Una
ragazza correva a perdifiato per le vie di Forks,
maledicendo il suo gatto e il vaso di orchidee della vicina che lo aveva
nascosto.
“Alyssa!
Non è ancora cominciata la scuola e già corri?” Domandò una signora che stava
innaffiando i fiori nel suo giardino.
“Sì,
Juliet, sono in ritardo, devo scappare!” Disse senza
nemmeno fermarsi con un cenno della mano. La signora rise.
Finalmente,
dopo aver svoltato in un’altra via, arrivò in piazza. Si lasciò cadere
trafelata su una sedia poggiando il capo sulle mani.
“Aly, tutto bene, vero?” Chiese Sophia
guardandola.
Alyssa
alzò le mani. Prese profondi respiri e trovò il fiato: “Sì, tutto ok. Ero solo
un po’ in ritardo.”
“Non
dirmi che l’hai fatta tutta di corsa da casa tua?” Domandò Alice guardando la
via da cui era arrivata l’amica e cercando di valutare la distanza da lì a casa
sua.
“Sì”
Sospirò Alyssa.
Sophia
tossicchiò “Perfetto. Comunque, se proprio volevi fare una corsetta, potevi
andare sulle colline, panorama migliore, aria migliore.” E accompagnò il tutto con
un gesto della mano.
“Già,
quest’estate non dovevamo andare a correre?”
“Voi
dovevate! Io mi ero tirata indietro dall’inizio.” Puntualizzò Alice.
“Peccato
che ormai sia settembre, tutto rimandato.”
“Potremmo
iscriverci in palestra.”
“Se
proprio non abbiamo altro da fare…”
“Scusate”
Disse Alyssa mentre finiva di riprendersi “Fanny e Thamara
dove sono?”
“Devono
ancora arrivare. D’altronde è il primo giorno per Fanny, magari l’hanno
trattenuta.”
“Tutta
questa fatica e non ero nemmeno l’ultima?” Si demoralizzò Alyssa.
Risero
“No, ma se ti consola si sentiva la sua mancanza, eravamo molto depresse, sai…” Disse Alice con la faccia seria.
“Immagino.”
“Ecco
le ultime due!” Esclamò Sophia. “Come è andato il
primo giorno?”
Fanny
era la più grande nel gruppo. Mentre le altre amiche ancora frequentavano il
liceo, lei si stava laureando in medicina e le era stato proposto un periodo di
praticantato. Ovviamente aveva accettato e l’ospedale di Forks,
la sua città natale, era stato ben lieto di accoglierla.
“Una
meraviglia!” Disse con un sorrisone.
“Allora,
dai racconta!”
“Veramente
la mattinata non è stata un granchè. Mi hanno
mostrato i reparti, mi hanno fatto firmare un sacco di fogli, mi hanno
insegnato ad usare un cercapersone…”
“Un
cercapersone? E’ solo praticantato e già devi essere reperibile?”
“No,
a casa no. Ma nell’orario di lavoro sì e i medici usano il cercapersone per
trovarsi da una parte all’altra dell’ospedale.”
“Ah
ecco.”
“Insomma,
la mattinata una noia.” Tirò le somme Alyssa “Nemmeno un po’ di sangue.” Sophia e Alice la guardarono male, loro soffrivano alla
vista del sangue. Alyssa lo sapeva bene e l’aveva ricordato apposta, facendo
loro una linguaccia. Poi si voltò verso Thamara,
anche lei non sarebbe proprio stata a suo agio a fare il medico. Stranamente
l’amica aveva uno sguardo spento, vuoto.
Fanny
intercettò quello sguardo e riprese a parlare, meglio dare prima le belle
notizie. “Ma ho rivalutato tutto il pomeriggio! Come sapete, devo lavorare come
praticante di un dottore. E ne è arrivato uno nuovo in città da poco. Così i
responsabili mi hanno affidata a lui, sia perché ha un curriculum eccezionale,
sia perché io conosco gli abitanti di Forks e i loro
stili di vita e questo può essere utile nelle diagnosi.”
“Ah,
ho capito! Deve essere il dottor Cullen, la sua
famiglia si è appena trasferita.”
“Già.
Proprio lui.”
“Com’è?
Gentile? O ti fa sgobbare?”
“Gentilissimo!
Sembra uscito da un’altra epoca. Non so come spiegarlo…
E poi è bellissimo, ha un fascino incredibile! Non ho mai visto nessuno così perfetto…”
“Altro
no?” Chiese Sophia ironica.
“Mi
sa che dovremo vederlo.”
“Concorderete
con me.”
“In
effetti tu non hai gusti facili. Eppure, anche andando all’università ne hai
conosciuti di ragazzi, ma non è mai successo nulla. La tua vita sentimentale è
una noia. O dovrei dire era?”
“Quanti
anni ha?” Chiese Sophia.
“25,
o giù di lì, non gliel’ho chiesto.”
“Due
anni sono una differenza di età accettabile.” Disse Alyssa.
“Decisamente”
Concordò Alice.
Calò
un momento di silenzio. “Tu Thamara cosa racconti?”
“Voglio
buttarmi da un ponte.” Disse tetra.
Le
ragazze si scambiarono uno sguardo. “Ehi, cosa è successo?” Chiese Alyssa
toccandole una mano.
“Baciava
un’altra.”
“Su,
proviamo ad indovinare il soggetto” Disse Alice.
“Scelta
difficile ma opterei per Alex.” Concluse Sophia.
Thamara
le incenerì con lo sguardo.
“Dove
l’hai visto?” Chiese Alyssa.
“Sul
muretto del parco.”
“Chi
era la ragazza?”
“Jessica”
Rispose Thamara abbassando le spalle.
“Oh
non preoccuparti allora! Non può durare tanto, il suo massimo è stato… quanto? due mesi?” Disse Fanny.
“Solo
perché lui aveva passato due settimane in Messico, in cui lei non ha potuto
sentirlo nemmeno per mollarlo.” Puntualizzò Alice.
“E
comunque non è nemmeno fedele, si sa, quindi non preoccuparti.” Concluse Sophia.
Thamara
rimase in silenzio.
“Non
si potrebbe parlare con Jacob?” Propose Alyssa.
“Non
sono più amici come una volta. Ve l’ho detto, da quando si è messo a uscire con
la combriccola di Sam non si sentono più.” Rispose Sophia.
“E
a proposito di Jake, cosa ci dici Sophy?”
“Cosa
dovrei dirvi?”
“Se
non sbaglio eravate fidanzati.”
“Avevamo
tre anni!”
“Questo
è un dettaglio.”
“Non
potrei vederlo come fidanzato, è solo un grande amico.”
“E
chi lo dice che non puoi?”
Sophia
si arrese, poggiando il viso sulle mani. Poi si riprese “Parlando di amori- e
fece il gesto delle virgolette- se non sbaglio si è trovato qualcuno che ti
sopporta, vero Aly?”
“La
sopporta solo perché non la conosce.” Precisò Alice ridendo.
“Ma
che arpie!”
“Ah,
è vero, scusa. La vostra è una approfondita conoscenza tramite messaggi.
Scusa.” La canzonò Fanny.
“Non
c’entra! E’ così tenero…”
“Ooooooohhhhhh”
“Come
un elefante!” Si illuminò Thamara. Ella amava gli
elefanti; anzi, ne aveva una ossessione, poiché sosteneva che il suo Alex
somigliasse tanto a loro.
“Primo:
gli elefanti non sono teneri. Piuttosto le scimmie. Secondo: Anthony non è
tenero.” Ribattè Fanny.
“Io
non sono ancora riuscita a capire come è cominciata questa…
questa… diciamo conoscenza, va’.” Disse Alice.
“Ero
in montagna con mia madre e quando sono tornata a casa ho cominciato a ricevere
i messaggi di Anthony. Mi ha detto di avermi notata in hotel e di aver chiesto
il numero alla recepsion. E così abbiamo iniziato a sentirci… E’ espansivo ma mi ha detto che con gli altri non
riesce ad essere così…”
“Lo
sai vero che lo stalking è un reato?” Chiese Sophia.
“Sì.”
Rispose Alyssa guardandola di sbieco.
“No,
sai, perché sei mia amica, non vorrei che ti succedessero cose brutte…”
“Mi
fido di lui! Siamo in sintonia! E poi gli ho solo detto che sto a Forks, non sa dove abito precisamente!”
“Ma
potrebbe sgraffignare l’informazione, come ha fatto col numero di cellulare…”
“Ecco
che ricominciano, cane e gatto!” Esclamò Alice.
“Venendo
a cosa più serie… hai notato qualche ragazzo carino
in hotel? Hai un’idea di chi sia Anthony?” Cominciò Thamara.
“No,
affatto. C’era un ragazzo carino, ma troppo grande per noi, al massimo per te,
Fanny. E comunque era fidanzato, mentre Anthony è libero. Inoltre ho sentito la
bionda, la sua fidanzata, che lo chiamava Emmet.”
“Dunque,
oltre a essere uno stalker è pure un cesso! Ma
perfetto! Proprio tu li vai a cercare!” Le disse Fanny.
“Oh,
ma insomma, tutte contro di me siete?”
“Ma
no! E’ che ci divertiamo a prenderti in giro, lo sai, siamo delle arpie…” Disse Thamara.
“Comunque
non solo lui. Dacci tempo di conoscere questo Carlisle
e vedrai cosa gli diciamo…” Puntualizzò Sophia.
“E
con Alex stiamo già dando.” Intervenne Fanny.
“Allie, tu, in tema d’amore, non aggiungi nulla?” Chiese
Tamara.
“Per
ora no. E visto come trattate quelle persone comincio a sperare che sia un no
per molto tempo.”
“Invece
deve diventare un sì velocemente! L’amore è una cosa meravigliosa, dolce,
tenera, è essere pervasi di qualcosa di più potente del corpo, del tempo…” Si perse Thamara.
Le
altre si guardarono “D’accordo, Thammy Thammy.” E risero. “Comunque Carlisle
ha dei figli. Dovrebbero avere più o meno la vostra età.” Disse Fanny.
“Quindi
li conosceremo a scuola, immagino.”
“Già.”
“Improvvisamente
mi sento piena di energie per affrontare ciò che ci riserva la Forks High School!” Disse Alice
agitando un pugno.
“Io
invece sono sempre più depressa…” Disse Thamara.
“Allora
magari stasera, già che vi fermate tutte a dormire da me, si potrebbe guardare
Profondo Rosso.” Propose Fanny.
Alle
facce disgustate di Sophia ed Alice, Thamara si infervorò “E’ assolutamente da vedere! Non
potete non imprimerlo nelle vostre pupille!”
“C’è
il sangue…”
“Ed
è un horror, proprio non il nostro genere.”
“Vedremo,
vedremo” Disse Thamara pensando che piuttosto le
avrebbe legate alla sedia. “Però, prima di venire da te Fanny devo passare dai
Newton prima che chiudano.”
“Cosa
devi comprare?”
“Un
cacciavite.”
Alice
rise “Una volta mio padre mi ha mandato a comprare delle viti. Le ho prese di
tre misure più grandi, da allora non mi manda più dai Newton, se ha bisogno va
lui direttamente.”
“Oh
no, non è per mio padre. E’ per me.”
Le
ragazze la fissarono tutte. “Cosa?” Esclamò Fanny.
“Sì!
Voglio tenere un cacciavite nella borsa. E’ utile a qualunque evenienza.”
Spiegò Thamara.
Sophia
tossicchiò nel silenzio generale.
“Ti
accompagno. Voglio vedere se hai il coraggio di comprarlo sul serio.” Disse
Alice.
“Andiamo
allora.” Concluse Thamara alzandosi.
“Sophy, cerca un film mentre la porto via!” Sillabò Alice da
dietro la schiena di Tamara. Sophia fece un cenno
d’assenso, Alyssa e Fanny risero.
Il
negozio dei Newton era piccolo ma ben fornito. Non c’era nemmeno uno spazio
libero, tutto era impilato ed accatastato all’apparenza senza un minimo di
ordine ma tutti trovavano quello che cercavano. Il negozio non era mai cambiato
negli anni e nessuno si era mai lamentato.
“Tuttavia
un po’ di spazio in più farebbe comodo…” Pensò Alice
mentre, in piedi accanto a Thamara vicino allo
scaffale dei cacciaviti, osservava un ragazzo castano ramato cercare di poggiare
sul bancone la scatola di una tenda da campeggio con scarsi risultati. Alla
fine rinunciò e la tenne tra le sue braccia, aspettando che qualcuno del
negozio si facesse vivo per pagare.
Poiché
i cacciaviti di Thamara non le interessavano, Alice
si soffermò a studiare quel ragazzo. Era carino e non l’aveva mai visto prima
in città. Probabilmente, si disse, si sarebbe fermato una settimana o poco più
per una vacanza in campeggio, vista l’attrezzatura.
“Edward,
credo che dovremmo prendere anche questo.” Disse un ragazzo biondo
avvicinandosi all’altro con una scatola in mano.
Alice
rimase come pietrificata, osservandolo.
“Non
credo ci serva, Jasper.” Disse il ragazzo chiamato Edward con il tono di chi
sta sottintendendo qualcosa di ovvio.
“Può
essere utile in ogni evenienza, invece.” Ribattè
l’altro.
“Non
credo si verificherà.”
“Ma
potrebbe.”
Thamara
osservava la scena da dietro l’amica. Capiva che i due non volevano parlare
chiaramente lì, il negozio era troppo piccolo e anche con tutta la buona
volontà lei ed Alice non sarebbero riuscite a non ascoltare. Ma in quel momento
non le importava.
Aveva
visto, negli occhi di Alice che guardavano quel Jasper, la dolcezza dell’amore.
Era lì, di fondo, mentre il suo sguardo si posava su quel ragazzo. E sorrideva.
Non
poteva non cogliere l’occasione per renderla felice. Velocemente la spinse in
avanti, proprio contro quei ragazzi.
Alice
finì proprio addosso al biondo e stava per cadere ulteriormente in avanti
quando il castano la prese per le spalle riportandola in posizione verticale.
Anche
se era avvenuto attraverso la maglietta, Alice aveva avvertito il tocco freddo
delle sue mani. “Scusa, ho le mani fredde.” Disse lui con un sorriso, come per
scusarsi.
“No,
nulla figurati.” Disse lei.
Poi
si rivolse a Jasper che la guardava con occhi sgranati “Scusami. Io non volevo
finirti addosso- disse arrossendo- ma Thamara mi ha
dato un colpo e…”
“Figurati.
Non c’è stato alcun problema. Sono sicuro che non era nelle tue intenzioni
arrecarmi disturbo.” Rispose lui con un sorriso. Tuttavia Alice notò gli angoli
della bocca tirati.
“Bene
–disse lei a disagio- sono felice che tu mi abbia capita” E gli sorrise
apertamente.
Il
viso del ragazzo sembrò distendersi ulteriormente mentre osservava Alice.
“Ti
chiami Jasper, vero? E tu Edward? Vi abbiamo sentiti prima…”
Disse Thamara interrompendo l’imbarazzante silenzio
creatosi.
“Già.”
Dopo
un altro momento in cui nessuno parlò Alice intervenne “Forse dovremmo
continuare la nostra ricerca, Thamara.”
“Non
serve. Ho già trovato!” Spiegò lei estraendo un cacciavite da dietro la schiena
ed avvicinandosi anch’essa al bancone.
“Hai
trovato? Oh bene, è un ottimo modello, impugnatura ergonomica, resistente, tuo
padre si troverà bene ad utilizzarlo.” Commentò la signora Newton spuntando da
dietro il bancone.
“Veramente…” Cominciò Thamara.
“Sì,
è quello che le ho detto anche io. Con meno termini tecnici, ovviamente”
Aggiunse Alice vedendo lo sguardo della signora ma facendo capire a Thamara che era meglio se teneva per sé il fatto che il
cacciavite sarebbe rimasto nella sua borsa.
Edward
fu colto da uno spasmo di tosse abbastanza violento che fece sobbalzare tutti.
Mentre
Thamara e la signora Newton si preoccupavano di
capire se avesse bisogno di aiuto, Alice notò che lo sguardo di Jasper era
schizzato velocemente all’uscita, poi sul retro del locale, infine aveva
esaminato la strada. Non lo aveva visto bene ma era sicura che fosse andata
così.
“Tutto
bene, tutto bene. Deve essermi andata di traverso la saliva.” Disse Edward con
un sorriso sulle labbra mentre Tamara stava per colpirgli la schiena.
Ad
Alice non sfuggì lo sguardo che lanciò a Jasper, come per tranquillizzarlo.
Velocemente
Edward pagò la tenda e il fornelletto da campeggio che Jasper gli porgeva e
sparì con lui fuori dal negozio, mentre la signora Newton commentava: “Mi
avevano detto che erano ragazzi fragili” e Thamara si
concentrava su Alice, che aveva la sensazione che quei ragazzi sarebbero
diventati importanti.
A Sophia (visto che
ti metto per prima, eh!), la pessimista, che mi riporta coi piedi per terra.
A Thamara,
la romantica sognatrice, che mi manda la testa fra le nuvole.
Ad Alyssa, la mia milanese, che sa
sempre come consolare.
A Fanny, l’allegra viaggiatrice, che
si prodiga in pensieri ed azioni assurdi.