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Autore: MihaChan    11/09/2010    2 recensioni
Un affare grosso in pentola, una parola di troppo, usata per fare una bella impressione, per dimostrarti una persona matura, seria, intenta a crearsi un futuro, quando in realtà il tuo unico pensiero è divertirti. Peccato che poi le belle parole ti si ritorcano contro. La paura che tutto vada in fumo t’invade, già t’immagini, nonostante la maggiore età, le ramanzine di tuo padre, e ti maledici mordendoti la lingua, dannatamente eloquente.Fortunatamente c’è lui, il tuo caro vecchio –e ottimo- amico, che, saputa la notizia, trova con rapidità la soluzione, e ovviamente, quando ti spiega il suo “geniale” piano, rimani molto perplesso, ma controvoglia, ti ritrovi costretto ad accettare la cosa, poiché forse, è l’ultima –e unica- ancora di salvezza –anche se non ne sei pienamente convinto- per il casino che TU hai creato. Sei nella merda, ragazzo mio… Complimenti.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axel, Nuovo personaggio, Organizzazione XIII, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco, Contesto generale/vago
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Capitolo 01

Trovata!





Erano solo le dieci del mattino e già avevo voglia di scappare da quell’ufficio.
Mi piaceva il mio lavoro, vivevo in quell’ambiente da quando ero un embrione, ma la voglia di uscire con i miei cari e vecchi compagni d’università, andare in disco o in qualche locale In, conoscere belle pulzelle, andare al cinema… Insomma, volevo fare come ai bei vecchi tempi.
Non che non potessi farlo, ma avendoci tutte quelle responsabilità sulle spalle, non potevo esigere a tali libertà… E le pulzelle, eh, beccavo sempre le solite ochette aristocratiche figlie di chissà chi che si concedevano con facilità, non che mi dispiacesse, ma mi sarebbe piaciuto conoscerne una diversa.
E invece, mi ritrovavo costretto a sentire i discorsi del mio caro Responsabile Amministrativo, in compagnia del Responsabile Commerciale e ai vari Manager. Mio padre fortunatamente non c’era… L’avevo spedito all’estero con mia madre, che reggeva sempre il mio gioco.

Uff… Sono due giorni che Dem non si fa sentire… E mancano tre giorni a Venerdì… Quanto tempo gli serve, ancora? Cavolo, non sono mai stato così nervoso in vita mia…
E… E se… E se non ne trovasse un’adatta per Venerdì?! E se mi portasse davvero una Battona da noleggiare??
Dio, perché mi sono affidato a lui? Perché?!
«Axeel, mi ascoooltihhh??»
Mi rimisi seduto per bene quando il Responsabile Amministrativo, gracchiando come solo lui era capace, mi fece tornare in mente che ero nel bel mezzo di una riunione.
«S-sì, scusate, pensavo al contratto con Mr. Murphy… Di che parlavamo, Zio Vexen?»
L’uomo di fronte a me –Responsabile Amministrativo- mi guardò trovo, ma che voleva? Era il fratello di mia madre, mi veniva spontaneo chiamarlo così!
«Allooooooora… Stavamo discutendo sui conti, stando a…»
Aaahh, sempre le solite cose…
Con la scusa di sistemarmi la gamba del pantalone, attivai un registratore nascosto sotto la scrivania, mi sarei ascoltato il suo lungo, immenso, noiosissimo discorso quando mi sarei sentito leggermente meno nervoso.
Sempre se quel giorno sarebbe arrivato.

Quando finalmente mi lasciarono libero, mi fiondai fuori dall’Hotel, saltando sulla Lamborghini sparendo da lì a tutta birra.
Basta, non ce la facevo più. Dovevo parlare con Dem, volevo sapere che era sulla buona strada, che aveva trovato qualcuno!
E poi, conoscendolo, era del tutto probabile che si fosse dimenticato della cosa!

Arrivai di fronte alla casa di Demyx dieci minuti dopo la partenza dall’Albergo –quanto in realtà ci sarebbero voluti ben venticinque di minuti per arrivare- e, dopo aver parcheggiato con la massima cautela l’auto, citofonai più volte, finché non mi rispose.
°°°Chi è?°°°
«Dem, sono io, Axel! Apri!»
°°°…Ma lo sai che ore sono…?°°°
«Sì, le due del pomeriggio, ora apri, su.»
°°°Aw… Ok, ok…Rompiballe…°°°
Salii al terzo piano, infilandomi nella porta numero 102, quella di Dem, che era ancora in mutande, mezzo addormentato e con tutti i capelli spettinati. Mi chiusi la porta alle spalle e mi accomodai sul divano, evitando di finire sopra qualcosa di poco gradevole. Sparì nella porta della cucina, per poi tornare con una birra tra le mani e sedersi sulla poltrona di fronte a me. Ci guardammo per un po’ in assoluto silenzio, non sembrava per niente intenzionato di tirare in ballo l’argomento… Lo sapevo, l’aveva dimenticato.
«Sai che giorno è oggi, Dem?»
«Hm… Mercoledì?» Domandò, fingendosi confuso.
«Esatto. E’ non credi d’esserti dimenticato qualcosa?» Chiesi, usando lo stesso finto tono confuso. Continuò a fingere di pensare per un po’, lo lasciai fare finché non persi la pazienza.
«Ti prego, dimmi che hai trovato qualche ragazza…»
«Io… Io ho cercato, te lo giuro! Ma non ne ho trovata una disponibile! Appena le spiegavo di cosa si trattava, mi urlavano “MA PER CHI M’HAI PRESA?! NON SONO UNA PUTTANA CHE SI FA AFFITTARE! DISGRAZIATO! DIFFAMATORE!”, ecc ecc ecc…»
«Ecco, lo sapevo io. Chi è così idiota da farsi affittare? E’ io che ti do anche retta! Perché cacchio mi sono affidato a te? Perché? PERCHE’?!»
«Stai calmo, Ax… Ci sono ancora un paio di ragazze al quale posso chiedere… Facciamo così! Ora mi preparo e andiamo da loro! Magari vedendoti accettano!»

Lo seguii da queste ragazze, che puntualmente ci davano la stessa risposta che Demyx mi aveva già detto in precedenza. Iniziai a sentirmi sconsolato, abbattuto, avevo voglia di scappare via, inventare una qualsiasi scusa, che so, che magari ero morto in un incidente Aereo, e sparire definitivamente.
No ok, stavo esagerando, ma non mi andava proprio di fallire nel contratto! Non volevo sorbirmi mio padre che mi rimproverava… Ne andava del mio futuro!

Camminavamo per le strade di Beverly Hills, in silenzio. Solo lo speaker nella radio rompeva quel silenzio davvero terrificante, specialmente se in auto con me c’era quel casinista di Demyx.
Ormai era sicuro, mi ero giocato tutto. Non avevo possibilità, avrei dovuto confessare tutto al Signor Murphy, che sicuramente non avrebbe preso bene la cosa…
Maledizione… Forse è il caso che mi tagli la lingua e impari il linguaggio dei gesti… Combinerei meno casini…
«AH!» Lo guardai con la coda dell’occhio, che aveva ora? «Axel!»
«Che c’è?» Chiesi sbuffando.
«Tu quanto sei disposto a sganciare?»
«Uh?»
«Insomma, a te questa ragazza serve solo per una cena, giusto?» Aggrottai le sopracciglia alla sua assurda domanda… «Demyx, quante volt…»
«E sei disposto a pagare qualsiasi prezzo?»
«Dem, mica stai pensando di prendere una battona? Lo sai che…»
«No, è che… Se sei disposto a sganciare un bel po’ di soldi, forse c’è una ragazza che accetterebbe l’offerta…»
« Ancora una ragazza?» Non che la cosa cambiasse la situazione, anche lei sicuramente ci avrebbe dato la medesima risposta, ma ormai… Avevamo fatto trenta, fare trentuno ci costava davvero poco. «Chi è questa?» Sussurrai.
«Una mia… Amica… Perché non ci ho pensato prima non lo so…»
«Perché sei scemo.» Risposi subito, mi lanciò una pallina di carta come vendetta, e di tutta risposta risi divertito, per poi tornare serio. «Comunque, sganciare quanto?»
«Beh, non so… Direi che ventimila vanno bene…»
«Ventimila?! Ma sei pazzo?!»
«Ehi! Non credo proprio che tu sia nella posizione di poterti lamentare! Chi è che si è messo nei casini, eh? Chi è che ha detto di esser sposato quando invece non è vero, eh? Chi ha invitato Murphy William a cena per fargli conoscere una moglie che non esiste, eh? EH? EH?!»
«Ok, ok, ok! Oh capito!!» Lo interruppi, alzando per un secondo le mani dallo sterzo.
«E poi, con tutti i soldi che ti ritrovi, ti preoccupi di ventimila dollari?!»»
«No! Però… Insomma, sono tanti per una cena…»
«Eh, lo so… Ma sei tu che ti sei messo nei cas…»
«Sì, sì! E’ inutile che lo ripeti!»

Gli dissi di indicarmi la strada per raggiungere la zona dove viveva questa ragazza, nel cammino mi fece prendere l’autostrada… Ma dove cavolo mi stava facendo andare?
«Ma… Dove vive?»
«A Riverside!*»
«Riverside?! Vabbé, un oretta e siamo li… Speriamo che ne valga la pena…»
«Sì! Ne vale la pena, garantisco!» Sorrise, convinto come mai, io non ero così sicuro, però.
«Mah…»

Dopo un oretta, arrivammo a Riverside, girammo ancora un po’, finché non scendemmo dall’auto, dirigendosi verso una libreria.
«Una libreria?» Chiesi perplesso, a me serviva una ragazza, non un libro.
«Sì. E’ la proprietaria.»
«Ah… Ok… Ma è carina?»
«Carina? Ma perché, io conosco ragazze brutte?» Roteai gli occhi, effettivamente, aveva ragione.
«Mi raccomando, Ax…» Mi disse, prima di entrare.
«Tu ti raccomandi me?! Sono io che mi devo raccomandare con te!»
«Suvvia! Andiamo!»
«Ok…»
Guardai quel piccolo negozio di libri, sempre più dubbioso…
«Demyx…»
«Sì?»

---

Un'altra giornata di lavoro quasi portata al termine, e come il solito, mi ritrovai a ricevere cinquanta chiamate del proprietario di casa che aspettava ansioso lo stipendio. Peccato che i soldi per poterlo pagare mi mancassero… E stavo vivendo un momento in cui dovevo prendere una decisione da fare per il mio futuro.
Insomma, se vendo l’azienda, posso pagare l’affitto, e dopo? Come faccio a vivere? Potrei andarmene a lavorare in un bar, o in un ristorante, ok, ma.. Non posso… Lui ha fatto così tanti sforzi per aprire questa Libreria… Non posso venderla, non posso cederla a nessuno… Non me lo perdonerebbe, mai.
«Uff…» Ero demoralizzata. Le cose andavano malissimo negli ultimi tempi, se continuavano ad andare così, mi sarei ritrovata costretta a tornarmene dai miei, e l’idea non mi allettava per niente.
Mio padre, lui mi avrebbe accolto a braccia aperte, aiutandomi in tutti i modi, sostenendomi, ma mia madre… Lei no. Lei aveva grandi progetti per me, voleva che facessi quello che lei non era riuscita a fare. Peccato che io non fossi dello stesso parere. Con lei era un continuo litigio.
Non accettò la mia scelta di non studiare Medicina. Non accettò la mia decisione di trasferirmi a Los Angeles, con Lui. Non accettò Lui, nonostante fosse stata la persona migliore che avessi mai incontrato nella mia vita, con il quale ero felice.
Come potevo tornare? Specialmente se ripensavo a quello che mi aveva urlato per telefono:
“PER ME, SEI MORTA! NON TORNARE MAI PIU’!!”
Ah… Come può una madre dire questo? Non lo capisco…

Ci sarebbe voluto un miracolo per risolvere i miei problemi… Una vincita alla lotteria… Un parente sconosciuto ricco che mi lasciava qualcosa in eredità… Una proposta appetibile…
Che vado a pensare…? Sto messa proprio male, per pensare a cose così…
«E-Elliot, mi puoi aiutare?»
Alzai la testa da tutti quei fogli maledetti, e sorrisi quando vidi il mio piccolo aiutante reggere a stento una pila lunghissima di libri. Mi alzai e lo raggiunsi, togliendoglieli dalle mani.
«Grazie! Woh, erano davvero pesanti…» Disse, asciugandosi con la manica della maglia la fronte ricolma di sudore.
«Non dovresti prenderne di così tanti in una volta sola, Zexion.» Lo ripresi, senza però abbandonare il sorriso.
«Pensavo di farcela!» Si lamentò, gonfiando le guance. Scoppiai a ridere, adoravo quando faceva quel faccino!
«Dai, ti aiuto a metterli a posto»
«No! Ci riesco da solo!» Sbraitò convinto. «Vorrei solo che me li portassi fino a li…»
«Ok… Andiamo.» Decisi di accontentarlo. Zexion non lavorava per me, era minorenne, figuriamoci se mi approfittavo di un bambino, semplicemente, vista la sua immensa passione per i libri, le continue richieste di aiutarmi e le continue visite, accontentai, dopo aver parlato con i genitori –vicini di casa-, di farlo venire qua il pomeriggio, dopo che avesse svolto tutti i compiti.
Era un ottimo assistente, metteva in ordine i libri con una precisione unica, spesso lo ritrovavo a sistemarli addirittura per ordine alfabetico, per colore e grandezza, cosa che io non avrei mai fatto… Ma come si dice, per amore si fa tutto. Anche se la sua sembrava più una fissa.
Lo lasciai al suo “lavoro”, tornando a scervellarmi su quei fogli, quando la mia attenzione fu richiamata da due tizi che discutevano davanti all’ingresso del negozio.
Grazie alle vetrine –anche se ricoperte di libri- potevo vederli abbastanza bene. Uno, quello più alto, era vestito casual, con dei bizzarri capelli rossi, mentre l’altro, era vestito punk**, con i capelli biondo cenere.
Punk… Biondo Cenere… !!!
Mi fiondai verso la porta, spalancandola con un enorme sorriso stampato sul volto.
«Demyx!»
Sussultarono entrambi, guardandomi con gli occhi fuori dalle orbite, poi Demyx ricambiò il sorriso.
«Elliot!!» Urlò, abbracciandomi. «Era da tantissimo che non ci vedevamo!»
«Sì! Perché due giorni sono tantissimi!!» Dissi ridendo e ricambiando l’abbraccio, poi mi ricordai dell’altro ragazzo in sua compagnia. «Hm… Lui chi è? Un tuo amico?» Chiesi, indicandolo –con poca eleganza, effettivamente-, e fu in quel momento che notai i suoi occhi, di un verde smeraldo intenso, e in più, aveva due tatuaggi a forma di goccia sulle guance. Non si vedevano tutti i giorni tatuaggi così.
E come se non bastasse, notai un'altra cosa ancora, che mi lasciò un po’ perplessa.
Quello… Quello è… Eyeliner?
«Ah, giusto! Elliot, lui è Axel Smith. Axel, lei è Elliot Baker.» Ci scambiammo dei cortesi “Piacere”, mentre pensavo al suo cognome, Axel Smith… Non mi suonava nuovo come nome… Feci spallucce e mi concentrai sul mio amico.
« Allora, Demyx, come mai da queste parti?»
«Ho… Erhm, abbiamo una proposta da farti… Ma entriamo.» Disse, entrando.
Abbiamo?
Lanciai un occhiata al rosso, che si grattò nervosamente la testa. Lo seguii un po’ dubbiosa… Di che proposta si trattava? Demyx era pericoloso, un bravo ragazzo, ma potenzialmente dannoso, e quell’Axel… Chi lo conosceva!

Entrammo, li feci accomodare su un divano messo nel centro e gli offrii del caffè, Demyx non perse tempo e iniziò a raccontarmi di questa sua proposta.
Mi spiegò che Axel aveva detto ad un suo importantissimo cliente d’affari che era sposato, e non contento, l’aveva anche invitato quest’uomo a cena a casa per fargli conoscere la sua consorte.
Onestamente, non capivo quale fosse il problema e soprattutto, io cosa centrassi, finché non mi spiegò che non esisteva nessuna moglie da fargli conoscere, e che quindi ne stavano cercando una da… Noleggiare per una sera.
…Noleggiare per una sera…? NOLEGGIARE?!
«…E avete pensato di chiederlo a me?» Sbottai, guardandoli perplessa.
«Ehh… Sì…» Sussurro, torturandosi le mani.
«E perché, secondo te dovrei accettare una cosa simile?»
«Beh…»
Non aspettai una sua risposta, non ne valeva la pena.  «No. Mi spiace, non posso accettare. Se volete affittarvi qualcuno, andate a cercarvi una dai facili costumi, sulla ventiquattresima ne trovate molte.» Dissi, mi sentivo offesa, come poteva aver pensato a ME per realizzare una cosa simile? E poi, se era un problema di quell’Axel, perché lasciava che fosse Demyx a spiegarmi tutto?
«Signorina Elliot.» Eccolo, finalmente si intromise.
«Sì?»
«Lo so benissimo che quello che le stiamo chiedendo è davvero assurdo e offensivo, ma mi creda, non lo avrei mai, mai fatto se non costretto.»
«A-ha.»
«Ovviamente, vorrei farle sapere che, se accettasse, sono disposto a pagarle quanto vuole, qualsiasi prezzo.»
Avevo sentito bene, o avevo sentito giusto? Voleva darmi qualsiasi cifra SOLO per fingere di essere sua moglie… Per una sera?!
«Q-quanto voglio? Q-qualsiasi prezzo? Stiamo parlando di soldi, vero?» Chiesi, volevo esser sicura, insomma… Avrei risolto gran parte dei miei problemi, se era davvero così.
«Esatto.»
«Hm…» La cosa era già più fattibile vista da quella prospettiva. Iniziai a ragionarci sopra.
Insomma, pensandoci bene, cosa devo fare…?
Fingere di essere la sua compagna, tenergli la mano se necessario, magari dargli un bacio a stampo quando sarebbe arrivato in casa con quel fatidico uomo… E poi, non è male questo Axel Smith.
In fin dei conti, è un sacrificio fattibile, considerando la posta in palio… E considerando il bisogno di soldi che ho…
Oh cavolo, sembro un approfittatrice… Una venale… Ma in fondo, lo faccio per una giusta causa, è per il Suo bene... Per non chiudere la libreria…

«Allora?» Chiese il rosso, impaziente.
Oddio… Sto davvero per farlo?
« Che ne dite di venire a cena da me, questa sera? Magari mi spiegate meglio questa storia… Questo non è il posto adatto per farlo… Verso le…» Guardai l’orologio, erano le sei «Tra un oretta e mezza, va bene?»
Annuirono, accettando l’invito. Ottimo, avremmo discusso meglio sulla cosa. Certo, mi sentivo un po’… Sporca, anche se non avevo fatto niente di spaventoso, ma comunque, non era molto normale quello che stavo, forse, per accettare di fare.
 
---

Appena svoltammo l’angolo, Demyx gioì come un moccioso al suo primo appuntamento con la strafiga della scuola.
«E vai!!! E’ andata benissimo!!!» Esultò, saltellando come un idiota, ma non lo consideravo, stavo pensando a Elliot. Era perfetta per il ruolo che doveva svolgere:
Capelli lunghi e castani, occhi dello stesso colore con alcune piccole sfumature di verde, carnagione medio/chiara, alta, con un fisico niente male, gambe lunghe… Sì, ci avrebbe creduto chiunque che era mia “moglie”.
«Devo dire che è molto carina.»
«Verooo???» Squittì il biondino accendendosi una sigaretta «Ha ventidue anni!» Aggiunse, passandomene una, che presi senza esitazione, che brutto vizio, quello.
«Ventidue? Ottimo. Comunque sia, non esaltiamoci troppo. Potrebbe ripensarci… Anche se è già tanto che la faccenda abbia preso la rotta giusta. Bisogna solo sperare che la nave approdi al porto.» Dissi per calmare le acque, per me andava benissimo, ma era pur sempre lei quella che doveva decidere cosa fare.
«Uh? Ma parla potabile!***» Sì lamentò il biondino, roteai gli occhi.
«Potrebbe anche ripensarci…»
«Nah, non credo!» Disse sicuro, avviandosi alla portiera dell’auto.
«Come fai a dirlo?»
«Vedi, Elliot ha diversi problemi economici, quindi guadagnare tanti soldi in così poco tempo, le fa mooooolto comodo…»
«Oh, beh, ok.» Mi accomodai al sedile, infilai le chiavi nel cruscotto facendo partire il motore dell’auto. «Che dici, dobbiamo portare qualcosa per la cena?»
«Sì! Andiamo a prendere un dolce!»
Detto fatto. Acquistammo un dolce –dei Profiteroles al cioccolato- e Demyx insistette per fermarsi in un negozio di giocattoli… Va bene che era un po’ infantile, ma che si comprasse ancora automobiline e peluche era alquanto esagerato. Ma non feci domande, non mi interessava, volevo solo che si facessero le otto per poterla incontrare di nuovo e parlare seriamente dell’accordo.

Eravamo di fronte alla piccola –ma elegante- palazzina, dove viveva Elliot. Demyx si portò quei giocattoli che aveva comprato precipitandosi a suonare il citofono e, senza aspettarmi, entrò nel portone. Mi ritrovai costretto a inseguirlo per le scale, visto che solo lui sapeva in che appartamento vivesse la ragazza.
«DEMYX! Cavolo!» Urlai, appena lo vidi fermo fuori ad una porta.
«Axel! Andiamo su… Elliot vive qui!» Disse, bussando il campanello. Mi posizionai accanto a lui, sentendomi un attimo a disagio.
La porta si aprì e la rividi con in braccio un… un… Un bambino?! Spalancai gli occhi, finalmente capivo perché Demyx aveva comprato quei giocattoli.
«Benvenuti! Entrate, scusate il casino, ma sapete com’è… Con un bambino ci sono sempre un sacco di giocattoli in giro…»
Il moccioso iniziò a ridere divertito appena Demyx gli mostrò i giocattoli, saltandogli al collo e dandogli un bacio sulla guancia. Li guardai per un po’, poi mi ripresi quando Elliot richiamò la mia attenzione tossicchiando. Mi accorsi che ero ancora sullo stipite della porta.
«Oh, scusa.» Dissi entrando. «Ah,ho portato questo, è un dolce.» Aggiunsi, passandole la scatola.
«Grazie. Ma non era necessario…» Rispose lei, afferrandolo e avviandosi verso la cucina.
«Sì invece, non preoccupar… non si preoccupi.» Sorrise, posando il dolce nel frigorifero.
«Se vuole aspettare di la con Demyx, faccia pure, tra poco sarà pronto, così parleremo anche della proposta di prima.» Disse, iniziando a smanettare vicino al forno.
«Ah, sì. Comunque, dammi del tu, mi sono stancato di sentirmi dare del lei.» Le dissi, rispose dicendomi di fare lo stesso con lei. Mi avvicinai a Demyx, che era sdraiato al suolo impegnato a far ridere quel moccioso, li guardavo, come dire… Stranito.
Non pensavo che a Demyx piacessero i bambini.
Li lasciai fare guardandomi in giro, effettivamente, c’era un po’ di caos, giocattoli sparsi ovunque, ma per il resto era molto ordinata e… Confortevole. Improvvisamente, sentii un paio di mani sulle gambe, abbassai lo sguardo per ritrovarmi quel bambino sorridermi divertito. Ci guardammo per un po’, non sapevo che fare… Con i bambini non avevo molta esperienza, ne mi importavano più di tanto.
«Axel… Lui si chiama Axel!» Disse Dem, avvicinandosi e indicandomi.
Il bimbo inclinò un po’ la testa, continuando a fissarmi con quegli occhioni azzurri. «Acel!» Disse ridendo.
«Acel? Sembra il nome di un detersivo…» Sussurrai, contrariato. Non so se fosse possibile, ma il moccioso si accorse che non mi piaceva come pronunciasse il mio nome e, come a volermi fare un dispetto, continuava imperterrito a ripeterlo.
«Acel! Acel! Acel!»
«AHAHAHAH!! FANTASTICO!» Urlò Demyx, rotolandosi a terra dal troppo ridere. Afferrai il marmocchio da sotto le ascelle, portandolo vicino al mio viso. Quegli occhi, erano così famigliari, mi sembrava di averli già visti…
«E tu come ti chiami?» Chiesi al ragazzino.
«Sora!!» Urlò, tirandomi due schiaffi sulle guancie, ridendo divertito. Sbuffai posandolo di nuovo al suolo, non erano fatti per me quei cosini.

Rimanemmo li ancora un po’, finché Elliot non ci disse che era tutto pronto in attesa di esser mangiato. Il cibo di sicuro non fu il migliore che avessi mai mangiato, ma era gradevole. Verso la fine della cena, Elliot mise in ballo il discorso dell’ipotetico accordo. Ottima mossa, questo mi faceva capire che era più intenzionata ad accettare che altro.
«Allora, parlando di quella cosa… Hai detto che saresti stato disposto a pagare qualsiasi prezzo… Giusto?» Annuii alla sua domanda.
«Capisco… E stando a quello che mi hai detto, la cosa vale solo per una sera.» Annuii nuovamente. Mi guardò per non so, qualche minuto probabilmente, riflettendo sul da farsi. Si alzò e andò in cucina, annunciandoci che avrebbe portato il dolce. Ritornò dopo due minuti, con il vassoio e dei piatti, diede a tutti la propria parte. Mi scappò un sorriso quando vidi il volto del piccolo Sora che, vedendosi piazzare davanti agli occhi il piatto con sopra i Profiteroles, fece un sorriso che gli arrivava da un orecchio all’altro, mentre gli occhi si illuminavano. Ci si avventò sopra, sembrava quasi assatanato.
«Per me si può fare.» Disse improvvisamente Elliot, richiamando la mia attenzione.
«Davvero?!»
«Sì, ma dobbiamo metterci d’accordo sul prezzo.»
«Certo. Quanto?»
«Trentamila.» Proruppe portandosi un Profiteroles in bocca.
«TRENTAMILA?!» Sbottai, alzandomi di scatto, scherzava?! «Sono troppi. Al massimo posso dartene Ventimila.» Obbiettai, ma era pazza? Ok che avevo detto qualsiasi prezzo, ma ora esageravamo!
«Ventottomila…» Continuò lei, imperterrita. Testarda eh?
«Ventidue.» Va bene che avevo bisogno del suo aiuto, ma voleva approfittarsi troppo della cosa.
«Ventisei.» Insistette.
No… Non potevo accettare! Ma non potevo nemmeno lasciar perdere, era la mia unica possibilità! AAAAH!!!
«Ok! Facciamo venticinque! Questa è la mia ultima offerta!» Dissi in fine, porgendole la mano per concludere l’accordo. Ci pensò un po’ su, per poi sorridere e ricambiare la stretta.
«Affare fatto!»
Sospirai abbastanza soddisfatto. Erano un bel gruzzoletto di soldi, ma niente in confronto a quello che avevo, certo, ma comunque, per una cena –senza alcun dopocena divertente- era un po’ troppo. Forse mi conveniva davvero prendere una battona… Almeno ci sarebbe stata una festicciola dopo…
Ma che vado a pensare…
«AHAHAHAHAH!!!! MA SEI FANTASTICO, SORA!» Sbraitò Demyx, indicando il piccolo Sora, che aveva il viso completamente ricoperto dal cioccolato, per non parlare del resto. Sorrisi nel vederlo conciato in quel modo, era così buffo.
«Ma…Sora! Ma che ti sei combinato!» Urlò Elliot. Sora la guardò confuso, poi guardò noi, che sorridevamo –io sorridevo, Dem rideva come un pazzo-, poi guardò di nuovo la madre, che non riusciva a nascondere un sorriso divertito.
Probabilmente prese il tutto come un gioco e si mise a ridere sbattendo le manine, entusiasta. Mi scoppiò una risata, era davvero uno spasso quel bambino, mi faceva morire la sua espressività facciale, e mi ricordava troppo quella di un mio amico, era incredibile.

Rimanemmo li a parlare degli ultimi dettagli, dissi a Elliot che l’indomani doveva venire da noi a Los Angeles, che dovevamo sistemare alcune cose, accettò.
Verso le dieci decidemmo di andarcene.
Mentre eravamo in auto, sulla strada del ritorno per casa, pensavo alcune cose, tra cui una in particolare. Dov’era il compagno di Elliot?
Insomma, mi aspettavo che d’improvviso, dalla porta di casa, entrasse un uomo, un ragazzo, qualcuno, e invece no, per tutta la sera non si era fatto vivo nessuno. Ero curioso di sapere come mai… Forse era una ragazza madre.
«Senti Dem, posso farti una domanda su Elliot?» Chiesi al mio amico, che si stava quasi per addormentare.
«Eh? Uh? C-cosa?» Sussurrò, alzando la testa dal finestrino e strofinandosi gli occhi.
«Mi chiedevo… Elliot è sposata oppure…?»
«Ah.» Il ragazzo si riprese subito, diventando improvvisamente serio. «No, era fidanzata con… Con Zack…» Sussurrò, mentre un velo di malinconia gli si formò sul viso.
«Ah.» Non aggiunsi altro. Zack era il cugino di Demyx, erano cresciuti insieme, e in pratica anch’io con loro, visto che avevamo tutti la stessa età.
«Sai, continua a mancarmi, nonostante siano passati due anni.» Sussurrò, guardando fuori dal finestrino.
«Manca anche a me.»
Zack era morto due anni prima per un incidente stradale. In auto con lui c’era anche Demyx, stavano venendo ad una festa che avevo organizzato per la laurea, peccato che per strada incrociarono uno ubriaco fradicio, che perse il controllo dell’auto, causando un incidente nella quale furono coinvolte più auto. Ci furono diverse morti, tra cui quella di Zack. Demyx invece ne l’era cavata solo qualche graffio qua e la è un piede rotto. Salvo, ma distrutto.
Rimase chiuso in casa per quasi un mese, non voleva vedere ne sentire nessuno, anch’io feci fatica a convincerlo, e ne feci tanta anche per rendermi conto cosa era davvero successo.
Se avessi saputo che Elliot era collegata a Zack, non gliel’avrei mai fatta quella domanda.
Elliot… Anche lei doveva aver sofferto tanto, specialmente sapendo che era incinta. Continuavo a guardare il mio amico, che non si mosse per un bel po’.
«Demyx…»
«Se ci ripenso, mi vengono i brividi…»
Dovevo farlo riprendere, non potevo vederlo in quel modo. Sapevo a cosa pensava: “Perché solo lui?”
«Potevamo morire entrambi… Così come potevamo salvarci entrambi…»
Ecco, appunto. Sospirai.
«Demyx. Il destino è beffardo… Non è colpa tua, ne sua… Purtroppo la vita va così.» Dissi, un po’ freddamente. Il ragazzo si zittì, continuando a guardare fuori dal finestrino.
Iniziai a pensare un po’ a cosa dire per fargli tornare il sorriso, finché non mi tornò in mente il viso del piccolo Sora, tutto sporco che sorrideva felice.
Mi feci scappare una risata, il biondino si voltò a guardarmi.
«Dem, Sora è proprio buffo, eh?» Dissi, sperando che funzionasse, e per fortuna, fu così. Iniziò a parlarmi del marmocchio, riprendendo finalmente il suo sorriso.
«Gli somiglia, non trovi?» Chiese, annuii.
«Sì, hanno gli stessi occhi, la stessa espressività…»
«Già! Me lo ricorda tanto, per questo lo adoro.» Disse, continuando a parlare del piccolo, in modo spensierato.

Finalmente ritornammo in città, lasciai Dem fuori casa sua, ricordandogli che l’indomani ci saremmo dovuti incontrare di nuovo con Elliot. Sorrise, dicendomi di non preoccuparmi che sarebbe stato puntuale, sì, come no.
Lo guardai entrare nel portone, mentre un senso di colpa iniziò ad invadermi totalmente. Sapevo che ora, Demyx, ci avrebbe ripensato per tutta la notte, e la cosa mi faceva davvero star male.

Sbuffai, dandomi dell’imbecille, facendo ripartire l’auto, sperando che l’indomani arrivasse il più rapidamente possibile.
 
Continua.

L’angolino dell’Autrice:

Note:
* Riverside è una città a 97km di distanza da Los Angeles.
** Insomma, sfatiamo questo mito che Demyx è truzzo. Sì, lo so, anche in un’altra mia FF lo descrivo come un truzzetto, ma non lo penso! Io lo vedo molto Punk! Dai, quei capelli, corti nei lati, lunghi dietro e sulla testa, sono da Punk! E poi, me lo vedo così bene vestito in quel modo!
*** Questa parola la usiamo di solito noi Napoletani per dire ad una persona di parlare in modo corretto.

Ed eccomi con il primo –secondo…- capitolo!! Cacchio quanto ho scritto… @_@
Come avete visto, la storia si sposta in due PoV, da quello del Soffio di Fiamme Danzanti a quello del mio OC, Elliot Baker, la Pretty Woman –per bene XD- della situazione.
Forse vi state chiedendo perché ho scelto un nome Maschile per il mio personaggio, beh, volevo che fosse particolare, niente di già usato o nomi “banali”, quindi ho optato per un nome Maschile che però stesse bene anche ad una donna. E poi beh, sì, è grazie a Scrubs che ho deciso di usarlo dai, devo dirlo XD Scrubs **
Per Zack e Sora, beh, l’idea di Sora piccino picciò mi inteneriva così tanto che l’ho usata ** Insomma! Non vi immaginate il nostro eroe versione bebè che si sporca tutto di cioccolato o che ti fa gli occhioni dolci? Io sììììììì *si scioglie*
Per Zack invece, mi piace troppo come personaggio e l’ho usato, punto. XD No dai, non so perché ma guardandolo mi viene inevitabilmente in mente Sora... Questo è successo dopo che ho giocato a KH:Birht By Sleep. Zack mi ricorda tanto Sora caratterialmente, e anche gli occhi sono identici, quindi ho pensato che come idea fosse carina e l'ho usata, tutto qui!
Ok, direi che basta… Vi starò ammorbando l’anima @____@
Passiamo alle cose importanti!

Ringraziamenti:
Tikal:
Grazie ancora per avermi fatto notare il casino creato con l’HTML… Che figura, non mi era mai capitato Y___Y
Poi, grazie mille per la recinzione, sono contenta che, nonostante non ami e tantomeno odi Axel, l’idea di vedere come lo torturo ti piace XD Anch’io mi diverto torturarlo…. Ghghgh *w*
E Demyx… Aw, è così puccio **
Ok, grazie mille ancora, spero di sapere la tua anche su questo capitolo!
Un kiss.

_Ella_:
La scena di Demyx che sputacchia la devo assolutamente disegnare! L’ho stampata in testa e nessuno mi fermerà dal farlo, è troppo bella XD
Grazie per la recinzione, mi fa piacere sapere che per ora ti sia piaciuta, e spero continui a piacerti anche in futuro.
E per Aku… Chissà XD Povero ragazzo, torturato così da Me… Vabbé, non è colpa mia se è così Torturabile V___V XD
Mi auguro di sentire la tua anche per questo capitolo!
Un Kiss.

OOOOK! Ora vi saluto! E mi metto a lavoro sull’altra FF… Sono un pochino in ritardo con la pubblicazione XD –non dovrei riderci ma vabbè…-
Grazie e alla prossima!

MihaChan

P.S: Devo essere onesta, non ho riletto in modo serio il cap, quindi se ci sono errori grammaticali, perdonatemi ç_ç
P.S 2: Ahahah! non avevo mica notato quell'errore XDDD Grazie dell'avviso, _Ella_ ;)

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