Probabilmente
quel giorno mi addormentai molto tardi, perché la mattina
seguente mi sveglia
alle undici.
Il mio
risveglio fu graziato dalla presenza di Luke, che mi fece iniziare la
giornata
con un sorriso ammagliante che mi fece girare la testa.
Ma la sua
espressione cambiò all'improvviso, divenendo cupa e
preoccupata,
particolarmente pensierosa.
-
Dobbiamo andarcene da qui - mi disse Luke all'improvviso.
- Cosa?
Non capisco cosa vuoi dirmi. - Credevo di non aver capito bene, dato
che ero
ancora insonnolita.
- Voglio
dire che se non vuoi che tua madre provi a chiamare la polizia, o
peggio, per
trovarti, dobbiamo andarcene da qui.
- Giusto.
- Dissi poco convinta. Non perché la questione non mi
interessasse, ma perché
non riuscivo ancora ad afferrare pienamente il concetto.
- Io so
che tu sei nata e cresciuta qua. Ovviamente non sei abituata agli
spostamenti
frequenti come me. Infatti io ogni tre o quattro anni devo cambiare
residenza,
perché non invecchio e non invecchierò mai, e la
gente si pone molte, troppe
domande.
- Per te
farei qualunque cosa.
- Ma non
è per me che voglio fare questo. E' per noi due, per poter
vivere serenamente
come una coppia qualunque.
-
D'accordo. Se è l'unico modo per fuggire da mia madre e per
poter stare con te,
lo farò.
Mi
sorrise, e mi strinse in un forte abbraccio.
- Ah! -
gemetti piano io.
- Scusa.
Non sono riuscito a dosare la mia forza.
- Non c'è
problema. - dissi io ridendo.
Iniziammo
a ridere, non so per quale motivo. Non c'era una ragione precisa, e non
era la
prima volta che scoppiavamo in una risata fragorosa. Ma questa volta
era
diverso.
Avevamo
paura, non sapevamo cosa ci aspettava e dove saremmo andati a finire;
l'unico
modo per superare quell'ansia era ridere.
Quella
giornata passò in fretta. Ci sedemmo al tavolo della cucina
per decidere dove
andare, quando partire e come trovare un'abitazione.
Impiegammo
tutto il pomeriggio e a fine giornata era già tutto pronto.
Saremmo
andati in Italia, un qualunque Paese europeo. Io avevo proposto di
andare in
Germania, ma Luke non voleva tornare nella sua nazione natale, dove
aveva
passato i peggiori anni della sua vita umana.
Per noi
era facile: parlavamo la lingua inglese e ci avrebbero capiti ovunque,
per
nostra fortuna.
Saremmo
partiti il giorno seguente, ma l'ora non l'avevamo ancora decisa.
L'unica
cosa che ci rimaneva da fare era quella di confermare tutto andando in
un'agenzia
di viaggi e prenotare tutto. Sarebbe stato più comodo
utilizzare Internet, ma
Luke non disponeva di una connessione e non sarebbe stato possibile
riuscirci.
Per
l'appartamento non ci sarebbero stati problemi; Luke infatti aveva da
parte un
bel po' di soldi, e saremmo riusciti a sistemarci in un posto carino.
Non
avevamo bisogno di un luogo sofisticato e lussuoso, o troppo spazioso;
a noi
bastava una casetta carina dove vivere per sempre.
Sì,
perché sentivo che saremmo rimasti insieme per tutta la
vita. Beh, la mia vita.
Lui
sarebbe vissuto per sempre, a meno che non fosse stato ucciso prima;
perché i
vampiri non muoiono di morte naturale.
Ma come
si uccide un vampiro?
Questa
domanda mi tormentava da un po'. Luke non aveva mai toccato
l'argomento, e
sembrava intenzionato a non farlo.
Stavamo
finendo di sistemare un po' di cose quando gli chiesi: - Posso farti
una
domanda?
- Certo.
Un attimo… Fatto. Dicevi?
- Beh, tu
mi hai detto che un vampiro non può morire di vecchiaia, di
malattia o
semplicemente di morte naturale, giusto?
- Giusto.
- Era un po' preso dai suoi pensieri, perché stava finendo
di compilare delle
carte che avrebbe spedito ad un suo conoscente esperto nel falsificare
le carte
d'identità.
Era
proprio quello che ci serviva. Una carta d'identità falsa.
Ci
saremmo dichiarati fratello e sorella, Dylan e Susan Stewart, orfani
sia di
padre che di madre.
Non
volevamo lasciar uscire troppo allo scoperto la nostra relazione,
così avremmo
finto di essere ciò che rimaneva di un'allegra e normale
famiglia.
-
Insomma, - continuai - vado dritta al punto. Vorrei sapere come si
uccide un
vampiro?
Improvvisamente,
Luke fece cadere a terra la penna che teneva in mano. A quanto pareva
la mia
domanda lo aveva parecchio turbato. Non capivo se fosse a causa della
parola
"vampiro" che era uscita dalla mia bocca, o forse era per il contesto
della mia richiesta.
- E' un
po' complicato da spiegare. Ma è meglio che tu lo sappia.
Insomma, prima o poi
dovrai conoscere tutto del mondo da cui provengo.
Fece un
respiro profondo, prese fiato e iniziò a parlare.
Si stava
comportando esattamente come quando mi aveva parlato della sua
trasformazione,
della sua storia.
Faticava
a parlare di questi argomenti con me. Era un po' come se volesse
lasciarmi
fuori da tutta questa storia, come se volesse proteggere la mia
incolumità.
Come se avesse paura di qualcosa che prima o poi sarebbe dovuto accadere.
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento! E spero anche di essere riuscita a mantenere segreto il finale: ci tengo a realizzare un bell' "effetto sorpresa". ;)
Come sempre ringrazio Alice90cullen e vampiretta96 per le recensioni dello scorso e dei precedenti capitoli, e tutte le ragazze che hanno aggiunto la mia storia alle seguite o a quelle da ricordare.
Al prossimo aggiornamento.
Baci.
MartyCullen