Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: NevanMcRevolver    12/09/2010    2 recensioni
Solo l'immagine può rivaleggiare con la musica. E se l'immagine fosse di più di un semplice pezzo di carta decorato? Se la musica andasse oltre le note che fanno vibrare il cuore, parlasse non solo alla mente? Forse tutto sarebbe un pò più diverso...o più reale? Soltanto l'arte può conforntarsi con sè stessa. E questo Yusuke l'aveva capito, l'ha capito, fin troppo bene.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 14: Addio

 

 

Il giorno dopo, armati di quelli splendidi doni divini, delle migliori intenzioni e di poche provviste, i tre uscirono dal Santuario e si incamminarono verso ovest.

L’umore, nonostante tutto, non era dei migliori, fra pioggia, nebbia e vento il trio non desiderava altro che tutta questa maledetta storia finisse.

I giorni si rincorrevano con le notti, e il paesaggio non accennava a mutare.

Ovunque si volgesse lo sguardo si vedeva solo terra brulla, e qualche albero intrepido che aveva pensato di crescere lassù, in quella terra dimenticata da tutto e tutti.

Iniziarono ad adattarsi ai ritmi della natura, accontentandosi di ciò che lei offriva senza pretendere nulla di più.

Non sapevano neanche di cosa parlare, tanto che alcuni giorni di marcia li passavano in assoluto silenzio, senza avere il coraggio di infrangere quell’equilibrio fragile che si era appena instaurato.

Poi qualcosa sembrò cambiare.

L’altitudine aveva cominciato a diminuire, e la vegetazione si fece sempre più ricca, generosa e viva.

La temperatura stava gradualmente salendo, e riuscirono a capire che si stavano allontanando dall’Alcanova.

-Chissà se ci stiamo avvicinando o no…- mormorò Jussa, cercando di capire dove fossero.

Si sedettero in terra, e Yusuke srotolò la carta.

Rievocò il disegno della mappa e quello riapparve lì in tutta la sua magnificenza.

Mentre studiavano la carta una zanzara aveva punto Hydra, la quale si alzò per ucciderla con un colpo secco delle due mani.

-E che non si dica di me che non sono in grado di uccidere- decretò, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Non si era accorta che il flauto preso nel tempio le era caduto ed era finito sulla mappa.

Lo strumento si alzò dal suolo di qualche centimetro e prese a ruotare su sé stesso.

Basiti, nessuno dei tre sapeva cosa fare di preciso.

-E se volesse indicarci la direzione da seguire?- chiese Jussa, dopo qualche istante.

Yusuke, allora, si concentro su quella stramaledettissima X sulla mappa e il flauto, allora, di colpo si fermò. Le fauci del drago indicavano verso nord.

Yusuke e Hydra guardarono Jussa, meravigliati, che cercò di minimizzare la cosa, non volendo dare a vedere che aveva ragione.

Afferrarono le cose e si misero a correre verso la direzione indicata.

Non si accorsero, però, che le strade, in quella regione, si fecero via via più battute e frequentate.

Alcuni, vedendoli, presero a mormorare al loro passaggio.

Allora i tre rallentarono per evitare di destare altri sospetti.

Arrivarono nei pressi di un villaggio e decisero di fare approvvigionamenti, dato che i soldi non mancavano: la bisaccia che li conteneva era ancora piena quasi più della metà.

-Non entrate.- disse Jussa -I ricercati siete voi. Questi, invece, non conoscono me. È più sicuro. Ci vediamo dall’altra parte!- e si divise.

Yusuke ed Hydra, invece, si diressero verso il bosco, nascondendosi nel folto, ma non tanto da perdere di vista i limiti dell’agglomerato.

A prima vista sembrava un villaggio; in realtà quel centro abitato, per quanto potesse essere considerato piccolo, era molto esteso.

Nel frattempo nel bosco regnava il silenzio assoluto.

Era una cosa al dir poco inquietante e quella quiete raggelava il sangue dei due ragazzi.

E fu quel silenzio ad alto volume e forse anche un po’ della loro inesperienza che li segnò.

Non si erano accorti che erano seguiti.

Arrivarono all’altra estremità di quella piccola cittadina e videro Jussa che li aspettava sul limitare della foresta.

Fu allora che accadde.

L’urlo provenne dal folto, inaspettato come un fulmine a ciel sereno.

Vennero subito accerchiati da una banda di ladri…anzi, di ladre.

Erano in dieci, e si disposero velocemente attorno ai tre.

Istintivamente alzarono le mani, ma quella che doveva essere il capo rise beffarda.

Yusuke mostrò prontezza di riflessi, e rapido evocò il solito demone, al quale oramai si era affezionato.

-Ma che…- disse la guida delle ladre, perplessa. –Ma si, che la cosa si fa più interessante! Fatevi sotto!-

E allora le donne li attaccarono: sembravano essere una perfetta macchina da guerra estremamente sincronizzata.

Hydra, allora, colpì alla pancia una delle avversarie con il flauto. Senza volerlo la ferì brutalmente, e quella, scossa dai fremiti e da schizzi di sangue si lasciò cadere in terra con un tonfo sordo.

Il demone, nel frattempo aveva preso due delle avversarie e le aveva scaraventate lontano, e l’impatto fece perdere loro i sensi.

Jussa, col bastone deviava i colpi, ma vuoi la vecchiaia, vuoi la distrazione e forse anche un lieve principio di artrosi, non fu abbastanza veloce.

Il capitano delle ladre lo colpì al petto con un pugnale, e mentre lo lasciò lì, sia avventò sugli altri.

Prese alle spalle Yusuke, e prima di calare il pugnale sulla sua gola lo derise.

Allora il ragazzo le disse: -Preparati a morire, puttana!-

Il demone la prese da dietro all’improvviso e le spezzò la spina dorsale.

Morì sul colpo, con una smorfia di incertezza sul viso.

Infuriato, il demone usò il cadavere della donna per far fuori le altre, quando allora si levò una melodia.

Hydra aveva preso a suonare e stava evocando i poteri della foresta.

Gli alberi sembravano davvero vivi: i rami si calarono sulle poche sopravvissute e le radici le soffocarono nella loro stretta e legnosa morsa.

Una era legata mani e piedi e venne passata da parte a parte dalla radice di un salice all’altezza dello stomaco. Un'altra venne schiaffeggiata a morte dalle fronde di una quercia. Le schegge le si conficcavano senza pietà nella pelle, nelle orbite, lasciandola in un mare di sangue. Allora venne lanciata in aria, e piombò subito al suolo, accompagnata dal sinistro rumore di ossa rotte.

Una macchia di sangue, rapidamente, si sparse sotto il cadavere, mentre la malvivente, in una serie di spasmi muti e dolorosi si faceva morire lentamente.

Il fluido rosso era schizzato ovunque, macchiando i volti dei ragazzi.

La melodia si spense, e tutto ciò accadde senza che i due si accorsero di Jussa.

Si avvicinarono al corpo della principale ladra, e videro che in realtà erano cacciatrici di taglie, impiegate dallo stesso Kaos.

Solo allora sentirono un rantolo basso e sordo, e si accorsero di Jussa, piegato su sé stesso e con una grossa macchia sul petto.

-No…NO!- urlò Hydra, e si precipitò verso l’eremita per aiutarlo, inseguita da Yusuke.

Jussa cadde rovinosamente al suolo e volse lo sguardo quasi vitreo ai due ragazzi.

-Scap-ppate, andate via, sciocchi! Correte, n-non c’è t-t-tempo…- rantolò, mentre un fiotto di sangue gli uscì dalla bocca. Sapeva che stava per morire, e cercò di incitare i due ragazzi, che invece se ne stavano lì, a piangere sul suo corpo morente, impotenti e immobili.

Sentì un’improvvisa vampata di gelo nel sangue, allora strinse le mani dei due ragazzi con quanta forza gli rimase nelle membra. Un’altra ondata, un’altra e ancora un’altra.

Un altro fiotto di sangue. Un fiotto giallastro: fiele e succhi gastrici, e poi ancora sangue.

Un lieve tremore, e poi basta.

Chiuse lentamente gli occhi, e la testa cadde su un lato.

-Jussa…JUSSA!- urlò Hydra scuotendolo, come se potesse risvegliarsi e parlare di nuovo loro con il suo sarcasmo a volte pungente a volte rassicurante.

Yusuke prese a piangere, e scosso dai singhiozzi prese anche lui a chiamare il nome del vecchio, sapendo benissimo che ormai non c’era più nulla da fare.

I due stettero così, Hydra che carezzava la fronte del morto, Yusuke che lo guardava con uno sguardo perso.

Decisero di seppellire Jussa nel profondo della foresta.

Suonando e piangendo, Hydra smosse abbastanza terra per poter seppellire il caduto e Yusuke, al momento adatto, lo adagiò al suo interno, per poi coprire tutto. Presero dei fiori di campo e li deposero sul tumulo. Restarono così qualche altro minuto, e poi se ne andarono, non riuscendo a non volgere indietro lo sguardo.

Ormai non piangevano più. Anche le lacrime erano finite. Gli occhi erano gonfi e rossi, come il sole che stava tramontando, a sigillo e simbolo dell’addio al quale avevano assistito.

Si incamminarono, stretti l’uno all’altra, in silenzio e con un passo leggermente traballante, incerto.

Camminarono, e camminarono.

La notte era padrona del cielo già da qualche ora, la luna era alta e le stelle splendevano in tutta la loro magnificenza e potenza, consumandosi lentamente e fatalmente.

All’improvviso, poi, Yusuke si fermò ed indicò ad Hydra una struttura.

-Bene. Siamo arrivati-.

 

 

 

 

 

Angolo dell’autore:

Bene, so che mi odierete.

Ma dovevo farlo, per forza.

Non giudicatemi male se vi dico che Jussa era di troppo, ma comunque ci saranno altri "ritorni" del vecchio in seguito, o per meglio dire cose che gli si riferiscono, non disperate!

Scusate se queste parole sono poche, ma davvero, non so cosa scrivervi.

Alla prossima.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: NevanMcRevolver