Tutti, ma proprio tutti in quei giorni avevano avuto la certezza
che la situazione avesse toccato il fondo del barile,
che per andare peggio di così rimaneva solo che scavare fra la melma e sbucare
in una fossa biologica. Peccato che non fosse veramente così,
che tutto quello che era capitato loro fosse solo la punta dell’iceberg, che
mancava ancora il peggio del peggio. Quello che non dovrebbe
mai esistere e invece … Il ritorno alla scuola di Magia non era servito a
sedare la preoccupazione di Tonks, quasi ogni notte
si svegliava gridando il nome dei figli, fare un sonno completo per Remus era diventato un miraggio. Però non poteva chiederle
di smetterla , di darsi una regolata, lei manifestava
la paura che lui stava accumulando e stipando nel subconscio. L’energia
che si sarebbe sfogata nella
trasformazione, che a sto giro, probabilmente l’avrebbe
mandato al St. Mungo. Però doveva ammetterlo, non
riusciva a darle più di tanto peso, si credeva un semplice genitore in ansia,
non certo non si credeva nel preda di un sintomo di un
qualche oscuro presagio. Ad Hogwarts
c’era Silente, c’era il fior fiore della gioventù magica attorno ai suoi
figli,e una linea diretta con il Ministero della Mangia, non c’era bisogno di
agitarsi. Emmie e Ted non
potevano essere più al sicuro. Eppure, non poteva dimenticare
il fatto che Joel fosse stato aggredito
proprio ad Hogwarts, così come John. Il piccolo di
casa Black ne avrebbe portato i segni per sempre di
quello scontro. Scosse la testa sopra il boccale che stava lucidando, quando notò
su questo una crepa, presagio di morte imminente. Gli scivolò dalle mani
infrangendosi ai suoi piedi. Si tirò indietro di un passo, stupefatto dalla
sensazione di oscuro che l’aveva attraversato, tirò su
la testa e notò Ninfadora che lo osservava da sopra
le teste dei clienti seduti ai tavoli.
Perché adesso aveva
paura anche da sveglia?
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Emmie Lupin
si sentiva in tutto e per tutto una sorvegliata speciale.
Da che era tornata ad Hogwarts
non c’era stato un momento in cui si era sentita in pace, una volta Charlie, una volta John, una volta Abrham.
C’era sempre qualcuno con lei, non la lasciavano mai
sola. Sapeva perfettamente di essere l’anello debole della catena, quella che
più correva il rischio di andare a completare la lista di ingredienti
dei MangiaMorte, ma così si stava esagerando. Fortuna
quella lezione di erbologia,
e fortuna il fatto di avere una classe con un nomero
dispari di componenti. Neville non era riuscito ad assegnarlo un compagno, nonostante
le palle di pergamena che John gli aveva tirato
addosso, e la faccia supplichevole di Teddy. Così eccola lì, sola in mezzo alla foresta proibita a raccogliere
erbe per la lezione del giorno dopo. Ovviamente sapeva di essere al centro delle attenzioni di tutti per affetto, non perché la
consideravano un incapace o una cretina. La piccola del gruppo che ha ancora
non ha imparato tutti gli incantesimi di difesa e attacco va
protetta, ma stava seriamente diventando scema ad avere sempre qualcuno
attorno.
Sollevò la gamba sinistra per scavalcare una grossa radice e andò
ad accucciarsi ai piedi di un grosso albero, sfilò il paniere che teneva al
braccio e prese a far cadere al suo interno i funghi
che crescevano spontanei fra il muschio. Con un piccolo coltellino fatto
apparire per l’occasione prese a separare i gambi dalle cappelle e li buttò nel
cesto che tirò su con una bella espressione soddisfatta
< Ora, malva di roccia.>
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Ficcare assieme due lupi mannaro vicini alla trasformazione era
stata davvero una grande idea. Da quando si era addentrati nella foresta, Ted ed Abrham non avevano fatto
altro che dirsene di tutti i colori, ignorando la raccolta degli ingredienti –tanto
nessuno dei due capiva un accidenti di erbologia- per beccarsi su qualsiasi argomento veniva loro
in mente. Dal modo di portare la cravatta della divisa al colore delle mutande
(!) Davvero, davvero una bella idea. Coscientemente
sapevano di non avere nessun motivo serio per litigare, che infondo
l’altro aveva delle buone qualità, che non era completamente da buttar via, ma
non potevano farne ammeno di dirsene dietro la
qualunque. Remus aveva spiegato loro di stare
litigando per il titolo di maschio alpha della sorta
di branco che avevano messo su, che una volta trovato,
non si sarebbe più scornati per il modo di allacciare la cintura, e che
dovevano portare pazienza fino a…
Ted reclinò la testa all’indietro
e chiuse gli occhi. La scia che gli solleticò le narici gli strappò un sorriso,
l’avrebbe riconosciuta fra mille . Era la sua
sorellina <E’ Emmie.>
fece dopo un momento < Effettivamente ha un odore che ricorda la
cioccolata.> come lui del resto e il loro babbo.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Assurdo! Totalmente assurdo! Erano dieci minuti buoni che Jolie Potter girava attorno a
quel termine e da qualunque parte guardasse la
faccenda, non poteva trovare un altro modo che descriverla se non, assurda,
appunto. Già trovarsi nella Foresta Proibita con James
Remus le era parso un filo
strano, se non perverso per una ventina di motivi diversi, ora quello si era
messo a fiutare l’aria come un cane che punta la pista, arrivandole ad un
soffio dalla faccia per poi mettersi a camminare attorno a lei, tastando l’aria
ad occhi chiusi.
senti?>
Quello lo aveva capito da sola, porca paletta!
Merlino quanto gli invidiava quel fiuto da
cane da caccia.
Maledizione a lei e alla sua inutile forma da animagus.
<O Emmie o Ted.> si strinse nelle spalle.
<Emmie. E’una
donna.>
Ora sembrava spaventato.
James si allungò a prenderle la mano
destra e la tirò verso il punto che prima la aveva indicato < Qualcuno la sta seguendo, qualcuno che putta di bella donna.>
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
E’ proprio vero che l’uomo teme ciò che non capisce. Joel Black avrebbe pagato oro per capire cosa diavolo stava succedendo e aiutare il ragazzo che gli tremava come
una foglia fra le mani. Nel bel mezzo del sentiero Charlie
era caduto sulle ginocchia come un sacco svuotato, aveva buttato indietro la
testa e aveva preso a borbottare sottovoce, gli occhi velati da una patina
bianca che aveva non poco terrorizzato Al. < Charlie!
Charlie cazzo succede!?> strinse la presa attorno alle sue spalle e provò
ancora a scrollarlo, ma l’altro non parve ancora ascoltarlo, rigido come un
ciocco di legno, osservava il cielo senza vederlo realmente.
<Emmie.>
Joel sentiva il sangue ghiacciarsi
nelle vene, il cuore decelerare i battiti, il fiato venirgli meno. Aveva capito
una cosa dei Legimanti, quando avevano queste visioni
così violente su qualcuno loro caro, era
perché questo era in pericolo. Bastava guardare Daneel.
Charlie borbottò
qualcosa di poco capibile
<CHE.CAZZO.SUCCEDE!>
Joel lasciò la
presa di botto sul serpeverde, che camminandogli su
una gamba, si tramutò in salto in volpe e prese a correre verso la parte
destra del sentiero, addentrandosi a folle velocità per una cosetta così
piccola. poco dopo però, quel batuffolo rossiccio, si
sentì afferrare per la collottola, strattonare e buttare in aria e si ritrovò aggrappato alla groppa di un enorme
cane nero.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Ted sembrava impazzito, sentiva
nell’aria l’odore della sorella, lo percepiva quasi in gola assieme a quello
metallico del sangue e l’argento. Come ferire a morte un licantropo, lo
spiegano in tutti i libri di magia. Portò le mani alla testa mentre Abrham, un filo più calmo di lui, cerca di ritrovare la
pista che avevano perso per colpa della polvere d’argento
che avvelenava la loro aria e li stava stordendo. < TED!> chiamò il
ragazzo che si era accucciato sui calcagni, la testa fra le mani < TED DI
QUA!>
Erano nella merda fino al collo.