Miei cari lettori e lettrici! E’ già venerdì! E io sto iniziando a sentire l’ansia pre esame. E non è una cosa buona perché quando sono in ansia non riesco a studiare xD Ma dettagli, riuscirò a studiare u.u Più che altro DEVO: se non passo l’esame di tirocinio rimango al primo anno anche se sono in pari con gli esami T.T Ragion per cui devo darvi una notizia che probabilmente non apprezzerete: probabilmente venerdì prossimo non aggiornerò T.T Devo mettermi sotto con lo studio e devo impararmi praticamente a memoria i passaggi di 30 manovre (ok, lavarsi le mani, lavare il paziente, cambiare i vestiti son facili….il difficile arriva quando devo imparare a posizionare catetere, sondino nasogastrico e come mobilizzare un paziente tetraplegico T.T ). Di conseguenza…non so quanto tempo mi resterà per scrivere.
E dopo questo piccolo excursus sulla
mia vita, passiamo alle cose serie.
Alistair è scomparso. Chi l’ha visto
non l’ha rintracciato. Allora dove diavolo è finito? Beh, leggete e scoprirete
cos’è successo :P
Una cosa…questo capitolo è abbastanza
lungo. Dal riassunto che avevo scritto gran parte non doveva esserci, ma dato
che mi sto innamorando dei miei Slytherin ho deciso di lasciargli più spazio.
A questo proposito, è giunto il momento di mostrarvi come sono:
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Alistair Snape (Piton): http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash2/hs156.ash2/41155_112434802148052_111995692191963_100551_5553193_n.jpg http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs318.snc4/41223_112434875481378_111995692191963_100557_1205402_n.jpg http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash2/hs203.ash2/46621_112434958814703_111995692191963_100564_5875869_n.jpg http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs423.snc4/46621_112434962148036_111995692191963_100565_3151199_n.jpg
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Eric (scoprirete-secondo-nome-in-questo-capitolo)
Heartmann: http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs426.snc4/46872_112022358855963_111995692191963_98593_1396032_n.jpg http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs406.snc4/46872_112022352189297_111995692191963_98592_6849144_n.jpg
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Kain
Montague: http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs614.snc4/59472_112015028856696_111995692191963_98472_3714099_n.jpg http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash2/hs214.ash2/47718_112015132190019_111995692191963_98482_2946495_n.jpg
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Claudius
Warrington :
http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs624.snc4/58444_112229005501965_111995692191963_99793_60089_n.jpg
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Adrian Pucey (presente nei film, di conseguenza tengo lui, anche perché me
gusta proprio u.u): http://www.filmdope.com/Gallery/ActorsF/43176-25474.gif
http://images1.wikia.nocookie.net/__cb20100327164615/harrypotter/images/thumb/1/1a/Adrianpucey.jpg/250px-Adrianpucey.jpg
Ecco fatto, ve li ho messi tutti u.u
Sbavate pure u.u xD
Mi sto veramente innamorando di tutti
loro *.* E ho già in mente le varie storyline per tutti u.u
I destini di Eric, Kain, Adrian e
Claudius son già tracciati!
Ed ora…vi lascio al capitolo!
A venerdì prossimo…o a quello dopo ancora
(:
Se non dovessi più aggiornare è
perché sono in depressione attaccata ad una bottiglia a disperarmi per non aver
passato l’esame u.u xD
Buona lettura!
Chapter XVII:
Appendicitis
“Anche nel ricordo di una gioia c’è
dell’amarezza,
così come nella memoria del piacere c’è del
dolore.”
-
Il
ritratto di Dorian Gray, Oscar Wilde –
Nel
dormitorio dei ragazzi di Serpeverde del settimo anno, un unico letto era
rimasto occupato. Eric abbracciava stretto il cuscino, un sorriso soddisfatto e
appagato sul volto. Mugugnò, aprì un occhio e sospirò, poi si voltò supino, si
sdraiò e si stiracchiò. Lanciò una rapida occhiata all’orologio e vide che era
ora di pranzo. In quel momento Alistair uscì dal bagno. Indossava solo i jeans
strappati della sera prima e tenendosi una mano sullo stomaco andò a sedersi
sul proprio letto, trattenendo quasi il respiro.
“’Giorno.”
Lo salutò con uno sbadiglio.
“Giorno.”
Borbottò, massaggiandosi.
Lo guardò
attentamente: aveva la fronte corrugata, la bocca arricciata in una smorfia e
il viso pallido.
“Tutto
bene?”
“Una
meraviglia.” Rispose tra i denti, cercando di alzarsi, ma ricadendo subito sul
letto.
“Sicuro?
Sembri un cadavere.” Si strinse nelle spalle.
Il
Caposcuola lo fulminò con lo sguardo e gemette, stringendosi lo stomaco.
“No, non
direi che stai bene.” Inarcò un sopracciglio, scostò le lenzuola, si alzò ed
andò dall’amico. “Bevuto troppo ieri sera?”
“No.” Si
appoggiò a lui e riuscì a mettersi in piedi.
“Allora
avrai preso freddo.” Gli diede una pacca sulla spalla, si allontanò un attimo
per prendere un paio di pantaloni del pigiama ed una maglietta. “Dai, ti do una
mano a cambiarti.”
Gli
sorrise calorosamente, lo fece sedere sul letto e lo aiutò a svestirsi per poi
indossare il pigiama.
Il
giovane Piton si sdraiò, portò le ginocchia al petto raggomitolandosi e si
strinse lo stomaco con le braccia.
“Amico,
ti sei preso proprio un bel colpo.” Borbottò il biondo, coprendolo.
“Già, lo
penso anche io.” Digrignò i denti e strizzò gli occhi.
“Posso
lasciarti solo o vuoi che resti qui?” Gli domandò passando una mano tra i
capelli.
“Tranquillo,
vai.” Abbozzò un sorriso che si trasformò subito in una smorfia di dolore. “Io
sto bene.” Mentì in modo poco convincente.
“Sì, come
no.” Scosse il capo e gli arruffò i capelli. “Tu stai da cani.”
“E se mi
metti in disordine i capelli non mi aiuti certo.” Affondò il viso nel cuscino e
si morse la lingua per evitare di lasciarsi fuggire un lamento.
“Rifiuti
i miei gesti d’affetto! Tsk, che antipatico!” Si finse offeso, gli fece
l’occhiolino e sparì in bagno.
Quando
uscì, lavato e profumato, vide che si era addormentato, nonostante la sua
mascella continuasse ad essere serrata e gli occhi strizzati. Buttò il proprio
pigiama sul letto, tirò le tende in modo tale che non entrasse neanche uno
spiraglio di luce ed uscì dalla stanza, richiudendosi silenziosamente la porta
alle spalle. Andò in Sala Grande, pranzò, scherzò con gli amici e tornò subito
da Alistair per controllare le sue condizioni. Posò una mano sulla sua fronte
calda ed imperlata di sudore, chiedendosi se fosse il caso di avvisare Madama
Chips.
“Ehy,
Eric!” Lo chiamò Kain spalancando la porta.
“Zitto!”
Lo rimproverò, voltandosi di scatto. “Al sta dormendo.”
Il nuovo
arrivato guardò attentamente e vide il compagno addormentato. Si avvicinò al
biondo che aveva le braccia incrociate al petto, lanciò una rapida occhiata ad
Alistair ed incrociò le braccia a sua volta.
“Che ha?”
Domandò.
Eric
scrollò le spalle.
“Non lo
so, probabilmente un virus intestinale. O ha preso freddo.”
“Ha preso
qualcosa ieri sera?” Inarcò un sopracciglio.
“No, lo
sai che non prende niente.” Scosse con forza il capo.
Calò il
silenzio ed entrambi guardarono il dormiente Piton Junior.
“Che
dici, lo diciamo a Madama Chips?” Eric arricciò il naso.
“Naaaaaaah.”
Diede una pacca sulla spalla all’amico. “Vieni a fare una partita a Quidditch?”
Gli propose. “Ci manca un cacciatore.”
Eric
lanciò un’ultima occhiata ad Alistair, annuì e con l’amico uscì dalla stanza.
Quando
tornò in camera dopo la cena, il giovane Piton dormiva tranquillo, così passò
la serata in Sala Comune a ridere e scherzare con Draco, Theodore, Blaise, Kain
e Adrian. Tornò in camera con i due compagni, si buttò sul letto e si
addormentò immediatamente.
Il
mattino dopo fu svegliato da alcuni gemiti. Si alzò di scattò, preoccupato e si
avvicinò all’amico.
“Al, che
c’è?” Gli domandò, posandogli una mano sulla fronte, sempre più calda.
“C-cosa?”
Balbettò intontito.
“Stai
ancora male?” Si morse il labbro, rendendosi conto immediatamente di quanto
fosse stupida quella domanda.
“Un
pochino.” Abbozzò un sorriso e scostò una ciocca di capelli dagli occhi chiusi.
“Passerà.”
“Vuoi che
chiami Madama Chips?” Propose.
“N-no.”
Serrò la mascella e deglutì. “Non ce n’è bisogno.”
“E tuo
padre?”
“Neanche.”
Aprì un occhio e guardò l’amico. “Eric, sto bene.”
“Non si
direbbe, sai. Sembri più un cadavere che un giovane e aitante Caposcuola.”
Scherzò.
“Succede
anche ai migliori.” Sussurrò il moro abbracciando il cuscino.
“Cerca di
dormire, ok?” Gli mostrò il pugno.
“Ok.” A
fatica sollevò il pugno e lo fece cozzare contro quello dell’amico.
Eric
rimase ad osservarlo qualche secondo, valutando seriamente l’ipotesi di
chiamare Madama Chips, poi sbuffò, afferrò dei vestiti puliti e si diresse in
bagno. Quando tornò in camera, Alistair era raggomitolato su se stesso,
abbracciava il cuscino e sembrava si fosse addormentato. Buttò il pigiama sul
letto e raggiunse i compagni in Sala Grande.
“Si può
sapere dove eri finito?” Domandò Claudius.
“Ero in
camera.” Rispose sbrigativo, servendosi immediatamente un’abbondante razione di
bacon e uova.
“Sì, ora
si dice così. Come no.” Ghignò maleficamente.
“Scusa,
dove dovevo essere?” Inarcò un sopracciglio, imburrando una fetta di pane.
“Oh beh,
tu e Alistair da soli…”
“Sta
male.” Ringhiò.
“Gli hai
dato il tuo sciroppo speciale? Con la cannuccia?”
“Claudius,
piantala di fare il cretino.” S’intromise Adrian, infastidito dal suo comportamento.
“Tranquillo,
Ad, so come controllarlo.” Eric ghignò perfidamente, posò forchetta e coltello
sul tavolo e mise una mano sulla spalla del compagno.
“Che
fai?” Gli chiese irrigidendosi Claudius.
“Prova a
dire ancora una cosa del genere, ad insultare Alistair o qualsiasi altra cosa e
giuro su quella santa donna di mia madre che ti crucierò fino a spappolarti il
cervello.” Gli sussurrò con all’orecchio. “E ora sorridi, annuisci e fa’ finta
che ti ho raccontato una barzelletta.” Gli diede una pacca sulla spalla, buttò
la testa all’indietro e scoppiò a ridere.
Claudius,
pallido, abbozzò un sorriso, annuì e subito riprese a mangiare, terrorizzato:
se Eric Heartmann diceva che avrebbe fatto una cosa, l’avrebbe fatta.
Finirono
di fare colazione e si diressero nuovamente in Sala Comune. Eric andò a
controllare Alistair, poi tornò con il libro di pozioni e si lasciò cadere su
un divanetto.
“Come
sta?” Gli domandò Kain, lanciando la pluffa ad Adrian, che la prese al volo
mentre si avvicinava ai due.
“Sta
dormendo.” Aprì il libro ed iniziò a sfogliarlo finché non trovo la pagina
giusta.
“E’ da
ieri che dorme.” Adrian inarcò un sopracciglio e passò la palla al compagno di
squadra.
“Già.” Il
capitano della squadra Serpeverde l’afferrò al volo per rilanciarla subito.
“Non so
cosa dirvi.” Scrollò le spalle, tolse le scarpe e si sdraiò interamente sul
divano nero.
“E sulla
Granger che sai dirci?” Azzardò.
“Perché
hai nominato il nome di quella Sangue Sporco?” Domandò schifato Claudius
picchiettando sulle gambe di Adrian per avere spazio.
“Che è
una schifosa Mezzo Sangue?” Rispose sarcasticamente, maledicendo Alistair per
non essere lì. Toccava a lui rispondere a tutte quelle domande scomode.
“Allora
perché Al ha passato tutto il tempo a ballare con lei a Halloween?” Domandò
Kain.
Eric
fissò la pagina del libro, prendendo tempo.
“Eric.”
Lo spronò il compagno.
Inspirò
profondamente, chiuse gli occhi e contò fino a 10, poi li guardò.
“Chiedetelo
a lui.” Si mise seduto, indossò le scarpe, afferrò il libro, si alzò e si
diresse verso l’uscita della Sala Comune.
“Ehi,
dove vai?” Gli chiese stupito Adrian.
“Al
contrario di voi caproni, faccio ancora pozioni!” Mostrò il libro, continuando
a dargli le spalle. “Ragion per cui vado a cercarmi un posto dove studiare in
santa pace senza nessuno che mi assilli.” Varcò la soglia e si ritrovò nei
sotterranei.
Sbuffò,
passò una mano tra i capelli ed uscì dal castello, ritrovandosi nell’enorme
parco. Si soffermò sui gradini, chiuse gli occhi e lasciò che il freddo sole
gli accarezzasse il viso, mentre una gelida brezza sferzava il suo corpo. Estrasse la bacchetta dalla tasca dei
pantaloni, evocò il suo giubbotto in pelle, lo indossò e lo sistemò, togliendo
della polvere immaginaria dalle spalle. Prese il pacchetto di sigarette dalla
tasca interna, ne estrasse una, l’accese e lo ripose. Aspirò una boccata di
fumo, si guardò attorno, espirò e si diresse verso il limitare della Foresta
Proibita. Raggiunse un ciliegio, si voltò verso il lago e vide la piovra
gigante immergersi, poi si sedette appoggiando la schiena al tronco, prese il
libro ed iniziò a studiare, ma subito lo appoggiò sul petto.
Essere
Eric Heartmann aveva indubbiamente i suoi vantaggi: era popolare, otteneva
sempre ciò e chi voleva, era amato e
temuto allo stesso tempo. Apparteneva ad una delle famiglie più antiche insieme
ai Black e ai Malfoy e ne era fiero. Adorava il suo essere purosangue, la sua
superiorità.
“Eric
Gellert Heartmann, figlio di Crono Atreo Heartmann e Priscilla Leda Rosier.”
Disse pieno d’orgoglio.
Suo padre
era una Mangiamorte, come suo zio Evan. Erano tra i seguaci più fidati del
Signore Oscuro, fin da quando aveva iniziato ad acquistare potere. L’avevano
appoggiato, l’avevano seguito e suo zio era morto per lui, ucciso da Moody.
Quanto odiava quel pazzo deforme! Per tutto l’anno precedente aveva lottato
costantemente contro la tentazione di sfoderare la bacchetta e scagliarcisi
contro. Quando era piccolo, sua madre lo portava sulla sua tomba e gli
raccontava le sue imprese: di quanto fosse importante per il Signore Oscuro, di
come era morto con onore per ciò in cui credeva. Ascoltava per ore i racconti
di suo padre, rapito, incantato ed estasiato. Suo zio era un eroe, il suo
idolo, il suo esempio. Voleva diventare Mangiamorte e seguire le sue orme,
molto più eroiche di quelle di suo padre. Dopo la caduta del Signore Oscuro,
iniziò a fare cospicue donazioni al Ministero, cosicché non indagò e non scoprì
mai quanto fosse vicino all’attività di suo zio.
Odiava i
babbani, odiava quegli schifosi Maghinò e soprattutto i Traditori del Sangue,
come quegli schifosi Weasley, indegni di essere chiamati maghi.
Scosse il
capo per scacciare l’odio e sbuffò. Nonostante il suo nome e il fatto che Piton
fosse un amico di famiglia, doveva studiare pozioni: il professore non gli
avrebbe certo fatto i complimenti se si fosse presentato impreparato. Accese
un’altra sigaretta ed iniziò a studiare.
Dopo tre
ore di intenso studio e parecchie sigarette, chiuse il libro soddisfatto per
ciò che aveva appreso, si alzò, si sistemò e tornò al castello.
“Heartmann.”
Si sentì chiamare mentre attraversava la Sala d’Ingresso.
Si voltò
e vide Severus Piton arrivare dalle scale che conducevano ai sotterranei.
“Professor
Piton.” Lo salutò con rispetto.
“Dov’è
Alistair?” Chiese senza troppi indugi.
“Non…non
è in Sala Grande?” Domandò, fingendosi stupito.
Piton lo
guardò attentamente e sfoderò il suo sorriso più angelico ed innocente.
“No.”
Rispose secco.
“Oh,
allora dev’essere ancora chiuso in camera a studiare.” Fece spallucce.
“Chiuso
in camera a studiare?” Inarcò un sopracciglio, scettico.
“Non
sarebbe la prima volta, signore.” Accompagnò le sue parole con un gesto del
capo. “Lo sa, quando si tratta di studio non c’è verso di farlo uscire dal suo
antro buio.”
Il
pozionista annuì impercettibilmente, strinse un’estremità del suo mantello e si
incamminò a passo svelto verso la Sala Grande.
Quando fu
scomparso, Eric tirò un sospiro di sollievo e riprese a respirare. Odiava
mentire a Severus Piton, aveva sempre l’impressione che riuscisse a capire ciò
che pensava, che capisse immediatamente quando non diceva la verità. Scosse il
capo e andò a pranzo.
Non
appena ebbe finito, si alzò, salutò i compagni e tornò in Sala Comune.
“Eric!”
Si voltò
ed osservò Daphne Grengrass corrergli incontro, il seno prosperoso fasciato
nella maglietta aderente.
“Ciao
Daphne.” La salutò, fissando un punto ben al di sotto degli occhi. “Ti vedo in
forma.”
“Eh già,
lo sono proprio.” Sorrise maliziosa, avvicinandosi al ragazzo.
“Già.”
Fece una pausa, incantato da quella meravigliosa visione, gli ormoni già
impazziti. “Vedo.”
“Sai, mi
stavo chiedendo una cosa…” Iniziò civettuola, attorcigliando i capelli attorno
all’indice.
“Ah si?”
Deglutì a fatica. Il seno di quella ragazza era una manna del cielo. Adorava
baciarlo, toccarlo, sfiorarlo. Con un enorme sforzo la guardò in viso. “Che
cosa?”
“Sai, non
ho ben capito una cosa di…” Fece una pausa, posandogli una mano
sull’avambraccio. “…Divinazione.” Concluse, la bocca semichiusa.
“Divinazione?”
Inarcò un sopracciglio ed incrociò le braccia al petto, poi scosse il capo,
divertito.
“Che
c’è?” Domandò nervosamente.
Sorrise,
le mise una mano su un fianco e si piegò su di lei.
“Se hai
voglia di fare sesso basta che lo dici.” Le sussurrò in un orecchio.
“M-ma…i-io…”
Balbettò arrossendo.
“Tranquilla,
è normale.” Sfiorò con le sue labbra la sua pelle. “L’abbiamo già fatto, no?”
Le baciò il collo. “E non è stato per nulla male, piccola.” Le sfiorò il seno
con la mano sinistra e la sentì sussultare, poi si allontanò immediatamente da
lei, lasciandola spiazzata. “Allora?”
Daphne lo
guardò, si morse il labbro inferiore e ravvivò i capelli con una mano, poi lo
afferrò per il maglioncino e lo trascinò nella propria stanza.
“Grazie.”
Sussurrò Daphne, soddisfatta, un lenzuolo che la copriva, le braccia allargate.
“Per
cosa?” Le domandò.
“Per il
miglior sesso della mia vita.”
Eric
sorrise malizioso, le lanciò un’occhiata e si sedette sul bordo del letto.
Afferrò le mutande che erano volate sull’abat jour, le indossò e si alzò
stiracchiandosi.
“Ti
spiace se fumo?” Raccolse i pantaloni abbandonati sul pavimento.
“Fa’
quello che vuoi.” Rispose sdraiandosi prona, godendosi la visione di un eric
ancora mezzo nudo.
Il
ragazzo prese una sigaretta, l’accese, abbandonò il pacchetto sul comodino ed
indossò i jeans.
Ogni suo
gesto, anche il più piccolo ed involontario, era sensuale. Come faceva ad
essere così bello? Come poteva urlare sesso da ogni poro? Quel ragazzo era
sicuramente un Dio del sesso.
“Devi
proprio andartene?” Gli chiese.
“Sai,
dopo una scopata il mio organismo richiede cibo.” Si voltò verso di lei, un
sorriso malizioso, le braccia allargate e la zip ancora aperta. “O hai qualche
buon motivo che mi convinca a restare?”
Daphne si
alzò di scatto, il lenzuolo cadde lungo il suo corpo e gli si avvicinò.
“Che
fai?”
“Ti do un
motivo per restare.” Sussurrò.
Posò le
mani sui suoi fianchi, spingendo il bacino contro il suo, guardandolo negli
occhi.
“Che
cattiva bambina.” La scimmiottò fissando le sue labbra, prendendo la sigaretta
tra indice e medio.
Mise una
mano dietro la sua nuca, l’attirò a sé ed iniziò a baciarla, mentre le dita
agili e veloci della ragazza scostarono l’elastico delle sue mutande, andando a
toccarlo nel suo punto più debole e suscettibile.
“Sei
proprio una cattiva bambina.” Aspirò dell’altro fumo e glielo sbuffò in faccia,
chiudendo gli occhi godurioso.
“Daphne,
hai per caso…” Iniziò Pansy, spalancando la porta della camera.
Contemporaneamente,
Eric e Daphne si voltarono, vedendo una Pansy scioccata bloccata sulla soglia,
una mano sulla maniglia, la bocca aperta e gli occhi spalancati in
un’espressione stupita e scandalizzata.
“Ops.”
Disse il biondo, con un sorriso colpevole stampato in viso. Fece un passo
indietro allontanandosi dalla ragazza, liberandosi dalla sua presa e mostrando
il corpo nudo di Daphne, mentre chiuse la zip dei pantaloni.
Daphne
arrossì, prese il lenzuolo e subito si coprì, imbarazzata.
Prese la
camicia, la indossò, afferrò il maglioncino e lo appoggiò sulla spalla, poi si
sedette sul bordo del letto, mise le scarpe e si alzò.
“Daphne,
grazie della splendida scopata.” Le fece l’occhiolino, buttò a terra la
sigaretta, la spense con la punta del piede e si avviò verso la porta. “Ciao
Pansy.” La salutò fermandosi davanti a lei. “Sai, anche tu non sei stata male,
però avresti potuto fare molto meglio se non fossi stata così frigida: si
vedeva che eri una verginella impaurita. Non come la cara e vecchia Daphne che
adora farselo mettere in ogni buco.” Le diede un buffetto sulla guancia e la
superò. “Ci si vede!” Urlò alle due, sapendo perfettamente quello che sarebbe
successo.
Quando
arrivò a metà scala, le sue previsioni si avverarono: Pansy iniziò ad urlare
come un’ossessa. Sorrise soddisfatto, iniziò a fischiettare ed abbottonò la
camicia.
“Qualcosa
mi dice che Pansy ti ha trovato mentre ti intrattenevi con Daphne.” Lo accolse
irritato Kain, sdraiato sul divanetto mentre leggeva “La Gazzetta del
Quidditch”. “O mi sbaglio?” Abbassò la rivista e gli lanciò un’occhiata di
rimprovero.
“Esatto.”
Sorrise orgoglioso e fiero delle sue azioni. “Andiamo a mangiare che ho una
fame bestiale?” Scosse il capo. “Per di più Pansy è arrivata mentre Daphne mi stava
scaldando per il terzo round, non poteva scegliere un momento peggiore.”
“Sei un
grandissimo bastardo, lo sai?” Gli domandò guardandolo negli occhi.
“Certo.”
Rispose seriamente.
Kain
scosse il capo, abbandonò “La Gazzetta del Quidditch”, si alzò ed insieme
andarono a cena.
“Ehi.” Li
salutò Adrian, sedendosi accanto ad Eric.
“Ciao.”
Aggiunse Claudius, mettendosi vicino a Kain.
Fecero un
cenno ai nuovi arrivati, impossibilitati a parlare a causa delle bocche piene.
“Che
avete fatto oggi pomeriggio?” Domandò Adrian, servendosi del pasticcio di
carne.
Kain si
irrigidì mentre Eric sorrideva maliziosamente, guardando involontariamente in
direzione di Daphne, appena arrivata.
“Penso di
aver capito.” Seguì lo sguardo del biondo, poi tornò a guardarlo. “Ancora
Daphne?”
Annuì e
si portò alla bocca del cibo.
“A questo
punto potreste anche mettervi insieme, no?”
Il biondo
iniziò a tossire, strinse il tavolo con una mano mentre con l’altra si dava dei
colpi al petto, poi guardò offeso l’amico.
“Ma stai
scherzando? Io che mi metto con quella? Una che va con tutti?” Rabbrividì. “Che
brutti pensieri.”
“A parte
che anche tu vai con tutte, ma scusa, continuate ad andare a letto insieme.” Si
strinse nelle spalle.
“E
allora?” Corrugò la fronte. “Andare a letto con qualcuno non significa mica
esserne innamorati.” Scosse il capo. “Innamorati: che brutta parola.”
“Succederà
anche a te.” Kain gli puntò la forchetta contro il petto. “Puoi starne certo.”
“A me?”
Scoppiò a ridere e buttò la testa all’indietro. “Che bella battuta!”
“Quindi
non ti sposerai mai? Lascerai che il ramo Heartmann si estingua?” Claudius lo
guardò scettico.
“Non
penso tua madre sia molto d’accordo.” Rincarò la dose Adrian.
“Non ho
detto questo. Purtroppo mi dovrò sposare.” Sbuffò, passandosi una mano tra i
capelli.
“Ti fa
così schifo l’idea di passare la tua vita con la donna che ami?” Kain incrociò
le braccia al petto, irritato, mentre il suo sguardo si soffermava su Pansy
Parkinson.
“L’amore
è una cosa sopravvalutata. A cosa serve ? Ti rende debole e stupido, ti spinge
a fare cose che normalmente non faresti.”
“E’
questa la parte bella! Esce fuori la tua parte migliore.” Ribattè.
“Kain, se
ti piace fare la parte dell’idiota, prego! Accomodati! La tua bella Pansy ti
aspetta.” Afferrò una mela e le diede un morso. “Però sappi che non è un
granché a letto.”
Kain
inspirò profondamente, facendo ricorso a tutto il suo autocontrollo.
“Non sa
come muoversi, non sa come ti deve toccare.” Mangiò un pezzo di pane. “Insomma,
ho dovuto fare tutto io!”
“Eric,
grandissimo bastardo, ma devi proprio portarti a letto qualunque ragazza?!”
Esclamò, sentendo la rabbia montare.
“Spetta
che ci penso.” Si grattò il mento con aria pensierosa, poi lo guardò con un
sorriso. “Sì.”
“Idiota.”
Dissero contemporaneamente Kain ed Adrian.
“Fammi
capire, quando ti sposerai che farai?” Domandò Claudius.
“Quello
che faccio ora: mi porterò a letto chi voglio, perchè dovrei cambiare ?”
Fece spallucce. “Solo perché sarò sposato non smetterò di andare con chi mi
pare.”
“Viva la
fedeltà.” Borbottò Adrian.
“Perché
dovrei smetterla, scusate?” Allargò le braccia. “Lo sappiamo tutti come
funziona. Noi purosangue dobbiamo sposarci con altri purosangue per evitare che
il nostro sangue venga inquinato da quegli schifosi!” Fece un cenno al tavolo
dei Grifondoro, indicando i Canon, due stupidi ragazzini di origini babbane.
“Sposerò una purosangue, avrò dei figli, ma continuerò a condurre la mia vita.”
Diede un pugno al tavolo per dare enfasi alle sue parole. “L’amore è una cosa
stupida, inutile e senza senso. Come le donne.” Sembrò pensarci un attimo. “No,
dai, le donne sono più utili dell’amore. L’importante è che non parlino,
l’unico motivo per cui devono usare la bocca è per soddisfarmi.”
Kain
scosse il capo ed Adrian e Claudius si scambiarono un’occhiata, seguita da un
sorriso timido.
“Quindi…”
Adrian si schiarì la voce. “Quindi tu…” Indicò Eric. “…hai passato il
pomeriggio a divertirti con Daphne, mentre tu…” Questa volta indicò Kain. “…hai
passato tutto il pomeriggio a roderti il fegato perché lui è stato anche con
Pansy?” Riassunse.
“Non sono
stato tutto il tempo a rodermi il fegato perché è stato anche con
Pansy!”
Claudius
sollevò un sopracciglio e lo guardò scettico.
“Ok,
forse un pochino, ma non è questo il punto! Sa benissimo che mi piace!” Mostrò
i palmi delle mani in segno di resa e scosse il capo. “Ma lasciamo perdere. Voi
invece che avete combinato? Non vi si è visti per tutto il pomeriggio.” Domandò
prontamente, per cambiare argomento.
“Studiato.”
Rispose rapidamente Adrian, abbassando il viso sul piatto.
“Quello
che faccio sempre.” Si strinse nelle spalle Claudius.
“Fumare
erba allucinogena tutto il tempo e se capita scopare?” Chiese Eric alzandosi.
“Esatto.”
Annuì semplicemente.
Il biondo
scosse il capo divertito, aspettò i compagni ed insieme tornarono nella Sala
Comune.
“Ti va
una partita a scacchi?” Gli propose Kain abbandonandosi sul divanetto.
“No.”
Scosse il capo. “Vado a vedere come sta Al.”
Kain
annuì, così superò gli amici, salì le scale fino alla propria stanza ed entrò.
“Al! Sei
sveglio!” Esclamò sollevato fermandosi sulla soglia, vedendolo seduto di
spalle.
Alistair
si voltò leggermente, abbozzò un sorriso ed annuì, per poi tornare a guardare
davanti a sé.
“Ti sei
perso un po’ di cose a stare qua rintanato, lo sai?” Chiuse la porta, tolse il
maglioncino e lo lanciò sul letto. “Un bel po’ di cose.”
“C-che…”
Si interruppe, chiuse gli occhi e deglutì. “Che hai combinato?”
“Il
solito.” Sorrise malizioso. “Mi sono scopato Daphne, Pansy ci ha colti sul
fatto e si è messa ad urlare come una Banshee.”
“Ecco
cos’era.” Sussurrò.
“Già.
Proprio lei.” Si lasciò cadere sul letto, mise un braccio dietro la nuca e
guardò in viso l’amico. Era pallido, sudava, aveva la mascella serrata, gli
occhi chiusi e una mano davanti alla bocca. “Sei sicuro di star bene?” Gli
chiese inarcando un sopracciglio.
Alistair
si alzò in fretta, fece per correre in bagno ma inciampò nel tappeto e cadde a
terra.
“Al!”
Scattò in piedi, raggiunse l’amico e gli mise una mano sulla spalla. “Al, che
succede?” Lo guardò impaurito.
Il
giovane Piton si raggomitolò su se stesso, tenendosi lo stomaco, grosse lacrime
che scivolavano lungo le sue guance.
Eric lo
guardò preoccupato, estrasse la bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni,
l’agitò e la porta si spalancò.
“KAIN!”
Urlò. “Tranquillo, Al, adesso chiamo tuo padre.” Aggiunse rassicurante
accarezzandogli la schiena.
“Eric…”
Si raggomitolò ancora più su se stesso, dolorante.
“Tranquillo,
Al. Tranquillo.” Lanciò un’altra occhiata alla porta. “KAIN!” Urlò di nuovo, ma
nessuno sembrava averlo sentito. Scosse il capo, si morse il labbro inferiore,
si alzò e corse in Sala Comune.
“Eric.”
Lo accolse Kain continuando a leggere.
“Alza
quel tuo maledettissimo culo sodo da cacciatore e vai a chiamare Piton!” Gridò,
una nota di panico nella voce, attirando l’attenzione di tutti i presenti.
“Piantala
di fare casino, devo decidere quale cavolo di coso spostare!” S’intromise
Claudius, le mani sulle tempie mentre osservava la scacchiera.
“Cla, si
chiamano scacchi.” Gli fece notare Adrian annoiato.
“Fanculo
agli scacchi!” Prese la scacchiera e la lanciò lontana. “Kain alza quel tuo
maledettissimo culo e vai a chiamare Piton.” Ripetè. “Tu…” Indicò Adrian.
“…vieni a darmi una mano.”
“Ehi, non
puoi venire qua, urlare e scappare!” Si lamentò Kain.
Eric si
bloccò, le mani sullo stipite dell’arco delle scale, voltato verso gli amici,
in tensione, la bocca aperta e gli occhi pieni di paura.
“Eric,
che cos’è successo?” Chiese Adrian, capendo che qualcosa non andava.
“Alistair.”
Rispose. “Sta male. Chiamate Piton.” Deglutì e sparì su per le scale.
Kain ed
Adrian si guardarono per qualche istante, poi, contemporaneamente, si alzarono
in pochi attimi: il primo corse fuori dalla Sala Comune, il secondo invece
nella propria stanza, seguito a ruota da altri compagni.
“Dai,
Adrian, muoviti.” Lo incitò Eric, inginocchiato accanto al suo migliore amico.
“Che
cos’ha?” Domandò, avvicinandosi.
“Non ne
ho idea.” Rispose sinceramente. “Al mio tre lo spostiamo, ok?”
Adrian
annuì, prendendo Alistair in modo da poterlo alzare con facilità.
“Uno, due
e…tre!”
Senza
fatica lo alzarono e lo portarono a letto. Subito Alistair si portò le gambe al
petto, digrignando i denti.
“Tuo
padre sta arrivando.” Gli sussurrò rassicurante Eric, sedendosi accanto a lui e
posandogli una mano sulla spalla. “Stai tranquillo.”
“Spostatevi!”
Ordinò Kain alla piccola folla che si era radunata sulla soglia. “Lasciate
passare il professor Piton!”
Si aprì
un varco, Piton entrò e subito andò dal figlio: gli bastò una rapida occhiata
per capire che le sue condizioni erano pessime.
“Alistair.”
Lo chiamò dando un colpo sul braccio ad Eric, che prontamente si spostò sotto
il suo sguardo assassino.
“Papà?”
Il ragazzo aprì gli occhi e vide il padre.
“Che
cos’è successo?” Gli chiese, posandogli una mano sulla fronte calda.
Il
giovane strizzò gli occhi, strinse le mani a pugno e si lasciò sfuggire un
lamento.
“Heartmann.”
“Professore?”
Subito si mise sull’attenti.
“Dimmi.
IMMEDIATAMENTE. Cosa. E’. Successo.” Ordinò, la rabbia che trapelava da ogni singola
parola. “ORA.”
“N-niente.
Ecco, si è svegliato ieri e non stava bene.” Farfugliò fissando il pavimento
sentendosi terribilmente in colpa per non aver avvisato nessuno. “Non voleva
che la chiamassi per non farla preoccupare, credevamo entrambi fosse solo un
virus intestinale, nulla di grave.” Aggiunse a mo’ di scusa.
“Idiota.”
Sibilò furibondo il professore, tornando a guardare il figlio. “Che cosa ti
senti?”
Alistair
gemette, si raggomitolò, poi spalancò gli occhi, agitandosi. Scattò a sedere,
si aggrappò al bordo del letto e vomitò, mancando di poco i piedi del padre.
L’uomo lo
guardò, lo aiutò a rimettersi sdraiato, dolorante, poi con un colpo di
bacchetta fece evanescere il vomito.
“Chiamate
subito Madama Chips.” Disse con tono perentorio, evocando un asciugamano con
cui gli pulì la bocca senza mai smettere di guardarlo.
Adrian
annuì e rapido uscì dalla stanza, correndo a perdi fiato. Eric aggirò il letto,
si sedette e guardò l’amico, che socchiuse gli occhi e ricambiò lo sguardo.
“Ciao
Al.” Lo salutò accennando un sorriso.
“C-ciao.”
Balbettò il moro.
“Come
stai?” Gli chiese.
Il
pozionista lo fulminò con lo sguardo, incredulo per la domanda formulata.
“Non
tanto bene, a dire il vero.” Rispose cercando di fargli l’occhiolino.
“Sai, lo
immaginavo. Non hai una bella cera.” Scherzò.
Alistair
scoppiò a ridere, ma ebbe un’altra fitta che trasformò la sua risata in una
smorfia di dolore.
“Hai
preso qualcosa? Hai bevuto?” Domandò con fare autoritario l’uomo, posando una
mano sullo stomaco del ragazzo.
“No, pa’.”
Fece schioccare la lingua, infastidito. “Lo sai che non prendo quella roba.”
Strizzò gli occhi e digrignò i denti.
“Se hai
preso qualcosa…” Iniziò, ma subito fu interrotto.
“Permesso,
lasciatemi passare!” Disse una voce femminile dalla tromba delle scale. “Ho
detto: LASCIATEMI PASSARE!” Ripetè.
Severus
si voltò e in quell’istante entrò Madama Chips, impeccabile nella sua divisa,
le gote arrossate e il respiro appena affannoso dovuto alla corsa.
“Per
Morgana!” Scosse il capo, sistemò la gonna e guardò il collega. “Allora, che
cosa succede?”
“Non lo
vedi?” Piton si alzò di scatto dal letto, irritato. “Mio figlio sta male.”
Indicò Alistair.
“Fammi
spazio.” Fece un gesto con la mano ad Eric, che immediatamente si alzò. “Che
cos’è tutta questa folla? Via, sciò! Tutti fuori!”
“Chips,
non me ne frega nulla se vedono. Muoviti.” Sbottò digrignando i denti.
“Sto
facendo il mio lavoro, ragazzo.” Sibilò l’infermiera.
Eric, nel
suo angolo, si dovette mordere la lingua per non scoppiare a ridere, come tutti
gli altri Serpeverde che stavano assistendo alla scena.
“Non.
Osare. Chiamarmi. Ragazzo.” Ringhiò.
Madama
Chips roteò gli occhi al cielo, evocò dei guanti in lattice, li indossò ed
iniziò la visita, poi si alzò e guardò l’uomo.
“Piton,
ai miei occhi sei un ragazzo. Mi ricordo quando eri tu loro posto.” Indicò gli
studenti alle sue spalle. “Quante volte sei finito in infermeria!”
La
fulminò con lo sguardo, pallido di rabbia, una mano che stringeva il mantello.
“Comunque
lasciamo perdere!” Tolse i guanti, li fece sparire e lo guardò. “Deve essere
immediatamente trasferito in infermeria.”
Severus
annuì, fece per prendere la bacchetta ma la donna fu più veloce. Evocò una
barella, diede un colpo di bacchetta e il ragazzo si librò a mezz’aria per poi
adagiarsi dolcemente sulla superficie morbida.
“Perfetto.”
Annuì soddisfatta. “Hop, hop!” Battè le mani. “Fate spazio.” Iniziò a
camminare, seguita da Alistair, mentre la folla si apriva per lasciarli
passare.
“Non c’è
più nulla da guardare. Tutti a letto.” Il capo della Casa di Serpeverde indicò
i letti con il pollice, si girò di scatto e si incamminò.
“Professor
Piton!” Esclamò Eric, inseguendoli giù per le scale.
“Heartmann.”
Disse gelidamente, soffermandosi sulla soglia della Sala Comune.
“Posso…posso
venire?” Chiese mordendosi il labbro inferiore. “Per favore.”
Lo guardò
attentamente, poi gli diede le spalle.
“No. Vai
a letto, è tardi. Vi terrò informati.”
Non
attese una sua risposta, uscì dalla Sala Comune e si avviò velocemente verso
l’infermeria, lo sguardo fisso davanti a sé, un groppo in gola che gli impediva
di deglutire, la paura che gli impediva di pensare in modo razionale. Doveva
mettere da parte l’ansia, doveva stare tranquillo. Dov’erano finite le sue
abilità di abile occlumante? Quelle sue fantastiche abilità che gli
permettevano di sgombrare la mente ed impedire a chiunque, persino al Signore
Oscuro, di percepire i suoi pensieri?
Scosse il
capo, spinse la porta ed entrò in infermeria dove trovò suo figlio sdraiato su
un letto, Madama Chips che lo stava visitando attentamente.
“Che
cos’ha?” Le domandò affiancandosi al letto, mettendo una mano sui capelli del
figlio come a dirgli di stare tranquillo.
“Non lo
so.” Rispose, sollevando le palpebre del ragazzo e puntandogli contro la
bacchetta illuminata per vedere i riflessi delle pupille.
“Non è
una risposta accetabile.”
“Beh,
fattela valere. E’ tutto quello che posso dirti per il momento.” Guardò negli
occhi l’uomo, le mani sui fianchi. “E se sei venuto a disturbarmi mentre svolgo
il mio lavoro, quella è la porta!” Indicò l’uscita.
Si
guardarono per qualche secondo in cagnesco, poi Severus abbassò lo sguardo sul
figlio che continuava a soffrire.
“Ecco.”
La donna si sistemò la divisa ed iniziò a palpare l’addome del giovane. “Dimmi
se ti faccio male quando premo.”
Posò
delicatamente le dita della mano sulla parete addominale e le affondò
gradualmente, poi le sollevò di colpo. Alistair strizzò gli occhi, si lasciò
sfuggire un urlo, inarcò la schiena e buttò la testa all’indietro, il viso
contorto dal dolore.
“Maledizione,
non puoi dargli qualcosa?!” Ringhiò.
Sapeva di
sembrare un pazzo, aveva gli occhi fuori dalle orbite, i capelli sicuramente in
disordine, la mascella serrata, il viso tirato dall’angoscia, ma non poteva
fare altrimenti. Era suo figlio. Sentirlo star male gli faceva più male che
subire la maledizione Cruciatus.
Un’altra
ferita da aggiungere alla sua anima già mutilata.
“Papà…”
Sussurrò col fiato mozzo, cercando la sua mano.
“Dimmi,
Alistair.” Subito l’afferrò, stringendogliela
“Papà,
lascia lavorare Madama Chips.” Lo guardò con un sorriso. “E’ un’ottima
medimaga, sa quello che sta facendo. Lasciale fare il suo lavoro.”
Severus
annuì, accarezzandogli i capelli.
“Va bene,
Ali. Va bene.” Annuì, guardandolo negli occhi, chiamandolo come solo Lily lo
chiamava.
“Hai
vomitato?” Domandò bruscamente la donna.
“Sì.”
“Ok.”
Mise una mano sotto il suo ginocchio. “Tieni il ginocchio bene rigido.”
Aspettò
che eseguisse l’ordine e con entrambe le mani sollevò l’arto, fermandosi quando
vide il ragazzo stringere il lenzuolo sotto di sé.
Battè le
mani, le pulì nel grembiule e sorrise rassicurante al giovane Piton.
“Allora,
che cos’ha?”
“La sua
appendice è infiammata.” Spiegò. “Nulla di grave, ma bisogna rimuoverla prima
che degeneri, trasformandosi in peritonite.”
“Cosa?!”
Spalancò gli occhi incredulo.
“Ha
l’appendice infiammata, dobbiamo rimuoverla prima che diventi peritonite, ma
non posso farlo da sola.”
“Sì, ho
capito che cos’è!” Fece schioccare la lingua. “Ma…”
“Non è
solo una malattia babbana, molti maghi ne soffrono, sai?” Lo interruppe subito
e lo guardò negli occhi. “Chiedo subito al San Mungo di mandarmi qualcuno.”
“Potete
farlo qua?” Domandò eccitato Alistair, scattando a sedere, dimenticandosi per
qualche istante il dolore, ricordandosene quando una tremenda fitta lo
costrinse a sdraiarsi nuovamente.
“Sì. Ho
solo bisogno che qualcuno mi affianchi nell’operazione.”
“Voglio
che venga trasferito al San Mungo.” Disse fermamente Severus.
“Pa’, se
possono farlo qua che senso ha andare al San Mungo?” Gli fece notare Alistair.
“Tuo
figlio usa il cervello meglio di te, Piton.” Gli lanciò un’occhiataccia, si
allontanò e tornò dopo pochi istanti con una pozione.
“Che cosa
gli stai dando?” Subito domandò con fare inquisitorio.
“Una
pozione per alleviare il suo dolore.” Ne versò un po’ in un bicchiere. “L’hai
preparata tu, ricordi?” Mise un braccio attorno alle spalle di Alistair e lo
aiutò a sedersi. “Bevi.”
Il
ragazzo prese il bicchiere, lo portò alla bocca e bevve il contenuto in pochi
istanti.
“Che
schifo.” Borbottò schifato, lasciandosi cadere sul letto.
Madama
Chips roteò gli occhi al cielo, esasperata.
“Dovete
spiegarmi perché pensate tutti che le pozioni siano dolci, buone e saporite
come succo di zucca!” Fece schioccare la lingua e chiuse l’ampolla. “E ora mettiti
questo.” Diede un colpo di bacchetta, fece apparire un camice e lo posò ai
piedi del letto. “Ed ora vado ad avvisare il San Mungo che abbiamo bisogno di
un chirurmago.” Afferrò la bottiglia e velocemente sparì nel suo ufficio.
Severus
osservò suo figlio, continuando ad accarezzargli i capelli, la mano nella sua,
notando che man mano che passavano i rifiuti il suo viso si rilassava.
“Va
meglio?” Gli chiese.
“Sì,
grazie.” Rispose con voce impastata, aprendo gli occhi. “Sono solo un po’…un
po’…”
“Stordito?”
Gli angoli della sua bocca si incurvarono. “E’ normale. Sono gli effetti della
pozione.”
“Già.”
Passò una mano sulla bocca, poi si guardò attentamente il proprio palmo, come
se lo vedesse per la prima volta. “Wow.” Sussurrò, facendo rotare il polso
estasiato. “E’ fantastico.” Iniziò a far coincidere il polpastrello del pollice
con l’indice, poi con il medio, l’anulare e il mignolo, tornando indietro.
“Wow.” Ribadì.
Alistair
era estasiato. Non si era mai sentito in quel modo: un momento prima il dolore
lo stava uccidendo e lacerando, il momento dopo gli sembrava di galleggiare,
aveva i sensi acuiti e tutto gli sembrava nuovo. Strofinava i polpastrelli
l’uno contro l’altro, la bocca semi aperta, rendendosi conto di quale
meraviglia fosse il corpo umano. Così perfetto, così fantastico, una vera
macchina piena di ingranaggi dipendenti l’uno dall’altro.
“Wow.”
Ripeté per l’ennesima volta, toccandosi la punta del naso, incrociando gli
occhi.
“Alistair?”
Lo chiamò suo padre, conoscendo benissimo gli effetti collaterali della
pozione.
“Papà.”
Sbattè incredulo le palpebre. “Paaaaaaapàààààà.”
“Sì, sono
io.” Prese in mano il camice. “Riesci a sederti?”
“Pa-pà.”
Sillabò sedendosi lentamente, facendo penzolare i piedi giù dal letto. “Come si
dice papà nelle altre lingue?” Chiese mentre suo padre iniziava a spogliarlo.
“Perché
me lo chiedi?” Gli fece sfilare le braccia dalle maniche della maglietta, poi
gliela tolse, lasciandolo a torso nudo.
“Non lo
so.” Sorrise in modo ebete, la testa piegata di lato.
“Dai,
infila le mani nelle maniche.” Gli ordinò dolcemente.
“Signorsì,
signore.” Borbottò, mostrando il petto, mancando le maniche del camice.
Severus
scosse il capo, afferrò con delicatezza la sua mano e lo aiutò ad infilare il
braccio destro nella manica, ripetendo l’operazione anche con il sinistro.
“Pensi di
riuscire a stare in piedi?” Lo osservò attentamente, chiedendosi se ce
l’avrebbe fatta.
“Oh sì,
so fare tante cose in piedi.” Annuì vigorosamente.
Afferrò il bordo del lettino, fece dondolare
i piedi ed iniziò a muoversi avanti e indietro, pronto a spiccare un salto.
“No.
Assolutamente.” Gli mise una mano sul petto, facendolo fermare. “E’ meglio che
ti sdrai.”
“Ma
voglio stare in piedi!”
“Ali,
sdraiati.”
“No.”
Incrociò le braccia al petto, accavallò le gambe e fece il sostenuto.
Severus
scosse il capo, lo prese per le spalle e senza incontrare resistenza lo fece
sdraiare.
“Su il
bacino.” Ordinò gentilmente.
Il
ragazzo obbedì, puntò i piedi e sollevò il bacino, permettendo a suo padre di
spogliarlo.
“Evviva!
Ho il batacchio al vento!” Esclamò iniziando a muoversi, sollevando il camice,
mettendo in bella mostra i gioielli di famiglia.
“Alistair!”
Spalancò gli occhi scioccato, afferrò l’indumento e glielo abbassò.
“Che
c’è?” Chiese sbattendo innocentemente le palpebre.
“Odio le
pozioni antidolorifiche.” Borbottò.
Scosse il
capo, si voltò, piegò i vestiti e li sistemò nel comodino. Quando si girò verso
il figlio, lo trovò che teneva i piedi con le mani, la testa tra le gambe,
dondolando appena.
“La
proboscide dell’elefante si immerge e poi spruzzaaaaaaa.” Canticchiò,
muovendosi a tempo, rischiando di cadere dal lettino.
Severus
chiuse gli occhi, si diede una pacca sulla fronte e scosse il capo.
“Paaaaapàààààààà.”
Iniziò a muovere la testa da un lato all’altro.
“Perché
non ti metti giù tranquillo, che dici?” Cercò di convincerlo, facendogli
abbassare le gambe, facendo ricorso ad una pazienza che credeva di aver perso
nel momento stesso in cui Alistair aveva compiuto 8 anni. “Fai il bravo.”
“Uuuuuuffiiiiiiiiiiiiiiiiii!”
Si lamentò sbuffando sonoramente. “Se faccio il bravo me la dai la caramella?”
L’uomo
prese le coperte, coprì il figlio e le rimboccò sotto il materasso, in modo
tale che non potesse muoversi.
“Me la
dai la caramella?” Chiese nuovamente, piegando il capo, cercando di guardare il
padre al contrario.
“Quando
torna Madama Chips le chiediamo se ne ha una.” Rispose evocando una sedia su
cui si sedette, le braccia incrociate al petto, appuntandosi mentalmente di
cercare una pozione antidolorifica che non provocasse momentaneo ritardo
mentale in chi la beveva.
“Madama
Chips?” Aprì e chiuse gli occhi. “Sono in ospedale?”
“Sì,
Ali.”
“Sto
morendo?” Il suo labbro inferiore iniziò a tremare, il viso una maschera di
paura.
“No, Ali,
che dici?” Si allungò e prese la sua mano tra le sue. “Non stai morendo,
assolutamente.”
“E allora
perché sono qui?” Sussurrò spaventato. “Non voglio morire.” I suoi occhi si
riempirono di lacrime. “Non voglio morire come la mamma.”
“Ali, non
morirai, mi hai capito?” Si alzò e si sedette sul bordo del letto. “Non ti
succederà niente. E’ solo una semplice e banale appendicite. Capito?” Lo guardò
negli occhi verdi.
Alistair
annuì, poi strinse la mano del padre, si voltò su un fianco, si raggomitolò e
si addormentò in pochi istanti, senza mai lasciare Severus.
Rimase
immobile ad osservarlo, respirando piano, senza mai cambiare posizione per non
svegliarlo nonostante avesse le gambe addormentate e non sentisse più le dita.
Sentì la
porta aprirsi, ma non si mosse, sentendo il cuore scoppiargli nel petto: il
momento era arrivato. Stavano per operare suo figlio. Il suo unico figlio.
“Severus.”
Lo chiamò Silente.
Nessuno
disse niente, il pozionista continuava imperterrito a rimanere vicino al
figlio.
“Severus,
questo è Herbert Troophy, chirurmago del San Mungo.”
L’uomo
chiuse gli occhi, lentamente si liberò dalla presa di Alistair e si alzò, dando
le spalle a Madama Chips, al chirurmago e a Silente. Fece un respiro profondo,
si voltò ed osservò l’uomo che avrebbe operato suo figlio. Era sulla cinquantina,
capelli rossi, corti, la carnagione olivastra, gli occhi scuri che osservavano
attentamente Alistair.
Infilò le
mani sotto al mantello, afferrando la bacchetta con le dita, pronto a sentire i
suoi sentimenti, le sue emozioni, i suoi pensieri, ma Silente si frappose tra
lui e la sua vittima con un sorriso intenerito.
“Spostati.”
Sibilò.
“Non è
corretto, lo sai?” Gli fece notare a bassa voce, mentre Madama Chips e il
chirurmago parlottavano tra loro.
“Non mi
importa, voglio capire se posso fidarmi a lasciare mio figlio nelle sue mani.”
Fece un passo in avanti.
Il
preside gli mise entrambe le mani sulle spalle e cercò quei due tunnel neri con
i suoi occhi azzurri.
“Severus,
Alistair è in ottime mani.”
Inspirò
profondamente e lanciò un’altra occhiataccia al mago che si era piegato su suo
figlio.
“Preside,
è meglio che usciate.” S’intromise Madama Chips.
“Metti
via la bacchetta.” Gli ordinò gentilmente.
L’uomo
guardò lo sconosciuto che si sarebbe preso cura di suo figlio, poi Madama Chips
e Alistair che dormiva beato, infine abbassò lo sguardo ed annuì. Mise
nuovamente la bacchetta nella tasca interna, si avvicinò ad Alistair e gli mise
una mano sulla fronte.
Avrebbe
voluto dirgli tante cose, ma non sapeva da dove cominciare, non poteva
cominciare: per volontà di Silente, per sua volontà. Non era ancora pronto a
scoprire la verità. Ma lo sarebbe mai stato? Si chiese tra sé e sé. Ne
dubitava, ma prima o poi avrebbe dovuto dirglielo.
Si voltò
di scatto, afferrò il mantello con una mano e percorse in tutta fretta
l’infermeria, seguito da Silente. Non appena l’anziano mago fu uscito, Madama
Chips appese un cartello con la scritta “Non entrare, operazione magica in
corso” e rientrando chiuse la porta.
Severus
fissò il cartello, strinse i pugni ed iniziò a camminare avanti e indietro
nervosamente, lanciando spesso occhiate alla porta, tutti i sensi all’erta,
pronto a irrompere nella stanza a bacchetta sguainata se solo avesse sentito un
gemito.
“Severus,
hai per caso intenzione di scavare un fossato?” Gli domandò Silente, in piedi
davanti a lui, accompagnando le sue parole con un gesto della mano.
L’uomo
non lo ascoltò, continuando a camminare, fino a quando non si ritrovò con una
mano dell’anziano su una propria spalla e fu costretto a fermarsi. Lentamente
sollevò lo sguardo, fissandolo in quegli occhi azzurri che lo guardavano pieno
d’affetto.
“Adesso
basta, Severus.” Disse fermamente. “Adesso basta.”
Chiuse
gli occhi ed un sorriso dolce comparve sul suo volto, strano a vedersi in un
viso sempre così severo ed impassibile
“Quando
aveva quattro anni l’avevo portato al ruscello dove giocavamo sempre Lily ed io
da bambini. Era accanto a me che guardava i pesci, mi sono distratto un attimo
e non era più lì. Iniziai a chiamarlo, preoccupato, poi sentii una risatina. Senza
sapere come fare, si era smateriallizato sul ramo di un albero. Si è messo ad
applaudire e a dirmi che ero stato bravo a trovarlo subito, ha allungato le
braccia, l’ho preso in braccio e mi ha abbracciato stretto dicendomi che ero il
papà migliore.” Aprì gli occhi e guardò il preside. “Lo sapevi che la sua
bacchetta è lunga dieci pollici e un quarto, sibilante? Come quella di Lily.”
Fece una pausa. “L’unica differenza è che è di tiglio e non di salice.” Si
coprì gli occhi con una mano. “Il giorno in cui andammo a prenderla e sentii la
bacchetta che aveva scelto Alistair mi venne quasi un colpo. Come quella di
Lily. Lo abbracciai e lui ricambiò emozionato, dicendomi che mi voleva bene.”
“Non lo
sapevo.”
Calò il
silenzio tra i due, poi Severus sollevò il viso e guardò negli occhi Silente.
“Tra poco
non vivremo più momenti del genere, momenti felici che valgono la pena di
essere ricordati.” Fece una pausa. “Dopo la morte di Lily mi sono ripromesso
che non gli sarebbe successo niente, che nessuno gli avrebbe torto anche solo
un capello. Eppure, ora, sono io a metterlo in pericolo.” Ringhiò. “Su tuo
ordine.” Strinse i pugni. “Se gli succedesse qualcosa, qualsiasi cosa, non me
lo perdonerei mai. Non te lo perdonerei mai.”
L’anziano
mago lo guardò negli occhi, fece un passo in avanti e gli mise entrambe le mani
sulle spalle.
“Andrà
tutto bene, Severus. Andrà tutto bene.” Strinse la presa.
Il
professore chiuse gli occhi, per riaprirli immediatamente quando sentì la porta
dell’infermeria aprirsi. Superò Silente e guardò interrogativamente il
chirurmago che si stava asciugando le mani in un asciugamano.
“Allora?”
Domandò ansioso.
“L’operazione
è riuscita perfettamente, non ci sono state complicazioni. Unica cosa, rimarrà
una piccola cicatrice, purtroppo non si può far niente.” Sorrise soddisfatto.
“Ora sta riposando, ma se vuole può pure entrare.”
Non
appena sentì l’ultima parola si fiondò dentro la stanza. Percorse rapidamente
la strada che lo separava dal letto di Alistair e quando lo vide dormire
beatamente si tranquillizzò, tirando un sospiro di sollievo.
“L’operazione
è andata fantasticamente bene, ragazzo.” Gli fece sapere Madama Chips con un
sorriso.
“Lo so.”
Annuì, senza mai staccare gli occhi dal figlio, fregandosene del fatto di
essere stato chiamato ancora una volta < ragazzo >.
Madama
Chips fece un cenno col capo, si voltò e sparì nel proprio ufficio.
Severus
estrasse la bacchetta, evocò una sedia e si sedette, mentre alle sue spalle
Silente si informava sull’andamento dell’operazione e sui tempi di recupero.
“Grazie
mille, dottor Troophy.” Strinse la mano all’uomo.
Il
chirurmago ricambiò la stretta, fece un cenno col capo, prese la valigetta che
aveva abbandonato ai suoi piedi e si incamminò, stanco, verso l’uscita. Lo
guardò voltare l’angolo, poi entrò in infermeria e subito si fermò. Severus era
seduto vicino ad Alistair, stringeva la sua mano e si era addormentato,
sfinito, le braccia poggiate sul letto a far da cuscino alla testa.
Sorrise e
sentì una stretta allo stomaco, sentendosi in colpa per quello a cui li stava
condannando, soprattutto per Alistair che non aveva mai avuto scelta e mai
l’avrebbe avuta.
Scosse il
capo, ripetendosi che era necessario e non poteva essere altrimenti.
Diede
un’ultima occhiata ai due, chiuse la porta dell’infermeria e si allontanò, le
mani dietro la schiena.
Visto? Alistair non è scomparso, non c’è stato bisogno di chiamare Chi l’ha visto! Zio Voldie non l’ha rapito, nessuna passaporta, nessun water carnivoro! Era una semplice e banale appendicite u.u E sì, potete pure insultarmi u.u Sono parecchio bastarda u.u
Non per altro adoro fare quei bellissimi finali che mia moglie ha chiamato “finali bastardi alla elly” u.u
Una cosa, le due mosse che Madama Chips attua sono la Manovra di Blumberg (la prima) e la manovra dello psoas. Grazie Wikipedia u.u
Per il resto non mi sembra che ci sia altro da precisare, quindi direi di passare ai ringraziamenti.
Grazie alle 46 persone che hanno messo Father Be With Me Tonight tra i preferiti, alle 20 che la ricordano e alle 72 che la seguono. Non so veramente come ringraziarvi…a parte continuando a scrivere (:
Ed ora le risposte ai commenti (anche a quelli lasciati nei capitoli precedenti):
- Mrs_weasley: grazie mille *.* Sono proprio contenta che ti piaccia! Soprattutto per Alistair! La prima volta che ho pensato all’idea di dare un figlio a Sevy e Lily sono scoppiata a ridere, pensando fosse una cavolata xD Ed invece la mia mente malata ha partorito questa storia (: Sono ancora più contenta che ti piaccia Severus <3 E non per essere ripetitiva, ma grazie mille dei tantissimi complimenti <3 Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto <3
- Malandrina94: eh beh, era normale che si sentisse la mancanza di Alistair :P Fatto apposta per mettervi in ansia u.u Dopo questo capitolo penso che tu abbia capito che Eric non farà MAI sul serio con nessuna ragazza xD Puoi ben dirlo, sono molto bastarda u.u Slytherin nel cuore u.u Grazie ancora per tutti i complimenti <3
- MooNRiSinG: eli, mia cara, dovresti saperlo che sono una donna crudele u.u Se mi uccidi…poi non scoprirai come va a finire fra questi due u.u Poi scusa, mica è colpa mia se Alistair aveva l’appendicite u.u Prossima volta chiamiamo George (pace all’anima sua) per farlo operare :P
- Nami_san: non posso tenerti sulle spine in questo modo? Oh sì, posso farlo eccome u.u E lo faccio anche u.u *muaahahaha * Eric si è comportato normalmente, come vedi ha avuto un week end bello pieno xD Va bene un Severus più preoccupato per il figlio…ma farlo diventare “buono” con quel branco di idioti di Gryffindor? GIAMMAI! Tranquilla, non ti dico niente u.u So quanto sono odiosi gli spoiler muahahahahaha! Sì, puoi dirlo, sono stronza. E tanto u.u Ebbene sì, Eric ce l’ha fatta! Si è portato a letto Ginny! Per quanto riguarda il “triangolo” Ron-Hermione-Alistair…vedrai vedrai :P Non mancheranno certo gli scontri u.u Harry sì, è un grande amico <3 Grazie ancora per i complimenti <3
- MissRoseHale: awwww, ma grassie cucciola <3 Effettivamente al povero Ron sto facendo fare la parte del pirla xD Però l’ho sempre visto così :P E dato che è molto geloso…non poteva non chiederlo :P Oh, sì, quanto ho adorato la scena del “sei a Diagon Alley?” *.* Mamma Row fa solo intuire questo rapporto, io invece ho deciso di sottolinearlo <3 Eric&Ginny….muahahaha! Lo so che era la cosa che aspettavi di più u.u Ginny non è stata allocca…semplicemente ha 14 anni e si è lasciata abbindolare da quel gran tocco di figo di Eric u.u Gran tocco di figo che sa giocare bene le sue carte xD Tra l’altro sembrava diverso dal solito Eric…sembrava quasi come Alistair! Per la versione di Eric…non mi sbilancio u.u Direi che ho bilanciato per bene l’assenza dei nostri due Slytherin preferiti con questo capitolo <3 Puoi giurarci che continuo così, cucciola <3
- Niki_Black: Piccola Miss, ci tengo a farle notare che sei stata tu ad attaccare bottone u.u E adoro tormentarti u.u CRUCIO *.* Tranquilla, piano piano riuscirò a portarti dalla mia parte e a farti scordare la tua parte buona u.u Awwww, me tanto felice che adori questa storia partorita dalla mia mente bacata <3 Tranquilla, adoro i tuoi sfasi u.u Ma parliamo del capitolo : Alistair non era scomparso, era semplicemente in camera sua distrutto dal dolore u.u Alle altre 20 ipotesi che hai formulato (come hai potuto dimenticarti della Signora in Giallo? T_T ) ho già risposto in fb sulla mia paginetta (pubblicità occulta). Sai, adoro i tuoi sfasi, soprattutto Silente con i capelli arancioni *_* E come vedi ho anche rimediato all’assenza di personaggi con i capelli rossi u.u Ah, tra l’altro anche io avrei ceduto subito ad Eric u.u Promuovo il tuo nuovo motto u.u Grazie mille per i complimenti <3 a stasera su fb <3
- JuliaSnape: Grifondoro rinnegata, come vedi Alistair non ha sedotto e abbandonato la povera Hermione, semplicemente è stecchito a letto :P grazie mille ancora per i complimenti <3<3<3
- Neptunia: Lea cara, mi riempi di emozione dicendomi così *______* E grazie per avermi rassicuranta l’altra sera in fb <3 Mamma, a ben vedere quasi tutte le mie lettrici mi seguono perché mi sto facendo una pubblicità paurosa sulla pagina xD Ma vabbè, sono i vantaggi di essere admin di una pagina con 20'400 fan u.u Ok, la smetto di gasarmi per la mia bellissima, stupenda e favol…ok, basta seriamente u.u Come hai potuto notare, lo sciacquone del bagno è innocente u.u Oh, sei sempre troppo gentile <3 Geniale, addirittura *.* <3 Sono proprio contenta che ti piaccia come stanno venendo fuori i vari personaggi! Per quanto riguarda Ginny…è semplice credere ad un figo pauroso che ti guarda in quel modo, che ti parla in quel modo, che vuole picchiare il tuo ragazzo per aver baciato un’altra quando hai 14 anni. Hermione è proprio alla sua prima cotta, eh già già <3 Carissima, tu mi fai troppi complimenti, seriamente! Inizierò veramente a credere di scrivere bene! Tranquilla, non mi annoi mai <3 baci baci <3
- Lauletta: perfetto, esagerata *.* E puoi giurarci che continuo così u.u Sono sadica u.u Per quanto riguarda la tua idea con Eric…mettiti in fila, prima ci sono io u.u Grazie mille per i complimenti <3
- Alida: ebbene sì, Ginny con Eric! Un maledettissimo, detestabile, bellissimo, ingannatore, approfittatore Serpeverde razzista! Per quanto riguarda la domanda…i titoli dei capitoli li scrivo in inglese perché (non prendermi per pazza) spesso mi viene spontaneo pensarli in inglese XD Mi piace molto come lingua e dato che la storia è ambientata in Scozia mi sembra “giusto” mettere i titoli in inglese (: Come vedi vi ho restituito Alistair…anche se senza appendice :P baci <3
- Morghi: oh, yes! Hermione è proprio in fase “paranoie mentali”. E qual è il modo migliore per non pensarci? Stare con la migliore amica <3 Guarda, penso che siamo in tante a voler fare quello che Ginny ha fatto con Eric u.u Ed ora hai saputo che fine ha fatto il caro Alistair :D Grazie mille per i complimenti <3 Le mie sono andate bene dai! Mi sono divertita parecchio, specialmente la prima settimana ^^ <3
- MelCullen: come si fa a non amare Alistair? *.* Effettivamente Eric è un grandissimo bastardo hijo de puta ma non riesco a non amarlo <3 Per quanto riguarda Hermione…beh lei si vorrebbe buttare subito tra le braccia di Al, ma è Al che ci sta andando piano per non rovinare niente xD Oh, il dialogo Alistair e Severus avverrà tra tanti tanti tanti capitoli. E il confronto tra fratellastri …fammici pensare….mumble mumble…l’avrai….prima o poi muahahahahah :P grazie mille per i tantissimi complimenti <3 baci <3
- Smemo92: wow, grazie! Addirittura folgorata *_* Sono proprio contenta che ti piaccia come sto giostrando i vari personaggi, ancora di più che ti piacciano i miei amati Slytherin <3 Per quanto riguarda Alistair a Serpeverde…beh le caratteristiche che Salazar apprezzava erano la furbizia, l’astuzia, l’intelligenza, l’ambizione, determinazione e un certo senso di conservazione che li spinge ad aspettare di agire, guardare la situazione e poi decidere. Sono tutti tratti che si possono trovare in Alistair, soprattutto l’ambizione: è uno di quelli che fa tutto il possibile per raggiungere il proprio scopo. E diciamocelo, sa essere un grandissimo bastardo xD Come hai scoperto in questo capitolo…non è scomparso per rimuginare su quello che ha scoperto, fosse stato per lui sarebbe corso immediatamente da Hermione <3 Sono davvero felice che il pezzo del “io ti credo” ti abbia emozionata <3 Eric…oh, Eric! Il mio amato Eric! E’ un maledetto bastardo, incapace di amare chiunque all’infuori di se stesso, la sua famiglia e il suo migliore amico! Penso che da questo capitolo tu abbia capito com’è Eric, che nessuna donna avrà mai il suo cuore… Lo so, sono ripetitiva, ma grazie mille per i complimenti *.* Sev lo amo davvero (noooo, non si nota xD ) e sto cercando di renderlo il meglio possibile <3 Per quanto riguarda il destino di Alistair non posso anticiparti nulla, sorry :P e ancora una volta, grazie infinite per tutti i complimenti <3<3<3
- Neviens: io venero Mamma Row <3 ho iniziato a seguirla dal 99, leggendo prima il Prigioniero di Azkaban, poi i primi due libri (tutt’ora il Prigioniero rimane tra i miei libri preferiti <3<3<3 ). Ti posso capire benissimo per la pubblicazione del settimo libro. Non è che a momenti piangevo…PIANGEVO xD Fai conto che l’altro giorno ero alla Feltrinelli, ho trovato gli HP in inglese, ho preso il 7 e mi sono riletta un pezzo del Racconto del Principe (capitolo più bello di tutta la saga *____* ) e dopo il fatidico “Dopo tutto questo tempo?” “Sempre” ho dovuto chiuderlo e allontanarmi di corsa perché stavo per scoppiare a piangere (della serie che la gente mi prendeva per pazza, complice il fatto che accarezzavo le pagine del libro come fossero un cuccioletto *.* ). Grazie per reputare la mia una bellissima idea *.* Inizialmente era una battuta, poi mi è venuta in mente la trama generale…et voila! Per quanto riguarda Sev, io l’ho sempre amato *.* Sono molto molto contenta che ti piaccia la coppia Alistair&Hermione <3 Io adoro Ron%Hermione, ma lo devo ammettere, mi sono innamorata anch’io di questi due <3 Per quanto riguarda la storia…l’unica cosa che Alistair sa di sua madre è che si chiama Lily, che ha i suoi stessi occhi e che è una Purosangue (bugia che gli ha detto il padre). Sev non parla mai mai mai di lei, a parte in qualche rara occasione (per esempio quando racconta ad Alistair come è stato scelto il suo nome): è una ferita ancora aperta, una ferita che non si rimarginerà mai. Per quanto riguarda Lord V (fantastico, non ci avevo mai pensato a chiamarlo così *.* ) chiede solo ora di Alistair per il semplice fatto che prima non era in forze. Ora, dopo tutto quello che ha passato, scopre che il ragazzo vuole diventare un Medimago, cosa che potrebbe tornargli alquanto utile. E mi sono sbilanciata già troppo (: ti ringrazio ancora per tutti i complimenti <3 virtual hug <3
Inoltre vorrei ringraziare infinitamente tutti coloro che leggono la mia ff, specialmente chi mi segue sulla mia pagina e mi dicono cosa ne pensano lì <3 Grazie mille <3
Come sempre ringrazio anche la mia mentore <3 Grazie mille, darling <3
Colgo l’occasione per ricordarvi che aggiorno ogni venerdì (:
Ci si legge settimana prossima (spero).
Elyl <3