altri personaggi senza fossilizzarmi troppo
su Draco ed Hermione. Cerco di essere più obiettiva e meno sentimentalista,
spero solo di esserci riuscita. (Domanda, ma sentimentalista si può
dire?)
Passo
ai ringraziamenti perché, davvero ho poco tempo. Una piccola precisazione, la Polisucco
Vivacis è una mia piccola creazione. È una pozione Polisucco che ha la
durata non di un’ora ma di una settimana. Vivacis dovrebbe essere il genitivo
dell’aggettivo vivax – vivacis secondo quelli che sono i miei
ricordi di latino derivati dal liceo.
RINGRAZIAMENTI
-
BARBARAK: mi spiace aver fatto trascorrere così tanto tempo tra un
aggiornamento e l’altro, purtroppo è stato un periodo un po’ funesto. Non
so dare una tempistica precisa riguardo il prossimo capitolo ma cercherò di non
fare passare più cinque mesi. Scusami ancora e grazie per i complimenti. Alla
prossima!
- SENZAFIATO: prima di tutto complimenti per aver letto questi sei capitoli tutti di tirata, hai un gran fegato ragazza! Questa è una revisione di una storia, in parte, già scritta e ti assicuro che la prima stesura era molto più cupa e pesante, non solo come stile ma anche come trama. In questa nuova visione sto cercando di dare un po’ più di normalità ai diversi personaggi e di non fossilizzarmi troppo sui protagonisti. Anche con te mi scuso per l’enorme ritardo, spero non averti perso come lettrice. Grazie per la recensione. Alla prossima!
- EXCEL SANA: ciao! Dopo il primo bacio tra Draco ed Hermione doveva esserci un’altra scena in questo capitolo, un altro ricordo, ma ho deciso di tagliarlo perché, alla fine non aveva nulla a che fare con questo capitolo e mi sembrava di troppo. Nel prossimo capitolo il passato si intreccerà con il presente e chissà che non ci siano altri baci. Adesso vado, spero di poter leggere presto un’altra recensione, grazie per la precedente. Alla prossima!
- SEVEN: tu sei la mia lettrice più affezionate ed i complimenti che mi hai fatto negli scorsi capitoli, temo, siano stati eccessivi perché con questo capitolo ti lascerò davvero delusa. Non accade nulla di particolarmente eclatante, è un capitolo di transizione che mi serviva per due motivi. Uno per riprendere i contatti con la fanfic, il secondo motivo era per dare spazio, anche se minimo, agli altri personaggi. In questo capitolo manca l’alchimia del precedente capitolo anche perché i due personaggi stanno insieme davvero per poco, ma spero comunque di non averti delusa. Per quel che riguarda Draco lui è Draco e non Draco il figlio di Lucius. Ha una sua testa ma ti ricordo sempre e comunque che è un Serpeverde e che dietro un comportamento ci sono tante diverse verità. Adesso, purtroppo, devo salutarti. Spero di ri-leggerti presto. Grazie per la recensione. Alla prossima!
Un
enorme grazie alle 15 persone che hanno inserito la fic tra le preferite.
Ed ancora grazie alle 45 persone che hanno inserito la fic tra le seguite
ed alle 3 tra le ricordate.